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Scienze della terra

Molto probabilmente il nostro sistema solare si è originato da una nebulosa da nova o supernova.
L’esplosione di una stella è stata causata dalla fase di collasso gravitazionale nella quale non c’è più
equilibrio tra forza di contrazione ed espansione. Durante la contrazione si generano nuovi elementi nel
nucleo della stella, fino ad arrivare alla formazione del ferro (Fe) che è l’elemento più stabile della tavola
periodica. A questo punto avviene la catastrofe del ferro, ovvero la stella esplode liberando energia che
permette la formazione di tutti gli elementi successivi al ferro. Il sole quindi è una stella di seconda
generazione.

L’età stimata del sole è di 5 miliardi di anni, per la Terra invece 4,5 miliardi di anni. I pianeti invece si sono
generati grazie all’aggregazione di materia che ha cominciato a ruotare generando i protopianeti.

La temperatura elevata del pianeta Terra nel suo primo periodo di vita è causata da:
1. Impatti dei planetesimi;
2. Contrazione gravitazionale;
3. Decadimento degli isotopi radioattivi.

Circa 4,5 miliardi di anni fa vi fu la catastrofe del ferro nel pianeta Terra, ovvero il Ferro si è depositato al
centro della Terra facendo aumentare la temperatura globale fino a 2000 °C. Dopo la caduta del ferro
avviene la differenziazione gravitativa dove gli elementi più pesanti sono attratti verso il centro, quelli
medi a metà e quelli più leggeri rimangono in superficie. Comincia in questo periodo la formazione di una
fragile e sottile crosta terrestre che continuamente si rompe sprofondando all’interno e dando origine alle
rocce metamorfiche.
Durante questo periodo molte sono state le eruzioni vulcaniche che hanno liberato molti gas che hanno
formato grandi masse di nubi; a questo punto cominciano le prime piogge che raffreddano la Terra e
formano gli oceani.
Il magma, che si trova nel centro della Terra, risale leggero e caldo, poi si raffredda e sprofondando
dà origine a una sottile crosta terrestre che con l’arrivo di nuovo magma caldo si rompe e sprofonda di
nuovo (cella convettiva con inizio del ciclo delle rocce).
Circa a 1,5 miliardi dopo la formazione della Terra si trovava un’atmosfera composta principalmente da H
ed He; elementi che derivano dalle stelle che hanno formato il sistema solare.
La seconda atmosfera della Terra era invece costituita da gas che fuoriuscivano dalla Terra
(deagassazione della Terra); i gas principali che sono fuoriusciti sono stati: metano, ammoniaca, vapore
acqueo, idrogeno e anidride carbonica. L’idrogeno molecolare (H2) ha un’azione riducente molto forte
mentre la CO2 ha azione ossidante, quindi i gas cominciano a interagire con la crosta terrestre.
I primi esseri viventi sulla Terra sono stati i cianobatteri o batteri fotosintetizzanti che producono
ossigeno il quale fuoriesce nell’atmosfera diventando un elemento fondamentale della terza atmosfera
costituita da 78% azoto, 21% ossigeno, 0,03% CO2 e il restante sono vapore acqueo e altri gas.

Struttura della Terra


La struttura interna della Terra è stata indagata attraverso lo scavo di miniere, trivellazioni con le quali però
posso arrivare fino a 10/12 Km di profondità. L’indagine della struttura interna della Terra è stata quindi
eseguita soprattutto attraverso indagini indirette.
Nel 1880 Seuss (austriaco) propone un modello molto simile alla realtà:
1. SiAl (fino a 1550 km di profondità) costituito da Silicio e Alluminio;
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2. SiMa (1550 – 3900 Km) costituito da Silicio e Magnesio;
3. NiFe (3900 – raggio della terra Km) costituito da Nichel e Ferro.
Questo modello rispetta la gravitazione chimica degli elementi.

