Sei sulla pagina 1di 8

LEZIONE DEL 06/10/2021 – MODULO 1

ATMOSFERA E LITOSFERA

1. Atmosfera

L’approccio classico allo studio della natura riconosceva la presenza di certi elementi che
costituivano il mondo allora conosciuto, come l’aria, la terra, l’acqua e il fuoco, facendo riferimento
all’atmosfera, alla biosfera, all’idrosfera e alla litosfera. L’atmosfera è il contesto esterno che ci
circonda, rappresenta un elemento estremamente grande con delle specifiche peculiarità. Infatti,
l’atmosfera costituisce ed è costituita da uno strato di gas che circonda la Terra e che possiamo
chiamare aria. Tale gas è trattenuto nella Terra grazie all’attrazione gravitazionale. L’atmosfera
protegge la vita sulla Terra creando, ad esempio, la pressione necessaria che permette l’esistenza
dell’acqua in forma libera sulla superficie e che, come ben sappiamo, è l’elemento essenziale in cui
avvengono la maggior parte dei processi biochimici a livello cellulare. L’atmosfera, inoltre, assorbe
la radiazione solare ultravioletta, riscalda la superficie terrestre tramite l’effetto serra e regola le
variazioni termiche estreme tra il giorno e la notte. La temperatura è legata al funzionamento dei
processi biochimici, ma anche alla relazione tra gli organismi.

Composizione e struttura

L’atmosfera ha una massa pari a un trilione di kilogrammi (5,1 x 10 18) ed è composta


principalmente dal 78% di N2, 21% di O2 e lo 0,9% di Ar. Questi sono i tre componenti essenziali,
mentre poi vi sono tracce di altri elementi, tra cui la CO 2, presente in concentrazioni di parti per
milione. Anche l’acqua è presente nell’atmosfera, in particolar modo sotto forma di vapore acqueo,
aspetto che lega l’atmosfera con l’idrosfera. Il vapore acqueo e, quindi, l’umidità può essere
variabile di luogo in luogo, ma può variare anche in dipendenza dello strato di atmosfera di cui si
parla. A seconda del descrittore preso in considerazione può cambiare l’organizzazione e la
struttura dell’atmosfera. L’atmosfera si può strutturare e organizzare a seconda della temperatura o
a seconda dei diversi suoi strati. Allontanandoci dal livello dello zero altimetrico la temperatura può
variare e lo strato atmosferico che viene intercettato dai vari elementi può cambiare e, quindi, anche
la presenza di certi elementi e specie animali. L’atmosfera di fatto ha una struttura molto complessa
e non è una componente statica, ma si trova in un continuo divenire. Lo strato più esterno è detto
esosfera ed è posto a circa 1.500 kilometri dalla superfice. Gli strati consolidati sono la troposfera,
che è lo strato più reattivo per le attività biologiche e in prossimità della Terra e tenuto tra gli 0 e i
20 Km. La dimensione degli strati cambia anche in relazione alla posizione, infatti, ai poli o
all’equatore questi strati possono variare. Dopo di che troviamo la stratosfera fino a circa i 50 K, la
mesosfera, la termosfera e l’esosfera. È importante focalizzarci sulla troposfera.

La troposfera è lo strato in cui si verificano quasi tutti fenomeni metereologici e contiene circa
l’80% della massa gassosa e il 98% di vapore acqueo. La troposfera, quindi, contiene la maggior
quantità dell’atmosfera perché più ci si allontana più ci si avvicina al vuoto siderale. La temperatura
può oscillare e variare fino ai circa -55°C nei limiti esterni della troposfera. L’aria degli strati più
bassi tende a salire all’interno di questo orizzonte generando delle correnti convettive che danno
origine ai venti, aspetto che è alla base della differenziazione dei macroclimi a livello dell’intero
globo. La troposfera è più sottile ai poli, mentre è più espansa all’equatore, fattore legato alla
temperatura. A livello dell’equatore vi è una maggiore irradiazione solare e, quindi, una maggiore
temperatura che mette in gioco l’energia che regola gli scambi e anche la capacità espansiva dei gas
e del vapore acqueo.
Ricordiamo che non si hanno delle condizioni costanti nell’atmosfera, ma così come tutti gli
elementi del globo, essa si trova sempre in evoluzione e, quindi, anche la sua composizione chimica
si trova in un continuo divenire. L’elemento più dinamico legato al periodo geologico attuale, detto
antropocene, è l’anidride carbonica. L’incremento di temperatura e della concentrazione di CO 2 è
principalmente legato alle attività produttive. L’atmosfera non è importante solamente in termini
delle componenti, ma l’aspetto più rilevante è la modalità con cui l’atmosfera interagisce con i
raggi solari, un fattore che regola il funzionamento del nostro pianeta. Il sole, infatti, è considerato
il motore di funzionamento dell’atmosfera. Sappiamo che esiste una costante solare che esprime in
termini di energia la quantità disponibile per unità di superficie terrestre e che da un’idea della
quantità di energia iniziale che mette in moto il meccanismo. La costante solare è di circa 1370
W/m2, energia legata alla radiazione e che si distribuisce sulla superficie con un valore medio di 340
W/m2.

