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FISIOLOGIA ARTICOLARE

SPALLA

Enartrosi con 3 gradi di movimento,è costituita da un complesso articolare di 3


articolazioni vere ( gleno omerale, sterno clavicolare e acromionclavicolare) e 2
finte ( subdeltoidea e scapolo toracica)
TESTA OMERALE: Può essere descritta come un terzo di sfera con differenti raggi di
curvatura. Troviamo il collo anatomico tra la regione metafisica e la testa
omerale.
Abbiamo poi la grande tuberosita( trochite) e la piccola tuberositá(trochine) si
inseriscono i tendini della cuffia dei rotatori che delimitano
la doccia bicipitale dove passa il capo lungo del bicipite.
Articolazione scapolo omerale fonda la sua stabilità su strutture legamentose.
Nei casi di instabilità traumatica( lussazione della scapolo omerale) riuscirà
anteriormente e si inizierà a perdere osso e la glenoide inizierà a perdere la sua
forma a pera.
SUPERFICIE GLENOIDE: si articola con la testa dell’omero e perciò insieme
costituisce l’articolazione gleno omerale. L’omero è tenuto in posizione
all’interno della cavità glenoidea tramite il capo lungo del tendine bicipite e
anche grazie alla cuffia dei rotatori( in particolare il sovrapspinato).
Poco profonda
A forma di pera
Orientamento che dipende dalla posizione della scapola
È ricoperta da cartilagine ialina ed i suoi margini margini (rialzati) presentano
il cercine glenoideo che rende più profonda la cavità e stabilizza l’articolazione
gleno omerale.
Gli elementi di stabilità sono:
Cercine glenoideo
Capsula
legalmento Coraco omerale
Tre legamenti gleno omerali
Muscolatura
LEGAMENTI GLENO OMERALI:SUPERIORE MEDIO ED INFERIORE
Limitano l’eccessiva traslazione anteriore della testa omerale nella fossa
glenoidea ( effettuato principalmente dal legamento superiore) e principalmente
aiutano a prevenire la lussazione anteriore della testa omerale. ( inferiore)
Sono tesi in rotazione esterna e lassi in rotazione interna.
Il legamento più importante è il legamento gleno omerale inferiore si inserisce da
ore 3 a ore 9 interessa tutta la superficie della glenoide ed entra in grande
tensione in movimenti di adduzione e rotazione interna.
LEGAMENTO CORACO OMERALE:
Costituito da un fascio anteriore e posteriore che si inseriscono sul trochite e
trochine.
La funzione principale è di impedire un’eccessiva traslazione posteriore della
testa omerale sulla superficie glenoidea.
INSTABILITÁ GLENO OMERALE
Articolaziond più mobile del corpo umano
Esistono diversi tipi di instabilità, la più frequente è quella traumatica, ovvero
unidirezionali (continuerà a lussarsi sempre nel verso in cui si è lussata
abteriormente o superiormente) e si può correggere solo chirurgicamente. La lesione
di Bankart è il fanno più frequente dopo una lussazione di spalla ( il labbro
glenoideo si distacchi dalla cavità glenoidea andando a formare una tasca dove va
ad inserirsi la testa omerale).
Poi abbiamo l’instabilità atraumatica si parla di soggetti con maggiore lassità
legamentosa che riescono a fare movimenti al di fuori del fisiologico. É
multidirezionale la lussazione della testa e c’è bisogno di un trattamento
riabilitativo anche se in alcuni casi c’è bisogno di intervenire chirurgicamente
anche se in maniera diversa dell’instabilità traumatica.
L’ultima instabilità è quella acquisita, ovvero creata da microtraumi ( molto
frequente nel lanciatore di baseball)
MECCANISMO TRAUMATICO
Caduta sul braccio in flessione e adduzione elettroschok o crisi convulsive
(lussazione posteriore)
Caduta sul palmo della mano con arto abdotto,esteso ed extraruotato (anteriormente)
molto frequente e si nota proprio che la testa non è più all interno della fossa
glenoidea
Sollecitazione in iperabduzione(inferiore)
TRAUMI
•Lesione dei legamenti gleno omerale
•Frattura dell hill -sachs (lesione della porzione postero-laterale della testa
omerale, compressione della testa omerale sul labbro glenoideo)
•Bankart ossea:frattura del bordo antero inferiore della glena,causata da ripetute
lussazioni della spalla. Ha una forte predisposizione alle ricadute( recidive) e
spesso è seguita da una lesione di Hill Sachs.
La recidiva è elevatissima (100 per cento) in soggetti giovani in via di sviluppo
Al di sopra dei 40 il rischio è molto più basso ma si rischia una lesione dei
tendini dei muscoli dei rotatori.
ARTICOLAZIONE SUBDELTOIDEA
È la superficie di scorrimento tra il deltoide e la cuffia dei rotatori.
È formata dal sopraspinato ,l’articolazione acromion clavicolare, il trochite, il
deltoide e la borsa subdeltoidea.Le borse sono strutture che facilitano lo
scorrimento di una struttura sull’altra ( possiamo trovare poi infiammazioni di
queste borse causate da aderenze che limitano l’elevazione)
ARTICOLAZIONE SCAPOLO-TORACICA
È lo spazio tra il sottoscapolare e il gran dentato e tra quest’ultimo e il torace.
Aumenta la possibilità di movimento della gleno omerale, in quanto la scapola si
trova in un piano obliquo di 30 gradi rispetto al piano frontale( piano scapolare
in cui avvengono i movimenti fisiologici)
Effetua movimenti dì abduzione e adduzione (non ha nulla a che fare con
l’allontanamento o il riavvicinamento del braccio dal tronco)Poi di elevazione e
abbassamento e poi troviamo il principale, ovvero rotazione verso l’alto e
rotazione verso il basso.
ARTICOLAZIONE STERNO CLAVICOLARE
Articolazione a sella o enartrosi molto stabile con rari lussazioni posteriori di
questa articolazione.
Supporta 3 tipologie di movimenti:
Elevazione e abbassamento
Anteposizione e retroposizione
Rotazione in alto e in basso
ARTICOLAZIONE ACROMION CLAVICOLARE
È un artroida costituita da legamenti esterni all’articolazione che sono quelli 
coraco-clavicolari , (il conoide e il trapezoide che limitano l’eccessivo
spostamento in altro dell’articolazione e a protezione delle forze di taglio che
possono portare l’acromion al di sotto della clavicola)e dal legamento coraco-
acromiale ma è formata anche da legamenti acromion-clavicolari.
In caso di lesione del legamento acromion clavicolare non si avrà una lussazione
vera ma ci sarà una perdita della stabilità orizzontale e con comparsa del cassetto
posteriore, mentre una lesione al conoide e trapezoide( coraco-clavicolari) ci sarà
una perdità della stabilità verticale a causa di uno slivellamento della clavicola.
Per traumi si ha prima la lussazione dei legamenti intrinseci e perciò dei
legamenti acromion -clavicolari e successivamente degli estrinseci ( conoide e
trapezoide)
Nel complesso articolare della spalla è presente una chiara interazione fra le
varie articolazioni ma anche una capacità di compenso delle limitazioni funzionali
a cui puó andare incontro una delle 5 articolazioni.
MUSCOLI:
I muscoli che su inseriscono sulla scapola sono:
-Trapezio suddiviso in superficie superiore media e inferiore. Le azioni del
trapezio variano in base alla porzione che si contrae, la parte superiore eleva,
adduce e ruota la scapola, la parte inferiore abbassa, adduce e ruota la scapola
mentre la parte media adduce la scapola. In generale adduce e ruota in alto la
scapola.
-Romboide e Elevatore della scapola: elevazione adduzione e rotazione
-Gran dentato: nella parte superiore eleva la scapola nella parte inferiore abduce
e ruota in alto la scapola. Ha la funzione di far rimanere la scapola adesa alla
parete toracica.Quando il muscolo è paralizzato si parla di scapola alata poichè
non adesa alla parete toracica.
-Succlavio
Piccolo pettorale:inclinazione anteriore della scapola e abbassamento della
scapola.Si oppone all’elevazione della scapola.
MUSCOLI SCAPOLO-OMERALI
Deltoide: parte intermedia abduce ma può compiere movimenti di flesso estensione
Nella parte anteriore oltre la flessione abbiamo anche il movimento di rotazione
interna , nella parte posteriore abbiamo movimenti di estensione e rotazione
esterna

MUSCOLI DELLA CUFFIA:


Sottoscapolare: rotazione interna della scapola(intrarotatore) e stabilizzatore
dell’articolazione gleno omerale. La sua integrità può essere valutata attraverso
il
Lift-Oft-Tes: portare il braccio nella massima intra rotazione possibile e se
riesce ad effettuare questo movimento il sottoscapolare è integro.
L’accortezza in questo test sono quelle di non far muovere il gomito al paziente.
In alcuni casi il paziente con dolore alla spalla non riesce a portare la mano
dietro alla schiena e non è possibile verificare l’intergrita del sottoscapolare e
in quel a caso si effettua il
Napoleon test
SOPRASPINOSO:abduzione della spalla, rotazione esterna della spalla e
stabilizzatore dell’articolazione gleno omerale(evita la traslazione in alto della
gleno omerale). la sua integrità può essere valutata attraverso il
Test di Jobe(allargare le braccia contro resistenza ) test attendibile sulla
lesione del muscolo.
SOTTOSPINOSO: rotazione esterna della spalla(funzione principale) ,abduzione
orrizontale della scapola e stabilizzatore dell’articolazione gleno omerale.La sua
integrità può essere valutata attraverso il
Test di Patte(extrarotazione contro la nostra forza con braccio abdotto a 90 gradi)
testa la forza in extra rotazione.
PICCOLO ROTONDO : rotazione esterna della spalla,adduzione della spalla e
stabilizzatore dell’articolazione gleno omerale.
Tutti i muscoli della cuffia sono brevi e orrizontali con la funzione di
stabilizzare l’articolazione gleno omerale. Hanno un’attività coordinata con il
deltoide.
C’è un’alta frequenza di lesione della cuffia soprattutto con l’avanzarsi dell’etá
ma dipende anche dalla morfologia dell’acromion,dimensioni dell’outlet del
sopraspinoso e se ci sono stati traumi sportivi ripetuti.
Esistono lesioni parziali ( lesioni che riguardano solo il versante interno o
esterno) poi abbiamo lesione a tutto spessore ovvero delle lesioni degenerative
( alterata vascolarizzazione e variazioni proprietà meccaniche)
CLASSIFICAZIONE LESIONI CUFFIA
CONFLITTO SUB ACROMIALE
Nella ripetizioni di alcuni movimenti (elevazione del braccio sopra i 45 gradi ) si
verifica un restringimento dello spazio tra la testa dell’omero e l’acromion dove
scorrono i tendini della cuffia dei rotatori. E ciò provoca infiammazione e la
progressiva degenerazione del tendine.
I sintomi della sindorme da conflitto subacromiale sono di diversa natura e variano
a seconda della gravità della patologia:
Stadio 1:edema, emorragia
Dolore dopo lavoro prolungato o dopo ripetuti movimenti.
Lesioni reversibili Sportivi età <25
Stadio 2:fibrosi ,borsiti e tendiniti
Dolore durante un’elevazione prolungata ( recede con il riposo). A questo stadio
non sarà mai regressiva in quanto la borsa ha perduto le sue capacità di
scivolamento ed i tendini hanno subito un fanno irreversibile.
Stadio 3: lesione degenerativa
Dolori permanenti con notevole limitazione funzionale dell’arto.
RITMO SCAPOLO OMERALE: Si intende l’associazione dei movimenti delle 2
articolazioni in cui entrambe contribuiscono ai movimento, si muovono insieme
( scapola e omero si muovono con un ritmo sincrono è coordinato)
MUSCOLI DELLA SCAPOLO OMERALE
Gran dorsale: intrarotatore ,estensore e adduttore dell’articolazione scapolo
omerale
Gran rotondo: è sinergico del gran dorsale ed ha le sue stesse funzioni
Gran pettorale:intrarotatore adduttore e antepositore ( avvicina l’arto al tronco
e lo porta in avanti in rotazione interna) la sua azione è coadiuvata dal Coraco
brachiale e dal succlavio.

