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La sciatica o lombosciatalgia costituisce un motivo di consultazione estremamente

frequente in uno studio di Osteopatia.


L'Osteopatia è assolutamente efficace per risolvere una sciatica perché risale all'origine del
problema e ne rimuove stabilmente le cause.
La percentuale di successo è altissima e sul medio e lungo periodo il risultato è sempre
garantito.

Osteopatia e sciatica

Il nervo sciatico
Mancini-Morlacchi
Clinica ortopedica
Piccin, pag.129

Un Paziente affetto da lombosciatalgia presenta dolore lombareassociato a dolore


irradiato verso uno o entrambi gli arti.
La causa della sciatica è una perturbazione, per lo più una compressione, del nervo
ischiatico o nervo sciatico; tale nervo parte daltratto lombare basso e dal sacro e si dirama
lungo tutto l’arto inferiore.
Il nervo sciatico può subire stress meccanici a differenti livelli lungo il suo lungo decorso e
sviluppare sintomatologie dolorose e motorie a valle.
Il primo punto critico si trova a livello dell’emergenza delle sue radici lombari, L4 e L5, dove
una protrusione discale, un bulging o, più raramente, un’ernia discale conclamata, possono
perturbarne la fisiologia o addirittura allungarne il percorso.
In questo caso è necessario alleggerire la compressione del disco eliminando le tensioni
muscolari tra i corpi vertebrali; questo tipo di intervento dà ottimi risultati sul sintomo, la
correzione è stabile e in prospettiva favorisce un recupero dello spessore fisiologico del disco
senza bisogno di interventi chirurgici (vedi ernia del disco).
Ancora possono verificarsi perturbazioni più a valle nella compagine dei muscoli ischio
crurali, dietro la coscia, o dietro al ginocchio, nel cavo popliteo o intorno alla testa del perone,
da dove si dirama il nervo sciatico popliteo esterno.
Tutti i problemi sopraelencati sono risolvibili dall’Osteopatia poiché hanno tutti una base
meccanica e funzionale.
Quindi per un problema di lombosciatalgia l’Osteopatia si propone come rimedio di prima
scelta.
Non si esclude l’utilità di altre terapie rivolte al sintomo ma è opportuno capire che una terapia
sintomatica interviene solo sugli effetti mentre l’Osteopatia riesce a risalire alle cause e a
risolverle.

Sindrome del piriforme


Una particolare forma di perturbazione del nervo sciatico è rappresentata dalla cosiddetta
sindrome del piriforme.

Il nervo sciatico infatti, nella sua discesa verso l'arto inferiore, passa attraverso il bacino
appoggiandosi all’osso dell’anca.
Qui è sormontato dal muscolo piriforme che lo incrocia perpendicolarmente (vedi figura a lato).
Quando il muscolo piriforme è contratto va a premere fortemente sul nervo sciatico
provocando non solo una sintomatologia locale tipo coltello piantato sul gluteo ma anche
sintomatologie dolorose lungo tutto l’arto inferiore, una vera e propria sciatica.
L’Osteopatia dispone di tecniche potentissime per trattare la sindrome del piriforme.
L’Osteopata infatti non si limita a decontratturare tale muscolo ma ripristina la situazione
dinamica di tutto ilbacino, soprattutto dell’osso sacro, agendo quindi sull’origine del problema.

Casi reali
Gli esempi di casi trattati sono moltissimi.
Uno per tutti il caso di un impiegato di 33 anni che presentava una lombosciatalgia sinistra da
diversi anni, ordinariamente in forma lieve salvo periodi di acuzie piuttosto ricorrenti.
Era in cura da molto tempo per questo disturbo, vale a dire nelle fasi acute si sottoponeva a un
periodo di terapia ma in realtà senza mai giungere ad una soluzione definitiva.
Come conseguenza di ciò, oltre al dolore, presentava anche un atteggiamento scolioticosinistro
convesso piuttosto marcato e un appoggio plantare con mancato appoggio digitale bilaterale
(non appoggiava le dita in terra da entrambi i piedi).
All’esame osteopatico presentava l’osso palatino destro in rotazione interna, il fegato in
bascula anteriore e il pavimento pelvico contratto sul lato destro.
Quindi un problema sul palato osseo, uno sotto il diaframma e uno a livello del bacino: tre
focolai lesionali primari in tutto.
Ridotte le disfunzioni il quadro è cambiato sensibilmente nel giro di una decina di giorni.
Rivisto a distanza di più di un mese il Paziente era completamente ristabilito.
Ciò significa che aveva mantenuto perfettamente le correzioni effettuate, quindi presentava
una dinamica globale assolutamente fisiologica; inoltre le curve scoliotiche si erano
notevolmente ridotte e l’appoggio plantare rientrato nella norma.
In queste condizioni un miglioramento del sintomo è da interpretarsi come un segno di
assestamento verso l’equilibrio e non come uno dei tanti periodi di remissione in attesa di una
nuova crisi.
Il problema cioè è stato risolto in maniera stabile; questo non mette certo al riparo da nuove
possibili acquisizioni lesionali ma il quadro di base, che era senza dubbio presente da anni, è
stato corretto stabilmente.
Per inciso era presente una voluminosa ernia discale a livello di L5-S1; un’ernia di quella
portata sicuramente non è scomparsa nell’arco di un mese.
Il fatto che questo Paziente abbia avuto risultati stabili senza essersi mai sottoposto ad alcun
trattamento specifico per l’ernia significa che essa non poteva in alcun modo essere la causa
della lombosciatalgia.
Con tutta probabilità anche essa era una conseguenza dello stato lesionale e, come tale, anche
essa soggetta a un certo grado di recupero dopo la correzione.
Con questo non si nega l’utilità di un intervento specifico quando necessario ma è bene sapere
che le ernie del disco sono sempre l’effetto di una perturbazione globale.
Pertanto è inutile intervenire sugli effetti se prima non si rimuovono le cause.

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COSTO ZERO
Col termine cervicale si intende tutta una classe di sintomi di natura dolorosa localizzati a
livello del rachide cervicale.
L'Osteopatia è assolutamente indicata per risolvere i problemi cervicali ed è considerata
terapia di prima scelta per i disagi di questo tipo.

Segni e sintomi
Spesso si sente dire "ho la cervicale" oppure "ho un attacco di cervicale", ormai sono
espressioni entrate nel linguaggio comune.
Col termine cervicale si intende in generale tutto un insieme di sintomatologie dolorose e
funzionali che riguardano il collo:

La colonna cervicale
Kapandj, Fisiologia articolare
Maloine-Monduzzi, Vol.III, pag.171

 Mal di collo o male al collo


 Cervicalgia
 Rigidità cervicale
 Torcicollo
 Dolore alla base del cranio
 Sensazione di sabbia durante i movimenti
 Sensazione dolorosa sui lati del collo, cordoni dolorosi
 Dolore durante lo svolgimento di determinati movimenti
 Impossibilità a mantenere la posizione verticale della testa
 E altro ancora
Si può aggiungere che anche gli aspetti degenerativi (artrosi cervicale) o gli adattamenti
cronici (rettilineizzazione della lordosi cervicale, ernia cervicale) siano il risultato di una
cronicizzazione di un quadro lesionale di tipo osteopatico.
Inoltre una cervicalgia è spesso associata a rigidità del collo, nausea, vertigini, senso di
ottundimento, acufeni, irradiazioni del dolore alle braccia o altri sintomi ancora.
Ancora non bisogna dimenticare le funzioni endocrine (tiroide), neurovegetative (nervo vago) e
emodinamiche (vene giugulari) che possono essere influenzate dalle disfunzioni osteopatiche
che coinvolgono il collo in maniera diretta o indiretta.
In altri termini il rachide cervicale è molto frequentemente sede di sintomi non solo di tipo
doloroso ma anche funzionale e talvolta molto invalidanti.
Infine si deve considerare la dinamica del colpo di frusta che merita però una trattazione a
parte.

