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Immanuel Kant (1724 - 1804)

Il problema della fondazione di una conoscenza oggettiva

Critica della ragion pura, Kant prova a dare una soluzione al problema creato dagli empiristi, vuole sapere
se sia possibile avere una conoscenza oggettiva.

La critica della ragion pura

Risale al 1781. Al tempo Kant aveva 57 anni, era docente universitario e vantava già numerose
pubblicazioni. Il libro è preceduto da 12 anni di silenzio in cui stava scrivendo.
C’è una lettera scritta al suo amico Hertz (non il fisico) in cui rivela ciò che lo ha tenuto bloccato per così
tanto tempo. Questo blocco è il fondamento su cui poggia la relazione tra la rappresentazione e l’oggetto

La rappresentazione umana non è una semplice registrazione del dato di realtà. L’intelletto agisce, lavora
sulle impressioni che gli vengono trasmesse dalla sensibilità. Che cosa garantisce la concordanza tra le
nostre rappresentazioni e gli oggetti?

Per Kant l’indagine sulla conoscenza è traducibile come un’indagine sul giudizio. Il problema di come noi
conosciamo le cose coincide dal punto di vista logico con il problema del criterio con il quale si
connettono soggetto e predicato. Giudizio: L’albero è verde
Quali sono tutte le tipologie di giudizio possibili?

Giudizio analitico:
Il predicato esprime, rivela qualche cosa che è già compresa nel concetto del soggetto.
Esempio: tutti i corpi sono estesi
Il giudizio analitico (o esplicativo) è a priori, universale (riguarda tutti gli individui) e necessario (il giudizio
espresso è necessario), significa che è una conoscenza non acquisita attraverso l’esperienza.
Tendenzialmente è la matematica a servirsi di giudizi analitici

Giudizio sintetico:
Il predicato esprime qualche cosa che non è compreso nel concetto del soggetto
Esempio: tutti i corpi sono pesanti
Il giudizio sintetico (o estensivo) è a posteriori, non universale e non necessario

Ne il giudizio analitico ne quello sintetico a posteriori soddisfano i requisiti della conoscenza scientifica. Il
giudizio analitico ha come pregio il fatto che fornisce una conoscenza universale e necessaria, ma può
solo chiarire ciò che è già conosciuto, non aggiunge nessun tipo di conoscenza nuova.
Il giudizio sintetico invece è estensivo del sapere, ma è privo di necessità.
La conoscenza deve essere sintetica (estensiva, comprensiva di elementi empirici) e razionalmente
fondata. I giudizi che la rendono possibili possono essere soltanto i giudizi sintetici a priori.

Per Kant questi giudizi esistono e sono impiegati nella matematica e nella fisica, due scienze teoretiche
che utilizzano giudizi sintetici a priori.
• La prima formula giudizi non empirici (a priori) e al contempo sintetico (informativi)
• La seconda utilizza i giudizi sintetici a priori come principi

In matematica:
Esempio: 7+5=12
Il giudizio è sintetico, e non analitico, perché il concetto di 12 non è presente ne nel 7 ne nel 5.
Il giudizio è a priori perché la sua validità non dipende dall’esperienza.
In fisica (solo i principi):
In tutti i cambiamenti del mondo corporeo la quantità di materia resta invariata
Il giudizio è sintetico perché aggiunge un’informazione (la permanenza della materia) non contenuta nel
concetto del soggetto (la materia)
Il giudizio è a priori perché esprime una verità necessaria universale senza il bisogno di verificarla
nell’esperienza.

Come sono possibili i giudizi sintetici a priori utilizzati dalla matematica e dalla fisica? È possibile
considerare la metafisica una scienza al pari della matematica e della fisica?

La condizione della meta sica

La metafisica, che un tempo era considerata la regina di tutte le scienze, verte ora in condizione di crisi e
decadenza. Nonostante ciò, essa trae la ragione della sua esistenza in quanto disposizione naturale
dell’uomo. La metafisica ha deluso le aspettative perché non è stata in grado di offrire un sapere certo,
perdendo credibilità. La metafisica è un’ineliminabile tendenza della ragione a tentare di rispondere a
problemi fondamentali come l’esistenza di Dio, la libertà l’immortalità dell’anima.

