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La fase precritica
Gli scritti kantiani si dividono in precritici e critici
Capisce inoltre che la nostra conoscenza si sviluppa in due modalità differenti:
conoscenza sensibile e intelligibile che hanno differenti funzioni→mediante il senso gli
oggetti sono colti, mediante l’intelletto gli oggetti sono pensati
Il problema critico
Dopo la fase precritica, il problema che Kant si pone nella fase critica è: riuscire a
fondare la metafisica come scienza
Per stabilire se la metafisica è una scienza, bisogna indagare gli strumenti di cui si
servono le scienze: le scienze si servono di giudizi.
La conoscenza scientifica per sua natura si serve di giudizi universali e necessari che
incrementano la conoscenza→Kant definisce giudizio come la connessione di due
concetti di cui uno (A) funge da soggetto e uno (B) funge da predicato→i giudizi
possono essere giudizi analitici o giudizi sintetici.
A questo punto, il problema diventa stabilire il fondamento di questi giudizi per capire
se questi giudizi possono essere utilizzati anche nell’ambito della metafisica
- il giudizio analitico è fondato sul principio di identità e di non contraddizione (perché
soggetto e predicato si equivalgono)
- il giudizio sintetico a posteriori è fondato sull’esperienza (in quanto giudizi
sperimentali)tutto ciò che deriva dall’esperienza è a posteriori e non può essere
universale.
- il giudizio sintetico a priori non si basa né sul principio di identità, né su quello di
esperienza perché è a priori, è necessario e universale
L’estetica trascendentale
→trascendentale: è la condizione della conoscibilità dell’oggetto ed è riferito al soggetto
e non più all’oggetto , termine trascendentale: tutto ciò che il soggetto mette nelle
cose stesse nell’atto del conoscere
➔ L’estetica trascendentale si occupa della conoscenza sensibile (che avviene
mediante l’uso dei sensi). È dunque la dottrina che studia le strutture della sensibilità (il
modo di funzionare della sensibilità)
➔ Analisi della dimensione sensibile della conoscenza (quella del fenomeno)
Kant con l’estetica trascendentale spiega la conoscenza sensibile che è la
conoscenza fenomenica➔quando si tenta di analizzare la conoscenza sensibile,
bisogna differenziare i vari termini legati alla comprensione di questa conoscenza:
Secondo Kant, l'uomo è dotato di un solo tipo di intuizione: quella propria della
sensibilità. Kant precisa che la mente dell’uomo è configurata in una sorta di
tripartizione: senso, intelletto e ragione→queste tre facoltà si differenziano per la
modalità attraverso cui realizzano l'atto conoscitivo
➔ I sensi permettono l’atto conoscitivo per mezzo dell’intuizione → l’intelletto
umano non intuisce,neppure la ragione ma solo i sensi sono capaci di intuizione
(l’intuizione è una conoscenza di ordine sensibile)
➔L’oggetto dell’intuizione sensibile si chiama FENOMENO→è ciò che appare, ciò che
si manifesta→I sensi colgono il fenomeno ovvero la cosa così come ci appare
Il fenomeno si contrappone al noumeno che è la cosa in sé (rappresenta ciò che sta
dietro alla dimensione fenomenica che non è coglibile)
L’analitica
→procede a sciogliere la conoscenza intellettiva nei suoi elementi essenziali nelle sue
forme
→mette in evidenza la modalità attraverso cui lavora l’intelletto
-Solo la SENSIBILITÀ è intuitiva, l’INTELLETTO invece è discorsivo,non intuisce ma pensa
-L’intelletto giudica, pensa →è in questo processo di unificazione dell’intelletto che si
realizza l’attività del giudicare
➔Al fine di spiegare il processo conoscitivo, Kant sente bisogno di introdurre l’elemento
dell’Io penso→è studiato dall’appercezione trascendentale
Assodato che l’attività conoscitiva è di stampo sensibile e intelligibile, l’elemento dell’Io
penso raccorda le due attività→L’Io penso rappresenta l’elemento unificatore di tutti i
processi che hanno riguardato la mente dell’individuo
-L’io penso non può subire modificazioni, deve rimanere identico: è una struttura
sempre identica a sé che fa a capo la mia identità
-Io sono la stessa persona perché nonostante tutta una serie di cambiamenti esteriori,
c’è un principio di identità che mi mantiene sempre uguale a me stesso
Se non ci fosse un elemento di unificazione o se quest’ultimo subisse modificazioni, il
mio Io diventerebbe un Io variopinto (sarei una persona completamente diversa)
-L’io penso è una struttura fondamentale che caratterizza l’essere in quanto tale
La dialettica trascendentale
→conoscenza della ragione Kant, quando parla di dialettica trascendentale, usa il
termine in un senso suo e nuovo, legato alla sua rivoluzione copernicana.
