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Magnitudo terremoti del passato continuazione

Le relazioni che andremo ad esaminare sono quelle di sibol e di termini.

La misurazione attraverso la relazione di sibol diventa impossibile nel caso in cui i punti di intensità
siano ridotti e in presenza di valori di intensità superiori al nove.

M=a+blog2(FA)

Lo studio di un terremoto è essenziale per diverse discipline, è importante conoscere il livello di


intensità macrosismica, ma è ancora più utile conoscere la magnitudo e il momento sismico che sono

legati direttamente ai parametri fisici della faglia, spece il secondo.

Abbiamo visto che esistono molte relazioni che servono a ricavare la magnitudo del terremoto da
relazioni con l’intensità macrosismica, ma conoscere la magnitudo momento ci dà precise indicazioni
sulle dimensioni reali di un terremoto.

Maggiore è la profondità dell’ipocentro e più grande sarà l’area di risentimento del terremoto a
parità di intensità. È possibile misurare una magnitudo basandosi sui parametri dell’area di
risentimento e sull’intensità, in particolare la grandezza dell’area di risentimento è legata
direttamente all’energia scatenata da un terremoto.

La relazione termini consente misurazione di magnitudini superiori al nove e anche con numero
ridotto di punti e consiste:

MFA= α ln E(FA,I2) α=0’42

La misurazione dall’area di risentimento parte dalla massima intensità fino all’isosisma di IV MCS.

Abbiamo definito la magnitudo momento Mw= 2/3 logM0 - 10,73 --> M0=101,5(Mw+10,73) e assumendo
Mw=MFA vediamo che è possibile calcolare l’area di risentimento dei terremoti (FA) storici con la
relazione

LogFA = - 6,56 + 15,20 log MFA

Si possono infine calcolare la larghezza e la larghezza sel piano di scorrimento attraverso due
relazioni.

L=78-71e – FA/2.5E6

W=29-24e – FA/1.7E6
Individuazione dell’epicentro attraverso i sismogrammi

L’epicentro di un terremoto è la proiezione sulla superficie dell’ipocentro, ossia il fuoco del


terremoto dove avviene lo scorrimento e da dove idealmente partono le onde di volume, le p e le s.
le onde arrivano in superfice generando le onde superficiali, ma attraversano anche l’interno della
terra in profondità a diverse velocità. Esiste una zona d’ombra oltre gli 11000 km distante
dall’epicentro dove le onde di volume spariscono a causa di fenomeni di rifrazione e assorbimento
causati dalla presenza di un nucleo liquido. Le onde p si propagano ad una velocità compresa fra i
3/8 km/s, mentre le onde s fra 2/5 km/s.

Muovendosi all’interno della terra esse vengono poi rilevate da stazioni nella superficie al loro
arrivo. È possibile calcolare la distanza della stazione dall’epicentro conoscendo la differenza dei
tempi di primo arrivo delle onde p e delle onde s e i parametri fisici della roccia, cioè densità e
rigidità.

Sapendo la velocità delle onde s e delle onde p, e che µ e h sono 2/5

Vs2=µ/p Vp2=(h+2µ)/p Vs=Vp/(3) ½ --->


Vp/Vs=1,73

tp=t0+di/Vp ts=t0+di/Vs

ts-p= di [(Vp/Vs)-1]/Vp ---> di=(Vp/0,73) ts-p

Il tempo d’origine del terremoto è calcolabile una volta individuata la distanza della stazione
dall’epicentro. Nella maggior parte dei casi la profondità ipocentrale è trascurabile.

Per individuare l’esatta posizione dell’epicentro c’è bisogno di rilevare il terremoto da almeno tre
stazioni, per poi utilizzare la cosiddetta regola dei tre cerchi, consiste nel disegnare nella cartina tre
circonferenze aventi centro nelle tre posizioni delle stazioni sismologiche e come raggio la distanza
dell’epicentro rilevata dalle corrispettive stazioni. Il centro dell’area intersecata dalle tre
circonferenze è l’epicentro del terremoto.

Dromocrone

Le dromocrone sono curve disegnate su un diagramma spazio tempo, ricavate da esperimenti fatti
con terremoti o esplosioni nucleari, grazie alla quale si ricavano i tempi di propagazione delle onde
sismiche in funzione della distanza dall’epicentro.

Esiste una dromocrona per ogni onda, nel grafico sono curve la cui inclinazione varia col cambiare
della profondità ipocentrale, ma si utilizzano le dromocrone la cui profondità del sisma è 33 km
poiché considerata una media. In funzione della differenza dei tempi di primo arrivo delle onde p ed
s è misurabile la distanza.

È misurabile anche il tempo di inizio del terremoto.

Studio delle fasi dell’onda

Le onde all’interno di un materiale omogeneo attraversano dei percorsi rettilinei, ma quando si


propagano passando per materiali non omogenei la loro traiettoria si incurva.
All'interno della terra le onde attraversano superfici diverse, muovendosi verso la superficie le onde
assumono traiettorie verticali, di conseguenza le onde p genereranno delle oscillazioni verticali,
mentre le onde s oscillazioni scomponibili in due direzioni orizontali. Le onde subiscono fenomeni di
riflessione, rifrazione, assorbimento e diffrazione, perciò la loro fase rilevata dalla stazione dipenderà
dalle proprietà fisiche e chimiche delle rocce attraversate.

La fase di un’onda, che sia s o p, cambierà ogni volta che attraversa superfici diverse. È possibile
ricostruire la storia di queste onde e capire la differenza in funzione della distanza angolare
dall’epicentro.

Per distanze angolari D<10° avremmo onde che si propagano direttamente attraverso la crosta. Per
D<2° verrano rilevate onde P ed S dirette, per D=2° onde riflesse dalla discontinuità moho, per D>2°
onde rifratte dalla moho.

Per 10°<D<105° sono rilevati i sismi che hanno percorso il mantello, sia onde S che P. Le onde
possono essere dirette o riflesse dalla superficie (P,S,PP,PPP,SS,SSS)

Per 105°<D<140° vi è la zona d’ombra da dove non vengono priù rilevate le onde S e dove
temporaneamente non si rilevano le onde P.

Oltre D>140° vengono rilevati i sismi che hanno percorso il mantello esterno oppure aneh quello
interno. Possono essere sia P che S ma entrambe dervano da fenomeni di rifrazione e riflessione
delle onde P passanti per i nuclei.

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