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Kant

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Immanuel Kant

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1. Cenni
biografici

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Vita 1
1724: Immanuel Kant nasce a Königsberg (Prussia orientale);
1740:si iscrive all'Università di Königsberg, (detta Albertina),
per intraprendere studi filosofici, di teologia, di letteratura
latina e di matematica;
1755: ottiene la libera docenza all’Università di Königsberg
dove insegnerà per 15 anni;
1770: è nominato professore ordinario di metafisica e logica
presso la stessa università grazie alla dissertazione De mundi
sensibilis atque intellegibilis forma et principiis;
1781: pubblica la Critica della ragion pura;
1788: esce la Critica della ragion pratica;

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Vita 2
1790: esce la Critica del giudizio;
1794: pubblica La religione entro i limiti della sola
ragione. L’opera gli procura seri problemi con il
governo prussiano che si dissolvono con l’ascesa al
trono di Federico Guglielmo III;
1795: scrive Per la pace perpetua;
1796: è l’ultimo anno di insegnamento ;
1804: muore dopo essere stato afflitto, a partire dal
1798, da un decadimento generale delle funzioni
cognitive;

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Prussia orientale

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Impero germanico

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Oggi

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Collegium fridericianum

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Università Albertina

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La tomba

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“Rivoluzione copernicana”
Fu il più importante esponente
dell'Illuminismo tedesco, anticipatore degli
elementi fondanti della filosofia idealistica e
della modernità. Autore di una vera e propria
rivoluzione filosofica (“rivoluzione
copernicana”), con lui la filosofia perde
l'aspetto dogmatico/metafisico tradizionale
ed assume i caratteri di una ricerca critica
sulle condizioni del conoscere.

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2. Dagli inizi al
periodo critico

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Tre periodi
❑ fino al 1760: interesse per le
Scienze naturali;
❑ fino al 1781: interesse per la
Filosofia;
❑ dal 1781 in poi: a Filosofia
trascendentale.

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Periodo pre-critico e critico
Gli scritti dei primi due periodi sono
comunemente raggruppati e denominati: “scritti
del periodo pre-critico”. Il 1871 è l’anno della
pubblicazione della Critica della ragion pura e
segna al contempo l’inizio di quel periodo del
filosofia di K. universalmente definito critico e
che comprende la pubblicazione delle altre due
grandi opere critiche, la Critica della ragion
pratica (1788) e la Critica del giudizio (1790).

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Dissertazione del ‘70
E’ presentata in occasione della nomina a
professore di logica e metafisica all’Università di
Königsberg; segna la soluzione al problema dello
spazio e del tempo. Prende l’avvio da una
distinzione:

❑ conoscenza sensibile;
❑ conoscenza intellettuale.

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Conoscenza sensibile
E’ dovuta alla ricettività o passività del soggetto.
Ha per oggetto il fenomeno, cioè le cose come
appaiono nella loro relazione con il soggetto. Si
distingue in:

❑ materia: cioè la sensazione;


❑ forma: cioè la legge (lo
spazio e il tempo);

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Spazio e tempo
Non derivano dalla sensibilità, che li
presuppone. Sono intuizioni pure in
quanto precedono ogni conoscenza
sensibile e sono indipendenti da essa.
Non sono realtà oggettive, ma
condizioni soggettive e necessarie alla
mente umana per coordinare a sé i dati
sensibili.

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Apparenza /Esperienza
A seconda che sia anteriore o
posteriore all’intervento
dell’intelletto logico, la conoscenza
sensibile si distingue in apparenza ed
esperienza. Dalla prima alla seconda
si va attraverso la riflessione, la
quale si avvale dell’intelletto.

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Conoscenza intellettuale
E’ una facoltà del soggetto.
Ha per oggetto la cosa così
come essa è (cosa in sé o ding
an sich), nella su natura
intellegibile, cioè come
noùmeno.

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Noùmeno
Poiché gli oggetti possono
essere solo pensati, ma mai
intuiti, K. li chama noùmeni
(da nooúmenon, che significa
“ciò che è pensato”).