I tipi di errori in cui la ragione incappa quando si spinge al di là dell'esperienza non
sono illusioni volontarie, bensì involontarie, e dunque illusioni strutturali (=bisogno
strutturale) perciò la dialettica sarà una critica di queste illusioni la ragione è una facoltà
che non procede a conoscenza vera (come la ragione dei romantici). Anche una volta
che sia stata ben denunciata, l’illusione rimane, appunto perché si tratta di un'illusione
naturale.
Riassumendo
• Il pensiero umano è limitato, dal punto di vista conoscitivo, all'orizzonte
dell'esperienza.
• La sua tendenza ad andare oltre l'esperienza è tuttavia naturale e irrefrenabile, in
quanto risponde a un preciso bisogno dello spirito e a un'esigenza che fa parte della
stessa natura dell'uomo in quanto uomo.
• Ma, non appena si avventura fuori dagli orizzonti dell'esperienza possibile, lo spirito
umano cade fatalmente in errore. (Succede come nel caso della colomba, che crede di
poter volare più spedita fuori dell'atmosfera, mentre l'aria su cui l'ala fa pressione non è
un ostacolo, ma è una condizione per poter volare critica il mondo delle idee di Platone,
che senza il mondo sensibile cadrebbe, perché non è possibile la conoscenza senza la
sensibilità).
• Queste illusioni e questi errori, in cui cade lo spirito umano quando va oltre
l'esperienza, hanno una precisa "logica" (sono tipi di errori che non possono non essere
commessi).
• L'ultima parte della Critica della ragion pura studia quali e quanti siano questi errori e i
motivi per cui si commettono, al fine di disciplinare la ragione nei suoi eccessi.
• Kant ha chiamato "dialettica" sia questi errori e queste illusioni della ragione sia,
anche, lo studio critico di questi errori.
La ragione
L’estetica trascendentale studia la sensibilità e le sue leggi; l’analitica trascendentale
l’intelletto e le sue leggi; la dialettica trascendentale studia la "ragione" e le sue
strutture.
In Kant la ragione ha:
• un significato generale, che è quello indicante la facoltà conoscitiva in genere;
• un significato specifico e tecnico, che è quello studiato appunto nella dialettica
(=Romanticismo) →
- Quindi la ragione è l’intelletto in quanto si spinge al di là dell'orizzonte dell'esperienza
possibile, che non è vacua curiosità, né è qualcosa di illecito, ma è qualcosa di
strutturale e ineliminabile lo spirito umano non può non spingersi al di là
dell'esperienza, perché ciò costituisce un bisogno strutturale.
-La ragione è la facoltà della metafisica, che è destinata a rimanere pura esigenza
dell'assoluto, ma incapace di attingere conoscitivamente l'assoluto medesimo questa
distinzione fra "intelletto" e “ragione” fornirà ai romantici l’arma principale per
dissolvere l’illuminismo.
Idea dell’anima
La prima delle tre Idee della ragione è quella dell'anima. La psicologia razionale
mirerebbe a trovare quel principio incondizionato, quel soggetto assoluto da cui
deriverebbero tutti i fenomeni psichici interni, ma “l'illusione trascendentale”, in cui
cade la ragione, ossia gli "errori trascendentali" che essa commette tentando di
costruire tale presunta scienza ,costituiscono dei paralogismi = sillogismo difettoso, nel
quale il termine medio viene inteso nelle due premesse in forma diversa: il sillogismo
ha infatti tre termini, ma se uno di essi -il medio- viene surrettiziamente inteso nelle
due premesse in modo diverso, allora si sdoppia, e si hanno quattro termini invece di
tre.