Osteopatia e cervicale
L’Osteopatia è utilissima in questi casi in quanto la quasi totalità di questi problemi ha una
base osteopatica.
In caso di problemi del tratto cervicale l’indagine osteopatica parte dal collo: viene analizzata
la dinamica delle vertebre cervicali, la tensione delle fasce cervicali, soprattutto la fascia
cervicale media e la tensione dei muscoli del collo.
In caso di disfunzioni locali si effettuano correzioni dirette che non sono mai traumatiche,
pericolose o dolorose.
Tuttavia molto spesso il tratto cervicale in sé non presenta problemi primari ma si adatta
a disfunzioni periferiche localizzate sia a monte che a valle:

 Disfunzioni cranio sacrali: le prime due/tre vertebre cervicali offrono inserzione


alla meninge esterna; per cui una qualsiasi alterazione delSistema cranio sacrale può
avere ripercussioni sul tratto cervicale.
In questo caso è necessario un intervento di tipo cranio sacrale: il problema
potrebbe essere localizzato sia sulla base del cranio come a livello del coccige e
comunque dare ripercussioni dinamiche sulla colonna cervicale.
 Disfunzioni viscerali: a livello di C5-C6-C7 trovano inserzione i legamenti
pericardici che sorreggono non soltanto il cuore e i grossi vasi ma anche
il diaframma (il muscolo della respirazione) e di conseguenza gli organi e le fasce sopra
e sotto diaframmatiche.
Come conseguenza una qualsiasi disfunzione osteopatica localizzata in sede
viscerale o comunque in prossimità del diaframma porta una tensione in maniera
diretta sulle vertebre cervicali.
Non è un caso che la quasi totalità delle ernie cervicali sia localizzata a livello del
tratto C5-C6-C7: è proprio qui che si scaricano le tensioni meccaniche provenienti
dai visceri sottostanti.
Queste tensioni nel corso del tempo danno origine alla classica "gobbetta" alla base
del collo oltre che a dolori e limitazione della mobilità.
In questo caso è necessario lavorare sui visceri, o meglio sulle fasce che avvolgono
e sostengono i visceri, in modo da alleggerire le tensioni interne e liberare il tratto
cervicale basso. Questo porta generalmente un grande vantaggio sia sui dolori che
sulla mobilità.
 Disfunzioni della colonna vertebrale: il tratto cervicale, in virtù del suo alto grado di
mobilità, si adatta facilmente ai problemi della colonna vertebrale, del bacino e può
essere influenzato da catene lesionali in partenza addirittura dal piede.
Questo può sembrare un po’ strano se non si è abituati a ragionare in termini
osteopatici ma non è raro che una cervicalgia si sviluppi, per esempio, a partire
dalla distorsione di una caviglia: la disfunzione dal piede si trasmette a ritroso
attraverso l’arto inferiore, il bacino e la colonna vertebrale fino ad arrivare a
perturbare la dinamica delle vertebre cervicali.
In questo caso per risolvere la cervicalgia bisogna riequilibrare il piede.
Si potrebbe continuare con altri esempi.
Il concetto importante da capire è che per risolvere una cervicalgia non ci si può limitare a
"curare il collo"; l’esperienza dimostra che le disfunzioni primarie che colpiscono il tratto
cervicale sono localizzate quasi sempre in periferia.
Quindi il campo di indagine deve essere esteso a tutto il sistema, non solo al collo: l’Osteopatia
lavora proprio seguendo questa impostazione metodca.
Per i problemi del tratto cervicale l’Osteopatia ha una probabilità di successo
statisticamente altissima pertanto in caso di cervicalgia l’Osteopatia è considerata terapia di
prima scelta.

Casi reali
A titolo esemplificativo riporto due casi trattati e risolti.
Il primo caso riguarda una donna di 40 anni con cervicalgia cronica associata a rigiditàdel
tratto cervicale.
All’esame osteopatico presentava l’osso zigomatico destro in rotazione interna e la quinta
vertebra lombare ruotata verso destra.
Quindi un problema a livello del cranio e uno a livello lombare.
Il secondo caso una donna di 35 anni con cervicalgia associata a lombalgia.
All’esame osteopatico presentava l’osso temporale destro in rotazione interna e l’osso
mascellare sinistro in rotazione esterna; inoltre il rene destro si trovava in ptosi di I grado con,
associata, una contrattura del muscolo ileo-psoas/span> omolaterale.
In altri termini erano presenti problemi sia a livello craniale che a livello di un rene che si
trovava leggermente abbassato.
Come si può notare in entrambi i casi non era presente alcuna disfunzione osteopatica
cervicale.
Con questo non si nega l’utilità di terapie locali o farmacologiche a scopo di sollievo immediato,
ma è bene ricordare che allo scopo di risolvere il problema in maniera stabile è necessario
risalire alle sue cause primarie e risolverle.

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COSTO ZERO
Per colpo di frusta si intende un trauma meccanico in direzione antero posteriore che dà
ripercussioni dinamiche oscillatorie prevalentemente sulle strutture assiali.
Il meccanismo disfunzionale ordinario è un tamponamento in auto da dietro, anche di entità
minima.
L'Osteopatia è assolutamente indicata per risolvere le conseguenze di un colpo di frusta e
in casi del genere è considerata terapia di prima scelta.

Osteopatia e colpo di frusta


Notoriamente chi subisce un colpo di frusta nell’immediato non avverte nulla: tutti i disagi
conseguenti si esprimono nel giro di qualche giorno, a volte di qualche ora.

La dinamica della colonna cervicale


Kapandji, Fisiologia articolare
Maloine-Monduzzi, Vol.III, pag.215

Nel corso del tempo le conseguenze del colpo di frusta si manifestano con uno stato
dimalessere generale che comprende forti doloricervicali o dolori lombari con associati,
talvolta,nausea, cefalea, vertigini, senso di ottundimentoe altri possibili sintomi neuro-
vegetativi.
Tale sintomatologia non è attenuabile, se non mediante rimedi temporanei, e ha una tendenza
alla cronicizzazione trasformandosi spesso in un disagio piuttosto invalidante.
Sotto il profilo osteopatico il colpo di frusta non dà mai origine allo stesso quadro disfunzionale,
nonostante sia il risultato di una dinamica standard.
In effetti è statisticamente impossibile che due Pazienti riescano a procurarsi lo stesso corredo
lesionale o avere gli stessi sintomi; inoltre una disfunzione acquisita da un colpo di frusta può
andare a sommarsi a disfunzioni già presenti in precedenza.
Per cui ogni Paziente deve essere esaminato e trattato individualmente.
L'Osteopatia è utile a correggere le conseguenze del colpo di frusta; l'intervento osteopatico
vanta un alto margine di successo.

Casi reali
Riporto il caso di una Paziente di 38 anni. Riferiva prevalentemente rigidità nucale erigidità
cervicale con impossibilità a ruotare la testa lateralmente; inoltre lamentava
modesta lombalgia, soprattutto al mattino.
All’esame osteopatico presentava restrizioni a livello della sutura occipito-mastoideadestra e a
livello della falce cerebrale. Inoltre una restrizione a livello del fegato che si trovava basculato
anteriormente.
Prima dell’incidente la Paziente stava bene per cui è possibile che le restrizioni cranio-sacrali
siano state acquisite in sede di impatto; la disfunzione delle fasce del fegato quasi sicuramente
poiché tale organo costituisce una massa inerziale piuttosto importante (pesa circa 2 Kg) e
sotto l’impulso di una forte accelerazione può essere responsabile di una restrizione di mobilità
a livello delle fasce locali.
Ridotte le disfunzioni la Paziente ha visto un progressivo miglioramento del proprio stato di
salute fino alla scomparsa di qualsiasi sintomo in meno di due settimane.
Ha riferito di avere avuto episodi di nausea e "testa vuota" nelle 48 ore successive al primo
trattamento; il tutto è poi regredito speditamente nei giorni successivi.