GOMITO

Coesistono 2 articolazioni funzionali,quella che permette il movimento di


flessoestensione e quella che consente movimento di pronosupinazione. ( pronazione
rotazione verso l’interno dell’avambraccio mentre la supinazione è la rotazione
verso l’esterno)
Le articolazioni sono:
•OMERO ULNARE (trocleo omerale) :permette movimenti di flessione ed estensione
dell’avambraccio sul braccio. La troclea omerale si articola con l’incisura
trocleare dell’ulna.
•OMERO-RADIALE ( condilo omerale capitello radiale ): permette solo movimenti di
flesso estensione e la testa del radio si articola con il capitello dell’omero.
•RADIO-ULNARE: permette movimenti di pronazione( rotazione verso l’interno
dell’avambraccio) e movimenti di supinazione( rotazione verso l’esterno
dell’avambraccio). La testa del radio si articola con l’incisura radiale
dell’ulna.
La Flessione massima del gomito è di circa 145 gradi.
Nell’articolazione sono presenti le fossette oleocranica ,che permette la massima
estensione ,e coronoidea che permette la massima flessione. Queste 2 sporgenze
ossee delimitano l’incisura trocleare (cavità ulnare).
Il gomito ha unche na componente ossea che partecipa in modo significativo alla
stabilità dell’articolazione stessa(molto di più che nella scapolo-omerale)proprio
per questo le lussazioni di gomito non so così frequenti.
I legamenti presenti sono il legamento collaterale interno ed esterno.
MUSCOLI DELLA FLESSIONE
•BRACHIALE ANTERIORE ( che si inserisce sull’ulna) occupa la loggia anteriore del
braccio ha l’unica funzione di flessore. È sempre attivo a prescindere dalla
posizione dell’avambraccio

•BICIPITE BRACHIALE : è costituito da 2 capi:


il capo lungo che si inserisce al di sopra della cavità glenoide e dal capo breve
si inserisce sulla coracoide. È un muscolo bi articolare e oltre a flettere il
gomito ha la funzione di supinatore (e se fa punto fisso sul gomito antepone la
spalla)

•BRACHIO RADIALE ( lungo supinatore): si inserisce sul radio e fa parte della


regione dell’avambraccio.
Ha 3 funzioni:
Flessore( minore rispetto agli altri 2 muscoli) supinatore e pronatore. È più
attivo quando il gomito si muove in flessione e supinazione.
La flessione di gomito è più forte ad avambraccio supinato in quanto in supinazione
agiscono sia il brachiale anteriore che il bicipite.
Rendimento dei flessori del gomito: Ci sono delle variazioni della forza di
contrazione secondo il principio lunghezza- tensione, in quanto la forza di
contrazione aumenta quando il muscolo è teso( allungato) e diminuisce quando il
muscolo è accorciato( rilasciato).
I fattori che influenzano il rendimento dei muscoli sono: sezione trasversa,
lunghezza del muscolo e il braccio di leva del muscolo.
Esistono altri muscoli della flessione che hanno un’attività secondaria e sono più
efficaci ad avambraccio pronato. Questi muscoli sono: estensore radiale lungo del
carpo, pronatore rotondo, estensore radiale breve del carpo, flessore radiale del
carpo e palmare lungo(muscoli epitrocleari che originano dall’epicondilo mediale)
Essi permettono anche movimenti di pronazione.

MUSCOLI DELL’ESTENSIONE:
Il principale muscolo per l’estensione del gomito è il tricipite brachiale:
costituito da 2 capi mono-articolari e 1 capo bi-articolare(più efficace quando è
in tensione, cioè quando il braccio è anteposto).L’azione del tricipite è
coadiuvata dal muscolo Anconeo ( muscolo sinergico all’estensione) 
PRONOSUPINAZIONE:
Favorito dalle articolazioni:
Radio Ulnare prossimale e Radio Ulnare distale. Le 2 ossa (radio e ulna) sono
collegate da una membrana interossea.
I rapporti tra radio e ulna dipendono dal movimento ( pronazione o supinazione). In
questi movimenti le due ossa ruotano su un’asse verticale che unisce il capitello
del radio al capitello dell’ulna. Nella pronazione il corpo del radio incrocia
quello dell’ulna e la sua estremità inferiore si porta medialmente( traslazione
circonferenza le del radio) nella supinazione le due ossa tornano a porsi
parallelamente.

MUSCOLI DELLA PRONOSUPINAZIONE:


Supinatori:bicipite e supinatore breve
Pronatori: Pronatore rotondo e pronatore quadrato
Il supinatore breve e il pronatore quadrato hanno un azione per svolgimento, mentre
il bicipite e il pronatore rotondo hanno un’azione per trazione.

POLSO
Costituito dall’articolazione radio-carpica e radio-ulnare distale.Le ossa del
carpo( scafoide e semilunare ) si articolano con le due faccette articolari
dell’estremità distale del radio. Permettono dei movimenti di:
abduzione o inclinazione radiale ( il movimento è più ampio con il polso in
posizione neutra di flesso-estensione) 
Flesso-estensione
Adduzione o inclinazione ulnare ( si associa al l’adduzione delle dita ed è più
ampia con il polso in posizione neutra di flesso-estensione)

Le 2 superfici articolari sono quella radiale estesa verso l’ulna e il versante


distale che è rappresentato dalle 2 filiere del carpo
C’è la presenza anche di strutture legamentose che sono concentrate
prevalentemente sul versante anteriore( hanno la funzione di stabilizzare
l’articolazione)

MUSCOLI DEL POLSO:


I muscoli principali sono:
Flessore ulnare del carpo e flessore radiale del carpo ( funzione flessoria)
Estensore ulnare del carpo ed estensori radiali del carpo (funzione di estensori)
Muscoli accessori: i cubitali (sinergici per l’adduzione ulnare)e i radiali
(sinergici per l’adduzione radiale ) entrambi antagonisti nella flesso-estensione.
Sinergismo polso-mano determinato da estensori polso o flessori dita
e dai flessori polso o estensori dita

MANO
Estremità più distale di coscia arto superiore del corpo umano.Costituisce
l’evoluzione della specie umana e l’arto superiore sarebbe inutile senza la mano.

(Reperi ossei:pliche cutanee palmare e dorsali )


ARCHITETTURA DELLA MANO:
La mano si adatta alla forma dell oggetto e definisce 3 archi :
•Arco trasversale carpico
•Arco di opposizione del pollice alle dita lunghe
•Arco longitudinale Carpo-Metacarpo-Falangi
È costituita dal palmo ( regione anteriore quella cui convergono le dita quando si
fa il pugno) e dal dorso (regione posteriore situata dal lato opposto del palmo) 

Aponerosi palmare e superficiale: sottile fascia fibrosa che ricopre e avvolge il


muscolo e va a continuarsi nel tendine.
Stabilizza la cute palmare su piani più profondi facilitando le modalità di
prensione.In alcuni casi si può verificare una malattia (malattia di Dupuytren)
dove c’è una flessione delle dita.

La mano è una regione molto complessa che presenta molti muscoli, articolazioni,
ossa tendini e legamenti.
Per facilità sono stati suddivise in 3 regioni( carpale, metacarpale e falangee)
Le articolazioni più importanti sono:
•ARTICOLAZIONI METACARPOO-FALANGEE:
Hanno due gradi di libertà di movimento e c’è la possibilità di un terzo grado di
libertà di movimento( rotazione assiale passiva).Presentano una limitazione della
flessione di un solo dito( causato dalla presenza del legamento palmare) e i
movimenti di lateralitá sono più ampii nel secondo dito( indice).
Presentano una duplice convessità della testa del metacarpo conferendo stabilità in
flessione e lassità in estensione.

•ARTICOLAZIONI INTER FALANGEE:


Hanno un’unico grado di libertà di movimento, presentano una duplice convessità
della testa falangea e conferiscono stabilità e lassità come nell articolazione
metacarpo falangea.

MUSCOLI MANO

FLESSORI LUNGHI DELLE DITA:


•Flessore superficiale: con la sua azione flette la seconda falange delle dita
dall’indice al mignolo e coopera alla flessione della mano sull’avambraccio e
dell’avambraccio sulla mano.

•Flessore profondo: si inserisce distalmante , è un flessore delle articolazioni


del polso, metacarpo-falangee e interfalangee.

I tendini di questi 2 muscoli sono avvolti da una guaina sinoviale, ovvero la


singolare membrana che avvolge i stessi tendini, per facilitare lo scorrimento
rispetto alle altre strutture anatomiche vicine.( non causando infiammazione)
I flessori devono rimanere adesi al Piano osseo affinché abbiano una funzione
efficiente, l’adesione è permessa da delle strtture definite Pulegge. Quest’ultimi
( le pulegge) sono anelli legamentosi ancorati all’osso con lo scopo di mantenere
in asse il tendine e di migliorare il suo braccio di leva.
Molto importante sono la vincula,o vincula tendina, bande di tessuto tendineo
attaccati ai tendini dei muscoli che sono responsabili della vascolarizzazione dei
tendini a loro adiacenti.
ESTENSORI LUNGHI DELLE DITA:
Ogni dito ha un estensore comune e il mignolo e l’indice hanno anche un estensore
proprio.
Tutti estendono le metacarpo falangee e non le interfalangee.

MUSCOLI LOMBRICALI E INTEROSSEI: globalmente tutti gli intrrossei (costituiti da


interossei palmari e dorsali)contribuiscono a movimenti di:-adduzione ( interossei
palmari) e abduzione ( interossei dorsali) delle metacarpo falangee
-flettono le articolazioni metacarpo falangee -estendono le interfalangee

I Lombricali hanno un ventre muscolare che si collega con un tendine e i loro


movimenti sono di:
-flessione metacarpo falangee
-estensione interfalangee
-deviazione ulnare delle metacarpo falangee
C’è un test a livello clinico per effettuare una valutazione sui muscoli
lombricali:
Flessione delle metacarpo falangee ed estensione delle Inter falangee ( contrattura
degli intrinseci)

DEFICIT DELLE DITA:


Deformità più frequenti della mano:

-A bottoniera: flessione di un interfalangea prossimale ed estensione dell


interfalangea distale (lesione della zona centrale dell’interfalangea)

-A collo di cigno : iperestensione dell’interfalangea prossimale e flessione


dell’interfalangea distale

-lesione nervo ulnare: il nervo ulnare innerva i muscoli interossei e lombricali e


ciò determina una mano ad “artiglio”.

-lesione nervo mediano al polso: mano di “scimmia “ si perde la capacità di opporre


il pollice e non entra più in contatto con le altre dita

-lesione prossimale del nervo radiale: lesione perciò dell estensione del polso e
ciò determina una mano “cadente”

POLLICE:costituito da varie articolazioni , le più importanti sono:


1)Articolazione trapezio metacarpale(a sella)
Ha due gradi di libertà di movimento:
•Anteposizione e retroposizione
•Abduzione e adduzione
2)Articolazione metacarpo-falangea
Ha 2 gradi di libertà di movimento:
•Flesso-estensione(attività principale)
•Rotazione assiale attiva e passiva della falange rispetto al metacarpo.
MUSCOLI DEL POLLICE
MUSCOLI ESTRINSECI: abduttore lungo(abduzione primo metatarso) , estensore
breve( estende le metacarpo falangee) , estensore lungo ( estende le matecarpo e
Inter falangee) e flessore lungo( flette le Inter falangee)
MUSCOLI INTRINSECI: Si parla del gruppo dei muscoli thenar si suddiviso in :
GRUPPO ESTERNO ( muscolo dell’opposizione del pollice insieme all’abdutore lungo)
•Opponente anteposizione e adduzione primo metacarpo
•Addutore breve: stesse azioni del muscolo precedente e in più flette le
metacarpofalangee e estende le interfalangee.
•Flessore breve: azioni analoghe agli altri 2

GRUPPO INTENRO:
•Adduttore del pollice: adduce, abduce e antepone il pollice
•Interosseo palmare: adduzione del primo metacarpo, flessione metacarpofalangee e
estensione interfalangee.

Tipo di presa per opposizione:-grande presa


-Presa digito-palmare e -presa latero-laterale.