Idea di mondo
La seconda idea della ragione è quella del mondo, inteso non semplicemente come
insieme di fenomeni regolati dalle leggi, ma come totalità ontologica (ontologia=studio
dell'essere in quanto tale) vista nelle sue cause noumeniche ultimative, ossia come un
intero metafisico.
Le illusioni trascendentali in cui cade la ragione a questo riguardo e gli errori strutturali
che commette quando vuol passare dalla considerazione fenomenica del mondo a
quella noumenica, mettono capo a una serie di antinomie (=nel senso di
"contraddizione strutturale" e come tale insolubile) in cui tesi e antitesi si elidono a
vicenda. Eppure e l'una e l'altra sono difendibili a livello di pura ragione, e, inoltre, né
l'una né l'altra possono venir confermate e nemmeno smentite dall'esperienza.
La "cosmologia" razionale considera l'assoluto cosmologico sotto quattro aspetti, da cui
derivano i quattro seguenti problemi:
• Il mondo va pensato metafisicamente come finito o infinito?
• Si risolve in parti semplici e indivisibili, o no?
• Le sue cause ultimative sono tutte di tipo meccanicistico, e quindi necessarie, oppure
in esso vi sono anche cause libere?
• Il mondo suppone una causa ultimativa incondizionata e assolutamente necessaria, o
no?
Idea di Dio
La terza Idea della ragione è Dio, più che di un'Idea si tratta dell'Ideale per eccellenza
della ragione. Dio è "l'ideale", perché modello di tutte le cose, le quali, come copie, da lui
restano infinitamente lontane, come ciò che è derivato da ciò che è originario; Dio è
l'essere da cui dipendono tutti gli esseri, la perfezione assoluta.
Ma questa Idea o Ideale che ci formiamo con la ragione ci lascia «nella totale ignoranza
circa l'esistenza di un essere di così eccezionale preminenza». Secondo Kant, le prove
dell’esistenza di Dio sono solo tre, ma dopo aver passato tutte le prove in rassegna Kant
capisce che nessuna può arrivare a certezza certa.
Conclusioni
Le conclusioni sono: una metafisica come scienza è impossibile, perché la sintesi a
priori metafisica supporrebbe un intelletto intuitivo, cioè diverso da quello umano. La
dialettica mostra le illusioni e gli errori in cui cade la ragione quando pretende di fare
metafisica.
A questo punto ci si domanda: e le Idee in quanto tali (idea di anima, Idea di mondo,
Idea di Dio) hanno un qualche valore, oppure sono, esse stesse, illusioni trascendentali
e dialettiche? Kant risponde in modo risoluto e categorico che non sono affatto
illusioni, ma esse solo per equivoco diventano "dialettiche", ossia quando si intendono
male, vale a dire quando si scambiano per principi costitutivi di conoscenze
trascendenti, come è appunto avvenuto nella metafisica tradizionale la metafisica
pretendeva che le idee avessero un uso costitutivo, cioè che fornissero una spiegazione
autentica della realtà, tuttavia non lo possono fare, ma nonostante ciò hanno
comunque una loro ragione di esistere.
Le Idee non hanno un uso costitutivo (come hanno invece le categorie), per cui solo se
vengono usate in senso costitutivo producono "apparenze" che sono splendide, ma
ingannevoli.
Le Idee hanno un uso regolativo; valgono cioè come "schemi" per ordinare l'esperienza
e per darle la maggiore unità possibile, valgono come “regole" per sistemare i
fenomeni in maniera organica :
• "come se" tutti i fenomeni concernenti l'uomo dipendessero da un principio unico
(l'anima); • "come se" tutti i fenomeni della natura dipendessero unitariamente da
principi intelligibili;
• "come se" la totalità delle cose dipendesse da una suprema intelligenza.
