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Kant nasce nel 1724 e muore nel 1804, tutta la sua vita si è svolta a Königsberg, Prussia orientale (oggi Kaliningrad Russia).
Kant era un uomo molto abitudinario, nessuno scossone nella sua vita e così preciso che gli abitanti della sua città regolavano
gli orologi sulla sua uscita pomeridiana per una passeggiata.
C’è un episodio rilevante nel 1794, dopo aver pubblicato la seconda edizione dell’opera “La religione nei limiti della sola
ragione”, quando entrò in conflitto con Federico Guglielmo II che sottopose a censura l’opera considerandola offensiva per la
religione cristiana.
Criticismo: grande novità che Kant porta nel pensiero occidentale.
Si è soliti suddividere la sua produzione filosofica in 2 fasi:
- periodo pre-critico (fino al 1770)
- periodo critico
Dopo gli studi fece il precettore privato di rampolli di ricche famiglie, ottenne poi la libera docenza all’università, e infine
conseguì nel 1770 l'abilitazione all’insegnamento ed una cattedra ordinaria all’università.
Lo scritto che gli permise di ottenere questo avanzamento fu una dissertazione “De mundi sensibilis atque intelligibilis forma
et principiis” → segna una svolta nella carriera e pensiero di Kant → a partire dalla dissertazione approfondirà una nuova
impostazione della filosofia → CRITICISMO.
Kant è forse il maggiore tra gli ILLUMINISTI tedeschi, tuttavia è andato oltre l’illuminismo con la sua filosofia critica:
- CRITICA della RAGION PURA (1781-1787)
- CRITICA della RAGION PRATICA (1788 )
- CRITICA del GIUDIZIO (1790)
CRITICISMO
Dal 1771 la filosofia di Kant è il CRITICISMO, un nuovo metodo filosofico → è l’esame approfondito delle possibilità e dei limiti
della ragione → l’oggetto della critica è la ragione.
La parola critica è molto chiara (separare, distinguere, giudicare, esaminare…) → quindi le opere più importanti sono delle
critiche: viene esaminato a fondo qualcosa (distinguendo e separando)
→ questo qualcosa è la RAGIONE.
universale e necessaria
Nella sua fase critica Kant (illuminista) non ha dubbi sul fatto che la ragione sia la facoltà umana per eccellenza (gli uomini
sono uomini in quanto esseri razionali, nella ragione risiede la dignità umana), tutti gli uomini la possiedono → la ragione è
universale e necessaria → presente in tutti gli uomini e sussiste necessariamente, sempre e dovunque.
Tuttavia ritiene che questa ragione non sia nient’altro che una facoltà umana (--> esclude l’ipotesi metafisica che la ragione sia
una sostanza → CRITICISMO ANTIMETAFISICO) → l’uomo è un essere finito e limitato quindi anche la sua ragione è limitata,
kbkkf ha dei limiti oltre i quali non può andare (non ottiene alcun risultato utile).
La ragione è per Kant la facoltà delle regole → opera necessariamente sempre allo stesso modo in tutti gli uomini → impone
agli uomini le stesse regole.
La ragione è quella facoltà che dà la regola ad ogni ambito di azione dell’uomo.
Kant distingue all’interno della ragione:
- attività teoretica → (ragione in quanto) facoltà del conoscere
- attività pratica → facoltà dell’agire
- attività estetico-sentimentale → dell’aver gusto/sentire
Il modo di regolare le 3 attività della ragione è universale e necessario (come la ragione) → la ragione opera in ogni uomo
sempre nel medesimo modo.
limiti
Le 3 grandi opere di Kant sono una “critica” delle 3 diverse attività che la ragione è in grado di fare.
Questo esame approfondito della ragione è volto ad identificare le possibilità e i limiti della ragione.
Una volta appreso che la ragione è una facoltà limitata bisogna comprendere:
- come essa funzioni nei vari ambiti
- quali siano le sue capacità e su cosa si fondi
- infine quali siano i limiti della ragione
Nonostante non esiste ancora all’epoca di Kant la parola “sentimento” con un uso convalidato questo è il significato che da alla
facoltà di giudicare.
La parola sentimento (sentire/avere gusto) ≠ passione.
Nella tradizione ciò che noi, in quanto eredi del Romanticismo, chiamiamo “sentimento” era invece trattato come passione →
non come un’attività ma come una passività, pathos, malattia, mancanza, incapacità di usare la ragione.
Kant rendendo la facoltà del sentire universale e necessaria in quanto attività specifica della ragione la nobilita → ne fa un
TRATTO CARATTERISTICO dell’essere UMANO (no della parte animalesca dell’uomo e sue limitazioni)
Questa terza critica non era prevista nel piano originario dell’opera di Kant, il quale si proponeva di esaminare la ragione in
quanto facoltà della conoscenza e dell’agire → lavorando attorno a queste due opere si rese conto che esisteva un’altra
attività tipicamente umana che rimaneva esclusa dalle due critiche e di cui il sistema filosofico voleva dovendo trattare delle
attività della ragione aveva bisogno.
Rivoluzione scientifica → non avremmo il suo pensiero se prima non ci fosse stata la r.s.
Kant vorrebbe essere una sorta di “Newton della metafisica” ed è molto attento agli esiti che la rivoluzione scientifica ha
conseguito.
Egli si accinge a scrivere “La critica della ragion pura” (un secolo abbondante dopo la pubblicazione dei “Matematica
principia”) quando ormai i risultati della r.s. sono ormai assodati → esiste di fatto la scienza moderna → lui da filosofo vuole
trarre le conseguenze della rivoluzione scientifica → critica della ragion pura vuole essere giustificazione filosofica di quel
risultato conseguito con la r.s. (manca un epistemologia, una riflessione sulla scienza adeguata alla nuova scienza → critica
ragion pura).
razionalismo, empirismo → sono le due correnti filosofiche (che hanno lottato per l’affermazione della ragione) dal cui
dibattito nasce illuminismo, il quale si riallaccia a sua volta alla rivoluzione scientifica in quanto vede in essa un modo di
procedere oggettivo ed efficace della ragione, che si spoglia del principio di autorità, dei riferimenti alla teologia, fondato
interamente sulle capacità propriamente umane (ragione-sensi).
