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L’ATMOSFERA

La terra è circondata da uno strato d’aria chiamiamo atmosfera.


Si estende per oltre 560 Km dalla superficie, quello che possiamo vedere
direttamente è quindi ciò che accade negli strati molto vicini al terreno.
La vita sul nostro pianeta è dovuta anche alla presenza dell’atmosfera,
dell’energia solare e del campo magnetico terrestre. L’atmosfera assorbe
parte dell’energia solare, ricicla l’acqua ed altri elementi chimici e,
congiuntamente alla forza elettromagnetica modera il clima. Inoltre ci
protegge dalle radiazioni ad alta energia che arrivano dallo spazio.
L’atmosfera è dunque un involucro gassoso di varia composizione e natura
(21% Ossigeno – 78% Azoto – 1% altri gas), che circonda la Terra. Con
l’altezza cambiano le caratteristiche di questo inviluppo di gas; sono stati
identificati quattro strati fondamentali, tenendo conto di parametri come le
caratteristiche termiche (i cambiamenti nella temperatura), la composizione
chimica, i moti e le densità:

La troposfera inizia dalla superficie terrestre e si estende fra gli 8.000 mt.
dei poli fino ai circa 15.000 mt. dell’equatore. E’ questa la parte più densa
dell’atmosfera (composta principalmente di azoto ed ossigeno con piccole
quantità di anidride carbonica e vapore d’acqua), ed in essa si verificano
i fenomeni che costituiscono il “tempo meteorologico”; la temperatura
diminuisce generalmente con l’altezza in ragione di circa 6°/Km fino ad
arrivare ad un massimo di –50°/-70°C. La tropopausa (linea di separazione
fra troposfera e stratosfera). Troposfera + tropopausa = bassa atmosfera.
La stratosfera ha inizio appena al di sopra della troposfera e si estende
in altezza fino a 50 Km. Rispetto alla troposfera, questa parte è più secca
e meno densa. Qui la temperatura cresce gradualmente fino a –3° C , a
causa dell’assorbimento della radiazione ultravioletta. Si trova qui lo strato
di ozono, che assorbe e diffonde la radiazione ultravioletta solare (la sua
diminuzione associata all’incremento del biossido di carbonio è responsabile
dell’effetto serra). Il 99% dell’”aria” si trova nella troposfera e stratosfera. La
stratopausa separa la stratosfera dalla strato successivo.
La mesosfera ha inizio poco sopra la stratosfera e si estende per 85 Km
di altezza. In questa regione la temperatura scende con l’aumentare
dell’altitudine, fino ad arrivare a –93° C. Gli elementi chimici sono in continua
eccitazione, assorbendo continuamente energia solare. La mesopausa
separa la mesosfera dallo strato successivo.
Le regioni della stratosfera e della mesosfera, insieme a stratopausa e
mesopausa, rientrano in quella che viene definita tecnicamente media
atmosfera.
La termosfera ha inizio appena al di sopra della mesosfera e si estende fino
a circa 600 Km di altezza. La temperatura si innalza con l’altezza a causa
del maggiore flusso di energia solare e può raggiungere i 1,727° C. Questo
strato viene definito alta atmosfera.
Oltre l’atmosfera inizia l’esosfera e continua fino a dove si confonde con il
gas interplanetario o si disperde nello spazio. I componenti primari di questa
regione sono l’idrogeno e l’elio, presenti peraltro a densità molto basse.
METEOROLOGIA

