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DISMORFISMI DELLE GINOCCHIA

Cos'é un dismorfismo?
Il dismorfismo è un'alterazione morfologica cronicizzata a carico dello scheletro e che, quindi,
non recede facilmente ma tende a peggiorare.
I dismorfismi portano a delle modificazioni strutturali della normale morfologia corporea.
Carico sulle ginocchia
Nel ginocchio, quando correttamente allineato, circa il 60% del peso corporeo grava sulla parte
interna, mentre il restante 40% sulla parte esterna. Quando vi è una deformità, però, questa
distribuzione è squilibrata.
Il ginocchio varo (curvo) o valgo (a forma di X) rappresentano due tipi di deformità del
ginocchio.
Cosa accade in caso di ginocchio varo o valgo?
Nel ginocchio varo, il peso grava eccessivamente sulla parte interna dell’articolazione. Si causa,
così, un sovraccarico sulle strutture interne come menisco, legamenti e la cartilagine dell’osso
sottostante. Se questa deformità è molto accentuata, ad esempio nei pazienti in sovrappeso, il
rischio è quello di usurare progressivamente, o addirittura rompere, il menisco e la cartilagine e
anche di rendere i legamenti e le ossa eccessivamente rigidi.
Di conseguenza, si potrebbe generare artrosi, cioè un continuo assottigliamento della
cartilagine e una deformazione dell’osso.
Nel ginocchio valgo, invece, avviene il contrario, cioè il sovraccarico è maggiore
sulla parte esterna del ginocchio.
Ginocchio valgo.
Il ginocchio valgo è una deformità anatomica degli arti inferiori in cui si verifica un mal
allineamento sul piano frontale , in presenza della quale le ginocchia puntano l'una verso
l'altra (noto come ginocchia a X).
Il ginocchio valgo rispecchia il mancato allineamento tra i femori e le tibie, con i primi che
tendono alla convergenza e le seconde che tendono a distanziarsi progressivamente nello
scendere verso i piedi.
Deformità in cui l’angolo tra l’asse femorale e l’asse tibiale è minore di 173° sul piano frontale
Il ginocchio è una articolazione che presenta un valgismo detto fisiologico di circa 5° tra il
femore e la tibia.
Incrementi di tal angolazione portano ad una situazione di anomala distribuzione dei carichi
sull’articolazione con un sovraccarico del compartimento esterno rispetto a quello interno.
Come si manifesta nel bambino?
Nel bambino il ginocchio presenta nel corso dello sviluppo una alternanza tra ginocchio varo e
ginocchio valgo con il primo fisiologico fino ai 2 anni di età ed il secondo tra il 2° ed il 3°
anno di età.
Al compimento del terzo anno di vita (con alcuni mesi di possibile variazione individuale) il
ginocchio tende ad assumere il suo normale assetto; qualora questo non avvenga è
possibile parlare di ginocchio valgo non fisiologico.
Come si misura il valgismo?
Un esame clinico accurato, condotto sia valutando l’assetto degli arti inferiori in scarico che
durante la deambulazione, è sufficiente per valutare la presenza di un valgismo delle ginocchia;
la misurazione della distanza intermalleolare (DIM cioè la distanza esistente tra il margine
interno delle caviglie) consente di stabilire il grado di valgismo delle ginocchia:
DIM fino a 2,5cm normale (I° GRADO)
DIM tra 2,5 e 5 cm valgismo lieve (II° GRADO)
DIM tra 5 e 7,5 cm valgismo moderato (III° GRADO)
DIM > 7,5 cm valgismo grave (IV° GRADO)
Il valgismo di III e IV grado è presente spesso in bambini in sovrappeso ma comunque solo il
2% dei bambini sopra i 7 anni presenta un valgismo di IV grado.
Ginocchio varo.
Il ginocchio varo è una deformità anatomica degli arti inferiori, in presenza della quale le
ginocchia puntano l'una in direzione opposta all'altra.
Noto anche come “ginocchia a O”, “ginocchia ad arco” o “ginocchia a parentesi”, il ginocchio
varo si contraddistingue per un disallineamento tra femore e tibia, che dà luogo, se si osservano
le sopraccitate ossa frontalmente, a un angolo ottuso aperto medialmente.
Deformità in cui l’angolo tra l’asse femorale e l’asse tibiale formano una convessità esterna sul
piano frontale con angolo superiore a 180°.