POSIZIONE FUNZIONALE DELLA MANO:


la posizione funzionale della mano è:
Polso in lieve iper estensione e adduzione ulnare(avambraccio in pronazione), le
dita lunghe in lieve flessione e il pollice in semi-opposizione

ANCA
È la seconda enertrosi insieme alla scapolo omerale ma ha caratteristiche molto
diverse.
In questa articolazione ci sono 3 assi e 3 gradi di mobilità :
1)Flesso estensione: I vari gradi di flessione dipendono dalla flessione o
estensione attiva o passiva del ginocchio.
La massima Flessione dell’anca si può ottenere a ginocchio passivo flesso (145
gradi)
L estensione invece è più limitata e dipende sempre dal ginocchio ( circa 30 gradi
passiva a ginocchio flesso)
2)Abduzione e adduzione: l’abduzione avviene su un piano frontale ed è di circa 45
gradi ( dopo i 30 gradi inizia ad inclinarsi il bacino)
L’adduzione è relativa (mai pura) in quanto impossibile effettuare un movimento di
adduzione dalla posizione anatomica e il massimo grado di adduzione è di 30 grado
3)rotazione esterna e interna: la rotazione interna è il primo movimento che viene
perso in condizioni degenerative nell’artrosi dell’anca per poi perdere
l’estensione. La rotazione interna dell’anca è di circa 30 gradi,mentre la
rotazione esterna è di circa 45 gradi (valutate a ginocchio flesso)
COMPONENTI ARTICOLARI:
Femore e cotile.
Nel femore vanno considerati 2 angoli:
-Angolo di inclinazione:viene calcolato tra il collo e l’asse diafisario( asse
della diafisi)definito angolo di inclinazione( di circa125).
Si nasce di solito con un angolo di 140 gradi che poi diminuisce fino ad
arrivare a 125 gradi altrimenti si avranno patologie( coxa valga o coxa vara che
rispettivamente hanno angolo maggiore o inferiore rispetto a 125 gradi)
-Angolo di declinazione: si forma tra il piano della diafisi femorale e il collo
del femore che forma un angolo declinazione di 15 gradi (o di antiversione) che di
solito appena nati è intorno ai 30 gradi .
La testa de femore è orientata in alto e anteriormente, mentre il cotile è
orientato in basso e in avanti.

Il femore è costituito dal gran trocantere (dove si inseriscono i muscoli abduttori


e adduttori) e dal piccolo trocantere (dove si inserisce il tendine degli opsoas).
FRATTURE DELL’ESTREMO PROSSIMALE DI FEMORE
Sono tipiche dell’età avanzata e spesso avvengono anche per traumi di modesta
entitá.
Esistono 2 tipe di fratture: -intracapsulari( mediali) suddivise a loro volta in
fratture sottocapitate e medio cervicali.
La rottura ossea riguarda la testa del femore cioè la porzione che si inserisce nel
cotile e forma la capsula articolare.C’è un modesto accorciamento ed
un’extrarotazione dell’arto con forti dolori inguinali e un’impotenza funzionale.
Se la frattura interrompe i vasi reticolari è presente il rischio di necrosi
avascolare.
Questo topo di fratture vengono trattate con l’utilizzo di protesi.

-extracapsulari( laterali) si suddividono in fratture


basicervicali,pertrocanteriche e sottotrocanteriche.
Riguarda una frattura lungo la linea intertrocanterica e si ha un accorciamento ed
extra rotazione dell’arto con forti dolori nella regione esterna dell’anca. Queste
tipo di fratture vengono trattate con osteosintesi ovvero l’utilizzo di placche,
viti.

Sono fratture tipiche dell’età avanzata determinate principalmente


dall’osteoporosi.

COXA VALGA:deformità dell’anca in cui l’angolo (d’inclinazione)esistente tra la


testa e il corpo del femore misura più di 125 gradi. Il corpo del femore ha la
tendenza ha la tendenza ad assumere una posizione più laterale rispetto al normale(
per compensare la maggiore ampiezza dell’angolo)Se la deformità è lieve la coxa
valga è asintomatica, mentre se è severa sarà responsabili di vari
disturbi(zoppia,dolore,rigidità articolare)

COXA VARA: deformità dell’anca in cui l’angolo (d’inclinazione) esistente tra la


testa e il corpo del femore misura meno di 125 gradi. Può essere una deformità
congenita( presente dalla nascita) oppure acquisita( cioè sviluppata nel corso
della vita). Il corpo del femore tende a disporsi in un orientamento mediale in
maniera atipica.

ACETABOLO(cotile):è il particolare incavo laterale dell’osso iliaco deputato a


ospitare la testa del femore e formare ,con quest’ultima,l’anca.Alla sua formazione
concorrono tutte e 3 le parti dell’osso dell’anca quindi sia ilio, sia ischio sia
pube.
Troviamo importanti strutture che conferiscono stabilità all’articolazione coxo
femorale, come :
-cercine cotiloideo( labbro acetebolare):provvede ad ampliare la superficie della
cavità per contenere meglio la testa del femore.Ha un’importanza anche nell’Unione
tra femore e anca ( è quindi un mezzo di contenimento dell’articolazione). Da essa
origina poi il legamento rotondo.
-legamento trasverso dell’acetabolo ( mantiene nella sede appropriata la testa del
femore)
-legamento rotondo:origina dalla fossa acetebolare e si inserisce sulla testa del
femore. Funge da canale per le arterie che si dirigono verso la testa femorale e
svolge anche una funzione lubrificante e nutritiva delle superfici articolari.
( durante i movimenti di abduzione si distende mentre si tende in movimenti di
adduzione)

CAPSULA ARTICOLARE: è un manicotto fibroso che si inserisce (prossimalmente) sul


labbro acetebolare e (distalmente) sulla linea intertrocanterica.Molto importanti
sono i legamenti di rinforzo della capsula :
•ileo -femorale: legamento più esteso e robusto dell’articolazione e si divide in
un fascio superiore ed inferiore. È teso in estensione, in rotazione esterna e in
adduzione ( fascio superiore) e disteso in flessione , in rotazione interna,in
abduzione e in adduzione( fascio inferiore)
•pubo-femorale: teso in estensione, in abduzione e in rotazione esterna
disteso in flessione, in adduzione e in rotazione interna
•ischio-femorale: teso in estensione, in rotazione interna e abduzione
disteso in flessione, in rotazione esterna, in adduzione

MUSCOLI DELL’ANCA
MUSCOLI FLESSORI:
I principale flessori d’anca sono:
l’ileo psoas, il sartorio , il retto anteriore,
il tensore della fascia lata e poi troviamo altri muscoli accessori come il
perineo,il medio adduttore e retto interno.
Il muscolo ileo psoas è formato dal muscolo iliaco ha le funzioni di rotazione
esterna e flessione anca e dallo psoas che ha le stesse funzioni del muscolo
precedente e in più flette e inclina lateralmente il rachide lombare.

MUSCOLI ESTENSORI
Troviamo estensori brevi come i glutei ( principalmente il grande gluteo) mentre
poi troviamo estensori lunghi come gli ischio crurali. Tutti svolgono una funzione
principale( di estensione) e una accessoria ( i brevi sono anche abduttori e i
lunghi sono anche adduttori).
Nel complesso svolgono anche un’azione di stabilizzazione del bacino.
La stabilità del bacino viene conferita da diverse strutture in base alla sua
posizione:
-Bacino ruotato indietro è stabilizzato dai legamenti
-Bacino ruotato in avanti i primi muscoli stabilizzatori sono gli Ischia-crurali
-Bacino eccessivamente ruotato entra in azione anche il grande gluteo

MUSCOLI ABDUTORI
I principali muscoli abdutori sono: i glutei( grande, medio e piccolo) il tensore
della fascia alta e il piriforme. Oltre la loro azione principale effettuano in
azione secondaria combinata( flesso-estensione e rotazione intra ed extra)
GLUTEI
•Il grande gluteo è costituito da 2 fasci in cui la porzione superiore ha una
funzione abdutoria mentre quella inferiore ha un’azione adduttoria( oltre ad essere
nel suo complesso un estensore d’anca)
•Il medio gluteo è costituito anch’esso da 2 fasci, quello posteriore extraruota
l’anca mentre quello anteriore intraruota l’anca( oltre ad essere nel suo complesso
un abduttore ed estensore d’anca)
•Il piccolo gluteo abduce e ruota l’anca ( oltre ad estenderla)
I muscoli glutei insieme al tensore della fascia lata contribuiscono a mantenere
l’equilibrio trasversale del bacino.
In alcuni casi la muscolatura glutea a causa di alterati rapporti articolari non è
in grado di sostenere il bacino durante la deambulazione e quindi il suo equilibrio
trasversale. Tra le patologie più frequenti determinata da queste caratteristiche
ci sono il Fenomeno di Trendelemburg e l’andatura anserina ( dovuta ad atrofia
muscolare glutea o ad una lussazione bilaterale dell’anca).

MUSCOLI ADDUTTORI DELL’ANCA


I principali sono il grande adduttore( che dà un piccolo apporto anche
nell’estensione) l’adduttore breve ( che dà un piccolo apporto nella flessione) e
l’adduttore lungo( che dà un piccolo contributo nella flessione).
Ci sono anche altri muscoli accessori come gli otturatori, pettineo, muscoli della
coscia ( comparto posteriore), retto interno, quadrato del femore e grande gluteo.

MUSCOLI EXTRAROTATORI: I principali sono i muscoli Pelvi-Trocanterici:piriforme,


otturatori(interno ed esterno),quadrato del femore, pettineo, gemelli ( superiore
ed inferiore) ed infine grande e medio gluteo.

MUSCOLI INTRAROTATORI: Sono io tensore della fascia lata, il piccolo gluteo e la


fascia anteriore del medio gluteo.

GINOCCHIO
Articolazione intermedia dell’arto inferiore che deve contemperare a 2 funzioni
contrastanti come la stabilità e la mobilità.
Ha 2 gradi di libertà di movimento:
-Flesso-estensione ( avviene su un piano sagittale e un asse trasversale)
-rotazione( avviene su un piano longitudinale o trasversale)
Il secondo grado di movimento può avvenire solo a ginocchio flesso ma
l’articolazione può essere comunque considerata una trocleoartrosi.
Nel ginocchio troviamo una differenza tra l’asse meccanico e l’asse anatomico.
Nella gamba normale anca, ginocchio e caviglia sono allineate sulla stessa retta
detta asse meccanico dell’arto inferiore. Tale asse nella tibia corrisponde
all’asse diafisario (Asse Anatomico),mentre nel femore l’asse anatomico si discosta
da quello meccanico formando un angolo di circa 6 gradi, detto angolo di valgismo
fisiologico.
Se questo allineamento risulta modificato, si ha una situazione patologica con
deviazione assiale, con conseguente alterazione della biomeccanica articolare che
nel tempo porta a usura delle zone sottoposte a carico. In particolare, se l’angolo
di valgismo aumenta si ha la situazione patologica di ginocchio valgo (gambe a X),
mentre se si inverte, cioè si chiude all’interno, si ha la situazione patologica di
ginocchio varo (gambe ad “O”).
Per ginocchio valgo quindi si intende una deformità del ginocchio, per cui questo
tende verso l’interno.Il ginocchio si definisce invece varo quando femore e tibia
non sono perfettamente allineati, e formano un angolo ottuso aperto medialmente (le
2 ginocchia puntano verso l’esterno )

MOVIMENTI DEL GINOCCHIO


La flessione attiva dipende dalla flessione o estensione dell’anca ( fino a 140
gradi se l’anca è flessa, fino a 120 se l’anca è estesa)
L’estensione assoluta da 0 gradi non esiste ( si può effettuare solo un’ iper
estensione passiva di 5 gradi con ginocchio recurvato)
La rotazione può avvenire solo a ginocchio flesso cioè non in fase portante.
La rotazione interna comporta un’adduzione del piede mentre una rotazione esterna
comporta un’abduzione del piede.

Movimento dei Condili


Il movimento dei condili rispetto alla tibia nella flesso-estensione è di
rotolamento e scivolamento insieme in quanto così si sfrutta tutta la superficie
(il movimento è comandato dai legamenti crociati). Se ci fosse un unico movimento
di rotolamento puro ci sarebbe una lussazione mentre se ci fosse solo uno
scivolamento puro la flessione sarebbe ostacolata e perció limitata.
Invece i condili femorali nelle rotazioni ( interne ed esterne) è di spostamento
rispetto alla tibia( il condio laterale si sposta maggiormente circa il doppio
rispetto al condilo mediale) e l’asse di rotazione è lievemente sposato
medialmente.
Sono possibili anche movimenti di ab-adduzione di modesta entità a ginocchio
flesso. Quindi il ginocchio può essere considerato un’articolazione a 3 gradi di
libertà.

