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Catani Corrado-Marzi-Scarfò
Da un recente studio si è visto come la cartilagine dopo 8 ore di sonno possa essere più
spessa di 0,5/0,6 ml rispetto al suo spessore durante la giornata.
Se la cartilagine viene ad essere compressa e contemporaneamente si ha un trauma, a
causa della forza tangenziale, la cartilagine si rompe, determinando così le lesioni della
cartilagine dette focali. Tali lesioni si hanno proprio perché l’elasticità, che consente la
comprimibilità delle cartilagini dei capi articolari, determina un’interdigitazione tra le due
cartilagini. È questo il motivo per cui nei pz giovani che si procurano importanti traumi
durante certe attività, la forza tangenziale può creare un distacco focale della cartilagine.
Durante il carico, l’interdigitazione tra le cartilagini provoca una resistenza al movimento
garantendo così una forma di stabilità indiretta.
Non a caso se si rompe un crociato e non viene ricostruito, la posizione del femore rispetto
alla tibia non è più la stessa di prima e per tanto il carico cambia la sede in cui si
concentra, provocando la sofferenza della cartilagine. Questo è il motivo per cui con la
lesione del crociato nel tempo si ha un’alterazione della cartilagine, oltre al fatto che
aumentano leggermente anche le forze tangenziali.
L’osso subcondrale va valutato attentamente all’esame radiografico.
In un quadro artrosico si può avere anche presenza di osteofitosi marginale.
L’osteofita non è altro che una produzione
ossea esuberante normalmente marginale. Si
viene a creare dell’osso in più, spesso proprio
nell’area dove c’è maggiore presenza di
tessuto sinoviale, ai bordi dell’articolazione.
Pertanto, attorno all’osso si comincia ad avere
una flogosi, l’osso reagisce apponendo nuovo
tessuto osseo prevalentemente di carattere
spongioso che può nel tempo sclerotizzarsi
diventando più rigido, aumentando cosi la
morfologia dell’osso nel tentativo di supportare
l’articolazione, come nel caso del ginocchio, a
sopportare meglio il carico, in accordo alla relazione Pressione=F/S.
MENISCHI
Il menisco è una struttura presente in alcune articolazioni quali quelle:
• del ginocchio,
• del polso
• sterno-clavicolare
• temporo-mandibolare
• acromio-clavicolare
E’ fondamentale per due ragioni.
1. Consente di scaricare e ridurre il carico
2. Limita i movimenti.
Ad esempio nell’articolazione acromio-clavicolare alcuni movimenti sono limitati dai
legamenti come quelli conoidi, ma il movimento principale che tale articolazione può
consentire è la rotazione che viene ad essere limitato dalle strutture meniscali in essa
presenti. In una sub-lussazione di 2/3° il dolore è provocato dall’irritazione della struttura
capsulo meniscale
14/03/2022 Ortopedia lezione n°5 Prof. Catani Corrado-Marzi-Scarfò
L’osso sesamoide della rotula aumenta il braccio di leva del tendine quadricipite.
Nella condizione di obesità succede che l’articolazione femoro-rotulea lavora troppo e
quindi la cartilagine e l’osso subcondrale vanno in sofferenza. Quindi nell’obeso è
l’articolazione femoro- rotulea a venir danneggiata.
Inoltre, bisogna ricordare che l’articolazione in un obeso lavora in flessione.
14/03/2022 Ortopedia lezione n°5 Prof. Catani Corrado-Marzi-Scarfò
ARTROSI SECONDARIA
1. ALTERAZIONE MECCANICA
Deformazioni epifisarie
Una frattura, un distacco epifisario, per esempio, determina una prevalenza della
produzione di osso, poiché si deve riparare la componente fratturata, ciò può determinare
la chiusura della fisi.
Nel nostro caso si può osservare la cartilagine di accrescimento che, in questo paziente
dovrebbe fisiologicamente essere ancora presente su tutto il perimetro epifisario, si è
ossificata. una condizione molto frequente nel continente africano, causata da
malnutrizione, rientrando nell’ampio gruppo di patologie dismetaboliche.
La domanda che ci poniamo ora è la seguente “Perché abbiamo un interessamento mediale
e non laterale?”
Poiché il carico è ovviamente maggiore nel compartimento mediale durante la normale
routine del ragazzo si osserva è che:
● Lateralmente (sx) si ha una crescita cartilaginea normale;
● Medialmente (dx), dov’è presente l’ossificazione (epifisiodesi), la crescita è
interrotta.