Nei primi del ‘900 lo scienziato Gosmith aggiunge un altro strato e diminuisce lo spessore di alcuni strati
avvicinandosi più alla realtà:
1. SiAl (0-120 Km) – viene ristretto rendendo questo strato più simile alla crosta terrestre
2. SiMa (120 – 1200 Km)
3. Osol (1200 – 2900 Km) ricco di solfuri e ossidi
4. Nife (2900- raggio terrestre)

Solo nel XX secolo però si riesce giungere alla vera struttura della stratificazione della Terra.
Le Kimberliti (dall’area di Kimberly in Sudafrica) sono diamanti pregiatissimi con abiti cristallini molto
preziosi. Gli abiti cristallini sono il modo in cui atomi e ioni si dispongono nello spazio. Questo processo è
molto molto lento e avviene a profondità elevate (dove c’è pressione elevata, alta temperatura, …). Questi
diamanti sono stati trovati in una roccia molto scura, la peridotite (molto ricca di magnesio). Da qui hanno
capito che di questa roccia è costituito il mantello, perché è nel mantello che si formano i diamanti.
E’ stato invece grazie allo studio delle meteoriti che si è compresa la composizione del nucleo il
quale è costituito da Ferro (Fe) e Nichel (Ni) che non trovandosi in superficie, ma essendo in grande
quantità nelle meteoriti, devono esserci anche nella Terra.

La struttura della Terra che oggi conosciamo è:


- Crosta terrestre
- Mantello
- Nucleo
Grazie allo studio delle onde sismiche si compresero ulteriori notizie perché le onde sismiche di volume
(onde prime si trasmettono in liquidi e solidi, e onde seconde che si trasmettono solo nei liquidi) mi
permettono di capire se mi trovo in un liquido o un solido. Grazie a rifrazione e riflessione delle onde mi
permettono di separare i materiali in base alle proprietà fisiche e chimiche di questi elementi.
Attraverso il comportamento delle onde sismiche si sono riuscite ad individuare alcune
discontinuità, ovvero uno strato di passaggio tra due strati di diversa composizione chimica.

L’ipocentro è il punto da cui si genera l’onda sismica e quindi il terremoto, l’epicentro invece è il punto in
superficie in corrispondenza dell’ipocentro.
I terremmoti si dividono in:
- Terremoti superficiali (0 – 70 Km)
- Terremoti intermedi (70 – 300 Km)
- Terremoti profondi (300 – 700 km )

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Le onde di volume che attraversano lo spessore
della Terra (da ipocentro a epicentro) si
dividono in:
- Onde prime (tra 7 e 14 m/s):
andamento longitudinale che permette una
trasmissione in solidi e liquidi.
- Onde seconde (tra 3 e 7 m/s):
andamento trasversale che si trasmette solo nei
solidi.

Le onde superficiali invece si dividono in:


- Onde di Raileigh: ondulatorie.
- Onde di Love: oscillatorie sul piano
orizzontale.

Mohorovicic capì che le curve dromocrone subivano una brusca accelerazione a circa 50 Km di profondità;
proprio in corrispondenza di questa variazione di velocità si identificò una discontinuità poi chiamata
discontinuità di Moho. La discontinuità di Moho segna la fine della crosta terrestre e l’inizio del mantello.
La crosta terrestre ha uno spessore che varia: raggiunge uno spessore di 10/15 Km nella crosta oceanica
fino a un massimo di 90 Km di spessore nella catena Himalaiana.

In questi grafici vengono rappresentati i movimenti delle onde s e delle onde p.

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Man mano che l’onda scende in profondità (le onde vanno in tutte le direzioni partendo dall’ipocentro)
attraversa diversi strati con differenti densità che causano in parte una rifrazione e in parte una riflessione
dell’onda.
Nel 1926 Guthemberg scopre la medesima
discontinuità che separa il nucleo esterno dal
mantello. Guthemberg ipotizza un terremoto al polo
nord che viene registrato da diversi sismografi a
latitudini crescenti; tra i 103° e i 143° gradi vi è però
una zona d’ombra nella quale non avviene nessuna
registrazione, dopo i 143° le rilevazioni riprendono ma
vi sono solo le onde prime. La zona d’ombra (circa
5000 Km) è stata spiegata dicendo che le onde p
attraversando il nucleo cambiano d’inclinazione,
tornando nel mantello l’onda prima viene
nuovamente rifratta e per una striscia di 40° quindi
non si rileva nulla. Le onde seconde invece non si
propagano nei liquidi, quindi anche dopo il 143° grado
le onde seconde non vengono più rilevate.
Inge Lehmann fu la scienziata danese che studiò gli studi di Guthemberg scoprendo la discontinuità
di Lehmann che divide il nucleo esterno (liquido) da quello interno (solido).

