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- Studi sulla propagazione delle onde sismiche all’interno della Terra. Durante un
evento sismico (naturale o artificiale) si genera un insieme di forze di compressione e
di taglio che si trasmettono sotto forma di onde. Le onde si possono suddividere in 2
categorie:
- onde di superficie
- onde di volume: P (longitudinali), movimento delle particelle lungo l’asse
longitudinale, sforzi di compressione e dilarazioni.
onde S (trasversali) si propagano perpendicolarmente grazie a sforzi di taglio. I liquidi
non sopportano sforzi di taglio, per la loro propagazione il materiale deve essere
solido. vP>vS
A causa del differente tipo di propagazione, le onde P si propagano sia nei solidi che nei
liquidi, mentre le S si arrestano nei mezzi liquidi. Ci sono anche materiali in cui si propagano
meglio, soprattutto se sono compatti.
La velocità delle onde sismiche varia anche in funzione delle caratteristiche chimico-fisiche
delle rocce attraversate.
DISCONTINUITA’
Propagandosi all’interno della Terra le onde sismiche subiscono rifrazioni e riflessioni al
passaggio da un materiale all’altro, con densità diverse.
Esistono anche delle zone d’ombra della Terra in cui le onde sismiche non vengono
registrate: le onde S non vanno oltre i 103°, mentre le P tra 103° e 143°.
In base a queste osservazioni è stato possibile risalire alla composizione e struttura interna
della Terra.
In base all’andamento della v in funzione della profondità, sono state individuate 3 zone
fondamentali (discontinuità) in cui si ha una rapida variazione della v delle onde che indica
una rapida variazione nella composizione dei materiali.
Grazie alle discontinuità si individuano 4 parti o involucri: crosta, mantello, nucleo esterno
(con proprietà di un liquido) e nucleo esterno (solido).
Nel nucleo, grande circa come la Luna, si concentrano i materiali più densi (metalli), quello
interno solido, è una lega di Ferro (+90%) e Nichel e ruota più rapidamente. In quello
esterno, liquido, oltre a Fe-Ni è possibile trovare elementi più leggeri come S e O.
C’è un moto di convezione vorticosa, che è la causa del campo magnetico terrestre, dovuto
alla differenza delle temperature.
Gli strati si sono formati nel tempo, prima erano mescolati, ma si sono separati con le alte
temperature. Man mano che si va in profondità la t aumenta, al centro si presume sia tc= 5-
6000°C. Il gradiente geotermico è l’aumento di t che si ha scendendo ogni 100 m in
profondità, nei primi tratti è di 2-3°C.
Il nucleo della Terra ha alte temperature per diverse ragioni: c’è stato un differenziamento
gravitativo, poichè i materiali più densi erano affondati prima quando la Terra era fusa.
Nel mantello, la parte più importante della Terra per massa e volume, si sono concentrati i
silicati di Fe e Mg (i più pesanti). Nel mantello superiore ci sono prevalentemente olivine e
pirosseni. A circa 670 km c’è un’ulteriore discontinuità (di Repetti) che divide il mantello in
due parti: in quello inferiore ci sono le perovskiti silicatiche, i minerali più abbondanti della
Terra, che hanno struttura densa e compatta. Ci sono rocce ultrafeniche, come le peridotiti e
plagioclasi ricchi in Ca.
Infatti il mantello costituisce il 49,2% del volume terrestre.
Nella crosta tendono a concentrarsi i silicati più leggeri, cioè Quarzo (silice pura) e la
maggior parte dei feldspati (k-feldspati, plagioclasi Na e Al).
Anche nella crosta è presente una discontinuità sismica minore, detta discontinuità di
Conrad, che la divide in :
- superiore, più ricca in alcali e silice, quindi meno densa;
- inferiore, relativamente ricca in Fe e Mg, quindi più densa (intermedia tra crosta
superiore e mantello).
Questa variazione verticale nella composizione è riferita solo alla crosta che si trova in
corrispondenza dei continenti. Si può riscontrare anche una variazione orizzontale.
Esistono due tipi di crosta:
- crosta oceanica, dei fondali oceanici (fondi) ed è ricca di Fe e Mg (più fenica, con
gabbro e basalto e densa). Più sottile, 5-10 km di spessore.
Sul fondo degli oceani è presente basalto e sotto di esso gabbro. Sono più recenti
(max 180 mln di anni) e quelle più vecchie si trovano vicino alle coste dei continenti.