Il criticismo Kantiano

Criticismo:
• È un modo di fare filosofia caratterizzato dal rifiuto di ogni accettazione dogmatica, promuove un rigore
che non accetta tesi non dimostrate, inoltre punta ad esaminare i limiti e le possibilità del sapere
umano.
• Il soggetto e l’oggetto della critica coincidono, la critica è mossa dall’oggetto stesso della critica.
• Ragione, due significati:
-In senso lato: insieme delle facoltà conoscitive pure → ragion pura, quella parte di conoscenza che
dipende esclusivamente dal soggetto, puro = non mescolato con l’empirico. Questa definizione da la
risposta alla prima domanda (base della fisica e della matematica)
-In senso stretto: facoltà particolare dell’uomo di pensare l’incondizionato andando andando oltre i
confini dell’esperienza. Ogni scienza ha come fondamento una facoltà particolare dell’uomo, la metafisica
utilizza la ragione in senso stretto.

Adozione di un punto di vista trascendentale

L’atteggiamento di esame delle proprie capacità conoscitive è chiamato da Kant punto di vista
trascendentale.
Kant dice che è trascendentale ogni conoscenza che si occupa “del nostro modo di conoscenza degli
oggetti, in quanto questa deve essere possibile a priori”.
Trascendentale vuol dire che precede l’oggetto, non che va oltre, e l’essere trascendentale rende
possibile l’oggetto
• Trascendentale indica l’elemento dell’a priori che fonda la conoscenza oggettiva - rifiuto dell’innatismo.
• Da un’indagine sulle cose ci si sposta a un’indagine sul nostro modo di conoscere le cose

Kant dice di aver applicato la rivoluzione attuata da Copernico alla filosofia, dice che non è l’oggetto a
modificare il soggetto, ma è il soggetto che forma l’oggetto di cui poi farà esperienza, è il soggetto a
porre le condizioni di esistenza dell’oggetto attraverso le forme a priori.

Per rivoluzione copernicana Kant intende un cambio di prospettiva che secondo lui avviene con la sua
filosofia. Questa cambio avviene cambiando la prospettiva della conoscenza dell’oggetto, è l’oggetto che
fi
si presenta secondo dei parametri e delle condizioni poste dal soggetto. Per questo l’oggetto viene dopo
il soggetto, e non prima.

Struttura della critica della ragion pura

Divisa in due macrosettori:


1. Dottrina trascendentale degli elementi (dottrina degli elementi a priori della conoscenza [conoscenza
perché è trascendentale]), + descrittiva
2. Dottrina trascendentale del metodo (è come se fornisse le istruzioni per utilizzare gli elementi a priori),
+ prescrittiva

Gli elementi a priori sono le condizioni soggettive che permettono la conoscenza dell’oggetto

Dottrina trascendentale degli elementi

2 capitoli:
1. Estetica trascendentale → le forme a priori della conoscenza sensibile. Forme proprie del soggetto,
strutturali che permettono la conoscenza sensibili. Ci sono due elementi della conoscenza sensibili, lo
spazio e il tempo
2. Logica trascendentale → studia le forme a priori del pensiero → a sua volta è divisa in analitica
trascendentale e la dialettica trascendentale.
L’analitica trascendentale studia l’intelletto e le sue forme a priori
La dialettica trascendentale studia la ragione (in senso stretto) e le sue forme a priori

Estetica trascendentale
Estetica = aisthesis → sensazione
L’estetica è l’indagine sulla conoscenza sensibile e sulle sue forme a priori
La sensibilità è la capacità del soggetto di essere modificato dall’oggetto.
Kant chiama la rappresentazione immediata (diretta) dell’oggetto intuizione, il materiale dei nostri sono
tutte intuizioni.
L’intuizione può essere di due tipi:
1. Empirica → quando ha per oggetto il fenomeno, il fenomeno è un composto dato dalla materia +
forma. La materia è la molteplicità caotica di dati sensibili, mentre la forma è la connessione a priori dei
dati, posta direttamente dal soggetto
2. Pura → si tratta dell’intuizione empirica ma senza la materia, sono le nostre intuizioni private della
materia. L’intuizione pura è la forma a priori della sensibilità. Le forme pure dell’intuizione sono due, lo
spazio e il tempo.

