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La forza peso è quella a cui ci riferiamo quando parliamo di “peso”. Il chilogrammo con
cui siamo abituati a misurare il peso degli oggetti in realtà quindi misura una forza e non
una massa. Per distinguerlo dalla unità di misura di massa lo chiameremo “chilogrammo
peso” (kgP ) e per non confonderci nel confronto chiameremo “chilogrammo massa”
(kgm) l'unità di misura che nella prima lezione abbiamo semplicemente chiamato
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chilogrammo, così come continueremo a chiamarlo al di fuori di questa discussione. Il
chilogrammo peso è definito in maniera che il numero che ci da la massa di un corpo in
chilogrammi massa e quello che ci da il suo peso in chilogrammi peso sia lo stesso.
Infatti 1 kg P ≡ 9,8 N e il peso mg di un corpo di massa, per esempio, 10 kgm è 10 kgP
10 kg m⋅9,8 m/ s 2=98 N =10 kg P
Notate bene che il chilogrammo peso come il Newton misura una forza quindi
l'artificioso valore 9,8 nella sua definizione è adimensionato anche se volutamente è il
valore numerico di g nel sistema MKS.
Se un oggetto è in quiete su un tavolo a sua volta fermo in un sistema inerziale, il suo
peso è bilanciato dalla forza esercitata dal tavolo su di esso.
(Per capire l'importanza della precisazione che il tavolo sia fermo in un sistema inerziale
provate a pensare a una analoga situazione in cui però il tavolo è dentro un ascensore in
accelerazione: se provate a pesare l'oggetto troverete un valore diverso da quello che ha
se l'ascensore è fermo. Dato però che tale precisazione è un po' lunga da enunciare d'ora
in avanti la sottintenderemo: se non dichiarato diversamente le nostre affermazioni si
riferiranno sempre ad un sistema di riferimento inerziale)
Tornando alla forza del tavolo sull'oggetto, tale forza nella Meccanica non è che
determinabile a posteriori, date le altre forze in gioco e viene chiamata reazione
vincolare normale perché rappresenta l'azione del tavolo come vincolo al moto ed ha
direzione perpendicolare (o normale) alla superficie che la esercita. Il simbolo che
adotteremo è N .
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REGOLE UTILI
nella soluzione degli esercizi
Quasi tutti gli esercizi iniziali di Dinamica (quelli che vedremo prima di introdurre il
teorema lavoro-energia e le leggi di conservazione, dalla lezione 13 in avanti) vengono
svolti seguendo le seguenti regole di base:
1) Accertarsi di essere in un sistema di riferimento inerziale (se non è così
aggiungere le forze di inerzia alle forze dovute a interazioni; v. lezione 10);
2) tracciare il diagramma delle forze (disegnare cioè i vettori forza con la giusta
direzione e verso o sulla figura che descrive il sistema in esame oppure
separatamente per ogni massa in gioco rappresentandola con un punto);
3) Scrivere l'equazione (vettoriale) R i = mi ai per ogni massa mi cui si è
F
interessati;
{
F R i x = mi a x
4) Fissare degli assi e scrivere F R i y = mi a y
F R i z = mi a z
tante componenti quante necessarie, avendo cura dei segni delle componenti che
dipendono solo dall'orientamento relativo dei vettori rispetto agli assi scelti (nei
moti curvilinei può essere conveniente la scelta di un asse radiale e uno
tangenziale alla traiettoria);
5) Trovare eventuali relazioni cinematiche tra accelerazioni o velocità delle masse in
gioco dettate da vincoli o geometrie del sistema in esame.
6) Svolgere i vari passaggi in forma algebrica o analitica (senza valori numerici delle
grandezze dimensionate) per evitare la confusione creata nella scrittura dalle unità
di misura, ma soprattutto per giudicare criticamente le espressioni che state
scrivendo a partire dall'analisi dimensionale;
7) Sostituire i valori numerici alla fine, con appropriato numero di cifre significative,
e controllare la verosimiglianza del risultato;
8) Controllare di aver risposto alle domande dell'esercizio (succede spesso di essere
così concentrati sulla risoluzione di una parte del problema che si perde di vista la
domanda iniziale).
