Le tendinopatie inserzionali venivano descritte già anni fa da Nirschl come “alterato o insufficiente
processo di guarigione dopo trauma acuto o microtraumi ripetuti da iperutilizzo”, cioè il gesto
ripetuto più volte porta ad una tendinopatia di vario tipo.
Come tutte le articolazioni anche il gomito va valutato secondo i soliti criteri, rappresentati e
sviluppati di seguito. [il prof ha solo enunciato i 4 momenti principali, senza entrare nel dettaglio dei
singoli]]
ISPEZIONE
● valutazione del “Carrying angle”
● ispezionare il gomito (rashes,abrasioni,eritemi,gonfiore)
● Ispezione della superficie olecranica (noduli sottocutanei,tofi
PALPAZIONE
● Palpare la borsa olecranica (rigonfiamenti della borsa,noduli,tofi)
● Palpazione laterale della linea articolare (ringofiamento sinoviale)
RANGE DI MOVIMENTO
● Flessione del gomito
● Estensione del gomito
● Pronosupinazione dell’avambraccio
STABILITA’ DELL’ARTICOLAZIONE
● Varo e valgo stress
A. COMPARTIMENTO ANTERIORE
Mentre il muscolo brachiale anteriore, principale
muscolo flessore del gomito, non va praticamente
mai incontro a rottura od altre patologie, il bicipite
brachiale invece può presentare le condizioni
elencate nella slide a lato.
1
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Inquadramento:
Il tendine bicipitale può lacerarsi prossimalmente a livello del capo lungo1 ed è una lacerazione che
compete l’articolazione della spalla, mentre molto più rara è la rottura del tendine distale comune
del bicipite brachiale, di competenza del gomito.Si osserva soprattutto negli uomini di mezza età
(40-60 anni), dediti ad attività lavorative o di allenamento pesanti.
Di solito il paziente racconta di un trauma acuto con contrazione eccentrica in carico2.
La sensazione di strappo doloroso è immediata ed è avvertita in regione antecubitale. Un deficit di
forza (flessione del gomito e supinazione dell’avambraccio) è sempre presente, ma con il passare
del tempo diviene meno evidente e lo si muove tranquillamente, anche in caso di distacco
completo 🡪 Mai escludere la diagnosi di frattura di bicipite se il pz muove bene il braccio. L’unica
cosa che rimane costante e valutabile è la minor forza in supinazione rispetto all’arto
controlaterale, essendo un supinatore primario.
Segni clinico-diagnostici:
Ci sono essenzialmente due segni patognomici che il clinico può ricercare sul paziente:
● Segno dell’uncino (hook test): consiste
nell’andare ad agganciare il tendine dalla sua
porzione mediale. La manovra consiste nel far
tenere al paziente il gomito flesso a 90°,
avambraccio completamente supinato e si passa il
dito medialmente alla ricerca del tendine brachiale,
che normalmente si aggancia benissimo, teso
come una corda, mentre nel paziente con la frattura tendinea non si sente più.
● The Biceps Crease Interval Test con un
pennarello si fa una linea nello spazio che va
dalla piega del gomito fino alla bombatura
(bombè) del bicipite e si misura la lunghezza.
Ovviamente se il bicipite è rotto, la distanza
diventa maggiore rispetto l’arto controlaterale,
perché il ventre muscolare è risalito
prossimalmente. Solitamente se l’aumento è
superiore a 5 cm è suggestivo di rottura.
1
Il bicipite ha due capi, collocati nella porzione prossimale. Il capo breve va alla coracoide ed il capo lungo attraverso la
doccia bicipitale a livello della testa omerale, passa sopra la testa omerale (depressore della testa) poi si va ad inserire
sul margine superiore della glena.
2
Contrazione eccentrica in carico: contrazione in allungamento del muscolo per mezzo di un carico (peso). Nello
specifico dell’articolazione del gomito, la rottura avviene quando questa è in fase di apertura, quindi in estensione.