Nella troposfera, oltre al miscuglio di gas di cui è costituita, si aggiungono


acqua allo stato di vapore, di liquido o di cristalli di ghiaccio, e sospensioni
solide (polveri, sabbia, fumi, ecc.) che sono determinanti alla formazione dei
fenomeni meteorologici.
Tutti questi elementi hanno una funzione:
l’OSSIGENO è necessario per la respirazione degli esseri viventi;
l’ANIDRIDE CARBONICA ha due funzioni importanti: la prima legata
all’utilizzo delle piante per la fotosintesi clorofilliana; la seconda, con gli
altri gas, è legata all’EFFETTO SERRA. Questi gas fungono da “regolatori”
dell’entrata e dell’uscita del calore, impedendo che di notte si raggiungano
temperature molto al di sotto dello zero e di giorno troppo elevate.
Il VAPORE ACQUEO, che è quello che noi chiamiamo umidità, è direttamente
interessato alla formazione delle nubi e quindi ai vari fenomeni meteorologici.
Esso non è altro che acqua allo stato gassoso prodotto dall’evaporazione
dell’acqua, specie degli oceani, che circola nell’atmosfera aspettando di
condensare formando nubi e ritornare sulla terra attraverso le precipitazioni
per concludere quello che si chiama CICLO DELL’ACQUA.
IL PULVISCOLO ATMOSFERICO, ultimo ma non meno importante, è costituito
da tutte quelle particelle piccolissime che si staccano dalla terra e circolano
nell’aria. Queste particelle costituiscono i NUCLEI DI CONDENSAZIONE che
permettono la condensazione del vapore acqueo nell’aria. Tutte le goccioline
che compongono le nuvole, le nebbie, ecc.. si formano e si spostano insieme al
pulviscolo, a particelle igroscopiche o a ioni, questo spiega perché è presente
spesso una leggera nebbiolina nelle zone industriali e nelle città.
Una volta spiegata la stratificazione e la composizione chimica dell’atmosfera
bisogna introdurre un altro discorso relativo alla PRESSIONE ATMOSFERICA.
L’atmosfera ha un peso, cioè esercita una pressione sul suolo. Questo peso,
o pressione corrisponde a quello di una colonnina di mercurio di 1 cmq. alta
760 mm. (mm/Hg). I meteorologi usano un’altra unità di misura: il “bar”,
che si divide a sua volta in “millibar”; 1 bar = 1000 mb (abbreviazione del
millibar).

Nelle zone più calde, dove l’aria si riscalda e si dilata, si ha un movimento


ascensionale, mentre il contrario avviene nelle zone più fredde.

Dove si hanno correnti ascendenti la pressione è minore, si è in una


situazione di bassa pressione.
Dove si hanno correnti discendenti la pressione è maggiore, si è in una
situazione di alta pressione.

Misurando la pressione barometrica in numerose località della zona in cui


si sta costituendo una massa d’aria, si verificherà che in molte località si
hanno gli stessi valori di pressione.

Le linee che congiungono le zone in cui si riscontra il medesimo valore di


pressione, disegnano sulla carta delle curve concentriche, dette isobare , le
cui linee più interne potranno avere pressione maggiore o minore di quelle
esterne.

Dove le curve interne hanno pressione maggiore si ha una zona di alta


pressione, nel caso contrario si ha una zona di bassa pressione.
L’ACQUA NELL’ATMOSFERA

Così come avviene sulla Terra, l’acqua è presente nell’atmosfera sotto tutte
le sue forme (o stati): gassosa, liquida, solida.
I passaggi, o cambiamenti di stato, assumono le seguenti denominazioni:

L’acqua contenuta nell’atmosfera sotto forma di vapore di chiama “umidità”


Ad una determinata temperatura l’aria non può contenere più di un certo
quantitativo di acqua sotto forma di vapore. Quando l’aria contiene il
massimo vapore possibile, a quella temperatura, si dice “satura”: ad esempio
a 30°C l’aria è satura se contiene 30-40 grammi di vapore/mc aria, ossia si
ha un valore dell’umidità relativa pari al 100 %. In quelle condizioni basta
un minimo aumento dell’umidità, od un abbassamento della temperatura
per provocare la condensazione, cioè la liquefazione del vapore in eccesso.
Questo momento è detto “punto di rugiada”.
TEMP. UMIDITA’ RELATIVA
30°C 16% 24% 31% 45% 57%
100%
20°C 28% 42% 54% 79% 100%
16°C 36% 53% 69% 100%
10°C 52% 77% 100%
6°C 67% 100%
0°C 100%
gr/mc 4,85 7,27 9,41 13,65
17,31 30,40

Così, se un metro cubo d’aria satura passa da 20°C a soli 6°C, potrà cedere
ben 10,04 grammi di vapore, che si trasformerà in goccioline; queste danno
origine alla formazione di nebbia o nubi.
LE NUBI

