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Il sistema scheletrico

I tessuti
Le ossa
Le articolazioni
Salute dell’apparato scheletrico

© 2010 - N. Rainone
L’alba dei mammiferi

Sulle rive di qualche stagno melmoso, nell’arido continente devoniano delle Arenarie
Rosse Antiche, alcuni pesci crossopterigi (del genere Eustenopteron) lasciano l’acqua
e si muovono sulla terraferma, usando come zampe le pinne pettorali e ventrali.
L’alba dei mammiferi

I dipnoi moderni hanno tutti un corpo allungato; una singola pinna caudale ingloba le corrispondenti
pinne dorsali, caudali e anali di altre specie di pesci.

Importante caratteristica dei dipnoi è la presenza di coane (fosse nasali) e di un primitivo polmone,
evoluzione della vescica natatoria, che consente loro di incamerare ossigeno direttamente dall'aria in
alternativa alla normale respirazione con le branchie. Nei dipnoi, inoltre, la disposizione delle ossa rende
più robusta l'articolazione degli arti anteriori e posteriori
Tutti parenti stretti
Tutti parenti stretti

Lo scheletro appendicolare dei vertebrati è sempre stato oggetto di grande interesse in quanto,
pur presentando molteplici modificazioni funzionali, è caratterizzato da strutture che presentano
sorprendenti somiglianze anche in forme tassonomicamente molto lontane.

Orso cane cavallo


Uccello Mammifero
uomo gorilla scimpanzè orango gibbone

Le stesse 200 ossa, nella medesima disposizione e coi medesimi legami, compongono lo scheletro
dell'uomo e delle scimmie antropomorfe
Anatomia comparata: femore umano e femore di Scimpanzè

Femore di Scimpanzè Femore di Uomo


Lucy
Australopithecus afarensis

Età: 3,2 milioni di anni

Provenienza: Africa
Lo scheletro è una struttura rigida formata da un
insieme di ossa che sostiene il corpo umano.
In un essere adulto medio, lo scheletro rappresenta
circa il 20% del peso corporeo.
Lo scheletro può essere diviso in assile (ossa della testa
e ossa del tronco) e appendicolare (ossa degli arti,
cintura scapolare e cintura pelvica)

Le funzioni dello scheletro sono molteplici:


sostegno
protezione di parti molli e delicate
equilibrio, insieme a muscoli e articolazioni
movimento, essendo strettamente connesso ai
muscoli
emopoietica, ovvero la produzione di globuli rossi,
bianchi e piastrine
plastica, in quanto dà forma al corpo
deposito di sali minerali
Nel corpo umano si contano approssimativamente 209
ossa, che in età adulta si possono ridurre fino a 206,
così distribuite:

Arti inferiori: 60 ossa;

Arti superiori: 60 ossa;

Colonna vertebrale: 33 ossa;

Coste: 24 ossa;

Cranio: 22 ossa;

Cingolo scapolare: 4 ossa;

Sterno: 3 ossa;

Cingolo pelvico: 2 ossa connesse alla colonna


vertebrale;

Osso ioide: 1 osso.


Le ossa possono distinguersi in:

ossa impari, situate sulla linea mediana del corpo


ossa pari, poste ai lati della linea mediana.

Le ossa si suddividono anche in:

lunghe, prevale la lunghezza su larghezza e spessore


(es.femore)
brevi, le tre dimensioni sono all'incirca uguali
(es.Astragalo)
piatte, lo spessore è di gran lunga inferiore rispetto alle
altre misure (es.scapola).

Nelle ossa lunghe, la parte centrale è detta diafisi e le


estremità epifisi.
La sostanza fondamentale delle ossa allo stato fresco è
costituita da:

sostanza inorganica, 55,28%


sostanza organica, 27,72%
acqua, 17%.

La sostanza organica è l'osseina; per isolarla l'osso viene


trattato con un acido: le sostanze inorganiche si sciolgono,
ma l'osso mantiene la sua forma primitiva.

La parte inorganica è costituita da:

fosfato di calcio, 83,89-85,90%


carbonato di calcio, 9,06-11,00%
fosfato di magnesio, 1,04-1,84%
fluoruro di calcio, 3,20-0,70%.
Il tessuto osseo è un tessuto caratterizzato da una notevole durezza e resistenza.
Istologicamente, è un tipo particolare di tessuto connettivo di sostegno, costituito da cellule disperse in una
abbondante matrice extracellulare, costituita da fibre e da sostanza amorfa di origine glicoproteica; questa ha la
peculiarità di essere inoltre calcificata, ovvero formata anche da minerali.
Attorno a ciascun canale di Havers si
dispongono, concentricamente, a guisa di
manicotto, le lamelle ossee. L’insieme del canale
e delle lamelle ossee concentriche con i relativi
osteociti formano il SISTEMA DI HAVERS od
OSTEONE , unità strutturale dell’osso compatto.
Nell'osso si distingue una parte esterna compatta e una
interna costituita da un tessuto spugnoso,dalla
caratteristica struttura trabecolare, leggera ma in grado
di resistere a tensioni molto elevate.
È un errore considerare l'osso come una struttura rigida
di semplice sostegno meccanico: le cellule sono soggette
a un continuo rimaneggiamento e rinnovamento.
Il midollo osseo è un organo privo di forma propria, ospitato entro il canale
diafisario delle ossa lunghe ed entro le cellette fra le trabecole del tessuto osseo
spugnoso.

