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10/02/2022 04 ORTOPEDIA Vaccari – Magoni – Buccomino

Scoliosi
Definizione: è una deviazione del rachide sul piano frontale. Sul piano assiale si chiamano, invece,
cifosi o lordosi. Si dividono in due tipi:
1. Scoliosi strutturate che sono un vero e proprio problema;
2. Atteggiamento scoliotico che è un problema che non ha nulla di organico al rachide in sé.

Atteggiamento scoliotico
Infatti, vediamo che con una deviazione laterale della colonna si può anche trovare spesso
associata a simmetria dei triangoli della taglia che sono quei 2 triangoli rossi in figura, una simmetria
delle creste iliache, della linea delle scapole e delle anche. Quando chiedi al pz di flettere il rachide
non si vedono asimmetrie tra destra e sinistra, la linea dei processi spinosi è piuttosto dritta, non è
presente alcun gibbo, ma è un atteggiamento che il pz assume per svariati motivi come, ad esempio,
avere una gamba più corta dell’altra (quindi il bacino tende a stare non in posizione ortogonale,
parallelo al terreno e quindi anche la colonna assumerà
una deformità volta a correggere questa dismetria), di
postura (tanti ragazzi per atteggiamento stanno un po’
storti, ma è correggibile anche solo facendoci caso),
problemi dell’anca come deformità dell’anca come
displasia congenita. Esistono le scoliosi isteriche da
irritazioni delle radici nervose o atteggiamenti antalgici
legati a patologie anche addominali.
Disegno nell’immagine a lato della dismetria degli arti
inferiori e di come provoca un atteggiamento scoliotico.
Nella figura c’è una freccia rossa, se si corregge la
dismetria, si corregge\ anche la scoliosi.
Esistono delle patologie dell’anca che comportano una
dismetria come la displasia congenita dell’anca, l’epifisiolisi e l’osteocondrosi.

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Scoliosi posturale, (immagine) in estensione si vede solamente che ha una scapola leggermente più
alta dell’altra quando va in flessione il busto non si nota

un’asimmetria.
Immagine scoliosi isterica da archivi storici del Rizzoli.

Scoliosi antalgica, cioè la classica signora che zoppica per motivi diversi.

Non vi è una terapia vera e propria, ma solo togliere la causa dell’atteggiamento scoliotico. Non è
necessaria la fisioterapia, mentre uno sport generico può migliorare lo stato muscolare e ti spinge
ad essere più simmetrico come atteggiamento, ma non è necessario.

Scoliosi strutturale
La scoliosi vera e propria è una deviazione laterale e permanente (non si risolve da sola) della
colonna vertebrale sul piano frontale, associata a fenomeni di rotazione, inclinazione e deformità
cuneiformi dei corpi vertebrali che il pz da solo non riesce a risolvere.
Il 90% delle scoliosi idiopatiche compaiono in età adolescenziale, cioè non si è da sempre con
questa patologia. Infatti, quelle di grado lieve (10°) non vengono neanche diagnosticate nei primi
anni di vita (sono meno dell’1%), mentre il grado moderato (10°-30°) ha una prevalenza di 5-8% nei

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bambini (quindi notevole) e il grado grave (oltre i 30°) 0,3%. Adesso la prevalenza è ancora più
bassa di questi dati che risalgono ad ormai 20 anni fa.
La classificazione eziologica più comune della
scoliosi è quella di Marchetti. Si divide subito in
congenita e secondarie. Le prime sono quelle
dovute a difetti di segmentazione del rachide al
momento della formazione embrionale o da difetti di
formazioni miste che possono comprendere anche le
sinostosi. Le altre, invece, sono secondarie ad altre
patologie come malattie congenite (neurofibromatosi,
sindrome di Marfan perché genera lassità e quindi
un’incapacità del soggetto di mantenere un’equilibro
osseo, le miopatie in senso che una cecità
monoculare o comunque anche l’astigmatismo
possono generare nel pz la tendenza a tenere il capo
girato e questo lo porta a stare storto, l’artrogriposi
dove si ha una contrattura in flessione di praticamente tutti gli arti che è molto più marcata nelle
estremità tipica dell’Africa Sub-Sahariana) o acquisite (come rachitismo, la polio, oppure post-
traumatiche dell’infanzia).
I difetti di formazione vengono chiamati emispondili: è presente il corpo vertebrale formato solo
in una sua metà, nell’altra parte ciò non avviene, quindi esso è a cuneo orizzontale (immagine
sottostante).