Tra i fattori che incidono sulla disponibilità dell’energia vi rientra la posizione della Terra rispetto
al sole, legata soprattutto alle orbite, quindi, al moto di rotazione e di rivoluzione; mentre altro
fattore chiave è l’asse del pianeta, il quale non è perpendicolare ma è leggermente spostato rispetto
al proprio asse di circa 24°. Questo è fondamentale per determinare dei gradienti significativi
macroclimatici che si spostano dall’equatore verso il polo e questo spiega la quantità di energia che
il sistema ha a disposizione. Questo è uno schema che illustra come il raggio incidente del sole
intercetta la sfera con una certa inclinazione e, quindi,
ai raggi solari si associa un angolo che influenza la
quantità di energia che è associabile al raggio che incide
sulla superficie. Questo schema da un’idea sulla
disponibilità dell’energia indipendentemente dalla
presenza dell’atmosfera, che, come vedremo, è
fondamentale nel regolare il budget energetico associato
al pianeta, perché come molti corpi cosmici anche la
Terra ha la capacità di interagire con la luce e le sue
onde elettromagnetiche in maniera passiva e attiva.

Nello specifico è importante tenere conto del modo in cui la Terra interagisce con la costante solare
e, quindi, con le diverse componenti che costituiscono l’atmosfera. Vi sono diverse modalità di
classificazione della radiazione, in particolare vi è la radiazione diretta, la radiazione riflessa e la
radiazione diffusa.

- Radiazione diretta. La quantità di radiazione e luce che riesce a raggiungere la superficie


terreste.

- Radiazione riflessa. La quantità di radiazione e luce che viene riflessa la superficie terreste.

- Radiazione diffusa. La quantità di radiazione e luce che nel proprio percorso viene deviata
da elementi che la intercettano.

Parlando di radiazione è importante capire quali sono le sue componenti. Gli esseri umani sono
molto sensibili agli organi di senso, in particolare agli occhi. L’occhio in realtà riesce soltanto a
vedere una minima parte dello spettro della radiazione elettromagnetica. La luce, infatti, presenta
varie proprietà che la definiscono e che sono legate dal rapporto che vi è tra la lunghezza d’onda
della radiazione e l’energia/temperatura ad essa associata. Vi sono due descrittori fondamentali,
ovvero l’energia/temperatura e la modalità con cui la radiazione oscilla nel tempo. La luce è una
radiazione elettromagnetica visibile e, quindi, legata ai nostri organi di senso. Tutte le radiazioni
elettromagnetica trasportano energia e la quantità di energia trasportata è legata appunto alla
lunghezza d’onda della radiazione.
Quello che gli esseri umani riescono a vedere è ciò che rientra nel range di lunghezza d’onda del
visibile, che oscilla intorno ai 400 e i 700 nanometri. Come detto, ciò che riusciamo a vedere è una
parte infinitesimale dello spettro, mentre l’intera gamma delle radiazioni è ben più ampio. Ogni
corpo ha un suo caratteristico spettro di emissione. Nel grafico vediamo lo spettro di emissione del
sole che raggiunge i 6000 K e quello della Terra, che arriva a 288 K (15°C).

