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Scoliosi
La scoliosi è una delle patologie della colonna vertebrale più comuni.
In condizioni fisiologiche, la colonna vertebrale vista dal piano appare dritta (ad eccezione di una
piccola curva toracica dove ci sono il cuore e grandi vasi), mentre, sul piano sagittale si osservano
delle curve: lordosi cervicale, cifosi toracica e lordosi lombare.
La scoliosi è una deformità della curva sul piano frontale. Infatti, la scoliosi viene ufficialmente
definita come una deformità tridimensionale caratterizzata da una deviazione laterale permanente
del rachide superiore di 10°. La scoliosi non è solo una deformità su due piani, ma è una deformità
più complessa, tridimensionale, dove ci sono altre deformità che portano a rotazione della colonna
che sono molto importanti.
Il termine “scoliosi” non indica una malattia, ma un sintomo, un segno clinico, che poi, nella scoliosi
idiopatica, assumerà il carattere della malattia. Nelle altre forme è soltanto un sintomo perché ci
sono numerose condizioni patologiche, parapatologiche, parafisiologiche che conducono allo
sviluppo di una deviazione scoliotica.
Classificazione
La prima distinzione che dobbiamo fare parlando di scoliosi è la distinzione tra:
• Scoliosi funzionali e non strutturali: atteggiamenti scoliotici, non strutturali, paramorfismi. Sono
tutte quelle forme nelle quali c’è una scoliosi ma non è fissa, strutturata. Il rachide è normale
strutturalmente, sono reversibili se rimuovo la causa. In questo caso quindi non si cura la scoliosi,
si cura la causa. Le scoliosi funzionali sono:
ð Posturali: sono causate da abitudini posturali scorrette e da squilibrio muscolare, appena
uno si rimette dritto, però, la colonna ritorna dritta.
ð Di compenso: che posson essere causate o da piccole asimmetrie del bacino o (quasi sempre)
a delle maggiori o minori differenze di lunghezza degli arti inferiori (dismetrie). Il bacino se
ho la gamba più corta si inclina; quindi, la colonna fa una curva di compenso per mettermi
diritto. Non è strutturata perché se metto un rialzino nella scarpa la colonna si raddrizza. Le
differenze degli arti sono frequentissime, non sono un evento raro, su 100 persone almeno
80 non hanno le gambe lunghe uguali, molti di pochi mm ma un certo numero, intorno al
20%, hanno anche 5-6mm di differenza di lunghezza e non ce ne accorgiamo perché la
colonna compensa. Ci sono poi una serie di patologie che possono portare a una differenza
di lunghezza degli arti, in primo luogo le fratture: tutte le fratture dell’adulto guariscono con
un po’ di accorciamento, dovuto alla fusione dei due monconi, dei due capi ossi, mentre le
fratture dei bambini guariscono con un allungamento dell’arto perché ha una grande
capacità di rigenerazione, fa tanto callo osseo. Le differenze di lunghezza degli arti si
chiamano eterometrie o dismetrie (eterometrie termine più asettico).
ð Antalgiche: ancora più frequenti, dovuto ad un dolore percepito dal paziente. Quando il
paziente percepisce dolore a livello del rachide, viene a verificarsi una contrazione dei mucoli
della schiena nel tentativo di ridurre questo dolore, ma, questa contrazione porta il paziente
ad una forte rigidità e ad una inclinazione della colonna, ad un atteggiamento scoliotico
(quando si ha mal di schiena si sta sempre piegati da una parte). Con antidolorifico il dolore
passa e la schiena diventa diritta. Le cause sono qualsiasi patologia in grado di determinare
contrattura muscolare soprattutto se asimmetrica (tumori, infezioni, ernie discali).
• Scoliosi strutturali: scoliosi vere, dismorfismi, carattere permanente. Sono quelle in cui la
colonna presenta una vera e propria alterazione strutturale e anatomica permanente in cui
risulta impossibile risolvere la deviazione scoliotica. Si caratterizza perché c’è un’alterazione
completa sia della morfologia che della funzionalità e perché sono presenti alterazioni:
anatomo-patologiche (la vertebra non è più normale), cliniche (presenza del gibbo), funzionali
(la colonna perde di flessibilità) e radiografiche (la colonna presenta la deviazione laterale).