Ginocchio varo in età evolutiva.
Nei primi 18 mesi di vita è di frequente riscontro il ginocchio varo bilaterale che, nella maggior
parte dei casi, tende alla risoluzione spontanea nel corso di due o tre anni.
Nei pochi casi in cui un accennato varismo delle ginocchia permane nel tempo, spesso quando
coesiste familiarità, può essere preso in esame un intervento chirurgico da eseguire in età
adolescenziale o termine dell’accrescimento scheletrico.
Oltre al ginocchio varo della prima infanzia, esiste una forma di varismo che si sviluppa durante
l’adolescenza.
Mentre nelle forme infantili non è presente alcuna sintomatologia clinica, gli adolescenti
lamentano invece spesso gonalgia (dolore al ginocchio) sotto sforzo, prevalentemente durante
lo svolgimento dell’attività sportiva.
Correzione.
Il ginocchio varo richiede un trattamento chirurgico correttivo solo quando la deviazione
angolare sia importante o abbia dato già origine a disturbi.
In questi casi, la terapia è rappresentata dall’intervento di osteotomia, generalmente femorale,
che ha lo scopo di riallineare l’arto e ripristinare la corretta biomeccanica articolare.
Varismo e valgismo: quali sono le cause?
Avere una leggera deformità del ginocchio è assolutamente normale, specie quando ci si trova
in fase di crescita. I bambini di circa tre anni d’età, ad esempio, presentano spesso un ginocchio
varo.
Successivamente il ginocchio crescerà verso l’esterno (valgo) e, infine, dopo i 7 anni inizia a
raddrizzarsi per raggiungere la sua forma definitiva.
Nella donna, poi, il valgismo è più comune che nell’uomo, a causa della maggiore larghezza del
bacino.
Quando la deformazione è più grave, e quindi è necessario intervenire, allora le
cause possono essere:
1) Displasia epifisaria, ovvero una patologia in cui le estremità delle ossa lunghe presentano
anomalie.
2) Traumi: un forte trauma può provocare la deformazione della cartilagine di accrescimento del
femore o della tibia, che ostacola lo sviluppo simmetrico dell’osso.
3) Patologie ossee come rachitismo (dovuta soprattutto alla mancanza di Vitamina D) o morbo
di Paget (un disturbo del rimodellamento osseo).
4) Una precedente meniscectomia totale, cioè l’asportazione del menisco.
5) Sovrappeso e obesità.
Ginocchio recurvatum
Il ginocchio recurvato è l'iperestensione del ginocchio.
Quando la coscia e la gamba sono estesi aprono tra loro un angolo piatto, questo avviene in
condizioni normali.
Se il ginocchio si apre ulteriormente, allora si parla di ginocchio recurvato.
Il ginocchio recurvato può essere traumatico o costituzionale.
Ginocchio recurvato costituzionale.
E' più frequente nel sesso femminile,può essere associato ad altre alterazioni come la rotula
piccola alta e instabile, alla tibia vara.
Se isolato non è una patologia grave; può favorire una maggiore usura delle porzioni anteriori
dei menischi che possono rimanere pinzate dalla eccessiva estensione del ginocchio.
Ginocchio recurvato post traumatico.
E' l'esito di un trauma in iperestensione del ginocchio.
La lesione sottesa è a carico del legamento crociato posteriore.
La perdita di stabilità che ne consegue è subdolo perché rappresenta una minaccia tutte le volte
che il ginocchio raggiunge la normale estensione e non trovando il blocco articolare del crociato
posteriore può iperestendersi con un piccolo colpo di frusta.
Come si tratta.
Dal punto di vista biomeccanico si tratta di potenziare la muscolatura per supplire in modo attivo
alla perdita di stabilità passiva legamentosa. In questo caso i muscoli da privilegiare sono i
muscoli della loggia posteriore.
Il ginocchio recurvato trova indicazione chirurgica quando l’angolo è maggiore di 15–20°.
Differenza fra artrite ed artrosi.
Artrite e artrosi rientrano nella più ampia categoria delle patologie reumatiche, entrambe
interessano le articolazioni ed entrambe sono caratterizzate da dolore accompagnato da rigidità
e limitazione nei movimenti delle articolazioni colpite.
