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TETTONICA DELLE PLACCHE

STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA


Il raggio terrestre è di 6370 km, ma noi ne conosciamo solo fino a una profondità di 2 km.

La parte che si conosce è dovuta perlopiù a:


- Trivellazioni petrolifere, di solito intorno ai 6-7 km, dunque osservazioni dirette di
materiale proveniente dall’interno della Terra.
- Osservazioni pseudodirette (fenomeni di orogenesi e vulcanismo) si possono
avere informazioni al massimo fino a 200 km.

Quasi tutto ciò che sappiamo è dato da metodi indiretti di studio:


- Metodi gravimetrici (misure del campo gravitazionale terrestre, che è leggermente
maggiore ai poli) e osservazioni sulla densità: dmedia = m/V = 5,5 g/cm^3, quella in
superficie è dsup = 2,7-3 g/m^3. La densità dei materiali all’interno della Terra è
quindi molto maggiore.

- Analisi della composizione dei meteoriti: pezzi di roccia di diversi materiali


provenienti dallo spazio (meteoroidi). Sono di tre tipi:
litoriti, fatti di silicati; sideriti, leghe metalliche di Fe-Ni; sideroliti, con nucleo di Fe e
circondati da silicati.
Sono costituiti da materia della nebulosa che originò il sistema solae, con
composizione simile a quella dei pianeti solidi, come la Terra.

- Studi sulla propagazione delle onde sismiche all’interno della Terra. Durante un
evento sismico (naturale o artificiale) si genera un insieme di forze di compressione e
di taglio che si trasmettono sotto forma di onde. Le onde si possono suddividere in 2
categorie:
- onde di superficie
- onde di volume: P (longitudinali), movimento delle particelle lungo l’asse
longitudinale, sforzi di compressione e dilarazioni.
onde S (trasversali) si propagano perpendicolarmente grazie a sforzi di taglio. I liquidi
non sopportano sforzi di taglio, per la loro propagazione il materiale deve essere
solido. vP>vS

A causa del differente tipo di propagazione, le onde P si propagano sia nei solidi che nei
liquidi, mentre le S si arrestano nei mezzi liquidi. Ci sono anche materiali in cui si propagano
meglio, soprattutto se sono compatti.
La velocità delle onde sismiche varia anche in funzione delle caratteristiche chimico-fisiche
delle rocce attraversate.

DISCONTINUITA’
Propagandosi all’interno della Terra le onde sismiche subiscono rifrazioni e riflessioni al
passaggio da un materiale all’altro, con densità diverse.
Esistono anche delle zone d’ombra della Terra in cui le onde sismiche non vengono
registrate: le onde S non vanno oltre i 103°, mentre le P tra 103° e 143°.
In base a queste osservazioni è stato possibile risalire alla composizione e struttura interna
della Terra.

In base all’andamento della v in funzione della profondità, sono state individuate 3 zone
fondamentali (discontinuità) in cui si ha una rapida variazione della v delle onde che indica
una rapida variazione nella composizione dei materiali.

- Discontinuità di Mohorovicic a profondità variabile tra 5 e 65 km (con punte max di


80-90 km). La velocità delle onde P passa da 6-7 km/s a 8 km/s.
- Discontinuità di Gutenberg a 2900 km. Brusco cale della v delle P e scomparsa
delle S.
- Discontinuità di Lehmann ia 5150 km (nel nucleo). Brusco aumento delle P dopo il
calo.

COMPOSIZIONE DELLA TERRA

Grazie alle discontinuità si individuano 4 parti o involucri: crosta, mantello, nucleo esterno
(con proprietà di un liquido) e nucleo esterno (solido).
Nel nucleo, grande circa come la Luna, si concentrano i materiali più densi (metalli), quello
interno solido, è una lega di Ferro (+90%) e Nichel e ruota più rapidamente. In quello
esterno, liquido, oltre a Fe-Ni è possibile trovare elementi più leggeri come S e O.
C’è un moto di convezione vorticosa, che è la causa del campo magnetico terrestre, dovuto
alla differenza delle temperature.

Gli strati si sono formati nel tempo, prima erano mescolati, ma si sono separati con le alte
temperature. Man mano che si va in profondità la t aumenta, al centro si presume sia tc= 5-
6000°C. Il gradiente geotermico è l’aumento di t che si ha scendendo ogni 100 m in
profondità, nei primi tratti è di 2-3°C.
Il nucleo della Terra ha alte temperature per diverse ragioni: c’è stato un differenziamento
gravitativo, poichè i materiali più densi erano affondati prima quando la Terra era fusa.