Il criterio litologico (diversa composizione delle rocce e dei minerali) studia le diverse caratteristiche
litologiche.
Acide o sialiche Intermedie o Mafiche Ultramafiche
Forte presenza di felsiche Formate Contenuto in
silice e silicati Acidità compresa principalmente da magnesio molto
(si formano nella tra 63% e 40% di magnesio e ferro elevato
crosta silicati (si formano nell
continentale) crosta oceanica)
Intrusiva Peridotite: è il
(abito cristallino principale
molto evidente, si costituente del
solidificano all’interno Granito Diorite Gabro mantello (lo si è
della crosta terrestre) scoperto grazie allo
studio delle
chimberliti).
Effusiva
(abito crisallino meno
evidente, i cristalli
sono più piccoli;
queste rocce si Non esistono rocce
Riolite Andesite Basalto
solidificano più ultramafiche effusive
velocemente a
contatto con l’aria
all’esterno della
crosta terrestre)

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Il mantello è diviso in due parti:
- Tra i 70 e i 200Km di profondità troviamo uno strato chiamato LVL (Low Velocity Layer) dove le
onde rallentano la loro propagazione facendoci pensare a una densità diversa. Probabilmente
inquesta zona la peridotite è in uno stato di parziale fusione e dà quindi origine al magma che risale
nell celle convettive. Dai 200 Km in giù vi è invece un’accelerazione delle onde di conseguenza in
questa zona la densità del materiale che compone il mantello è maggiore: il mantllo qui è più
solido.
- Fino a 700 Km di profondità troviamo l’astenosfera (parte di crosta continentale dove avvengono i
movimenti convettivi)
- Dai 700 ai 2900 Km c’è il mantello “normale”.

Anche il nucleo è diviso in due parti:


- Parte liquida esterna di Nichel, Ferro, Silicio e Zolfo;
- Parte solida interna di Ferro e Nichel.

La crosta continentale è definita come la composizione di granito e gabri (dove c’era precedentemente
crosta oceanica). La crosta oceanica è invece composta di gabri e basalto.

Esiste anche un criterio fisico per studiare l’interno della Terra che viene così suddivisa:
- Litosfera: crosta + discontinuità di Moho + parte superficiale del mantello.
È una parte rigida ma elastica che riesce a deformarsi sotto le sollecitazione dal centro della terra.
Questa zona è costituita dalle rocce oceaniche e continentali (spessore che varia tra 70 e 130 Km).
- Astenosfera: (200/250 Km di profondità) è uno strato fluido dove la peridotite è parzialmente fusa
(è lo strato LVL), qui avvengono i movimenti convettivi.
- Mesosfera: parte più rigida del mantello dove la densità è maggiore.
- Nucleo

I terremoti
I terremoti sono fenomeni endogeni.
Le curve dromocrone permettono di individuare il punto dell’epicentro a partire dall’analisi del tempo di
riatrdo d’arrivo delle onde seconde rispetto alle onde prime. Sull’asse x c’è la distanza tra i diversi
sismografi che rilevano i dati e l’epicentro mentre sull’asse delle y il tempo intercorso dall’inizio del
terremoto.