Il midollo osseo ha un'estensione e un volume tra i maggiori del nostro corpo,


avendo un'attività emopoietica giornaliera molto elevata. In un individuo di 70
chili:
175 miliardi di eritrociti
175 miliardi di piastrine
70 miliardi di leucociti al giorno

Il midollo osseo è costituito da cellule staminali totipotenti che, sotto lo stimolo


di fattori di crescita prodotti dalle cellule stromali, si differenziano in cellule
staminali emopoietiche e in cellule staminali linfoidi.
Le prime si potranno differenziare in elementi della serie granulocito-
macrofagica (neutròlifi, basòfili, eosinòfili, monociti e macròfagi), in eritrociti e
in megacariociti (da cui prenderanno origine le piastrine).
Osteoblasti, osteociti e osteoclasti

Gli osteoblasti sono costantemente impegnati, nelle fasi di formazione


dell'osso, nella sintesi dei componenti molecolari che andranno a
costituire sia le fibre che le glicoproteine della matrice. Tali composti
vengono successivamente espulsi dalle cellule per esocitosi, e vengono
quindi assemblati nella loro forma definitiva all'esterno della cellula.

Una volta completata la sintesi della matrice, ed una volta avvenuta la sua
calcificazione, gli osteoblasti si sistemano in cavità ellissoidali non
mineralizzate scavate nella matrice stessa definite lacune ossee. In questa
fase prendono il nome di osteociti e, pur rimanendo cellule vitali, entrano
in uno stato di quiescenza.

Un altro tipo di cellule del tessuto osseo sono gli osteoclasti; una tipologia
di cellule deputata a produrre e secernere enzimi che agiscono
degradando la matrice calcificata, permettendo il riassorbimento dell'osso.
Questi enzimi entrano in gioco sia nei processi di crescita, durante i quali è
necessaria la sostituzione del tessuto osseo immaturo (non lamellare) in
tessuto osseo lamellare adulto (vedi avanti), sia per permettere le
successive rimodellazioni dell'osso.
Il piede visto dal lato posteriore
Ossa della mano
palmo dorso
Ossa della mano con legamenti
Le articolazioni sono dispositivi giunzionali tra capi ossei, interconnessi tramite i tessuti connettivi.

A seconda della loro differente mobilità, cioè della loro escursione, possono essere di tipo mobile
(ad esempio l'articolazione della spalla), semimobile (fra le vertebre) o fisso (ossa del cranio.
Le articolazioni vengono classificate in base alla
loro struttura e al tipo di movimento in:

fibrose
cartilaginee
sinoviali

La classificazione funzionale si basa sulla


molteplicità dei movimenti che un’articolazione è
in grado di svolgere. In relazione a questo criterio
le articolazioni vengono classificate come:

sinartrosi (articolazioni immobili)


anfiartrosi (movimento limitato)
diartrosi (ampia mobilità)
Le articolazioni fibrose
Nelle articolazioni fibrose le ossa sono unite da
tessuto fibroso e non è presente alcuna cavità. La
maggior parte è di tipo sinartrosico. Esempi di
quest'ultimo tipo sono il cranio e l’articolazione
che unisce tibia e perone.

Le articolazioni cartilaginee
Nelle articolazioni cartilaginee le ossa sono unite
dalla cartilagine. Le articolazioni cartilaginee sono
sia sinartrosiche, come quella tra costola e sterno,
sia anfiartrosiche, come quelle presenti tra le
vertebre.

Le articolazioni sinoviali
Nelle articolazioni sinoviali le ossa risultano
separate da una cavità articolare, dove è
contenuto il liquido sinoviale, che ha funzione
nutritiva e favorisce la mobilità dell'articolazione
diminuendone l'attrito. Tutte le articolazioni
sinoviali sono diartrosiche, ovvero altamente
mobili.
Nome funzionale Nome strutturale Grado di movimento Esempio

sinartrosi fibrosa fissa cranio

anfiartrosi cartilaginea poco mobile vertebre

diartrosi sinoviale molto mobile spalla


Le articolazioni mobili o semimobili si differenziano per la forma e per i movimenti consentiti. In
proposito esistono classificazioni leggermente differenti tra loro. Una di queste e prevede la
suddivisione delle diartrosi in base alle differenze di forma delle superfici articolari:

ARTRODIA TROCLEOARTROSI TROCOIDI

A SELLA o PEDARTROSI CONDILARTROSI ENARTROSI


La superficie ossea può presentare sporgenze; i termini creste,
linee, apofisi, spine, processi, tuberosità e bozze ne definiscono le
caratteristiche.