Questo comporta la comparsa di una grossa deformità, un alterato allineamento, che
andrà quindi operato precocemente per normalizzare l’altezza dell’epifisi tibiale mediale ed
evitare l’evoluzione in artrosi. (Da anno precedente)
Riassumendo il tutto parte da una sottostante condizione di malnutrizione che porta a una
crisi della fisi, cioè alla situazione visibile alla lastra che prende il nome di Morbo di
Blount.
Il morbo di Blount interessa generalmente soggetti di 6-10 anni su base traumatica o
dismetabolica e ciò che si osserva è un’importante deformità che richiederà un’osteotomia.
Osteocondrite Dissecante
Interessa generalmente soggetti fra gli
8-12 anni, è una patologia di carattere
vascolare dove si osserva una
sofferenza dell’osso subcondrale e
cartilaginea, normalmente (90% dei
casi) nel condilo mediale femorale in
prossimità del crociato posteriore,
mentre è raro nel condilo laterale.
Lo possiamo osservare nella lastra qui a fianco dove si vede un
orletto, l’osso che diventa più chiaro e non uniforme come il condilo
esterno.
Molte volte la cartilagine è normale, mentre è anomalo l’osso
subcondrale: questo porta nel tempo ad un’alterazione che richiederà
un trattamento chirurgico per riparare la componente ossea e
rivitalizzare la componente danneggiata. Se la sofferenza si
estendesse anche alla componente cartilaginea il trattamento dovrebbe essere
ulteriormente ampliato con un trapianto cartilagineo.
Menisco Discoide
Un menisco ha una forma di ¼ di luna, il mediale è un po’ più
“coperto”, mentre il laterale ha una dimensione minore. Il menisco
discoide modifica la sua forma passando da ¼ a una luna piena,
generalmente il menisco interessato è quello laterale, questo nel
tempo (di solito intorno agli 8-10 anni) porterà a patologia da
sovraccarico, una compressione consistente del menisco fino alla
rottura dello stesso accompagnata a sintomatologia dolorosa.
L’intervento in artroscopia serve per “pulire” il menisco cercando di dargli la forma più
simile a quella che aveva in natura, ci sono casi in cui il menisco viene rimosso quasi
completamente portando il giovane soggetto a vivere per lungo tempo senza menisco
esterno, aumentando in modo consistente il rischio di sviluppare un’artrosi secondaria
laterale.
Il menisco esterno ha una funzione di mantenimento del movimento del condilo laterale;
considerando che lo stesso in una flessione a 120/130° si trova sul bordo esterno della
tibia, quasi sublussato a riprova dell’enorme capacità elastica del menisco. Infatti, il
menisco esterno non è quasi attaccato alla capsula, è libero perché a differenza del
mediale che deve dare stabilità al ginocchio la parte laterale deve poter ruotare, essere
elastica e il comportamento dei menischi deve essere analogo.
Non a caso nelle lesioni del crociato anteriore il menisco maggiormente interessato è
quello esterno.
14/03/2022 Ortopedia lezione n°5 Prof. Catani Corrado-Marzi-Scarfò
Instabilità
Nell’immagine inferiore a dx si può osservare come
l’erosione dell’emipiatto mediale con legamento crociato
integro si concentra nella parte anteromediale poiché il
femore grazie al legamento integro può ruotare in una sola
direzione, importante sottolineare come per l’inserimento
di una protesi mono compartimentale il crociato stesso
debba essere funzionale.
Nella seconda immagine a sx osservo un quadro diverso: il
crociato è danneggiato e l’erosione che sarà il punto dove
si esercita il carico è diverso per cui il femore slitta antero-
posteriormente in maniera eccessiva e si ha
danneggiamento dell’intero piatto tibiale.
Per queste ragioni viene consigliata, soprattutto nei giovani,
la ricostruzione del crociato poiché l’inserimento di una
protesi rischio un carico eccessivo per la protesi.
Condrocalcinosi
In quest’immagine radiografica si può osservare fra femore e tibia c’è una radiopacità a
livello di menischi e cartilagine che normalmente sono radiotrasparenti.
Il quadro appena descritto è figlio di una patologia: la condrocalcinosi caratterizzata da
un difetto metabolico per cui il trifosfato di calcio si va a depositare nei menischi e nella
cartilagine portando ad un irrigidimento di queste
strutture, aumentando la possibilità di rottura.
Il trifosfato di calcio è un elemento fortemente irritante
per la sinovia difatti se si libera in articolazione può
portare ad un artrosinovite chimica da trifosfato di
calcio con un ginocchio gonfio, caldo definito
pseudogottoso.
La diagnosi è radiografica e rientra nelle artrosinovite da
microcristalli, per quanto possibile il trattamento di
questi quadri deve essere farmacologico attraverso la
rimozione del liquido e l’iniezione di cortisone sperando
che non si sviluppino sottostanti quadri di artrosi.