Un’altra tipologia di anomalie di sviluppo della colonna sono i difetti di segmentazione, ovvero le
sinostosi (immagine sottostante).

C’è questo corpo vertebrale che non è formato per bene, quindi, genera un cuneo che genera a sua
volta una curva. Nelle sinostosi, invece, c’è una fusione dei corpi vertebrali con la colonna che può
assumere una deviazione e non essendo mobili non sono correggibili.

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Immagine scoliosi severa -> assieme alla colonna
quando va in flessione si presenta un gibbo toracico
con alterazione anche della simmetria scapolare. Le
neurofibromatosi sono quelle più gravi in assoluto.
Una paralisi muscolare del tronco può dare anche
una contrattura e quindi una scoliosi. Ovviamente si
può cercare una componente genetica, ma è relativa,
le più frequenti sono le scoliosi idiopatiche.
Le scoliosi idiopatiche colpiscono individui molto
giovani, di solito compaiono dai 10-14 anni (prima dei
6 anni non ci si fa caso a meno che sia molto molto
grave). Sono patologie evolutive, quindi, o
peggiorano o migliorano.
Classificazione antropografica:

• Cervicale;
• Toracica;
• Toraco-lombare/Lombare.
La toracica e la lombare sono le più frequenti (più la toracica della lombare perché ci si accorge più
facilmente della sua presenza) e la toracica è, anche, la più grave perché influisce su tutto quello
che è lo scheletro della gabbia toracica ed anche sulla morfologia degli organi interni. Nella scoliosi
toracica i corpi vertebrali cominciano a ruotare e con essi anche le coste ad essi agganciate, quindi,
in flessione si vede una duna da una parte e dall’altra una depressione. Ovviamente sono spesso
ad evoluzione grave fino a dare disturbi respiratori, infatti, vengono trattate quando sono maggiori di
30°.
Scoliosi toracica immagine a lato -> anche l’arco costale si
deforma oltre alla rotazione dei metameri
Le scoliosi lombari hanno sempre delle salienze meno
marcate, ci si può quasi non accorgersene non avendo le
coste. C’è questo difetto estetico, specialmente in quelle più
accentuate, perché variano i triangoli della taglia e la linea
scapolare, ma sono quelle in assoluto più tollerate e che puoi
avere speranze di non ricorrere al trattamento chirurgico.

Immagine del difetto; le sinostosi delle vertebre si


cominciano a curvizzare. I corpi vertebrali ruotano su se
stessi dando la curva tipica della scoliosi perché un corpo
vertebrale non
è mai
completamente
piatto, ma è un
po’ cuneizzato
quindi quando
ruota dà una
curva sul piano
frontale. Alla
lastra si vede anche perché cambia la morfologia dei
peduncoli.

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Disegno non solo ruotata, ma cambia anche la forma della costa legata al metamero.

Immagini a lato e sottostanti di come appaiono i pazienti: alterazione


delle spalle, dei triangoli della taglia, del corso delle apofisi spinose,
le scapole variano il loro profilo, c’è un’asimmetria delle creste iliache
anche se non vi è una dismetria degli arti inferiori perché come
risposta ad un aumento della curvatura ci può essere anche un
diassamento del bacino.

Per fare la diagnosi quando si vede un bambino che ha un difetto appena percettibile è verosimile
sia inferiore ai 10°, non è che fai fare a tutti una lastra, al massimo lo rivedi dopo 1 anno, però quelle
che hanno meno di 10° sono spesso quelle più tranquille, che evolvono meno frequentemente. Nei
casi più gravi consigli subito di fare la lastra panoramica in proiezione antero-posteriore dal bacino
fino al rachide cervicale e postero-laterale per vedere che non ci siano dei difetti di formazione dei
corpi vertebrali. Tutte queste lastre si fanno sempre in carico, ovvero da in piedi, altrimenti si rischia
di non vedere bene la curva.

