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I TERREMOTI

Il sisma o terremoto è un’improvvisa vibrazione della crosta terrestre causata da una repentina liberazione
di energia.

La teoria che ci spiega l’origine dei terremoti è datata al 1912 ed è di Reid; viene chiamata la teoria del
rimbalzo elastico e si basa sullo studio degli effetti conseguenti al terremoto del 1906 che aveva colpito San
Francisco (situata sulla faglia di Sant’Andreas in California).

SPIEGAZIONE: le rocce sottoposte a forti tensioni si comportano come un elastico che accumula energia
deformandosi. Tuttavia quest’accumulo di energia non è infinito, infatti la roccia arriva ad un certo punto
ad un punto di rottura, ovvero dove si frattura e libera tutta l’energia accumulata. Questo punto viene
chiamato IPOCENTRO e si trova dentro la crosta terrestre.

A seconda dell’ipocentro, ci sono tre tipi di terremoti:

 Terremoti ad ipocentro superiore (ipocentro entro i primi 70km)


 Terremoti ad ipocentro intermedio (70-300km)
 Terremoti ad ipocentro profondo (300-700km), essi sono i più deboli
ma i più estesi

La proiezione dell’ipocentro sulla superficie terrestre viene chiamata


EPICENTRO ed esso è il luogo in cui i danni saranno maggiori.

L’energia liberata da un terremoto si propaga attraverso le onde, ONDE SISMICHE, che possono essere:

 Interne, si propagano dall’ipocentro e possono essere=


(1) Onde P, ovvero onde prime, sono le più veloci
(4-8km/h) e si propagano in tutti i mezzi (solidi,
liquidi e gas). Vengono chiamate anche onde
longitudinali perché le particelle oscillano nella
stessa direzione della propagazione dell’onda.
(2) Onde S, ovvero onde seconde, sono più lente
(2-4km/h) e si propagano solo nei solidi.
Vengono chiamate onde trasversali perché
determinano oscillazioni perpendicolari delle
particelle attraversate rispetto la direzione di
propagazione dell’onda.
 Esterne, si propagano dall’epicentro, sono le più lente (1-2km/h) e possono essere=
(1) Onde R, generano dei movimenti ellittici.
(2) Onde L, generano dei movimenti trasversali

Per registrare le onde sismiche viene usato uno strumento, il SISMOGRAFO:

esso è formato da una base fissa ancorata al suolo; da essa parte un


braccio a L rovesciata alla quale sono “appese” una molla, una
massa e un pennino scrivente. In direzione di questo pennino sulla
base troviamo un rullo con carta millimetrata che gira a velocità
costante.
RICORDA: in ogni stazione di rilevamento ci sono 3 sismografi, due orizzontali e uno verticale

Se c’è un terremoto il sismografo segnerà una linea spezzata (ciò che si muove è la base e quindi il rullo), il
SISMOGRAMMA.

Importante in un sismogramma è la distanza tra l’arrivo dell’onda p e quello delle onde s, perché grazie ad
esso possiamo determinare l’epicentro del terremoto.

In una stazione di rilevamento, per poter funzionare, si deve creare un


grafico spazio-temporale dove sull’asse delle ordinate viene riportato il
tempo in minuti che intercorre tra l’arrivo dello onde P e l’arrivo delle
onde S, e sull’asse delle ascisse la distanza in km dell’epicentro dalla
stazione; questo grafico viene costruito facendo scoppiare delle mine a
distanza nota dalla stazione di rilevamento.
Otterremo così due curve dette dromocrone, una delle onde P e una
delle onde S; a questo punto avremmo il grafico SPECIFICO di questa stazione (vale solo per essa, non per le
altre).
Avvenuto poi un terremoto, otterremo il sismogramma che ruoteremo di 90° e lo posizioneremo sul grafico
in modo tale che l’origine delle onde P vada sulla curva P, e lo stesso per le S. Dopodiché tracciamo una
verticale e vediamo che l’epicentro del terremoto sta a TOT km di distanza; il valore dei km sarà il raggio
della nostra circonferenza che ha come centro la stazione di rilevamento. Utilizzando i dati di 3 stazioni,
tracciamo su una massa specifica 3 circonferenze la cui intersezione sarà l’epicentro del nostro terremoto.