L’illuminismo anti-teologico e anti-metafisico è erede della r.s. e del dibattito tra razionalismo ed empirismo (ragione che
pretende di affermarsi sul piano filosofico come facoltà della conoscenza) → illuminismo erede di questa grande
trasformazione sul piano generale del sapere → anche Kant in parte lo è perchè è un illuminista ma anche perché si è
confrontato con le principali opere del razionalismo ed empirismo.
Kant prima di ottenere l’abilitazione all'insegnamento insegnava a ricche famiglie e quindi doveva aver studiato la storia della
filosofia, quindi la conosce dagli autori antichi fino ai suoi contemporanei.
Personalmente Kant ha aderito al razionalismo → è stato influenzato dalla forma leibniziana (ha scritto un saggio sull’armonia
prestabilita).
Ha avuto come maestro un leibniziano: Wolff → si è poi emancipato dalla visione razionalistica e nell’intro della critica della
ragion pura dice di essere stato risvegliato dal sonno dogmatico, tipico del razionalismo, dalla lettura di Hume (anche se poi
personalmente contesta il suo esito scettico della dottrina della conoscenza).
Critica della Ragione → si deve leggere come critica della ragione come soggetto attivo ma anche come oggetto (genitivo
soggettivo e oggettivo)→fronte al tribunale della ragione viene portata la ragione stessa.
Critiche: esame approfondito che la ragione fa su se stessa e per questo va oltre l’illuminismo.
La ragione è al tempo stesso lo strumento di analisi ma anche l’oggetto analizzato.
Nel momento stesso in cui Kant, da illuminista, rivendica alla ragione il compito di guidare l’uomo in ogni suo campo d’azione,
sottintendendo l’autonomia dell’uomo e della ragione, solo questa guida l’uomo → sente il bisogno di esaminare la ragione.
Se tutte le attività umane si fondano sulla ragione, è necessario comprendere come funzioni, cosa sia, le sue capacità e limiti…
Ambito di validità → entro il quale essa può operare dando risultati efficaci.
“Il tempo nostro è proprio il tempo della critica, cui tutto deve sottostare”
Non solo le tradizioni, le false credenze, i sistemi politici ma anche la ragione stessa
Titolo:
- Critica → esame approfondito delle possibilità, dei limiti, della validità mediante la ragione in cui oggetto è la stessa
- Aggettivo “teoretico” → del tutto sottinteso (parla della teoresi, conoscenza vera → scienza)
- “Puro”:
→ “ciò che non dipende assolutamente da nessuna esperienza” → a priori → (non dipende dall’esperienza)
→ “ciò a cui non è commisto nulla di empirico”
Significa andare a esaminare ragione in se stessa, nel suo operare, prescindendo completamente dai contenuti di
conoscenza, dalla domanda “che cosa la ragione conosce” (conseguenza dell'esame della ragione).
Non dobbiamo partire da una domanda sui contenuti, essendo per Kant empirici → dobbiamo partire dalla domanda
“come opera”, indipendentemente dai contenuti.
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Troviamo qui già una tesi di Kant → la ragione è una facoltà a priori, abbia la capacità di strutturare la conoscenza a priori,
questa capacità non deriva dall’esperienza, però si applica efficacemente solo all’esperienza.
Quest’opera che doveva essere la fondazione della scienza, risulta essere anche una critica demolitoria della metafisica, in cui
la ragione a priori nella sua purezza si esercita su dei presunti contenuti che non hanno a che fare con l’esperienza (dio, io
mondo).
Convinto che la ragione operi a priori:
- porta a risultati proficui solo l’operare a priori della ragione applicato all’esperienza.
- mentre quando la ragione si esercita su dei presunti contenuti che non sono dati dall’esperienza va in contro a una
serie di errori e contraddizioni che impediscono di parlare della metafisica come di una scienza.
Kant si è seriamente posto il problema se la metafisica fosse una scienza e come potesse esserlo, sia perchè aveva avuto un
insegnamento razionalista sia perchè era un opinione comune, anzi era considerata come la regina delle scienze.
Quindi non parte da una valutazione pregiudiziale della metafisica, non la esclude a priori. Mette in atto un’indagine approfondita della
ragione, che lo porta alla conclusione che quella stessa ragione che rende possibile la scienza, rende possibile anche qualcosa che non è
scienza → la metafisica.
Un’esame approfondito della ragione porterà Kant a definire il valore di una scienza (sapere vero) in generale e quindi a
fondare la matematica e fisica e nel tentativo di fondare metafisica capisce che quest’ultima non può essere una scienza.
Kant affronta anche il tema della metafisica perché allora era considerata una scienza.
Studiare la ragione:
Forme a priori della ragione → ritiene che ragione operi nella conoscenza imponendo delle forme che sono a priori, pure, che
non derivano dall’esperienza, nascono dalla ragione (è chiaro quindi che Kant che attribuisce a Hume il merito di averlo
risvegliato dal sonno del dogmatismo sia del tutto avverso alla interpretazione che Hume da dei processi mentali;
Hume→processi mentali appresi; Kant→ a priori, pure, necessarie, universali)
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Considera queste forme a priori: elementi trascendentali della conoscenza → elementi che rendono possibile la conoscenza.
Trascendentale: condizione di possibilità (della conoscenza che risiede nella ragione) ≠ trascendente (oltre/altro)
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Aggettivo che esiste dalla teologia cristiana, ma lo usa in un altro contesto (conoscenza che risiede nella ragione)
(Dio è il trascendentale della realtà nella concezione cristiana → condizione di possibilità delle cose in quanto ne è il creatore
ma anche di tutte le caratteristiche positive che le cose hanno)
Kant ritiene che la ragione, nella sua purezza, operi nella conoscenza applicando proprie forme a priori, che danno forma ad un
contenuto e che rendono possibile la conoscenza.
UNIVERSALE E NECESSARIO, oggettivo, uguale per tutti allo stesso modo, non soggettivo o individuale
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Per questo motivo dobbiamo comprendere come operi la ragione nel conoscere, per comprendere quando questa conoscenza sia
effettivamente scienza e quando no lo sia.
“rivoluzione copernicana”
“Sinora si è ammesso che ogni nostra conoscenza dovesse regolarsi sugli oggetti […]. Si faccia, dunque, finalmente la prova di veder se
saremo più fortunati nei problemi della metafisica, facendo l’ipotesi che gli oggetti debbano regolarsi sulla nostra conoscenza”
Non esiste in Kant questa espressione, usa un’analogia: “ciò che Copernico ha fatto nell’astronomia va fatto in gnoseologia”.
