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LE MICROONDE

E LA
RADIAZIONE
COSMICA DI
FONDO
A cura di
Giuseppe De Francesco e Danilo De Vivo V A 
LE ONDE
ELETTROMAGNETICHE 
Con le celeberrime equazioni il fisico e
matematico scozzese James Clerk Maxwell
(1831-1879) riuscì per la prima volta a
dimostrare che il campo magnetico ed il campo
elettrico indotto. In particolare Maxwell intuì
che i due campi riuscivano ad indursi
scambievolmente senza quindi una carica che li
generasse. Una delle conseguenze di queste
quattro equazioni fu fondante per la nuova
fisica: attraverso una serie complessa di calcoli,
che noi possiamo semplificare  come
c=venne definita la velocità delle onde
elettromagnetiche nel vuoto.  Il valore trovato
da Maxwell, coincideva con il valore della
velocità della luce ottenuto nel 1790 da
Huygens. Dunque si comprese che anche la luce
fosse un'onda elettromagnetica, la cui velocità è
frutto di due costanti: anch'essa è
necessariamente una costante.
Le conseguenze delle leggi di Maxwell
La peculiarità delle onde elettromagnetiche che Maxwell non colse era il modo
in cui si propagavano: per la fisica del tempo le onde elettromagnetiche erano
a tutti gli effetti delle onde elastiche che avevano bisogno di un mezzo in cui
propagarsi. Si ipotizzò che le onde si propagassero
nell'etere luminifero, una sostanza solo ipotizzata con relativa massa e densità
che permeava l'universo. La teoria dell'etere venne messa in
discussione proprio in seguito alle leggi di Maxwell e, in particolare, alla
relatività ristretta di Einstein.
Infatti, se la velocità della luce è una costante, bisogna chiedersi in che sistema
di riferimento, in quanto per la legge di composizione della velocità galileiana
in determinati sistemi (in moto relativo) la luce avrebbe dovuto avere velocità
cv. Dopo il fallimentare esperimento di Michelson-Morley, che al posto che
dimostrare l'esistenza dell'etere, dimostrò proprio che c è una costante
assoluta in ogni sistema di riferimento, si dovette constatare che le onde (e la
luce) si propagavano nel vuoto.
 La relazione che si presenta nel caso di tali radiazioni elettromagnetiche è
c=λ*f, dunque lunghezza d'onda e frequenza sono inversamente proporzionali
e al variare di queste, variano anche le caratteristiche dell'onda.
LO SPETTRO ELETTROMAGNETICO 

Le onde elettromagnetiche differiscono nelle loro proprietà in funzione della loro lunghezza
d'onda. Ad esempio, le onde più corte e  a frequenza più alta, trasportano più energia e
tendono al violetto; al contrario quelle più lunghe a frequenza bassa presentano un energia
più bassa e tendono al rosso.

Sono le equazioni sinusoidali in funzione del tempo (t) che misurano


l'intensità dei due campi che formano il campo elettromagnetico
EFFETTO DOPPLER RELATIVISTICO 
Anche le onde elettromagnetiche subiscono l'effetto doppler: 
Nella fisica classica l'effetto Doppler è definito come il fenomeno che descrive il cambiamento di frequenza di un'onda quando la sua
sorgente si allontana o si avvicina a velocità v rispetto all'osservatore.

