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IDROLOGIA FISICA LEZIONE 05

PRECIPITAZIONI
Ci dobbiamo occupare delle precipitazioni oggi.
Se vi ricordate, avevamo fatto vedere, trattando i cenni di meteorologia, questa curva.

Questa curva fornisce in funzione della temperatura, l’umidità relativa. In particolare la curva separa le
zone di aria insatura da quelle di aria supersatura. La curva di Klaus-Clapeyron definisce le condizioni
di saturazione dell’aria, in corrispondenza della quale noi abbiamo il massimo di vapore acqueo che
può essere contenuto all’interno della nube. Eccesso condensato in goccioline d’h2o o cristalli
ghiaccio.

GENERALITA’
Precipitazione = apporti meteorici sia liquidi che solidi (pioggia, neve, grandine).
Alle volte il vapore acqueo si condensa su superfici solide come piante o terreni, creando BRINA o
RUGIADA.
Questa condensazione su superfici solide è un apporto trascurabile di precipitazione, succede nelle
zone temperate. Nelle zone aride, invece, questo risulta essere importante. Noi abbiamo abbondanti
precipitazioni, quindi non ci tocca molto come apporto. In zone con scarsa precipitazione (ordine di
grandezza 100/200 mm/yr, sapendo che la media globale è circa 1100 mm/yr, sia su land che su
ocean), ad esempio nel Sahara. Precipitazioni sotto 100/200 mm/yr non permettono la crescita della
normale vegetazione (infatti solo piante grasse). In queste zone, questa condensazione è un apporto
utile alla vita della vegetazione stessa. Fa comodo avere queste forme di precipitazioni denominate
PIOGGE OCCULTE.

