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Margini a scorrimento laterale (conservativi)

La faglia di Sant'Andrea

Esistono due tipi di margini con movimento laterale; entrambi possono essere caratterizzati da un movimento
definito destro o sinistro. Per distinguerli occorre idealmente "mettere i piedi" su uno dei due blocchi coinvolti e
vedere in che direzione va l'altro blocco.
Al primo tipo appartengono le faglie trascorrenti, il movimento destro o sinistro di una placca contro un'altra
causa effetti facilmente visibili in superficie. A causa dell'attrito e del comportamento rigido le placche possono
non scivolare in modo continuo l'una sull'altra, accumulando energia elastica sui margini di zolla che, quando
viene superata la soglia di rottura delle rocce interessate dal fenomeno, viene rilasciata istantaneamente
provocando così un terremoto di magnitudo variabile. Questo fenomeno è inquadrato nella "teoria del rimbalzo
elastico". L'esempio più famoso di questo tipo di faglia è rappresentato dal complesso della nota "faglia di
Sant'Andrea" (vedi figura), nella costa ovest del nord America, in California; in quest'area le placche
del Pacifico e del nord America scorrono lateralmente fra di loro con un movimento transpressivo, in modo tale
che la placca del Pacifico si sposti verso nord mentre l'altra verso sud. Altri esempi di faglie trascorrenti sono
quelli della "faglia Alpina" in Nuova Zelanda e la faglia dell'Anatolia in Turchia.
Al secondo tipo appartengono le faglie trasformi; queste sono faglie particolari che segmentano la dorsale
oceanica principale e generalmente si dispongono perpendicolarmente a essa (e quindi parallelamente alla
direzione di espansione). La loro esistenza è legata a discontinuità ereditate dalla struttura della crosta
continentale durante la fase di rottura, ma soprattutto dalla necessità di accomodare la variazione delle velocità
lineari che si hanno a distanze diverse dall'asse intorno al quale ruota una placca rigida quando si muove lungo
una superficie sferica (anche se ovviamente le velocità angolari rimangono le stesse).

Margini divergenti (costruttivi)


Nel caso dei margini divergenti (esempio le dorsali oceaniche, morfologicamente descrivibili come lunghe
spaccature a forma di "cresta"), le placche interessate si muovono allontanandosi a vicenda e lo spazio che
viene a crearsi fra loro viene riempito da nuovo materiale effusivo proveniente dal mantello. Il materiale appena
uscito solidifica, "fondendo" tra loro le due zolle interessate. Dato che le zolle sono in continuo movimento,
superato il limite di rottura, l'energia elastica accumulata si libera, generando un terremoto. Però, in questo caso,
i terremoti sono prodotti anche dalla risalita di magma proveniente dal mantello.

Margini divergenti (costruttivi)

I margini divergenti sono caratterizzati, nella "litosfera oceanica", da lunghissime dorsali mentre, per quanto
riguarda la "litosfera continentale", sono caratterizzati da grandi vallate a forma di spaccatura, come la già
menzionata "Rift-valley" in Africa orientale.
Lo spessore dei sedimenti aumenta allontanandosi dalle dorsali e i sedimenti che via via si depositano diventano
più vecchi.[senza  fonte] Poiché dalle dorsali fuoriesce nuovo materiale la crosta oceanica aumenta determinando il
fenomeno dell'espansione dei fondali oceanici.

Margini convergenti (distruttivi)


La natura dei margini convergenti dipende dal tipo di crosta delle placche collidenti.
Quando una placca oceanica molto densa e quindi parecchio pesante si scontra con una continentale meno
densa, e quindi più leggera, quella oceanica solitamente scende in profondità, al di sotto di quella continentale.
La conseguenza di questa collisione è una fossa oceanica dalla parte dell'oceano ed una catena montuosa
vulcanica sul versante continentale. Questo è ciò che avviene nell'area lungo la costa ovest del sud America ove
la "Placca di Nazca" viene subdotta dalla placca del sud America. Il materiale subdotto viene notevolmente
scaldato e, divenendo fluido tende a risalire in superficie formando dei vulcani oppure catene montuose
vulcaniche.
Durante la discesa nel mantello, la temperatura della crosta sale progressivamente fino alla sua fusione e con
separazione e migrazione delle sue componenti più volatili (tra cui in abbondanza l'acqua contenuta nei minerali
e intrappolata nei sedimenti subdotti); queste componenti abbassano la temperatura di fusione delle rocce
circostanti nelle immediate vicinanze generando un magma ricco di gas che sale rapidamente fino alla
superficie, dando luogo a un vulcanismo di tipo "esplosivo", a causa dell'elevato contenuto di gas (come
avvenne per esempio nell'eruzione del Monte St. Helens).
Il magma che risale in superficie genera spesso lunghe catene vulcaniche all'interno del continente, ma anche in
prossimità all'oceano. La cordigliera delle Ande in Sudamerica è ricca di questo tipo di vulcani esplosivi. Diversi
vulcani alternano periodi di quiete a eruzioni che incominciano con espulsione massiccia di gas. L'intero oceano
Pacifico è attraversato da lunghe file di vulcani e isole vulcaniche note con l'appellativo di "Cintura di fuoco".
Quando due zolle continentali entrano in collisione, le stesse si comprimono fra loro oppure una delle due viene
subdotta come nel caso precedente; in casi molto rari, una zolla sale sopra l'altra (obduzione). In ogni caso,
durante questa collisione si formano catene montuose (ad es. la catena montuosa dell'Himalaya).
Quando due croste oceaniche convergono, in genere formano un arco insulare mentre una delle due viene
subdotta sotto l'altra. L'arcipelago formatosi è costituito da isole vulcaniche che eruttano il magma proveniente
dalla distruzione della crosta oceanica subdotta che, dopo la fusione nel mantello, risale attraverso la crosta
oceanica sovrastante. Un esempio di questo genere di collisioni fra croste oceaniche può essere riscontrato
osservando la conformazione del lunghissimo arco insulare compreso fra la Kamčatka (Russia) e l'Alaska.