Metodo di Cobb (importante)


Per la misurazione della curva si usa il metodo di Cobb. Si
fa una linea tangenziale dal primo corpo interessato dalla
curvatura all’ultimo corpo e si vede di quanti gradi divergono.
In una scoliosi si deve considerare sempre non solo l’età del
pz, ma soprattutto la maturità ossea perché i livelli di
sviluppo in questa
fase giovanile-
adolescenziale non
sono uguali per tutti.

Per questo motivo viene in aiuto il test di Risser per cui


quando le creste iliache sono completamente formate si ha
score uguale a 5, mentre quando non sono formate lo score

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è 0 e sono quelle che più facilmente evolveranno. È, quindi, un test dell’evolutività della curva.

Trattamento
Non esiste ginnastica correttiva che possa mettere fine a questo tipo di deformità, quindi, il vero
trattamento è la diagnosi precoce, anche se non è un approccio chirurgico immediato. È importante
dare un controllo seriato meglio a 6 mesi, ma va bene anche a 1 anno e poi vedere se serve un
trattamento conservativo chirurgico a seconda dell’evoluzione patologia.
La lastra è, infatti, la prima cosa da fare. Si misura con il metodo di Cobb l’angolo e si aspetta un
attimo per vedere come evolve la patologia, se in meglio o in peggio e poi si procede al trattamento
anche con l’ausilio di busti.
Esistono busti modellati sul pz e vengono utilizzati a
seconda che sia una scoliosi lombare (bustino solo
lombare) o toracica (sicuramente c’è bisogno del terzo
punto di spinta), se è cervicale (bisogna che ci sia anche
l’appoggio mentoniero che è molto scomodo). Il
busto/corsetto non corregge la scoliosi, ma ne blocca
l’evoluzione; per questo è importante una diagnosi
precoce. In seguito, si può fare un trattamento chirurgico
nel caso in cui il busto non sia stato sufficiente a
contenere l’evoluzione. Prima si tratta e meglio è, ma
l’indicazione deve essere giusta, nel senso che bisogna
avere anche un po’ di pietà per questi bambini non mettendo il busto se non è necessario (suo
parere).
La fisioterapia si fa solo nel busto, ma è un adattamento del pz ad utilizzare i muscoli in una certa
maniera con un certo asse del rachide, per migliorare la muscolatura, ma non è correttiva. Per
svezzamento del busto si intende la rimozione del corsetto per gradi, con delle tappe precise.

Il corsetto Milwakee è il più famoso, è un busto a tre punti, ha un


appoggio sulle creste iliache, uno mentoniero in questo caso e ha un
terzo punto id pinta che è quella parte che viene aggiunta.

Corsetto lombare basso -> immagine a destra


Il corsetto contiene la curvatura, migliora un po’ l’asse, ma non riporta il
rachide ad un’assenza di deformità.

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L’apparecchio gessato non esiste più fortunatamente (immagine).

Per il trattamento chirurgico le indicazioni sono una


scoliosi grave (tra 30° e 40° o più di 40° secondo altri),
o una moderata che non ha ottenuto risultati col
corsetto. In immagine si vedono i perni vengono
impiantati nei peduncoli del soma a questi vengono
agganciate le barre metalliche che prima vengono
piegate sulla deformità per poi raddrizzarle con delle
pinze fino a portare alla correzione immediata della
deformità in un unico intervento chirurgico. Infine,
vengono messe sopra delle “cip ossee” (?) per ottenere una buona fusione dei corpi vertebrali.
Chiaramente il risultato del trattamento è la sinostosi di tutta la colonna o del tratto interessato, per
cui la mobilità del busto sarà minore.
Immagine di uno dei casi clinici con differenza prima-dopo anche nel gibbo dorsale.