Nel mantello, la parte più importante della Terra per massa e volume, si sono concentrati i
silicati di Fe e Mg (i più pesanti). Nel mantello superiore ci sono prevalentemente olivine e
pirosseni. A circa 670 km c’è un’ulteriore discontinuità (di Repetti) che divide il mantello in
due parti: in quello inferiore ci sono le perovskiti silicatiche, i minerali più abbondanti della
Terra, che hanno struttura densa e compatta. Ci sono rocce ultrafeniche, come le peridotiti e
plagioclasi ricchi in Ca.
Infatti il mantello costituisce il 49,2% del volume terrestre.

Nella crosta tendono a concentrarsi i silicati più leggeri, cioè Quarzo (silice pura) e la
maggior parte dei feldspati (k-feldspati, plagioclasi Na e Al).
Anche nella crosta è presente una discontinuità sismica minore, detta discontinuità di
Conrad, che la divide in :
- superiore, più ricca in alcali e silice, quindi meno densa;
- inferiore, relativamente ricca in Fe e Mg, quindi più densa (intermedia tra crosta
superiore e mantello).
Questa variazione verticale nella composizione è riferita solo alla crosta che si trova in
corrispondenza dei continenti. Si può riscontrare anche una variazione orizzontale.
Esistono due tipi di crosta:
- crosta oceanica, dei fondali oceanici (fondi) ed è ricca di Fe e Mg (più fenica, con
gabbro e basalto e densa). Più sottile, 5-10 km di spessore.
Sul fondo degli oceani è presente basalto e sotto di esso gabbro. Sono più recenti
(max 180 mln di anni) e quelle più vecchie si trovano vicino alle coste dei continenti.
- crosta continentale, più spessa, in media 40 km di spessore con punte anche di 80
km. Più ricca in silice, Al, K e Na (più sialica, con granito e riolite) e quindi meno
densa della crosta oceanica. Le rocce che si trovano sono prevalentemente granito e
gneiss.

Hanno differenza di età: la crosta continentale è più vecchia e si dice che alcune rocce
risalgano a 4 miliardi di anni (vicino alla formazione della Terra).

La disposizione dei continenti è il risultato di un'evoluzione di milioni di anni, anche se fino al


1900 si credeva a teorie fissiste, per cui i continenti sarebbero sempre stati in questo modo.
Per spiegare la formazione delle montagne erano ammessi solo:
- spostamenti verticali della crosta per contrazione termica. Ma se fosse stato così i
rilievi sarebbero disposti più casualmente e non solo lungo certe linee precise.
- un’altra spiegazione era l’intrusione di plutoni, magma all’interno di cavità.

TEORIA DELLA DERIVA DEI CONTINENTI


Le teorie mobiliste sono state promulgate dalla seconda metà del ‘900, la prima è stata la
Teoria della deriva dei continenti.
Il primo a formulare una teoria mobilista completa e basata su numerose prove fu il
meteorologo tedesco Alfred Wegener tra il 1910 e 1929.
Secondo la teoria i continenti erano un tempo riuniti nel supercontinente Pangea, ma alcuni
rilievi come gli Urali o gli Appalachi erano già presenti, questo 200 milioni di anni fa.

Essa ha poi iniziato a disgregarsi e i continenti iniziarono ad “andare alla deriva” verso le
loro posizioni attuali, galleggiando sul più denso SIMA sottostante. Ci sono diverse tappe:
- 180 mln di anni fa, si era già aperto l’Oceano Atlantico centrale e ha separato le parti
di Laurasia e Gondwana. L’India aveva già iniziato a separarmi.
- 135 mln di anni fa inizia ad aprirsi l’Oceano Atlantico meridionale che separerà Nord
America e Africa.
- 65 mln di anni fa l’oceano separava Nord America dall’Eurasia.
Si separeranno poi l’Australia e l’Antartide.

A sostegno delle sue teorie Wegener ha portato vari tipi di prove:


- Prove geomorfologiche: corrispondenze di forma tra linee di costa delle 2 sponde
dell’Atlantico.
C’è una zona intorno alle carte dei continenti che non più profonda di 900 m e che fa
parte ancora della placca continentale che si chiama piattaforma continentale, poi c’è
la scarpata continentale che discende in profondità. Tutta la zona è detta margine
continentale. Si può osservare che i margini dell’Africa e del SudAmerica coincidono
molto bene, come quelli di Europa e Nord America.
- Prove geologiche: continuità tra le formazioni rocciose e le catene di montagne
presenti in zone costiere contrapposte dell’Atlantico. (Es.: Appalachi, Nord America-
Nord Europa).
- Prove paleontologiche: presenza di fossili identici e di animali viventi strettamente
imparentati in zone oggi ampiamente separate dal mare. (Es.: felci arboree in Sud
America fino in Antartide, mesosauro in Sud America e Africa; oggi i marsupiali come
canguri e opossum. Altre ipotesi erano dei collegamenti istmici, ovvero ponti
continentali che collegavano i continenti, ma non ci sono tracce di essi sui fondali.
Oppure un ponte insulare o per trasporto su zattere.)
- Prove paleoclimatiche: soprattutto tiliti glaciali (depositi di ghiacciaio) tardo-
paleozoici si trovano in Sud America, SudAfrica, India e Australia, altri depositi coevi
indicano invece climi caldi e tropicali in molte regioni settentrionali.
(Segni di ammassi di rocce trasportati da ghiacciai. La distribuzione delle tiliti assume
significato ipotizzando che i continenti australi fossero uniti nel Gondwana, in
prossimità del Polo Sud).

Wegener non era stato creduto, poichè non era riuscito a fornire una causa credibile:
ipotizzava una forza di marea che spingeva i continenti o una forza centrifuga dovuta alla
rotazione terrestre.

TEORIA DELLA TETTONICA DELLE PLACCHE


Formulata sulla base degli studi di Morgan, McKenzie, Le Pichon, Wilson e altri nel
1967-8.
E’ una teoria unificante e rivoluzionaria secondo cui:
- la litosfera è suddivisa in un certo numero di placche rigide
- tali placche si spostano in senso orizzontale l’una rispetto all’altra e al di sopra
di uno strato più plastico (astenosfera) interagendo lungo i loro margini.
- il movimento delle placche è dovuto, almeno in parte, a moti convettivi, che si
instaurano nel mantello.

Litosfera e astenosfera
La Terra può essere suddivisa in base a:
- composizione chimico-mineralogica
- comportamento meccanico (rigidità dei materiali)

Litosfera: 100 km in media - guscio superficiale rigido ed elastico + parte


superficiale del mantello, detta Lid.
Astenosfera: 250-300 km - strato di mantello allo stato parzialmente fuso (1-3%
circa) con comportamento plastico.
Mesosfera: fino a 2900 km - completamente solida.

L’astenosfera corrisponde ad una zona del mantello in cui si ha diminuzione della


velocità delle onde sismiche di circa il 6% (LVZ: low velocity zone, canale a bassa
velocità).

L’interazione tra litosfera e astenosfera è simile a quella di una zattera sul liquido,
necessariamente più denso, su cui galleggia in equilibrio isostatico.
Se l’equilibrio viene perturbato, si generano dei movimenti che tendono a ristabilirlo
(movimenti isostatici).

Una massa rocciosa galleggia sul mantello sottostante e sporge più o meno
evidentemente. Questo perché grazie all’erosione ci sono spostamenti di materiali
da un luogo a un altro, dunque cambia il peso della parte di roccia. Ogni variazione
di massa di questi corpi rocciosi provoca uno spostamento verticale degli stessi (in
accordo con il principio di Archimede), fino al conseguimento di un nuovo equilibrio.

Se avviene una glaciazione si possono formare ghiacciai, che aggiungono peso alla
crosta, avviene dunque la subsidenza, per cui la crosta tende ad abbassarsi.
Quando il ghiaccio si scioglie il peso sulla croste viene diminuito ed essa tende a
ritornare su fino alla sua posizione iniziale.
(Ad esempio l’innalzamento della Scandinavia (2-9 mm all’anno) a seguito del ritiro
della calotta glaciale, avvenuto da vari millenni e tuttora in atto. Si ritiene che per
ritornare all'equilibrio isostatico dovrà innalzarsi per altri 200 m. Il mantello infatti ha
un comportamento plastico, ma in un intervallo di tempo molto lungo.
Anche le Alpi si stanno innalzando di circa 1mm l’anno.

PLACCHE
La litosfera non è uno strato continuo, ma è suddivisa in placche rigide che si
muovono come unità a sé stanti.
I contorni delle placche sono evidenziati da fasce sismiche che delimitano zone
relativamente asismiche.
- Il numero di placche dipende dai criteri adottati per definire dimensioni e
movimento minimi. Le principali sono 9.
- La distribuzione delle placche ha poco a che fare con quella di continenti e
oceani. Ci sono placche solo oceaniche, solo continentali o entrambe.
- La velocità delle placche è molto variabile, ma sempre dell'ordine di qualche
cm all'anno (fino a 20 cm).
Una delle principali cause del movimento delle placche sono moti convettivi che si
instaurano nel mantello.
In questi casi una parte di materia che viene scaldata aumenta il suo volume e
dunque diminuisce la sua densità e sale verso l’alto rispetto alla materia sottostante,
che poi si raffredda e riscende. Sono analoghi a quelli all’interno di una pentola , ma
molto lenti, di pochi cm all'anno.