Espressione utilizzata poi dagli studiosi.
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Kant stesso dice che a suo parere la questione della conoscenza più universale (“metafisica”) è sempre stata affrontata a partire dal tema
dell’oggetto, chiedendosi che cosa ragione conosca → proprio perché si è partiti da questo problema (sbagliato per Kant) non si è arrivati
ad un risultato dimostrato vero, a un unico risultato (razionalisti ed empiristi).
Kant ritiene che si debba iniziare ad affrontare tema della conoscenza spostando tema dell’attenzione dall’oggetto al soggetto
→ da “cosa conosciamo” a “come opera” ( → e quindi “che cosa” poichè così capiamo di che cosa è capace e i limiti in cui si deve
mantenere).
La ragione mette in opera le sue forme a priori che sono pure non derivano dall’esperienza, non sono commiste a qualcosa che deriva
dall’esperienza, ma sono le strutture che la ragione possiede per conoscere e che rendono possibile la conoscenza, sono gli elementi
trascendentali di essa.
Queste forme a priori sono universali e necessarie → danno uniformità alla nostra conoscenza.
(Nell’introduzione mette i risultati della sua indagine → è stata scritta dopo la prefazione).
Kant si pone il problema della scienza → per porselo lo si deve capovolgere partendo dal soggetto conoscente (rivoluzione copernicana)
poiché l’universalità e necessità risiede nel ragione e non negli oggetti conosciuti.
Chiedersi “che cosa conosciamo” è sbagliato ≈ astronomi del tempo di Copernico che partendo da un presupposto sbagliato cercavano di
adattare calcoli a risultati → Copernico riesce perché ha mutato l’ipotesi.
Kant è un autore fondamentale nella storia della filosofia → ha impostato i problemi (non nuovi,che si sono posti dal 700) in un modo
nuovo e ha dato a questi problemi delle soluzioni nuove → ha anche in parte creato un nuovo lessico e ha dato un significato a termini
filosofici che già esistevano.
(Non ci sarebbe alcun oggetto conosciuto se non ci fosse un soggetto conoscente → = se non ci fosse la ragione e le forme a priori della
ragione).
Le forme a priori della ragione sono pure → Kant, che pure attribuisce a Hume il merito di averlo svegliato dal sonno dogmatico del
razionalismo, sia avverso all’interpretazione che Hume da ai processi mentali (appresi in virtù dell’abitudine) mentre per Kant sono a priori.
Kant rifiuta lo scetticismo di Hume, ritiene che la conoscenza vera esista, sia possibile alla ragione umana, a patto che questa si mantenga
nei suoi limiti → possibile in quanto è la ragione stessa che fonda la verità della conoscenza (l’universalità e necessità).
[Ci sono 2 edizioni della Critica della ragion pura (1781 e 1787) → noi leggiamo la seconda poiché Kant si era reso conto, dopo la
pubblicazione della prima, che alcune parti avevano generato confusione e dato luogo ad una lettura in chiave idealistica (metafisica)
≠ esito antimetafisico di Kant]
“Non c’è dubbio che ogni nostra conoscenza incomincia con l’esperienza […]. Ma sebbene ogni nostra conoscenza cominci con l’esperienza,
non perciò essa deriva (entspringt = zampilla) tutta dall’esperienza”.
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Kant dice, molto coerentemente con la linea dell’empirismo e dell’illuminismo, che ogni nostra conoscenza incomincia con l’esperienza:
affermazione di principio (non c’è conoscenza al di là dell’esperienza).
Poche righe dopo afferma che è convinto che ci sia un aspetto della conoscenza che non proviene dall’esperienza ma dalla ragione → se
l’esperienza da i contenuti alla conoscenza la ragione ne da la forma.
l contenuto empirico è estremamente vario,molto soggettivo a seconda dell’esperienza, ma la forma è sempre la stessa poichè la ragione
infatti opera allo stesso modo (è universale).
Classificazione giudizi:
a priori / a posteriori:
- a priori: indipendentemente da qualsiasi esperienza.
- a posteriori: formulati come effetto dell’esperienza.
analitici / sintetici:
- analitici: giudizi in cui il concetto del predicato non aggiunge nulla di nuovo al concetto del soggetto (vi è contenuto, non fa altro
che esplicarlo).
- sintetici: giudizi in cui concetto del predicato aggiunge qualcosa al concetto del soggetto.
Non ogni combinazione è possibile, giudizi analitici possono essere solo a priori mentre, i sintetici a posteriori o a priori
IN TUTTE LE SCIENZE TEORETICHE DELLA RAGIONE SONO COMPRESI, COME PRINCIPI, GIUDIZI SINTETICI A PRIORI (paragrafo)
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Secondo Kant sono fondanti, contengono i principi su cui una disciplina scientifica si fonda.
Questo non significa che le scienze siano costituite solo da essi. Le scienze si fondano su delle DEFINIZIONI che sono giudizi analitici a priori;
poi nel descrivere un’esperienza si usano giudizi sintetici a posteriori
Però secondo Kant, i giudizi sintetici a priori sono i giudizi fondanti della scienza, contengono principi su cui una disciplina scientifica si
fonda.
Kant studia matematica (aritmetica + geometria) e vuole dimostrare come nell’aritmetica, geometria e nella fisica siano contenuti dei
giudizi sintetici a priori.
Lui stesso fornisce degli esempi:
Aritmetica:
7+5=12
(7+5 esprime unione di due numeri in uno solo, ma non quale sia questo numero).
Il concetto del numero 12 non è compreso nel concetto della somma.
Aggiungiamo un risultato attraverso un’operazione a priori → vero
Geometria:
La linea più breve fra due punti è la retta
(retta esprime qualità, non quantità)
Quindi non sono 2 concetti identici → noi aggiungiamo qualcosa attraverso un’operazione a priori → vero
Fisica:
In tutti i cangiamenti del mondo corporeo la quantità di materia resta invariata
(materia non contiene permanenza nel t, ma solo presenza nello s)
Stiamo predicando la permanenza nel tempo che non è implicito → vero
In ogni comunicazione di movimento [relazione di causa-effetto] l’azione e la reazione sono sempre uguali fra
loro
Comunicazione di movimento contiene solo quello di causa-effetto, ma poi contiene qualcosa di nuovo, cioè che l’azione e la reazione sono
sempre uguali → o possiamo aggiungere a priori al concetto di relazione causa-effetto e sarebbe sempre vero anche se non andassimo a
provarlo nell’esperienza.