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COSTO ZERO
La cervicobrachialgia rappresenta un motivo di consultazione molto frequente in uno studio
osteopatico.
L'Osteopatia è utilissima per curare la cervicobrachialgia e correggere le disfunzioni
meccaniche che quasi sempre ne costituiscono la causa.

Come si sviluppa una cervicobrachialgia


Un’ampia percentuale di popolazione soffre di dolori cervicali con associata un’irradiazione
verso un arto superiore; è un’eventualità decisamente frequente.

Il plesso brachiale
Castano & Co, Anatomia Umana
Edi-Ermes, pag.346

Il motivo per cui si verifica questo tipo di problema dipende dalla costituzione anatomica
del plesso brachiale, cioè dell’insieme di nervi che va dal tratto cervicale al braccio e
allamano.
Tale plesso presenta alcuni punti critici durante il suo percorso, vale a dire strettoie in cui deve
passare talvolta insieme alle relative vene e arterie.
La prima strettoia è costituita dai forami di coniugazione della colonna vertebrale, i fori
attraverso cui i nervi fuoriescono dalla colonna vertebrale. A questo livello una compressione
tra le vertebre o una protrusione dei dischi, soprattutto fra C5 e C7, può essere causa di
irritazione delle radici nervose e causa di una cervicobrachialgia.
Ma esistono altre criticità. Appena emerso dalla colonna cervicale il plesso brachiale passa
attraverso il gruppo dei muscoli scaleni; passa cioè nella compagine stessa dei muscoli, come
se li bucasse e ci passasse attraverso.
Quindi una contrattura degli scaleni può essere causa di irritazione del plesso brachiale ed
essere responsabile di una cervicobrachialgia come anche di una parestesia (problemi di
sensibilità) al braccio e alla mano. Tale situazione è talvolta definita sindrome degli scaleni.
Il passaggio del plesso sotto la clavicola è ancora a rischio, soprattutto a causa delle
disfunzioni meccaniche della clavicola che possono letteralmente schiacciare il fascio vascolo
nervoso che passa in profondità.
In questo caso vi è anche una compromissione vascolare per cui al dolore e alle parestesie può
essere associato un problema di ritorno venoso e linfatico che si esprime con gonfiore del
braccio e della mano soprattutto al mattino.
Ancora a livello del cavo ascellare possono essere presenti restrizioni fasciali che disturbano il
plesso brachiale e causare problemi a valle.

Osteopatia e cervicobrachialgia
Tutti questi disturbi sono assolutamente trattabili dall’Osteopatia in quanto hanno tutti
una base funzionale e quindi possono essere risolti per via manipolativa.
L'Osteopata controlla in via prioritaria il tratto cervicale e interviene trattando le disfunzioni
vertebrali con tecniche soft, indolori e a rischio zero.
Il trattamento delle parti muscolari e fasciali avviene con trazioni manuali dolci e con tecniche
cranio sacrali non invasive e assolutamente efficaci.
Nel caso di una protrusione o di un'ernia cervicale importante non si esclude l’utilità di
interventi mirati alla cura dei dischi ma è necessario capire che il ripristino manuale della
funzione meccanica è comunque indispensabile a far sì che il problema non si riproponga a
distanza di tempo; inoltre molto spesso l’intervento osteopatico è sufficiente a risolvere la
situazione.
In ogni caso se prima non si rimuovono le cause è inutile intervenire sui loro effetti.

Casi reali
Riporto il caso interessante di una Paziente di 32 anni con dolore al collo e dolore al
braccio destro con associata una limitazione funzionale in estensione del gomito che rimaneva
semi-flesso.
Il tutto in seguito ad una caduta avvenuta qualche mese prima.
All’esame osteopatico presentava restrizioni a destra a livello dell’osso semilunare delcarpo,
adattato in posteriorità, e a livello dell’ulna che si presentava in abduzione/intrarotazione.
Inoltre era presente un adattamento craniale in torsione sinistra.
Corrette le disfunzioni primarie a livello del carpo e dell’ulna e riequilibrato il cranio, la Paziente
ha avuto sollievo immediato sia nei sintomi dolorosi che nella mobilità.
In questo caso il problema non era localizzato a livello cervicale e poi irradiato all’arto
superiore ma si presentava esattamente al contrario: cioè era localizzato a livello del braccio e
poi irradiato al collo.
Probabilmente il trauma aveva provocato le restrizioni strutturali sul carpo (cioè sul polso) e
sul gomito e da lì una catena lesionale ascendente aveva trasferito il disagio meccanico verso
l’asse.
Questo semplice caso dimostra che non è possibile affidarsi a schemi terapeutici
standard ma è necessario ricercare di volta in volta le cause del problema esaminando
individualmente i Pazienti.
Questa Paziente aveva già subito trazioni cervicali e indossato collari; addirittura era stata
sottoposta a un ciclo di manipolazioni cervicali.
L’insuccesso di tali terapie è derivato dal fatto che l'origine del problema non era localizzata a
livello cervicale.
Per dorsalgia si intende un dolore espresso a livello del tratto dorsale del rachide.
Il dolore dorsale è assolutamente trattabile con l'Osteopatia, anzi in caso di dorsalgia
l'Osteopatia è considerata terapia di prima scelta.
Statisticamente l'intervento osteopatico vanta una percentuale di successo altissima.

Segni e sintomi
Il dolore dorsale è sordo, continuo, non modificabile con la respirazione né con la posizione,
quasi sempre puntiforme e localizzato circa a metà del dorso in posizione centrale fra
le scapole.

Ha solitamente un’intensità bassa, cioè non è un dolore molto forte, ma è costante e può
risultare molto fastidioso.
Si riscontra in maniera sporadica in quanto solitamente i tratti più colpiti sono quelli lordotici
(collo e lombi), dotati di maggior mobilità e più esposti al lavoro meccanico. Inoltre non va
confuso con il dolore intercostale che si manifesta in maniera più viva, a intermittenza e dà
irradiazioni su un fianco.
Da un punto di vista clinico non ha un’identità propria; di solito viene catalogato tra le altre
algie della colonna vertebrale e trattato al pari di una cervicalgia o di una lombosciatalgia.
Tuttavia il dolore dorsale non è riconducibile quasi mai a disagi meccanici o emodinamici, come
generalmente accade per la cervicalgia e la lombalgia, ma ha una natura completamente
diversa.
Da un punto di vista osteopatico un sintomo di questo tipo è sempre espressione di
unosquilibrio cranio-sacrale, cioè uno squilibrio dei sistemi profondi.
La soluzione deve essere ricercata in questa direzione.

Casi reali
Riporto il caso di una giovane Paziente che lamentava un dolore sordo, profondo al centro del
dorso e molto costante. Questo disagio era iniziato dopo il parto, quindi diversi mesi prima
dalla data di consultazione.
Come spesso accade in questi casi la Paziente aveva già intrapreso diverse terapie locali senza
risultati duraturi.
All'esame osteopatico presentava una grossa restrizione a livello della grande ala dell'osso
sfenoide destro che si trovava in rotazione esterna. Era presente anche una grossa disfunzione
a livello del pavimento pelvico sui quadranti a destra.
Quindi un disagio cranio-sacrale con associata una contrattura del pavimento pelvico.
Ridotte le lesioni il sintomo è regredito in pochi giorni. A distanza di una settimana la
situazione dinamica generale era completamente normalizzata e il dolore scomparso.
Il mal di schiena o, più correttamente, la lombalgia, comunemente detta colpo della
strega in caso di insorgenza acuta, costituisce il motivo di consultazione più comune in uno
studio osteopatico.
Questo perché quasi tutte le forme di lombalgia sono risolvibili stabilmente con l'Osteopatia:
per un problema di mal di schiena l'Osteopatia è considerata senza dubbio una terapia di prima
scelta.
La percentuale di successo è altissima.