All’origine del moto ci sarebbe la disomogenea distribuzione del calore all’interno del
mantello.

Le parti più profonde dell’astenosfera, più calde e meno dense, tendono a risalire
verso la superficie, lasciando un vuoto che è colmato da materiale superficiale, più
freddo e denso, che tende a scendere creando un movimento rotatorio.

Secondo molti autori, i moti convettivi riguardano tutto il mantello. Esso, che in parte
è solido, grazie alle forze che premono per molto tempo può assumere un
comportamento plastico, come i solidi quando vengono riscaldati.

Più probabilmente si ha una convezione mantellica a 2 strati:


- più lenta nel mantello inferiore, che ha viscosità elevatissima;
- più veloce nell’astenosfera, relativamente meno viscosa.

In corrispondenza delle correnti calde ascendenti si ha una spaccatura della litosfera


da cui c’è notevole fuoriuscita di materiale fuso.
Tale materiale va a formare nuova crosta oceanica che separa le due porzioni di
crosta continentale.
Il mantello è ultrafenico, ma salendo il materiale ha una composizione più acida, ma
meno della crosta continentale.
Si forma poi un margine continentale passivo, che non coincide con un margine di
placca ed è tettonicamente inattivo.

In Africa c’è il Rift etiopico-kenyano e la Rift Valley, presso questa ci sono moti
convettivi e la zona dei Grandi Laghi, poichè ci sono spaccature della crosta. Questo
è il primo stadio della nascita di un oceano.
Il secondo stadio è quello che sta avvenendo sul fondo del mar Rosso, da dove
esce lava e la crosta lì si sta abbassando, riempiendosi d’acqua. Il “corno d’Africa” si
sta staccando.

Espansione dei fondi oceanici


Quindi i continenti non si spostano per “deriva”, ma per espansione dei fondi
oceanici, secondo la teoria di Hess del 1960.

Da quando c’era il Gondwana tra il Sud America e l’Africa si è aperto un oceano e


sul fondo si trova un rilievo da cui fuoriesce continuamente magma basaltico, che
corrisponde alla dorsale centro-meridionale.
La studiosa Marie Tharp ha studiato i fondi degli oceani, mappandoli e si sono
scoperti una serie di rilievi, che si estendono per migliaia di chilometri. Queste si
chiamano dorsali medio-oceaniche, lungo le quali avviene continuamente la
fuoriuscita di materiale fuso, sono dunque lunghe catene vulcaniche sottomarine.
La prima ad essere scoperta è stata quella atlantica.
La dorsale atlantica e pacifica sommate sono lunghe circa 60.000 km, dunque più
della circonferenza terrestre.
Sopra la sommità della dorsale oceanica ci sono circa 2,5 km e ai lati 2-3 km.

Le dorsali si possono vedere direttamente in Islanda, che ne è attraversata da una e


dove ci sono vulcani fissurali e nelle isole Azzorre.
Sono luoghi dove la dorsale emerge in corrispondenza di punti caldi, ovvero c’è del
materiale caldo che sale da notevoli profondità.
Le placche da cui è fuoriuscito e da cui si sono formati i vulcani poi si spostano dai
punti caldi e in seguito lì si possono formare isole vulcaniche.
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Esistono numerose prove dell’espansione dei fondi oceanici:


- elevato flusso di calore in corrispondenza delle dorsali oceaniche. Questo
deriva perlopiù dal Sole (1000 W/m^2), invece per quello che esce dal centro
della Terra si usa l’unità di misura del flusso di calore: quantità di energia
termica che sfugge dalla Terra per unità di area.
In media è di circa 1,5 HFU. (1 HFU = 42 mW/m^2)
Il calore maggiore si trova presso le dorsali, con valori >2 HFU, nei fondi
oceanici sono circa di 1,3 HFU, mentre nelle fosse > 1 HFU.
I valori indicano il progressivo raffreddamento della placca litosferica che si
allontana dalla dorsale.
- distribuzione delle anomalie magnetiche dei fondi oceanici.
La prova più convincente viene da studi sul campo magnetico terrestre. La
Terra produce un campo magnetico originato prevalentemente dalle correnti
convettive del nucleo esterno. Il campo è simile a quello che produrrebbe una
barra magnetica inclinata di 11° rispetto all’asse terrestre.
Nella Terra il polo Nord magnetico si trova presso il polo Nord geografico, ma
questo sarebbe il polo Sud della calamità immaginaria, (infatti le linee di
campo entrano dal polo Nord al Sud).