ROTULA
osso sesamoide principale dello scheletro umano, ha la funzione di aumentare il
braccio di leva del quadricipite aumentando di conseguenza il suo momento
rotatotorio ed inoltre protegge il tendine del quadricipite da eccessivi attriti
sul femore

MENISCHI
Aumentano le superfici di contatto tra i condili e il piatto tibiale. Sono degli
annessi fibrocartilaginei a forma più aperta per il menisco mediale ( a c) mentre
quello laterale ha un forma più chiusa ( a o). Le lesioni che avvengono nella zona
non vascolarizzate non possono essere riparate.
Il menisco laterale deve essere più lasso in quanto deve essere più mobili e le
lesioni del menisco laterale sono meno frequenti di quello mediale. I 2 menischi
sono uniti da un legamento definito iuguale nella parte anteriore.
Funzione dei menischi:
-aumentano le superfici di contatto tra femore e tibia
-assorbe parte del carico
-funzione propocettiva
-lubrificazione articolare
-stabilità articolare
Spostamento
Si spostano in avanti nell’estensione e indietro nella flessione mentre nella
rotazione esterna il menisco mediale va indietro e quello esterno in avanti , nella
rotazione interna l’opposto.Il menisco mediale si muove meno ( circa la metà dei
movimenti del menisco laterale )e perciò è più vulnerabile.
Lesioni meniscali:la più frequente è a manico di secchio dove si lussa in 2 e
assume l’ aspetto di un manico di secchio. Le altre lesioni ( a flop, radiale,
orizzontale, degenerativa, e longitudinale) causano un blocco articolare, ovvero
vengono a mancare gli ultimi 10 gradi di estensione. La diagnosi è naturalmente
riscontrabile attraverso la risonanza.

CAPSULA ARTICOLARE
È un manicotto fibroso che contorna tutte le superfici articolari. È costituita da
uno strato fibroso ( capsula fibrosa ) e da una membrana sinoviale( rivestimento
sinoviale) . Quest’ultimo riveste le cavità articolari( eccetto le zone ricoperte
da cartilagine) e produce il liquido sinoviale che riempie la cavità articolare e
svolge 3 importanti funzioni ( azione lubrificante,nutritiva e di ammortizzamento)

LEGAMENTI COLLATERALI
Conferiscono stabilità al ginocchio, bloccano i movimenti di inclinazione letterali
della tibia sul ginocchio (e si oppongono alle anomale aperture del ginocchio in
vagismo o valghismo)
Sul versante mediale abbiamo il legamento collaterale mediale ( dà il massimo della
sua attività a 30 gradi di flessione) che è costituito da una fascio superficiale e
un fascio profondo il quale a sua volta è costituito da altri 3 legamenti: leg
menisco tibiale, menisco femorale e posteriore obliquo.
La funzione dei legamenti collaterali è quella di conferire stabilità al ginocchio,
e in questo comparto mediale la stabilità è garantita dal P.A.P.I( punto d’angolo
postero- interno) formato dal legamento posteriore obliquo( parte del collaterale
mediale) dal tendine del semitendinoso, dal menisco mediale e dai tendini della
zampa d’oca.
Nel comparto esterno troviamo il collaterale esterno e la stabilità di questo
compartimento viene conferita dal P.A.P.E (Punto d’Angolo Postero-Esterno) che
comprende il gemello laterale, il tendine del popliteo, il legamento arcuato,il
menisco esterno il tendine del bicipite femorale ed infine interviene anche la
Bendelletta ileo-tibiale tendine che rinforza questo compartimento esterno.
Intorno ai 30 gradi il compartimento laterale è più lasso del mediale in quanto è
più mobile rispetto al mediale.
Quindi i legamenti collaterali sono tesi in estensione e si detendono in flessione
e la loro funzione principale è perciò quella di stabilizzare il ginocchio sul
piano frontale.
I stabilizzatori dinamici del ginocchio sono il muscolo quadricipite, i tendini
della zampa d’oca e il tendine Bendelletta Ileo-Tibiale.
La stabilità sagittale del ginocchio è data dal quadricipite dai gemelli e ischio-
crurali dai collaterali e dalla capsula posteriore.
I legamenti collaterali vengono testati a ginocchio esteso attraverso i test di
abduzione in valgo e adduzione in valgo.

LEGAMENTI CROCIATI
Sono situati al centro dell’articolazione e si dividono in:
•LCA( legamento crociato anteriore): È costituito da un fascio antero- mediale e un
fascio postero-laterale. Nella flessione di ginocchio si tensione il fascio antero-
mediale, mentre nell’estensione si tensiona il fascio postero-laterale.
Ha un ruolo primario nella distribuzione di forze sul piano orizzontale e
sagittale, poi intervieni sul controllo dell’iperestensione, sul propriocezione,
sul meccanismo di rotolamento-scivolamento ed infine sulla rotazione esterna
automatica in estensione.
Spesso e volentieri sentiamo parlare di rottura o lesione di questo legamento, i
sporto più frequenti in cui avvengono questi traumi sono il calcio( 1 lesione
ogni 15000 ore di gioco) calcetto (1 lesione ogni 3 ore di gioco)
Sci (30-120 lesione ogni 100.000 giornate di sci)
C’è una maggiore frequenza di rottura
nel sesso femminile, c’è una prevalenza dei meccanismi traumatici senza contatto,
le lesioni sono più frequenti in gara che in allenamento e soprattutto c’è maggiore
rischio nelle fasi offensive

Fattori endogeni(fattori interni all’organismo): -dimensioni gola interconfiloidea


-lassità articolare
-allineamento arto inferiore
-dimensioni legamento

Fattori esogeni(fattori esterni all’organismo): -gesto atletico,-forza muscolare,-


coordinazione,- calzature
-livello di abilità,- allenamento,-superfici, -condizioni ambientali

La lesione può essere totale/ parziale o isolata/ associata, e poi viene


classificata in base al suo livello, ovvero una lesione prossimale(inserzione
femorale),intermedio o distale(inserzione tibiale)
La lesione è causata come detto in precedenza da un meccanismo traumatico, che può
essere: con contatto, senza contatto, compressione o distrazione.
Nella maggior parte dei causi è causato da:
•Movimento involontario di valgismo in rotazione esterna: mentre il piede è fisso
al suolo, cioè un movimento in cui il piede e la tibia subiscono una rotazione
verso l’esterno mentre il femore ruota verso l’interno. (Esempi: cambio di
direzione in senso opposto al piede di appoggio,fase di appoggio, contrasto,
caduta dagli sci).In questo caso si può avere oltre che la lesione del LCA anche
una lesione del compartimento mediale , ovvero il legamento collaterale mediale e
il legamento posteriore obliquo.
•Movimento involontario di varismo in rotazione interna: cioè un movimento in cui
il piede e tibia ruotano verso l’interno e il femore verso l’esterno. ( ricaduta da
un salto oppure un cambio di direzione verso il piede di appoggio).In questo caso
oltre la lesione del LCA avremo una lesione capsulare esterna
La rotazione interna avvolge il LCA sul LCP e lo mette in massima tensione,
rendendolo più vulnerabile.
•Lesione in iper estensione del ginocchio ( calcio a vuoto o ricaduta da un salto
con ginocchio esteso).Puo comportare anche lesioni del menisco( è una lesione
tipica in ambito calcistico)
•Contrazione del quadricipite: soprattutto in ricaduta da un salto con gli sci, in
cui nella ricaduta c’è una brusca contrazione del quadricipite e una conseguente
lesione isolata del LCA.

LCP(legamento crociato posteriore)


È una sezione trasversale rotondeggiante,costituito da 3 fasci , 2 principali
( postero-mediale e antero-laterale) ed uno intermedio.
Il fascio antero laterale è più fortee teso in flessione, mentre quello postero
mediale è teso in estensione. Esso impedisce la iperflessione del ginocchio e
impedisce la dislocazione anteriore del femore sulla tibia.Presenta sia vasi
sanguigni che nervi.

Decorso dei legamenti crociati


I 2 legamenti sono incrociati sul piano frontale, sul piano sagittale e sono
incrociati anche con i rispettivi collaterali.
Il loro ruolo meccanico è quello di intervenire sullo scivolamento e rotolamento
dei condili nella flessione estensione. Durante la flessione il LCA richiama i
condili in avanti, mentre nell’estensione il LCP richiama i condili indietro. Essi
nella loro azione sinergica impediscono la rotazione interna a ginocchio esteso, la
rotazione esterna viene impedita dai legamenti collaterali.

Test clinici: Il più diffuso è sicuramente il test del cassetto che permette di
valutare LCP E LCA. Poi troviamo altri test inerenti alla stabilità articolare che
sono il test di gravità, il jerk test e il lachman test.

MUSCOLI DEL GINOCCHIO


Estensori del ginocchio: Quadricipite, costituito da 4 centri muscolari( vasto
laterale, vasto intermedio, vasto mediale e retto del femore) . I tre vasti sono
muscoli mono articolari che hanno l’unica funzione di estendere il ginocchio,
mentre il rettò è l’unico muscolo del quadricipite bi-articolare in quanto è si
un’estensore del ginocchio ma è anche un flessore dell’anca.
È un muscolo antagonista del grande gluteo nella flessione dell’anca, mentre è un
sinergico del grande gluteo nell’estensione del ginocchio ( il gluteo estende
l’anca è tende il retto )

Flessori del ginocchio: I principali flessori del ginocchio sono:


-Ischio-crurali: muscoli bi-articolari, la loro azione dipende dall’atteggiamento
dell’anca in quanto ad anca flessa essi sono tesi e resi più efficaci.
-Zampa d’Oca: costituita da 3 muscoli( gracile, sartorio e semitendinoso). Ha una
funzione bi articolare
-Gemelli: muscolo bi articolare
-Popliteo:muscolo mono articolare

Rotatori di ginocchio: Sono tutti i muscoli flessori del ginocchio ( interni o


esterni dipende dal loro decorso) eccetto il muscolo popliteo poiché è mono
articolare.

CAVIGLIA

La caviglia è un’articolazione localizzata alle estremità distali di perone e tibia


e all’estremità prossima del talo. É costituita da 3 articolazioni : •tibio-
tarsica( principale definita come la caviglia stessa)
•tibio-peroneale
•sottotalare 
Perciò queste 3 articolazioni, principalmente la prima elencata, vanno a formare a
loro volta la caviglia. È una troclea con un unico grado di libertà di movimento
Funzionalmente la caviglia costituisce un tutt’uno con il piede e questo complesso
articolare può muoversi sui 3 piani ortogonali intorno ai tre assi:
Trasversale: flesso estensione
Verticale: adduzione o abduzione
Longitudinale: prono-supinazione( analogia con l’articolazione del polso)
FLESSO ESTENSIONE DELLA CAVIGLIA:
Il grado di movimento della caviglia è di flessione plantare(plantarflessione) e
estensione dorsale( dorsiflessione)
La flessione è il movimento che ravvicina il dorso del piede alla faccia anteriore
della gamba(l’ampiezza del movimento è tra i 20 e i 30 gradi). L’estensione
allontana il dorso del piede dalla faccia anteriore della gamba( l’ampiezza del
movimento è tra i 30 e i 50 gradi)
Limiti della Flesso-Estensione:
Ci sono limiti dati da 3 fattori:
•Ossei:la faccia posteriore del collo dell’astragalo viene ad urtare contro il
margine anteriore della superficie tibiale( flessione)
I tubercoli posteriori dell’astragalo vengono a contatto con il margine posteriore
della superficie tibiale(estensione)
•Capsulo-Legamentosi: la parte posteriore della capsula si tende così come i fasci
posteriori dei legamenti della tibio-tarsica (flessione)
La parte anteriore della capsula si tende come i fasci anteriori dei legamenti
della tibio-tarsica( estensione)
•Muscolari: la resistenza indotta dal tono del tricipite (flessione)
L’ipertono dei flessori porta a flessione permanente (estensione)
In alcuni casi il piede può subire delle malformazioni scheletriche ed articolari
che lo costringono a particolari atteggiamenti.Uno dei casi più diffusi è
sicuramente il piede equino( o piede torto) , è una malformazione congenita che
colpisce le ossa e le articolazioni dell’arco palmare modificandone la forma( la
parte anteriore tende ad essere rivolta verso il basso).Un’altro tipo di
malformazione può essere il piede talo in cui il piede è deviato verso l’esterno e
l’alto( opposto del piede equino)

Articolazione tibio-tarsica
È formata da perone, tibia e astragalo.
L’astragalo è ricoperto interamente da cartilagine ed è costituito:

dalla testa:parte più distale e presenta una faccia mediale, laterale e una
superficiae articolare situata sul davanti
Questa costituzione permette l’articolazione con l’osso navicolare e con il
calcagno.

dal collo:presenta i punti d’inserzione di molti legamenti, si evidenzia una zona,


il solco dell’astragalo che partecipa alla formazione del seno del tarso(piccola
cavità che ospita importanti vasi,nervi e legamenti del piede)

da un corpo:porzione più voluminosa di forma cuboide , ha la funzione di


articolarsi con la tibia ed il perone

Esso è poco vascolarizzato e in caso di fratture i tempi di guarigione si


allungano.