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Vediamo ora qualche esercizio.
Soluzione.
Le prime due domande sono risolvibili con considerazioni di cinematica, ma le
risolveremo a partire dalla seconda legge di Newton, per familiarizzare con la natura
delle forze in gioco. La terza domanda riguarda chiaramente l'impulso.
Applichiamo le regole appena date:
1) l'osservatore solidale con il piano inclinato è sottinteso sia inerziale con buona
approssimazione dato l'esperimento in questione.
2) diagramma delle forze può essere tracciato in uno dei due modi equivalenti
descritti in figura; è opportuno inserire nel diagramma anche gli assi; la scelta
più conveniente in questo esercizio con l'asse x lungo il piano. La reazione
vincolare è in direzione normale al piano; l'attrito è trascurabile perché il piano
è liscio. Le uniche due forze in gioco sono m g ed N .
y = 30
o y
N
N
m g
x
x
m g
3) m =m
g N a
4
4) lungo x : m g sin =m a dove a ≡∣
a∣
lungo y :
m g cos − N =0 dove N ≡∣ N∣ a y=0 ... ovviamente
5) OK
6) - 7) N =m g cos = 10 N
2
a= g sin = 4,9 m/ s
v −v 0 =2a x − x o ⇒ v= 2 a s = 3,8 m/ s
2 2
∣ℑ∣=m m urto∣ = mv / t = 91 N ~9,3 kg P
v ⇒ ∣F
8) OK
Prima di passare ad altri esercizi introduciamo un'altra forza che ricorre spesso. Si tratta
della forza esercitata da una fune o da un filo o da un cavo. Potendosi questa forza
esercitare solo se la fune è tesa, essa viene chiamata tensione. La direzione di questa
forza è quella lungo cui giace la fune e il verso risulta ovvio dall'osservazione del
sistema fisico. Il modulo è spesso determinato a posteriori, dalle leggi del moto. È
importante però fare due precisazioni. Sulla fune stessa faremo due approssimazioni
che, se non dichiarate negli esercizi, vanno sottintese:
1) la fune è inestensibile
2) la fune è di massa trascurabile
La prima ha una ovvia motivazione: se la fune fosse elastica la trattazione del moto
sarebbe ben diversa da quella che faremo sotto tale ipotesi.
La seconda ha varie motivazioni tra le quali vi segnalo questa: se la fune ha massa
trascurabile la tensione è la stessa in modulo in tutti i punti della fune tra cui non è
frapposta alcuna massa. Facciamo un semplice esempio simile a quello delle forze di
contatto tra due blocchi. Questa volta i blocchi sono collegati da una fune, che per
evitare inutili complicazioni di notazione del caso continuo, rappresenteremo come una
catena fatta di tanti anelli, ognuno dei quali ha una massa m.
m2
m1
F
Tutto il sistema trasla verso destra con una certa accelerazione di modulo a perché tirato
da una forza verso destra che agisce sul primo blocco, come mostra la figura.
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La forza esercitata dall'ultimo anello a sinistra, quello a contatto con il blocco più
piccolo, vale in modulo T 0= m1 a ; quella esercitata sull'ultimo anello dal penultimo
vale T 1=m 1 ma e così via fino ad arrivare alla forza con cui il blocco grande tira
l'anello più a destra che ha modulo T N = m1 Nm a se gli anelli della catena sono
N . Come si vede, la tensione non è la stessa in tutti gli anelli della catena, ed
estrapolando il discorso al caso continuo, la tensione di una fune non è la stessa in tutti i
suoi punti se la fune non ha massa trascurabile. La presenza di eventuali carrucole o
simili apparati che fanno piegare la fune non hanno influenza sul modulo della tensione
della fune se l'attrito tra questi e la fune è trascurabile oppure se la loro massa è
trascurabile. Carrucole con massa non trascurabile, messe in rotazione per attrito dal
movimento della fune vengono trattate nella dinamica del corpo rigido che non vedremo
in questo tutorial, per noi quindi le carrucole saranno da considerarsi sempre prive di
attrito e, se occorre, di massa trascurabile.