Per quanto riguarda le onde elettromagnetiche entra in gioco la


relatività ristretta di Einstein. Le equazioni riportate qui di fianco
sono valide per velocità ordinarie, molto minori di c. Per le onde
elettromagnetiche è necessario tenere conto della velocità della
luce come limite invalicabile oltre che della capacità di suddette
onde di propagarsi nel vuoto. 
Le leggi allora saranno: 

Quando la sorgente si allontana


dall'osservatore

Quando la sorgente si avvicina


all'osservatore

Dove f' è la frequenza misurata dall'osservatore, f è la frequenza con cui viene generata l'onda e v è la velocità relativa
della sorgente rispetto all'osservatore. Essendo la frequenza inversamente proporzionale alla lunghezza d'onda, nel caso
dell'allontanamento della sorgente la frequenza ricevuta sarà minore di quella alla sorgente e pertanto la lunghezza d'onda
rilevata sarà maggiore di quella alla sorgente
Il redshift

• Quando trattiamo onde elettromagnetiche


(in cui le onde con λ>10-6m, tendono al
rosso), si può delineare una conseguenza
dell'Effetto Doppler: lo spostamento verso gli
infrarossi delle onde provenienti da entità in
allontanamento relativo dall'osservatore. 
• Poiché l'energia di un'onda dipende dalla sua
frequenza, all'aumentare di λ, l'intensità
energetica decresce. Dunque è plausibile
pensare che, anche considerando corpi
estremamente caldi, dato abbastanza tempo
di percorrenza, qualsiasi onda tenderà a
trasportare sempre meno energia.
La radiazione cosmica di fondo

Nel 1965, viene captata da due radioastronomi statunitensi (che vinceranno il Nobel nel 1978)
una strana radiazione, omogena in tutte le direzioni e dalla temperatura di 2,7K. 
Queste due caratteristiche la rendevano unica: la prima indicava la sua esistenza in ogni zona
dell'universo (un calore che non proveniva da una sorgente, ma permeava tutto), la seconda che
l'onda aveva esaurito gran parte della sua energia, dunque doveva aver viaggiato per tempi (dunque
distanze) enormi.
Tale radiazione elettromagnetica venne chiamata "radiazione cosmica di fondo", in
quanto è considerata la debole traccia della condizione di estremo calore che esisteva nei primi
stadi del nostro universo.
Le Conseguenze della scoperta
La radiazione cosmica di fondo è
l'incontrovertibile prova che l'universo
primordiale era estremamente caldo e denso e,
soprattutto, che con l'espansione di quest'ultimo
tale calore sia andato a ridursi proprio in virtù
della dilatazione delle distanze percorse dai raggi.
Vi è un'ulteriore caratteristica che è cruciale per
definire l'attuale modello cosmologico: seppur
omogenea, la radiazione presenta delle
fluttuazioni di temperatura. Ciò implica che dopo
il Big Bang esistevano delle zone più o meno
dense, le quali potevano dunque aggregarsi in
maniera disomogenea. Da tali "increspature"
nacquero le galassie e gli altri corpi celesti.
La radiazione cosmica di fondo: di che tipo di onda si tratta?

• Dalle misurazioni sperimentali sappiamo che la lunghezza


d'onda della radiazione è pari a circa  1.063 mm e rientra quindi
nelle microonde. 
• Le microonde si propagano solo in "linea di vista" (LOS, "Line Of
Sight") e quindi sulla Terra non raggiungono un raggio di circa
60 km dalla sorgente. Nell'uso comune le microonde sono
impiegate per riscaldare gli alimenti: il fenomeno si basa
sull'oscillazione delle molecole contenute al loro interno quando
i raggi li attraversano. Il movimento, grazie all'attrito tra
molecole viene convertito in calore. Anche la radiazione cosmica
di fondo segue lo stesso principio. Esistono anche altri utilizzi
delle microonde: dai radar alle condivisioni di file senza fili
tramite "bluetooth" fino all'osservazione astronomica di oggetti
estremi come i buchi neri l'utilizzo delle onde a queste
frequenze e ormai diffusissimo nella nostra vita odierna. 
Fonti:
 "Spigolature Astronomiche"  curata da Annibale D’Ercole, astronomo
dell’Osservatorio di Bologna
"L'ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell'universo" di Amedeo
Balbi, astrofisico della Sapienza di Roma
"Quantum 3"di S. Fabbri, M. Masini, E. Baccaglini

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