GENESI DELLE PRECIPITAZIONI


Noi ci focalizziamo sulle precipitazioni vere e proprie, no piogge occulte.
Cosa succede in una nube? Come passiamo da vapor acqueo a prec?
NUBE = è un aerosol, un gas all’interno del quale sono presenti delle particelle (gocce h20 e cristalli
ghiaccio), sono in fase liquida o solida, con densità tra 0.5/1 gr/m^3. La densità di queste particelle
arriva al massimo a 3g/m^3. Il processo di condensazione del vapore d’acqueo è facilitato dalla
presenza di particelle microscopiche denominati NUCLEI DI CONDENSAZIONE CCN, costituiti da
polvere, argilla, particelle organiche, cristalli di sale.. All’interno della nube i possono essere queste
piccole tracce di materiale solido. Questi elementi solidi costituiscono i nuclei di condensazione, cioè
il supporto su cui condensa l’acqua piuttosto che il cristallo di ghiaccio, su cui si formano le gocce
d’acqua. All’interno della nube questo materiale solido può avere una natura antropica o naturale. I
cristaqlli di Sali possono essere legata al fatto che la nube si è formata sull’oceano o su un mare,
l’argilla o la polvere legate alla formazione sulla terraferma o di un centro urbano. Questo materiale
solido è importante perché costituisce il supporto alla crescita delle gocce piuttosto che dei cristalli di
ghiacci. Sono gli elementi attorno ai quali si forma la goccia o il cristallo.
Temperatura della nube
>0 nubi CALDE, costituite da goccioline.
<0° NUBI FREDDE. In particolare, se:
T> -40° nella nube possono essere presenti gocce e cristalli
T< -40° solo CRISTALLI di ghiaccio.
La condensazione dà luogo alla formazione di goccie e di cristalli di ghiaccio. Queste particelle per
poter precipitare devono avere un PESO e una DIMENSIONE MINIMA. La dim minima è di circa
0.2mm, la goccia e il cristallo per arrivare a terra deve percorre centinaia di metri (o migliaia), deve
percorrere queste distanze senza evaporare del tutto. Questo si verifica solo se la dimensione iniziale
della particella ha diametro equivalente (perché assimiliamo la particella ad un oggetto sferico) di
0.2-2 mm.
Quando la goccia è 1mm è sferica, quando diventa più grande non è assolutamente sferica
(=diamentro equivalente). Quindi la particella che si forma ha un diametro di 10-30 micron. Per
precipitare deve accrescere la sua dimensione fino a 0.2 mm, si richiede un ingrandimento del
diametro di 100 volte e ingradimento del volume di un milionesimo. Non tutte le gocce che
costituiscono la nube possono avere un simile accrescimento [19:35].
Il fenomeno della condensazione è lento e si osserva che la condensazione non basta per accrescere
le particelle fino a ad una dimensione minima. L’accresciemnto avviene con due meccanismi:
meccanismo di BERGERON e il MECCANISCMO DI COALESCENZA.
BERGERON: Sfrutta la differenza in termini di tensioe di vapore presente all’interno della nube tra
partcielle tipo gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio. La nube è contenitore dove sono presenti
particelle di diversa dimensione, sia liquide che solide, particelle anche in soluzione. Perché goccia si
forma anche su cristallo di sale o anche goccia di acqua pura. Situazione variegata. Cristalli di diversa
dimensione, gocce salina o acqua pura. Bergeron sfrutta il fatto che su queste partielle la diversità di
queste corrisponde anche una diversità di tensione di vapore = pressione del vapore a saturazione.
E’ la pressione in corrispondenza della quale c’è un equilibrio tra la particella e l’atmosfera attorno.
Diciamo che se all’interno della nube sono presente gocce e cristalli, la tensione di vapore del
ghiaccio è minore di quella dell’acqua. Se gocce soluzione o acqua pura, sol<acqua pura. Gocce
grosse < piccole, così come temperatura minore < maggiore.
La diversità nelle particelle = div nel tensione di vapore.
Se supponiamo che sia gocce che cristallo nella nume: tensione vap ghiaccio= 2 millibar, gocce =5
millibar. Immaginiamo che pressione sia ad. Esempio 3 valori diversi: 6, 4, 1 millibar. Cosa succede
all’interno della nube?
Nel caso 1 avremo sia gocce d’acqua che ghiaccio: SOVRASATURAZIONE PER GHIACCIO ACQUO
(pressione> di acqua e ghiaccio), pressione nube maggiore della pressione GeC. Questa pressione
essendo maggiore della pressione di vapore saturo faciliterà sia l’accrescimento del Ghiaccio che di
Acqua. Parte del vap acq si condensa sui C e sulle G. Siccome abbiamo queste differenze in termini di
pressione, il sistema nella nube cerca equilibrio. La pressione all’interno della nube si può ridurre
andando ad accrescere una delle due. Quindi parte del vap acq si andrà a condensare su G e parte su
C. La pressione nella nube si riduce in ragione del fatto che parte del vapore si va a condensare sui
cristalli o sulle gocce. Sostanzialmente la pressione va da 6mbar va a 5 mbar, in corrispondenza della
pressione di vap saturo dell’acqua. Una nube che si è modificata, va da 6mbar a 5. A 5 mbar abbiamo
che la pressione all’interno della nube è la pressione di vapore saturo dell’acqua. C’è un equilibrio
rispetto alle gocce. Siccome però questa pressione è maggiore della pres vap sat del ghiaccio, quello
che può succedere è che parte del vap acq all’interno della nube si condensa sui cristalli, perché
pressione maggiore di pressione di vap sat. Quello che può succedere è che da 5mbar per ilfatto che
parte del vap acq si condensa sui cristalli, quindi il contenuto di vap acq nella nube si riduce a favore
dei cristalli di ghiaccio, cioè la presisone nella nube si potrebbe ridurre ulteriormnete e ci sarebbe
uno squilibrio – esempio da 6mbar a 4mbar, pressione intermedia tra quella del ghiaccio e di h2o. La
seconda situa bisogna immaginarla come un’evoluzione della prima situazione in cui, in questa situa
quello che succede è che questa pressione dato che la pressione del ghiaccio è maggiore, la
condensazione del vap acq della nube sui cristalli di ghiaccio. Il cristallo si accresce, il vapore acq
nella nube si riducea discapito delle gocce h2o, poiché queste non sono in equilibrio con l’ambiente
circostante. Dato che la pressione esterna è minore della pres di vapore saturo. Parte dell’acqua delle
gocce tende a trasferirsi all’atmosfera e quella dell’atmosfera viene condensata sul ghiaccio. Le gocce
d’h2o si riducono per ingrandire i cristalli, estrema conseguenza è SOLO GHIACCIO. Quello che si ha
è che il ghiaccio si accresce a discapito delle gocce d’acqua.
Situazione 3: dove abbiamo che la pressione della nube è 1mbar sia minore delle altre due, non
avviene nessuna condensazione. Non ci sono condizione per accrescimento di queste particelle.
Questa disuniformità all’interno della nube facilita alcuni a discapito di altri. Le particelle con tensione
vap acq minore, tendono ad accrescersi a discapito di quelle a tens vap sat maggiore.
I cristalli di ghiacccio tendono ad accrescersi rispetto alle gocce d’acqua.
Il processo di Bergeron porta accresciemnto a seguito di queste differenze.
METODO DELLA COALESCENZA.
Processo diverso, legato alla microturbolenza e all’attrazione elettrostatica. Ci sono dei movimenti
caotici delle particelle che portano le particelle a scontrarsi tra di loro e se sono di piccole
dimensioni, si fondono assieme. Si uniscono, costituiscono gocce più grandi. Meccanismo coalescenza
è legato a turbolenza, microturbolenza e attrazione elettrostatica delle particelle. Si ingrossano fino
ad avere dimensione tale da precipitare. Quello che succede nella nube è che alcune volte le gocce,
arrivate ad una certa dimensione, tipo 0.2 mm, provano a precipitare, possono esserci dei venti
verticali che non consentono alla particella di precipitare. La particella resta all’interno della nube (si
accresce ancora) Coalescenza fino a che non diventa grande abbastanza. La particella può cercare di
precipitare, non riuscirci, rimane ancora dentro alla nube, rimane dentro ancora per altre iterazioni di
questo ciclo, sottoposta a Bergeron e a Coalescenza, fino a che non riesce a precipitare.