Lo spazio e il tempo sono intuizioni pure

Lo spazio è la forma di tutti i fenomeni dei sensi esterni, ossia la condizione soggettiva della sensibilità,
sotto la quale è possibile soltanto l’intuizione esterna.
Il tempo è la forma del senso interno, cioè delle intuizione di noi stessi e del nostro stato interno. È la
condizione formale di tutti i fenomeni.

Spazio e Tempo non sono concetti ricavabili per astrazione dall’esperienza.

Lo spazio non è esterno a noi, siamo noi che ricaviamo una realtà spazializzata dalla forma a priori dello
spazio.
Allo stesso modo il tempo ə interno a noi, siamo noi che poniamo in successione emozioni ed eventi a
partire dalla forma a priori del tempo.
Possiamo pensare qualcosa fuori dallo spazio, come le emozioni, ma non possiamo pensare a qualcosa
fuori dal tempo, questo elemento a priori è universale.

Conclusioni dell’estetica trascendentale:


Kant si accorge che i giudizi delle scienze utilizzano i concetti di spazio e tempo.
1. La geometria fonda i suoi giudizi sull’intuizione spaziale. Non essendo fondato sull’esperienza il
giudizio è affidabile.
2. La matematica d’onda i suoi giudizi sull’intuizione temporale (i numeri sono in successione fuori dallo
spazio)
3. L’esistenza del fenomeno → gli oggetti non sono mai conosciuti in se dal soggetto, come puri, ma sono
sempre conosciuti come fenomeni. Noi non conosciamo mai gli oggetti presi in se stessi, ogni volta che
facciamo esperienza di un soggetto le nostre forme a priori esercitano la loro attività, e l’oggetto ci viene
presentato già in uno spazio e un tempo.

Analitica trascendentale:
Indagine sulla conoscenza intellettuale
Senza sensazioni/sensibilità nessun oggetto di verrebbe dato e senza intelletto nessun oggetto verrebbe
pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche. Solo dalla loro
unione può scaturire la conoscenza.
Dopo la ricezione del materiale l’intelletto la classifica secondo dei concetti presenti nell’intelletto stesso
(nel concetto di parete c’è il concetto di parete verde, nel concetto di muro c’è quello di parete e così via)
più si utilizzano concetti generali più ci si avvicina ai concetti puri.

La funzione del concetto:


Il concetto serve a rendere universale tante rappresentazioni sensibili, cioè per passare da un giudizio
percettivo (tipico della conoscenza sensibile) a uno d’esperienza (presuppone l’attività dell’intelletto, ha
una prospettiva universale). La conoscenza sensibile non fa altro che attestare l’esistenza delle cose, ed è
l’assunzione di una rappresentazione sensibile. Questa conoscenza però non è universale. Ad esempio,
sappiamo che l’acqua bolle a 100 °C, ma questo non fa capire necessariamente che l’acqua bollirà ogni
volta, per far sì che sia universale occorre l’intelletto, che attraverso i suoi concetti riconduce le
rappresentazioni sensibili a una grande rappresentazione unica (in questo caso ad es. calore,
riscaldamento)

1. Perché un giudizio di percezione diventi di esperienza è necessario che la percezione venga sussunta
(sussumere=includere sotto) a uno dei concetti dell’intelletto. Un giudizio diventa universale quando le
percezioni vengono sussunte ai soggetti
2. L’intelletto ha una funzione unificatrice, opera delle sintesi → i concetti
3. Le categorie (concetti puri) sono individuabili a partire dai giudizi, e sono rappresentazioni
estremamente generali di cui si serve il nostro intelletto per unificare il molteplice sensibile, e sono
unicamente della ragione. Non provengono dall’esperienza in nessun modo.
Il concetto puro di persona è il concetto di unità e di realtà

Come si possono identificare tutte le varie categorie?