Come trovare l’epicentro:


Ipotizziamo di avere 3 diverse stazioni sismografiche sul mio grafico.
Fronte d’onda = insieme dei punti equidistanti dall’epicentro.
1. Vado a localizzare la posizione geografica delle tre stazioni sismiche;
2. Traccio una circonferenza con centro una delle 3 stazioni e come raggio la distanza stazione
sismica-epicentro (il raggio lo deduco dalle curve dromocrone). Eseguo questa operazione per ogni
stazione;
3. Il punto di intersezione delle tre circonferenze è l’epicentro;

Viene definito isosima un insieme di curve concentriche dove la vicinanza all’epicentro è rappresentata
dalle curve più interne. La localizzazione delle isosisme è utile al geologo che riesce a ricavare delle
informazioni relative la costituzione del terreno. Se le curve isosisme sono molto vicine tra loro significa che
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le onde si smorzano velocemente; siamo quindi in un terreno composto da rocce che non trasmettono
bene le onde. I terreni che più amplificano le onde sono terreni con sedimenti non cosolidati. Una prova di
questo è stato il terremoto di città del Messico dove una parte della città, quella costituita da terreni meno
consolidati, aveva subito danni maggiori.

Scale utilizzate per classificare i terremoti


Scala Mercalli: si basa su 10 gradi dove ogni grado rappresenta un grado di distruzione e danni. Oggi la
scala Mercalli è stata modificata con un aumento di gradi fino a 12; in questa nuova scala viene preso in
considerazione anche l’utilizzo del cemento armato e il tipo di terreno attraversato dalle onde. Questa
rimane comunque una scala soggettiva. Oggi la scala Mercalli viene chiamata scala MCS (Mercalli Cancani
Sieber).

Scala Richter: è divisa circa in 9,4 gradi; come grado massimo viene preso il terremoto più potente che è
mai stato rilevato. Questa scala misura l’energia del terremoto. La scala Richter viene sovrapposta alla
Mercalli, a un certo grado di Richter ne corrisponde uno di Mercalli.

Le onde anomale causate dai terremoti diventano visibili solo in prossimità della costa dove l’onda incontra
il suolo terreno che man mano si alza. Prima di questo punto le onde non sono visibili poiché, l’enorme
massa d’acqua che viene spostata, rimane sotto la soglia dell’oceano e quindi non risulta essere visibile
sopra la soglia dell’acqua. Lo tsunami più distruttivo mai rilevato è stato quello del 19…… in Sud America.

I vulcani
I vulcani, come i terremoti, sono dei fenomeni endogeni che determinano l’attività dei pianeti o satelliti. La
luna per esempio è un corpo celeste geologicamente morto, tutti i suoi crateri infatti derivano dall’impatto
delle meteoriti e non da attività interne.
L’attività dei vulcani deriva dal movimento delle placche tettoniche.

Il cono del vulcano viene chiamato edificio vulcanico e può essere di natura diversa:
- Forma a tronco di cono;
- Forma più dolce (meno a cono);
Le diversità di edificio vulcanico dipendono dal magma che vi è all’interno.
Il magma è costituito dalla fusione dell’ultimo strato del mantello. Il magma può avere diverse acidità e
proprio da questo dipendono la natura del vulcano (esplosivo o effusivo) e la forma dell’edificio vulcanico.
Il magma acido dà origine a rocce acide.
Il magma acido è molto viscoso e poco fluido, per questo trattiene molti gas. Durante la fuoriscita
del magma, il magma acido spesso si raffredda in quanto la colata è molto lenta. Insieme al magma
vengono spinti fuori anche piroclasti (piro = fuoco, clasti = detriti). Questo tipo esplosioni è tipico di vuclani
esplosivi come il Vesuvio.
Il magma basico al contrario è molto fluido e rilascia molti gas durante la fuoriuscita. Il vulcano
effusivo, (costituito da magma basico), per eccellenza è il Muan Aloa, nelle isole Hawaii.
L’Etna per esempio è un vulcano che ha alternato fuoriuscite effusive ad altre esplosive, lo
possiamo capire dall’alternanza di materiali che si è depositata ai piedi del vulcano.