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Criticismo
Il pensiero di K. è detto criticismo perché,
contrapponendosi all’atteggiamento mentale
del dogmatismo — che consiste
nell’accettare opinioni o dottrine senza
interrogarsi preliminarmente sulla loro
effettiva consistenza ― fa della critica lo
strumento cardine della sua filosofia.
Criticare per K. significa giudicare,
distinguere, valutare, soppesare.

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In pratica…
…è un interrogarsi programmaticamente sul
fondamento di determinate esperienze umane,
chiarendone:
❑ le possibilità (cioè le condizioni che ne
permettono l’esistenza);
❑ la validità (i titoli di legittimità o meno
che la caratterizzano);
❑ i limiti (i confini di validità).

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Scetticismo?
Questa filosofia del limite non equivale
tuttavia in K. ad una forma di scetticismo,
poiché tracciare il limite di un’esperienza
significa nel contempo garantirne, entro il
limite stesso, la validità. Il riconoscimento
e l’accettazione del limite divengono la
norma che dà legittimità e fondamento
alle varie facoltà umane.

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2. Il periodo
critico

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2. 1 La Critica
della ragion
pura
26
La prima edizione

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Cos’è?
Si tratta di un’analisi critica dei
fondamenti del sapere. Ai tempi di K.
l’universo del sapere si articolava in
scienza (matematica e fisica) e
metafisica, quindi la Critica prende
forma di una indagine valutativa di
queste due attività conoscitive.

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Struttura
Estetica trascendentale Spazio
Dottrina trascendentale (Sensibilità) Tempo
degli elementi
Logica trascendentale

Analitica trascendentale
(Intelletto)
Categorie

Kritic
Anima

Dialettica trascendentale
Mondo
(Ragione)
Dottrina trascendentale
del metodo
Dio

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Le due dottrine
Le tre facoltà ispirano K. nella divisione della Critica della ragion
pura (d’ora in poi: CdRp). L’opera prevede due tronconi principali:
❑ Dottrina degli elementi: si propone di
scoprire gli elementi formali della conoscenza
che K. chiama puri o a priori;
❑ Dottrina del metodo: consiste nel
determinare l’uso possibile degli elementi a
priori della conoscenza, cioè il metodo della
conoscenza stessa.

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La Dottrina degli elementi
E’ la parte più estesa della CdRp e si ramifica a sua
volta in:
❑ Estetica trascendentale: studia la sensibilità (dal
greco áisthesis) e le sue forme a priori dello spazio e del
tempo, mostrando come su di esse si fondi la Matematica;
❑ Logica trascendentale: si divide in Analitica
trascendentale che studia l’intelletto e le sue forme a
priori (le 12 categorie), mostrando come su di esse si fondi
la Fisica; e Dialettica trascendentale che studia la
ragione e le sue tre idee (anima, mondo e Dio),
mostrando come su di esse si fondi la Metafisica.

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Empirismo VS Razionalismo
• Locke, Hume, • Cartesio, Spinoza,
Berkeley Leibniz

• Tutto viene ricondotto • Tutto viene ricondotto


all’esperienza alla ragione e il valore
sensibile (che è di verità delle sue
mutevole). operazioni è intrinseco
alla ragione stessa.
• Dogmatismo→la
• Scetticismo→la conoscenza è data a
conoscenza oggettiva è priori dalla ragione e il
impossibile (anche valore di verità delle sue
questa è una forma di operazioni è intrinseco
dogmatismo). alla ragione stessa.
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La “via sicura della scienza”
Per K. è necessario in filosofia approdare ad
una rivoluzione o “trasformazione del modo
di pensare” che si ispiri a quelle rivoluzioni
che hanno segnato la storia delle scienze. In
particolare, la matematica e la fisica si sono
incamminate sulla “via della scienza”,
quando si è compreso che non sono le cose a
legittimare il carattere propriamente
oggettivo delle conoscenze che ad esse si
riferiscono.