Il campo magnetico è descritto da 3 caratteristiche:


- declinazione: angolo tra la direzione dell’ago (individua il meridiano
magnetico) e il meridiano locale;
- inclinazione: angolo tra le linee di forza e la superficie terrestre;
- intensità: si misura in Gauss (1 G = 10^-4 T) con il magnetometro. Alla
superficie ci sono in media 0,5 G.

Quando una roccia si forma (per cristallizzazione da un magma o per deposizione di


sedimenti) se sono presenti minerali ferromagnetici, questi si dispongono lungo le
linee magnetiche del c.m.t. esistente in quell’istante nelle rocce in cui si trovano (es.
magnetite, ematite). Le rocce acquisiscono una debole magnetizzazione (residua)
registrando in tal modo il campo m.t. presente al momento della loro formazione.
Si dice paleomagnetismo il magnetismo fossile congelato nelle rocce. Viene
conservato nel tempo purché la roccia non superi il punto di Curie, per cui viene
annullata la magnetizzazione.

Inversione del campo magnetico terrestre


Nella storia si è scoperto che il campo magnetico si inverte circa ogni mezzo milione
di anni, anche se in modo irregolare.
Si è osservato che sui fondi oceanici sono presenti anomalie magnetiche, cioè
piccole deviazioni dell’ordine di mG dei valori medi del c.m.t. Queste presentano una
singolare disposizione a bande parallele, alternativamente + o - e specularmente
simmetriche rispetto alla dorsale oceanica. Tale distribuzione può essere facilmente
spiegata con l’espansione dei fondi oceanici.

La lava che fuoriesce dalla dorsale durante il raffreddamento si magnetizza in


accordo con il campo magnetico esistente. Quando nuovo materiale esce dall’asse.
le precedenti lave già magnetizzate sono allontanate in direzioni opposte rispetto alla
dorsale.
Se il campo magnetico si inverte, l’evento viene registrato e fossilizzato nelle lave.

(Quando misuro con il magnetometro trovo il valore del c.m. della Terra normale +
quello delle rocce magnetizzate.)

Dopo un certo periodo il fondo oceanico risulta quindi costituito da una serie di
bande a magnetizzazione alternativamente normale e inversa, specularmente
simmetriche rispetto alla rift valley (spaccatura).
- Le bande a magnetizzazione normale danno anomalia positiva, il loro
magnetismo si somma a quello attuale.
- Le bande a magnetizzazione inversa danno anomalia negativa, il loro
magnetismo si sottrae a quello attuale.

Le anomalie possono essere datate correlandole con la scala cronologica della


polarità geomagnetica (ottenuta da colate laviche sovrapposte in Islanda) e da
successioni di rocce sedimentarie.
E’ possibile anche datare i sedimenti oceanici che contengono milioni di gusci di
organismi planctonici “piovuti” in tempi successivi sulla carta oceanica in formazione.
Se non ci fossero espansioni dei fondi oceanici, ci si aspetterebbe di trovare
organismi antichi sotto e i più recenti sopra, invece non è così.

In particolare la datazione dei sedimenti a diretto contatto con il basamento di rocce


vulcaniche, effettuata in base a studi micropaleontologici, fornisce l’età della crosta
oceanica. Si è visto che l’età dei sedimenti aumenta sempre allontanandosi dalla
dorsale.

Faglie trasformi
Una dorsale oceanica non è una struttura continua, ma è interrotta da numerose
linee di frattura, dette faglie trasformi, che la suddividono in una serie di tronconi. Tali
faglie sono apparentemente simili a faglie trascorrenti.

Relazione età-profondità della crosta oceanica


La profondità della crosta oceanica è proporzionale alla radice quadrata dell’età (età aumenta
→ profondità aumenta di poco).

Dato che il volume della Terra resta sempre lo stesso, se in alcune zone viene
prodotta nuova crosta, ci saranno altre zone in cui la crosta verrà consumata,
distrutta alla stessa velocità.
Ciò avviene in corrispondenza delle fosse oceaniche (come quella delle Marianne),
dove si trovano isole vulcaniche, sono i punti più profondi della Terra.
Si forma un margine continentale attivo, che coincide con un margine di placca ed è
tettonicamente attivo.
In questo c'è una dorsale oceanica con a lato una fossa di subduzione, poichè una
placca si va a infilare sotto l'altra.
Un margine continentale passivo non è margine di placca ed è affiancato da crosta
oceanica, in esso dunque non avvengono terremoti.