I meccanismi attraverso cui si formano le nubi sono vari, ma tutti riconducono


allo stesso principio: raffreddamento di aria umida al di sotto del punto di
rugiada.
Vediamo ora i principali tipi di nubi.
Nubi Cumuliformi: sono dovute a correnti d’aria ascendenti che si generano
per effetto del riscaldamento del suolo in determinate località. La loro base
è quasi sempre orizzontale e le parti superiori di un bianco splendente.
Si tratta di nubi ad evoluzione diurna. Le correnti convettive hanno luogo
quando la diminuzione della temperatura con l’altitudine è abbastanza forte
e ciò può avvenire sia per il riscaldamento del suolo dovuto all’azione della
radiazione solare, sia per il riscaldamento continuo negli strati bassi di una
massa d’aria fredda che passa su una superficie calda. Lo sviluppo in
altezza dipende quindi dalla maggiore o minore stabilità dell’aria.
Questo tipo di nubi è indice di tempo buono e si forma generalmente nella
tarda mattinata della stagione calda, a quote variabili tra i 2500 e 3500 metri
di quota (nubi ad evoluzione diurna). La loro scomparsa serale conferma il
perdurare del bel tempo. Viceversa, quando tardano a dissolversi, oppure
tendono a frastagliarsi e ad estendersi, significa che si stanno formando
altri tipi di nubi.
Possiamo classificare le nubi a sviluppo verticale in:

Cumuli umili: sono a debole sviluppo verticale ed il loro aspetto è generalmente


appiattito. Si notano sul mare e su zone pianeggianti, anche spesso sulle
cime dei colli.
Cumuli mediocri: hanno moderata estensione verticale e protuberanze e
prominenze poco sviluppate.
Cumuli congesti: sempre a grande sviluppo verticale, hanno la parte
superiore con protuberanze pullulanti, simile ad un cavolfiore. Questi nubi
molto spesso si trasformano in cumulonembi. I cumuli a contorni ben netti non
possono dare che precipitazioni molto deboli, anche quando sono fortemente
sviluppati; la loro formazione è preceduta da una apparizione di una zona
di foschia.
Cumulo-nembo: si presentano in masse imponenti, di aspetto minaccioso,
simili a montagne o torrioni a grande sviluppo verticale. La struttura liquida
delle nubi sarà modificata da violenti moti dell’aria ed al loro interno si
possono formare anche grani di ghiaccio (grandine). Dai cumulonembi
cadono sempre piogge e grandinate accompagnate da fulmini persistenti
(temporale). Essendo le loro dimensioni orizzontali e verticali sempre notevoli,
queste nubi sono visibili soltanto a grande distanza, generalmente traggono
origine dai cumuli congesti formatosi a causa di forti correnti convettive.
La direzione in cui si svilupperà il temporale è data dalla direzione del vento
che soffia prima del temporale stesso. Si può prevedere l’imminenza della
precipitazione quando la parte inferiore della formazione nuvolosa inizia a
perdere il suo aspetto compatto ed a frastagliarsi irregolarmente.
In genere, perché un cumulonembo si formi è necessario un forte
surriscaldamento del suolo per alimentare le correnti ascendenti.
Nubi stratiformi: ricoprono, in genere, zone molto vaste con un aspetto
stratificato (da cui il nome) e di solito sono legate a grandi perturbazioni. Si
formano essenzialmente a due altitudini, e di conseguenza, vengono distinte
in:
• Strati e stratocumuli. Che si formano ad una quota variabile fra i 1000 ed
i 2500 metri di quota. Si tratta di una formazione nuvolosa dello spessore
di alcune centinaia di metri che, solitamente, non dà luogo a precipitazioni.
In montagna accade spesso di superare la quota massima di questa
formazione nuvolosa e di vederla al di sotto come “un mare di nubi”. Si
deve tenere presente, per quanto concerne l’evoluzione del tempo, che
le nubi stratiformi ricoprono il cielo più sovente d’inverno che d’estate;
che sono collegate ad una situazione stabile di temperatura; eventuali
precipitazioni saranno di breve durata, salvo il caso che provengano da
formazioni nuvolose site a quote più elevate.
• Nembostrati: con la presenza di questa nube, il vero cattivo tempo si è
già stabilito. E’ di colore grigio scuro, molto spesso, senza forme definite
e margini frastagliati. Di solito si presenta come uno strato di grande
estensione la cui parte inferiore è spesso nascosta da nubi che corrono
veloci con il vento. Sono sempre opachi, tanto da nascondere il sole o la
luna, danno luogo a precipitazioni continue sotto forma di neve o pioggia.
Il nembostrato nasce per la lenta, continua ascesa di aria umida e si
forma attorno ad un centro depressionario. E’ quasi sempre preceduto da
cirrostrati ed altostrati, del quale ultimo è uno stadio avanzato.
• Altostrati ed altocumuli: si formano tra i 3000 ed i 6000 metri di quota.
La trasformazione degli altocumuli (cielo a pecorelle) in uno spesso strato
nuvoloso è la prima manifestazione visibile dell’approssimarsi di un
fronte. Queste nubi si presentano dopo un lungo periodo di bel tempo e
sono sicuro indizio di prossimo peggioramento con precipitazioni e neve
a carattere continuo. Se invece si presentano dopo un temporale, ne
rappresentano i resti e si può far affidamento su un periodo di tempo
buono.
• Nubi a piuma: al di sopra degli strati e degli altostrati, abbiamo la regione
delle nubi a piuma (cirri) e delle nubi a velo (cirrostrati). Si formano
nell’ambito di vaste perturbazioni, in cui lo scontro tra grandi masse
d’aria calda e fredda porta ad estese e prolungate precipitazioni. Nubi
a forma di piuma e sottili veli, in una situazione di tempo buono, non
danno motivo di pensare ad un rapido cambiamento della situazione
meteorologica. Nubi del tipo “ad uncino”, che si trasformano rapidamente
in un velo nuvoloso, preludono ad un rapido peggioramento con sicure
precipitazioni. I fenomeni ottici, come gli anelli (aloni) intorno al sole od
alla luna, sono sicuri indizi di imminente peggioramento del tempo.
• Nebbia e foschia: meteorologicamente la nebbia è una nube sviluppatasi
a livello del suolo. La differenza tra nebbia e foschia consiste nella
visibilità, che nella nebbia è inferiore al chilometro. In prossimità delle
zone industriali le minuscole gocce d’acqua inglobano polveri e fumi
dando luogo allo smog (dall’inglese Smoke = fumo + fOG = nebbia).