Critica della Ragion pura (teoretica) : problema della fondazione della scienza.
Kant non dubita dell’esistenza della matematica/scienza, ne è certo → chiedersi come sia possibile la scienza equivale a chiedersi come si
costruisce, un sapere vero e universale, ma al tempo stesso anche fecondo/estensivo e capace ad estendersi e a spiegare un numero
sempre maggiore di fenomeni → come si costruisce??
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- come è possibile la scienza?
- come è possibile la matematica (aritmetica e geometria) pura (a priori)?
- come è possibile la fisica pura (a priori)?
- come sono possibili giudizi sintetici a priori?
↳ come opera la ragione a priori?
(=analisi sulle forme a priori della ragione= soggetto conoscente= esame trascendentale → come accade e come
legittimamente fondato)
→ queste domande Kant sa di poter dare una risposta affermativa che mostra i processi.
“Rivoluzione copernicana”
Risultato della rivoluzione copernicana → portato a impostare il problema della conoscenza come un esame della ragione.
La ragione rende possibile la conoscenza vera, a priori → questa critica come esame delle forme a priori.
Kant, Critica della ragion pura
La conoscenza per Kant è sintesi di contenuto (fornito dall’esperienza) e di una forma (pura e a priori e risiede nelle forme a priori della
ragione).
Ragione ≠ ragione
Ragione: insieme delle forme a priori della ragione, ragione come facoltà pura a priori per costruire la conoscenza.
ragione: particolare modo di funzionare della ragione teoretica.
Kant tripartisce il modo di funzionare della ragione teoretica in diverse attività:
- la sensibilità → oggetto dell’estetica trascendentale.
- l’intelletto → oggetto dell’analitica trascendentale.
- ragione → oggetto della dialettica trascendentale.
«…si danno due tronchi dell’umana conoscenza […], cioè senso e intelletto; col primo dei quali ci son dati gli oggetti, col
secondo essi sono pensati»
La ragione intesa nel suo uso iper/metafisico non collabora alla costruzione della conoscenza (non la prende in considerazione)
→ infatti dice che si prendono 2 tronchi.
- la sensibilità è la facoltà della ragione mediante la quale qualcosa ci viene dato (--> estetica trascendentale)
- l’intelletto è la facoltà mediante la quale qualcosa viene pensato ( → analitica trascendentale)
[Processo complesso di azioni che avvengono contemporaneamente, in cui la ragione interagisce con il mondo esterno]
Estetica trascendentale
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Partizione della dottrina trascendentale degli elementi in cui Kant prende in esame la conoscenza sensibile, in particolare i
trascendentali della conoscenza sensibile, ovvero le forme pure a priori che rendono possibile la conoscenza sensibile.
Estetica: sensazione, percezione, intuizione → immediatezza della conoscenza sensibile (1750 by Baumgarten “Estetica”)
Nel momento in cui Kant scrive veniva riferita alla dottrina del bello e dell’arte (come in opera di B. e noi).
Kant invece intende la dottrina della conoscenza che ha a suo fondamento lo studio della sensazione.
É sottinteso che la conoscenza sensibile sia immediata → nel momento stesso in cui abbiamo sensazione/percezione degli oggetti li
conosciamo → INTUIZIONE
forme t/s o intuizioni pure (intuizioni: immediate + pure:non derivano dall’esperienza, interamente della ragione)
della conoscenza sensibile
Stessa partizione di Locke: spazio forma a priori del senso esterno (attraverso il quale ci viene dato qualcosa, semsazioni, di esterno a noi)
tempo forma a priori del senso interno (mediante il quale percepiamo stati d’animo)
sensibilità passiva/attiva
Per Locke pura e semplice passività della mente, l’intelletto non può fare a meno di ricevere massivamente ogni
sensazione
→ l’intelletto interviene successivamente ad elaborare questi dati che sono stati semplicemente raccolti.
Per Kant la sensibilità è al tempo stesso passiva ed attiva→ è una capacità ricettiva che però è già un dare forma.
Nel momento stesso in cui le sensazioni vengono ricevute dai nostri organi di senso in quel momento stesso si attivano le
forme a priori di spazio e tempo che selezionano, organizzano e danno forma al contenuto di esperienza.
Non tutte le sensazioni sono costruite tutte insieme a far parte dell’oggetto percepito, questo dipende dall’attività della
ragione in quanto sensibilità. Ininterrottamente siamo bombardati da sensazioni → dipende dall’attività della razione.
Noi come esseri senzienti siamo immersi in un pulviscolo percettivo → continuamente i nostri organi di senso sono
bombardati dalle sensazioni → la sensibilità non le subisce passivamente ma le nostre forme di tempo e spazio selezionano e
ordinano quelle sensazioni coerenti (escludendo le altre).
Condizione di passività ≠ attività che si attiva nel momento stesso in cui ci sono le sensazioni (sempre).
Tutto è collocato nel tempo, non possiamo rappresentarci alcun oggetto dell’esperienza se non spazio temporalmente
determinato perchè t/s rendono possibile la conoscenza a livello della sensibilità.
Tempo e spazio sono il risultato di una attività, non sono strutture rigide preesistenti, non esistono nella nostra mente il tempo
e lo spazio → sono forme universali e necessarie di tutti i fenomeni di cui abbiamo esperienza.
“esperienza”
La conoscenza per Kant è sempre pensata (no conoscenza di ciò che non viene pensato).
Pensare qualcosa=averne consapevolezza.
I pensieri senza contenuto sono vuoti.
Se senza intelletto nessun oggetto verrebbe pensato, non ci sarebbe nessun oggetto per noi senza la sensibilità (mediante la
quale un oggetto viene dato).
Le intuizioni: rappresentazioni sensibili (intuizione empirica + a priori).
Noi non conosciamo le rappresentazioni della sensibilità se non le pensiamo.
Il contenuto che viene pensato dalla ragione è già formato, non è solo l’insieme della sensazioni, poichè selezionate e
organizzate dalle forme a priori.
Logica trascendentale
Kant precisa che la logica trascendentale, che va a esaminare le forme a priori della ragione come pensiero, va distinta dalla
logica generale (riferimento a logica aristotelica → puramente formale, studia solo le forme generalissime del pensiero
→ logica che si riconduce ad un calcolo logico, fra termini).
