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RIASSUNTO MARGINI CONVERGENTI

Convergenza tra due placche con crosta oceanica: sistemi arco-fossa

Nelle dorsali c'è continua formazione di crosta oceanica, perciò da qualche altra parte ci deve essere
consumazione di crosta. Questo si verifica quando due placche convergono a causa della corrente
discendente delle celle convettive. Quando due placche presentano entrambe crosta oceanica, una delle
due, quella un po' più densa, subduce sotto l'altra in corrispondenza di una fossa.
La rigida placca che sprofonda (si pensa che scenda fino a 700 km prima di essere completamente
assimilata nel mantello) si riscalda a causa del gradiente geotermico, diventando più plastica. Il
materiale fuso tende a salire perché è diventato meno denso rispetto alla zona circostante, generando
un'attività plutonico-vulcanica sopra il piano di Benioff, accompagnata da terremoti. In questo modo,
sulla placca rimasta in superficie, si forma una serie di vulcani allineati, chiamata arco magmatico.
L'associazione di fossa di subduzione e arco magmatico è detta sistema arco-fossa, come la cintura di
fuoco circumpacifica.

La fossa oceanica è una struttura larga 50-100 km e profonda, per definizione, più di 6 km. Sono diffuse
nell'Oceano Pacifica, ma anche in Indonesia, nelle Antille, nel mar Egeo, ma non sono presenti al centro
degli oceani. Le fosse sono simili per struttura, ma diverse per contenuto di sedimenti, perché quelle che
si trovano vicine al continente americano sono ricche di depositi terrigeni portati dai fiumi, mentre le
altre ne sono quasi prive.
La zona di subduzione, o piano di Benioff, è situata sotto la parete interna della fossa. A causa dell'attrito
tra le due placche, lungo il piano si verificano terremoti con ipocentro che si approfondisce man mano
che ci si allontana dalla fossa. La profondità massima dei sismi è di circa 700 km perché, oltre tale
profondità, la crosta è ormai diventata troppo plastica.
Durante la discesa, i sedimenti presenti sulla crosta che subduce vengono in parte subdotti, e in parte
impilati nelle fosse, mescolati ai sedimenti terrigeni e piroclastici provenienti dall'arco vulcanico
adiacente.
Complesso di accrezione. La placca in subduzione forma la parte esterna della fossa (meno ripida) e
trasporta sulla sua superficie un cospicuo spessore di sedimenti oceanici che vengono asportati
dall'azione compressiva esercitata dal margine dell'altra placca che, come una ruspa, li accumula sul lato
interno (più ripido) della fossa.
Se la quantità di sedimenti accumulati (talora misti a lembi di crosta oceanica) è considerevole, essi
possono arrivare a emergere sopra il livello del mare, formando arcipelaghi di isole costituiti da lembi di
successioni sedimentarie fittamente ripiegati e metamorfosati. Esempi di isole che si sono originate in
questo modo sono l'Isola di Nias e l'arcipelago Mentaway in prossimità della fossa di Giava, a Sud- Ovest
dell'isola di Sumatra in Indonesia.
L'intervallo arco-fossa è il raccordo tra la zona di subduzione e l'arco magmatico. Nei sistemi arco-fossa
la distanza tra la fossa e l'arco vulcanico varia da 100 a 300 km, secondo l'inclinazione del piano di
Benioff. La morfologia è estremamente varia a seconda della zona, comprendendo rilievi, pianure,
scarpate, bacini longitudinali, ecc. Con il passare del tempo, l'accumulo dei sedimenti lungo le fosse,
insieme alle rocce prodotte nell'arco vulcanico, porta ad un ampliamento dell'intervallo arco-fossa, di
circa un chilometro ogni milione di anni, per la migrazione della fossa verso l'oceano e dell'arco in
direzione opposta.
L'arco magmatico o arco vulcanico, è costituito da fasce vulcaniche parallele alle fosse. Si forma perché
la crosta basaltica che sprofonda è riscaldata fino alla fusione a causa del gradiente geotermico, della
compressione delle rocce e per l'attrito. La presenza di acqua, inoltre, abbassa il punto di fusione della
roccia. Il magma fuso risale formando all'inizio dei coni sottomarini, emergendo poi per formare delle
isole vulcaniche, che possono unirsi tra loro.
Il vulcanesimo è caratterizzato da eruzioni esplosive con magma medio-acido, prevalentemente di
tipo andesitico. L'aumento del contenuto in silice, rispetto al basalto che è sprofondato, dipende della
presenza dei sedimenti che sono stati subdotti con la crosta. Sono presenti anche intrusioni di granito,
diorite e gabbro, insieme a rocce metamorfiche di origine sedimentaria.
L'area retroarco è la zona posta dietro un arco vulcanico ed è generalmente occupata da un bacino
marginale, compreso tra l'arco e il continente, come quelli presenti nel Pacifico, nel mar del Giappone,
ecc. Nel Mediterraneo anche il Mar Tirreno e il Mar Egeo sono considerati bacini marginali. Questi bacini
marini si sono formati per estensione crostale conseguente ai processi tettonici che avvengono nei
sistemi arco-fossa.
Con il passare del tempo, l'accumulo dei sedimenti lungo le fosse, insieme alle rocce prodotte nell'arco
vulcanico, porta ad un ampliamento dell'intervallo arco-fossa, di circa un chilometro ogni milione di
anni, per la migrazione della fossa verso l'oceano e dell'arco in direzione opposta.
Convergenza tra placca oceanica con continentale: sistema fossa-cordigliera