Tra le scoliosi strutturali, a sua volta, possiamo distinguere 2 tipi fondamentali:
ú Scoliosi secondarie, vengono perché c’è un’altra malattia. Si stima che esistono circa 150
sindromi e condizioni patologiche che possono portare allo sviluppo di scoliosi (PCI,
fratture…). Sulla base dell’origine della scoliosi secondaria, possiamo distinguere la scoliosi
congenita (dovuta ad esempio ad una sinostasi, ovvero difetti di segmentazione che portano
allo sviluppo di vertebre fuse in maniera non lineare oppure ad un emispondilo, ovvero difetti
di differenziazione), neurofibromatosica (nei pazienti affetti da neurofibromatosi che porta
allo sviluppo di scoliosi a breve raggio, più strette), neurologica, toraco-genica, marfan
(sindrome che porta ad un eccessivo accrescimento, ad una iperlassità legamentosa,
aracnodattilia, difetti oculari e cardiaci, petto incavato, piede piatto) ...
ú Scoliosi idiopatica, è la più frequente, è quella scoliosi che viene senza un motivo, insorge in
un soggetto altrimenti sano.
Eziologia
Le cause dell’artrite idiopatica sono ancora del tutto sconosciute. Nonostante questo, però è stato
appurato che, sicuramente, c’è una familiarità (ovvero che i membri della famiglia hanno una
maggiore probabilità di sviluppare la patologia, se un parente di 1° grado ha scoliosi la probabilità
che il soggetto in esame sviluppi scoliosi varia dal 2% al 12%, è 6 volte superiore), tuttavia, non si è
ancora stabilito se possa esservi una trasmissione genetica. Vi è anche una grandissima concordanza
di oltre il 75% nei gemelli monocoriali (che derivano dallo stesso ovulo). I fattoi extragenetici sono
improbabili.
Patogenesi
L’uomo è l’unico animale che può essere colpito da scoliosi, semplicemente perché per far sì che ci
sia scoliosi deve esserci lordosi. L’uomo essendo l’unico animale bipede è anche l’unico ad avere
lordosi, e questo perché gli animali quadrupedi per sostenere il peso corporeo a livello della colonna
vertebrale hanno sviluppato e mantenuto nel tempo un'unica curva cifotica, mentre l’uomo una
volta sollevatosi su due arti, una volta diventato bipede, per sostenere il peso del corpo a livello
della colonna vertebrale, ha dovuto gradualmente sviluppare le 4 curvature fisiologiche della
colonna, tra cui due lordosi e quindi una possibile predisposizione alla lordosi.
Accrescimento staturale
Durante lo sviluppo (che dura dai 0 ai 20 anni), la crescita del paziente è lineare e costante fino agli
8-10 anni, ma, con l’arrivo della pubertà, fase in cui vengono liberati in circolo numerosi ormoni e
fattori di crescita, si ha un picco di crescita che dura circa 2 anni, durante il quale si verifica il massimo
accrescimento scheletrico. Passato questo picco, la crescita continua ma riprende nuovamente una
andatura lineare e sicuramente meno rapida rispetto a quella della fase puberale. Durante la fase
di crescita puberale, dove appunto si verifica il massimo accrescimento scheletrico, abbiamo anche
il picco di massima crescita della colonna vertebrale, ed è proprio in quel momento in cui si verifica
la massima probabilità che venga a svilupparsi la scoliosi e che peggiori progressivamente nel tempo
(parte ascendente del picco di velocità di crescita). E’ molto importante controllare l’adolescente in
questa fase, soprattutto perché la scoliosi è quasi sempre asintomatica.
Diagnosi
La scoliosi è quasi sempre asintomatica, non procura quasi mai dolore al paziente. Quando inizia a
comparire, la scoliosi, nelle sue forme più lievi, è estremamente subdola e difficile da diagnosticare
anche per un esperto, figuriamoci per un genitore.
Quando però la scoliosi non diagnosticata inizia ad assumere un’entità sempre maggiore, questa
inizierà ad originare sia un problema estetico che un problema funzionale e a quel punto diventa
inevitabile diagnosticare la scoliosi e intervenire per tempo per poter arrestare la progressione della
deviazione scoliotica. La diagnosi della scoliosi viene eseguita in due step: in primo luogo attraverso
una Diagnosi clinica presuntiva. Quando attraverso la diagnosi clinica presuntiva si sospetta la
presenza di scoliosi oltre un certo grado, si procede con la Radiografia confermativa, che ci
permetterà di confermare la diagnosi della scoliosi.
• Asimmetria dell’altezza delle spalle. È poco importante perché la scoliosi molto spesso fa una
curva di compenso, di fatto alla fine le spalle si riallineano; inoltre l’asimmetria dell’altezza delle
spalle si può avere per altri mille motivi.
• Prominenza delle scapole. Se è monolaterale acquisisce rilevanza, è poco rilevante se è bilaterale
(scapola alata).
• Asimmetria dei triangoli della taglia. Il triangolo della taglia è quello che si forma se sto con le
braccia aderenti al tronco, se vedo bene che c’è una differenza sicuramente c’è qualcosa che
non va, ma il fatto che tu non lo veda non ti basta.