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La matematica
La Matematica — per esempio — già dal tempo
dei Greci dimostra le proprietà del triangolo
equilatero o isoscele, non seguendo passo passo
ciò che il geometra vede nella figura, ma
costruendo questa figura secondo criteri
stabiliti dal soggetto stesso. La Fisica poi — a
partire da Galileo — procede cercando nella
natura quanto la ragione vi ha preliminarmente
riposto secondo il suo progetto e svolgendo
un’interrogazione attiva della natura.

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E la metafisica?
Si tratta ora di fare la prova se anche la metafisica, che
“non ha ancora avuto un destino tanto favorevole da
farle prendere il cammino sicuro della scienza”, possa
ispirarsi agli esempi della matematica e della scienza
della natura. Oppure condividere lo stesso scetticismo
metafisico di Hume che vedeva nella metafisica la
“semplice illusione di conoscere razionalmente ciò che,
in realtà, ci proviene dall’esperienza”, pur
riconoscendole K. una certa nobiltà e importanza e
dichiarandosene “innamorato deluso”, la descrive come
un anelito perenne, come una “disposizione naturale”
che porta l’uomo a trascendere l’orizzonte del
verificabile.

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Ma Hume…
…aveva minato alla base non solo i
fondamenti ultimi della metafisica, ma
anche ― con la sua analisi critica del
principio di causalità ― quelli della
scienza. Per questo K. sentiva l’esigenza
di un riesame globale della struttura e
della validità della conoscenza.

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Kant e Hume
K. respinge lo scetticismo scientifico di
Hume, ritenendo che il valore della
scienza (matematica e fisica), sia ormai
evidente, mentre ne condivide lo
scetticismo metafisico pur riconoscendo
nell’uomo una “disposizione naturale”
che porta l’uomo a trascendere i limiti
dell’orizzonte verificabile (le idee).

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Domande
La ricerca kantiana sui fondamenti del sapere si dirige
dunque alla matematica e alla fisica da un lato, e alla
metafisica dall’altro. K. si pone alcune domande:
❑ Come è possibile la matematica pura?
❑ Come è possibile la fisica pura?
❑ Come è possibile la metafisica in quanto
disposizione naturale?
❑ Come è possibile la metafisica come scienza?

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Il “risveglio”
Il punto di partenza della riflessione gnoseologica
kantiana è, necessariamente, lo scetticismo
radicale di Hume. A questo K. riconosce il merito di
averlo “risvegliato” dal suo “sonno dogmatico”,
mostrando che il principio di causalità — il
fondamento della conoscenza umana — non ha
alcuna base oggettiva, essendo piuttosto l’oggetto
di una “credenza” soggettiva, a sua volta generata
dall’abitudine e da una sorta di “istinto” che
consente all’uomo di orientarsi nella vita pratica.

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L’ipotesi gnoseologica
Raccogliendo la sfida lasciata aperta da Hume, K. intende
mostrare che la conoscenza umana può essere universale e
necessaria, ma al tempo stesso feconda. Per questo motivo
egli apre la Critica con un’ipotesi gnoseologica di fondo:
« benché ogni ns conoscenza cominci con l’esperienza, da
ciò non segue che essa derivi interamente
dall’esperienza. Potrebbe infatti avvenire che la ns
stessa conoscenza empirica sia un composto di ciò che
riceviamo mediante le impressioni e di ciò che la ns
facoltà conoscitiva vi aggiunge da sé sola
(semplicemente stimolata dalle impressioni sensibili)».
(Critica della ragion pura, B 1)

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Giudizi
Il conoscere consiste per K. essenzialmente di giudizi.
Il ns ne distingue due tipi:
❑ giudizi analitici;
❑ giudizi sintetici.
I primi sono puramente esplicativi: non esprimono nel
predicato nulla che non sia già implicitamente pensato
nel concetto del soggetto. I secondi invece, sono
giudizi in cui il predicato non è contenuto nel concetto
espresso dal soggetto, benché sia ad esso collegato.
Questi giudizi risultano più importanti dei primi perché
estendono la conoscenza iniziale.