CLASSIFICAZIONE DELLE NUBI


IL VENTO
Il calore fornito dal Sole alla Terra è da questa trattenuto nella misura del
40 % grazie alla presenza dell’atmosfera, la quale riproduce l’effetto dei
vetri di un’enorme serra che avvolge e racchiude il globo. Lo strato di nuvole
presenti nella troposfera contribuisce ad aumentare questo effetto termico
(per questo le notti serene sono più fredde).
Il maggiore riscaldamento dell’atmosfera avviene in prossimità del suolo
in virtù del calore da questo riflesso; l’aria, che riscaldandosi diventa più
leggera, tende a sollevarsi e ad essere sostituita da quella più fredda, che
a sua volta si riscalda, e così via. Ciò continua fino a quando non cessa
la somministrazione di calore al tramonto. E’ un fenomeno che si produce
in modo differenziato sulla superficie terrestre: all’equatore l’aria viene
riscaldata più che altrove, mentre sopra le calotte polari si verifica l’inverso.


L’aria calda si solleva all’Equatore e si
dirige verso i Poli, mentre l’aria fredda
si dirige dai Poli all’Equatore.

Il movimento viene complicato


dall’effetto deviante dovuto alla
rotazione terrestre. L’aria,
nell’emisfero Nord, viene deviata
verso destra.
Le forme della superficie terrestre modificano e complicano ulteriormente
questo movimento.
Nell’emisfero Nord le due masse d’aria, Equatoriale e Polare, s’incontrano
pressappoco alle nostre latitudini.

La zona d’incontro è detta fronte polare e da questa zona hanno origine


grandi perturbazioni che interessano aree molto vaste.

Il vento è un movimento orizzontale dell’aria, dovuto alla differenza di


pressione che esiste tra due zone distinte e vicine.
Il movimento è influenzato dalla rotazione della terra e dall’orografia (la
forma della superficie terrestre) della zona in cui soffia. Viene indicato in
base alla direzione di provenienza.
Molti venti sono conosciuti con nomi convenzionali: libeccio, scirocco, maestro,
tramontana, levante, bora, ecc.
Dalla direzione del vento si possono trarre elementi che aiutano il meteorologo
nella previsione del tempo; infatti, nell’emisfero Nord, i venti si comportano
come segue:

Nell’aria ciclonica: i venti tendono a ruotare in senso contrario alle sfere


dell’orologio (antiorario); sono tanto più veloci quanto minore è la distanza
fra le isobare; tendono verso il centro dell’area ciclonica.