Questa logica aristoteliche si applica a conoscenze tanto empiriche quanto pure.
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«…una scienza dell’intelletto puro […]. Una scienza siffatta, che determini l’origine, l’estensione e la validità di tali conoscenze,
si deve chiamare logica trascendentale, poiché essa riguarda semplicemente le leggi dell’intelletto e della ragione, ma solo in
quanto si riferisce ad oggetti a priori e non come la logica generale, a conoscenze tanto empiriche quanto pure, senza
distinzione».
Kant dice che una logica trascendentale riguarda solo le leggi dell’intelletto e della ragione in quanto si riferiscono ad oggetti a
priori, qualcosa che può essere conosciuto a priori.
Quindi quando si pone il problema di una logica trascendentale non si può prescindere dal problema della verità della
conoscenza (da cui la logica formale può prescindere).
Logica trascendentale muove dal presupposto che il pensiero umano abbia un contenuto, si riferisca ad un oggetto
d’esperienza.
«L’uso di questa conoscenza pura si fonda su ciò, come sua condizione: che ci vengano dati nell’intuizione oggetti, ai quali
possa essere applicata.
La parte della logica trascendentale che espone gli elementi della conoscenza pura dell’intelletto e i principi senza i quali
nessun oggetto può assolutamente essere pensato, è l’analitica trascendentale, e insieme una logica della verità».
L’analitica studia gli elementi trascendentali che rendono possibili pensare oggetti ed ha come sua condizione che
nell’intuizione ci vengano dati degli oggetti.
Studiare forme a priori dell’intelletto = studiare forme che si applicano a quelle rappresentazioni che sono già formate a
partire dall’intuizione empirica, a livello della sensibilità.
Scrive questo perchè sa che esiste un uso dialettico dell’intelletto puro, uso che viene discusso dalla dialettica trascendentale,
quell’uso che:
«…l’intelletto corre il rischio di fare, con vani sofismi, un uso materiale di quelli che sono soltanto principi formali
[trascendentali] dell’intelletto puro, e di giudicare […] di oggetti che non ci sono punto dati, anzi probabilmente non possono
esserci dati in alcun modo […]. L’uso infatti dell’intelletto puro sarebbe in tal caso dialettico (intelletto che esamina nella
dialettica trascendentale). La seconda parte della logica trascendentale deve essere una critica di questa apparenza dialettica,
e si chiama dialettica trascendentale […] come critica dell’intelletto e della ragione rispetto al loro uso iperfisico».
Kant distingue un’analitica trascendentale che è una logica della verità da una logica fallace, dell’illusione che pretende di
usare concetti pure dell’intelletto per pensare oggetti che non sono oggetto dell’esperienza.
Uso dialettico/metafisico iperfisico dell’intelletto → che attribuisce un’uso errato dell’intelletto che va oltre i suoi limiti.
mediante i quali (concetti) un molteplice viene sussunto (sintetizzato) sotto una rappresentazione comune
(intelletto raccoglie sotto un concetto una molteplicità di rappresentazioni della sensibilità)
Il concetto è una rappresentazione comune che contiene (sintetizza) tante rappresentazioni sensibili
- pensare = giudicare = sintetizzare = unire
(formare giudizi = unire un predicato ad un soggetto)
(≠ Aristotele → 8+2 perchè è andato procedendo senza avere una visione sistematica/un filo logico che lo guidasse).
Sono queste 12 categorie e non altre perché sono le funzioni di pensiero che si attivano quando formiamo dei giudizi.
Il filo logico che ha usato è quello dei giudizi → prima si è chiesto quanti tipi differenti/in quali modi predichiamo?
Dalla tavola dei giudizi allo stesso modo, procede per formare la tavola delle 12 categorie.
Prima ha ragionato in base alla quantità → dopo che ha visto che esiste una tavola dei giudizi universali ha capito che esiste anche
una tavola delle categorie universali.
⤷ Se possiamo catalogare i giudizi secondo la quantità → possiamo catalogare anche le categorie secondo la quantità.
Kant ritiene che l’unico filo logico che si possa seguire per individuare tutte le categorie e classificarle → ordinare ed elencare tutti i tipi di
giudizio e vedere in che modo ordinati:
- quantità
- qualità
- relazione
- modalità
Se possiamo parlare di giudizi secondo questi → possiamo parlare di categorie queste.
Difficoltà oggettiva: si trovano incongruenze/forzature → esigenza sistematica di Kant che a volte prevale sulla correttezza.
Kant non fa riferimento solo alla logica aristotelica dei termini ma anche alla logica proposizionale (es. giudizio ipotetico di
relazione → categoria della causalità).
Questo problema non si è posto per le forme a priori della sensibilità (spazio e tempo) perchè è evidente che avere percezione di oggetti =
intuirli nel tempo e nello spazio.
Nel momento stesso in cui percepiamo oggetti li percepiamo collocati nel tempo e nello spazio → non è possibile dubitare che
il tempo e lo spazio non siano la forma universale dei nostri oggetti d’esperienza.
La questione si pone per le categorie/concetti perché ci si potrebbe porre la questione come Hume: “Che cosa ci assicura che il
mondo sia fatto come noi lo pensiamo, che il modo in cui pensiamo il mondo/natura non sia nient’altro che una credenza?”
[Analitica trascendentale → dopo che Kant ha individuato le 12 categorie a partire dall’individuazione di 12 giudizi
→ studio delle funzioni elementari del pensiero, delle forme a priori del pensiero (elem. trasc. con)
CATEGORIE: predicati generalissimi che il nostro intelletto utilizza nel sintetizzare un molteplice.
Molteplice è un insieme di rappresentazioni risultato del lavoro della sensibilità → lavoro delle intuizioni a priori (tempo e
spazio) sulle intuizioni empiriche (sensazioni).
Intelletto lavora già sui fenomeni come oggetti d’esperienza.
Domanda: come e se sia legittimo che questi concetti possono servire nel pensiero ad unificare il molteplice della
rappresentazione sensibile.
⇨ Penso la natura attraverso le categorie ma finchè non ho dimostrato la legittimità delle categorie nulla mi assicura che
questo non sia una credenza sorta per abitudine/fatto in modo diverso].