Le cose più importanti riguardanti la scoliosi che sono da sapere sono la classificazione, la diagnosi,
il trattamento e quando utilizzare il corsetto e che non è risolutivo nel 100% dei casi.
Domanda 1: “Ci sono dei casi in cui è controindicato il trattamento chirurgico?”
Risposta: “Quando si hanno altre patologie. Siccome questi soggetti che hanno una deformità grave
spesso essa è secondaria ad altre patologie (come la neurofibromatosi) ci sono alcune condizioni
che impediscono questo intervento chirurgico. Da altri punti di vista direi di no.”
Domanda 2: “Ma se la deformità della colonna dorsale associata a modifiche della gabbia toracica
è comunque possibile con questo intervento risolvere il problema?”
Risposta: “È per questo che va corretto il prima possibile, per evitare che si formino queste deformità
strutturate.”

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Displasia congenita dell’anca


La displasia congenita dell’anca è una patologia che in Italia si presenta nelle forme lievi e ci sono
pochissimi centri specializzati che fanno gli interventi (Torino e un po’ a Bologna). Questo perché
fortunatamente grazie alla diagnosi precoce non si arriva mai ad un punto per cui si devono fare
degli interventi chirurgici. Fino a qualche anno fa era obbligatoria per tutti i bambini l’ecografia delle
anche, ora non lo è più a meno che un parente di primo grado presenti lo stesso problema o c’è
familiarità nota nonostante i parenti di primo grado non ne siano affetti. Purtroppo, con i tempi del
SSN l’ecografia viene effettuata spesso non nei tempi giusti (di solito dopo 3 mesi dalla richiesta del
pediatra), quando orami è tardi.

Sviluppo embrionale dell’anca


C’è un osso iliaco e un osso pubico ischiatico che hanno l’incisura che forma un angolo (col tetto un
po’ sfuggente, non è retto) da cui si forma acetabolo. Per quanto riguarda la testa del femore, nella
formazione embrionale c’è un collo del femore che è molto valgo. L’arco di Shentoon è utile nella
diagnosi (immagine) e la pallina è il nucleo ipofisario del femore (lo spazio che si vede nella lastra
non è vuoto, è la cartilagine di accrescimento con al centro il nucleo di ossificazione della testa del
femore).

Epidemiologia
Definizione displasia congenita dell’anca: è un difetto di sviluppo presente già alla nascita che di
rado guarisce spontaneamente al massimo non evolve, anche se spesso evolve fino alla
sublussazione o lussazione dell’anca. Al giorno d’oggi se ne vedono raramente, soprattutto dai paesi
dell’est-Europa o dell’Africa perché in Europa la diagnosi precoce è molto efficace. Colpisce 2:1000
nati vivi, quindi giustifica uno screening nella popolazione e sono quasi tutte femmine (5:1). Il 50%
è delle forme bilaterali, ma ciò non vuol dire che per forza si ha un’anca destra e sinistra grave,
magari da una parte è grave e dall’altra lieve.
Si possono associare ad altre alterazioni congenite:

• Piede torto -> è la più comune; è una patologia congenita


caratterizzata dalla posizione anomala del piede che si presenta:
1. Equino -> la parte posteriore del piede (retropiede) è
inclinato verso il basso per la retrazione del tendine
d’Achille;
2. Cavo -> per aumento della normale concavità presente
nella parte interna del piede;
3. Varo -> il retropiede è inclinato verso l’interno;
4. Addotto -> la parte anteriore del piede (avanpiede) è inclinato verso l’interno;
5. Supinato -> l’avanpiede è rivolto verso l’alto. *da
https://www.ospedalebambinogesu.it/piede-torto-congenito-80296/*
• Torcicollo;
• Scoliosi;
• Piede piatto.

Eziologia
In gran parte l’eziologia è data da una componente genetica, ma può essere esacerbata da fattori
ambientali. In verità, i fattori ambientali hanno meno peso di quello che si pensava: un tempo si
pensava che anche il doppio pannolino potesse tenere le anche abdotte, mentre oggi si sa che un
vero fattore ambientale da tenere in considerazione può essere ad esempio il parto podalico. Infatti,

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la lassità della ventosa e la displasia congenita del femore impediscono un normale sviluppo. Un
parto podalico impedisce un giusto contatto tra il femore e l’acetacolo nella crescita del bambino fin
dalle sue prime fasi gestazionali.
(Anno precedente:
EZIOPATOGENESI

• Fattori genetici: errato sviluppo dell’articolazione

• Forse c’è poco liquido (oligoidramnios)