Quando invece un muscolo compie una contrazione concentrica in carico, vuol dire che si contrae in accorciamento per
mezzo di un carico, nello specifico del gomito, durante la flessione del bicipite. Se ci figuriamo il bicipite, è controintuitivo
pensare che la frattura avvenga in eccentrica e non in concentrica, quindi per fissarlo bene nella mente consiglio la
visione di questo video, non adatto ad un pubblico di palestrati [https://www.youtube.com/watch?v=pZgxkE-2QAw]
2
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
I trattamenti chirurgici di reinserzione del tendine bicipitale eseguibili prevedono un doppio o mono
accesso, che verranno trattate di seguito
I° tipo: Reinserzione bicipitale tramite doppio accesso (il più vecchio e meno frequente)
Per prima cosa si cerca il tendine distale dall’incisione anteriore e passando tra le due ossa si
raggiunge la seconda incisione dall’interno, ricercando la tuberosità radiale con l’arto posizionato in
massima pronazione. In questo modo la tuberosità appare dalla parte contralaterale. Una volta
isolata la tuberosità radiale si effettua uno scasso3 con la fresina e si fanno 3 fori per poter inserire il
tendine a livello della doccia. Dopodichè i 3 capi vengono suturati.
Oggi la facciamo meno questa tecnica del doppio accesso, si preferisce fare un monoaccesso
volare anteriore (trattato dopo) che permette di andare a reinserire sulla tuberosità radiale, stavolta
in massima supinazione (altrimenti non riusciamo a vederla).
3
Scasso: tramite una fresa, consiste in una resezione ossea finalizzata alla creazione di un alloggiamento di varia
estensione/profondità per agevolare l’inserimento di stutture tendinee, materiale protesico, fili ecc
3
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Questa è la reinserzione col doppio accesso e quello che vediamo è lo scasso per poter accettare il
tendine al suo interno, con i fili transossei che passano attraverso, poi vengono suturati assieme
(un po’ come i lacci delle scarpe) ed il tendine finisce nella tiuberosità.
II° tipo: Reinserzione bicipitale tramite monoaccesso volare anteriore con ancora
Si posiziona un’ancoretta, cioè una sorta di Coi fili si sutura il tendine alla tuberosità radiale.
arpione ancorato alla tuberosità, dal quale
escono dei fili
4
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
III° tipo: Reinserzione bicipitale tramite monoaccesso volare anteriore con Endobutton 4
Il tendine viene isolato, agganciato, si fa una Si isola la tuberosità radiale e si procede allo
sutura a spina di pesce scasso
La si fora con un filo di Kirschner, un filo che fa da Si sutura l’endobutton al tendine. Si fresa la
guida per la fresa e trapassa l’osso tuberosità creando un alloggiamento corticale e
si fa passare l’endobutton, che flippa al di là
della corticale opposta e quando si tirano questi
due estremi del filo, fa una sorta di carrucola che
permette al tendine di finire dentro il tunnel
osseo.
4
Ho riportato tutta la descrizione dell’intervento da parte del professore, ma ritengo sia più semplice vedere direttamente
questo video (dura meno di due minuti) https://www.youtube.com/watch?v=n2Yut-0l2oU
5
Si chiama vite ad interferenza perché non è una vite che occupa tutto il foro, ma c’è un’interferenza tra la vite ed il foro,
perchè nel margine esterno della vite c’è il tendine
5
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
B. COMPARTIMENTO POSTERIORE
Il tricipite è l’unico muscolo di questo
comparto ed ha funzione estensoria.
Presenta una sola inserzione a livello
dell’olecrano e tre origini: un capo si
inserisce nel margine posteriore dell’omero
(capo laterale), uno nella porzione
posteriore della parte bassa della linea
aspra posteriore della scapola (capo
lungo), l’altro nel margine posteroinferiore
della glena (capo mediale).
È innervato dal nervo radiale.
Tendinopatia inserzionale
Nell’immagine RX in alto si vede olecrano, omero distale e la lacerazione di parte della porzione
distale del tricipite.