Il concetto puro non ha un contenuto, avendo a che fare solo con l’intelletto e non con l’esperienza, è più
una funzione logica.
Si parte da tutte le tipologie di giudizi che possiamo formulare, e poi si cerca di comprendere che
categorie utilizzano.
Per capire queste categorie basta elencare tutte le categorie di giudizio possibili, e parte di da essi
troveremo le categorie relative che li rendono possibili
Tavola dei giudizi:
1. Quantità → universali, particolari, singolari
2. Qualità → affermativi, negativi, infiniti (es: la lavagna è biancala l. non è bianca A è non B → la l. è non
rossa, blu ecc)
3. Relazione → categorici, ipotetici, disgiuntivi (A è B, esprime necessitàse capita A, allora è BA è B
oppure C)
4. Modalità → problematici (A può essere B), assertori (conferma, è reale che A è B), apodittici (necessari,
è necessario che A sia B)

Kant fornisce due tavole delle categorie, nella prima tavola L’Unità era associata al giudizio universale, ad
esempio dire “tutti gli uomini” si fonda sull’unità, non sulla totalità. Così come il giudizio singolare esprime
una totalità. Nella seconda tavola invece il giudizio universale corrisponde alla categoria della totalità è
quello singolare all’unità. Ad esempio per esprimere il giudizio “l’uomo è un animale razionale” non serve
conoscere ogni uomo, serve solo il concetto di totalità, e conoscere qualche uomo.

Tavola delle categorie:


1. Quantità → totalità, pluralità, totalità
2. Qualità → realtà, negazione, limitazione (una volta limitata la lavagna sappiamo ciò che non è)
3. Relazione → dell’inerenza e della sussistenza (sostanza e accidente), della casualità e dipendenza
(causa ed effetto), della comunanza (azione reciproca tra agente e paziente, si va a perdere causa ed
effetto, esempio tirato)
4. Modalità → possibilità o impossibilità, esistenza o inesistenza, necessità o contingenza (è necessario
che la lavagna sia estesa, è contingente che sia bianca)

La deduzione trascendentale
Kant si pone il problema di giustificare l’utilizzo delle categorie, questa problematica è esposta nella
deduzione trascendentale.
C’è una differenza tra il diritto di una cosa a essere in un certo modo, e la legittimità. Un conto è dire che
ogni uomo possiede queste categorie (di fatto le possediamo) un altro è dire che queste categorie hanno
una validità funzionale sull‘esperienza. Perché le categorie esprimono un giudizio universale sulla realtà?
Con quale diritto le categorie pretendono di avere validità universale è necessaria nei confronti degli
oggetti esterni?

Deduzione in senso giuridico: dimostrazione della legittimità di diritto di una pretesa di fatto (es: coltri
possiede l’iPad, ma bisogna dimostrare che ne è il legittimo proprietario)
Questione: con quale diritto le categorie pretendono di avere validità universale e necessaria nei
confronti degli oggetti esterni?

L’unità sintetica del molteplice

Ogni giudizio è una sintesi o congiunzione, operata grazie a 3 elementi


Quando ad esempio diciamo che di sotto ci sono persone che danno fastidio, stiamo sintetizzando due
elementi, l’ipotesi del fatto che giù ci sia qualcuno di sconosciuto, il fatto che producono suono ecc.
stiamo unendo vari elementi.
1. Molteplice da unificare (empirico)
2. Principio sintetico ( il pensiero è unificato dalle categorie - elemento aprioristico, precede anche le
categorie, esse si rifanno a questo elemento)
3. Idea/concetto dell’unità sintetica del molteplice (le categorie sono un’operazione di unificazione, ma
dietro alla loro funzione deve esistere un principio unitario a cui anch’esse facciano riferimento, elemento
aprioristico)
L’Io penso
Ogni volta che abbiamo un’intuizione esse fanno riferimento all’io, sono tutte nostre rappresentazioni
sensibili. Non si possono dare rappresentazioni che non siano del soggetto.
L’io penso deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni; in caso diverso, si darebbe in me la
rappresentazione di qualcosa che non potrebbe essere pensato.