Sono due malattie ben distinte che si differenziano in diversi punti.
Primi tra tutti, la natura della patologia e l’età dei soggetti colpiti: l’artrite è una patologia
infiammatoria cronica di origine autoimmune* che può svilupparsi in soggetti di ogni età, anche
nei bambini, mentre l’artrosi è una malattia degenerativa che insorge soprattutto dopo i 50 anni.
*Le malattie autoimmuni sono patologie caratterizzate da una reazione scorretta del sistema
immunitario, che attacca e distrugge i tessuti sani del nostro organismo riconoscendoli come
estranei per errore.
Artrite ed artrite reumatoide.
L’artrite si manifesta con l’infiammazione articolare caratterizzata da gonfiore, da tumefazione,
da arrossamento, da rigidità, da aumento della temperatura nell’area colpita e dolori che
comportano anche la perdita della capacità motoria delle articolazioni interessate.
Le forme più severe possono deformare le varie articolazioni, compromettendo la capacità di
svolgere anche i più semplici compiti quotidiani.
Possono esserne colpite persone di ogni età e con il passare degli anni l’infiammazione tende a
peggiorare se non riconosciuta e curata adeguatamente.
L’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica autoimmune che colpisce in
maniera elettiva le articolazioni.
Come accade per altre malattie autoimmuni è lo stesso sistema immunitario - che di norma
difende l’organismo dalle aggressioni esterne - ad attaccare i tessuti sani, non riconoscendoli
come tali.
Il “bersaglio” privilegiato degli anticorpi, in questo caso è la membrana sinoviale, che è il
foglietto di rivestimento interno della capsula articolare.
Tale membrana reagisce all'infiammazione aumentando di volume e dando origine al panno
sinoviale.
Questo si espande fino a provocare la graduale distruzione della cartilagine, ma il processo
proliferativo nei casi più gravi arriva a toccare le ossa e gli altri tessuti circostanti (osso, capsule,
tendini, legamenti): da qui la condizione di invalidità sviluppata da chi ne soffre da tempo.
Artrosi.
L‘artrosi, a differenza dell’artrite, non è una malattia infiammatoria, ma una forma degenerativa
cronica.
Colpisce soprattutto le persone più avanti con gli anni perché è connessa all’usura delle
articolazioni.
Le strutture articolari più frequentemente colpite sono quelle maggiormente sollecitate dal peso
e dall’attività, tra cui ginocchia, anche,spalle, mani, piedi e colonna vertebrale.
Con il processo degenerativo dell’artrosi si assiste a un assottigliamento della
cartilagine articolare e in seguito a deformità ossee che causano il dolore e i sintomi specifici
dell’artrosi.
Artrosi del ginocchio.
L’artrosi del ginocchio è una patologia molto diffusa nel mondo occidentale, seconda per numeri
solo a quella che coinvolge le vertebre.
Consiste nella progressiva degenerazione della cartilagine articolare e colpisce più
frequentemente la popolazione femminile e coloro che hanno più di cinquant’anni.
Può, a grandi linee, essere suddivisa in primitiva, cioè non dovuta a cause specifiche, e
secondaria vale a dire causata da un’altra patologia come deformità scheletriche, fratture,
infezioni o patologie reumatologiche.
L’ARTROSI PRIMITIVA colpisce tutti i settori del ginocchio (pan-artrosi) ed è spesso associata
ad altre localizzazioni della patologia come le mani, le anche o la colonna vertebrale.
L’ARTROSI SECONDARIA, invece, privilegia una parte specifica dell’articolazione.
Sia l’artrosi primitiva sia quella secondaria possono essere aggravate da due condizioni
parafisiologiche: il ginocchio varo e il ginocchio valgo.
Altri fattori che possono peggiorare la malattia sono il peso corporeo, l’attività lavorativa, l’età e
da alcune condizioni endocrine.
Nel caso in cui l’usura sia circoscritta a un solo versante si parla di artrosi
“monocompartimentale”.
Spesso questo è anche il modo in cui esordisce la patologia che coinvolgerà solo in un secondo
tempo gli altri settori del ginocchio.
Trattamento dell'artrosi al ginocchio.