La tendinopatia inserzionale se non curata può portare in extremis ad una lesione completa del
tricipite, quindi un distacco, ma è molto raro. Più comunemente questa patologia è stata associata
alla presenza di impingement posteriore, corpi mobili o gomito classico del tennista.
Eziologia:
Le cause sono prevalentemente biomeccaniche, cioè difetti di
assialità come asimmetria, squilibri muscolari o gesti atletici non
fisiologici. In condizioni normali la forza vettoriale del muscolo
tricipite è quasi parallela alla forza vettoriale ortogonale alla
linea dell’articolazione passante per l’olecrano. Se il tendine non
lavora in maniera simmetrica, ad esempio per alterazione di
asse dell’omero distale, quindi la fibra più mediale lavora più
della laterale, ciò comporta un sovraccarico dovuto ad un asse
alterato. In condizioni normali la forza risultante del tricipite è in
asse con l’olecrano, ma se per qualche motivo (lesione
ligamentosa, lassità, instabilità, esito di un trauma ecc),
l’olecrano è leggermente ruotato e non lavora in asse, allora
l’effetto risultante dei vettori non è coincidente, quindi il tricipite
lavora male e va prima in tendinopatia poi si può distaccare.
6
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Trattamento:
Nelle fasi iniziali in cui si ha una tendinite, si può adottare l’utilizzo di un tutore, un bendaggio od il
taping6, tenendo ferma l’articolazione per ridurre l’infiammazione.
Qui l’eventuale intervento chirurgico è quello di andare a pulire
Qualora non dia sollievo e/o la tendinopatia permanga si passa alla rimozione artroscopiaca, cioè
con una telecamera si entra dentro l’articolazione del gomito e si va a pulire queste aderenze
ossee per garantire la funzionalità. Questa tecnica infatti riduce in maniera importante la
sintomatologia dolorosa e migliora l’estensione.
6
Il taping non ha un razionale anatomico, ma neurologico, cioè sfrutta il contrasto tra la sensibilità dolorifica e quella
tattile, passanti entrambe per la via spino-talamica. In altre parole, mettendo un bendaggio di qualsiasi tipo su
un’articolazione si ha un immediato sollievo a causa del fatto che la via spino-talamica che porta la sensibilità dolorifica
dalla periferia a livello del cervello è la stessa della sensibilità tattile. Per questo se sbattiamo l’avambraccio contro il
muro, sentiamo dolore e con l’altra mano ci strofiniamo il punto dove abbiamo sbattuto abbiamo immediato sollievo,
perché c’è un conflitto tra la sensibilità dolorifica e la tattile nel percorso di arrivo al cervello. Passando dalla stesa
autostrada, c’è un ingorgo e questa competizione riduce lo stimolo del dolore che arriva dall’avambraccio fino a livello
centrale.
7
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Clinica:
Il meccanismo di lesione più comunemente descritto è una
caduta con il braccio in estensione nella quale il carico di
decelerazione è trasmesso attraverso il tricipite che è contratto,
per opporsi alla flessione del braccio.
Rx: Nel sospetto del tendine rotto una lastra va fatta. Una radiografia
standard andrebbe sempre eseguita per valutare l’eventuale
presenza di un «Flake Sign» segno radiografico di avulsione
tricipitale e l’eventuale frattura del capitello radiale, spesso
associata. Aspetto tipo fiocco di neve di una piccola porzione di
branca ossea. Alla lastra si possono associare ECO e RM nei casi
più dubbi.
Trattamento
Se la lesione è parziale, con minima perdita di forza in
estensione del gomito, si può optare per un trattamento
conservativo, aggiungendo eventualmente splint a 30° di
estensione per 4 settimane.
8
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
C. COMPARTIMENTO MEDIALE
Dall’epitroclea originano i flessopraonatori, quindi
tutti flessori di mano ed avambracioi
Sintomi:
è caratterizzata dalla presenza di dolore sul versante mediale del gomito con irradiazione distale
alla faccia volare dell’avambraccio.