Legamenti: sono delle bande di tessuto connettivo che mettono in comunicazione i


malleoli di tibia e perone con le ossa del tarso, ovvero astragalo calcagno e
anche il navicolare.
Esistono 2 tipi di legamenti:
-Laterali:uniscono il malleolo peroneale al talo attraverso i legamenti
astragaloperoneale posteriore ed anteriore, e attraverso il legamento
calcaneoperoneale il malleolo peroneale si unisce al calcagno.
-Mediali:uniscono il malleolo tibiale(mediale)al talo attraverso i 2 legamenti
talo-tibiale anteriore e posteriore, mentre il malleolo tibiale ( mediale) è unito
al calcagno attraverso attraverso al legamento tibio-calcaneale ed è unito all’osso
navicolare attraverso al legamento tibio-navicolare.

Stabilità antero-posteriore: È assicurata dalla gravità che trattiene l’astragalo


al di sotto della superficie tibiale e i margini della tibia impediscono lo
scivolamento della troclea in avanti e indietro. Inoltre è garantita dai legamenti
che mantengono adesi i capi articolari e i muscoli

Stabilità trasversale:tibia e perone formano un mortaio nel quale si incunea la


troclea dell’astragalo. Naturalmente la componente ossea e legamentosa svolgono un
grande ruolo di stabilizzatori .
Questa stabilità però è molto delicata in quanto sono molto frequenti distorsioni o
fratture, che avvengono in abduzione o adduzione forzata ( comparta la rottura dei
legamenti mediali o tibio-peroneali che comporta il distacrsi tra tibia e perone)
L’articolazione tibio-tarsica è un punto su cui convergono notevoli sollecitazioni.
Nella maggior parte dei casi queste distorsioni avvengo in ambito sportivo e le più
frequenti ( 90%) avvengo in INVERSIONEovvero il piede scivola all’interno della
caviglia(supinazione e rotazione esterna del piede )
esempi:atterrare da un salto,ricevere un colpo, appoggiare male il piede.
Queste traumi prima di tutto vanno ad interessare i legamenti provocandone uno
stiramento oppure una rottura parziale o totale, principalmente viene colpito il
peroneo-astragalico anteriore (65-70% di tutte le lesioni legamentose della
caviglia) e poi vengono raramente colpiti il peroneo calcaneare (20% dei casi) e il
peroneo astragalico inferiore.
Le fratture osse invece che possono avvenire riguardano prima il malleolo
peroneale, poi quello mediale ed infine l’intera l’articolazione tibio-tarsica.

Meno raramente troviamo traumi in EVERSIONE in cui il piede scivola all’esterno e


la gamba all’interno( supinazione e rotazione interna del piede) determinando prima
di tutto una lesione del legamento mediale,cioè il deltoideo( 3% di tutte le
lesioni legamentose della caviglia) e poi andrebbe a provocare in caso più gravi
fratture osee ai 2 malleoli e in casi peggiori a tutta l’articolazione.

Articolazione Tibio-peroneali
Articolazione che unisce il perone e la tibia, la sua parte prossimale è
un’artrodia (ovvero permette solo piccoli movimenti) mentre la sua parte distale è
un’anfiaartrosi( poco mobile)
La sua parte distale permette movimenti di:
-Flessione dorsale( rotazione interna del malleolo laterale e innalzamento del
perone)
-Flessione plantare(rotazione esterna del malleolo laterale e abbassamento del
perone)
Mentre la parte prossimale asseconda i movimenti dell’articolazione distale.

PIEDE
Costituito da varie articolazioni tra il tarso, metatarso e falangi. Funzionalmente
si individuano tre articolazioni;
1)Sotto-Astragalica: riveste un ruolo molto importante nella trasmissione di
carichi e forze durante la deambulazione. Permette il movimento ed il contatto tra
l’astragalo e il calcagno.La stabilità di questa articolazione è garantita dalla
capsula articolare, dai legamenti e dal rivestimento cartilagineo.Spesso ci sono
delle fratture oppure un’artrosi di questa articolazione quando le strutture sopra
elencate sono danneggiate o per over stress oppure per traumi.
Presenta 4 legamenti:
Legamento inter osseo astragalo-calcaneare costituto da un fascio posteriore ed
inferiore e poi troviamo i legamenti astragalo calcaneare esterno e mediale.
2)Medio-Tarsica( Chopart):costituita tra le ossa del tarso anteriore e posteriore.
Permette di descrivere una linea metatarsale che divide il tarso anteriore da
quello superiore. Presenta vari legamenti tra cui( glenoideo, di Chopart, calcando-
cuboideo dorsale e plantare)
3)Tarso-Metatarsica(Lisfranc):collega le ossa tarsali superiore alle ossa
metatarsali, e attraverso questa articolazione è possibile individuare una linea
metatarsale che separa il tarso dal metatarso. Presenta un legamento molto
importante che è il legamento di Lisfranc.

Movimenti del piede


-Adduzione e abduzione(35-45 gradi) avviene sul piano orizzontale
-Pronazione e supinazione (50 gradi) una rotazione interna del piede porta ad una
supinazione mettere una rotazione esterna alla pronazione.
-flesso estensione:avviene nella tibio-tarsica
Questi 3 movimenti sono spesso associati:
Eversione: flessione plantare,adduzione e supinazione
Inversione: estensione dorsale,abduzione e pronazione.

MUSCOLI ATTIVATORI DEL PIEDE


Flessori dorsali:
-Tibiale anteriore:adbito alla flessione dorsale e all’azione di
supinazione( rotazione interna del piede)
-Estensore lungo dell’alluce: adibito alla flessione dorsale tibio-tarsica,
inversione del piede ed estensione delle metatarso falangee alluce
-Estensore lungo delle dita: estensione metatarso-falangee flessione dorsale tibio-
tarsica
-Peroneo terzo: eversione del piede e flessione dorsale tibio-tarsica.

Muscoli superficiali compartimento posteriore:


-Gastrocnemio: flessione plantare tibio-tarsica,inversione del retropiede,
flessione del ginocchio
-Soleo: flessione plantare tibia-tarsica e inversione del retropiede.
-Plantare gracile: flessione plantare tibio-tarsica,flessione del ginocchio e
inversione del retropiede.
Il gastrocnemio(muscoli gemelli bi articolari e il soleo( mono articolare)formano
il tricipite della sura molto potente per la spinta del passo. I 3 tendini si
questi muscoli vanno a formare il tendine d’achille che si inserisce sul calcagno.
La flessione plantare attiva della tibio-tarsica durante la flessione contrastata
del ginocchio suggerisce una partecipazione del gastrocnemio alla flessione del
ginocchio, perciò la posizione del ginocchio determina l’entità della flessione
dorsale della caviglia ( modificando la tensione del gastrocnemio)

Muscoli profondi posteriori:


-Tibiale posteriore: flessione plantare tibio-tarsica, inversione del retropiede
-Flessore lungo delle dita: flessione plantare tibia-tarsica, inversione del
retropiede
-flessore lungo dell’alluce: flessione plantare tibio-tarsica e inversione del
piede.

Muscoli laterali:
-Peroneo lungo: flessione plantare tibio-tarsica, eversione del piede
-Peroneo breve: stesse funzioni
Sono muscoli abdutori e Pronatori. Sostengono la volta plantare.

Il tibiale anteriore e posteriore sono antagonisti nella flesso-estensione,


sinergici nella supinazione e antagonisti dei peronei.

RACHIDE

La colonna vertebrale o rachide è formata da 33 vertebre ( 7 cervicali,12 dorsali,5


lombari,5 sacrali unite a 4 coccigee) composte in avanti dal corpo vertebrale
(pareti di osso corticale che circondano osso spugnoso con disposizione delle
trabecole) dietro dalla parte arcale(formata da 2 lamine e 2 penducoli dai cui
partono rispettivamente le apofisi spinosa, trasversa e 2 articolari).Fra le
vertebre sono interposti i dischi vertebrali,formati di fibrocartilagine, che
permettono gli spostamenti tridimensionali.

Struttura di una vertebra:


Le differenti parti delle vertebre si corrispondono in senso verticale e
sovrapponendosi formano tre colonne:
-una colonna anteriore formata dai corpi vertebrali, preposta al carico
-due colonne posteriori costituite dalle apofisi articolari e preposta ai movimenti
I corpi e la parte arcale delle vertebre formano il canale vertebrale, spazio in
cui decorre il midollo spinale arriva fino alla vertebra L1. Questo canale è
racchiuso all’interno di forami vertebrali.

Legamenti vertebrali:
I legamenti del rachide sono molto complessi ma sono necessari per connettere fra
loro e nello stesso tempo far muovere le 24 vertebre iniziali.( presacrali)
I legamenti sono distinti in extrasegmentari e segmentari. La loro funzione
primaria è quella di limitare i movimenti ma anche quella di assicurare una
resistenza meccanica alla colonna.
Uno trai i più importanti legamenti troviamo quello giallo,interposto fra le lamine
e protegge il canale vertebrale in cui si trova il midollo spinale. Esso ha una
componente elastica del 80% che gli permettono di essere disteso ( per il 40%)
senza danno ne a se stesso ne al midollo.

Dischi intervertebrali( legamenti relativi al corpo vertebrale)


Elemento centrale della biomeccanica del rachide, sono costituiti da 2 parti:
-Nucleo polposo: al centro del disco, è composto per il 70-90% da acqua che entra
ed esce in base al carico. ( un’eccessiva
disidratazione porterebbe a una degenerazione)
-Anello fibroso: costituito da fibre che circondano il nucleo polposo.Ha lo scopo
di proteggere il nucleo e conferisce al disco grande resistenza alla compressione.
Il disco è una struttura pre compressa ovvero che dispone di una tensione
preliminare con capacità di immagazzinare energia sotto carico e restituirla quando
il carico cessa poiche sviluppa delle reazioni elastiche(ammortizzatore naturale)
È rigido ma ha la capacità di deformarsi i movimenti e di disidratarsi in rapporto
al carico. Perciò sotto carico il disco si schiaccia leggermente per poi ritornare
alla sua forma originale grazie alle sue capacità elastiche.
Inoltre questo cuscinetto conferisce alle vertebre una certa motilità, per cui la
colonna può ,entro certi limiti, muoversi. (I dischi aumentano l’è schedine
articolare).Durante l’estensione il nucleo va in avanti mentre durante la flessione
si sposta indietro.

Unità funzionale spinale: risulta costituita dall’insieme di 2 vertebre adiacenti e


dai relativi tessuti interposti.La sezione posteriore è costituita dagli
archi( penducoli e lamine), dai processi trasversi e spinosi che ha funzione
dinamica mentre il pilastro anteriore ha una funzione di sostegno.

Curve vertebrali
Vista di lato sul piano sagittale presenta quattro curve che sono:
-Lordosi cervicale a convessità anteriore
-Cifosi dorsale a convessità posteriore
-Lordosi lombare convessità anteriore
-Cifosi sacrale a convessità posteriore
Le 3 curve permettono di aumentare la resistenza rispetto ad una colonna rettilinea
( circa 10 volte più resistente)
La comparsa delle curve vertebrali va di pari passo con l’evoluzione dell’uomo:
Filogenesi, ovvero il passaggio dalla posizione quadrupede a quella bipede.

Il rachide è l’equivalente di una articolazione con 3 gradi di libertà:


-flesso estensione :in totale 280 gradi (con 135 gradi di flessione e 145 di
estensione) avviene sul piano sagittale
-Inclinazione laterale (circa 75 gradi ) avviene sul piano frontale
-Rotazione assiale: le rotazioni della colonna sono valutabili solo clinicamente,
troviamo la
rotazione globale del cranio rispetto al bacino di circa 90 gradi, la rotazione
cervicale ( la più ampia ) di 45-50 gradi , la rotazione dorsale di 35 gradi mentre
la rotazione lombare è quella più limitata in quanto consente un movimento di soli
5 gradi.

