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LA POSTURA
Paramorfismi e Dismorfismi
La postura è la posizione del corpo umano, sia in condizioni statiche che dinamiche,
rispetto all’ambiente che lo circonda.
Il nostro corpo assume continuamente posizioni o posture grazie all’azione dei muscoli
che partecipano alle funzioni di sostegno e di raddrizzamento del tronco contro la forza di
gravità (muscoli antigravitari posturali o della statica) e grazie all’azione dei muscoli
volontari (muscoli della dinamica) che ci consentono di svolgere le azioni specifiche.
Ogni postura è equilibrata e corretta quando si hanno forze e pesi equamente distribuiti tra
parte anteriore e posteriore, parte superiore e inferiore, lato destro e sinistro del corpo.
Abitudini posturali scorrette possono provocare tensioni localizzate in varie parti del corpo
e dolorose contratture muscolari per cui occorre acquisire buone abitudini quotidiane
insieme a una pratica costante di attività fisica e allungamento muscolare.
Durante la crescita, spesso succede che una notevole spinta staturale non è assecondata
da un adeguato sviluppo della forza muscolare, costringendo il corpo ad assumere
posizioni nuove per ricercare nuovi equilibri. A volte queste posizioni sono sbagliate e
possono alla lunga tradursi in atteggiamenti sbagliati dello scheletro.
Nella vita quotidiana assumiamo posture sbagliate che a noi sembrano comode, esse,
però, provocano un rimodellamento muscolare, legamentoso e osseo, che può essere
all’origine di paramorfismi e dismorfismi.
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Si definisce paramorfismo un’alterazione dell’assetto scheletrico che, pur allontanandosi
dalla norma, non è da considerarsi patologica. I paramorfismi sono il risultato di
atteggiamenti posturali scorretti che con il tempo sono causa di dolore. Sono forme che
non presentano alterazioni delle strutture scheletriche e si possono correggere
volontariamente attraverso esercizi specifici di rieducazione posturale. Essi, pertanto, sono
reversibili, ma devono essere diagnosticati precocemente per essere trattati con
successo, soprattutto nell’età dello sviluppo.
Si definisce dismorfismo la forma più grave del paramorfismo, consistente in una
modificazione stabile dell’assetto generale dello scheletro. I dismorfismi sono
alterazioni anatomiche patologiche di una struttura ossea che per essere corretti
necessitano di una terapia medicochirurgica, quindi, devono essere oggetto di "interventi
mirati" quali ginnastica correttiva, busti correttivi o interventi chirurgici specifici. I
dismorfismi spesso si generano per una mancata attenzione verso i paramorfismi.
Scapole alate
Dorso curvo
Ginocchia valghe
Ginocchia vare
PIEDE PIATTO
Si parla di piede piatto quando si ha l’abbassamento dell’arco plantare che non permette al
piede di svolgere la sua funzione ammortizzante; può facilmente peggiorare in caso di
sovrappeso. Il piede piatto è una forma normale e fisiologica alla nascita e nei primi anni di
vita, l’arco si sviluppa durante l’infanzia. In età evolutiva se l’arco non si è sviluppato in
maniera normale è utile la ginnastica correttiva (a esempio, esercitandosi anche a casa a
camminare sulle punte, sui talloni e sui margini esterni del piede) per rafforzare i muscoli
che sostengono l’arco plantare. Nei casi più gravi, per garantire un migliore appoggio
soprattutto durante la deambulazione, è indicato l’uso di plantari.
PIEDE CAVO
Il piede cavo è una malformazione che consiste in una eccessiva accentuazione
dell'altezza dell'arcata plantare. Il piede poggia a terra solo nella parte anteriore e
posteriore. Caratteristiche più specifiche del piede cavo sono la tendenza del calcagno a
deviare verso l’interno e le alterazioni delle dita del piede (griffe delle dita).
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ATTEGGIAMENTO CIFOTICO
ATTEGGIAMENTO
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Stare in piedi con il peso del corpo ben distribuito sui due piedi, che è meglio tenere leggermente
divaricati; possibilmente non tenere gli arti inferiori rigidi, ma leggermente piegati in modo da
riuscire e ridurre la curvatura lombare della colonna.
Scegliere scarpe comode, che non obblighino a modificare la camminata.
Posizione seduta
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• regolabile, in modo da consentire l’appoggio dei piedi a terra e preferibilmente con una leggera
inclinazione del sedile (20 gradi) verso il basso;
• stare seduti appoggiando bene le cosce e il bacino fino al dorso quanto più vicino allo schienale;
• il piano di lavoro deve essere regolato all’altezza dei gomiti, entrambi i gomiti devono appoggiare
al tavolo;
• utilizzare un leggìo che permetta di mantenere lo sguardo orizzontale;
• sedere correttamente nel banco di scuola, non sedere sul bordo della sedia; • alzarsi
ogni mezz’ora per una breve camminata, oppure stirarsi e allungarsi verso l’alto.
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Posizione al computer
• È importante mantenere gli avambracci appoggiati sul piano di lavoro senza flettere il polso e
tenere il monitor davanti a sé a 50-70 cm.
• Lubrificare gli occhi battendo spesso le palpebre.
• Focalizzare con lo sguardo un punto oltre lo schermo almeno ogni mezz’ora. • Alzarsi ogni
mezz’ora per una breve camminata, oppure stirarsi e allungarsi verso l’alto. • Dopo circa un’ora di
lavoro alla tastiera, massaggiare il collo, le spalle e la parte alta della schiena per un minuto.
