Si definisce:
Aperta se c’è una breccia cutanea.
Chiusa se la cute non è interrotta.
Meccanismi con cui si possono determinare le ferite
Taglio
Contusione
Abrasione
Ustione
ischemia
Guarigione delle ferite
LA GUARIGIONE DELLE FERITE
Nel corso della infiammazione il processo riparativo è presente già dopo 24 h –se
non c’è stata risoluzione. Si forma il tessuto di granulazione, un tessuto
connettivale, altamente vascolarizzato, composto da capillari neoformati,
fibroblasti proliferanti e cellule infiammatorie
Il processo riparativo: l’angiogenesi
angiogenesi; lo sviluppo di un nuovo vaso capillare prevede:
Degradazione proteolitica della membrana basale del vaso originario
Migrazione delle cellule endoteliali verso lo stimolo angiogenetico
Proliferazione delle cellule endoteliali dietro al fronte di cellule migranti
Maturazione delle cellule endoteliali con inibizione della loro crescita e loro
rimodellamento in tubi capillari. Reclutamento delle cellule periendoteliali (periciti
per i piccoli vasi e cellule muscolari lisce per vasi di maggior calibro)
E’ stimolata da molti fattori di cui il più importante è il Vascular Endotelial Gowth
Factor (VEGF) prodotto da cellule stromali e mesenchimali che trovano recettori
sull’endotelio.
Il processo riparativo: la fibrosi
La fibrosi si presenta all’interno del tessuto di granulazione e modifica la matrice
extracellulare che si era formata inizialmente nelle sede della riparazione: i
processi coinvolti sono due:
Migrazione e proliferazione dei fibroblasti nella sede del danno: i nuovi vasi sono
molto permeabili e permettono la fuoriuscita di molecole (fibrinogeno, fibronectina
plasmatica) sulle quali crescono i fibroblasti (e le cellule endoteliali). Il fattore più
importante per la fibrosi è il Trasforming Growth Factor beta (TGFbeta) che
induce la migrazione e la proliferazione dei fibroblasti, aumento della sintesi di
collageno e fibronectina e riduzione della degradazione della ECM ad opera di
metalloproteasi;
In questa fase i fibroblasti e le cellule endoteliali proliferano meno. Infine, la trama del
tessuto di granulazione viene trasformata in una cicatrice costituita da fibroblasti
di forma fusata, collagene denso, frammenti di tessuto elastico e altri componenti
della ECM. Con la maturazione della cicatrice, la regressione dei vasi continua,
trasformando infine il tessuto di granulazione ricco di vasi in una pallida cicatrice
non vascolarizzata.
Il processo riparativo: il rimodellamento
La sostituzione del tessuto di granulazione con
tessuto cicatriziale comporta una variazione
nella matrice extracellulare. Il bilancio
netto di sintesi e degradazione definisce il
rimodellamento del tessuto connettivo. La
degradazione del collageno e delle altre
proteine della ECM è effettuata dalle
metalloproteinasi zinco dipendenti
(collagenasi interstiziali, stromalisine
metalloproteinasi della matrice legate alla
membrana- MBMM). Prodotte da
fibroblasti, macrofagi, neutrofili. La loro
sintesi è inibita da TGFbeta (ruolo nelle
fibrosi). Una volta attivate –loro attivazione
molto regolata perché potenzialmente molto
dannosi- possono essere inibite dagli
inibitori tessutali delle metalloproteasi
(TIMP) prodotti dalla maggior parte delle
cellule mesenchimali.
Modalità di guarigione della
ferita
INFIAMMAZIONE
ATTIVAZIONE DEI MECCANISMI DELLA COAGULAZIONE -
EMOSTASI
COMPARSA DI ESSUDATO INFIAMMATORIO
(Neutrofili, Macrofagi, Linfociti)
SESSO SEDE
RAZZA CONTAMINAZIONE
COSTITUZIONE EDEMA
LOCALI
-tipo di ferita
-presenza di emorragie, ematomi, raccolte sierose
-infezioni
-ostacoli meccanici alla chiusura
-presenza di corpi estranei ritenuti
-fattori iatrogeni
- accollamento dei lembi
-ipossia
-secchezza ambientale
SISTEMICI
-ipo-disprotidemie
-carenza di fattori vitaminici (vit. C)
-alterazioni dell’ equilibrio elettrolitico (Ca+)
-fattori endocrini (ACTH, Cortisone)
-diabete
-assunzione di farmaci (es.immunosoppressori)
Fattori locali e sistemici che influenzano la
guarigione delle ferite
La guarigione delle ferite è un processo che può essere influenzato da molti fattori,
sia locali che sistemici, che possono ritardare o compromettere l’esito della
riparazione.
Fattori locali:
Infezioni;
Caratteristiche della lesione (tipo, profondità, estensione, localizzazione,
irregolarità della superficie della ferita);
Inadeguato apporto ematico;
Presenza di necrosi e corpi estranei;
Movimento a cui può essere sottoposta l’area lesa; esposizione a radiazioni
ionizzanti.
Fattori sistemici:
Infezioni sistemiche (tbc, sifilide);
Condizioni del sistema circolatorio (aterosclerosi);
Disordini ematologici (anemie, granulocitopenie, malattie emorragiche);
Alterazioni dello stato nutrizionale (inadeguato apporto proteico, carenza di
vitamina C);
Stati dismetabolici;
Assunzione di corticosteroidi.