In genere all’inclinazione laterale si associano anche piccoli movimenti di


rotazione( le apofisi spinose ruotano verso la concavità). Tale rotazione
automatica fisiologica è transitoria dovuta alla compressione dei dischi e alla
tensione dei legamenti.( nella scoliosi la rotazione è definitiva e facendo ruotare
anche le costole dà origine al gibbo o gobba)

MOTILITÀ:Valutazione Clinica
Fra i vari metodi clinici di misurazione si può precede con:
-flessione anteriore che si basa sulle variazioni della lordosi lombare. Se c’è
un’inversione della curva la motilità è completa , se cè uno spianamento della
curva la motilità sarà limitata. Se la curva è immodificata la rigidità completa.
CHINESIOLOGIA DEL RACHIDE CERVICALE
Le funzioni sono quelle di
⁃ sostenere la testa
⁃ Protegge il midollo spinale( c’è ampio spazio per il midollo e protegge
il midollo anche da eventuali traumi, infatti esso occupa il 45% dello spazio)
⁃ Permette ampie escursioni motorie per assicurare la migliore
funzionalità degli organi di senso: vista,olfatto, udito.
⁃ Dá inserzione ai muscoli del collo e dell’arto superiore
MORFOLOGIA: È costituito da 2 parti anatomicamente e funzionalmente diverse:
•Rachide cervicale superiore ( formato dalle prime sue vertebre )
La prima vertebra è l’atlante che si differenzia da tutte le altre vertebre in
quanto non presenta il corpo vertebrale e l’apofisi spinosa.
La seconda vertebra è l’epistrofeo, che dispone di un corpo vertebrale con 2 masse
laterali che si articolano con le corrispondenti dell’atlante. Questa vertebra è
sede frequente di fratture nella sua base, che può determinare una grava
instabilità dell’articolazione con conseguenti gravi danni all’individuo.
•Rachide cervicale inferire è formato dalle restanti vertebre cervicali (C3-C7) con
caratteristiche comuni alle vertebre tipo ma con 2 peculiarità in quanto il corpo
vertebrale presenta 2 apofisi aggiuntive e le apofisi traverse presentano un foro
per il passaggio dell’arteria vertebrale.

Articolazioni:
Nella colonna cervicale si trovano articolazioni diverse:
•OCCIPITO-ANTLANTOIDEA: articolazione equiparabile a un enartrosi in quanto
permette tutti e 3 i movimenti ( anche se la rotazione e l’inclinazione sono molto
limitate mentre la flesso estensione è di circa 15 gradi)
È formata dai 2 condili occipitali concessi e dalle 2 superfici concave
dell’atlante.
•ATLO-ASSIALE: si ha un movimento di scivolamento nel compiere una flesso
estensione( simile al ginocchio). La stabilità posteriore è garantito dal
legalmente trasverso( fondamentale per la stabilità dell’articolazione).
Quest’articolazione può subire spesso delle artritiremautodi che colpiscono il
legamento trasverso e vanno a creare dei problemi nel movimento di flesso
estensione (rischiando la compressione del midollo spinale allungato).

Dal punto di vista legamentoso in queste articolazioni troviamo il legamento


Cruciforme, composto dal legamento trasverso e dai legamenti alari. Quest’ultimo
stabilizzano e limitano le rotazioni mentre il primo le traslazioni.
Poi troviamo una larga lamina che continua il legamento longitudinale posteriore
detta Membrana tettoria, la quale stabilizza la colonna durante le rotazioni e la
flessione.

Nel segmento cervicale inferiore C3-C7 si trovano le articolazioni tra corpi


vertebrali e dischi con la presenza di 2 piccole articolazioni supplementari
laterali dette articolazioni uncovertebrali , che fanno da guida ai corpi
vertebrali durante la flesso-estensione.
Ed infine le apofisi articolari posteriori si articolano con le relative faccette
articolari.
I legamenti del segmento inferiore sono rappresentati oltre che dai dischi
intersomatici dal legamento longitudinale posteriore e anteriore, dal legamento
giallo e da quello nucale( quest’ultimo è attivo nel controllo della postura della
testa)

La motilità della colonna cervicale è piuttosto complessa e di difficile


valutazione. I singoli movimenti si valutano attraverso il movimento della testa
rispetto al torace e al cingolo scapolare. La flesso estensione completa ha
un’ampiezza di circa 130 gradi, nell’estensione il corpo vertebrale e le
articolazioni posteriori scivolano indietro mentre nella flessione avviene il
contrario.
I movimenti dono limitati dai legamenti, che nei tamponamenti (colpo di frusta)
vanno incontro a lesioni più o meno gravi, talvolta fino alla rottura con
lussazione della vertebra.
Le rotazioni hanno un’ampiezza di 50 gradi per lato e avvengo al 50% fra le prime
2 vertebre,mentre le inclinazioni laterali (latero-flessioni) hanno un’ampiezza di
circa 45 gradi.
I movimenti della colonna si svolgono in combinazione tra loro, in particolare
nella colonna cervicale i movimenti sono condizionati dalle articolazioni
posteriori e da quelle unco-vertebrali, per cui non ci sono movimenti indipendenti
e separati.

MUSCOLI CERVICALI
Hanno la funzione di mantenere la posizione del cranio e di orientare in modo
ottimale gli organi di senso.
Partiamo dai muscoli della nuca, i quali sono disposti in 4piani:
1)la parte più profonda comprende tre gruppi di muscoli
•muscoli sottocopitali,retti e obliqui : hanno l’azione di iperestensione se si
contraggono nei due lati, mentre se la contrazione è mono laterale svolgono azioni
di rotazione e latero-flessione.
•muscoli interspinosi e intertrasversari: presenti a livello cervicale inferiore,
i primi sono preposti all’estensione, mente i secondo alla altero flessione
( contrazione mono laterale) o alla stabilizzazione del rachide cervicale
( contrazione bi laterale)
•muscoli spinali: si estendono per tutto il rachide, sono muscoli estensori che
“lottano” contro il peso della testa in alto e dei visceri in basso

2)Il piano più superficiale è occupato dai muscoli semispinali che hanno la
funzione di estensori e stabilizzatori in stazione eretta o semplice estensori del
rachide( quest’ultima funzione è svolta dai muscoli traverso lungo del collo e
lungo dorsale)

3)Il piano ancora più superficiale presente il muscolo splenio e angolare della
scapola.
Il primo ha la funzione di estensione ( in contrazione bi laterale) o latero-
flessione e rotazione( in contrazione mono laterale)
Il muscolo angolare o elevatore agisce in maniera diversa a seconda che faccia
punto fisso in alto o in basso, nel primo caso solleva la scapola, mentre nel
secondo caso estende il collo (azione bi laterale) o lo ruota e lo inclina( azione
mono laterale)

4)Più superficialmente ancora abbiamo il trapezio che se fa punto fisso sul rachide
muove il cingolo scapolare (azione primaria)
Se fa punto fisso sulla scapola estende, inclina e ruota testa e collo in sinergia
con lo sternocleidomastoideo( contrazione mono laterale) mentr porta in estensione
la nuca ( contrazione bi laterale)

I MUSCOLI PREVERTEBRALI: sono muscoli localizzati in sede anteriore preposti alla


flessione della testa e del collo. Si tratta di:
1)lo Sternocleidomastoideo: è il più superficiale e contraendosi bilateralmente
flette il collo, se si contrae da un solo lato imprime alla testa un triplice
movimento( estensione, laterelo-flessione omolaterale, rotazione controlaterale) 

2)I muscoli lungo del capo e lungo del collo: Muscoli profondi con funzione di
inclinazione (azione mono laterale) ,hanno la funzione di stabilizzare e flettere
la testa( azioni bi laterale)
3)I muscoli retti anteriori: piccoli muscoli brevi che flettono la testa
sull’atlante
4)muscoli scaleni: localizzati nella regione laterale del collo e funzionano come
latero-flessori del collo oppure sollevano le costole come muscoli accessori della
respirazione(punto fisso sulle vertebre)
Essi sono sede di una particolare patologia, sindrome dello stretto toracico.
Nello spazio delimitato dallo scaleno l’anteriore e dallo scaleno medio decorrono
il plesso brachiale e l’arteria succlavia. Se lo spazio si restringe per spasmo
muscolare, conseguente a problemi posturali , trauma, si può manifestare una
sindrome caratterizzata da dolore, formicolii e disturbi vasomotori. crea uno
spazio ( triangolo) dove passano vasi e nervi ( primo spazio di compressione).
Attraverso la correzione della postura ed esercizi terapeutici specifici si può
risolvere, in alcuni casi è necessario l’intervento chirurgico.
Una postura cifotica va a comprire una di questa zone può gravare sulle strutture
neurovascolari( presenti in quella zona ).
Le radici più interessate sono la C7 e la D1
Si tratta di una patologia funzionale in quanto gli esami risultano negativi in
quanto nella maggior parte dei casi dipende dalla postura che si assume( nel
lavoro, mentre si dorme).
I test diagnostici sono i test degli scaleni( far ruotare il capo dal lato
dell’esame) compressione costo-calvicolare, test di iperabduzione.
Altri test:
Rx torace e rachide cervicale o elettromiografia

EFFETTI FELLA POSTURA SUI MUSCOLI CERVICALI: La forza che i muscoli della nuca
devono esercitare per mantenere in equilibrio la testa varia in rapporto alla
posizione della testa stessa ( bisogna evitare l’eccessa tendenza di flessione
anteriore della nuca) Per mantenere la posizione in avanti della testa è necessario
un aumento quadruplo della forza degli estensori rispetto alla forza necessaria
per tenerla in equilibrio. 
RESISTENZA DEL RACHIDE CERVICALE AI TRAUMI: In occasione di un trauma si può
attivare un meccanismo da impatto o da accelerazione. in caso di impatto contro un
oggetto fisso si possono creare lesioni da compressione assiale, mentre il
meccanismo traumatico di accelerazione si attiva quando il movimento del corpo
viene ad esercitare con la sua massa una forza che produce una deformazione della
colonna ( come nel colpo di frusta)

RACHIDE DORSALE costituito da 12 vertebre e ha come caratteristica quella di


stabilità. La loro caratteristica essenziale e diversa è quella di dare inserzione
alle costole.
Può essere distinto in 3 parti
-segmento superiore: composto di quattro vertebre con caratteristiche simili a
quelle del rachide cervicale inferiore.
-segmento medio: dalla quinta fino alla nona o decima vertebra. Presenta le tipiche
caratteristiche dorsali.
-segmento inferiore: composto dalle ultime 2 o 3 vertebre con caratteristiche
simili a quelle lombari.

Le dimensioni dei corpi vertebrali dorsali sono progressivamente maggiori dalla


prima alla dodicesima, in rapporto al carico che grava su di esse.
La loro maggiore altezza posteriore crea la tipica cifosi dorsale fisiologica
Nella parte posteriore delle vertebre va rilevato che:
-i processi articolari sono disposti sul piano frontale e verticale ( flessione e
rotazione molto limitate)
-Le apofisi trascorse presentano una faccetta articolare per le costole
-Il canale vertebrale è più ristretto rispetto al livello cervicale.( maggiore
rischio di danno midollare mein traumi vertebrali)

Articolazioni della colonna dorsale


le vertebre toraciche si articolano tra loro attraverso le articolazioni posteriori
e i dischi. Quest’ultimo hanno uno spessore maggiore dei dischi cervicali in quanto
varia in rapporto ai carichi cui sono sottoposti. La proporzione tra altezza del
disco e del corpo vertebrale condiziona la motilità vertebrale (tanto maggiore è la
proporzione tanto maggiore è la motilità ) Proprio per questo a livello dorsale c’è
una scarsa motilità. I movimenti del rachide dorsale sono infatti meno ampi di
quelli cervicali e lombari per quanto detto prima ed inoltre per la presenza delle
costole.
I movimenti sono di
flesso estensione di circa 65 gradi,
latero flessioni che sono di circa 25 gradi
rotazioni di circa 35 gradi.
I legamenti sono gli stessi del rachide cervicale e lombare.

MUSCOLI DORSALI: i movimenti vengono effettuati dai muscoli spinali ma anche dai
respiratori.
I muscoli spinali sono disposti in 2 strati ( superficiale e profondo): i primi
contribuiscono a sostenere il torace e a ad estendere la colonna dorsale, ma la
loro funzione principale è sull’arto superiore, in particolare il muscolo gran
dorsale solleva il corpo intero( bi laterale) o da una sola parte ( monolaterale )
Lo strato più profondo è formato:
-dai tre muscoli erettori del tronco ( Ileo costale, Spinale, Lunghissimo toracico)
che contribuiscono ad estendere e stabilizzare la colonna.
-muscoli spinali trasversi a direzione obliqua che attirano la spinosa omonima
verso il proprio lato facendo ruotare la colonna dal lato opposto.