L'orogenesi
Catena montuosa dell'Himalaya

Per orogenesi s'intende la creazione di nuova litosfera oceanica che non è compensata solo dalla sua
distruzione nelle zone di subduzione. Quando l'oceano coinvolto è stato completamente consumato è possibile
arrivare a una interazione continente-continente chiamata collisione continentale che porta al processo
di orogenesi, ossia alla creazione di una catena montuosa.
La cordigliera, associata all'arco vulcanico, che sorge parallelamente alla fossa oceanica (il più importante caso
naturale è rappresentato dalle Ande) è un bell'esempio di come il processo di orogenesi può avere inizio già
prima della collisione continentale. Una volta che questa è avvenuta, non essendoci sufficienti differenze
di densità fra i due tipi di litosfere coinvolte e dato che entrambe sono troppo leggere per essere trascinate in
profondità nel mantello, si ha che il moto convergente viene compensato prevalentemente da un ispessimento
crostale che si manifesta in superficie con la formazione di una catena montuosa.
La placca che conteneva l'oceano comunque, per forza di cose, tenderà a scorrere sotto a quell'altra
(contribuendo ampiamente all'ispessimento crostale). Inoltre se è pur vero che la litosfera continentale non può
essere trascinata in profondità nel mantello in modo così massiccio come avviene per quella oceanica, è anche
vero che porzioni di rocce crostali, attraverso vari processi tettonici possono essere trascinate ad alte profondità.
Ormai da tempo è assodato il fatto che anche porzioni di crosta continentale possono subdurre (come, ad
esempio, i graniti eclogitici del monte Mucrone).
L'oceano viene quindi quasi completamente trascinato in profondità nel mantello e di esso rimangono soltanto
dei "relitti" sotto forma di porzioni di crosta oceanica (più o meno deformate) intrappolate nella catena montuosa
(sono chiamate ofioliti e il processo che le "mette in posto" è chiamato obduzione), associate a successioni
sedimentarie marine.
L'esempio più noto di questo tipo di orogenesi è la formazione della catena montuosa dell'Himalaya, che si è
generata grazie alla spinta esercitata dal subcontinente indiano sul continente eurasiatico.
Si può pertanto comprendere per quale motivo rocce tipiche dei fondali marini sono riscontrabili anche in alta
quota. Il fenomeno è ancor più evidente quando vengono reperiti, in zone montuose, fossili di esseri viventi,
anche estinti, che provengono da antichi fondali marini oramai scomparsi.

I pennacchi e i punti caldi


Sulla crosta terrestre si hanno aree soggette a magmatismo intraplacca, cioè è possibile che vi sia attività
vulcanica anche al di fuori dei limiti tra le placche. Il caso più comune è rappresentato dai "punti caldi"
(in inglese Hotsposts), ad esempio nell'arcipelago delle Hawaii, che sono generati da una risalita di materiale
fuso dal mantello, che prende nome di "pennacchio" (in inglese Mantle plume). Non è ancora chiara la
profondità della sorgente: alcuni ricercatori sostengono una provenienza profonda direttamente dalla superficie
nel nucleo esterno (Discontinuità di Gutenberg, circa 2900 km di profondità); altri sostengono invece un'origine
più superficiale, dal limite con il mantello inferiore (discontinuità a 670 km di profondità), o dal mantello
superiore, nell'astenosfera (100–200 km). I pennacchi si manifestano sulla crosta terrestre nei punti caldi che
risultano essere indipendenti dal movimento tettonico e relativamente fissi.