Ci sono dunque 3 tipi di margini continentali:


- margine continentale passivo: non è margine di placca e non è
tettonicamente attivo, si trova negli oceani in espansione.
- margine trasforme: ha una scarpata continentale molto ripida perché si
trovavano dove c’erano faglie trasformi che si sono aperte. Sono simili
alle altre, non sono margini di placca e hanno andamento est-ovest.
Segnano il confine tra continenti e oceani della stessa placca.
- margine continentale attivo: coincide con i margini di placca e in loro
corrispondenza avviene la subduzione di una placca. Qui c’è molta
attività tettonica e in futuro la litosfera andrà sparendo sotto altri
continenti. Tipici di oceani in espansione come il Pacifico.

Il movimento delle placche può essere dovuto a 2 componenti:


a) trascinamento per attrito prodotto dalle celle convettive sottostanti.
b) C'è una spinta gravitazionale del materiale che fuoriesce dalla dorsale
medio-oceanica in posizione rilevata rispetto alla porzione laterale, che
via via si raffredda (aumenta la densità), solidifica e si abbassa.
Ci può essere anche un’azione di trazione esercitata dalla placca che inizia a
scendere in corrispondenza di una forza (se presente).
Poichè le celle convettive nel mantello sono numerose, si vengono a
determinare situazioni dinamiche differenti a livello della litosfera:
1) zone di distensione: dove i rami ascendenti delle celle divergono → le placche
tendono ad allontanarsi.
2) zone di compressione: dove i rami discendenti delle celle convergono → le
placche tendono a scontrarsi.

In corrispondenza delle zone compressive e distensive, la crosta è


particolarmente instabile e qui si manifestano vari fenomeni.

Fenomeni connessi con la tettonica delle placche


Oltre allo spostamento dei continenti ci sono altri fenomeni connessi alla
tettonica delle placche:
- Vulcanismo - I vulcani attivi non sono distribuiti casualmente ma sono
prevalentemente localizzati in zone distensive e compressive.
- Deformazioni della crosta terrestre e orogenesi - In montagna si
possono vedere degli strati deformati e piegati su se stessi e si possono
formare grandi rilievi, dove le placche si scontrano.
- Terremoti - Anche la distribuzione dei terremoti non è casuale, sono
espressione dei moti relativi tra le placche, e la loro intensità dipende
strettamente dall’ambito tettonico in cui si verificano. Grazie alla loro
localizzazione si è potuto determinare i margini delle placche.
Gli ipocentri possono essere a diverse profondità, essi sono i punti in
cui la crosta si spezza e si origina l’energia. Essi sono più profondi dove
la placca va in subduzione. In particolare lungo la cosiddetta “cintura di
fuoco” è evidente il progressivo approfondimento degli ipocentri lungo
determinate direzioni.
- Processi petrogenetici - Formazione di rocce magmatiche (es.
basalto, granito) e metamorfiche (come gneiss).

VULCANISMO
Il vulcanismo è un fenomeno che consiste nel trasferimento di materia ed
energia (calore) dall’interno della Terra fino alla superficie: questo è materiale
fuso ad alta temperatura, originatosi al di sotto della superficie terrestre
(magma), che risale e fuoriesce in superficie come lava (che differisce dal
magma in quanto è quasi priva di componenti volatili, gas, disciolti che
vengono rilasciati essendo venuta meno la pressione delle rocce soprastanti).
Possono esserci eruzioni di tipo effusivo o esplosivo, che dipendono dalla
natura del magma coinvolto.

Natura e caratteristiche dei magmi


Un magma è un fuso silicatico ad alta temperatura (tra 700 e 1200°) che
contiene vari elementi chimici ed è caratterizzato dalla presenza di vapori e
gas disciolti e di cristalli. La quantità di silice all’interno (SiO2) è generalmente
maggiore del 45%.

In base alla composizione chimica si possono individuare tre grandi famiglie:


- magmi acidi: ricchi in silice >65%, c’è K, Na e Al (alcali)
- magmi intermedi
- magmi basici: relativamente poveri in silice, ricchi in Fe e Mg (tra 45 e
52%)
Magmi acidi e basici differiscono per un’importante proprietà: la viscosità η.
Nelle sostanze viscose le particelle incontrano una certa resistenza nello scorrere le
une rispetto alle altre. I magmi acidi sono viscosi, mentre quelli basici sono fluidi,
quelli intermedi hanno entrambe le caratteristiche e rischiano di dare esplosioni.
Ciò dipende da:
a) contenuto in silice; la silice è presente come tetraedri Si-O che possono
legare intorno a sé ioni positivi (Ca2+, Mg2+, Na+, K+). Maggiore è la silice
presente nel magma, maggiori sono i tetraedri e tendono ad unirsi e a creare
catene e piani, condividendo ossigeni, è dunque maggiore il grado di
polimerizzazione dei tetraedri e la viscosità del magma.