TRATTAMENTO MEDICO
In caso di dolore per artrosi del ginocchio, per ottenere sollievo è necessario seguire una
terapia farmacologica a base di antiinfiammatori e magari associato a terapie fisiche (es.
laserterapia, ultrasuoni, tecarterapia, ecc.…) che hanno lo scopo di ridurre l’infiammazione e
quindi il dolore.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Lo specialista consiglierà l’intervento chirurgico di sostituzione protesica quando le terapie
fisiche per questa artrosi non si siano rivelate sufficienti nel controllo del dolore e quando la
qualità di vita della persona sia compromessa.
L'intervento chirurgico è quindi consigliato quando le attività quotidiane del paziente sono
limitate a causa del dolore al ginocchio e quando il paziente non trova più beneficio dalla terapia
anti-infiammatoria.
TRATTAMENTO RIABILITATIVO
La terapia dell’artrosi del ginocchio è prevalentemente fisioterapica, mirata al rinforzo muscolare
di quadricipite e adduttori.

DISMORFISMI DEI PIEDI


Anatomia del piede
Lo scheletro delle ossa del piede viene suddiviso in tre parti: il tarso, il metatarso e le falangi.
Le OSSA DEL TARSO sono 7 e sono disposte su due file (fila prossimale e fila
distale) che formano l’arco plantare:
ASTRAGALO: è l’osso più alto delle ossa tarsali; si articola con tibia e perone per formare
l’articolazione della caviglia;
CALCAGNO: è l’osso più grande fra quelli che compongono il tarso perché ha il compito di
supportare il peso di tutto il corpo;
CUBOIDE;
SCAFOIDE;
CUNEIFORMI: 3 ossa di forma triangolare.
Le OSSA DEL METATARSO sono 5, sono lunghe e sono posizionate fra le ossa del
tarso e le falangi.
Ogni osso metatarsale ha un corpo a forma triangolare,l’estremità prossimale e l’estremità
distale. Il primo osso metatarsale è più corto e robusto, il secondo osso si articola con tre
cuneiformi, il terzo osso si articola con il terzo cuneiforme e il secondo e il quarto metatarsale, il
quinto osso metatarsale è il più sottile.
Le FALANGI sono delle ossa lunghe; si riscontrano 3 falangi per ogni dito, mentre l’alluce ne ha
2. Le falangi si suddividono in: falangi prossimali,falangi medie e falangi distali.
Pianta del piede
La volta plantare è sostenuta da tre archi ed appoggia al suolo su tre punti (A-B-C), questi ultimi
sono le zone di contatto del piede e sono:
A. testa del primo osso metatarsale
B. testa del quinto osso metatarsale
C. tuberosità del calcagno
Tra i due punti di appoggio anteriori (A e B) si tende l’arco longitudinale anteriore, tra i due punti
di appoggio esterni (B e C) è teso l’arco laterale, mentre tra i punti di appoggio interni (C e A) si
tende l’arco mediale (il più lungo e alto dei tre).
L’arco mediale comprende cinque segmenti ossei: primo osso metatarsale, primo cuneiforme,
scafoide, astragalo, calcagno.
L’arco laterale comprende tre segmenti ossei: quinto osso metatarsale,
cuboide e calcagno.
A differenza dell’arco mediale, che dista 15-18 mm dal suolo, l’arco laterale tocca il suolo solo
con i tessuti molli.
L’arco anteriore è teso tra la testa del primo e del quinto osso metatarsale, passando per le
teste di tutti i metatarsi (secondo-terzo-quarto); il peso del corpo viene trasmesso al piede
attraverso l’articolazione tibio-tarsica (articolazione della caviglia) e viene distribuito ai tre punti
d’appoggio.
Gli archi sotto carico si appiattiscono e si allungano.
Distribuzione del peso
Ad esempio se si applica un peso di 6 kg, il peso verrà distribuito nel seguente modo:
A-B trasversa 2 kg, B-C mediale 1 kg, A-C laterale 3 kg
Piede cavo
Il piede cavo si caratterizza per un’altezza eccessiva della volta plantare e si presenta quindi
con una conformazione troppo concava.
Nella forma congenita è molto raro mentre nella forma acquisita può essere secondario a lesioni
osteoarticolari post traumatiche, patologie neurologiche, degenerative o infiammatorie e solo nel
10% dei casi ha origine idiopatica.