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Esempi
Giudizio analitico: “Tutti i corpi sono estesi”.
Il predicato esteso esplicita solo quanto è già
contenuto nel concetto di “corpo”: non si può
infatti pensare un corpo che non sia esteso.
Giudizio sintetico: “Alcuni corpi sono pesanti”.
Il predicato è collegato al soggetto in virtù
dell’esperienza, poiché solo l’esperienza ci dice
se il corpo in questione sia pesante o meno: è
possibile infatti pensare a corpi che non siano
pesanti.

42
Giudizi scientifici
K. ritiene però che alla base della scienza
vi siano i giudizi sintetici a priori. Sono
giudizi che, come quelli analitici, sono
universali e necessari (cioè a priori), e
che, come quelli sintetici sono estensivi
del sapere, perché il predicato aggiunge
qualcosa di diverso da ciò che è pensato
nel concetto del soggetto.

43
I giudizi sintetici a priori
A differenza dei primi però, essi non sorgono
in virtù del solo principio di non
contraddizione, e a differenza dei secondi
esprimono un nesso vincolante tra soggetto e
predicato che non è desunto dall’esperienza.
Vale a dire che nei giudizi sintetici a priori il
concetto del predicato è aggiunto al concetto
del soggetto in maniera oggettivamente
valida, cioè universale e necessaria.

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In particolare sono:
❑ giudizi: poiché connettono un
predicato con il soggetto;
❑ sintetici: perché l predicato dice
qualcosa di nuovo e di più rispetto al
soggetto;
❑ a priori: perché, essendo universali e
necessari, non possono derivare
dall’esperienza.

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Esempi
Come esempio K. adduce per l’aritmetica la proposizione:
“7 + 5 = 12”.
Per la geometria la proposizione:
“La linea retta è la più breve distanza fra
due punti giacenti sul medesimo piano”.
Anche la fisica — nella sua parte più generale — è costituita da
giudizi sintetici a priori:
“In tutti i mutamenti del mondo corporeo la
quantità di materia rimane invariata”.
“Tutto ciò che accade ha una causa”.

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I principi della scienza
K. denomina i principi di questo tipo (cioè i principi stessi della
scienza) giudizi sintetici a priori perché:
❑ giudizi poiché consistono nel connettere un predicato
con un soggetto;
❑ sintetici perché il predicato dice qualcosa di nuovo e di
più rispetto al soggetto;
❑ a priori perché, essendo universali e necessari, non
possono derivare dall’esperienza, la quale, come insegnato
da Hume, non ci dice, ad esempio, che ogni evento debba
necessariamente, anche in futuro, dipendere da cause, ma
solo che finora (nel passato) è stato così.

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E prima?
La teoria kantiana dei giudizi sottintende un confronto storico
con le scuole filosofiche precedenti:
❑ giudizi analitici a priori: richiamano la concezione
razionalistica della scienza, che pretendeva di partire da taluni
principi a priori (le idee innate) per derivare da essi tutto lo
scibile, delineando in tal modo il modello di n sapere universale
e necessario, ma sterile;
❑ giudizi sintetici a posteriori: richiamano l’interpretazione
empiristica della scienza, che pretendeva di fondare
quest’ultima solo sull’esperienza, delineando in tal modo il
modello di un sapere fecondo, ma privo di universalità e
necessità.

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Quindi…
…dal punto di vista di K., i giudizi fondamentali della
scienza non sono né i giudizi analitici a priori, né i
giudizi sintetici a posteriori. I principi della scienza
saranno al tempo stesso sintetici (ossia fecondi), e a
priori (ossia universali e necessari) e quindi irriducibili
alle due scuole filosofiche di cui sopra:
❑ giudizi analitici a priori (Razionalismo);
❑ giudizi sintetici a posteriori (Empirismo).