b) temperatura: i magmi acidi si formano generalmente a temperature più basse


(600-700°C) di quelli basici (circa 1200°C) che si formano dalla fusione di
minerali con punto di fusione più elevato (silicati ricchi in Fe e Mg cominciano
a fondere solo a T elevate).
Un magma di più bassa temperatura è più viscoso, uno di alta temperatura
più fluido. Se la temperatura e la pressione scendono aumenta la viscosità.
I vari minerali non si fondono insieme ma in base ai loro punti di fusione,
dunque in base alla composizione delle rocce.
In definitiva:
- magmi basici: più fluidi, tendono a dare un vulcanismo effusivo, tranquillo,
con colate di lava;
- magmi acidi (e soprattutto intermedi): più viscosi, tendono a dare un
vulcanismo esplosivo, molto pericoloso. Essi a causa della maggiore
viscosità fanno fatica a scorrere e tendono a solidificare ostruendo il condotto
del cratere e ostacolando la liberazione dei gas. L’accumulo dei gas genera
forti pressioni che possono portare all’esplosione, sono dunque più rischiosi.

Origine dei magmi in relazione all’ambiente tettonico


I magmi si formano dalla fusione di materiali diversi (crosta continentale,
mantello) in ambienti differenti, perlopiù situati lungo i margini delle placche,
ma non esclusivamente. Più precisamente in corrispondenza di:
- zone di distensione e compressione
- particolari punti all’interno delle placche (hot spots: vulcanismo
intraplacca)

1) zone di distensione
Se sotto un continente ci sono celle convettive che divergono, esse, per
attrito producono uno stiramento della litosfera continentale che tende
ad assottigliarsi.

La diminuzione di pressione nel mantello sottostante fa sì che esso inizi


a fondere (viste le T elevate che esistono in profondità), producendo
magma basico s.s (sensu scripto), molto fluido, il mantello infatti è
costituito da silicati di Fe e Mg.

Ad un certo punto il continente si spacca (rifting: si forma una grande


valle a gradinate) e il magma risale in superficie, più leggero. Si forma
un plateau basaltico sopra i continenti, spesso anche km e largo anche
1000 Km, che forma successivamente degli altopiani (es. Altopiano del
Deccan e Paranà Paraguay). Invece che nei fondi oceanici il magma
fluido si distribuisce sul continente.
Inizia la produzione di crosta oceanica a livello di una dorsale medio-
oceanica e i continenti si separano (processo di oceanizzazione, dove
entra acqua). Al centro continua ad uscire magma e a separare le
placche.

La dorsale è come una “ferita che non cicatrizza mai”: ogni anno si
forma qualche km^2 di una nuova crosta.
Le lave che fuoriescono passano dalle temperature di 1200°C a quelle
del fondo dell’oceano, ovvero circa 4°C, dunque tendono a solidificarsi
nella parte esterna. Il centro però resta ancora fluido e si formano dei
pillow, “lave a cuscino”.
Si distinguono quindi 3 strati nella crosta oceanica:
1) coltre di sedimenti
2) strato vulcanico (colate di basalto con lava a pillow e complesso
di filoni verticali)
3) strato di gabbri

La separazione di Africa e America meridionale è avvenuta e continua ad avvenire grazie a


un processo di questo tipo, che ha portato alla formazione del fondale dell’Oceano Atlantico.
(Il Mar Rosso è un esempio di oceano all’inizio della sua formazione e uno stadio più
precoce si osserva in Africa orientale lungo il Rift etiopico-keniano, per cui in futuro il Corno
d’Africa si separerà dal resto del continente.

2) zone di compressione
Le celle convettive convergono e le placche tendono a scontrarsi. In
base al tipo di placche si possono avere situazioni differenti:

a) litosfera oceanica contro litosfera oceanica


Se le placche hanno la stessa composizione e densità, scende prima quello
con velocità maggiore (se no quella con maggiore densità). Una delle due
placche si infila sotto l’altra e scende in profondità: è il fenomeno della
subduzione, che origina profonde depressioni del fondo oceanico, le fosse
oceaniche.

La litosfera oceanica scendendo in profondità, incontra T sempre più elevate e


inizia a fondere. Fonde anche il mantello e viene prodotto un magma basico
s.l. (senso lato), ancora meno basico (quasi intermedio).