Il Vesuvio è un vulcano chiamato Pliniano, questo nome deriva da Plinio il Vecchio il quale, durante
l’esplosione del Vesuvio a Pompei, si trovava su una barca nei dintorni delle coste di fronte ad Ercolano e da
questa posizione scrive delle lettere (indirizzate a Plinio il Giovane) dove narra tutto ciò che è avvenuto
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durante l’esplosione. Viene descritta la fuoriuscita di una nube ardente (di circa 700/800°C) a forma di pino
marittimo (sviluppata solo da una parte, in direzione opposta al vento) che dopo poco tempo è piombata
sulla città di Pompei; la cittadina è stata così sepolta da circa 4 metri di ceneri e lapilli.
Ad Ercolano invece il materiale piroclastico si mescola con l’acqua creando una colata di fango che ha
invaso la città. Questo tipo di eruzioni, nelle quali fuoriescono colate di fango, vengon chiamate eruzioni
Peleeiane (dal vulcano Pelè in Sudamerica che eruttò nel 1906).
Il Vesuvio attualmente si trova in una fase di attività fumarolica dove fuoriescono solo anidride
carbonica e vapore acqueo. Se il vapore che esce si arricchisce di ossidi di zolfo significa che il condotto si
sta modificando e un’eruzione potrebbe diventare imminente. Inoltre Napoli e la zona del Vesuvio sono
zone molto attive sismicamente. I campi Flegrei per esempio, sono ciò che rimane di un supervulcano,
ovvero un insieme di vulcani che emettono esplosioni fortissime che distrugguno anche il cono vulcanico.
L’eruzione di questi vulcani porta spesso a un inverno nucleare che ofusca il sole per lughi periodi (il
supervulcano dei campi flegrei è eruttato circa 30 000 anni fa). Inoltre le zona di Pozzuolo (porto di Napoli)
troviamo una zona di bradisismi (positivi se la terra si alza rispetto al livello del mare o negativi se la terra
scende sotto il livello del mare), testimonianza di una zona molto attiva geologicamente.

Teoria della tettonica a placche


Alfred Wegener, naturalista e meteorologo, è stato il primo a teorizzare che i continenti in un epoca
passata fossero tutti uniti l’uno all’altro in un unico blocco chiamato Pangea cirocndato da un unico oceano
chiamato Pantalassia. Egli ipotizzò che poi i continenti si spinsero alla deriva dividendosi l’uno dall’altro.

Prove portate da Wegener a sostegno della sua teoria:


- Margine dei continenti: si può riscontrare un certo livello di compatibilità tra i margini dei
continenti (soprattutto tra le coste del sud America e quelle dell’Africa);
- Fossili: nei continenti Africano, Sudamericano e Australiano sono stati rinvenuti fossili di uno stesso
rettile (risalenti a 260 milioni di anni fa) e sarebbe impensabile che questo rettile abbia attraversato
l’oceano tra i vari continenti;
- Gelogia: ci sono rilievi identici che hanno continuità nei diversi continenti;
- Paleocimatiche: Africa, America meridionale e Australia sono state immerse in una glaciazione
nello stesso periodo, ciò significa che i tre continenti erano uniti tra loro e più spostati verso
l’Antartide. In Eurasia invece sono stati rinvenuti carboni fossili che si sono creati solo grazie a un
clima mitigato, quindi l’Eurasia l’America del nord si trovavano unite e più spostate verso i tropici.

Nel 1960 partì una prima spedizione scientifica (Global Challenge) per esplorare i fondali marini utilizzando
gli ecoscandagli. Le prime carte dei fondali oceanici sono state realizzate dallo scienziato Hezzen e dalla
cartografa Taarp.
Una delle prime cose che notano durante la spedizione è che il fondale oceanico è molto giovane rispetto
all’età dei continenti (al massimo 160 milioni di anni). Durante la spedizione si è inoltre scoperta la faglia
oceanica presente nella dorsale oceanica; da questa faglia fuoriesce continuamente lava che solidifica
creando nuovo fondale. Successivamente alla Global Challenge vi furono 44 spedizioni che ricercarono in
particolare la Rift Valley. Da questo momento venne ripresa in considerazione la teoria di Wegener che non
più chiamata “teoria della deriva dei continenti” ma “teoria della tettonica a placche”.