Le Idee, quindi, valgono come principi euristici (=che aiutano a trovare la verità): non
allargano la nostra conoscenza dei fenomeni, ma solo uniscono la conoscenza,
regolandola in modo costitutivo. Questo è appunto l'uso positivo della ragione e delle
sue Idee.
La Critica della ragion pura si conclude, dunque, ribadendo il principio che, dal punto di
vista scientifico, i limiti dell'esperienza possibile sono invalicabili, ma, nello stesso
tempo, pone bene in evidenza la non contraddittorietà del noumeno e, quindi, la sua
"pensabilità" e "possibilità", anche se non la sua "conoscibilità".
Non ci sarà un'altra via di accesso al noumeno, che non sia quella della scienza?
Secondo Kant, sì: è la via dell'etica. E la ragione e le Idee forniscono il passaggio
naturale dall'ambito teoretico a quello pratico (dalla facoltà scientifica alla dimensione
morale).
L’imperativo categorico
L’imperativo categorico non potrà essere se non uno solo, e la sua formula più
appropriata sarà «Agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere
sempre, al tempo stesso, come principio di una legislazione, universale» legge
fondamentale della moralità del comportamento, ossia che la tua massima
(soggettiva) divenga legge universale (oggettiva). Questa è l'unica formula, tra quelle
presentate nella Fondazione della metafisica dei costumi, che Kant mantenga anche
nella Critica della ragion pratica.
Nella Fondazione si leggono invece anche altre due formule :
• Dice la seconda: «Agisci in modo da considerare l’umanità, sia nella tua persona, sia
nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo» il
rispetto dell’uomo deve essere superiore a qualsiasi altra forma di rispetto (importanza
della soggettività dell’uomo). Questa formulazione viene lasciata cadere nella Critica
della ragion pratica, perché è presente una sorta di contraddizione: Kant qui dice che il
fine è prestare massima attenzione all’uomo, porre l’uomo al di sopra delle altre cose,
quando prima dice che non c’è un fine.
• La terza formulazione della Fondazione dice: «Agisci in modo che la volontà, con la sua
massima, possa considerarsi come universalmente legislatrice rispetto a se medesima».
Questa terza formulazione è molto simile alla prima e la differenza sta nel fatto che,
mentre la prima mette in rilievo la legge, la terza mette più in rilievo la volontà, come a
dire che noi non solo siamo sottomessi a una legge, ma che questa legge è frutto della
nostra stessa razionalità e dipende quindi da noi.
postulati della ragione →sono dei principi primi che non hanno bisogno di essere
dimostrati con un carattere di controvertibilità, non sono dimostrabili e vengono accolti
per rendere possibili determinata entità di ordine geometrico→ postulato è stato
coniato nell’ambito della matematica
sono la corrispondenza delle 3 idee della ragione, che vengono riproposti in ambito
morale come i postulati→ questo studio della moralità spesso nella pratica va incontro
ad una incompatibilità, bisogna trovare un accordo. per capire la moralità dobbiamo
ammettere la libertà→ spiega questa conflittualità, mette in luce il contrasto tra
razionalità e volontà facente capo al bisogno di felicità.
felicità→ postulato che occorre ammettere.
Ammette l’esistenza di dio e l’immortalità dell’anima. Adeguando la nostra volontà alla
ragione possiamo anche essere infelici ma l’esistenza di dio mi garantisce il fatto che in
una vita futura io sarò compensato,mi serve per giustificare la mia rinuncia alla felicità→
questo consola l’uomo
immortalità dell’anima→ se io devo arrivare al bene supremo→ vita in cui la virtù e la
felicità coincidono, ci si può arrivare con un processo graduale che mi porta alla
santità→ cosa difficile e lunga bisogna ammettere l’esistenza di un’altra forma di vita
che inizia durante la morte.
Kant costruisce i postulati in forza dei quali li giustifica come aventi funzione di
spiegare la configurazione della mente dell’uomo → sono connaturati