↓
Soluzione:
Io penso
appercezione trascendentale / autocoscienza (appercezione pura, appercezione originaria,
unità trascendentale dell’autocoscienza)
«deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni»
L’Io penso è condizione di tutte le mie rappresentazioni
↓
condizione dell’oggetto (intende sempre ciò che egli chiama il fenomeno)
↓
oggetto conosciuto
↓
fenomeno1
FENOMENO= ciò che appare a me come soggetto razionale, universale, all’interno del tempo e dello spazio attraverso le categorie =
oggetto conosciuto.
Anche di me stesso, a partire dal senso interno, ho intuizione come fenomeno. L’autocoscienza dell’Io che pensa pertanto «non [è] conoscenza di me quale sono, ma
semplicemente quale apparisco a me stesso». Insomma, non sussiste alcuna conoscenza di una sostanza “Io”.
La soluzione è relativamente facile, perché Kant dice che è vero che ci sono 12 categorie e che utilizziamo quelle per pensare,
però quelle sono modi diversi di unificazione, che sono i 12 modi diversi di funzionare di una sola attività unificatrice del
pensiero.
Questa unica attività del pensiero è il principio di unificazione delle categorie → quindi anche di ogni nostra
rappresentazione. Sul piano trascendentale queste categorie sono i modi di funzionare di un’unica attività → noi non
possiamo che conoscere attraverso l’attività del pensiero, che è quell’unica attività universale e uguale in tutti gli uomini.
Appercezione/autocoscienza→ non vuole dare significato che filosofi precedenti avevano dato/non si riferisce a una sostanza
pensante → si sta riferendo a un'UNICA attività di pensiero (me e ogni uomo).
La garanzia che la natura conosciuta dalla scienza sia oggettivamente così come la pensiamo e non sia una vana credenza, è
data dal fatto che è una sola attività di pensiero, universale, necessaria, ad agire attraverso le sue funzioni/concetti puri a
priori
→ quindi il mondo rappresentato dalla scienza è lo stesso per tutti, è oggettivamente rappresentata.
Oggetto di conoscenza: Kant dice che solo l’attività del pensiero, è a fondamento della nostra conoscenza intellettuale e deve
poter accompagnare (= è condizione dell’oggetto) tutte le mie rappresentazioni.
Questo non significa che sia condizione della cosa in se stessa, della realtà delle cose.
FENOMENO= ciò che appare a me come soggetto razionale, universale, all’interno del tempo e dello spazio attraverso le categorie =
oggetto conosciuto ≠ OGGETTO IN SE STESSO
Realtà oggetto di conoscenza ≠ realtà stessa.
Io so come la natura si presenta a me/scienza ma non so come le cose siano in se stesse → contro la metafisica tradizionale.
1
Sostenere che “l’Io penso è la condizione dell’oggetto” significa dire che è la condizione pensabilità dell’oggetto → pensato
attraverso 12 categorie.
“L’io penso” non è un “io creatore””, io penso come le condizioni attraverso le quali l’oggetto deve essere pensato ma non
crea l’oggetto stesso → no attività che crea la realtà → concezioni idealistiche stavano andando in questa direzione (nate con
pubblicazione prima edizione).
Kant fonda su un unica e universale attività del pensiero (io penso) la possibilità di conoscere un mondo oggettivo/di costruire
un oggetto di conoscenza.
Dall’altro lato però (questo viene detto a conclusione della deduzione), l’attività del pensiero (quindi le categorie come
funzioni di questa attività) hanno un ben preciso limite di applicazione, se vogliono essere effettivamente condizioni di
possibilità della conoscenza.
«…il pensiero dunque di un oggetto in generale mediante un concetto puro dell’intelletto, può in noi diventare conoscenza
solo in quanto questo concetto è messo in relazione con oggetti dei sensi […]. Ma [una] più vasta estensione dei concetti al di
là dalla nostra intuizione sensibile non ci giova a nulla».
Nel momento stesso in cui Kant dice che le categorie legittimamente possono essere applicate agli oggetti (non ci sarebbero oggetti
se non pensati attraverso le categorie) allo stesso tempo Kant afferma che però questo uso legittimo delle categorie giunge fin dove
giunge la nostra conoscenza.
Vero è che noi riusciamo a pensare al di là della nostra esperienza, ma altrettanto vero che una più vasta estensione del
pensiero al di là della nostra esperienza non ci giova a nulla → non conosciamo nulla che non sia un dato all’interno della
nostra esperienza.
I concetti puri dell’intelletto ci servono per pensare quegli oggetti che sono divenuti parte della nostra exp, perché sono stati costruiti
all’interno delle rappresentazioni della sensibilità.
Kant si chiede come i concetti puri (totalmente a priori) si possano applicare alle conoscenze empiriche che hanno forme a priori (tempo e
spazio) e contenuti di esperienza (sensazioni).
Rappresentazioni della sensibilità appaiono completamente eterogenee (qualità differente) → come possono applicarsi i concetti
totalmente puri a queste rappresentazioni?
Immaginazione produttiva → (1 ed. terza attività ≠ sensibilità ≠ intelletto) modo di operare dell’intelletto che produce schemi
che sono una rappresentazione intermedia tra ciò che ha un contenuto empirico e ciò che è un contenuto a priori.
Schemi = “determinazioni a priori del tempo” → per questo possono svolgere questa funzione di intermediazione sono
analoghe alle categorie in quanto determinazioni del tempo sono analoghe con quella che è la forma universale di tutta la
nostra esperienza (il tempo).
A ogni schema corrisponde una categoria:
- sostanza → schema della permanenza del reale nel tempo
- causalità → schema della successione del molteplice nel tempo
Sistema di tutti i principi dell’intelletto puro
Principi: regole dell’uso oggettivo delle categorie attraverso gli schemi
Esito:
→ Intelletto/Io (come) “legislatore della natura”
«Le condizioni della possibilità dell’esperienza (forme a priori dell’intelletto/categorie) in generale sono a un tempo condizioni
della possibilità degli oggetti dell’esperienza, ed hanno perciò valore oggettivo in un giudizio sintetico a priori».
Guardiamo la questione dal punto di vista soggettivo, si dice che ci sono degli elementi che rendono possibile per quel
soggetto l’esperienza.