Le placche possono essere continentali, continentali e oceaniche miste o interamente oceaniche (Wegener
pensava invece che le placche fossero solo continentali). Le placche fondamentali sono 7:

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1. Placca africana
2. Placca americana
settentrionale
3. Placca americana
meridionale
4. Placca indoeuropea
5. Placca indoaustraliana
6. Placca antartica
7. Placca pacifica

Le placche si spostano circa a una velocità di 5 cm l’anno; i margini sono quindi le parti più attive delle
pacche. Esistono 3 diversi tipi di margini:
- Convergenti o attivi (coincidono con il sistema arco-fossa): i margini delle placche convergono l’uno
verso l’altro. Questo tipo di margine è distruttivo, infatti una parte del materiale della placca viene
distrutto.

Tipico di questi margini è il fenomeno della subduzione dove uno dei due margini, quello con densità
maggiore dell’astenosfera, è in grado di scendere al di sotto di essa. L’angolo di subduzione dipende
dalla densità del margine che va in subduzione (quello che sprofonda); maggiore è la densità maggiore
è l’angolo di subduzione (fino a un massimo di 90°).
Nel caso di una subduzione tra placca oceanica – placca continentale solitamente è la crosta
oceanica asprofondare in subduzione a causa della maggiore densità. Il piano di subduzione si chiama
piano di Benioff. La crosta che va in subduzione “gratta” il margine del margine superficiale creando
profondi terremoti. Il piano di subduzione sottostante, a circa 100 km di profondità, libera acqua e gas
man mano che viene distrutto; questi elementi passano in astenosfera fluidificandola parzialmente
portando una risalita di materiale astenosferico che crea una catena vulcanica sulla superficie della
crosta continentale (quella in superficie). Le rocce che si vengono a formare sono rocce non acide come
quelle continetali ma non basiche come quelle oceaniche; le rocce tipiche sono le andesiti.

Può anche succedere di avere una


subduzione tra placca oceanica – placca
oceanica; in questo caso si forma un arco-fossa
vulcanico insulare caratterizzato da fossa, arco
vulcanico insulare e un bacino di retroarco
(separa l’arco vulcanico insulare dal continente).
Esempi di archi vulcanici insulari sono la cintura
di fuoco e il Giappone (mentre le isole Eolie
fanno parte di un sistema arco-fossa).

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Il terzo caso è lo scontro tra placca continentale – placca continentale; in quest’utlimo caso, ciò
che si ottiene dal movimento crostale convergente, è la fomrazione di una catena montuosa a pieghe
(fenomeno di orogenesi). Spesso in questa catena montuosa rimangono incastonati detriti che si
trovavano nel bacino sedimentario interposto tra i due blocchi (un esempio è la spinta dell’India verso
l’Eurasia che fa innalzare di un paio di cm all’anno la catena Himalayana).
Un esemipio di orogenesi è stata la formazione delle Dolomiti, costituite da rocce organiche
calcaree (roccia Dolomia = carbonato doppio di calcio Ca++ e magnesio Mg++). I due margini continentali
in collisione non combaciano mai perfettamente tra loro con la conseguenza che lo scontro prima
avverrà in un punto e poi in altri tratti dando origine a situazioni geologiche diverse. Dove la collisione è
già avvenuta l’inspessimento della crosta porta alla creazione di un’avanfossa.