• Presentazione podalica al parto

• Fattori post-natali à costrizione in adduzione ed


estensione
Nello specifico le cause possono essere
A. Genetiche
a. Alterazioni dello sviluppo del cotile
b. Alterazioni dello sviluppo della testa femorale
c. Alterazioni dello sviluppo del labrum cotiloideo
d. Lassità della capsula articolare (ha una sua importanza perché più l’articolazione è
lassa più si riescono ad avere dei movimenti di lussabilità; la lassità può essere
dovuta a fattori ormonali o a fattori meccanico-posturali) es: S.Larsen, S.Ehlers
Danlos
e. Sindrome di Down
f. Disordini neuromuscolari (mielodisplasia, spina bifida)
B. Meccaniche
a. Posizione assunta anche durante la vita intrauterina
b. Tipo di parto
c. Oligoidramnios)

Classificazione
Questa è una classificazione che si può anche non ricordare. Si divide in fasi:
1. Prelussazione: è la fase compresa dalla nascita fino a circa 1 anno, quando il bambino non
sa ancora camminare, l’anca non è ancora uscita dalla sua sede o comunque fino a che il
bambino non carica
2. Sublussazione o Lussazione: da 1 a 6 anni circa (la slide dice 10 anni), quando i tessuti
sono ancora elastici, dopo che il bambino ha iniziato a camminare. Di solito veniva fatta
un’operazione che oggi non si fa più. Essa è la dislocazione della testa femorale che
mantiene in parte i rapporti con il cotile
3. Lussazione inveterata: è presente da sempre e viene trovata circa dopo i 10 anni, anche
con la chirurgia non è possibile restituire i normali rapporti articolari. In questo caso il chirurgo
può solo cercare di migliorare i rapporti tra anca e testa del femore mediante osteotomie
(Anno precedente: Nella slide si evidenziano, con un’altra classificazione, i diversi gradi di patologia.

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• Anca normale

• Grado 1: anca instabile

• Grado 2: anca sublussata

• Grado 3: anca lussata


In immagine si può ben apprezzare la gravità grazie
al disegno e al corrispondente quadro ecografico.
L’ecografia è fondamentale in quanto consente di
fare prevenzione. )

Anamnesi
Nell’anamnesi è importante chiedere la famigliarità,
se ci sono state complicanze nella gravidanza e la
provenienza geografica, dato che è presente una prevalenza in certe zone.

Esame obbiettivo
Si costituisce di tre parti:

• ispezione

• palpazione

• manovre
In particolare:

• Si procede tramite l’ispezione che consiste in:


1. ricercare 3 pieghe cutanee nelle cosce interne,
che possono risultare asimmetriche.
2. Si parla sempre di uno stadio di pre-lussazione
(quindi la testa del femore non è ancora uscita
dall’acetabolo), in cui un arto risulta extra-ruotato e
accorciato.
3. Ad occhio nudo e soprattutto in lastra, si può
notare l’asimmetria del profilo del trocantere e
l’appiattimento della natica (slide)
4. Quando si va a muovere l’arto, non si riesce ad
abdurre l’anca, cioè ad allontanarla dall’arto
controlaterale. C’è una asimmetria nell’abduzione, che
è normale a 70°. Se è minore è una situazione patologica.
• Mediante palpazione è possibile riscontrare la sporgenza trocanterica e nel movimento di
abduzione delle anche si udirà un suono scattante.
• La diagnosi precoce si effettua grazie alla manovra di Ortolani o Ortolani-Barrow.
Questa manovra viene effettuata il primo o il secondo giorno di vita. Consiste nel prendere il
ginocchio del bambino, in modo da avere il pollice posizionato su di esso, e con il medio o
l’indice si va a toccare il trocantere. In questo modo, si esegue un’abduzione forzata. Se c’è
una lussazione, una pre-lussazione o una displasia dell’anca significativa si sente uno scatto
come se la testa del femore uscisse dall’acetabolo, quindi esso esce dalla sua sede. Il suono
è dovuto all’uscita della testa del femore dalla cavità acetabolare: questo rappresenta il
segno di Ortolani. Questa manovra consente di valutare precocemente lo stato
dell’articolazione (è eseguibile già nel primo giorno di vita) e, in caso di positività, di iniziare
tempestivamente le cure. Non è così sensibile dopo il 3° mese.
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La manovra di Barrow non viene eseguita quasi mai ed è sostanzialmente l’opposto di
quella di Ortolani: si extraruota forzatamente l’arto e poi si spinge indietro per vedere se si
riposiziona.