Il fatto di aver compreso la natura e le caratteristiche della radiazione ha diverse implicazioni nel
nostro vivere quotidiano. Infatti, la radiazione solare è utilizzata, ad esempio, per produrre energia
al come fonte alternativa ai combustibili fossili tramite i pannelli solari. Conoscendo la costante
solare e l’effettiva disponibilità di energia associata al raggio per unità di superficie è possibile
quantificare, in funzione dell’efficienza dell’energia di cui disponiamo, la dimensione minima di un
sistema fotovoltaico per ottenere una certa quantità di energia. Questo tema è fondamentale per la
sostenibilità degli investimenti rispetto all’ammortamento dei costi. Con queste informazioni
sull’efficienza del sistema e sulla posizione geografica dell’impianto è possibile capire come varia
l’efficienza di queste produzioni muovendosi dal nord al sud d’Italia. Nel Sud d’Italia questo tipo di
produzione è più efficiente perché serve una minore superficie per ottenere la produzione di una
stessa quantità di energia. Ovviamente anche l’inclinazione dei pannelli rispetto al raggio incidente
a seconda della latitudine rispetto al sistema equatoriale.

Conoscere queste informazioni è importante per avere un valore di riferimento in relazione alla
quantità di energia che questi sistemi hanno a disposizione, elemento chiave per descrivere la
distribuzione dei prodotti e le coltivazioni, ma anche per lo sviluppo e la produzione agricola. Un
esempio è la viticoltura e i processi di vinificazione. La presenza della viticoltura non è
casualmente distribuita a livello del globo, ma segue una zona ben specifica legata alla disponibilità
della radiazione, all’inclinazione e alla rotazione terrestre e all’interazione che questi raggi hanno
con l’atmosfera. Infatti, anche se la vite nasce nel contesto Mediterraneo, poi si è espansa nei
territori che presentavano un macroclima analogo a quello mediterraneo, come in California,
Argentina, Cile, Regione del Capo in Sud Africa. Tuttavia, vediamo una gran fetta del contesto
Asiatico che non è coinvolta in questa distinzione, infatti, non solo gli aspetti macroclimatici sono
chiavi nel descrivere la distribuzione di queste produzioni. Oggi la produzione di vino è aumentata
in Cina, magari per fattori culturali o coloniali. Quando pensiamo ai prodotti e al concetto del
prodotto tipico e alle linee genetiche locali, ricordiamo che sono il frutto tra l’interazione tra
l’aspetto umano e l’aspetto macroclimatico.
Se consideriamo quali possono essere i fattori chiave nel descrivere la presenza o meno di una
produzione o il fatto che si possa investire o meno in una produzione locale agricola o zootecnica
dobbiamo considerare come fattore principale le risorse climatiche, le quali regolano la possibilità
di ottenere un certo prodotto, ma anche alla base genetica dell’organismo e ai fattori intrinseci a
cui si aggiungono poi alcuni fattori secondari, tra cui i sistemi colturali. I sistemi colturali tendono
ad ampliare l’area potenzialmente idonea di una specie, ricreando alla scala di unità produttiva, che
è il campo di un’azienda agricola, quelle condizioni di minima per la possibilità di ottenere un certo
prodotto. La viticoltura, ad esempio, può essere gestita in diverso modo, infatti, la sua modalità di
coltivazione dipende dai fattori macroclimatici. In luoghi caratterizzati da un’elevata aridità con
bassa disponibilità di risorsa idrica si avranno coltivazioni a bonsai in cui le piante si tengono di
piccole dimensioni e molto vicine al suolo per ridurre la traspirazione dell’organismo e, quindi, la
perdita d’acqua. In conclusione, tutti i caratteri che vediamo sia nel mondo animale che nel mondo
vegetale, è frutto dell’interazione di questi organismi con il macroclima in cui essi vivono. Tali
caratteri si fissano all’interno della popolazione, formando delle linee genetiche specifiche. La
stessa cosa avviene anche nelle varietà d’interesse produttivo, in cui certe peculiarità vengono
selezionate per generare i prodotti tipici locali, in cui si ha una forte interazione tra la storia
evolutiva (base genetica) e l’influenza selettiva antropica per migliorare la qualità del prodotto in
quelle determinate condizioni.