CICATRICI PATOLOGICHE
Locali
Cicatrizzazione per seconda intenzione
Orientamento della cicatrice
Natura dell’ agente lesivo (es. ustione)
Sistemici
età, razza, sesso, fattori costituzionali ed idiopatici
L'emostasi normale è l'effetto di alcuni
processi che, se ben regolati, svolgono
due importanti funzioni: mantenere il
sangue in uno stato fluido nei vasi
normali; indurre un tappo emostatico in
modo rapido e ben localizzato presso la
sede del danno al vaso
Questo tappo emostatico
rappresenta una formazione
transitoria, in condizioni
fisiologiche, necessaria per
permettere ai meccanismi di
riparazione delle ferite di riparare
la lesione.
Coagulazione
• La coagulazione è il processo attraverso il
quale l’organismo blocca la perdita di
sangue ogniqualvolta si determini una
lesione di continuo delle pareti vasali
Danno endoteliale
L'iniziale danno alla superficie interna del vaso provoca il rilascio da
parte delle cellule dello stesso tessuto di alcuni fattori chiamati
endoteline, che inducono il restringimento del vaso
(VASOCOSTRIZIONE) a livello della lesione, in modo tale da
contrastare l'eventuale perdita di materiale.
Piastrine
Il primo evento nella cascata della
coagulazione è la formazione del trombo
piastrinico.
Le piastrine vanno incontro a
Adesione
Attivazione
Aggregazione
Emostasi primaria
Sempre l'endotelio secerne il fattore di von
Willebrand (vWF) che fa aderire ad esso le
piastrine; queste espellono ADP (potente
fattore di stimolazione per l'aggregazione
piastrinica) e trombossano A2, con l'effetto di
richiamare altre piastrine.
Emostasi secondaria
Questa fase è caratterizzata dalla
stabilizzazione dell'aggregato, grazie
all'attivazione della fibrina. In questo
frangente l'endotelio secerne il fattore
tissutale (TF) e le piastrine espongono sulla
loro superficie particolari fosfolipidi,
favorendo l'adesione. Il processo di
attivazione della fibrina segue invece un
meccanismo a catena che vede la
partecipazione di molti più fattori. La
fibrina si trova normalmente sotto forma di
fibrinogeno che non può dar luogo ad un
aggregato.
Retrazione del coagulo
La fase di retrazione del coagulo
è caratterizzata dalla cessione di
Per far sì che il fibrinogeno venga
attivato esistono due vie, una
intrinseca ed una estrinseca, ma la
divisione tra queste non è così
netta, poiché elementi dell'una
possono influenzare l'attivazione
dell'altra.
Queste due vie differiscono tra di loro
principalmente per:l'agente iniziale che le
attiva;il numero di fattori coinvolti nella
cascata.
I fattori coagulanti
I fattori coagulanti sono 13,
indicati da unnumero romano e
da un nome. Alcuni sono delle
serina proteasi, ovvero enzimi
capaci di rompere un'altra
proteina a livello di una serina,
altri dei cofattori, o piccole
molecole in genere. Fra questi
fattori ricordiamo il fattore VII e
VIII, assenti spesso negli
emofiliaci. La vitamina K agisce
come catalizzatore.
Le due vie si congiungono,
originando la via comune, che ha
inizio con l'attivazione del fattore
X.La via estrinseca è più rapida per
il minor numero di fattori che vi
prendono parte.
Essa viene attivata quando una
lesione di un vaso sanguigno
produce la liberazione, dalle cellule
danneggiate, di fosfolipidi e di un
complesso proteico detto fattore
tissutale o tromboplastina tissutale.
I fattori attivati, oltre il fattore
tissutale, sono i fattori plasmatici
VII, X e V.
La via intrinseca è più lenta, perché
comprende, oltre i tre fattori
dell'altra via, anche i fattori XII,
XI, IX e VIII, tutti fattori
plasmatici.
Questa via è innescata
dall'attivazione del fattore XII, o
Ovviamente una lesione tissutale
attiva entrambe le vie della
coagulazione.
Coagulazione
• La formazione del trombo consiste nella
trasformazione del Fibrinogeno (solubile)
in Fibrina (insolubile perché forma
aggregati)
• L’attivazione del fibrinogeno in fibrina
avviene ad opera della Trombina che si
forma a partire dalla Protrombina
• L’attivazione della Protrombina in
Trombina avviene ad opera della
Protrombinasi
Coagulazione
• La Protrombinasi è costituita dai Fattori
della coagulazione V, XII, XIII, con la
partecipazione del X, attivati nella cascata
classica
Tutti i fattori della coagulazione
sono sintetizzati dal fegato
utilizzando la Vitamina K come
cofattore
Piastrine
I farmaci che agiscono sulla aggregazione
piastrinica interferiscono con diversi
meccanismi.
Esempio: Produzione di Prostaglandine
attraverso l’azione della ciclossigenasi →
Farmaci che inibiscono la ciclossigenasi
→
Acido Acetilsalicilico
Coagulazione
• Controllo della Coagulazione
– Sistema Antitrombina III (AT III) –
eparansolfati
• L’AT III si lega alla protrombina impedendone
l’attivazione
• L’azione dell’AT III è lenta, ma è velocizzata in
vivo dagli eparansolfati, artificialmente dall’eparina
– Sistema Proteina C e S – Trombomodulina
• Bloccano la protrombina limitando la produzione di
fibrina
Fibrinolisi
• La fibrinolisi avviene ad opera della
Plasmina, che è prodotta, per attivazione
del Plasminogeno