- crosta continentale, più spessa, in media 40 km di spessore con punte anche di 80
km. Più ricca in silice, Al, K e Na (più sialica, con granito e riolite) e quindi meno
densa della crosta oceanica. Le rocce che si trovano sono prevalentemente granito e
gneiss.
Hanno differenza di età: la crosta continentale è più vecchia e si dice che alcune rocce
risalgano a 4 miliardi di anni (vicino alla formazione della Terra).
Essa ha poi iniziato a disgregarsi e i continenti iniziarono ad “andare alla deriva” verso le
loro posizioni attuali, galleggiando sul più denso SIMA sottostante. Ci sono diverse tappe:
- 180 mln di anni fa, si era già aperto l’Oceano Atlantico centrale e ha separato le parti
di Laurasia e Gondwana. L’India aveva già iniziato a separarmi.
- 135 mln di anni fa inizia ad aprirsi l’Oceano Atlantico meridionale che separerà Nord
America e Africa.
- 65 mln di anni fa l’oceano separava Nord America dall’Eurasia.
Si separeranno poi l’Australia e l’Antartide.
Wegener non era stato creduto, poichè non era riuscito a fornire una causa credibile:
ipotizzava una forza di marea che spingeva i continenti o una forza centrifuga dovuta alla
rotazione terrestre.
Litosfera e astenosfera
La Terra può essere suddivisa in base a:
- composizione chimico-mineralogica
- comportamento meccanico (rigidità dei materiali)
L’interazione tra litosfera e astenosfera è simile a quella di una zattera sul liquido,
necessariamente più denso, su cui galleggia in equilibrio isostatico.
Se l’equilibrio viene perturbato, si generano dei movimenti che tendono a ristabilirlo
(movimenti isostatici).
Una massa rocciosa galleggia sul mantello sottostante e sporge più o meno
evidentemente. Questo perché grazie all’erosione ci sono spostamenti di materiali
da un luogo a un altro, dunque cambia il peso della parte di roccia. Ogni variazione
di massa di questi corpi rocciosi provoca uno spostamento verticale degli stessi (in
accordo con il principio di Archimede), fino al conseguimento di un nuovo equilibrio.
Se avviene una glaciazione si possono formare ghiacciai, che aggiungono peso alla
crosta, avviene dunque la subsidenza, per cui la crosta tende ad abbassarsi.
Quando il ghiaccio si scioglie il peso sulla croste viene diminuito ed essa tende a
ritornare su fino alla sua posizione iniziale.
(Ad esempio l’innalzamento della Scandinavia (2-9 mm all’anno) a seguito del ritiro
della calotta glaciale, avvenuto da vari millenni e tuttora in atto. Si ritiene che per
ritornare all'equilibrio isostatico dovrà innalzarsi per altri 200 m. Il mantello infatti ha
un comportamento plastico, ma in un intervallo di tempo molto lungo.
Anche le Alpi si stanno innalzando di circa 1mm l’anno.
PLACCHE
La litosfera non è uno strato continuo, ma è suddivisa in placche rigide che si
muovono come unità a sé stanti.
I contorni delle placche sono evidenziati da fasce sismiche che delimitano zone
relativamente asismiche.
- Il numero di placche dipende dai criteri adottati per definire dimensioni e
movimento minimi. Le principali sono 9.
- La distribuzione delle placche ha poco a che fare con quella di continenti e
oceani. Ci sono placche solo oceaniche, solo continentali o entrambe.
- La velocità delle placche è molto variabile, ma sempre dell'ordine di qualche
cm all'anno (fino a 20 cm).
Una delle principali cause del movimento delle placche sono moti convettivi che si
instaurano nel mantello.
In questi casi una parte di materia che viene scaldata aumenta il suo volume e
dunque diminuisce la sua densità e sale verso l’alto rispetto alla materia sottostante,
che poi si raffredda e riscende. Sono analoghi a quelli all’interno di una pentola , ma
molto lenti, di pochi cm all'anno.
All’origine del moto ci sarebbe la disomogenea distribuzione del calore all’interno del
mantello.
Le parti più profonde dell’astenosfera, più calde e meno dense, tendono a risalire
verso la superficie, lasciando un vuoto che è colmato da materiale superficiale, più
freddo e denso, che tende a scendere creando un movimento rotatorio.