Le persone più a rischio sono gli sportivi ma non sono esenti coloro che indossano calzature
troppo rigide per motivi di lavoro come le scarpe antinfortunistiche o chi indossa calzature con
tacchi alti e punta stretta che costringono la muscolatura ad assumere posizioni innaturali.
I soggetti che presentano un cavismo plantare caricano maggiormente il peso sull’avampiede a
causa della ridotta superficie di appoggio del mesopiede (parte centrale del piede) e perché
durante il passo l’avampiede arriva a contatto con il suolo prima e rimane in appoggio per più
tempo rispetto alla norma.
Per cui, il piede cavo risulta essere molto efficace nella fase di spinta a scapito della fase di
ammortizzazione. Questo si traduce anche con un consumo maggiore della suola nella parte
esterna della scarpa.
Quando l’arcata plantare non è eccessivamente alta e l’entità del problema è modesta, il piede
cavo può essere asintomatico ma nei casi più gravi può associarsi a piede varo e provocare
altre deformità dell’avampiede, come le dita a martello.
Nel piede cavo, l'individuo appoggerà a terra il piede con la parte esterna, vincolando il
ginocchio ad uno spostamento verso l'esterno causando un altro dismorfismo, detto varismo.
Una condizione congenita, trasmessa da uno dei genitori come caratteristica somatica;
Una condizione adattativa, successiva alla presenza di determinati fattori favorenti;
Una condizione idiopatica. In medicina, il termine idiopatico, associato al nome di una
patologia, indica che quest'ultima è insorta per motivi sconosciuti o non identificabili.
CAUSE ADATTIVE:
Alcune patologie neurologiche a carattere progressivo, come la distrofia muscolare;
Alcune patologie neurologiche a carattere statico, come la paralisi cerebrale, l'ictus, la
poliomielite;
I traumi ai piedi o alle caviglie;
Le lesioni tendinee, come per esempio la rottura del tendine d'Achille;
L'artrite reumatoide;
La gotta;
L'utilizzo persistente di calzature inadeguate.
Sintomi
La presenza del piede cavo può essere asintomatica – quindi non comportare alcun disturbo –
oppure sintomatica.
Quando il piede cavo è sintomatico, i sintomi possono consistere in:
Dolore o fastidio ai piedi, in particolar modo ai lati o alla zona metatarsale;
Dolore alle caviglia;
Instabilità delle caviglie. Ciò predispone a ripetute distorsioni ;
Senso di rigidità e/o insensibilità ai piedi o alle caviglie;
Difficoltà a stare in piedi tante ore consecutive, a camminare per lunghi tratti o acorrere. In
questi frangenti, le difficoltà sono dovute alla sensazione dolorosa, che
s'intensifica;
Presenza di dita a uncino o dita a martello;
Comparsa di calli in alcune zone specifiche dei piedi, quali il tallone, i bordi
esterni o la zona metatarsale.
Piede piatto
Nel piede piatto la pianta è quasi completamente a contatto con il terreno in conseguenza
dell’abbassamento della volta plantare (arco mediale).
Le cause del piede piatto possono essere congenite ( es. per brevità del tendine di Achille) o
acquisite come la mancata interazione dei muscoli, dei legamenti e delle ossa, una frattura mal
consolidata o l’obesità.
Può insorgere inoltre a causa di abitudini posturali errate e per il prolungato utilizzo di calzature
inadeguate.
I soggetti che presentano un piattismo plantare poggiano su quasi tutta la pianta del piede che
risulta efficace in fase di ammortizzazione a scapito della fase di spinta.
Questo atteggiamento è riconoscibile dal consumo maggiore della parte interna della suola
delle scarpe.
Questa anomalia spesso si associa al piede valgo e nei casi più gravi può provocare difficoltà di
movimento a causa di un dolore che può estendersi a caviglie e gambe fino alla parte bassa
della schiena.
Il piede piatto, a causa del cedimento della volta plantare, costringe l'individuo in età evolutiva
ad appoggiare la pianta del piede nella sua parte interna, con conseguente spostamento del
ginocchio all'interno, conferendo a questa articolazione la classica conformazione ad "X" detta
valgismo.
Piedi piatti nel bambino
Nei bambini molto piccoli e fino a una certa età della fanciullezza, i piedi piatti sono una
costante per almeno due motivi:
• L'arco plantare deve ancora svilupparsi;
• Nei piedi è presente una quantità di tessuto adiposo tale da rendere poco visibile la volta
longitudinale interna.