Un altro parametro importante è la simmetricità, quindi devo


sempre verificare che il movimento sia simmetrico
bilateralmente. Se non riesco ad ottenere l’abduzione
completa l’anca è sospetta. Ovviamente è l’anca che non si
abduce completamente che risulta essere a rischio.
Questi segni clinici sono segni di lassità e instabilità, ma non
sono patologici.
Lo diventano se associati all’esame ecografico, che è quello
che fotografa veramente la situazione dell’anca. Altrimenti
questi segni identificano solo la lassità che può anche essere parafisiologica.
Quindi i campanelli d’allarme sono lo scatto che si sente alla manovra di Ortolani, la difficoltà o la
limitazione e l’asimmetricità dell’abduzione. Nel caso in cui la lussazione sia bilaterale si possono
avere maggiori difficoltà nell’identificarle.
Gli altri segni clinici sono la dismetria degli arti, l’asimmetria delle pliche cutanee a livello inguinale
anteriormente e posteriormente e il segno del pistone (da slide). L’asimmetria delle pliche è segno
di dismetria degli arti non necessariamente di lussazione dell’anca. Ovviamente non sono segni
diagnostici, ma sono segni di sospetto.

Esami strumentali
L’ecografia va fatta nei primi tre mesi, la radiografia si fa invece al quarto o quinto mese perché
prima si ha molta cartilagine.

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Ci sono degli angoli importanti da misurare nell’ecografia:
l’angolo α è l’indice di copertura ossea, cioè è l’angolo
formato dal ciglio acetabolare e da una retta passante per
l’asse maggiore dell’ileo, mentre l’angolo β è l’indice di
copertura cartilaginea, cioè è l’angolo che si forma tra
l’osso pubico e la copertura della testa passante per il
centro.
La classificazione ecografica è la classificazione di Graf:
1. Nel paziente sano l’angolo alfa è più alto e l’angolo beta
più basso, si ha un’anca matura, una situazione
denominata 1A.
2. Al variare dei rapporti cresce la deformità, una
situazione di 1B e 2A vengono spesso diagnosticati e non
vanno incontro ad alcun intervento
3. Una situazione di 2B è una situazione da trattare
4. Si può arrivare fino ad un grado 3/4
Alla radiografia si può vedere un acetabolo con un tetto
sfuggente, l’epifisi femorale è piccola, quasi invisibile ed è lateralizzata e superiorizzata rispetto
all’acetabolo.
Quando si ha un pre-lussazione, si può effettuare la classificazione e successivamente decidere il
trattamento.
Se ci si trova davanti ad un grado 2B bisogna intervenire in modo conservativo con gessi seriati o
dei tutori snelli in termoplastica che si modellano sul bambino, non si usa più la trazione al letto
come si faceva in passato e anche l’uso del doppio pannolino, che si pensava potesse servire per
lo sviluppo corretto dell’anca, è risultato quasi controproducente ed è sconsigliato. Nei primi tre mesi
dello sviluppo, il trattamento conservativo porta ad un certo centramento della testa femorale
nell’acetabolo, non è perfetto, ma lo scheletro deve ancora maturare e, se ci sono le giuste forze di
carico e trazione, tendono a svilupparsi con una deformazione molto limitata.
Quando si ha già una sublussazione, cioè quando si ha una patologia già più strutturata, si ha
sempre:

• una extrarotazione
• un accorciamento dell’arto
• una ipoplasia della natica
• la testa femorale che è lussata non rientra con la semplice abduzione, non scatta più,
• insorge un’andatura anserina o il segno di Trendelemburg, quindi non si riesce a
mantenere il bacino dritto con appoggio monopodalico. Quindi quando si appoggia il piede
dell’arto patologico non si mantiene l’equilibrio.
Questo può essere dovuto a problemi
nell’abduzione dell’arto, deficit al gluteo o una
lussazione dell’anca. Se non si fa una buona sutura
del gluteo dopo una protesi d’anca, possono
insorgere comunque problemi nell’abduzione.
Dal punto di vista radiografico, quando si ha una
lussazione:

• si vede la triade di Putti:


• l’anca è lussata, quindi si ha un nuovo cotile, che
compare in posizione supero esteriore rispetto al
paleocotile.
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• Si ha il collo del femore valgo e antiverso
• Si ha l’interruzione dell’arco di Shenton.