- Divergenti o passivi o costruttivi: i margini delle placche divergono l’uno dall’altro. Questo tipo di
margini dà origine a nuova crosta oceanica,
sono quindi margini costruttivi perché creano
sempre nuovo materiale (litosfera oceanica).
La formazione di nuovo materiale ha per
esempio dato origine alla dorsale oceanica che
si allarga circa di 2 cm all’anno.
Il nuovo materiale che fuoriesce dalla faglia è
dovuto alle celle convettive del mantello: il
materiale caldo tende a salire ma salendo si
raffredda e ritorna verso il basso. Da questa
faglia fuoriesce del materiale lavico ricco in
particolare di basalto. In corrispondenza della
faglia si formano delle strtture chiamate dorsali
(catene montuose sottomarine) che
attraversano longintudinalmente l’intero
fondale oceanico. L’Islanda può essere
considerata uno dei pochi territori emersi della
dorsale oceanica. I margini divergenti portano alla creazione della rift valley. La rift valley è il fenomeno
secondo cui la crosta terrestre viene assotiliata e inarcata dal materiale che proviene dall’astenosfera; il
materiale che risale spinge creando delle fessure laterali (le rift) mentre nel centro invece ci sarà una
rottura della crosta continentale. Dove c’è stata la rottura si crea una depressione che viene riempita
dall’acqua dell’oceano mentre le rift si allargheranno sempre di più fino al distaccamento completo di
una delle croste continentali che sarà destinata a diventare un’isola (vedi corno d’Africa).

- Trasformi: i margini delle due placche scorrono l’uno di fianco all’altro (questo tipo di margini è tipico
soprattutto delle placche oceaniche ma famoso è quello della faglia di S. Andrea).
Nella faglia di Sant’Andrea i due margini scivolano tra loro a una velocità
di 5 cm all’anno. Questa faglia risulta essere una rarità in quanto
normalmente le faglie trasformi sono oceaniche, infatti questa sembra
essere la continuità di faglie dell’oceano. I blocchi rocciosi delle faglie trasformi si muovono in senso
opposto e solitamente questo movimento è più visibile nel punto della dorsale dove si creeranno
numerosi terremoti marini.

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Le cause del movimento delle zolle sono le celle termiche convettive. Per alcuni studiosi solo l’astenosfera
è coinvolta nel movimento delle celle convettive mentre altri sostengono che il moviemnto delle celle
coinvolga l’intero mantello. I rami ascendenti delle celle convettive sono collocati sotto le dorsali oceaniche
mentre nelle zone di subduzione troviamo i rami discendenti.
Esiste però una seconda teoria che prevede un modello a pennacchio secondo il quale ci sarebbero dei
pennacchi, ovvero dei lunghi collegamenti tra il nucleo e la crosta terrestre, nel quale risale materiale
magmatico.
Il punto caldo dell’Afar comprende il mar Rosso, la Rift Valley africana e golfo di Adem quindi qua troviamo
margini divergenti, convergenti e pennacchi.

Flusso geotermico
Possiamo stimare che vicino al centro della Terra la temperatura sia di circa 5000°C. Scendendo
nell’entroterra la temperatura sale di circa 2°C ogni 100m. Questo calore proviene probabilmente dal
materiale incandescente rimanente dalla formazione della Terra (esplosione di una supernova che crea una
nebulosa da supernova) creatosi a causa del decadimento degli elementi.
Parte del calore è quindi dovuto al calore primordiale, che viene rilasciato lentamente in quanto la Terra ha
una bassa conducibilità termica, mentre una seconda causa di questo calore è il decadimento degli isotopi
radioattivi. Il 30/35% del flusso di calore di radioattività deriva dalla roccia della crosta, mentre il restante
dal mantello. Il calore proveniente dal mantello è soprattutto indirizzato verso i fondali oceanici.
All’interno della Terra si manifesta (anche se solo in piccola parte) la conduzione termica ovvero il
passaggio di calore da un corpo caldo verso uno più freddo. Questa conduzione è molto limitata all’interno
della Terra poichè le rocce più interne hanno una scarsa conducibilità (il calore che proviene da 400 Km di
profondità impiega infatti 5 miliardi di anni a raggiungere la superficie).
Altra causa del calore Terrestre, è l’irraggiamento del sole che viene riflesso sottoforma di raggi
infrarossi (questo tipo di calore riguarda la parte più superficiale della Terra).
La temperatura interna della Terra è un valore medio in quanto la temperatura varia da zona a
zona; infatti, nelle zone corrispondenti alle arree endogene attive (vulcani, gayser, …), la temperatura sarà
maggiore (ricorda la centrale geotermica di Larderello in Toscana) rispetto alle zone inattive.

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