La palpazione dell’epitroclea evoca dolore, così come i movimenti in pronazione dell’avambraccio
e flessione del polso contro resistenza.
Eziologia:
● Traumatica: meno frequente, spesso dovuto a trauma diretto su epitroclea
● Costituzionale, cioè predisposizione a soffrire di questa patologia oppure multiple
tendinosi, spalle, ep. laterale, s. tunnel carpale, ecc
Clinica:
Il tratto comune a questi pazienti è che tutti riferiscono di “aver utilizzato parecchioo il gomito”,
quindi l’iperutilizzo è il fattore primario, a seguito ad esempio di:
● contrazione muscolare attiva
● aumentata attività dei flessori del polso
● pronazione ripetitiva
● insufficienza LCM
Qui vediamo ancora una volta il giocatore di baseball, il cui gomito oltre alla tendinopatia
inserzionale può incorrere in un’epicondilite mediale. Una contrattura in pronazione violenta per
lanciare un oggetto, ripetuta nel tempo più volte può portare ad una tendinopatia.
Diagnosi differenziale:
● instabilità̀ mediale del gomito, per insufficienza del legamento collaterale ulnare; in
anamnesi è utile ricercare eventi traumatici con sollecitazioni in valgo del gomito o
condizioni di sovraccarico negli atleti lanciatori;
● sofferenza (neuroaprassia) del nervo ulnare al gomito: un nervo ulnare che fa male,
collocato nella porzione posteriore vicino all’origine dei flesso pronatori può fare parestesie
dolorose intermittenti possono irradiarsi al margine ulnare della mano, soprattutto in
concomitanza di attività pesanti con l’arto superiore;
● patologie intrarticolari: sinoviti, artropatie infiammatorio degenerative in fase iniziale
9
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Diagnosi:
Si possono eseguire vari test per evocare dolore, rappresentati nella slide sottostante
Trattamento:
Trattamento conservativo, indicazioni:
● Riposo, modifica delle attività lavorative e sportive
● Modifica dell’attrezzatura
● FANS
● Terapia fisica : ultrasuoni, ionoforesi. Ma hanno effetto solo a breve termine
● Immobilizzazione non efficace: anche se lo si tiene fermo 7/15 gg poi si riprende l’attività,
il dolore ricomincia
● Infiltrazioni con steroide e anest. locale: se ben utilizzato fa molto bene. Bisogna iniettarlo
non a livello muscolare ma a livello dell’interfaccia osteo-tendinea arrivando con l’ago a
livello dell’origine dei flessopronatori, altrimenti viene inserito un ago dentro ad un
muscolo che non serve assolutamente a nulla. Se a 6 settimane c’è un migliroamento
bene, altrimenti dopo 6 mesi si passa al trattamento chirurgico
● Tutore per limitare la contrazione muscolare massimale e ridurre le forze applicate
all’inserzione
Quando sono associati segni clinici e/o strumentali di neuropatia del nervo ulnare e’ indispensabile
eseguire la trasposizione anteriore del n. ulnare (neurolisi) altrimenti si rischia di non risolvrre
completamente il problema.
I risultati con questa tecnica sono buoni, ma in generale la pulizia dei flessopronatori dà importante
sollievo a questi pazienti al di là del tipo di tecnica che si utilizza.
D. COMPARTIMENTO LATERALE
10
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
EPICONDILITE LATERALE
Introduzione
L’epicondilite del compartimento laterale è definita anche “gomito del tennista” (elevata incidenza
in questo sport) ed è la più frequente e diffusa tendinopatia del gomito. Si tratta di una tendinopatia
dell’inserzione prossimale dei muscoli epicondiloidei (così denominati per l’origine dell’epicondilo
omerale) che coinvolge:
Questa epicondilite, associata al tennis solo nel 5% dei casi, può insorgere anche praticando tanti
altri sport come il baseball, il nuoto, il lancio, il golf; o ancora svolgendo diverse attività lavorative
(carpentieri, macellai, tastieristi, idraulici, etc.)