Segni e sintomi
Il mal di schiena presenta una moltitudine di varianti sulla base della localizzazione, della
fequenza, dell’intensità o della forma di espressione:

Il disco intervertebrale lombare


Mancini-Morlacchi, Clinica ortopedica
Piccin, pag.130

 Localizzato in un punto e molto intenso (tipo "pugnale nella schiena")


 A bassa intensità ma sordo e continuo su tutta la fascia lombare
 Soprattutto al mattino e si riduce quando ci si mette in moto
 Si esprime solo con determinati movimenti
 Compare quando si sta seduti tanto tempo
 Si manifesta quando si sta in piedi per tempi prolungati
 Persistente sia da sdraiati che da seduti
Queste le casistiche più frequenti.
Da un punto di vista funzionale tutte queste espressioni sintomatiche sono per lo più
riconducibili a due schemi disfunzionali di base entrambi correggibili con l’Osteopatia:
meccanico e emodinamico.

Mal di schiena su base meccanica


Molte lombalgie si sviluppano a partire da una base meccanica: questo significa semplicemente
che qualche elemento (può essere un osso, un’articolazione, un muscolo, una fascia, ecc.) si
è bloccato e le parti circostanti devono adattarsi a questa situazione.
In questo modo si creano forme di compenso come contratture muscolari, limitazioni articolari,
infiammazioni, compressioni discali che spesso si esprimono con sintomi dolorosi.
L’osso sacro, le ossa iliache e le vertebre lombari sono le parti coinvolte più frequentemente.
I disagi meccanici si manifestano con dolori sotto sforzo o semplicemente durante lo
svolgimento dei movimenti; inoltre il Paziente si sente stanco a fine giornata e trova
conforto riposandosi a letto.
Un disagio meccanico mantenuto per lungo tempo può provocare problemi cronico
degenerativi poiché una parte che lavora male tende a logorarsi (artrosi, ernie discali, ecc.) o a
sviluppare adattamenti cronici (osteofiti, sclerosi delle superfici articolari,scoliosi, ecc.).

Mal di schiena su base emodinamica


Altre volte la lombalgia ha una base emodinamica.
In questo caso le disfunzioni osteopatiche, invece di "bloccare meccanicamente delle parti",
vanno a comprimere i grossi vasi venosi impedendo quindi al sangue di tornare verso il
cuore.
Si manifesta pertanto una difficoltà di ritorno venoso che provoca raccolte di sangue in
periferia e soprattutto in prossimità dei forami di coniugazione, i fori tra le vertebre da cui
escono i nervi.
La pressione che si genera preme le radici nervose e il Paziente percepisce sintomi dolorosi
locali e nei territori di innervazione dei nervi coinvolti.
Il disagio emodinamico provoca lombalgie che si manifestano da fermi, da seduti o da
sdraiati e tipicamente al mattino appena svegli. L’immobilità notturna infatti è responsabile di
un accumulo ematico che si scarica via via col movimento e poi tende a scomparire nel corso
delle prime ore della mattinata.

Osteopatia e mal di schiena


Spesso i problemi emodinamico e meccanico coesistono: quasi tutti i casi di lombalgia in realtà
sono espressioni di un quadro misto con la preponderanza di uno dei due aspetti.
A volte possono intervenire altre cause come traumi accidentali, sforzi eccessivi, condizioni
ambientali malsane, reti o materassi non idonei, condizioni lavorative difficoltose, sovrappeso e
quant’altro.
In generale però queste situazioni creano disagio quando alla base è già presente uno
scompenso.

Un individuo in perfetto equilibrio infatti riesce a fronteggiare bene situazioni come quelle
descritte sopra e difficilmente avrà problemi di mal di schiena.
Al contrario quando è presente un disagio, sia meccanico che emodinamico, tutto diventa un
problema: stiamo male in qualsiasi situazione e a maggior ragione in condizioni sfavorevoli.
A volte la disfunzione è silente: ci sembra di stare bene, poi ci chiniamo per raccogliere una
matita e ci viene il colpo della strega!
In questi casi lo schema disfunzionale era già pronto da tempo, aspettava solo il momento
buono per scatenarsi.
Per quanto riguarda il sovrappeso posso limitarmi ad affermare che moltissimi Pazienti trattati
per il mal di schiena non sono affatto in sovrappeso.
Questo non significa che il peso corporeo non debba essere tenuto sotto controllo, il
sovrappeso resta comunque un fattore di rischio per molte patologie; tuttavia nella mia
esperienza posso affermare che il sovrappeso non è causa prioritaria di lombalgia.
In conclusione il mal di schiena, in una percentuale altissima, è principalmente dovuto ad uno
squilibrio osteopatico globale.
Tale squilibrio può essere corretto stabilmente con le tecniche osteopatiche quindi per problemi
di mal di schiena l’Osteopatia è assolutamente efficace.
Esiste poi la possibilità che il dolore si irradi agli arti inferiori: in questo caso si ha
unalombosciatalgia, o sciatica, magari aggravata da un’ernia del disco; queste affezioni sono
sempre trattabili con l’Osteopatia ma meritano una trattazione a parte
(vedilombosciatalgia e ernia del disco).

Casi reali
La lombalgia costituisce uno dei motivi di consultazione più frequenti in uno studio di
Osteopatia.
A titolo di esempio riporto il caso di un idraulico di 39 anni affetto da lombalgia cronica da lui
attribuita alle prolungate posture forzate in ambito lavorativo.
In realtà all’esame osteopatico presentava il sacro in anteriorità unilaterale mantenuto da una
disfunzione dell’arcata zigomatica ipsilaterale; in via secondaria era anche presente una
rotazione di L4.
Ridotte le disfunzioni zigomatica e vertebrale il sacro si è sbloccato di conseguenza e il dolore è
scomparso nel giro di pochi giorni.
Il Paziente è stato rivisto a distanza di una decina di giorni ed era completamente ristabilito. Il
problema era presente da mesi.
Casi del genere non sono infrequenti.
Purtroppo spesso accade che un quadro osteopatico venga mantenuto per lungo tempo e
provochi adattamenti importanti che non è facile correggere. Una deformazione dellevertebre a
cuneo o una spondilolistesi per esempio sono fenomeni non più correggibili manualmente.
Tuttavia anche in questi casi esiste sempre una possibilità di recupero, naturalmente non del
cento per cento, ma in grado di portare sollievo al Paziente.

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COSTO ZERO
Il dolore al coccige o male al coccige o, più correttamente, la coccigodinia è un’eventualità
piuttosto frequente e si manifesta soprattutto tra coloro che svolgono lavori sedentari.
L’Osteopatia è estremamente efficace e risolutiva per questo genere di problema: sul
medio lungo periodo il risultato è sempre garantito e il beneficio dura in maniera molto stabile.

Osteopatia e dolore al coccige


La maggior parte delle volte il dolore al coccige in effetti non coinvolge solo il coccige ma
l’intero pavimento pelvico.

Il pavimento pelvico è un piano muscolare che si inserisce sulla parte bassa del bacino,
sull’osso sacro e anche sul coccige e chiude in basso il piccolo bacino; su questo piano
muscolare si appoggiano la vescica e il rettoe nella donna la vagina.
Questo piano muscolare normalmente è elastico e dinamico ma quando si trova in uno stato
di contrattura dà sensazioni molto dolorose, profonde, di difficile localizzazione e decisamente
fastidiose.
Questi dolori si accentuano notevolmente in posizione seduta poiché da seduti si va a premere
proprio su queste parti.
In questo caso si interviene riequilibrando tutto il bacino (compreso il coccige),
sciogliendo queste contratture e dinamizzando la zona pelvica.
Purtroppo questo tipo di problema è piuttosto ostico nel senso che le contratture del pavimento
pelvico sono decisamente ostinate; a volte sono necessarie settimane prima di arrivare ad una
soluzione completa.
In ogni caso l’intervento osteopatico (o comunque funzionale) è la soluzione ottimale per
dinamizzare, elasticizzare e alleggerire la zona pelvica.
La ginnastica pelvica può servire come supporto secondario ma è bene ricordare che un’attività
motoria o anche una ginnastica correttiva non riescono a corregere le disfunzioni primarie, si
limitano a dinamizzare le parti che già si muovono.
Cambiare sedia o cuscino molto spesso non serve, come avrete già potuto constatare.
Al contrario l'Osteopatia è assolutamente risolutiva perché arriva direttamente all’origine del
problema: per questo la soluzione osteopatica è la più efficace, la più rapida e quindi, in
definitiva, anche la più economica.