Processo o apofisi: prominenza


particolarmente voluminosa e marcata

Condilo: processo di forma tonda-ovale

Tubercolo: processo tondeggiante


piccolo

Tuberosità: processo tondeggiante


cospicuo

Trocantere: processo cospicuo, di


forma varia

Cresta: rilievo osseo sottile

Spina: processo sottile e appuntito

Testa: porzione ossea tondeggiante,


che poggia su una parte più stretta,
detta collo
La spalla

La spalla è una zona del corpo


umano estremamente complicata
perché formata dall'insieme di ben
5 articolazioni. Tra queste la
principale viene chiamata
scapolomerale o glenomerale
poiché mette in comunicazione la
testa dell'omero con la cavità
glenoidea della scapola.
L'insieme di queste cinque
articolazioni, azionate da numerosi
gruppi muscolari (ventisei muscoli
in tutto), fa della spalla
l'articolazione più mobile del
nostro organismo.
L’anca

L'articolazione dell'anca è una tipica


enartrosi che unisce il femore all'osso
dell'anca.
L'osso dell'anca vi concorre con una cavità
articolare quasi emisferica, l’ace­tabolo, e il
femore con la testa femorale che
rappresenta circa i 2/3 di una sfera piena di
4 o 5 cm di diametro.
Non tut­ta la cavità glenoidea prende parte
diretta all'ar­ticolazione; nel suo centro,
infatti, si trova una depressione
quadrilatera, la fossa dell'acetabo­lo,non
rivestita di cartilagine articolare, ma di
periostio. Da questa fossa si diparte un lega­
mento, a sezione rettangolare, il legamento
ro­tondo del femore,che va a terminare sulla
fo­vea capitis della testa femorale e che, di
regola, non supera i 35 mm di lunghezza.
I mezzi di unione sono rappresentati dalla
capsula articolare cui si appongono tre lega­
menti di rinforzo, e da un legamento a
distanza intraarticolare, il legamento
rotondo.
Ormoni calciotropi: regolano specificatamente l’omeostasi del calcio

PARATORMONE diminuisce la resistenza ossea (stimola il riassorbimento osteoclastico)

CALCITONINA aumenta la resistenza ossea (inibisce il riassorbimento osteoclastico)

dopo essere stata attivata a livello epatico e renale aumenta l'assorbimento di calcio e
VITAMINA D:
fosforo a livello intestinale e ne diminuisce l'escrezione con le urine

Ormoni attivi a livello sistemico: influenzano il metabolismo osseo


ANDROGENI: lo aumentano
lo aumentano (ecco perché le donne sono più soggette all'osteoporosi dopo la
ESTROGENI:
menopausa)
ORMONI TIROIDEI lo aumentano, in sinergia con il GH, ma se presenti in eccesso lo diminuiscono

favorisce l'accrescimento scheletrico nell'infanzia e nell'adolescenza; un eccesso in


GH:
epoca giovanile determina gigantismo (un difetto nanismo), mentre in età adulta
(ormone somatotropo)
causa acromegalia (allargamento osseo evidente soprattutto agli arti e al volto).

fattori di crescita che, insieme all'insulina ed in sinergia con il GH, aumentano la


IGF-1 e IGF-2
densità ossea e l'accrescimento staturale

aumenta la sintesi di vitamina D attiva, favorendo l'assorbimento intestinale di calcio


PROLATTINA:
ed aumentando, così, la quota di minerale a disposizione per la produzione di latte

GLUCOCORTICOIDI Distruggono la matrice ossea inducendo osteopenia


Riparare lo scheletro

Protesi ortopediche per la testa del femore e il ginocchio


Riparare lo scheletro

Radiografia con protesi


montata (a dx) e
progetto per altra
protesi (a sx)
Riparare lo scheletro
Riparare lo scheletro

Radiografia con protesi


montata (a dx) e
progetto per altra
protesi (a sx)
Riparare lo scheletro
Riparare lo scheletro

La protesi più vecchia del mondo:


sulle mummie alluce di 2600 anni fa

Non erano dita “di bellezza”, ma vere e


proprie protesi, anzi le protesi più
vecchie mai studiate.
Archeologi dell’Università di
Manchester, in Gran Bretagna, sono
sicuri di aver individuato su due
mummie custodite nel Museo Egiziano
del Cairo e nel British Museum di
Londra i primi manufatti anatomici
della storia. Due modelli che servivano
non solo a sostituire l’alluce perduto,
ma consentivano a chi le indossava di
tornare a camminare.
http://www.eskeletons.org/index.html

http://www.visiblebody.com/
FINE

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