LA FORZA DI UN TERREMOTO:

 La scala MCS (Mercalli- Càncani- Sieberg), nella quale ci sono 12 gradi di intensità di un terremoto
studiati grazie ai danni registrati in superfice. Il vero ideatore di questa scala fu Mercalli nel 1902
che stabilì solo 10 gradi, dove il primo grado erano terremoti a mala pena percettibili mentre il
decimo delle vere e proprie catastrofi; poi Càncani e Sieberg aggiunsero l’11° e il 12° grado. È una
scala molto soggettiva.
 La scala Richter, la quale invece è una scala più oggettiva in quanto tiene conto della magnitudo
(M). Richter, infatti, nel 1932 capì che per misurare oggettivamente la forza di un terremoto non si
dovevano osservare solo i danni provocati in superfice ma c’era bisogno di una formula matematica
vera e universale. (in questa scala non c’è un valore minimo e uno massimo)
La magnitudo, allora, è uguale al logaritmo decimale (log) del rapporto tra l’ampiezza massima
dell’onda registrata dal sismografo (A) e l’ampiezza di un’onda di un terremoto campione ( A0 =
0,001mm).

Allora, possiamo dire che l’intensità misura la forza di un terremoto secondo i danni riportati in superfice,
mentre la magnitudo attraverso l’energia sprigionata nel punto di rottura. Oltre alla magnitudo e
all’intensità, un altro modo per calcolare la forza di un terremoto è grazie l’accelerazione del suolo, che
misura i reali movimenti del terreno espressi come frazioni dell’accelerazione di gravità (g= 9,81 m/s 2)

LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA: essa dipende dal tipo di ipocentro che caratterizza il terremoto=

 Terremoti con ipocentri superficiali li troviamo nella zona delle dorsali oceaniche;
 Terremoti con ipocentri da superficiali a profondi li troviamo in corrispondenza di fosse oceaniche;
 Terremoti con ipocentri da superficiali a intermedi li troviamo vicino catene montuose recenti;
 Terremoti causati dalla risalita di magma (terremoti vulcanici) li troviamo in corrispondenza dei
vulcani.

POSSIAMO PREVEDERE UN TERREMOTO? Nel tempo si sono sviluppati 2 tipi di previsioni:

 Previsione deterministica, ovvero una previsione ormai quasi abbandonata, creata nel 1975 da un
gruppo di scienziati che si basarono sulla teoria della dilatanza. Quest’ultima afferma che a seguito
di scosse premonitrici le rocce si fratturavano e queste fratture determinavano dei fattori, i quali se
venivano monitorati potevano stabilire quando, dove e con quale intensità sarebbe avvenuto il
terremoto. Nel 1976 però con questa tecnica non si riuscì a prevedere un terremoto e quindi si
pensò che la scoperta del primo fosse stata solo un caso.
 Previsione statistica, si basa sullo studio di vecchi dati (cataloghi) con i quali si studia con che
frequenza avvengono i terremoti, ovvero viene studiata la probabilità. Secondo questa tecnica su
carta geografica verrebbe riportato il rischio sismico di ogni terremoto facendo il prodotto tra 3
parametri=
1. Probabilità;
2. Vulnerabilità (ovvero come un territorio ha risposto ad un evento sismico);
3. Costi (ovvero le perdite economiche a seguito di quel terremoto).

FARE UNA PREVISIONE SISMICA: bisogna agire secondo alcuni parametri:

 L’edilizia deve essere antisismica;


 La protezione civile deve organizzare dei piani di intervento al fine di soccorrere la popolazione;
 La popolazione deve essere istruita, ovvero deve sapere cosa fare durante una scossa;
 Macrozonazione sismica, ovvero lo studio del suolo dove si costruiscono gli edifici. Il suolo può
essere=
1. Stabile, ovvero quello roccioso;
2. Stabile ma suscettibile di instabilità, ovvero quello roccioso che si trova vicino
colline/montagne;
3. Instabile, ovvero quello non roccioso che si trova in corrispondenza delle faglie
attive

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