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4) 5) 6)Indicando con
T ≡ ∣T∣
{ T −m g= m a m y
T −M g=M aM y
Nella prima fase del moto le accelerazioni sono diverse in modulo ed entrambe
verso l'alto. Dal sistema appena scritto otteniamo
{ m a m y = M g a M y − mg
T =m g a m y
Nella seconda fase del moto né la bambina né il blocco si muovono relativamente
alla fune ed il blocco, essendo più pesante, accelera verso il basso facendo salire
ulteriormente la bambina. L'accelerazione è la stessa per entrambi in modulo ma
di verso opposto. Denotando il modulo di tale accelerazione con a abbiamo:
{ T −m g= m a
M g−T = M a
da cui
{ T = M g −a
m M a= M −m g
8) OK
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Esercizio 3. CARRUCOLA FISSA
La stessa bambina di prima ha trovato collegata alla
carrucola una piattaforma. Ci sale su e, tirando la fune
che pende dalla parte opposta della carrucola rispetto
alla piattaforma, muove se stessa e la piattaforma verso
l'alto con accelerazione a=50 cm/s2.
Se la piattaforma pesa 10 kgP con che forza deve tirare
la bambina?
Soluzione
Darò solo un accenno della soluzione:
Siano m la massa della bambina e M quella della
piattaforma, T il modulo della tensione ed N il modulo
della forza normale esercitata dal piano della
piattaforma sulla bambina, che è uguale al modulo
della forza che la bambina esercita sulla piattaforma
per il terzo principio (attenzione N non è uguale al
peso della bambina, come si vede chiaramente dalle
equazioni che stiamo per scrivere)
per la piattaforma: T − N − Mg= Ma
per la bambina: T N −mg=ma
la forza che esercita la bambina sulla fune è pari alla tensione T della fune
(m+M ) 2
Ne consegue che T = ( g+a) = 2,1 10 N = 21 kg P
2
(m− M )
N.B. N = ( g+a) ben diversa da mg. In particolare se m=M si ha N=0.
2
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CARRUCOLA MOBILE
y
'
T
T T
T
CM
m1 g m2 g
'
−T
y'
Notate che abbiamo scelto due assi con verso opposto per le due masse. La scelta e
dovuta a pura convenienza. Dal diagramma, essendo CM di massa trascurabile
discendono le seguenti equazioni:
{
T ' −m1 g =m1 a 1
2 T =T ' dove '∣ , T ≡∣T∣
T ' ≡ ∣T , a 1 ≡ a1 y , a 2 ≡ a 2 y '
m2 g −T =m2 a 2
Dati i vincoli del moto e la scelta dei due assi a1 e a2 saranno entrambe positive o
entrambe negative ( a seconda dei valori delle masse).
Supponendo noti i valori delle masse, abbiamo tre equazioni e 4 incognite. È chiaro che
ciò che manca è una relazione tra le accelerazioni ovviamente vincolate tra loro. La
quarta equazione occorrente per risolvere il sistema è una condizione cinematica (punto
5 delle nostre regole). Immaginiamo di osservare il moto del sistema supponendo che la
massa m2 acceleri verso il basso. È facile convincersi del fatto che se in un certo
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intervallo di tempo m2 è scesa di un tratto s, m1 sarà salita di un tratto s/2 , essendo la
fune inestensibile e quindi di lunghezza fissata. Tale relazione sugli spazi percorsi nello
stesso tempo è quindi la stessa che c'è tra le velocità e quindi anche tra le accelerazioni.
Concludiamo che
a 2 = 2 a1 e quindi:
2 m2−m1
a1 = g
4 m2m1
3 m1 m2
T= g
4 m 2 m1
m1
Notate infine che per m 2 = si ha a1 = a 2 = 0 cioè è sufficiente metà del
2
peso attaccato alla carrucola mobile per bilanciarlo o sollevarlo a velocità costante!
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