In effetti, la produzione ha come obbiettivo quello di avere delle esigenze radiative, che riguardano
la disponibilità di radiazione luminosa e le esigenze termiche, che rispondono alla necessità di
garantire quantità ottimali di radiazioni e di conoscere le temperature cardinali dell’organismo. Le
temperature cardinali di un organismo sono quelle temperature al di sotto delle quali si ha un
completo blocco dei processi vitali. Tuttavia, questo non significa che l’organismo vada in contro
alla morte in tutti i casi. Per facilitare i produttori e per avere un’idea sull’importanza del fattore
temperatura nella distribuzione delle specie, vi sono diverse modalità di zonazione e
caratterizzazione geografica, in particolare per quanto riguarda la zona di rusticità, che è legata al
concetto delle temperature cardinali. In pratica, ad ogni area viene associata una temperatura media
minima. Nel contesto del Mediterraneo il massimo livello di rusticità è di 10, dove non esistono
gelate o eventi sotto allo zero termico, mentre progressivamente andando verso il polo vi è una
diminuzione del numero delle zone di rusticità che vi definisce una maggiore esposizione e il
rischio di temperature vicine allo zero. Come vediamo, la Pianura Padana ha la stessa definizione di
rusticità di una parte dell’Irlanda e dell’Inghilterra centrale e meridionale. Questo spiega come i
livelli di rusticità non si sovrappongano perfettamente alle zone macroclimatiche. In questo caso,
inoltre, non si considerano i tassi di precipitazioni e le temperature più alte, ma si ragiona soltanto
in termini di temperature cardinali.

È possibile fare una sintesi di una serie di immagini olistiche di processi creando un bilancio
energetico della Terra, mettendo in relazione fra di loro le diverse sorgenti di energia e la modalità
in cui essa interagisce con i diversi fattori, in primis l’atmosfera, e vedere come l’energia viene
metabolizzata all’interno del sistema. Le relazioni tra la radiazione incidenti e le componenti del
sistema, in particolare l’atmosfera, sono fondamentali nello spiegare la quantità di energia che
rimane all’interno del sistema Terra – atmosfera. È importante comprendere il senso del bilancio
energetico complessivo della Terra perché ha un effetto fondamentale e spiega il fatto di vivere in
un mondo confortevole. Se paragoniamo Marte, la Terra e Venere vediamo come Marte è
caratterizzato da avere un’atmosfera molto sottile che non permette di trattenere la parte
significativa di ciò che viene riemesso dal corpo del Pianeta. Tutto ciò si traduce in una temperatura
media di Marte di -50°C. Dall’altra parte Venere ha un’atmosfera estremamente densa che è
costituita dal 96% di CO2, avendo quindi un’altissima capacità di trattenere il calore. Tutto ciò si
traduce in una temperatura media di 420°C.

Vediamo, quindi, come la posizione della Terra rispetto al sole, la sua dimensione e la
composizione dell’atmosfera sono fattori fondamentali che giustificano la presenza della vita e di
condizioni ideali con una media di temperature 15°C, le quali corrispondono alla quantità di energia
associata allo spettro di emissione della Terra (288 K) e regola la fluttuazione delle temperature tra
il giorno e la notte. Il budget terrestre, quindi, spiega e giustifica la comfortabilità del pianeta in cui
viviamo.

Tutto ciò che abbiamo menzionato fino ad adesso è possibile grazie alla struttura a strati
dell’atmosfera, con la presenza fondamentale troposfera, ma altro aspetto fondamentale è che i gas
presenti nell’atmosfera interagiscono con la radiazione elettromagnetica riducendo la letalità e gli
effetti negativi legati alle diverse componenti dello spettro elettromagnetiche, in particolar modo le
tipologia di raggi letali per le molecole organiche, che sono quelli che vibrano ad alte frequenze e
trasportano la maggior quantità di energia. Tra questi vi rientrano i raggi gamma e i raggi
ultravioletti, che sono molto penetranti per la loro gran energia associata, in grado di interagire con
le molecole organiche, riuscendo a romperle. Questo spiega, ad esempio, uno dei fenomeni più
importanti degli ultimi anni, ovvero il buco dell’ozono. In pratica, l’interazione dei raggi ad alta
energia ionizza l’ossigeno contenuto nell’atmosfera formando l’ozono O3. La presenza dell’ozono
protegge la Terra dai raggi più incidenti in termini negativi. La scomparsa dell’ozono indebolisce il
livello di protezione della Terra. Associato al buco dell’ozono vi è l’insorgenza di fenomeni di
cecità.