Nell’aria anticiclonica: i venti tendono a ruotare nel senso delle sfere


dell’orologio (orario); sono tanto più veloci quanto minore è la distanza fra le
isobare; tendono a sfuggire verso l’esterno dell’area anticiclonica.
L’unità di misura del vento usata in marina è il “nodo” che corrisponde a
circa 1800 metri/ora, mentre attualmente si tende a misurarne la velocità
in m/sec od in Km/ora.
L’andamento orografico delle vallate alpine influenza notevolmente i flussi
d’aria, per cui i venti vengono deviati dalla direzione originaria ed incanalati
lungo i solchi vallivi.
Tuttavia, sempre rispettando i venti locali:
• Con venti occidentali che investono le Alpi, le perturbazioni saranno
piuttosto intense e durature.
• I venti che spirano da est portano generalmente tempo buono.
• Se il vento al suolo soffia in direzione opposta a quella in cui si muovono le
nubi è probabile un rapido peggioramento del tempo, specie in presenza
di diminuzione di pressione.
• Con venti deboli in alta montagna si mantengono le condizioni di tempo
buono.
• Un vento che aumenta d’intensità durante la notte è indice di avvicinamento
di una zona d’instabilità.
IL FOHN

E’ un vento tipico delle zone montane che non soffia da una direzione precisa,
ma che si instaura quando esistono particolari condizioni meteorologiche.
Per meglio comprendere questo fenomeno, è necessaria una premessa: ogni
gas espandendosi si raffredda e comprimendosi si riscalda.
L’aria, salendo in quota, si espande e quindi si raffredda, esattamente di
1°C ogni 100 metri di quota, ciò fino a quando non raggiunge la temperatura
di rugiada.
Raggiunta tale temperatura, per effetto della liquefazione, l’ulteriore
raffreddamento è di 0,6°C ogni 100 metri. Tale fenomeno viene detto:
cessione del calore latente.
Infatti, durante tale processo viene restituito all’ambiente il calore che prima
era stato necessario per trasformare l’acqua in vapore.
Sulla base di tale principio si possono verificare tre casi:

1) L’aria, anche se umida, non raggiunge la temperatura di rugiada. Si


raffredda, salendo, e si riscalda, scendendo, sempre di 1°C ogni 100 metri
di quota: non si verifica l’effetto Fohn.

0°C____________________________________________________________ 0°C
5°C____3000____________________________________________________ 5°C
10°C____2500____________________________________________________10°C
15°C____2000____________________________________________________15°C
20°C____1500____________________________________________________20°C
25°C 1000____________________________________________________25°C
2) L’aria è abbastanza secca. Raggiunge la temperatura di rugiada a quote
molto alte, dando luogo a trascurabili formazioni nuvolose.

-10°C___________________________________________________________-10°C

-5°C____3000___________________________________________________ -5°C
0°C____2500___________________________________________________ 0°C
5°C____2000___________________________________________________ 5°C
10°C____1500___________________________________________________ 10°C
15°C____1000___________________________________________________ 15°C

3) L’aria è umida e sale fino a raggiungere la temperatura di rugiada. Tale


temperatura è raggiunta a bassa quota. Innalzandosi da questa quota lungo
il versante della catena, dà luogo ad imponenti formazioni nuvolose con
precipitazioni e si raffredda di soli 0,6°C ogni 100 metri. Superato il versante
l’aria, che ha perso quasi tutta la sua umidità, scendendo si riscalda di 1°C
ogni 100 metri. In conseguenza di ciò si hanno temperature più elevate, a
parità di quota, sul versante sottovento
I FRONTI