Kant afferma che quegli elementi trascendentali sono anche condizioni della possibilità dell’esperienza → quinsi se lo sono,
necessariamente sono anche la condizione della possibilità degli oggetti dell’esperienza, perchè quegli oggetti, a noi soggetti
razionali, appaiono solo nell’esperienza ovvero l’attività con cui la ragione esperisce qualcosa (≠ solo dati sensibili/esperienza)
→ è insieme forma e contenuto dell’esperienza stessa → quindi è impossibile per noi separare forme a priori dal contenuto
sensibile (→ questo vale anche per i nostri giudizi).
«Tutti i principi dell’intelletto puro (aspetto soggettivo) non sono altro che principi a priori della possibilità dell’esperienza, e a
questa soltanto si riferiscono anche tutte le proposizioni sintetiche a priori».
Giudizi sintetici a priori (fondamentali per la scienza) → sono resi possibili dalle forme a priori della ragione.
Noi conosciamo a priori (ciò che Newton riteneva di aver ricavato induttivamente, a posteriori → uniformità e semplicità natura)
↓
Natura formaliter spectata (natura in senso formale, la “conformità a leggi dei fenomeni”)
↓
Natura materialiter spectata (natura in senso materiale, l’insieme di tutti i fenomeni)
Secondo Kant quelle nozioni generalissime che riguardano la natura sono a priori perchè sono le aspettative che il nostro
intelletto ha nei confronti della natura, perché sono le forme a priori che usa per conoscere la natura, per interrogarla.
Kant nella intro dice che la natura risponde solo alle domande che noi stessi le facciamo
Queste domande sono universali e necessarie → risposte altrettanto universali e necessarie.
Leggi generali (riguardano in generale la regolarità dei fenomeni nello spazio e nel tempo) → a priori
Eventi particolari, in cui si esprime quella regolarità → desunti dall’esperienza, ma pensati a priori
Leggi generalissime che troviamo sempre verificate nell’esperienza e a cui possiamo sempre riportare leggi specifiche che
riguardano eventi particolari.
Kant con i risultati ottenuti ritiene di aver completato la fondazione della fisica, pura, a priori.
Intelletto/Io legislatore della natura permette di fondare una fisica a priori, vera, oggettiva, universale e necessaria.
Di questa fisica sappiamo che possiamo applicare ad essa la matematica, poiché si fonda sulle intuizioni a priori di s/t e che
riguarda tutti i fenomeni possibili della nostra esperienza, che sono sempre ordinati all’interno del tempo e dello spazio.
Concetto di noumeno è negativo, ma va tenuto presente per rammentare quali sono i limiti che la nostra ragione non può
superare → quando va oltre l’esperienza/la possibilità razionale umana di costruire conoscenza cade nell’errore della
metafisica.
Noumeniche sono anche le idee della ragione (oggetto della dialettica trascendentale) della metafisica (anima/mondo/Dio):
possono essere pensate ma non possono essere oggetto di conoscenza.
Dialettica trascendentale: quella parte della logica trascendentale in cui viene presa in esame la logica dell’apparenza.
→ modo razionale di operare dell’intelletto che sembra fornire conoscenza ma è invece illusoria → logica sofistica (come era
la dialettica già nel lessico aristotelico).
Questo modo particolare di operare della ragione è visto in relazione alle possibilità di conoscenza umana.
Idee trascendentali: forme a priori della ragione, soggettive, che hanno qualche ruolo nella conoscenza ma non quello di
costituirla → rascendentali in quanto sono riferite a un soggetto conoscente ma il loro uso è trascendente → idee sono un
prodotto della ragione che pretenderebbero di identificare e rappresentare l’esistenza di enti che non appartengono alla
nostra conoscenza ( → Platone: autosussistenti).
Prendere in esame:
uso iperfisico o metafisico delle categorie → idee di totalità (anima, mondo, Dio)
(tentativo che l'intelletto fa di andare oltre i limiti dell’esperienza
→ trovare i fondamenti della realtà)
(ogni idea:) sintesi incondizionata
ragione (si rivela come) facoltà dell’incondizionato/assoluto di ogni esperienza possibile → (per l’uomo è) inesperibile
(nessun uomo può fare esperienza di tutta l’esperienza possibile)
Queste idee nascono dalla capacità dell’intelletto di operare (giudicare e pensare) → pensate ma non corrispondono a nessun
oggetto → IDEE NOUMENICHE (dovrebbe corrispondere un oggetto che per sua natura è impossibile per l’uomo: la totalità
incondizionata di ogni esperienza possibile).
↓
Idea: “un concetto necessario della ragione, di cui non può essere dato un oggetto congruente dei sensi”
→ perchè gli oggetti congruenti dei sensi sono gli oggetti di cui abbiamo esperienza, rientrano all’interno delle nostre capacità
finite.
Necessario: indica il fatto che vediamo continuamente risorgere in noi stessi la tensione verso questo genere di
rappresentazioni mentali.
Affianco alla demolizione del preteso valore teoretico delle idee di ragione, nota che se la metafisica e il tentativo di andare
oltre i limiti dell’esperienza si ripresentano nell’umanità, questo può essere definito come una tensione necessaria, ineludibile.
→ Qual è l’uso delle categorie? (no uso attivo perchè non corrisp.)
Anima idea di totalità assoluta dei fenomeni interni Critica della Psicologia Tripartizione cononica al tempo di
Kant.
ci rappresentiamo un soggetto assoluto, razionale
incondizionato Da riferirsi a:
Wolff,
Mondo idea totalità assoluta dei fenomeni esterni Cosmologia razionale Metaphysica specialis
ci rappresentiamo la totalità di tutti i
fenomeni corporei ⇩
Dio totalità delle totalità (onnicomprensiva che Teologia razionale Critica la metafisica
sia condizione assoluta di ogni realtà) dogmatica del
razionalismo
oggetto:
idea di Anima idea di sostanza spirituale
semplice → non divisibile → incorruttibile
permane identica
distinta da ogni altro tipo di oggetto
paralogismo: demolisce l’idea di anima mostrando come essa si fonda su un //, ragionamento fallace che ha l’apparenza del
sillogismo (paralogismo) → consiste nell’assumere l’affermazione “io penso” e di predicarne la categoria della sostanza
Mondo ≠ natura
totalità dei fenomeni connessione sotto leggi di fenomeni oggetto di un’esperienza possibile
e delle loro condizioni
Per i razionalisti: sappiamo che esiste una realtà fuori di noi che è materiale ed estesa per via innata.