Casi reali
Riporto il caso interessante di un impiegato di 25 anni che riferiva dolore al coccige.
Il dolore riferito si manifestava prevalentemente in posizione seduta e, dal momento che il
Paziente svolgeva un lavoro sedentario, questo problema era per lui particolarmente
invalidante.
Il dolore si manifestava da diversi mesi; nel frattempo il Paziente aveva provato a cambiare
seggiole e cuscini e a ristrutturare la postazione di lavoro.
Aveva provato una speciale ginnastica pelvica allo scopo di allegerire e rinforzare la zona
pudenda.
Era stato anche sottoposto ad una serie di manipolazioni locali, con scarsi risultati dal
momento che la zona dolente era pressoché inaccessibile: una minima pressione provocava
dolori locali piuttosto intensi.
Dopo alcuni mesi la situazione era invariata ed il Paziente piuttosto scoraggiato.
All’esame osteopatico presentava una serie di adattamenti disfunzionali in zona craniale con
importanti riflessi dinamici sull’osso sacro.
Soprattutto però presentava una contrattura importante a livello del pavimento pelvico: questa
zona era talmente contratta che al tatto il piano muscolare sembrava quasi una porzione
ossea, sembrava di toccare un osso invece di un muscolo.
Il coccige era messo sotto forte tensione dall’interno e anteriorizzato oltre che leggermente
deviato dal lato della contrattura.
Risolte le disfunzioni primarie a livello craniale e liberato il sacro, il lavoro è stato concentrato
soprattutto sul pavimento pelvico con manovre decontratturanti lente eprofonde.
Il lavoro è stato concluso in tre sedute in un arco di tempo di circa tre/quattro settimane.
Il coccige è stato tattato in terza seduta, dopo che la zona periferica era stata ampiamente
alleggerita e riequilibrata.
Il Paziente, rivisto dopo più di un anno per motivi diversi, ha riferito di aver risolto il problema
in maniera stabile e di non aver più avuto alcun dolore al coccige.

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COSTO ZERO
La sciatica o lombosciatalgia costituisce un motivo di consultazione estremamente
frequente in uno studio di Osteopatia.
L'Osteopatia è assolutamente efficace per risolvere una sciatica perché risale all'origine del
problema e ne rimuove stabilmente le cause.
La percentuale di successo è altissima e sul medio e lungo periodo il risultato è sempre
garantito.

Osteopatia e sciatica

Il nervo sciatico
Mancini-Morlacchi
Clinica ortopedica
Piccin, pag.129

Un Paziente affetto da lombosciatalgia presenta dolore lombareassociato a dolore


irradiato verso uno o entrambi gli arti.
La causa della sciatica è una perturbazione, per lo più una compressione, del nervo
ischiatico o nervo sciatico; tale nervo parte daltratto lombare basso e dal sacro e si dirama
lungo tutto l’arto inferiore.
Il nervo sciatico può subire stress meccanici a differenti livelli lungo il suo lungo decorso e
sviluppare sintomatologie dolorose e motorie a valle.
Il primo punto critico si trova a livello dell’emergenza delle sue radici lombari, L4 e L5, dove
una protrusione discale, un bulging o, più raramente, un’ernia discale conclamata, possono
perturbarne la fisiologia o addirittura allungarne il percorso.
In questo caso è necessario alleggerire la compressione del disco eliminando le tensioni
muscolari tra i corpi vertebrali; questo tipo di intervento dà ottimi risultati sul sintomo, la
correzione è stabile e in prospettiva favorisce un recupero dello spessore fisiologico del disco
senza bisogno di interventi chirurgici (vedi ernia del disco).
Ancora possono verificarsi perturbazioni più a valle nella compagine dei muscoli ischio
crurali, dietro la coscia, o dietro al ginocchio, nel cavo popliteo o intorno alla testa del perone,
da dove si dirama il nervo sciatico popliteo esterno.
Tutti i problemi sopraelencati sono risolvibili dall’Osteopatia poiché hanno tutti una base
meccanica e funzionale.
Quindi per un problema di lombosciatalgia l’Osteopatia si propone come rimedio di prima
scelta.
Non si esclude l’utilità di altre terapie rivolte al sintomo ma è opportuno capire che una terapia
sintomatica interviene solo sugli effetti mentre l’Osteopatia riesce a risalire alle cause e a
risolverle.

Sindrome del piriforme


Una particolare forma di perturbazione del nervo sciatico è rappresentata dalla cosiddetta
sindrome del piriforme.

Il nervo sciatico infatti, nella sua discesa verso l'arto inferiore, passa attraverso il bacino
appoggiandosi all’osso dell’anca.
Qui è sormontato dal muscolo piriforme che lo incrocia perpendicolarmente (vedi figura a lato).
Quando il muscolo piriforme è contratto va a premere fortemente sul nervo sciatico
provocando non solo una sintomatologia locale tipo coltello piantato sul gluteo ma anche
sintomatologie dolorose lungo tutto l’arto inferiore, una vera e propria sciatica.
L’Osteopatia dispone di tecniche potentissime per trattare la sindrome del piriforme.
L’Osteopata infatti non si limita a decontratturare tale muscolo ma ripristina la situazione
dinamica di tutto ilbacino, soprattutto dell’osso sacro, agendo quindi sull’origine del problema.

Casi reali
Gli esempi di casi trattati sono moltissimi.
Uno per tutti il caso di un impiegato di 33 anni che presentava una lombosciatalgia sinistra da
diversi anni, ordinariamente in forma lieve salvo periodi di acuzie piuttosto ricorrenti.
Era in cura da molto tempo per questo disturbo, vale a dire nelle fasi acute si sottoponeva a un
periodo di terapia ma in realtà senza mai giungere ad una soluzione definitiva.
Come conseguenza di ciò, oltre al dolore, presentava anche un atteggiamento scolioticosinistro
convesso piuttosto marcato e un appoggio plantare con mancato appoggio digitale bilaterale
(non appoggiava le dita in terra da entrambi i piedi).
All’esame osteopatico presentava l’osso palatino destro in rotazione interna, il fegato in
bascula anteriore e il pavimento pelvico contratto sul lato destro.
Quindi un problema sul palato osseo, uno sotto il diaframma e uno a livello del bacino: tre
focolai lesionali primari in tutto.
Ridotte le disfunzioni il quadro è cambiato sensibilmente nel giro di una decina di giorni.
Rivisto a distanza di più di un mese il Paziente era completamente ristabilito.
Ciò significa che aveva mantenuto perfettamente le correzioni effettuate, quindi presentava
una dinamica globale assolutamente fisiologica; inoltre le curve scoliotiche si erano
notevolmente ridotte e l’appoggio plantare rientrato nella norma.
In queste condizioni un miglioramento del sintomo è da interpretarsi come un segno di
assestamento verso l’equilibrio e non come uno dei tanti periodi di remissione in attesa di una
nuova crisi.
Il problema cioè è stato risolto in maniera stabile; questo non mette certo al riparo da nuove
possibili acquisizioni lesionali ma il quadro di base, che era senza dubbio presente da anni, è
stato corretto stabilmente.
Per inciso era presente una voluminosa ernia discale a livello di L5-S1; un’ernia di quella
portata sicuramente non è scomparsa nell’arco di un mese.
Il fatto che questo Paziente abbia avuto risultati stabili senza essersi mai sottoposto ad alcun
trattamento specifico per l’ernia significa che essa non poteva in alcun modo essere la causa
della lombosciatalgia.
Con tutta probabilità anche essa era una conseguenza dello stato lesionale e, come tale, anche
essa soggetta a un certo grado di recupero dopo la correzione.
Con questo non si nega l’utilità di un intervento specifico quando necessario ma è bene sapere
che le ernie del disco sono sempre l’effetto di una perturbazione globale.
Pertanto è inutile intervenire sugli effetti se prima non si rimuovono le cause.