Secondo molti autori, i moti convettivi riguardano tutto il mantello. Esso, che in parte
è solido, grazie alle forze che premono per molto tempo può assumere un
comportamento plastico, come i solidi quando vengono riscaldati.
In Africa c’è il Rift etiopico-kenyano e la Rift Valley, presso questa ci sono moti
convettivi e la zona dei Grandi Laghi, poichè ci sono spaccature della crosta. Questo
è il primo stadio della nascita di un oceano.
Il secondo stadio è quello che sta avvenendo sul fondo del mar Rosso, da dove
esce lava e la crosta lì si sta abbassando, riempiendosi d’acqua. Il “corno d’Africa” si
sta staccando.
(Quando misuro con il magnetometro trovo il valore del c.m. della Terra normale +
quello delle rocce magnetizzate.)
Dopo un certo periodo il fondo oceanico risulta quindi costituito da una serie di
bande a magnetizzazione alternativamente normale e inversa, specularmente
simmetriche rispetto alla rift valley (spaccatura).
- Le bande a magnetizzazione normale danno anomalia positiva, il loro
magnetismo si somma a quello attuale.
- Le bande a magnetizzazione inversa danno anomalia negativa, il loro
magnetismo si sottrae a quello attuale.
Faglie trasformi
Una dorsale oceanica non è una struttura continua, ma è interrotta da numerose
linee di frattura, dette faglie trasformi, che la suddividono in una serie di tronconi. Tali
faglie sono apparentemente simili a faglie trascorrenti.
Dato che il volume della Terra resta sempre lo stesso, se in alcune zone viene
prodotta nuova crosta, ci saranno altre zone in cui la crosta verrà consumata,
distrutta alla stessa velocità.
Ciò avviene in corrispondenza delle fosse oceaniche (come quella delle Marianne),
dove si trovano isole vulcaniche, sono i punti più profondi della Terra.
Si forma un margine continentale attivo, che coincide con un margine di placca ed è
tettonicamente attivo.
In questo c'è una dorsale oceanica con a lato una fossa di subduzione, poichè una
placca si va a infilare sotto l'altra.
Un margine continentale passivo non è margine di placca ed è affiancato da crosta
oceanica, in esso dunque non avvengono terremoti.
VULCANISMO
Il vulcanismo è un fenomeno che consiste nel trasferimento di materia ed
energia (calore) dall’interno della Terra fino alla superficie: questo è materiale
fuso ad alta temperatura, originatosi al di sotto della superficie terrestre
(magma), che risale e fuoriesce in superficie come lava (che differisce dal
magma in quanto è quasi priva di componenti volatili, gas, disciolti che
vengono rilasciati essendo venuta meno la pressione delle rocce soprastanti).
Possono esserci eruzioni di tipo effusivo o esplosivo, che dipendono dalla
natura del magma coinvolto.
1) zone di distensione
Se sotto un continente ci sono celle convettive che divergono, esse, per
attrito producono uno stiramento della litosfera continentale che tende
ad assottigliarsi.
La dorsale è come una “ferita che non cicatrizza mai”: ogni anno si
forma qualche km^2 di una nuova crosta.
Le lave che fuoriescono passano dalle temperature di 1200°C a quelle
del fondo dell’oceano, ovvero circa 4°C, dunque tendono a solidificarsi
nella parte esterna. Il centro però resta ancora fluido e si formano dei
pillow, “lave a cuscino”.
Si distinguono quindi 3 strati nella crosta oceanica:
1) coltre di sedimenti
2) strato vulcanico (colate di basalto con lava a pillow e complesso
di filoni verticali)
3) strato di gabbri
2) zone di compressione
Le celle convettive convergono e le placche tendono a scontrarsi. In
base al tipo di placche si possono avere situazioni differenti:
ESEMPI: Cordigliera delle Ande, formatasi per subduzione di parte della crosta del
Pacifico (placca di Nazca) sotto la spinta continentale del Sudamerica.
Cordigliera “delle cascate” in Nord America, dove è presente il Mount Saint Helens
che è esploso completamente la parte superiore nel 1980, ha ricoperto di gas la
zona.
Sierra Nevada e Catena costiera della California. Alla loro formazione hanno
contribuito fenomeni analoghi.
La fascia composta da queste catene vulcaniche insieme a numerosi
archi insulari costituiscono la cosiddetta Cintura di fuoco del Pacifico.