Margine continentale passivo. Il primo stadio dello sviluppo di una catena montuosa si ha in
corrispondenza del margine continentale, che è ancora passivo.
Sedimentazione. Lungo il margine continentale passivo si accumula uno spesso prisma di
sedimenti  (arenarie, calcari e argille), la cui superficie superiore costituisce la cosiddetta piattaforma
continentale. Nel loro insieme, questi sedimenti corrispondono ai sedimenti di geosinclinale che
verrebbero deformati durante i processi orogenetici. Di conseguenza, il termine «geosinclinale» non
indica più, come in passato, un ipotetico solco sul fondo dell'oceano, destinato ad essere colmato di
sedimenti, ma si riferisce all'accumulo di sedimenti lungo un margine passivo, in corrispondenza della
piattaforma continentale e della relativa scarpata.
Convergenza e subduzione. Il movimento di espansione dell'oceano si arresta quando il limite tra crosta
oceanica e crosta continentale, il margine passivo, si trasforma in un margine attivo, cioè quando le
spinte tettoniche iniziano a comprimere la litosfera oceanica contro il continente. Infatti, se un
continente, nel suo «vagabondare» a causa dei complessi movimenti delle placche, finisce per trovarsi a
ridosso di una fossa oceanica, non entra in subduzione come farebbe la litosfera oceanica. La litosfera
continentale, infatti, meno densa, non può sprofondare entro il mantello, ed è costretta a «galleggiare».
In questo caso, è la crosta oceanica della placca antistante, cioè quella che forma il «pavimento» della
fossa, a infilarsi sotto il margine continentale. Come nel caso precedente, si forma il piano di Benioff,
solo che i fenomeni si verificano sul continente.
La subduzione può iniziare anche quando la litosfera oceanica di età superiore a 15 milioni di anni,
divenuta più densa dell'astenosfera, a un certo punto riesce a superare gli ostacoli costituiti dalla propria
rigidità e dalla viscosità dell'astenosfera e si flette sprofondando sotto la placca continentale. Il processo
metamorfico prodotto dalla subduzione aumenta ulteriormente la densità della placca, trascinando in
profondità anche la parte restante.
Fossa oceanica e sismicità. Il limite della zona di sprofondamento è rappresentato da una fossa
oceanica, lungo la quale si verificano terremoti a ipocentro sempre più profondo, man mano che ci si
allontana dalla fossa e si è all'interno del continente.
Flusso di calore. Nell'area della fossa il flusso di calore è inferiore al valore medio, perché il mantello si
raffredda nel trasmettere per conduzione calore alla fredda placca discendente. Nella zona più lontana
dalla fossa, al di sopra della placca in subduzione, il flusso di calore aumenta perché all'interno della
placca si forma materiale fuso che tende a salire verso la superficie.
Archi magmatici. La placca che discende fonde, generando lava di tipo andesitico. Durante la risalita,
parte di esso rimane imprigionato nella crosta continentale formando batoliti, che la sollevano e la
ispessiscono. Il magma che giunge in superficie dà origine ad effusioni esplosive andesitiche. Si forma
così un arco vulcanico lungo il bordo del continente.
Prisma di accrescimento. Nella fossa si accumulano sia i sedimenti del prisma sedimentario, sia i
sedimenti del fondo dell'oceano trasportati dalla placca in subduzione, sia quelli provenienti dalla
continua erosione dell'arco magmatico e delle masse continentali. Questi sedimenti sfuggono alla
subduzione. Tra essi rimangono intrappolate anche parti di litosfera oceanica (che costituiranno
le ofioliti). L'insieme di questo mélange costituisce il prisma di accrescimento, nucleo del futuro
orogeno.
Durante il loro sprofondamento nel mantello, le masse rocciose della placca in subduzione subiscono
progressivamente un aumento di temperatura e di pressione, pur mantenendosi più fredde di quelle del
mantello entro cui sprofondano, per la bassa conduttività termica delle rocce. La placca in subduzione
subisce allora un metamorfismo in facies eclogitica e di scisti blu. Al contrario, le rocce della placca che
non subduce si trovano in condizioni di pressioni non elevate e subiscono un metamorfismo
caratterizzato da gradienti geotermici più normali; le facies più comuni sono gli scisti verdi e anfibolitici.
Catena montuosa costiera. L'incessante apporto di sedimenti e le continue spinte di compressione
spostano il prisma orogenico, insieme con l'arco magmatico appena formato, sopra il margine del
continente. dando origine a una catena a pieghe, la cordigliera (Ande, Montagne Rocciose canadesi). A
causa della compressione, le rocce del margine continentale si fratturano e si originano faglie inverse,
lungo le quali i blocchi rocciosi vengono spinti uno sopra l'altro lungo una superficie inclinata
(accavallamento), al contrario di quello che succede lungo le faglie normali, distensive, dove un blocco si
abbassa rispetto all'altro. I blocchi accavallati uno sopra l'altro presentano anche deformazioni duttili
chiamate pieghe. I sovrascorrimenti possono essere molto ampi e trasportare i corpi rocciosi, in
particolare quelli a forma tabulare o falde (di ricoprimento), per chilometri.
L'area di retroarco. Nella fase finale del ripiegamento della crosta si creano verso l'esterno della catena
montuosa depressioni o bacini sedimentari, come il Bacino del Rio delle Amazzoni situato alle spalle
delle Ande, chiamati avanfosse, che si colmano di detriti generati dall'erosione e dallo smantellamento
dei rilievi. La formazione delle avanfosse è dovuta a fenomeni di subsidenza. Davanti a questi bacini,
dalla parte opposta alla catena, si trova una regione chiamata avanpaese, che non è coinvolta
nell'orogenesi e verso la quale è diretto il sovrascorrimento delle falde.
Convergenza fra placche continentali: montagne intracontinentali