Tripla giunzione di Afar


La tripla giunzione di Afar (chiamata anche sistema di rift Afro-Arabico) è una tripla giunzione geologica
situata lungo un margine divergente che separa le placche somala, nubiana e araba; l'area in cui è situata
questa tripla giunzione e che in totale si estende per oltre 6.500 km, dal triangolo di Afar al Mozambico, è
oggi considerata un esempio di rifting continentale che sta producendo un'espansione del fondale
oceanico e portando alla formazione di un bacino oceanico.[1]
Onde
Onde di compressione o longitudinali (P)
Le onde longitudinali fanno oscillare le particelle della roccia nella stessa direzione di propagazione dell'onda.
Esse generano quindi "compressioni" e "rarefazioni" successive in cui si propagano. La velocità di propagazione
dipende dalle caratteristiche elastiche del materiale e dalla sua densità; in genere però viaggiano a una velocità
compresa tra i 4 e gli 8 km/s. Poiché le onde P si propagano più rapidamente, sono anche le prime (P =
Primarie) a raggiungere i sismometri, e quindi a essere registrate dai sismografi. Queste onde sismiche
attraversano longitudinalmente tutti i tipi di materia: solidi, liquidi e gas.
Onde di taglio o trasversali (S)
Schema di onde sismiche (onde di corpo e onde di superficie)
Le onde S, ovvero onde "seconde", si propagano solo nei solidi perpendicolarmente alla loro direzione di
propagazione (onde di taglio). Esse sono più lente delle onde P, viaggiando nella crosta terrestre con una
velocità fra 2 e 4 km/s. Le onde S non possono propagarsi attraverso i fluidi e i gas perché questi non
oppongono resistenza al taglio. A differenza delle onde P, le onde S non causano variazioni di volume.
Onde superficiali (R e L)
Le onde superficiali, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, non si manifestano nell'epicentro, ma solo a
una certa distanza da questo. Tali onde sono il frutto del combinarsi delle onde P e delle onde S, e sono perciò
molto complesse. Le onde superficiali sono quelle che provocano i maggiori danni. Le onde di Rayleigh, dette
anche onde R, muovono le particelle secondo orbite ellittiche in un piano verticale lungo la direzione di
propagazione, come avviene per le onde in acqua. Le onde di Love, dette anche onde L, muovono invece le
particelle trasversalmente alla direzione di propagazione (come le onde S), ma solo sul piano orizzontale. Tutte
le onde sismiche sono soggette ad attenuazione con la distanza in funzione delle caratteristiche del mezzo di
propagazione.

Alfred Wegener
Dal 1902 comincia a lavorare all’osservatorio astronomico di Berlino e nel 1905 ottiene il dottorato in astronomia.
Ma non vuole passare la vita a guardare le stelle, perché si sente più attratto dall’avventura. La prima è in coppia con
il fratello maggiore Kurt, che lavora come meteorologo in una piccola città tedesca, Beeskow. Alfred diventa suo
assistente e insieme si dedicano a una delle tendenze scientifiche dell’epoca, lo studio dell’alta atmosfera con l’uso
delle mongolfiere. I due fratelli, addirittura, stabiliscono nell’aprile del 1906 il record di volo continuativo: 52 ore e
mezzo. Ma la prima grande avventura è la spedizione Danmark, voluta dalle autorità danesi per studiare la
Groenlandia e la sua inesplorata costa nordorientale. Wegener è il meteorologo della missione e stabilisce un
primato: costruisce la prima stazione meteorologica groenlandese. Aspetto più importante, però, è la grande
quantità di dati che riesce a raccogliere sull’atmosfera a quelle latitudini, utilizzando per la prima volta aquiloni e
palloni aerostatici.

La teoria dell’espansione dei fondali


La teoria dell'espansione dei fondali oceaniciI risultati delle ricerche oceanografiche permisero nel 1963 agli
scienziati inglesi F.J. Vine e D.H. Matthews, i quali si avvalsero di ipotesi avanzate nel 1960 del geologo americano
Harry H. Hess, di formulare la teoria dell'espansione dei fondali oceanici.Secondo questa teoria, il magma che risale
dal mantello in corrispondenza delle dorsali oceaniche, solidificandosi, forma nuova crosta terrestre, che si sposta
poi lateralmente sui due fianchi della dorsale, provocando così l'espansione dei fondali oceanici alla velocità di pochi
centimetri all'anno.Di conseguenza, a meno che la crosta terrestre non si stia progressivamente accrescendo (ma
non abbiamo dati che lo confermino), la formazione di nuova litosfera terrestre in corrispondenza delle dorsali
oceaniche deve essere compensata dalla distruzione (cioè dallo sprofondamento nel mantello) di una quantità
paragonabile di litosfera in altri luoghi della superficie terrestre: tale fenomeno avviene, in effetti, in corrispondenza
delle zone cosiddette di subduzione (fosse oceaniche).

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