Senza la coscienza che ciò che noi pensiamo è appunto quel medesimo che pensavamo un momento
prima, ogni riproduzione nella serie di rappresentazioni sarebbe inutile. Deve trovarsi sempre una
coscienza, senza di essa concetti e quindi la conoscenza degli oggetti sono del tutto impossibili.
Senza l’io penso la realtà sarebbe solo una serie di rappresentazioni incoerenti tra loro.

Nel concetto di rappresentazione è contenuto intrinsecamente e analiticamente l’io penso.

Linee generali
1. L’unificazione del molteplice deve derivare da un’attività sintetica dell’intelletto
2. L’unificazione presuppone l’unità stessa (principio in base al quale si realizza l’unificazione) → l’io
penso (o appercezione trascendentale)
3. L’io penso formula i giudizi (modi concreti attraverso cui il molteplice dell’intuizione viene pensato) i
giudizi presuppongono che questa unificazione del molteplice sia già avvenuta
4. I giudizi si basano sulle categorie
5. Gli oggetti non possono venire pensati senza per ciò stesso venire categorizzati
L’io penso forma l’esperienza in modo tale da poterla categorizzare.

Studiare da pagina 150 a pagina 170 di Con Filosofare 2B

Lo schematismo trascendentale:
Dall’analitica dei concetti all’analitica dei principi
Analisi della modalità attraverso la quale le categorie si applicano ai fenomeni → modalità “concreta”
Questione: com’è possibile la sussunzione (ricondurre a) delle intuizioni sotto i concetti dell’intelletto,
quindi l’applicazione delle categorie ai fenomeni?

L’intelletto non agisce direttamente sulle categorie e sugli oggetti, ma agisce indirettamente, tra i concetti
e i fenomeni c’è un medium che traduce il linguaggio delle categorie in un linguaggio universale valido
per i fenomeni, questo medium è il tempo, che appunto si pone come agente intermedio che permette
l’applicazione delle categorie ai fenomeni.

L’immaginazione produttiva è una sotto facoltà dell’intelletto. In generale l’immaginazione è descrittiva, ci


permette di pensare un oggetto che è assente, è questa che rende possibile la rappresentazione degli
oggetti. L’immaginazione stabilisce delle regole che se seguite dal nostro intelletto portano alla
rappresentazione di un concetto. L’immaginazione produttiva è la facoltà di produrre a priori le condizioni
dell’intuizione sensibile, è il potere di approntare schemi temporali, cioè delle regole, per ogni categoria.
L’immagina è produttiva quando si rifà ai concetti puri.

Categorie
Immaginazione produttiva
Schemi temporali
Condizionamento/influenza dell’esperienza sensibile

Il concetto di schema in generale: (immaginazione descrittiva)


Uno schema è la rappresentazione intuitiva di un concetto → è una regola, e ha potere rappresentativo
ma non figurativo. Quando noi pensiamo al concetto di uomo non pensiamo a un uomo in particolare, ma
a un uomo in generale.
Concetto di uomo → schema del concetto di uomo (animale razionale, bipede, ecc) → intuizione sensibile
di uomo

Le categorie sono precedenti all’esperienza, quindi per costruire gli schemi delle categorie serve la natura
temporale, che non appartiene all’esperienza, e che é una forma universale, non come lo spazio. (Il tempo
interagisce con tutti i fenomeni, anche gli interni, ed è quindi universale rispetto allo spazio, che influenza
quelli esterni e basta)

Il concetto di schema trascendentale:


Esempi:
Sostanza → permanenza nel tempo (tutte le intuizioni sensibili che permangono nel tempo verranno
sussunte alla categoria di sostanza)
Causa e effetto → successione irreversibile nel tempo

Categoria → schemi temporali/trascendentale → fenomeni


Sostanza → permanenza nel tempo (regola per l’esistenza della sostanza)

Le categorie vengono tradotte in funzione del tempo

Il materiale viene ordinato secondo una “prefigurazione” delle categorie nella forma del tempo.