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Una formula
Scienza = esperienza + principi sintetici a
priori
In altre parole, i giudizi sintetici a priori
rappresentano la “spina dorsale della
scienza”, ovvero l’elemento che conferisce
stabilità e universalità, e in mancanza del
quale essa sarebbe costretta a muoversi, a
ogni passo, nell’incerto e nel relativo.

50
Riassumendo:
❑ Limitazione della conoscenza al mondo dei
fenomeni;
❑ Negazione che la ns ragione possa attingere una
conoscenza della realtà sovrasensibile;
❑ Ricerca tesa a garantire che i collegamenti fra tra i
fenomeni nell’esperienza siano fondati su condizioni
a priori, universali e necessarie, che appartengono
alle facoltà conoscitive del soggetto, ovvero — più
precisamente — condizioni pure del conoscere, nel
senso che in esse non è presente alcun elemento di
derivazione empirica.

51
Domanda
A questo punto si pone una questione; la
quale questione può essere espressa dalla
domanda seguente:
“Ma se non provengono
dall’esperienza, da dove
provengono i giudizi sintetici
a priori?”

52
Risposta
K. risponde a questo interrogativo articolando la sua ipotesi
gnoseologica di fondo ed elaborando una nuova teoria della
conoscenza, intesa come sintesi di materia e forma, ossia di un
elemento a posteriori e un elemento a priori:
❑ per materia della conoscenza si intende la molteplicità
caotica e mutevole delle impressioni sensibili che provengono
dall’esperienza (elemento empirico a posteriori);
❑ per forma della conoscenza si intende l’insieme delle
modalità fisse attraverso cui la mente umana ordina, secondo
determinati rapporti, tali impressioni (elemento razionale a
priori).

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Rivoluzione copernicana 1
Questa nuova impostazione del
problema della conoscenza
implica alcune importanti
conseguenze: in primo luogo
quella che è stata
proverbialmente definita come la
“rivoluzione copernicana” di K.
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Rivoluzione copernicana 2
Si tratta di una trasformazione del modo
di pensare analoga alla rivoluzione che
effettuò Copernico quando, dinanzi alle
difficoltà dell’astronomia tolemaica e del
sistema geocentrico dell’universo, pensò
di invertire il rapporto tra la Terra e il
Sole e “di far ruotare lo spettatore e
star ferme invece le stelle”.

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Rivoluzione copernicana 3
Con tale riferimento alla rivoluzione copernicana,
K. intende questo: finora in metafisica si è
ritenuto che la ns conoscenza si regolasse su
oggetti; ma in questo modo non si è mai riusciti a
stabilire delle conoscenze a priori. Si faccia
allora il tentativo di vedere se si perviene a un
risultato positivo, facendo l’ipotesi che siano gli
oggetti a regolarsi sulla ns conoscenza, quindi
ribaltando i rapporti tra soggetto e oggetto.

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Phänomen e Ding an sich
K. ritiene infatti che la mente filtri attivamente i dati empirici
attraverso forme che le sono innate e che risultano comuni a
tutti i soggetti pensanti. Come tali, queste forme sono a priori
rispetto all’esperienza e hanno validità universale e necessaria,
in quanto tutti le possiedono e le applicano allo stesso modo. La
nuova ipotesi gnoseologica comporta la distinzione kantiana tra
fenomeno e cosa in sé:
❑ fenomeno: è la realtà quale ci appare tramite le forme a
priori che sono priori della ns struttura conoscitiva (Phänomen);
❑ cosa in sé: è la realtà considerata indipendentemente da noi
e dalle forme a priori mediante le quali la conosciamo (Ding an
sich).

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Le tre facoltà
K. distingue tre facoltà conoscitive principali:

“Ogni conoscenza
scaturisce dai sensi, da qui
va all’intelletto, per finire
nella ragione”.
(Critica della ragion pura, B 355)

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Queste sono:
❑ Sensibilità (facoltà con cui gli oggetti ci sono dati
intuitivamente attraverso i sensi e tramite le forme a
priori dello spazio e del tempo);
❑ Intelletto (facoltà attraverso cui pensiamo i datùi
sensibili tramite i concetti puri o categorie);
❑ Ragione (facoltà attraverso cui, procedendo oltre
l’esperienza, cerchiamo di spiegare globalmente la
realtà mediante idee (le idee di anima, mondo e
Dio).