• Curvatura della linea delle spinose. A occhio sembrerebbe il segno chiave ma ha una scarsa
rilevanza, siccome la deformità è tridimensionale le spinose tendono a riallinearsi, quindi
questo, che dovrebbe essere il sintomo cardine, ma comunque non basta.
• Flessione anteriore del tronco del paziente (Test di Adams o Forward
bending test), unico metodo che ci permette di osservare e vedere con
certezza e chiarezza la scoliosi già dai primi gradi grazie alla comparsa, su
uno dei due lati della colonna, di una protuberanza, detta gobba o gibbo,
che invece non è presente durante la stazione eretta.
Durante la flessione in avanti i piedi devono stare divaricati e simmetrici
per garantire stabilità, mente gli arti superiori devono essere lasciati liberi
di ciondolare, possibilmente con le mani unite per evitare oscillazioni del
tronco.
Spiegazione anatomopatologica del motivo per cui, con questo test,
compare il gibbo: durante questa flessione anteriore, la vertebra ruota e spinge la corrispettiva
costa dal lato della convessità posteriormente e medialmente, e la corrispettiva costa dal lato
della concavità anteriormente e lateralmente. Questo porta alla formazione di una prominenza
su un lato della colonna detto gibbo o gobba, che rappresenta quell’entità fondamentale che ci
permette di determinare la misura della scoliosi e di osservare l’andamento della scoliosi nel
tempo. Per determinare la misura della scoliosi infatti, si deve andare a misurare l’altezza del
gibbo.
Radiografia confermativa à la radiografia viene consigliata nel caso in cui, durante l’esame clinico,
è risultato che l’altezza del gibbo superi i 5mm oppure il grado di curvatura del gibbo superi i 5-7°.
La radiografia rappresenta un importantissimo esame strumentale che ci consente di determinare
con precisione la sede della presunta scoliosi, il lato della convessità della deviazione scoliotica e
anche di misurare la scoliosi attraverso la determinazione dei gradi radiografici (diversi dai gradi
clinici) che si misurano tramite il metodo di Cobb (non a caso, si parla di angolo di Cobb).
- 20-45° “Ortesi”, le ortesi sono una serie di presidi ortopedici esterni che vengono applicate sulla
superficie del corpo umano (ginocchiera, polsiera…) permettendo così alla persona di limitare la
disabilita di una propria struttura corporea. Se la scoliosi misura da 20-45°, allora il paziente
dovrà indossare il corsetto ortopedico. Quali sono gli obiettivi del corsetto:
ð Ridurre la curva
ð Limitare il peggioramento
ð Migliorare l’aspetto estetico, perché modella il gibbo.
Ci sono di due tipi, quelli ALTI, come il corsetto di Milwaukee, che si usano
per le scoliosi alte sopra T7, come quelle toraciche alte o cervicali. Questi
corsetti alti hanno appoggio occipito-ioideo o mentoniero e un appoggio a
livello delle ali iliache, infatti, sono formati da dei componenti che si
estendono dalla pelvi al collo che sono collegati tra loro con delle barre di
ferro: questo permette di mantenere una elongazione attiva della colonna
che impedisce un ulteriore aggravamento della deviazione scoliotica. Questi
corsetti hanno anche la caratteristica di presentare dei punti di spinta, detti
pelote, che modellano la colonna e riducono il gibbo.
Questi corsetti alti, sebbene siano i più efficaci, hanno anche la caratteristica
di presentare alcuni svantaggi, tra cui la ridotta compliance, ovvero il fatto
che il paziente non aderisce alla terapia: il corsetto, infatti, è un’ortesi
piuttosto invalidante, perché oltre che ad essere poco permissiva dal punto di vista motorio,
deve essere tenuto per moltissime ore al giorno (nei primi 6 mesi almeno 22-23 ore, anche la
notte) e per un lungo periodo di tempo come un anno. Tutto questo è aggravato dal fatto che
rappresenta un sussidio anche antiestetico e molto visibile; quindi, succede spesso che i pazienti
perdano la pazienza ed iniziano a non seguire più il trattamento come dovrebbero. Questo è
molto più frequente nell’adolescente.
Corsetti BASSI, come il corsetto di Cheneau, sono dei corsetti che hanno il
compito di modellare gradualmente la regione lombare e contrastare il
peggioramento della curva.
A differenza dei precedenti sono dei corsetti molto più portabili, molto più
agevoli da indossare anche per un lungo periodo di tempo, e anche
facilmente nascondibili, poco evidenti con il paziente vestito.
Molti anni fa in caso di scoliosi si faceva il gesso a tutto il tronco