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La presenza di un'ernia del disco, di una protrusione o di un bulging, sia a livello lombare che
cervicale, è un'eventualità statisticamente molto frequente.
L’Osteopatia è utilissima in caso di ernia del disco e si presenta come metodo di
intervento elettivo in quanto dispone di test specifici per individuare le cause primarie e di
tecniche precise per eliminare le compressioni vertebrali.
Molto spesso dopo un intervento osteopatico non è neanche più necessario subire altre terapie
per l’ernia discale in quanto, eliminate le tensioni tra le vertebre, il disco nel corso del tempo
recupera spontaneamente la propria fisiologia.

Osteopatia e ernia del disco


Il disco intervertebrale è strutturato per resistere a pressioni dell’ordine del quintale ma, dopo
aver subito uno sforzo, deve avere tempi di recupero adeguati per poter ritornare allo stato di
partenza.

Un'ernia discale espulsa


Mancini-Morlacchi, Clinica ortopedica
Piccin, pag.133

Generalmente il recupero avviene durante la notte quando la persona è sdraiata: l’esperienza


dimostra che al mattino si è più alti che alla sera.
Nel momento in cui una disfunzione osteopatica provoca l’avvicinamento di due vertebre in
maniera permanente il disco tra esse compreso risulta sottoposto ad una pressione di entità
minima ma costante che non gli concede mai possibilità di recupero.
Nel corso del tempo andrà inevitabilmente incontro a una degenerazione.
La soluzione in casi del genere non può essere mirata solo alla cura del disco ma deve
prendere in considerazione anche e soprattutto la causa di tale degenerazione.
A riprova di ciò si deve considerare che i Pazienti trattati solo e unicamente per la patologia del
disco in alta percentuale continuano a presentare sintomi o a recidivare.
Onde evitare tali spiacevoli situazioni è necessario procedere ad un riequilibrio meccanico che
necessariamente coinvolge tutta l’impalcatura scheletrica.
L'Osteopatia costituisce un rimedio assolutamente efficace per l'ernia del disco: la percentuale
di successo è statisticamente molto elevata.

Casi reali
A titolo esemplificativo riporto il caso di un operaio edile di 37 anni affetto da lombalgiacronica
e recante numerose ernie in zona lombare, tra cui una voluminosa a livello di L5 – S1.
Sotto il profilo osteopatico presentava una buona mobilità a livello lombare ma una torsione
sacrale importante; i focolai lesionali principali erano a livello dell’osso palatino destro che si
presentava in rotazione esterna e a livello del primo osso metatarsale destro in superiorità.
Quindi una restrizione sul palato a destra e una restrizione al piededestro.
Risolti questi problemi la torsione dell’osso sacro è scomparsa completamente.
Rivisto a distanza di una settimana era completamente sbloccato; il mal di schiena era
notevolmente diminuito. Ha potuto lavorare senza interruzione e non ha riferito problemi
collaterali.
Per inciso, un’ernia discale non può rientrare nella propria sede in una settimana.
La conclusione è che, in questo caso, l’ernia non poteva in alcun modo essere la causa del mal
di schiena. L’ipotesi più probabile è che sia l’ernia che il mal di schiena fossero entrambe
espressioni di un disordine meccanico in atto da anni.
Risolto il quadro meccanico il dolore è scomparso quasi subito; l’ernia è rientrata nella
propria sede nel giro di alcuni mesi.
Molto spesso l'ernia del disco costituisce un falso bersaglio: talvolta ernie anche molto
voluminose o espulse non sono affatto la causa primaria di sintomi dolorosi.
Per questo una revisione osteopatica della meccanica scheletrica è sempre auspicabile prima di
intraprendere qualsiasi terapia locale.
La scoliosi è un problema piuttosto diffuso nella popolazione occidentale.
I dismorfismi della colonna vertebrale costituiscono oggetto di preoccupazione soprattutto
in età pediatrica a causa delle possibili conseguenze sul corretto sviluppo dello scheletro.
L'Osteopatia lavora sulla scoliosi sciogliendo dall'interno le costrizioni meccaniche vertebrali
e favorendo così una naturale riarmonizzazione delle curvature del rachide.
Il metodo osteopatico garantisce un successo terapeutico statisticamente molto elevato,
soprattutto nei casi in cui la struttura ossea non si è ancora deformata.

Cosa è la scoliosi

La scoliosi
Mancini, Morlacchi - Clinica ortopedica
Pag.102

La scoliosi è un adattamento meccanico della colonna vertebrale che si esprime nelle tre
dimensioni con la comparsa di curvature diverse da quelle fisiologiche o con la deformazione
delle stesse curvature fisiologiche.
Gli adattamenti più macroscopici, sotto il profilo clinico e radiologico, avvengono sul piano
frontale: per questo la scoliosi viene definita sulla base delle concavità e convessità presenti
sulla proiezione antero posteriore.
Tuttavia l’atteggiamento scoliotico coinvolge le singolevertebre e l’intera colonna su tutti gli
assi e i piani costituendo un fenomeno molto complesso.
L’origine della scoliosi è quasi sempre "idiopatica" cioè ignota.
Classicamente il rimedio dipende dal livello di gravità della scoliosi per cui si va dalle
ginnastiche correttive, ai corsetti fino ad arrivare agli interventi chirurgici nei casi più
importanti.
Il limite tutta questa linea terapeutica sta nell’approccio sintomatico al problema, cioè nel
tentativo di "raddrizzare la schiena" pur non avendo ben chiaro il motivo per cui di fatto ha
sviluppato delle curve.

Osteopatia e scoliosi
Per quello che si può osservare da un punto di vista osteopatico la scoliosi è il risultato di un
disagio prevalentemente di tipo cranio sacrale cioè un disagio funzionale che interessa
i sistemi profondi.
Tale problema ha solitamente origine a livello craniale e si sviluppa in discesa servendosi
della meninge esterna come veicolo di trasmissione fino ad arrivare all’osso sacro e albacino.

La colonna vertebrale rimane "compressa" tra la base del cranio e il sacro e non può che
adattarsi alle tensioni che si sviluppano al suo interno, a livello delcanale vertebrale.
Le disfunzioni cranio sacrali sono decisamente lacausa principale della maggior parte
degli adattamenti scoliotici.
L’Osteopatia può intervenire su questo tipo di problema disponendo di tecniche in grado di
ridurre le tensioni cranio sacrali e quindi "sciogliere" la situazione dall’interno.
Ma non è tutto.
A volte, con minore frequenza, possono essere presentidisfunzioni viscerali, cioè tensioni
sulle fasce che circondano e sorreggono i visceri. Tali tensioni interne possono costringere il
rachide ad adattamenti scoliotici e l’intero organismo a posture non fisiologiche.
Questo tipo di prolema è risolvibile in maniera stabile attraverso l’applicazione di tecniche
osteopatiche in quanto l’Osteopatia dispone di un’ampia gamma di tecniche viscerali specifiche
mirate al riequilibrio della dinamica viscerale.
In un numero minore di casi la scoliosi ha un’origine muscolare nel senso che il problema
principale è localizzato a livello dei muscoli.
Naturalmente un Paziente scoliotico presenta sempre contratture muscolari ma queste sono
generalmente secondarie ad altri problemi, per lo più cranio sacrali, e non sono di per sé una
causa primaria.
In ogni caso, quando sono presenti problemi muscolo scheletrici di natura primaria l’Osteopatia
è il rimedio in assoluto più risolutivo a causa dell’alto livello di specificità delle sue tecniche.
Cioè a differenza della ginnastica correttiva, che propone esercizi di allungamento di alcuni
gruppi muscolari, l’Osteopatia punta direttamente al muscolo o all’articolazione in disfunzione
concentrando lo sforzo terapeutico in maniera assolutamente mirata.