La sindrome “Text Neck” è un nuovo disturbo causato da smartphone, tablet e altri dispositivi
palmari. Il termine si riferisce a una sindrome causata dal guardare il display del tablet o telefonino
continuamente e per un lungo periodo di tempo, in posizioni scorrette.
L’esposizione al carico mentre si usa il cellulare è una richiesta a bassa intensità, ma con movimenti
ripetuti del polso, specialmente quando il telefono è tenuto in una sola mano, e con il collo
mantenuto in flessione. Questa posizione prolungata, senza un supporto per le braccia, nel tempo
potrebbe essere potenzialmente dannosa per il rachide cervicale.
Negli ultimi anni, quindi, è stata proposta la definizione “text neck o sindrome tacnologica” per
descrivere un dolore cervicale in quelle persone che usano per molto tempo dispositivi mobili, in
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particolare il cellulare. Il paziente con sindrome del text neck presenta solitamente dolore al collo,
sensazione di rigidità e indolenzimento. Il carico che la zona cervicale deve sostenere, aumenta
progressivamente con l’aumentare della flessione del capo. I ragazzi con dolori muscolo scheletrici
sono negli ultimi anni in continuo aumento. Al dolore cervicale sarebbe associato anche un deficit
della propriocezione durante la flessione cervicale, contrariamente ai movimenti in estensione e
rotazione.
- assicurarsi una base d’appoggio stabile e ampia, ma che non superi la larghezza delle spalle;
- sfruttare la forza degli arti inferiori;
- trasportare i pesi alternando l’uso delle braccia;
- quando un carico è troppo pesante è meglio lavorare in coppia.
Quando si solleva o trasporta un oggetto il suo peso si aggiunge al carico dei segmenti ossei sulla
colonna.
La posizione sdraiata
Anche quando dormiamo dobbiamo assumere una posizione giusta per non avere problemi
durante la giornata.
La posizione sdraiata è la posizione di relax per la colonna vertebrale, i dischi sono alleggeriti dal
peso corporeo e possono reidratarsi aumentando il proprio spessore. Non tutte le posizioni sdraiate
sono però di effettivo relax.
Sdraiati a letto
• La posizione prona è
sconsigliabile in quanto accentua la
lordosi lombare. Rimediare
mettendo un cuscino sotto la
pancia.
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Il mal di schiena
Le cause del dolore:
● il rimanente 80% è provocato da cause non specifiche quali: posture e movimenti scorretti,
stress, forma fisica scadente e sovrappeso.
Il mal di schiena è un disturbo molto comune; a essere interessata è spesso la parte lombare, ma il
dolore può comparire in ogni punto della schiena. Gli stili di vita possono favorire la comparsa del
mal di schiena. Il fumo, lo stress, la vita sedentaria e le posizioni scorrette si ripercuotono
immancabilmente sulla salute della colonna vertebrale incidendo profondamente sulla qualità della
vita di chi ne è colpito.
Lombalgia è sinonimo di ≪mal di schiena≫. Può presentarsi sia nella forma acuta che in quella
cronica.
Per mantenere la schiena in salute sono consigliati un esercizio fisico regolare e una postura
corretta: è importante cambiare spesso posizione per evitare di sovraccaricare la schiena; una sedia
che offra un buon supporto alla schiena e alle braccia. È inoltre importante imparare ad alzarsi,
quando si è seduti, facendo forza sulle gambe e le ginocchia senza piegare la schiena in avanti ed
evitare movimenti che potrebbero causare traumi, ad esempio sollevare da soli pesi eccessivi.
Le cause che provocano la maggior parte dei dolori possono essere controllate con una adeguata
azione educativa e preventiva.
- la presa di coscienza della giusta postura e dei vari segmenti corporei interessati (anche con
l’ausilio di specchi quadrettati che consentono l’autocorrezione);
- la mobilizzazione delle articolazioni rigide o con limitata escursione;
- il miglioramento del tono-trofismo muscolare attraverso: esercizi analitici, posturali globali
(con particolare riguardo all’educazione respiratoria).
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L’esercizio fisico, quindi, migliora l’efficienza dell’apparato scheletrico in quanto:
Back School
La “Back School”, letteralmente tradotta “Scuola della schiena”, nasce in Svezia nel 1969 ed è sorta
per insegnare tutto quello che serve per prevenire e curare il mal di schiena e la cervicalgia; non è
una semplice ginnastica per il mal di schiena, ma una vera e propria scuola.
Obiettivo della Back School non è solo ridurre il dolore ma soprattutto rimuovere la causa che lo
provoca. Siccome la maggior parte dei dolori è dovuta a insufficiente conoscenza della colonna
vertebrale, posture e movimenti scorretti, stress psicologici, forma fisica scadente, la Back School si
prefigge di agire su questi fattori di rischio.
Per un’azione efficace e duratura, unisce i contributi della medicina, della cinesiterapia,
dell’ergonomia, della psicologia e dell’educazione alla salute.
• conosce la sua colonna vertebrale, com’è fatta e come funziona e sa qual è il meccanismo che
produce il dolore;
• usa correttamente la colonna vertebrale nelle posizioni e nei movimenti quotidiani; •
conosce ed esegue regolarmente gli esercizi utili per prevenire e combattere il dolore; • sa
effettuare i giusti compensi;
• conosce gli esercizi utili per colmare le proprie carenze di mobilità, di elasticità o di forza; • per
mezzo delle tecniche di rilassamento impara a gestire la propria ansia e le proprie tensioni;
• completa l'azione preventiva con un corretto stile di vita e con la consuetudine a svolgere
attività motorie.
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