MANTENIMENTO DELLE PRECIPITAZIONI


Abbiamo detto che all’interno della nube le particelle presenti hanno una densità di 0.5/1 g/m^3 fino
ad arrivare ad un max di 3g/m^3. All’interno della nube abbiamo una densità di aprticelle all’interno
di questo range.
Consideriamo una nube di una certa altezza (circa 4000 metri) con particelle di densità massima (=3),
supponiamo di fare precipitare tutte queste particelle. Qual è ammontare delle precipitazioni?
Immaginiamo una colonna di 4000 metri di altezza e di 1m^2 di area. Densità 3g/m^3. 3*4000 =
12000 g/m^2 -> 12 kg/m^2
Ora se dividiamo per densità dell’acqua (1000kg/m^3) otteniamo una quantità di acqua
complessivamente che è 12mm. 12kg/m^2 / 1000kg/m^3 = 12mm. Se immaginiamo la colonna
d’aria in cui precipita tutto, otteniamo soltanto 12mm, ma siccome noi osserviamo durante un evento
delle precipitazioni anche importanti, di valori di 100/200 mm in poche ore, questo significa che
quello che precipita non è soltanto l’acqua contenuta nella colonna di aria, ma anche della umidità
contenuta all’interno della nube che va ad alimentare la nube stessa, da cui il mantenimento delle
prec. Generalmente nei fen di prec c’è l’alimentazione del fenomeno attraverso richiami di aria
dall’esterno. Quindi generalmente i centri in cui ci sono prec, sono zone di BP, le zone di bassa
pressione richiamano dell’aria da zone di AP, che è aria umida. Quello che vogliamo sottolineare qui è
che la prec che dà luogo a valori importanti (100/200 mm di acqua) è legata non solo all’acqua nella
nube, ma anche alla precipitazione di acqua e umidità dell’aria che viene richiamata dalla
perturbazione che si trova nelle zone circostanti.

CLASSIFICAZIONE DELLE PRECIPITAZIONI


I meccanismi che danno luogo alle prec.
SOLELVAMENTO FRONTALE (FC, FF),
SOLLEVAMENTO OROGRAFICO (massa d’aria che incontra un rilievo, che è ostacolo che per essere
superato, massa d’aria si deve sollevare e raffreddare e saturarsi, eventualmente prec.)
SOLLEVAMENTO CONVETTIVO:

Avviene ad esempio in città, a seguito di un riscaldamneto differenziale delle superfici. Centro urbano,
dove abbiamo aree a verde e aree urbanizzate. Sulle aree urbanizzate, si ragigungono 40/50°, il
riscaldamento differenziato delle zone, porta a riscaldamento differenziato di queste zone. Il
riscaldamento notevole di aree urbanizzate dà luogo a formazione di nubi che danno luogo poi dopo
a temporali. Quello che succede a Milano durante il periodo estivo di Luglio e Agosto (temporali di
fine giornata, 9/10/11 di sera). Temporali brevi ed intensi.
Hai due superfici , hai un’area verde e area urbana. AU si riscalda di + di area verde. Il parco non
ragigunge mai temperature di 40/50 gradi, questo riscaldamento differenziato si propaga anche
nell’aria. Questo, se ci sono degli specchi d’acqua, delle fonti di acqua (corso d’acqua, lago, pozze),
questo porta ad un’evaporazione di acqua. Devi avere da una parte il riscaldamento differenziato, che
porta ad un riscaldamento differenziato dell’aria. Questo, importante sulle aree urbanizzate,
cementificate, porta ad una evaporazione importante, grosso passaggio allo stato gassoso di acqua.
Evaporazione importante. Durante la sera, queste evaporazioni e riscaldamenti portano ad un
movimento di aria verso l’alto. Venti verticali. Un andamento verso l’alto del vapore acqueo, che
durante la sera vede un raffreddamento, raggiungimento di condizioni di saturazione e
precipitazione. I classici temporali di Milano.
EQUILIBRIO DELLE FORZE AGENTI SULLA SINGOLA
PARTICELLA
Cosa succede sulla aprticella? Raggiungono certa dimensione, sono pronte a precipitare.
Immaginiamo una particella che precipita.

Su questa particella agiscono determinate forze. Forza di gravità, forza di galleggiamento perché
particella è immersa in fluido aria e forze di attrito.

Forza di gravità. E’ legata al peso della particella acqua.

Forza di galleggiamento E’ legata al peso di volume di aria spostato. E’ la densità di


aria x acc gravità x volume particella.

Forza di attrito E’ invece legata alla sezione frontale della goccia che sta
cadendo. Se S è l’area della sezione frontale, v è la velocità e c_r coefficiente dinamico di resistenza;
In condizioni di equilibrio: peso equilibrato da galleggiamento + attrito. Facendo equilibrio tra queste
forze; facendo un equilibrio di forze e calcoliamo la velocità della particella in condizioni di equilibrio.
Otteniamo v_inf come in figura. Perché infinito? Per indicare che è la velocità in condizioni di
equilibrio. Anche denominata VELOCITA’ TERMINALE, raggiunta quando foccia sta per arrivare in
corrsipondeza della superficie. In letteratura si trovano delle misure di velocità delle particelle e
vengono messe in relazione al diametro delle particelle. V_inf= a*D^b. Viene riportato in grafico
bilogaritmico. In questo grafico la legge di potenza è rappresentata da una retta. Chiaramente le
gocce acqua hanno velocità terminale maggiore dei cristalli di ghiaccio.
Dimensione massima delle gocce è di 7-8 mm. Le gocce che non hanno dimensione maggiore in
quanto che durante la caduta, le gocce di dimensione più grande si rompono in gocce di dimensione
minore. La dimensione massima di una goccia per poter arrivare al suolo senza rompersi o
partizionarsi è 7-8 mm.

DISTRIBUZIONE DIMENSIONALE DELLE IDROMETEORE

Idrometeore: particelle, gocce. .

LEGGE DI MARSHALL & PALMER.


Quello che si cerca di fare in letteratura è cercare di capire la densità volumetrica di gocce all’interno
della nube. Quante gocce ci sono per unità di volume e per diametro.
N(D) è il numero di particelle per unità di volume per diametro D. In letteratura si cerca di studiare la
numerosità delle particelle per unità di volume e in funzione del diametro della particella stessa.
Questa legge viene proposta per dare una prima indicazione della variabilità di quest quantità N(D),
con N(0) costante = 8000m^-3 mm^-1 -> sono 8000 aporticelle per metro cubo per diametro
unitario.
LAMBDA, altro parametro è posto in relazione ad R (intensità di precipitazione). Siccome
l’esponenziale è adimensionale, lambda ha la stessa dimensione di 1/D (mm^-1).
In questo grafico vediamo riportata la legge di amrshall e palmer. Vediamo che il grafico è
semilogaritmico, sulle ascisse abbiamo diametro, sulle ordinate abbiamo il logaritmo di N(D). Quindi
in un piano semilogaritmico questa legge è rappresentabile da una retta. Ne vediamo diverse perché
sono diverse curve per diversi valori di lambda. Lambda è stato determinato imponendo R (curva
rossa r=1mm, blu = 100mm). Se immaginiamo un volume di un cubo unitario, N(D) ci dà volume di
particelle per fissato diametro.
RAPPRESENTAZIONE MATEMATICA DELLA PRECIPITAZIONE
Vediamo la rappr matematica. Abbiamo le particelle che arrivano al suolo, supponiamo di andare a
considerare un asse temporale con marcati degli istanti di tempo in particolare t_i (t_i+1 t_i+2) in cui
sonoarrivate al suolo delle particelle. All’istante temporale t_i è arrivata una particella di diametro d_i.
All’istante ti+1 è arrivata particella con diametro di+1. E così via. La differenza ti-ti-1 è il tempo tra
l’arrvio della particella all’istante ti-1 e la particella ti. Se andiamo ad osservare la precipitazione in un
punto noi vediamo la rpecitpiazione come una sequenza di gocce o di particelle; la prec di fatto è un
fenomeno discreto perché avviene tramite la caduta di particelle, non è continuo, non abbiamo un
flusso continuo di acqua, ma abbiamo una caduta in un istante di una particella e passano istanti
successivi dove non cade niente. Se osserviamo il fenomeno della precipitazione in un det punto
vediamo che è una sequenza di gocce. Fenomeno precipitazione è fenomeno DISCRETO. Avviene
attraverso dell’ammontare di acqua che sono le gocce che cadono in certi istanti temporali, non è un
flusso continuo di acqua, è un apporto discreto in certi istanti temporali.
Questi apporti discreti in questi istanti temporali può essere rappresentato matematicamente
attraverso queste equazioni qui di seguito riportate.