Cosa causa il dolore laterale del gomito?
L’epicondilite laterale è direttamente correlata con le
attività che aumentano la tensione degli estensori del polso e delle dita in associazione alla
supinazione. Nel 1999 Nirschl la definisce come “un alterato o insufficiente processo di guarigione
dopo trauma acuto o microtraumi ripetuti da iperutilizzo”.
Fisiopatologia
Aree patologiche
11
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Trattamento conservativo
o Agopuntura;
o Onde d’urto;
o Ultrasuoni;
o Laser a bassa energia;
o Elettroterapia;
o Ionoforesi;
o Infiltrazioni:
Le infiltrazioni possono essere eseguite o solo con anestetico locale, o con una combinazione di
anestetico locale e steroide (non si osservano differenze a 6 mesi); è necessario infiltrare a livello
dell’epicondilo laterale, direttamente nell’inserzione dell’ERBC. Se si esagera con le infiltrazioni al
cortisone si può causare lipodistrofia sottocutanea (la pelle
presenterà degli affossamenti per la
presenza di insufficiente tessuto adiposo sottocutaneo).
o Prevenzione:
Si raccomanda al paziente tennista il cambio della racchetta (discorso analogo per altri sport) oltre
che il miglioramento della tecnica, l’utilizzo di un grip appropriato ed un efficace riscaldamento. I
risultati del trattamento conservativo sono validi nel 90% dei casi, con qualunque metodo tra quelli
elencati, prevenzione inclusa.
Trattamento chirurgico
12
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Eventuali complicanze: possibile lesione iatrogena del LCL (legamento collaterale laterale) 🡪
instabilità del gomito.
PROTESI DI GOMITO
Introduzione
L’intervento di protesi di gomito è diventato negli ultimi anni un valido trattamento per le fratture
distali di omero
in pazienti anziani. Era inizialmente indicato per le artriti di gomito (anni 2000);
negli ultimi anni le indicazioni alla protesi
includono fratture complesse dell’omero
distale nelle quali una sintesi sia resa
particolarmente indaginosa o di difficile
esecuzione.
1. tipo di frattura;
2. qualità dell’osso;
3. tecnica chirurgica utilizzata;
4. esperienza del chirurgo (l’intervento di protesi è complicato e richiede esperienza).
13
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Il target per la protesi è il paziente in età avanzata (> 65 anni) o comunque il
paziente in cui la
severità della frattura non permette una riduzione dei frammenti con adeguata sintesi.
Vantaggi protesi:
Svantaggi protesi:
14
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
migliore mobilità nel gruppo trattato con protesi e risultati migliori in termini di soddisfazione del
paziente.
Indicazioni:
Controindicazioni:
o sospette infezioni (ad esempio per fratture esposte con ferita sporca);
o lesioni cutanee;
o fratture facilmente sintetizzabili con fissazione interna;
o fratture esposte;
o pazienti che richiedono alte prestazioni funzionali;
o pazienti poco collaborativi (es. demenza senile).
Casi clinici
1) Donna di 77 anni con frattura della paletta omerale tipo C2 della classificazione AO7. Vista l’età
avanzata della paziente la sintesi è fortemente sconsigliata a favore dell’impianto protesico
completo.
7
Classificazione delle fratture toraco-lombari in tipo A (da compressione), tipo B (flessione-distrazione), tipo
C (tipo B + componente rotazionale. Il numero sta ad indicare il segmento osseo interessato (es. 1 per
l’omero, 2 per radio e ulna, 3 per il femore e la rotula, etc.)
15
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
[Attenzione alle protesi su frattura negli anziani: i pazienti anziani tendono ad usare il braccio
protesizzato in maniera sconsiderata. Per la riuscita dell’intervento è infatti fondamentale la
compliance del paziente. L’utilizzo inappropriato della protesi può portare al riassorbimento ed alla
mobilizzazione fino alla frattura dell’osso su cui è impiantata la protesi.]