Quando entrano in collisione due placche continentali, a causa di correnti discendenti di celle convettive,
nessuna delle due subduce completamente sotto l'altra, perché la crosta continentale è troppo leggera
per affondare nelle rocce dense del mantello. Molto probabilmente, quindi, la subduzione riguarda
solamente la parte più profonda della litosfera. Il risultato di questa convergenza è l'orogenesi di una
catena montuosa intracontinentale.
Convergenza. Prima che le due masse continentali convergano, sono separate dalla crosta oceanica
formatasi nel corso di un precedente processo di espansione del fondo oceanico. La collisione tra due
placche con crosta continentale è perciò preceduta dalla convergenza tra crosta continentale  e crosta
oceanica. In questa fase si forma un arco magmatico sul bordo del continente antistante la fossa
oceanica.
Sedimentazione. Nella fossa oceanica si accumulano grandi quantità di sedimenti, ai quali si aggiungono
quelli provenienti dall'erosione del nuovo arco magmatico.
Rilievi sottomarini. Quando i due continenti si stanno avvicinando, il bacino oceanico intermedio si
chiude sempre più; la crosta oceanica si rompe in cunei che tendono ad accavallarsi verso la placca in
subduzione, con conseguente formazione di rilievi e catene montuose sottomarine, che a volte possono
emergere sotto forma di isole.
Orogenesi intracontinentale. I continenti arrivano infine a collidere (sutura); i margini continentali,
insieme alla crosta non subdotta, vengono compressi, frantumandosi in cunei che si accavallano
provocando un ispessimento della crosta. Poiché i due blocchi continentali non possono sprofondare, il
fenomeno di convergenza si blocca e si generano degli accavallamenti su entrambi i margini dei
continenti, lungo i quali i grandi corpi rocciosi, o falde, salgono l'uno sopra all'altro, facendo aumentare
lo spessore della crosta e si ha un innalzamento delle falde per compensazione isostatica, con la
conseguente formazione di una catena montuosa intracontinentale, poiché ora abbiamo un unico
continente. La collisione e l'aumento di temperatura provocano l'ultrametamorfismo della crosta
profonda in facies granulitica. La crosta può anche arrivare alla fusione, per poi intrudersi nell'orogeno,
formando batoliti granitici. MéIanges, ofioliti, sedimenti oceanici e scisti blu (alta pressione e bassa
temperatura) sono tipici di queste catene da collisione continente-continente. Catene di convergenza
sono le Alpi, gli Appennini, le Dinaridi, l'Himalaya.
Lungo questa fascia l'attività vulcanica è molto attenuata e quasi ovunque estinta, mentre rimane forte
quella sismica. Si tratta evidentemente di assestamenti delle masse rocciose recentemente sollevate,
che si manifestano con sismi poco profondi o di profondità intermedia.
Fine convergenza ed erosione. Una volta che si è formata la catena montuosa, la crosta è ormai troppo
spessa, tanto da impedire il movimento di convergenza. Perciò, probabilmente, la litosfera si romperà in
un altro punto di debolezza, probabilmente ai margini del continente, riprendendo un movimento di
convergenza tra una placca oceanica e quella del continente.
A questo punto inizia il processo erosivo, con conseguente sollevamento isostatico, per l'alleggerimento
della catena, finché non si arriverà ad avere delle dolci colline.
L'erosione riesce a mettere a nudo anche le rocce più profonde come le granuliti e i batoliti, come nel
Monte Bianco. I sedimenti si accumulano ai lati della catena, nei bacini di molassa (pianura Padana).