Per Cartesio: ci sono delle regole matematiche e meccaniche che regolano il mondo.
Per Kant il mondo non è conoscibile (impossibile sintesi totalità dei fenomeni), mentre la natura è conoscibile in quanto connessione sotto
leggi di fenomeni oggetto di un’esperienza possibile.
Noi conosciamo la natura (connessioni fra fenomeni sotto leggi all’interno dell’esperienza) → serie finite di fenomeni → impossibile
conoscenza del mondo in quanto totalità dei fenomeni.
antinomie
tesi e antitesi indecidibili
contraddittorie, entrambe pensabili, nessuna dimostrabile
antinomie: coppie di proposizioni che sono assolutamente contraddittorie e inconciliabili però sono indecidibili
→ sono tutte pensabili ma nessuna è dimostrabile → la ragione, tentando di pensare l’idea di mondo, cade in contraddizioni
irrisolvibili
→ “dissidio della ragione con se stessa”
Antinomie matematiche
- La prima antinomia riguarda se il
mondo abbia inizio e fine nel tempo e
se ha estensione limitata/illimitata:
1) il mondo ha inizio nel
tempo ed estensione
limitata
2) infinità nel tempo e nello
spazio del mondo
Antinomie dinamiche
La terza si pone il quesito del tipo di
causalità che vi è nel mondo
1) tesi→ afferma che oltre ad una
causalità meccanica vi è anche una
causalità libera
2) antitesi→ nega riconducendo
tutti i fenomeni a leggi meccaniche)
Problema della libertà→SUSSISTE?
Per Kant è un //, qualcosa che la nostra ragione è in grado di pensare e verso cui la nostra ragione tende, tende a trovare dei
modelli di totalità.
C’è un errore fondamentale: aver preso una rappresentazione ideale (puramente mentale, non corrisponde ad alcuna
esperienza) e averle attribuito la categoria della sostanza ( → errore analogo a idea di anima).
Ripete obiezione dell’abate Gaunilone ad Anselmo d’Aosta → il fatto che il nostro intelletto sia in grado di pensare qualcosa di
totalmente perfetto non ci autorizza a dire che quel qualcosa è una realtà.
Prova ontologica
(da rappresentazione del tutto mentale, priva di contenuto ne predichiamo l'esistenza → categoria dell'esistenza, applicata a raffigurazione mentale)
Dio + categoria dell’esistenza
(categoria dell’esistenza è un concetto puro, applicabile solo in giudizi sintetici con verità → ma qui non vi è alcun contenuto da sintetizzare)
(Ci sarebbe contraddizione, controargomento di Anselmo, solo se il giudizio con cui affermiamo l’esistenza di Dio fosse analitico → se il concetto
dell’esistenza fosse identico con il concetto di Dio, modo diverso di esprimere il concetto)
Secondo Kant questa prova sta a fondamento di tutte le altre → Errore: predicazione indebita della categoria dell’esistenza
rispetto a qualcosa che non è rappresentazione della sensibilità
Prova cosmologica
alla base: argomento ex contingentia mundi
(nel mondo osserviamo relazioni di causa-effetto contingenti → ci possiamo chiedere se esista una causa prima → se non ci fosse una causa prima non ci sarebbe una causa
fondata)
→ Dio è causa prima, essere necessario non causato uso trascendente della categoria della causalità
→ Dio/causa esiste + esistenza
Per Kant la causalità è una categoria di relazione (fecondo nella scienza)
Risulta già ingiustificata/immotivata l’applicazione della categoria della causalità al concetto di Dio.
La prova cosmologica ricade in quella logica nel momento in cui afferma che questo Dio/causa esiste.
Kant era un uomo molto religioso, cresciuto nel pietismo (corrente del luteranesimo, estremamente rigorosa e spirituale),
crede in Dio.
Ma la Critica della ragion pura non è un’opera di fede e Kant è un filosofo → ha preso in esame il problema della conoscenza,
quindi deve concludere che la ragione non è in grado di conoscere esistenza di Dio → pertanto la posizione che professa sul
piano teoretico è un agnosticismo religioso.
La nostra ragione, come facoltà di conoscenza, non è in grado di dimostrare l’esistenza di Dio e neppure di negarne con
certezza l’esistenza.
La questione Dio esula totalmente dal problema della conoscenza e riguarda la fede, e in certa misura la morale.
Fede e ragione sono due realtà totalmente disgiunte → Kant non esita a dichiararsi agnostico a Dio se la questione è posta
come “conosciamo Dio? Lo possiamo dimostrare?” → NO ! NON DIMOSTRABILE IN NESSUN MODO.
1) L’estetica trascendentale è servita a l’aritmetica e la geometria pure, e quindi la matematica come scienza pura a
priori.
2) L’analitica trascendentale è servita a fondare la fisica come scienza pura, fondata sui giudizi sintetici a priori.
3) La dialettica trascendentale ha affrontato il tema della metafisica e ha dimostrato che la metafisica NON è scienza.
La metafisica dogmatica non ha carattere scientifico, ha l’apparenza della scienza perché è un frutto della ragione, utilizza
concetti e ragionamenti, ma le manca il contenuto d’esperienza.
MA i problemi della metafisica sono posti dalla Ragione (in un suo uso specifico, andando oltre i propri limiti, ma la ragione è la facoltà umana per
eccellenza)
⇨La metafisica non è e non può diventare una scienza vera e oggettiva.
I metafisici non si mettono d’accordo perchè dietro i medesimi termini si nascondono diverse rappresentazioni mentali.
Demolita tale pretesa → a cosa serve quindi?
Idee di ragione nell’ambito teoretico non possono avere un uso costitutivo (errato → che porta a costruire idea Anima,
mondo, Dio, della cosa in sè → pretesa di applicare le categorie oltre i limiti dell’applicabilità per costituire conoscenza).
Trascendente: va oltre i limiti
Ipostatizzante: porta ad inventare delle sostanze.
Possibile invece secondo Kant un uso regolativo (prenderle per quello che sono, idee, aspirazione mai sopita, bisogno umano
di riuscire a conoscere sempre più a fondo → per avere conoscenza sempre più completa e sistematizzata)
Anche se noi non conosceremo mai Anima, Mondo e Dio, perché non hanno nulla a che fare con la nostra esperienza,
l’aspirazione all’infinito e l'incondizionato possono servirci a conoscere meglio il finito.