Conclusioni
Sebbene non vi siano grosse differenze cliniche in termini di outcome tra pazienti sottoposti a TEA
(artroplastica completa del gomito) e quelli sottoposti a ORIF (fissazione interna a riduzione
aperta), si riscontrano differenze a carico delle complicanze: queste sono comuni ad entrambi i
trattamenti, però, nonostante le complicanze in assoluto sembrino più frequenti nei pazienti
sottoposti a protesi di gomito, quelle maggiori sono a carico dei pazienti sottoposti a sintesi aperta.
In pazienti anziani con frattura articolare dell’omero distale la sostituzione protesica del gomito può
essere in determinate circostanze la migliore scelta chirurgica.
16
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
L’incidenza di infezioni protesiche rilevate nelle casistiche raccolte negli anni 80’-90’ riguarda le
protesi impiantate su pazienti reumatologici (più del 50% di questi pazienti erano immuno-depressi
per la terapia cortisonica).
Il trattamento chirurgico delle fratture di capitello radiale associate a instabilità prevede o l’ORIF,
quindi riduzione aperta e sintesi con viti o pins (fili guida), o l’RHA, quindi la protesi di capitello
radiale.
La stabilità del gomito dipende dall’integrità di entrambe le superfici ossee e dalla tenuta dei tessuti
molli adiacenti in egual misura.
Stabilizzatori primari:
o articolazione ulno-omerale;
o banda anteriore del LCM (legamento collaterale mediale);
o porzione ulnare dell’LCL (legamento collaterale laterale).
Stabilizzatori secondari:
o capitello radiale;
o capsula;
o muscoli (flessori, estensori).
Stabilizzatori ossei:
o processo coronoideo (si oppone alla traslazione posteriore; la faccetta mediale si oppone al
varo stress);
o olecrano (blocca la traslazione anteriore dell’ulna);
o capitello radiale (stabilizzatore secondario al valgo stress).
17
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
Il capitello radiale, e la sua funzionalità, sono molto importanti nel trasferimento del carico
dall’avambraccio all’omero: il 60% del carico passa a livello del capitello radiale ed il restante 40%
passa a livello dell’ulna.
Classificazione di Mason
Lussazione postero-laterale del gomito: il capitello radiale lussato scivola posteriormente, senza
articolarsi a livello del capitulum; il capitello radiale è lussato perché il LCL si è rotto nella sua
componente omerale. Ciò permette al capitello radiale di scivolare dietro al capitulum e il gomito
diventa instabile. In questo caso si può effettuare un intervento di protesi di capitello radiale.
Lesione di Essex-Lopresti
18
09 Ortopedia 30.03.2022 Tartarini – Petrucci
Prof. Tarallo Pelagatti
La frattura del capitello radiale è tale da causare lo scivolamento del radio, che risale
prossimalmente rispetto all’ulna con conseguente lussazione dell’articolazione radioulnare distale
e lesione della membrana interossea. Anche in questo caso l’intervento di protesi di capitello
radiale è indicato poiché ci permette di ripristinare la dismetria che si è creata tra ulna e radio.
Complicanze
Conclusioni
Studi in letteratura su fratture tipo Mason III trattate con ORIF e sostituzione protesica, hanno
evidenziato un più alto tasso di complicanze a carico del gruppo trattato con sintesi rispetto al
gruppo trattato con protesi (58% vs 13.9%).
Nella casistica del Reparto di Ortopedia del Policlinico di Modena le ossificazioni eterotopiche
hanno rappresentato il 26% dei casi.
E’ ormai dimostrato come una chirurgia tardiva o una immobilizzazione prolungata del gomito
rappresentino un fattore di rischio per lo sviluppo di HO (ossificazioni eterotopiche).
Si ritene che la protesi anatomica permetta un buon recupero funzionale soprattutto nei casi di
instabilità severa associata a lesione dell’LUCL e frattura della coronoide.
La protesi di capitello garantisce la giusta lunghezza del radio e, vicariando l’assenza di un apice
coronoideo, permette di recuperare una corretta stabilità del gomito.
19