Terapia della sub-lussazione e lussazione


• Nella sublussazione si può provare una
manovra conservativa, ma è raro che funzioni. La
terapia incruenta non funziona molto.
• La terapia può essere per trazione, raramente
con l’uso dei gessi, mentre molto spesso avviene la
tenotomia degli adduttori. Quando si va a centrare
nella sua sede un arto che ormai si è accorciato, quindi
è inveterato, in particolare la testa del femore, si ha un
allungamento esagerato dei muscoli, soprattutto degli
adduttori, che tendono ad accorciarsi
immediatamente. Questa è una procedura accessoria
molto veloce, dove si sentono le corde degli adduttori
a livello inguinale. Si può fare anche una procedura
percutanea: a livello inguinale con il bisturi si fa un
allungamento (taglio) a Z, se è molto piccolo, e si
uniscono le parti distali in modo da allungarlo oppure
si fa una tenotomia parziale, quindi si fa un po’ di
release in modo che si allunghi un po’, a seconda di
quanto sia necessario agire.
• Riduzione cruenta vuol dire che si deve
rimodellare il femore o le parti molli accessorie che
impediscono la centrazione dell’epifisi nel cotile.
L’accesso è laterale, si sposta il grande gluteo, si fa
la capsulotomia, si vede la testa del femore e
l’acetabolo. Riduzione cruenta significa togliere
quella capsula in eccesso che abitava il cotile e
successivamente permette di riposizionare il
femore. Infine, si sutura la capsula in modo più
stretto per irrigidirla e per impedire una successiva
riuscita del femore. Questo si fa quando l’acetabolo
è già formato, se no bisognerebbe fare
un’operazione sull’osso.
• Il femore va rimodellato correggendo il
buldgismo, quindi aumentando il barismo e
ruotando la testa. Si può eseguire una osteotomia rotativa intratrocanterica: una
osteotomia che è obliqua all’asse del femore, in modo tale da ottenere una varizzazione del
collo e viene poi fissato con delle viti.
• Un altro intervento meno frequente è l’osteotomia del bacino o di Pemberton: si fa una
breccia nell’osso senza rompere tutte e due le corticali nel tetto acetabolare superiore, si
inserisce un cuneo, mantenendo la cartilagine, e si va ad aumentare l’orizzontalità del tetto
acetabolare.
• Un altro intervento più invasivo è l’osteotomia di bacino di Chiari e, dove c’è un tetto
sfuggente, si fa un’osteotomia subito sopra al tetto acetabolare dell’osso iliaco e si fa una

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traslazione dell’osso iliaco che diventa il nuovo
tetto. L’osteotomia in questo caso è molto alta. I fili
servono per tenere centrato l’arto e un altro per
evitare la rotazione e vengono tolti nelle visite
ambulatoriali successive.
• Quando si ha una lussazione inveterata si ha
una stessa situazione, ma più grave e si prova
l’intervento dell’osteotomia rotativa. Oppure se si
ha una deformazione tale della testa del femore che
bisogna ricorrere alla protesi.
Cosa ricordare della displasia?

• Immagine radiografica
• Definizione
• Fattori predisponenti (parto podalico e
famigliarità)
• Ispezione in pre-lussazione
• Manovra di Ortolani
• Timing degli esami
• Classificazione di Graff con angoli
• Triade di Putti
• Cenni di trattamento (gesso e tutore in fase di
pre-lussazione, quindi prima di una sublussazione
o lussazione con disturbi già a livello anatomico e altre terapie nominate)

La slide sopra a destra non è stata trattata, ma la


riporto per completezza

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