Carichi della colonna dorsale:


In stazione eretta gravano sulla colonna dorsale le forze di compressione prodotte
dal peso della testa e del collo. Queste forze si scaricano in massima parte sui
corpi vertebrali in conseguenza della curva cifotica( quanto più aumenta la cifosi
tanto maggiore sarà la forza di flessione sulla colonna dorsale )

Ossa della gabbia toracica:


La gabbia toracica è rigida e mobile nello stesso tempo per proteggere gli organi
interni e permettere nel contempo la respirazione e i movimenti della colonna.
È formata da 12 paia di costole, dallo sterno e dalle vertebre unite da 2
articolazioni artrodie( costo-vertebrali e costo- sternali)
Le costole sono ossa lunghe composte da testa, collo e corpo. Offrono un notevole
sostegno alla colonna, sono in rapporto con le vertebre sia attraverso la testa
( che si articola con le 2 faccette ) e sia attraverso il collo che si articola con
l’apofisi.
Mentre lo sterno è un osso piatto composto dal manubrio, dal corpo (su cui si
articolano le costole) e dall’apofisi ensiforme.

I movimenti della gabbia toracica ( a catena cinetica chiusa) :


I movimenti delle costole sono di innalzamento e abbassamento (piano sagittale)e
poi abbiamo movimenti a manico di secchio permessi dalle vertebre.
Questi movimenti permettono un’espansione del torace.
I movimenti delle costole e delle vertebre si influenzano a vicenda:
-nella flessione della colonna le costole si avvicinano e limitano la flessione.
-nell’estensione della colonna le costole si allontanano e il torace si espande.
-nelle latero-flessioni vertebrali le costole si avvicinano tra loro e limitano
l’espansione del polmone
-nelle rotazioni delle vertebre l’apofisi trasversa e la costola corrispondente si
spostano indietro ( creando il gibbo)

Eventuali riduzioni dei movimenti delle costole ci sarà una perdita dell’espansione
toracica nella respirazione.
IPERCIFOSI: curva sul piano sagittale. Si rimane nell ambito fisiologico quando la
curva è tra i 20 e i 40 gradi, ciò è valutabile attraverso una radiografia in
ortostatismo .L’incremento angolare della cifosi dorsale fisiologica è solo
apparente e si corregge perfettamente quando si invita il paziente ad assumere una
postura più corretta del rachide.
Ma quando il paziente non riesce a correggere la sua postura si parla di
disformismo ovvero si tratta di una patologia presente magari dalla nascita oppure
dovuta a malattie ereditare o da lesioni traumatiche.
La più frequente è la cifosi giovanile o malattia di Scheurmann ( 8% della
popolazione).
La cifosi giovanile è inquadrata in quelle malattie in relazione alla crescita
( osteocondrosi). In questo caso la deformità rimane e si rende accentuata in una
flessione in avanti, si localizza a livello del rachide dorsale e coinvolge
generalmente 3-4 corpi vertebrali.
A differenza degli atteggiamenti cifotici in cui il paziente riesce ad auto
correggere la deformità (quando viene invitato ad assumere una posizione più
corretta) nelle vere cifosi la deformità è rigida e si manifesta ancor di più nel
test di iper flessione del rachide( mani a piedi da posizione eretta)

Manifestazioni cliniche
Aumento della cifosi toracica ed iper lordosi lombare, rigidità , dolore ( in
alcuni casi può mancare) e contrattura dei muscoli flessori del rachide.

C’è una classificazione della gravità di questa malattia:


-Lieve: <50 gradi
-Di media gravità: Tra 50 e 70 d grave
-Grave: >70 molto grave
Il trattamento può essere o di tipo conservativo( con rx ogni 6 mesi fino al
termine della crescita oppure effettuando degli esercizi posturali specifici ) o
di tipo chirurgico quando troviamo adolescenti o bambini che presentano curve
evolutive intorno > dei 70 gradi.
Nei casi con curve maggiori di 70 gradi può essere anche trattata attraverso
interventi chirurgici. Il trattamento varia perciò in base alla gravità e in alcuni
casi può essere sufficiente una terapia ginnica, in casi più gravi un corsetto
ortopedico o un busso gessato.

Altri tipi di Cifosi


Cifosi-Fratture vertebrali: Cifosi di tipo angolare è la più comune causa di cifosi
acquisita nell’adulto e nel bambino.Negli adulti la deformità è immediata e spesso
stabili nei bambini la deformità può peggiorare con la crescita.
Cifosi Senile: cifosi di tipo regolare causata da degenerazione anteriore del disco
con o senza frattura osteoporotica.

SCOLIOSI: Deformità tridimensionale del rachide che comporta una curvatura laterale
sul piano frontale, una rotazione delle vertebre sul proprio asse e spesso
un’alterazione delle curve fisiologiche sul piano laterale( se non vi è rotazione
dei corpi vertebrali l’anomalia prende il nome di paramorfismo). La scoliosi è
classificata in:
-Non Strutturale:La colonna appare curva nonostante sia strutturalmente normale.
Comporta una deviazione laterale della colonna, con conseguente perdita della
verticalità, ma non si accompagna mai a deformazione dei corpi volontari.Ció è
indicato come cambiamento temporaneo e può essere causato da una differenza nella
lunghezza delle gambe o da spasmi muscolari
La curva scompare nel momento in cui il paziente si china in avanti,da seduto.
-Strutturale: È una deformazione permanente,fissa non suscettibile di miglioramento
senza intervento esterno.Esistono 2 tipo di scoliosi strutturale ( o dismorfismo)
•Iodopatica(primaria)
Ovvero di causa sconosciuta e costituisce l’80-90% di tutti i casi di
scoliosi.Probabilmente può essere considerata una patologia in cui c’è spesso ( ma
non sempre)una storia familiare positiva ma non è chiaro il modello di
ereditarietà, spesso dipende anche dalle “posizioni viziate” nel portare
oggetti( zaini) o nella propria postura.In base all’età si distingue in Scoliosi
infantile, in cui sono coinvolti bambini sotto i 3 anni e nell’80% dei casi evolve
favorevolmente senza trattamento, scoliosi giovanile , dopo i 3 anni e prima della
pubertà e di solito sono evolutive, infine abbiamo la scoliosi dell’adolescenza che
ha un’evoluzione molto variabile e potrebbe essere sta ereditata dai familiari.
•Congenita(secondaria): É presente dalla nascita ed è causata da una o più
malformazioni delle vertebre, che si presentano incomplete oppure fuse tra loro.
La curva può presentati o a livello dorsale o a livello lombare oppure ci può
essere l’ipotesi di una doppia curva.

Valutazione clinica:La scoliosi viene individuata per la sua evidenza estetica o


attraverso esami radiografici. I segni più estetici più evidenti sono:
Asimmetria scapolare, slivellamento delle creste iliache. Per quanto riguarda
l’entità della deviazione scoliotica è possibile misurarla attraverso il test di
Cobb( si tracciano 2 linee passanti per il piatto superiore ed inferiore delle
vertebre limitanti la curva e a queste le rispettive perpendicolari, l’angolo che
viene a formarsi è detto angolo di Cobb). Esistono poi altri test come quello di
Risser o una semplice rotazione vertebrale.
Le curve vengono classificate in base all’angolo e di conseguenza in base alla
gravità della curva si decide il trattamento.

Trattamento: varia in base al valore angolare delle curve,alla rotazione dei corpi
vertebrali, all’età scheletrica e alla capacità evolutiva.
Deve essere instaurato quando i controlli radiografici documentano un progressivo
peggioramento della curva. Se la curva raggiunge i 40 gradi la progressione non si
arresta neppur al raggiungimento della maturità scheletrica. ( la scoliosi deve
essere mantenuta sotto i 40 gradi)
Il tipo di trattamento utilizzato può essere ginnico-educativo( entità lieve),
utilizzo di un corsetto ( busto) oppure un trattamento chirurgico in caso di un
caso grave. L’intervento chirurgico serve per una correzione e una stabilizzazione
della colonna.

Meccanica della respirazione


La respirazione, detta anche ventilazione polmonare, è un processo meccanico che
pompa aria dentro e fuori dai polmoni composto di due movimenti: inspirazione ed
espirazione che avvengono ad opera dei movimenti delle costole.
-Inspirazione: fa entrare l’aria nei polmoni e inizia quando le costole si
innalzano, il diaframma si abbassa, il volume del torace aumenta e la pressione
interna si abbassa.
-Espirazione: fa uscire l’aria e inizia quando i muscoli del torace si rilasciano,
la parete del torace arretra, il volume dei polmoni si riduce, la pressione interna
si innalza e l’aria esce dai polmoni.

MUSCOLI DEL TORACE

Muscoli della respirazione


Sono posti tra le costole o muscoli che collegano le costole e lo sterno con il
rachide. Agiscono essenzialmente come muscoli della respirazione anche se
partecipano ai movimenti del rachide :muscoli dentati, muscoli intercostali,
diaframma, muscolo elevatore delle costole e muscolo triangolare dello sterno.

-muscoli dentati( postero-superiore e postero-inferiore) vanno dalle costole alle


vertebre dorsali. La parte postero-superiore solleva le costole e perciò è un
muscolo inspiratore, mentre il postero-inferiore abbassandole è un muscolo
espiratore.
-muscoli intercostali(interni,esterni,profondi):
Muscoli brevi che hanno azione di espiratori( gli interni) di inspiratori ( gli
esterni).
L’azione combinata degli intercostali stabilizza le costole e sostiene il torace
contro le variazioni di pressione evitando il collasso delle costole durante
l’inspirazione (momento nel quale la pressione toracica è bassa).
-diaframma: separa il torace dall’addome. Abbassa il “pavimento” della cavità
toracica è innalza le costole quindi ingrandisce tutti e 3 i dialetti del torace, e
perciò è il principale muscolo inspiratore.( la contrazione del diaframma è
osservabile attraverso la parete addominale i quali si rilasciano durante l’azione
del diaframma)
-muscolo triangolare dello sterno:muscolo localizzato dietro lo sterno e abbassa le
costole e perciò è un muscolo espiratore.
-muscoli trasverso del torace e elevatore delle costole: muscoli posteriori, il
primo è un espiratore l’altro un muscolo inspiratore.

Partecipano alla respirazione altri muscoli detti accessori:


-muscoli inspiratori accessori lo sternocleidomastoideo,i pettorali e gli scaleni
-muscoli espiratori accessori: i muscoli della parete addominale.
I muscoli della respirazione vengono distinti perciò in inspiratori ( che innalzano
le costole e lo sterno) e in espiratori ( che li abbassano). I primi sono più
numerosi e potenti rispetto ai secondi poiche l’esportazione è un fenomeno passivo.

Manovra di Valsava: consiste nella chiusura della glottide e di tutti gli orifizi
addominali dopo una profonda inspirazione in moda da creare una colonna d’aria
davanti alla colonna vertebrale che riduce del 30-50% i carichi su di essa

Attività muscolare durante la respirazione:


La principale attività dei muscoli respiratori è quella di regolare il volume della
gabbia toracica e di controllarne la pressione interna. I muscoli della
inspirazione fanno aumentare il volume del torace, il diaframma è il muscolo
inspiratore primario, responsabile del 60% della capacità vitale( quantità di aria
che entra e esce dai polmoni durante il massimo dei due movimenti) e del 70% del
volume corrente( volume di aria che esce ed entra durante la respirazione
rilassata)
I muscoli intercostali esterni coadiuvano in misura determinante il diaframma è in
caso di sforzi inspiratori intervengono anche i muscoli inspiratori accessori.
Le espirazione è un processo passivo di ritorno del torace che fa diminuire il
volume del torace , i muscoli della espirazione sono perciò meno coinvolti rispetto
ai muscoli della inspirazione e la loro contrazione è eccentrica.

La tosse: è un atto respiratorio violento preceduto da una profonda inspirazione


effettuata a glottide chiusa, che necessità della messa in tensione dei muscoli
espiratori. Per tossire è necessario poter disporre di muscoli addominali efficace.