Alcuni aspetti dell’orogenesi

Come già più diffusamente illustrato in precedenza, si ritiene che le catene montuose della Terra si siano
formate attraverso tre differenti processi orogenetici.

Nel primo caso, detto orogenesi da attivazione, una placca oceanica subduce velocemente e per lungo
tempo un margine continentale (sistema fossa-cordigliera). Un processo di questo genere forma catene
montuose tipo cordigliera (Ande argentine e cilene, Montagne Rocciose).
Nel secondo caso, detto orogenesi da collisione, due blocchi continentali, trasportati passivamente dalle
rispettive placche, giungono a fronteggiarsi e a «scontrarsi» (orogenesi intracontinentale: Alpi, Himalaya,
Urali).
Il terzo tipo di processo, detto orogenesi per accrescimento crostale, si verifica quando piccoli blocchi
crostali entrano in collisione, in tempi successivi, con i margini di un continente accumulandosi e
saldandosi ad esso. Piccoli frammenti di crosta, i terrani (terranes), possono entrare in collisione con i
margini continentali e saldarsi ad essi. Questi frammenti sarebbero degli altofondi oceanici, archi
vulcanici estinti, vulcani sottomarini o altro che, durante lo spostamento di una placca oceanica in
convergenza con una continentale, sarebbero trasportati in prossimità della fossa, dove verrebbero
strappati e compressi sul bordo del continente inarcandosi. La conseguenza è un ampliamento del
continente grazie all'apporto di questo materiale esotico. Esempio di questo fenomeno lo possiamo
riscontrare nelle catene dell'Alaska.

Il ciclo orogenetico, cioè l'evoluzione di un sistema montuoso creato da uno dei


processi descritti sopra, si può distinguere in tre fasi:
 stadio di geosinclinale, durante il quale si individua un bacino sedimentario in
fase di riempimento e subsidente, compreso tra un continente e un arco
insulare vulcanico (quest'ultimo, per effetto della convergenza tende a spostarsi
verso il continente, riducendo così l'ampiezza del bacino sedimentario);
 stadio orogenetico, che corrisponde al sollevamento di una catena montuosa,
come conseguenza della progressiva convergenza tra placche;
 stadio di penepiano, durante il quale si verifica la completa erosione della
catena montuosa, fino a ridurla ad una pianura solo leggermente ondulata.

Secondo gli studiosi, l'intero ciclo orogenetico abbraccia un periodo di tempo di


circa 300 milioni di anni.