Scoliosi in età pediatrica


Il trattamento della scoliosi interessa il larga misura il Paziente in età pediatrica, cioè
ilbambino e l’adolescente.
Questo perché la scoliosi ha generalmente un andamento progressivo, con accelerazioni
importanti soprattutto tra i 10 e i 15 anni, dopodiché tende a consolidarsi. A quel punto un
approccio funzionale diventa molto più difficoltoso perché sono ormai in atto deformazioni
anatomiche soprattutto a livello dei corpi vertebrali.
Al contrario in età pediarica il giovane Paziente risponde molto meglio alle correzioni con un
grande vantaggio sia sui sintomi contingenti che, soprattutto, in prospettiva.
La percentuale di successo di un intervento osteopatico è statisticamente alta ed è
direttamente proporzionale sia all’età del Paziente che alla gravità della situazione.
Naturalmente in caso di gravissime deformazioni anatomiche un intervento osteopatico non è
sufficiente, bisogna intervenire anche diversamente.
Ma in realtà nella grande maggioranza dei casi l’Osteopatia è estremamente efficace per
riadattare meccanicamente e dinamicamente la colonna vertebrale e correggere una scoliosi.

Casi reali
Riporto volutamente un caso riguardante un Paziente adulto per meglio illustrare la potenza e
l’efficacia della tecnica osteopatica.
Come si può vedere dalle fotografie anche nell’adulto in alcuni casi è possibile ottenere risultati
sorprendenti.
Così, a maggior ragione, nel bambino e nell’adolescente!
Il Paziente prima e dopo il
trattamento
Il Paziente descritto lamentava mal di schiena e presentava un atteggiamento scoliotico da
diversi mesi.
All’esame osteopatico presentava l’osso mascellare destro in rotazione esterna e ilmuscolo ileo
psoas destro fortemente contratto.
Come si può notare nessuna delle disfunzioni primarie era localizzata a livello vertebrale.
Ridotte le disfunzioni il quadro è completamente cambiato in breve tempo: il dolore è
scomparso e l’atteggiamento scoliotico notevolmente ridotto.
Con questo è necessario precisare che le gravi deformazioni della colonna come lecuneizzazioni
delle vertebre o i quadri lesionali organizzati da anni e consolidati non possono essere
modificati dall’Osteopatia.
Essi comunque sono il risultato di un adattamento funzionale che può essere sempre corretto
e, anche se in ritardo, portare sollievo al Paziente.

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COSTO ZERO
Da almeno due secoli la postura è oggetto di attenzione da parte di Medici e Terapeuti e
anche l’Osteopatia si occupa dell’aspetto posturale dell’individuo.
Problemi e vizi posturali possono essere corretti stabilmente con l'Osteopatia, soprattutto
in età pediatrica e durante il periodo dello sviluppo per prevenire problemi alla colonna
vertebrale.

Osteopatia e postura
La postura è una delle manifestazioni, forse la più evidente, dello stato di salute generale di
una persona, sia sotto il profilo fisico che psichico.

Molti vizi posturali dipendono in realtà da abitudini personali o da ragioni assolutamente


soggettive e non costituiscono di per sé un problema clinico. È sufficiente uno sforzo auto
correttivo e un minimo di attenzione.
Inoltre esistono vizi posturali dovuti a vere e proprie malattie (per esempio del sistema
nervoso centrale o dell’apparato visivo) o determinati da cause somato emozionali: queste
tipologie escono dall’ambito osteopatico in senso stretto.
Ma in realtà una grandissima quantità di problemi posturali dipende da disfunzioni
osteopatiche.
Anche le posture antalgiche, cioè i vizi posturali che dipendono dalla presenza di dolori, in
gran parte dipendono da problemi osteopatici poiché moltissimi dolori articolari, ossei o
muscolari in realtà hanno una base osteopatica.
Una disfunzione osteopatica può colpire il sistema posturale del Paziente in molti modi.
Innanzitutto una disfunzione osteopatica può compromettere direttamente la funzione
vestibolarecon gravi ripercussioni sull’equilibrio.
Soprattuto disfunzioni di tipo cranio sacrale, che coinvolgono la base del cranio, possono
alterare la dinamica e la pressione del liquor e quindi, indirettamente, della perilinfa
dell’orecchio interno.
L’Osteopatia è in grado di intervenire su un problema di tipo cranio sacrale attraverso le
omonime techiche; inoltre bisogna considerare che le disfunzioni cranio sacrali sono una delle
principali cause di squilibri posturali per cui un intervento osteopatico è molto spesso risolutivo
(vedi anche vertigini).
Le disfunzioni della colonna cervicale costituiscono un’altra importante causa diinstabilità
posturale.
I problemi osteopatici della colonna cervicale possono generare infatti compressioni a
intermittenza sulle arterie vertebrali e alterare l’afflusso di sangue diretto al cervello.
Come conseguenza si sviluppano problemi di instabilità poiché, nel momento in cui manca
l’afflusso di sangue, si può generare un problema di equilibrio, magari di frazioni di secondo,
ma sufficiente a destabilizzare la postura della persona. Molte cadute accidentali dipendono da
meccanismi del genere.
L’Osteopatia interviente su questo tipo di problema con opportune tecniche dolci a rischio zero,
non traumatiche, assolutamente indolori ed estremamente efficaci finalizzate al ripristino della
corretta dinamica del tratto cervicale.
Per quanto riguarda la postura, un altro grosso campo di intervento osteopatico è
rappresentato dal piede.
A questo livello infatti sono presenti moltissimi recettori sensitivi, sia per quanto riguarda la
sensibilità cutanea che articolare. Detti recettori inviano informazioni al cervelletto e ad altre
strutture centrali, da cui vengono generate risposte per i muscoli antigravitari.
In questo modo la risposta muscolare viene adeguata alla situazione in tempo reale.
Quando è presente una disfunzione osteopatica a livello del piede o dell’arto inferiore, le
informazioni cinestesiche e tattili risultano falsate in partenza e di conseguenza generano
risposte inadeguate.
Il risultato è una compromissione del tono dei muscoli antigravitari e una postura scorretta.
In questo caso è necessario intervenire riequilibrando la dinamica del piede e dell’arto
inferiore.
Problemi alla postura possono ancora derivare da disfunzioni osteopatiche viscerali,
disfunzioni cioè che coinvolgono le fasce che avvolgono e sostengono dei visceri.
I visceri statisticamente più coinvolti sono gli organi sotto diaframmatici (stomaco efegato),
i reni e i visceri del piccolo bacino (vescica, utero e retto); inoltre anche le fasce
endotoraciche e del mediastino possono essere soggette a disfunzioni in grado di
compromettere la postura.
Le disfunzioni osteopatiche viscerali creano tensioni interne all’organismo tali da sbilanciare
l’assetto posturale o creare vizi posturali.
Per esempio un Paziente che sta sempre "ingobbito" potrebbe presentare una disfunzione
osteopatica endotoracica che letteralmente lo costringe a stare curvo in avanti. In un caso del
genere è completamente inutile continuare a ripetere al Paziente di "stare drittto": non riuscirà
a riequilibrarsi da solo poiché le tensioni interne sono così potenti e costanti che, non appena
"si dimentica di stare dritto", torna immediatamente a curvare il dorso.
In questi casi è necessario intervenire sugli organi o sulle fasce in disfunzione e restituire loro
la loro fisiologica possibilità di movimento.
In conclusione in moltissimi casi un problema posturale ha un’origine osteopatica; quindi una
revisione osteopatica è assolutamente consigliata, in particolare durante il periodo dello
sviluppo.

Casi reali
Riporto il caso di una casalinga di 53 anni recante una forte inclinazione sul lato destro
irriducibile spontaneamente. Il problema era presente da anni e ha avuto un decorso lento:
all’inizio era stato interpretato come un semplice vizio posturale ma successivamente ha
assunto un carattere di maggiore stabilità fino a manifestarsi come un vero e proprio
dismorfismo.
Il timore della Paziente era legato proprio all’andamento progressivo della situazione.