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Trascendentale
“Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si
occupi, in generale, non tanto di oggetti, quanto
del nostro modo di conoscere gli oggetti, nella
misura un cui questo deve essere possibile a
priori”.
(Critica della Ragion pura, B 25)

Nella terminologia medievale, erano trascendentali le


proprietà universali (l’essere, l’uno, il bene, ecc.)
comuni a tutte le cose: quelle proprietà, cioè, che
“eccedono” o “trascendono”, per generalità, le
categorie aristoteliche.

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Il titolo
Quindi per K. sono trascendentali non tanto le forme a priori, quanto
le discipline relative a esse (l’estetica trascendentale, l’analitica
trascendentale, ecc.). Siamo in grado di spiegare compiutamente il
senso del titolo del capolavoro di K. che va inteso come segue:
“esame critico generale della validità e dei limiti
che la ragione umana possiede in virtù dei suoi
elementi a priori”.
Come tale la CdRp costituisce un’analisi delle autentiche possibilità
conoscitive dell’uomo e si configura come una specie di mappa
filosofica della potenza e dei limiti della ragione in quanto depositaria
di principi puri a priori. La Critica è “della” (der) ragione nei due
sensi di strumento e oggetto della analisi critica stessa.

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Estetica trascendentale
E’ dedicata alla sensibilità e alle sue forme a priori.
La sensibilità è ritenuta ricettiva, poiché essa non
genera i propri contenuti, ma li accoglie per
intuizioni dalla realtà esterna o dall’esperienza
interna. Tuttavia la sensibilità non è soltanto
ricettiva, ma anche attiva, in quanto organizza il
materiale delle sensazioni (intuizioni empiriche)
tramite lo spazio e il tempo, che sono appunto le
forme a priori (intuizioni pure) della sensibilità.

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Spazio e tempo
❑ Spazio: è la forma del senso esterno, cioè quella
“rappresentazione a priori, necessaria, che sta a
fondamento di tutte le intuizioni esterne” (CdRp
B, 43) e del disporsi una accanto all’altra;
❑ Tempo: è la forma del senso interno, cioè quella
rappresentazione a priori che sta a fondamento dei
ns sensi interni e del loro disporsi l’uno dopo l’altro,
ovvero secondo un ordine di successione.

63
Logica trascendentale
Quello della Logica t. è ― dopo l’Estetica t. ―
il secondo momento della Dottrina t. degli
Elementi. Questa logica è distinta da K. dalla
Logica generale o formale della tradizione
aristotelica. Quest’ultima si occupa solo delle
regole formali del pensiero e prescinde da
qualsiasi contenuto, mentre la Logica t. studia
le forme a priori dell’Intelletto e della Ragione
in quanto esse si riferiscono agli oggetti.

64
Articolazioni
La Logica t. si suddivide in:
❑ Analitica t. (dottrina positiva dei
fondamenti a priori del conoscere
scientifico);
❑ Dialettica t. ( dottrina dell’apparenza
necessaria che nasce dalla tendenza della
Ragione a oltrepassare i limiti
dell’esperienza possibile).

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Per chiarire la funzione specifica dell’Intelletto rispetto alla
Sensibilità, K. distingue tra:
❑ giudizi percettivi (soggettivi e contingenti, si
limitano a descrivere il contenuto empirico delle
percezioni, che sono poste in relazione a partire
dal mio stato soggettivo);
❑ giudizi di esperienza (stabiliscono una
connessione necessaria tra i momenti della
percezione, che pretende di essere riconosciuta da
qualsiasi oggetto).

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Esempi
❑ Giudizio percettivo:
“Quando il sole riscalda la
pietra, questa si scalda”;
❑ Giudizio di esperienza: “ Il
sole scalda la pietra”.

