Della Valle
Gravitazione
1. La forza gravitazionale
1.1 Legge di gravitazione universale
Possiamo così esprimere la Legge di gravitazione universale formulata da Newton:
Due corpi qualsiasi, di masse m1 ed m2 e di dimensioni trascurabili rispetto alla loro
distanza, si attraggono con una forza diretta lungo la congiungente, di intensità
direttamente proporzionale al prodotto delle masse ed inversamente proporzionale al
quadrato della distanza: ! mm
F = " ! 1 2 2 uˆr
r
ove ! = 6.67 "10 #11 m 3 kg #1s #2 è detta costante di gravitazione universale.
Oss.: La forza gravitazionale non richiede contatto fra i due corpi interagenti, ma agisce a
distanza; anzi, ha raggio d’azione infinito.
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Mathematica) divenne così famosa da rivoluzionare non solo il pensiero scientifico ma anche
il pensiero di ogni intellettuale dell’epoca.
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"
Mm ! "
Mm Mm
E p (r ) = E p (r )- E p (" ) = Lr #" = & $! 2
ˆ
u r % dr = & $! 2 dr = $ !
r
r r
r r
In base alla scelta fatta per il riferimento, l’energia potenziale gravitazionale risulta sempre
negativa: infatti la forza è attrattiva, quindi compie lavoro positivo per avvicinare le due
masse e lavoro negativo per allontanarle.
Potenziale gravitazionale
Definiamo ora, in ogni punto dello spazio, il potenziale gravitazionale come il rapporto tra
l’energia potenziale gravitazionale della massa m nel campo generato da M e la massa m
stessa:
E (r ) M
V ( r ) ! p, m = "#
m r
Il potenziale V è l’energia potenziale della massa unitaria, cioè il lavoro compiuto dalla forza
gravitazionale quando la massa unitaria si sposta dal punto considerato a distanza infinita
dalla massa M che genera il campo. Come l’energia, anche il potenziale è una grandezza
scalare; nel caso gravitazionale è negativo, come l’energia potenziale.
Potenziale generato da N masse puntiformi
Date N masse puntiformi M 1 , M 2 ,..., M 3 , il potenziale gravitazionale si calcola, in base al
principio di sovrapposizione degli effetti (valido per le forze, quindi per il lavoro, l’energia ed
il potenziale), come la somma dei rispettivi potenziali generati:
N N
! M
V ( r ) = !Vi ( ri ) = " # ! i
i=1 i=1 ri
Oss. Tale risultato è l’ovvia conseguenza della conservatività della forza gravitazionale e
delle definizioni di campo e di potenziale gravitazionale (rispettivamente forza per unità di
massa ed energia potenziale per unità di massa). Infatti otteniamo immediatamente il risultato
precedente se dividiamo per la massa m ciascun termine nella seguente relazione già nota:
# !
! ! # Mm Mm
#
Mm !
$! F (r!) " dl = $! %& r!2 dr! = & r! ! = %& r = E p (r )
r r r
! ! !
(e omologa relazione differenziale: F ( r ) = !"E p (r) ).
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2. Leggi di Keplero
Le leggi empiriche di Keplero
Nel II sec. d.C. Tolomeo di Alessandria propose il modello geocentrico dell’Universo, in cui
il Sole ruota intorno alla Terra. I pianeti descrivono orbite abbastanza complicate intorno alla
Terra (epicicli). Si tratta di un sistema complesso, ma capace di prevedere la posizione dei
pianeti.
Nel 1510 Niccolò Copernico propose il modello eliocentrico del Sistema Solare, in cui la
Terra e gli altri pianeti ruotano intorno al Sole. Utilizzava, in pratica, un sistema di
riferimento con buona approssimazione inerziale (solidale col Sole), che permette una
descrizione analitica molto più semplice del moto dei pianeti.
P Giove
S
Epicicloide
Terra Luna
TC T CD
Mercurio
Deferente Sole
Marte Venere
L’astronomo danese Tyco Brahe (1546-1601) fece accurate osservazioni astronomiche del
moto dei pianeti; in base ai dati raccolti da Brahe, l’astronomo tedesco Johannes Kepler
(Keplero) (1571-1630) formulò le 3 leggi empiriche sulla cinematica del moto dei pianeti:
I. Ogni pianeta descrive un’orbita ellittica ed il Sole occupa uno dei due fuochi dell’ellissi.
II. Il vettore posizione di ogni pianeta rispetto al Sole descrive aree uguali in tempi uguali.
III. Il quadrato del tempo di rivoluzione di ciascun pianeta è proporzionale al cubo del
semiasse maggiore della sua orbita T 2 ! a 3 .
II.
Si può facilmente dimostrare che la velocità areolare dA dt , cioè l’area spazzata dal raggio
vettore nell’unità di tempo, è costante. y P!
!
Sia m la massa del pianeta ed ! la sua velocità angolare !
istantanea. Sappiamo allora che v
! ! " d$ dA
L = m r 2! = cost # r 2 = cost. P
dt d !
!
O x
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1 1
ma: dA = r ! ( r d" ) = r 2 d"
2 2
(possiamo approssimare l’areola dA a quella di un triangolo che ha per altezza r e per base
l’arco di cerchio r d! )
Allora abbiamo che la velocità areolare risulta
dA 1 d! 1 L
= r2 = = cost. S
dt 2 dt 2m
(seconda legge di Keplero per il moto dei pianeti: il
raggio vettore spazza aree uguali in tempi uguali).
III.
Anche per la terza legge, nel caso generale di orbite ellittiche, si rimanda all’appendice.
Tuttavia per il caso di orbite circolari la dimostrazione è molto semplice.
Se esprimiamo l’area dell’orbita di raggio R come l’integrale della velocità areolare fatto su
un periodo di rivoluzione T (intervallo di tempo corrispondente ad un’orbita completa)
T T
dA 1L LT
avremo: ! R = A = "
2
dt = " dt = , cioè LT = 2m! R 2 . Inoltre, per un generico
0 dt 0 2 m 2m
! k
moto circolare sotto l’azione di una forza centrale attrattiva F = ! 2 ûr , avremo, in base alla
R ! !
I equazione cardinale della dinamica del punto materiale: F = ma con
! !
a = aC = ! m" R ûr accelerazione centripeta.
2
k 2
Quindi ! 2 ûr = ! m" 2 R ûr # mkR = m 2" 2 R 4 # mkR = ( mR 2" ) = L2 cioè L = mkR .
R
Sostituendo l’ultima relazione trovata nell’equazione LT = 2m! R 2 abbiamo infine:
4! 2m 3
T2 = R (terza legge di Keplero).
k
Particolarizzando poi l’espressione della forza centrale attrattiva al caso della forza
4! 2 3
gravitazionale, cioè ponendo k = ! Mm con (M la massa del Sole) abbiamo: T 2 = R ,
"M
cioè la costante di proporzionalità tra T 2 ed R 3 è del tutto indipendente dal pianeta, quindi è la
stessa per ogni orbita.