Il termine ofiolite significa letteralmente «roccia serpentina», ed indica


le serpentine scistose, rocce verde scuro, ricche del
minerale serpentino. Oggi questo termine è stato esteso ad indicare
un'associazione di rocce basiche e ultrabasiche, la cui sequenza
completa presenta dal basso:
1. un basamento ultrabasico  (peridotite metamorfosata);
2. un complesso gabbrico;
3. un complesso di filoni basici;
4. un complesso di lave basaltiche a pillows;
5. il tutto può essere ricoperto di sedimenti.

Vista la somiglianza con la crosta oceanica, secondo la teoria della


tettonica delle placche, le ofioliti sarebbero effettivamente frammenti
di crosta, strappati dal fondo oceanico prima di sprofondare in una
fossa, durante la collisione di due placche.
Solo raramente le serie ofiolitiche si presentano indisturbate. Quando le sequenze ofiolitiche vengono
smembrate dai processi orogenici lungo il margine convergente di una placca, inglobandole in falde di
ricoprimento o grandi scaglie tettoniche, si producono associazioni caotiche, dette mélanges. Un
mélange che si trovi tra altre rocce all'interno di un continente rappresenta pertanto un relitto di
un'antica zona di subduzione, mentre le ofioliti sono rocce formatesi su un fondo oceanico in
espansione, sfuggite alla subduzione e «montate» sul margine continentale. In contrasto alla
subduzione, questo fenomeno è detto obduzione.
Insieme alle ofioliti e ai mélanges si possono trovare gli scisti blu, rocce metamorfiche che si formano da
rocce basiche e ultrabasiche in condizioni particolari di alta pressione e relativamente bassa
temperatura (facies metamorfica a glaucofane), tipiche dell'area di subduzione. Essi segnano la linea di
sutura tra blocchi continentali che sono entrati in collisione dopo la completa consunzione del fondo
oceanico tra essi interposto.

Ofioliti, mélanges e scisti blu si trovano esclusivamente nelle catene montuose, testimoni della collisione
di antichi blocchi continentali, dopo la scomparsa delle aree oceaniche interposte tra questi.

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RIASSUNTO MARGINI DIVERGENTI
La formazione di un oceano comprende varie fasi che iniziano quando nel mantello si instaura una nuova cella
convettiva.

Le dorsali oceaniche sono tra le più grandi catene montuose della Terra, che attraversano in modo
continuo gli oceani Atlantico, Indiano, Antartico e Pacifico, per una lunghezza totale di quasi 80.000 km.
L'altezza, rispetto al fondo marino può raggiungere i 3000 m, per una larghezza anche di 1500 km. La
cresta della dorsale presenta uno sprofondamento di circa 2 km, largo dai 20 ai 40 km, che è la rift
valley, perpendicolarmente interrotta da una serie di faglie trasformi.
Generalmente la dorsale si trova a 2500 m sotto il livello del mare, ma può anche emergere, come
accade in Islanda, o formare isolette vulcaniche, come le Azzorre.
La rift valley  delle dorsali è caratterizzata da elevato flusso di calore e da attività vulcanica effusiva,
dovuta al fatto che, a causa dell'allontanamento delle placche, si ha una diminuzione della pressione
litostatica, con conseguente fusione delle peridotiti del mantello e quindi risalita di magma basico.
Si tratta prevalentemente di basalti tholeitici e delle corrispondenti rocce intrusive (gabbri). I basalti
tholeitici, pur conservando la composizione basica, sono poveri di potassio e ricchi di calcio.
Lungo le dorsali si verificano terremoti superficiali (al massimo 10 Km di profondità ipocentrale),
spiegabili con le tensioni che si verificano in seguito all'allargamento delle rift valley e la conseguente
risalita di magma.
Sul fondo delle rift valley sono state scoperte numerose sorgenti idrotermali. L'acqua fredda del mare
penetra nelle fratture lungo le dorsali, scende per parecchi chilometri e si riscalda a contatto con i
basalti. Divenuta meno densa, l'acqua risale fino a sgorgare con violenza dal fondo marino, con un
«getto» caldissimo (fino a 380 °C), ricco di minerali e gas portati via in soluzione dai basalti. Tali sorgenti
sono chiamate fumaioli neri per il colore del getto, dovuto alla presenza di solfuri disciolti; a contatto
con l'acqua fredda del mare, dalla soluzione calda precipitano chimicamente i minerali, che, con le loro
incrostazioni, formano «ciminiere» alte alcuni metri.

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