All’esame osteopatico la Paziente prsentava una forte restrizione sulla base del cranio con un
importante adattamento sull’osso sacro; inoltre era presente una restrizione di mobilità a
livello del rene destro e una contrattura sul muscolo ileo psoas di destra.
Ridotte le disfunzioni il quadro è nettamente migliorato nel giro di pochi giorni. Le fotografie
sopra sono state scattate a 9 giorni di distanza l’una dall’altra.
Come si può osservare l’adattamento posturale è notevolmente cambiato in un tempo
rapidissimo, soprattutto tenendo presente che il problema era in atto da anni.
La Paziente aveva già provato tutori ortopedici, ginnastiche correttive, bite e solette
ortopediche: era in attesa di un intervento chirurgico.
Per inciso non ha mai riferito il minimo dolore alla schiena.

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COSTO ZERO
I problemi della spalla costituiscono un motivo di consultazione piuttosto frequente in uno
studio osteopatico.
Quasi tutte le patologie della spalla si sviluppano infatti a partire da disguidi meccanici delle
articolazioni per cui l'Osteopatia costituisce un rimedio di prima scelta: la percentuale di
successo è molto alta.

Segni e sintomi

L'articolazione scapolo-omerale
Kapandji - Fisiologia articolare
vol. I - Pag.45

I problemi della spalla più frequenti sono:


 Dolore alla spalla
 Limitazione dei movimenti della spalla
 Periartrite scapolo omerale
 Lesioni del tendine del sovraspinato
 Lesioni della cuffia dei rotatori
 Lesioni del tendine del capo lungo del bicipite brachiale (CLBB)
 Calcificazioni tendinee
 Versamenti articolari nella borsa sotto acromio deltoidea (SAD)
 Esiti di lussazione della spalla
La capsulite adesiva scapolo-omerale merita una trattazione a parte.
Molto spesso questi problemi coesistono, difficilmente si presentano singolarmente.
Vale a dire chi ha male alla spalla generalmente fa indagini radiografiche da cui escono quadri
complessivi a dir poco preoccupanti.
In realtà i numerosi problemi che emergono dagli esami sono quasi sempre riferibili ad un
unico disagio meccanico che si è instaurato accidentalmente.
Pertanto è perfettamente inutile trattare i singoli sintomi uno ad uno ma è necessario
riequilibrare la meccanica dell’articolazione nella sua globalità.
L’Osteopatia lavora proprio seguendo questo approccio.

Osteopatia e spalla
Da un punto di vista osteopatico per prima cosa si analizza la spalla controllando la mobilità
delle singole articolazioni, lo stato di contrattura dei singoli muscoli, lo scorrimento dei tendini
e l'elasticità delle fasce.
Se sono presenti problemi dinamici localmente si interviene con tecniche dirette, si ristabilisce
la mobilità fisiologica dell'articolazione e si risolve il problema in breve tempo.
Tuttavia statisticamente il problema principale non risiede mai nella spalla, bisognaricercare
in periferia.
 Tratto cervicale: le disfunzioni della colonna cervicale hanno ripercussioni piuttosto
dirette sulla spalla, soprattutto attraverso la fascia cervicale media che contrae rapporti
intimi con il cingolo scapolare.
In questo caso si interviene sul tratto cervicale, sia a livello vertebrale che muscolo
fasciale: l'intervento osteopatico a livello del collo è sempre molto blando e non
traumatico; in ogni caso è indispensabile lavorare a questo livello se da qui parte il
problema.
 Cavità orale: il pavimento buccale, la lingua e la zona ioidea sono connessi
direttamente alla scapola attraverso l’intermediazione del muscolo omoioideo.
Disfunzioni osteopatiche di queste strutture creano limitazioni alla libertà articolare
dell’articolazione scapolo omerale.
Le disfunzioni di queste parti sono assolutamente trattabili dall'Osteopatia con
tecniche dirette e fasciali.
 Diaframma e visceri: le disfunzioni osteopatiche del diaframma, il muscolo della
respirazione, possono dare dolori profondi alla spalla soprattutto per via riflessa
attraverso l’intermediazione del nervo frenico.
L'Osteopatia dispone di tecniche per risolvere i problemi del diaframma, degli organi
sottodiaframmatici e del mediastino allo scopo di riequilibrare, oltre al diaframma, la
porzione viscerale sopra e sotto diaframmatica.
 Bacino: l’osso dell'anca (l’osso del bacino) può, attraverso il muscolo grande dorsale,
creare problemi di mobilità all’omero (l’osso del braccio) dando una componente di
trazione verso il basso e portandolo fuori asse rispetto alla glena omerale, dove si
articola.
In questo caso è necessario riequilibrare il bacino.
 Problemi cranio sacrali: frequentemente le disfunzioni della base del cranio o del
sacro danno una componente funzionale a livello della spalla. In questo caso è
necessario riequilibrare il sistema cranio sacrale.
Non bisogna mai sottovalutare la componente cranio sacrale: è bene ricordare che
la funzionalità di questo sistema, benché basata su una mobilità minima, dà gravi
ripercussioni sulla dinamica delle grandi articolazioni.
Questo tipo di approccio può sembrare un po' strano o "alternativo" poiché generalmente
quando si presenta un problema alla spalla, si cerca di curare la spalla.
Tuttavia l'esperienza dimostra che un trattamento diretto solo e unicamente alla spalla non dia
praticamente mai risultati, neanche a breve termine.
L'unico modo di affrontare e risolvere stabilmente la situazione è di lavorare, oltre che
sull'articolazione, anche e soprattutto sulla sua periferia: l'Osteopatia lavora appunto seguedo
questa linea metodica.
Per i problemi della spalla l’Osteopatia funziona in maniera molto efficace; il successo
terapeutico è praticamente sempre garantito.
Non si escludono terapie locali dirette in caso di emergenza ma è bene capire che esse possono
costituire solo un rimedio palliativo; per risolvere stabilmente il problema è necessario risalire
alle cause primarie e risolverle.

Casi reali
A titolo esemplificativo riporto il caso interessante di un Paziente di 54 anni che
lamentava dolore notturno alla spalla destra da parecchi mesi, con una limitazione
funzionale di una ventina di gradi in flessione/abduzione.
All’esame osteopatico presentava una restrizione importante sull’osso zigomatico sinistro e
il rene destro in ptosi di I grado (cioè leggermente abbassato).

Il rene per la verità era praticamente adeso al muscolo grande psoas, su cui normalmente
scivola, e non aveva possibilità di muoversi se non insieme alla parete muscolare.
Corrette le restrizioni il Paziente ha immediatamente avuto una sensazione di alleggerimento
del sintomo doloroso e ha subito guadagnato qualche grado di libertà.
Rivisto a distanza di poco tempo il dolore era scomparso e la spalla molto più libera, anche se
non completamente. Non ho ritenuto opportuno rivedere ulteriormente questo Paziente poiché
le correzioni effettuate in prima seduta erano state mantenute e non era emerso nulla di
nuovo: la situazione globale sarebbe andata nettamente migliorando, come di fatto è
accaduto.
A titolo informativo il Paziente ha riferito di avere sofferto in passato di forti coliche renalie di
avere espulso piccoli calcoli renali per via urinaria.
Il problema principale era localizzato sul rene destro che, attraverso connessioni anatomiche
ma soprattutto per via riflessa, andava a creare un disagio meccanico sulla spalla.
Questo spiega l’inefficacia delle numerose terapie mirate alla spalla intraprese in passato.

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 Hom

 Chi s

 Oste

Studio di Osteopatia
di Paolo SaccardiGenova
 Indic

 Vide

 FAQ
 COS
 Cont

Osteopatia e Terza età


terza età osteopatia Genova


o Tronco e colonna vertebrale

o Arto superiore

o Arto inferiore

o Problemi viscerali e funzionali

o Ambiti di speciale interesse
o
 Gravidanza
 Età pediatrica
 Sport
 Terza età
Da un punto di vista osteopatico non esistono malattie della

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