Guardiamo la 2. Questa sequenza di gocce la indichiamo come CSI(t), è la SEQUENZA TEMPORALE DI


GOCCE. Poi arriviamo anche all’unità di misura. La sequenza temporale di gocce è espressa come
sommatoria su j con j=1,…,n di pi/6 etc.etc.
Cade la goccia a ti a velocità vi, arriva l’istante temporale ti+1 la goccia dt+1 e poi ti+2, di+2 etc.
Ora abbiamo detto che CSI(t) è una sommatoria di pi/6 (d_j)^3 * delta(t-t_j). Ora questo j va 1 a n . n
sono il numero di particelle cadute durante l’evento di precipitazione considerata. Significa che noi
supponiamo di osservare una determinata temporale e all’interno di questa finestra sono cadute n
gocce. CSI(t) è la sequenza temporale.
Chi è delta? Delta è la DELTA DI DIRAC (funzione delta di dirac). Questa è una funzione t.c. assume
valore 1 quando il suo argomento è nullo. Assume valore 0 per argomento diverso da 0. Questa è
una sua versione semplificata perché quello che si dice in generale è che delta di dirac è 0 per t=!0 e
integrale tra -inf e +inf della delta. Sostanzialmente è come se mettessimo t. Cioè è 0 per tutti i valori
diversi da 0 e l’integrale è pari a 1. Come se l’area sotto fosse 1. A stretto rigore viene definita in
questa maniera, ma poi noi la mettiamo come abbiamo descritto in precedenza. Difatti la delta di
dirac è nulla quando il suo argomento è diverso da 0. Cosa significa? L’argomento della delta è t-t_j,
quindi per tutti gli istanti t=!t_j (con t_j istante in cui è caduta una goccia), delta di dirac è 0 in tutti
questi istanti qui. La delta di dirac è invece non 0 soltanto negli istanti (….?) Tenete presente che
quando pongo j=1 nell’integrale.
Esplodiamo la sommatoria. Questa sommatoria sarà pi/6 d1 per delta (t-t1) + pi/6 d2^3 delta(t-t2) +
… + pi/6 dm^3 delta(t-tm). Ora supponiamo che partiamo da 0 (inizio osservazioni). T=0. Poi ci
spostiamo in tutti gli istanti successivi, quando t è uguale a tot, tutti gli argomenti sono negativi e
quindi sono tutti quanti diversi da 0 e tutti i contributi sono 0. Quando t=t1, tutti i contributi dopo
sono 0 perché argomenti diversi da 0. L’unico contributo diverso da 0 è t1.
CSI(t) è una sequenza temporale di volumi di gocce. Ha le dimensioni di un volume. Perché delta di
dirac è adimensionale. E’ sequenza di volumi, non è un volume cumulato.
CSI( x,y,t) è sequenza spazio temporale. Questa scrittura ha delta di Dirac funzione del tempo e per la
coordinata x e y. Formula 1 e 2 danno rappresentazione matematica della precipitazione in forma
discreta perché tengono conto della precipitazione che avviene come sequenza di gocce.
Il fatto che la pioggia cada in gocce suggerisce ad Einstein l’idea della dualità onda particella che
spiega la radiazione di corpo nero in quanto rumore di particella aggiunto al rumore dell’onda.

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