Durante il normale percorso di crescita, i piedi del bambino si snelliscono e accentuano sempre
di più l'arco plantare.
Cause piede piatto
Il piede piatto può essere una condizione congenita, trasmessa da uno dei genitori come
caratteristica somatica, oppure una condizione adattativa, successiva alla presenza di
determinati fattori favorenti.
Tra i possibili fattori favorenti i piedi piatti di natura adattativa, rientrano:
Traumi al piede o alla caviglia;
Patologie neurologiche o neuromuscolari: es. la distrofia muscolare;
Patologie del tessuto connettivo;
Un errore nella formazione delle ossa del piede, durante lo sviluppo uterino;
L'obesità e il sovrappeso;
L'artrite reumatoide;
L'invecchiamento;
Il diabete;
Abitudini posturali errate;
L'utilizzo di calzature inadeguate;
Lunghi periodi di inattività;
Uno stato di gravidanza. In questo caso, gli effetti sono temporanei.
Sintomi
In genere, la presenza di piedi piatti non è associata a sintomi particolari.
In quei casi in cui l'assenza dell'arco plantare è sintomatica, i disturbi più comuni consistono in:
dolore ai piedi (in particolare sul tallone o a livello della parte centrale);
dolore alle caviglie;
dolore alla parte bassa delle gambe;
dolore alle ginocchia;
dolore alle anche, dolore lombare;
iperpronazione;
gonfiore nella parte interna delle caviglie;
problemi muscolo-scheletrici a livello dei piedi.
Diagnosi cavismo o piattismo
Per avere una diagnosi di piede piatto o cavo è necessario sottoporsi ad una visita specialistica.
I due principali strumenti a disposizione del medico per valutare lo stato di salute della pianta
piede sono: la pedana biomeccanica e il podoscopio.
La pedana biomeccanica consente di effettuare diversi test compresa l’analisi della
deambulazione.
All’interno della pedana sono presenti dei particolari sensori in grado di
percepire le variazioni di pressione durante la deambulazione e definire l’entità della difformità.
Il podoscopio è uno strumento realizzato con una doppia lastra di cristallo spessa 2 cm che
riflette l’immagine della pianta del piede e la illumina con una luce polarizzata permettendo così
di individuare velocemente i punti di maggior carico.
Trattamento del piede piatto e del piede cavo
La correzione delle differenti conformazioni del piede varia in base all’età del paziente.
Ricordiamo che il piede si forma durante la prima infanzia quando i bambini iniziano a
camminare.
In questo periodo, muscoli e tessuto connettivo cominciano il loro sviluppo e la
volta plantare prende forma.
Questo percorso termina in genere entro il terzo anno di età, in caso contrario è probabile che il
bambino stia sviluppando un piede piatto.
Nell’adulto, a seconda del caso clinico, il medico specialista può consigliare diversi metodi
conservativi come l’utilizzo di plantari oppure degli esercizi finalizzati all’allungamento o al
rafforzamento dei muscoli della gamba, con particolare attenzione al tendine di Achille.
A seconda dell’entità del problema potrebbe essere necessario utilizzare scarpe ortopediche e
seguire delle sessioni di fisioterapia.
Ai pazienti in sovrappeso o in stato di obesità verrà consigliata una dieta per diminuire il peso
corporeo.
In caso di sintomi dolorosi il medico può suggerire un periodo di riposo da attività fisiche o
sportive e, a seconda dell’entità del dolore, può consigliare l’utilizzo di farmaci antidolorifici.
Nei casi in cui la terapia conservativa sia inefficace e la sintomatologia sia sempre più intensa il
medico può decidere di sottoporre il paziente ad un intervento chirurgico.
Piede pronato
Il Piede pronato detto anche Piede valgo è una particolare condizione patologica, in cui il
retropiede (calcagno) tende a poggiarsi verso l’interno, e il resto del piede invece tende a
direzionarsi verso l’esterno.
Tale condizione può avere diversi gradi di inclinazione e in base alla gravità, la sintomatologia
potrebbe essere diversa.
Va detto che possedere un piede valgo, non è automaticamente una situazione in cui sarà
presente dolore: sono molte le persone che hanno questa condizione, e non presenteranno mai
fastidi o dolori.