67
Precisiamo
L’esperienza di cui parla K. non è
una realtà già data e compiuta, che
noi ci limiteremmo a rispecchiare in
modo passivo nelle ns percezioni, ma
si configura come il prodotto che in
ns intelletto fornisce quando elabora
la materia delle sensazioni.

68
Possibilità dell’esperienza
Secondo il senso della “rivoluzione
copernicana”, l’esperienza non è
resa possibile dagli oggetti come cose
in sé, ma gli oggetti sono dati a noi
come fenomeni solo attraverso le
condizioni logiche a priori che
rendono possibile l’esperienza.

69
Garanzia
L’oggettività va pertanto intesa
come l’universalità e la necessità
del nesso che si stabilisce tra i
fenomeni, ed è garantita non da
un mondo delle cose in sé, ma
dall’intelletto e dai suoi concetti
puri: le categorie.

70
Categorie
Il termine è di origine aristotelica, ma
diversamente da quelle di Aristotele,
le categorie kantiane non hanno un
fondamento ontologico nella
struttura del reale. Esse sono le
condizioni a priori che si trovano nel
soggetto conoscente per pensare la
realtà fenomenica.

71
Pensare cioè giudicare
Poiché pensare è giudicare (poiché
giudicare significa attribuire un
predicato a un soggetto), ci saranno
tante categorie (cioè tanti predicati
primi) quante sono le modalità di
giudizio (ovvero quante sono le maniere
fondamentali tramite cui si attribuisce
un predicato ad un soggetto).

72
Le due tavole

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Dialettica trascendentale
In questa sezione K. affronta il problema se la
metafisica possa costituirsi come scienza alla
stregua di matematica e fisica. Il termine
dialettica vien adottato dal ns nel suo
significato peggiorativo di “logica della
parvenza”, cioè “l’arte sofistica di dare alla
propria ignoranza, anzi alle proprie volute
illusioni, l’aspetto della verità,
contraffacendo il metodo del pensare
fondato”.

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Cos’è?
Riconnettendosi al suo significato
peggiorativo, K. intende per Dialettica t.,
l’analisi e lo smascheramento dei
ragionamenti fallaci della metafisica.
Nonostante la sua infondatezza,
quest’ultima rappresenta tuttavia
“un’esigenza naturale e inevitabile della
mente umana”, di cui la filosofia intende
chiarire la genesi profonda.

75
Genesi della metafisica
La metafisica è un parto della
ragione; questa a sua volta, in
partenza, non è altro che l’intelletto
stesso, il quale, essendo la facoltà di
unificare i dati sensibili tramite le
categorie, è inevitabilmente portato
a voler pensare anche senza dati.

76
Infondato superamento
K. ritiene che questo voler procedere oltre i
dati esperienziali derivi dalla ns innata
tendenza all’incondizionato e alla totalità. In
altre parole, la ns ragione, mai paga del mondo
fenomenico, che è il campo del condizionato e
del relativo, è irresistibilmente attratta verso
il regno dell’assoluto e quindi verso una
spiegazione globale e onnicomprensiva di
tutto ciò che esiste.

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Le tre idee
Una tale spiegazione fa leva su tre idee trascendentali che
sono proprie della ragione. Quest’ultima infatti, è
costitutivamente abituata a unificare:
❑ i dati del senso interno mediante l’idea di ANIMA, che è
l’idea assoluta dei fenomeni interni;
❑ i dati del senso esterno mediante l’idea di MONDO, che
è l’idea assoluta dei fenomeni esterni;
❑ i dati interni ed esterni mediante l’idea di DIO, inteso
come totalità di tutte le totalità e fondamento di tutto
ciò che esiste.

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Errore
L’errore della metafisica
consiste nel trasformare
queste tre esigenze
(mentali) di unificazione
dell’esperienza, in
altrettante realtà,
dimenticando che noi non
abbiamo mai a che fare con
la cosa in sé, ma solo con
la realtà non oltrepassabile
del fenomeno.

79
Fine!

80

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