Come già accennato, il diverso riscaldamento a cui sono soggette le varie


regioni della Terra dà origine a vasti movimenti d’aria dall’Equatore verso
i Poli e viceversa. Le caratteristiche della massa d’aria sono ovviamente
condizionate dalle caratteristiche climatologiche della zona in cui si forma.
Così, una massa d’aria che si forma sopra il Mar Adriatico o sopra la Siberia,
sarà fredda e priva d’umidità; una massa d’aria che si forma sull’Atlantico
od ai tropici sarà invece calda ed umida.
Quando due masse d’aria di differente origine s’incontrano, nella zona di
contatto tra le due si formano perturbazioni tanto più intense e durature
quanto maggiori sono le differenze d’umidità e di temperatura.
Il limite d’incontro di tali masse d’aria prende il nome di fronte.
L’Italia è particolarmente interessata dall’incontro della massa d’aria che si
forma sulle Azzorre e di quella che si forma sull’Islanda.
Queste due zone sono attive tutto l’anno ed influenzano le condizioni
meteorologiche dell’arco alpino; fra di loro si estende, sopra l’Atlantico, una
zona ideale di separazione che divide l’aria calda proveniente dal Sud da
quella proveniente dal Nord: questa linea di separazione prende il nome di
Fronte polare.
La linea del fronte non è mai regolare e continua, ma procede con impulsi
progressivi, in conseguenza dei diversi gradi di riscaldamento delle masse
d’aria, dell’effetto deviante e dell’orografia del suolo.
I venti occidentali, che sono predominanti nell’emisfero Nord, spostano
verso l’Europa il fronte, facendogli assumere l’aspetto di una serie di onde
successive, di cui alcune tendono a chiudersi su se stesse. Sovente le
Alpi non sono attraversate dal centro depressionario, ma la massa d’aria
circostante ha dimensioni tali (fino a 1000 Km) che finisce per influenzare
anche le condizioni atmosferiche delle zone alpine.
Fronte freddo: una massa d’aria fredda in movimento, essendo più pesante,
scorrerà in prossimità del suolo e, incontrando una massa d’aria calda, le
s’incuneerà sotto sollevandola.

La massa d’aria calda, che di solito contiene un elevato quantitativo


d’umidità, sollevandosi si raffredda, l’umidità si condensa e dà luogo a
formazioni nuvolose.
La velocità di spostamento delle masse d’aria fredda è mediamente di 40
Km/h
La perturbazione che si forma lungo il fronte è limitata ad una fascia
ristretta, poiché la linea di separazione verticale tra le due masse d’aria è
molto inclinata.
Le precipitazioni saranno intense ma di breve durata, sovente a carattere
temporalesco.
Fronte caldo: linea di contatto fra una massa d’aria calda in movimento
che, incontrandone una più fredda, la risale. La velocità con cui scorre l’aria
calda è di circa 25 Km/h.

l’inclinazione della superficie di contatto tra le due masse d’aria è molto


meno accentuata che nel fronte freddo. L’aria calda sale lentamente lungo
il pendio freddo e la perturbazione interessa la regione per una fascia di
diverse centinaia di chilometri oltre la linea del fronte a terra.
Si possono facilmente osservare i passaggi progressivi ti tutte le formazioni
nuvolose, ad iniziare da quelle a quote più elevate, anche 48 ore prima delle
precipitazioni. Queste sono in genere più o meno intense, ma durano più a
lungo.
Fronte occluso: in genere un fronte caldo è seguito da un fronte freddo che,
spostandosi più velocemente, può raggiungerlo.
La linea che segna la congiunzione dei due fronti si dice occlusione.
L’aria calda esistente fra i due fronti viene sollevata violentemente in quota.

Le formazioni nuvolose mostrano una vera e propria sovrapposizione dei


due sistemi nuvolosi.
Le precipitazioni, inizialmente a carattere continuo, tendono a trasformarsi
in rovesci temporaleschi.
L’ampiezza della zona delle precipitazioni è collegata ai vari parametri delle
masse d’aria (temperatura, umidità, velocità, ecc.).
Nelle zone di bassa pressione (dette zone cicloniche) confluiscono grandi
quantità d’aria, in genere umida, che, portandosi in quota, originano forti
annuvolamenti.
Nelle zone di alta pressione (dette anticicloniche), le masse d’aria confluiscono
verso il basso, pertanto si riscaldano, diventano più secche e non danno
origine ad annuvolamenti.
Una continua e regolare caduta di pressione è sempre collegata ad intensa
nuvolosità e precipitazioni.
LA ROSA DEI VENTI
SCALA DEL VENTO E MARE
SCALA BEAUFORT

SCALA DOUGLASS

scala Douglas dell’altezza delle onde


del mare
Descrizione Altezza onde
Calmo -
Quasi calmo 0 - 0,10 m
Poco mosso 0,10 - 0,50 m
Mosso 0,50 - 1,25 m
Molto mosso 1,25 - 2,50 m
Agitato 2,50 - 4 m
Molto agitato 4-6m
Grosso 6-9m
Molto grosso 9 - 14 m
Tempestoso oltre 14 m

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