COLONNA LOMBARE
È una complessa struttura di transizione fra torace e bacino formata da cinque
vertebre. Questo segmento vertebrale sostiene grossi carichi ma consente anche
un’ampia motilità. Sul piano sagittale preenetal la tipica curva a convessità
anteriore : la lordosi lombare.
Le vertebre lombari sono formate dal corpo vertebrale e dalla parte arcale
posteriore.
I corpi vertebrali sono più alti dall’alto verso il basso in quanto formano la
lordosi lombare. L’arco è composte dai penducoli, lamine e processi articolari ,
apofisi , spinose e trasverse.

Legamenti: io rachide lombare necessita di un complesso legamentoso molto robusto


in grado di assicurare la massima stabilità malgrado i carichi cui è sottoposta
senza impedire un’ampia mobilità. Oltre I legamenti in comune con gli altri
segmento del rachide dispone anche dei legamenti ilio-lombari che creano una forte
stabilità con il bacino e limitano i movimenti della cerniera lombo-sacrale specie
le latero-flessioni.
Il sistema articolare lombare è formato da un tripode articolare: 2 articolazioni
posteriori e l’articolazione anteriore.

Le faccette articolari posteriori sono una coppia di articolazioni situate


all’apice dei processi articolari posteriori, i quali fanno guida ai movimenti di
flesso-estensione mentre limitano rotazioni e latero-flessioni.
Queste faccette sono ritenute sede di dolore lombare, partendo dal presupposto
della loro ricca innervazione. Il dolore viene attribuito al danno delle membrane
sinoviali o a processi come l’artrosi.

L’articolazione anteriore è formata dal disco e dai piatti cartilaginei delle


vertebre adiacenti.
Il disco è lo spazio tra due vertebre capace di deformarsi in tutti i piani e di
assorbire e trasmettere le forze. Sotto carico tende a spostarsi in direzione
opposta ai movimenti.
Il disco sopporta bene le forze di compressione molto meno le forze di
rotazione( che vengono limitate dall’orientamento dalla faccette articolari
posteriori proteggendo il disco.
La pressione intra discale varia in rapporto alle varie posizioni della colonna
vertebrale, si innalza quando la colonna si flette in avanti o quando aumenta
l’attività dei muscoli.
I disordini del disco inter vertebrale sono una delle cause più frequenti di
lombalgia che può essere dovuta:
-ad una lacerazione dell anello ricco di fibre nervose
-ernia al disco( in cui nucleo polposo lacera l’anello e crea una compressione
meccanica )
-degenerazione del disco che si riduce in altezza e fa avvicinare i corpi
vertebrali tra loro.
Quindi per diminuire la pressione sui fischi è preferibile sollevare pesi
mantenendo il tronco verticale piuttosto che inclinando in avanti con uno sbalzo
marcato ( accentuato inoltre dall’allineamento degli arti inferiori)

Ernia Discale:
Migrazione (fuoriuscita ) del nucleo polposo del disco inter vertebrale causata
dalla lesione delle fibre dell’anello fibroso . Esistono vari tipi di ernia al
disco : contenuta, espulsa,sotto legamentosa o migrata
Si realizza in seguito ad uno sforzo nel sole ade un peso con il tronco inclinato
in avanti. L’ernia discale si produce in 3 tempi:
1)Flessione in avanti e aumento dello spazio
2)Inzio sforzo, con conseguente compressione assiale e una migrazione posteriore
del nucleo polposo
3)Raddrizzamento rachide con conseguente estro flessione del nucleo.

Movimenti del rachide lombare


I movimenti del rachide lombare sono più ampio di quello dorsali in rapporto alla
maggiore altezza dei dischi lombari rispetto a quelli dorsali. Le faccette
articolari facilitano i movimenti di flesso-estensione (l’estensione è di circa 30
gradi, mentre la flessione è di 40 gradi), latero-flessioni( di circa 20-25 gradi)
e limitano le rotazioni ( 5 gradi )

Muscoli del tronco


Posteriori lunghi del tronco:
Quelli di maggior interesse per i movimenti della colonna sono i muscoli degli
strati profondi, lunghi e brevi, ovvero i muscoli lunghi che sono tre muscoli
riuniti in un’unico muscolo note come muscoli para vertebrali formata dal sacro-
lombare,dal lungo del dorso e dal trasverso. I muscoli paravertebrali ( come tutti
i posteriori lunghi) sono estensori maggiori del rachide dorsale e lombare è
svolgono un’accentuazione della lordosi lombare.
Posteriori brevi del tronco:
-Muscoli inter-trasversari: flettono lateralmente la colonna
-Muscoli inter-spinosi: estendono la colonna vertebrale
-Muscoli epi-spinosi: ruotano la colonna verso il lato opposto della loro
contrazione.
Muscoli parete addominale:
Sono coppie di muscoli larghi e denominati:
retti, trasversi e obliqui.
Il retto dell’addome si presenta come un muscolo diviso in sezioni che gli
permettono di amplificare il rapporto forza-lunghezza.
I muscoli obliqui formato dal piccolo obliquo ( fibre verso alto e interno) e
grande obliquo ( verso basso e interno)
Flessione del tronco
La flessione del tronco avviene soprattutto ad opera del muscolo retto coadiuvato
nella sua azione di flessione dei muscoli obliqui in quanto questo due muscoli
dirigono verso il basso la pro forza di contrazione.
Rotazione del tronco
Avviene per azione dei muscoli epi-spinosi ma soprattutto dei 2 muscoli obliqui
dell’addome ( piccolo obliquo e grande obliquo)
Latero-Flessioni del tronco: le inclinazioni avvengono ad opera del quadrato dei
lombi( azione latero-flessione omolaterale)e lo psoas( inclinazione e rotazione,
svolge anche l’azione di accentuazione della lordosi lombare)
MUSCOLI LATERALI
Quadrato dei lombi: flessione tronco dalla parte della sua contrazione
Psoas: inclinazione del tronco dalla parte della contrazione , rotazione contro
laterale e iper lordosi.
La curva del rachide lombare dipende ed è influenzata dai muscolo del tronco
soprattutto dagli addominali, dai spinali, e dai muscoli degli arti inferiori
collegati attraverso la cintura pelvica.
Cingolo pelvico
La cintura pelvica è la base del tronco che unisce gli arti inferiore al rachide. È
un anello osteo articolare chiuso formato da tre ossa ( 2 ossa iliache e sacro)e
da 3 articolazioni( sacro-iliache e sinfisi pubica)
Presentano un’importante struttura legamentosa le 2 articolazioni sacre-iliache:
ileo-lombari: limitano i movimenti di L4/L5 e L5/S1
ileo-sacrale
sacro-ischiatico
La trasmissione dei carichi dal rachide agli arti inferiori avviene attraverso la
cintura pelvica, in quanto fa passare il carico dalle ali sacrali ai cotili.
Sulle articolazioni del cingolo pelvico oltre che il carico influisce anche la
posizione assunta infatti in stazione eretta il peso corporeo tende a ruotare in
avanti il sacro con una retroversione del bacino.In appoggio monopodalico c’è una
sollecitazione sui vari legamenti mentre in posizione supina le anche possono
essere in flessione con una retroversione del bacino o in estensione con un’anti
versione del bacino.
Difetti di postura: una delle cause più importanti della lombalgia sia
l’appiattimento delle fisiologiche curvature rachidee per cui in una colonna
normale il carico viene assorbito e ammortizzato dalla flessibilità delle curve
mentre in una rachide piatto il peso si scarica verticalmente caricando in modo
anomalo dischi e piatti vertebrali.
Per prevenire ciò quindi bisogna mantenere una posizione simmetrica, evitare
torsioni e flessioni laterali e distribuire i pesi.

BACINO

Formato da:
-Osso innominato( destro e sinistro)costituito a sua volta dalla fusione dell’ilio,
ischio e pube.
Queste 2 ossa innominate si articolano posteriormente con il sacro attraverso
legamenti e formano un anello osteo legamentoso”l’anello pelvico o cintura pelvica”
e davanti fra loro nella sinfisi pubica.
Il bacino forma la base del tronco e costituisce il pavimento del l’addome, nel
punto di convergenza delle tre ossa che formano l’osso innominato si trova il
cotile. La pelvi si articola perciò in alto con le vertebre lombari e in basso con
i femori.

Ilio: presenta il suo margine superiore detto cresta iliaca che termina in avanti
con la spina iliaca antero- superiore (SIAS) e indietro con la spina iliaca
postero-superiore(SIPS). Sulla cresta iliaca si inseriscono i muscoli larghi del
l’addome, mentre nelle spine iliache tanti muscoli dell’arto inferiore.

Ischio: forma la parte postero-inferiore dell’osso innominato, presenta due


prominenze osse dette tuberosità ischiatiche su ci ci si inseriscono molti muscoli
e su cui ci sediamo.

Pube: formato da due rami che formano con i rami del pube contro-laterale la
sinfisi pubica.

Sacro: osso mediano del bacino formato dalla fusione di 5 vertebre di forma
triangolare.

Coccige: Ultimo segmento del rachide con la punta rivolta in avanti, è composto da
3-4 vertebre unite fra loro e fá da inserzione a molti muscoli e ai potenti
legamenti che formano il pavimento della pelvi.
Le articolazioni del bacino sono:
-giunzione lombo-sacrale:mette in rapporto la quinta vertebra lombare con la prima
sacrale, dando origine all’angolo lombo-sacrale ( la quinta vertebra e il sacro
formano un angolo di 140 gradi) e all angolo sacrale( il sacro è inclinato in
avanti di 30 gradi rispetto alla linea orizzontale)
Quest’articolazione è una zona di debolezza del rachide in quanto è il punto di
maggiore stress dell’intera colonna, la sede più frequente di patologie del disco
-Sacro iliache : molto stabili in virtù dei molti legamenti ma poco mobili. Unisce
il sacro all’ileo.
-Sacro coccigea: unisce il sacro al coccige,ed è dotata di piccoli movimenti
passivi di flesso-estensione
-Sinfisi Pubica: È assai poco mobile ed è formata dai rami del pube dei 2 lati con
interposto un disco fibro-cartilagineo rinforzato dai legamenti.

MOTILITÀ:
1. Nutazione e Contronutazione: Il sacro si muove rispetto alle 2 ossa
innominate con piccole oscillazioni) basculamento). Nel basculamento avvengo
movimenti di rotazione e di traslazione.
2. Le 2 ossa innominate possono muoversi in movimenti simmetrici(nutazione
econtronutazione e movimenti angolari del sacro) ,asimmetrici ( torsione pelvica) e
lombo-pelvico( rotazione della colonna e delle 2 ossa innominate)
1.
Nutazione: movimento del sacro in cui il promontorio del sacro si dirige in avanti
e in basso e la punta del sacro si sposta in basso. La contronutazione è il
movimento inverso con cui il sacro si raddrizza, il promontorio si sposta indietro
e in alto e la punta in avanti e in basso.
Durante questi 2 movimenti si muovono simmetricamente anche le 2 ossa innominate ma
non la sinfisi pubica che resta immobile.
Movimenti angolari: sono effettuati da una rotazione e traslazione associate in cui
le 2 ossa iliache si avvicinano e le 2 ossa ischiatiche si allontanano.
2.
Torsione pelvica:si sviluppano movimenti opposti( innalzamento del emibacino dal
lato portante e abbassamento dell’emibacino dal lato opposto)
Ritmo lombo-pelvico: si tratta di movimenti associati alla colonna lombare e della
pelvi che si flettono in avanti.

MUSCOLI DELLA PELVI


Non ci sono muscoli che muovono direttamente le articolazioni sacro iliache, i
movimenti infatti sono passivi in risposta all’azione dei muscoli circostanti come
il piriforme e l’otturatore interno.
Più importanti e numerosi sono invece i muscoli che formano il pavimento pelvico
destinati a sostenere i visceri addomino-pelvici.
Questi muscoli sono i perineali superficiali e profondi che formano il diaframma
pelvico ed anche gli sfinteri anali.
I muscoli del pavimento Pelvico hanno la funzione di chiudere le pelvi in basso ma
permettono il passaggio degli effluenti pelvici, di sostenere gli organi e di
regolare la pressione addominale.

Funzioni del bacino:


-Collegare la colonna agli arti inferiori e trasferisce il peso dalla parte
superiore del corpo agli arti inferiori, perciò ha come caratteristica essenziale
la stabilità.
-Dà inserzione ai muscoli del tronco e degli arti inferiori.
-Accoglie i viscero e regola le loro funzioni

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