Formazione di una arco insulare: consunzione di crosta oceanica, produzione


di crosta continentale.
Esso tende a risalire in superficie, dando origine ad un arco insulare: una
catena curvilinea di isole vulcaniche che emergono progressivamente.
Tutto il sistema è detto arco-fossa. La larghezza della parte tra il rilievo e la
fossa è detta intervallo arco-fossa ed è variabile in base all’inclinazione del
Piano di Benioff (maggiore inclinazione del piano, maggiore distanza).

b) litosfera oceanica contro litosfera continentale


In questo caso si scontrano porzioni di crosta che hanno composizione
diversa: quella oceanica è più densa e quindi va sempre in subduzione.
Formazione di una catena di tipo Andino - consunzione di crosta
oceanica e produzione di crosta continentale
Alla subduzione seguono la fusione della crosta oceanica e la risalita
del magma basico s.l.
L’alta T del magma porta alla fusione anche di parte della crosta
continentale, con formazione di un magma acido.

I due tipi di magma si mescolano, anche se non perfettamente (mixing),


originando un magma intermedio. Il magma acido in gocce resta
intrappolato in quello basico più viscoso, anche se hanno densità
diverse.

A causa dell’attrito prodotto dalla subduzione, la crosta continentale si


accorcia e aumenta di spessore (processo dell’orogenesi), e si forma
una catena di tipo andino. E’ presente anche una fossa con il relativo
intervallo dall’arco, ma queste sono meno profonde delle altre.

Il vulcanismo non è continuo come nella dorsale, ma casuale: i magmi


devono infatti attraversare uno spessore notevole di crosta. Qui il
margine continentale è attivo e coincide con il margine di placca.

ESEMPI: Cordigliera delle Ande, formatasi per subduzione di parte della crosta del
Pacifico (placca di Nazca) sotto la spinta continentale del Sudamerica.
Cordigliera “delle cascate” in Nord America, dove è presente il Mount Saint Helens
che è esploso completamente la parte superiore nel 1980, ha ricoperto di gas la
zona.
Sierra Nevada e Catena costiera della California. Alla loro formazione hanno
contribuito fenomeni analoghi.
La fascia composta da queste catene vulcaniche insieme a numerosi
archi insulari costituiscono la cosiddetta Cintura di fuoco del Pacifico.

c) litosfera continentale contro litosfera continentale


In questo caso nessuna delle due placche va in subduzione, poichè
sono entrambe leggere.
E’ quello che è avvenuto nello scontro tra India e continente
euroasiatico.

Inizialmente la litosfera oceanica che separava i due continenti è andata


via via in subduzione sotto l’Eurasia. Quando le due masse continentali
collidono, nessuna va in subduzione dato che sono troppo leggere per
affondare nel più denso mantello: esse si accorciano, ispessiscono e si
corrugano (orogenesi) formando una catena di tipo Alpino-Himalayano.

Melange: sedimenti che si trovavano sul fondo dell’oceano ripiegati e


intrappolati nella catena in associazioni caotiche di rocce di varia natura
(mélanges).
Interi frammenti variamente metamorfosati della vecchia litosfera
oceanica (olofiti). Si parla di obduzione in contrapposizione a
subduzione.

La crosta continentale viene spinta in profondità dal corrugamento e


trovandosi a T più elevate, fonde producendo un magma acido (o
intermedio se fonde la parte più profonda che è un po’ più basica) e si
formano plutoni vulcanici in profondità.
Il magma resto perlopiù all’interno della crosta dove si raffredda e
solidifica, solo localmente e molto raramente può dare vulcanismo di
superficie.

L’orogenesi alpino-himalayana è stata causata dalla chiusura dell’oceano Tetide a


causa della risalita verso Nord dell’Africa, dell’Arabia e del subcontinente indiano
verso l’Eurasia.

Punti caldi - Hot spots


Si tratta di punti situati perlopiù al di fuori dei margini delle placche, cioè in
zone stabili al loro interno, in corrispondenza delle quali si ha, da lungo tempo,
risalita di magma dal profondo. (solo alcuni sono vicini alle dorsali).
Esso deriva dalla fusione del mantello ed è un magma basico s.s.
Un esempio tipico è dato dalle Isole Hawaii: si tratta di isole vulcaniche
alimentate da un punto caldo, sono isole allineate che continuano con monti
sottomarini, ovvero dei vulcani sotto l’acqua con la sommità appiattita.
Dalle Hawaii si estende prima verso Nord-Ovest e poi verso Nord, fino alle
isole Aleutine una lunga catena di monti sottomarini, la Catena
dell’imperatore, i più a nord sono più vecchi, intorno a 70-80 mln di anni.
La loro età aumenta man mano che ci si allontana dalle Hawaii.
Si tratta di edifici vulcanici inattivi, formatisi tutti in corrispondenza dello stesso
punto caldo, in seguito allo spostamento della placca pacifica al di sopra di
esso.

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