Il piede pronato determina pressoché sempre un piede piatto, vista l’appiattimento della volta
plantare, e uno spostamento del carico.
Inoltre se si vuole guardare la patologia in modo più ampio, si noterà guardando il ginocchio, di
un ginocchio valgo.
Spesso la patologia si può diagnosticare in maniera precoce nel bambino, e se curata in tempo,
può essere corretta, o comunque limitata
Piede varo
Il piede varo è la situazione patologica in cui l’asse del retropiede è deviato verso l’interno
rispetto all’asse della gamba ed è visivamente riconoscibile dal calcagno piegato verso
l’esterno.
In questo caso è possibile notare un atteggiamento di forzata supinazione; il piede appoggia al
suolo solo con il bordo esterno mentre l’interno resta sollevato.
Osservando la suola della scarpa è possibile notare che la suola è maggiormente consumata
nella zona del tallone, sul lato esterno e nell’area anatomica del 5° dito.
Questo tipo di deviazione anatomica si caratterizza per rigidità e limitata rotazione interna ed è
asintomatica. Può insorgere per cause acquisite o congenite.
Il piede varo può causare instabilità della caviglia e si associa al piede cavo.
Diagnosi e cura
Queste deviazioni, se di entità moderata, vengono riscontrate in epoca prenatale e monitorate
per tutta la prima infanzia. Il pediatra è il medico che valuterà come tenere sotto controllo lo
stato di salute del piede e in caso di necessità consigliarvi uno specialista in patologie del piede.
In genere il trattamento per questa patologia avviene in età dello sviluppo con metodi
conservativi.
Se la correzione non produce risultati soddisfacenti è necessario un intervento chirurgico
correttivo.
Nell’adulto, a seconda del grado di valgismo o varismo, l’ortopedico può consigliare diverse
terapie conservative che prevedono l’utilizzo di scarpe e di plantari ortopedici associati a sedute
fisioterapiche e di ginnastica correttiva.
Nei casi più gravi è necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico.

ANALISI DELLA DEAMBULAZIONE (GAIT ANALYSIS)


Analisi della deambulazione
Il cammino viene suddiviso in:
- Eventi;
- Fasi;
- Sottofasi
EVENTI
Nel ciclo del passo si distinguono due eventi principali:
Contatto iniziale di un piede (initial contact) di una gamba col suolo che corrisponde allo 0% del
ciclo del passo;
Contatto successivo dello stesso piede col suolo che corrisponde al 100% del ciclo del passo
Fasi del cammino.
Fasi del cammino:
- Fase di appoggio (stance)
- Fase di oscillazione (swing)
Fase di Stance:
Corrisponde al 60% circa del cammino ed inizia dal contatto iniziale del piede col suolo (allo
0%) e termina al momento dello stacco delle dita dello stesso piede dal suolo al 60% del
cammino.
Fase di Swing:
Va dal 60% dello stacco delle dita del piede dal suolo fino al contatto
successivo delle dita dello stesso piede al suolo, cioè il 100% del ciclo del passo.
Rappresenta il 40% di tutto il ciclo del passo.
SOTTOFASI DI STANCE
- Loading Response
- Mid Stance
- Terminal Stance
- Pre-swing
Sottofasi di stance
- Loading Response
È la risposta al carico e va dallo 0% al 10%, ossia dal contatto iniziale fino allo stacco delle dita
dell’arto controlaterale
- Mid Stance
Va dal 10% al 30%, ossia dallo stacco delle dita del piede controlaterale fino allo spostamento
del centro di gravità oltre la base di appoggio del piede
- Stance
Va dal 30% al 50%, ossia dallo spostamento in avanti del centro di gravità rispetto alla base di
appoggio fino al momento in cui il piede controlaterale contatta il suolo
- Pre-Swing
Va dal 50% al 60%, ossia dal contatto iniziale del piede controlaterale fino allo stacco delle dita
del piede che stiamo esaminando
Sottofasi di swing
- Initial Swing
Va dal 60% al 70%, in cui il ginocchio è nella sua massima flessione
- Mir Swing
Va dal 70% al 80%, ossia dalla massima flessione fino al momento in cui la tibia si trova
perpendicolare al suolo
- Terminal Swing
Va dal 80% al 100%, ossia fino a quando il piede che stiamo esaminando prende di nuovo
contatto con il suolo nel passo successivo

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