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Le sorgenti calde sono state utilizzate per la balneazione almeno fin dal Paleolitico.

Tra i centri termali più antichi conosciuti vi sono le terme etrusche  e una piscina in pietra in Cina sulla
montagna Lisan nel III secolo a.C. Nel primo secolo d.C., i Romani utilizzarono le sorgenti calde per
alimentare i bagni pubblici e il riscaldamento a pavimento. Il pagamento per l'ingresso a questi bagni
rappresenta probabilmente il primo utilizzo commerciale dell'energia geotermica.
Il sistema più antico di riscaldamento geotermico per un quartiere è stato installato in Francia ed è
divenuto operativo nel XIV(14) secolo. Il primo sfruttamento industriale avvenne nel 1827 con l'uso del
vapore di una fumarola per estrarre l'acido borico dai suoi fluidi idrotermali associati, presso Larderello,
in Italia.
Nel XX secolo, la domanda di energia elettrica ha portato a considerare la geotermia come fonte di
generazione. Il principe Piero Ginori Conti sperimentò il primo generatore geotermico il 4 luglio 1904,
presso lo stesso campo di Larderello dove era iniziata l'estrazione degli acidi da geotermia. Più tardi,
nel 1911, in quel posto è stato costruito il primo impianto geotermico commerciale del mondo, il cui
successo provò la fattibilità dell'utilizzo dell'energia geotermica per un utilizzo industriale.
Il secondo Paese a perforare pozzi geotermici fu il Giappone nel 1919, seguito dagli USA nel 1929 con
l'impianto californiano di Geysers. Nel 1960, la Pacific Gas and Electric mise in funzione la prima
centrale geotermica elettrica di successo negli Stati Uniti, presso "The Geysers" in California.
La turbina originale è durata per più di 30 anni e produceva 11 MW di potenza netta. La centrale a ciclo
binario è stata presentata per la prima volta nel 1967 in Unione Sovietica e successivamente fu
introdotta negli Stati Uniti nel 1981. Questa tecnologia permette la generazione di energia elettrica da
fonti a temperatura molto più bassa rispetto al passato.
Nel 2006, un impianto a ciclo binario in , Alaska, è divenuto operativo per la produzione di energia
elettrica da una bassa temperatura del fluido record di 57 °C. Nel 2008 erano attivi circa 500 impianti
geotermici nel mondo.

Principio geotermico
L'energia geotermica è una forma di energia sfruttabile che deriva dal calore presente negli strati più
profondi della crosta terrestre. Il decadimento degli elementi naturalmente radioattivi presenti nelle
rocce terrestri, come si è detto, è la causa dell'energia geotermica. Penetrando in profondità nella
superficie terrestre, la temperatura diventa gradualmente più elevata, aumentando mediamente di circa
30 °C per km nella crosta terrestre (30 °C/km e 80 °C/100 km nel mantello e nel nucleo): si tratta del
cosiddetto gradiente geotermico, che dipende dalla conducibilità termica delle rocce e dal flusso di
calore presente. I valori sopra riportati sono valori medi, che entro la crosta superiore si possono
misurare in aree continentali prive di una significativa circolazione idrotermale la quale possa
determinare, attraverso fenomeni convettivi, la risalita di fluidi a temperatura elevata. In queste aree
"fredde" si ha un flusso termico alla superficie di circa 0.045-0.090 W/m2. Quando il flusso termico
misurato in superficie eccede il valore di 0.09-0.100 W/m2, abbiamo invece un'area caratterizzata da
una significativa anomalia geotermica, con una attiva circolazione idrotermale e quindi potenzialmente
ricca in fluidi geotermici (geofluidi). In aree di questo tipo il gradiente geotermico può essere decine di
volte quello medio sopra riportato, un fenomeno causato da fenomeni vulcanici, plutonici o tettonici. Per
estrarre e usare il calore imprigionato nella Terra, è necessario individuare le aree con anomalia
termica positiva dove il calore terrestre è concentrato: queste indicano la presenza in profondità di un
serbatoio o giacimento geotermico.
Il potenziale geotermico non è equidistribuito entro la crosta terrestre, ma è sensibilmente maggiore in
corrispondenza dei margini delle placche tettoniche:

 Nei margini divergenti (dorsali) dove la crosta è meno spessa e il mantello terrestre è più
superficiale, e quindi flusso di calore da quest'ultimo presenta una forte anomalia positiva
con risalita di magma fino a bassa profondità e generazione di nuova crosta (tipicamente in
corrispondenza delle dorsali medio-oceaniche ma anche in situazioni in cui questo contesto
geodinamico corrisponde a terre emerse, come l'Islanda).
 Nei margini trascorrenti, dove abbiamo lo scorrimento orizzontale tra placche lungo faglie di
estensione crostale (ad esempio la Faglia di Sant'Andrea in California), che possono
essere sede di forti anomalie termiche e dare luogo a fenomeni vulcanici di tipo primario e
secondario.
 Nei margini convergenti in cui l'interazione tra le placche è di tipo collisionale, con
subduzione di crosta oceanica entro il mantello e generazione di magmi (sono i contesti
corrispondenti alle catene montuose di tipo collisionale con forte attività vulcanica, come ad
esempio le Ande, e agli archi insulari, come le Isole della Sonda).
Infine, si hanno forti anomalie termiche con elevato potenziale geotermico in corrispondenza dei punti
caldi, situati all'interno delle placche, in cui si ha la risalita di colonne di magmi legate alla presenza di
correnti convettive entro il mantello terrestre (ad esempio le Isole Hawaii).
In generale comunque esiste un potenziale geotermico, anche significativo, ovunque vi siano anomalie
termiche in profondità come centri vulcanici attivi (o anche estinti ma attivi almeno in epoche prossime
all'attuale) oppure intrusioni magmatiche non completamente raffreddatesi (con temperatura superiore
a quella delle rocce incassanti). I giacimenti di energia geotermica, tuttavia, sono sovente a profondità
molto elevate entro la crosta continentale o in contesti sostanzialmente inaccessibili con le tecnologie
attuali (ad esempio le dorsali medio-oceaniche), tanto da impedirne lo sfruttamento economico.

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