Fenomeno e noumeno
Kant può finalmente sostenere che l’intelletto umano è in grado di fornire una conoscenza universale
della realtà. Tuttavia questa conoscenza universale che è esposta nella fisica e nella matematica è
riducibile al mondo dei fenomeni. Il fenomeno è quell’unione di forma e materia.
La nozione di fenomeno contiene sempre il per-noi, in quanto si formano con l’interazione delle nostre
forme a priori. È possibile però concepire un oggetto in se, indipendente dall’interazione fon noi, un
oggetto puro. Se esiste il fenomeno allora deve esistere anche l’oggetto in se, chiamato noumeno. È
come se avessimo un muro e dietro vedessimo del fumo salire. Il fumo ci indica la presenza di un fuoco.
Kant percepisce il fenomeno come ciò che emerge dal rapporto con il soggetto, ma che allo stesso
tempo rimanda all’esistenza di un oggetto in se. (Ad esempio dietro la parete c’è il noumeno, la stanza in
se, ma una volta che usciamo ed andiamo nella stanza essa si fenomenizza). È possibile quindi pensare un
oggetto puro, ma è impossibile conoscerlo, altrimenti diventa fenomeno.

Kant da due accezioni al noumeno:


1. Senso positivo → il noumeno è l’oggetto di un’intuizione non sensibile, cioè intellettuale. Le intuizioni
intellettuali però sono impossibili per l’uomo, perché egli ha sempre bisogno di applicare le forme della
sensibilità. L’intuizione intellettuale è propria di Dio, ciò che pensa lo crea, l’intuizione intellettuale
coincide con la creazione dell’oggetto.
2. Senso negativo → concetto di cosa in se, possiamo parlare di una cosa in se ma non la immaginiamo,
eliminiamo tutte le caratteristiche della cosa per noi (è come parlare di Dio dicendo tutto cioè che non è)

L’unico modo che abbiamo di parlare del noumeno è il secondo, in negativo.

Che legame c’è tra il fenomeno e il noumeno?


Immaginiamo la superficie di un lago, le ninfee sono fiori che partono dal fondo è arrivano in superficie.
La superficie del lago è la nostra coscienza, l’io penso, mentre i fiori delle ninfee sono i fenomeni, quando
raggiungono la superficie indicano la conoscenza dei fenomeni, sono nel nostro campo conoscitivo. Noi
non sappiamo però la posizione delle radici sul fondo del lago, esse sono il nostro noumeno. I fenomeni
si ordinano in un certo modo, ma non è detto che corrispondano all’ordine effettivo del noumeno. La
conoscenza che abbiamo dei fiori in superficie quindi può essere universale perché c’è una relazione
necessaria tra fiori e radici, possiamo dire con certezza che le radici formano i fenomeni, però siamo
limitati alla superficie.

Il presentarsi dei fenomeni dipende necessariamente dal noumeno, la conoscenza è universale per
quanto riguarda i fenomeni, la superficie, non il noumeno.

Si parla di un noumeno perché il fenomeno è categorizzabile nella pluralità, mentre il nuomeno non è
categorizzabile, quindi non c’è ne più di uno.

Dialettica trascendentale

Indagine sulla ragione e sulle sue forme pure.


Le forme pure della ragione sono chiamate idee

È una parte della critica particolare, in quanto invece di descrivere il funzionamento delle facoltà vuole
comprendere se la metafisica può essere considerata una scienza oppure no.
La metafisica permette una conoscenza universale e necessaria come matematica e fisica? → NO
Si tratterà di comprenderà quali sono gli errori e i ragionamenti fallaci della metafisica. La metafisica tratta
problemi che l’uomo naturalmente è inevitabilmente si pone, indagando gli errori che commette potrà
formulare una metafisica migliore.

Idea: è un concetto necessario della ragione, al quale non può essere dato un oggetto congruente nei
sensi. Non si può ritrovare nell’esperienza o nell’intelletto, non ha un corrispettivo nell’esperienza.
Queste idee sono le categorie considerate come concetti, aventi un contenuto. Sono le categorie prese di
per se.

Idea di anima:
Utilizzata dalla psicologia razionale, è il risultato dell’applicazione della categoria di sostanza all’io penso,
ma si tratta di un equivoco. La psicologia razionale è criticata da Kant.
L’anima è immateriale, incorruttibile, personale ecc, Kant dice che queste caratteristiche sono tutte
infondate, siccome non si basano sulla scienza.

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