L’atmosfera come detto non è un elemento statico, ma è in costante divenire, ciò significa che
l’atmosfera e le sue caratteristiche e struttura sono regolate da movimenti che sono esemplificati
dalle celle di Hadley. Il movimento dell’atmosfera e la ciclicità del suo funzionamento sono legati
alla disponibilità della radiazione luminosa del sole e della temperatura. Anche in questo caso il
fattore importante è l’asse d’inclinazione della Terra che induce la distribuzione disomogenea
dell’energia e, quindi, si associano temperature più elevate a livello polare. Aumentando la
temperatura delle masse d’aria si induce un sollevamento di esse stesse che mette in moto un
meccanismo di ricambio e ricircolo. Infatti, le masse d’aria si innalzano e cominciano a migrare
verso le aree a minore temperatura per riequilibrare il sistema e progressivamente le masse d’aria,
muovendosi dall’equatore verso i tropici e in direzione polare, si raffreddano e tendono a scendere.
Scendendo, quindi, generano precipitazioni chiudendo il circolo. Infatti, a questo punto le aree
fredde tendono a riscaldarsi ritornando in prossimità delle superficie terrestri. In poche parole, alle
latitudini tropicali l’aria umida e calda sale, quindi migra verso i poli e si raffredda. L’aria che sale
diventa fresca e secca perché il vapore acqueo si condensa in pioggia. In questo modo l’aria fresca e
secca fluisce verso l’equatore per sostituire l’aria che sale.

Le celle di Hadley spiegano perché si utilizzano i radiatori per scaldare l’acqua nelle case, infatti, i
termosifoni generano un flusso che mischia l’aria all’interno delle stanze per determinare il
riscaldamento della stanza. Il fatto che si induca lo spostamento di massa d’aria è associato alla
generazione del vento, manifestazioni legate alla struttura dell’atmosfera, della troposfera, alla
disponibilità della temperatura e ai gradienti di temperatura e di umidità e, quindi, le precipitazioni
e venti sono legati a questa ciclizzazione. Questo spiega, ad esempio, l’insorgenza di fenomeni
critici nelle nostre zone, come i tornadi o le trombe d’aria.

Il Mediterraneo è sempre stato un mare mediamente caldo, ma il cambiamento climatico sta


riscaldando le sue masse d’acqua, generando tali eventi. In effetti, i sistemi di circolazione dell’aria
accumulano così tanta energia che spesso sono utilizzati anche per creare altra energia. Pensiamo ai
mulini a vento e alle turbine. Anche in questo caso, quest’energia alternativa è comunque ricondotta
indirettamente alle radiazioni solari.

2. Litosfera

Come per l’atmosfera, anche la Terra ha una struttura organizzata in strati. In particolare, vi è uno
strato interno o nucleo metallico di nichel e ferro ad alte temperature presente allo stato liquido,
poi vi è il mantello, uno strato roccioso e plastico ricco di ferro e magnesi e la crosta, compreso tra
gli 0 e i 100 km di profondità, ricco di elementi leggeri. La crosta e il mantello superiore sono rigidi
e compongono la litosfera vera e propria, quindi, costituiscono un gradiente di tipo strutturale ma
anche di modalità con cui la struttura si manifesta, ovvero sotto forma rigida o liquidi. La porzione
superiore del mantello al di sotto della litosfera, detta astenosfera, è parzialmente fusa e permette
alla litosfera di “galleggiare” su di essa. In questa struttura, quindi, la parte più esterne è più rigida e
solida, mentre se si va verso l’interno di raggiunge un nucleo interno fuso ad alte temperature.

L’aspetto più rilevante associato alla litosfera è il ciclo delle rocce. Anche in questo caso la
ciclizzazione associata alla genesi e distruzione delle rocce è legata al tema dell’energia e della
temperatura. Si parte dal contributo fondamentale del mantello e delle zone profonde, che sono la
sorgente degli elementi che progressivamente muovendosi dal nucleo verso la superficie si
accumulano e si trasformano. Esistono diverse tipologie di rocce, tra cui le rocce ignee, le rocce
sedimentarie e le rocce metamorfiche.

- Rocce ignee. Rocce formate dalla cristallizzazione del magma.

- Rocce sedimentarie. Formate dall’erosione e la successiva deposizione di frammenti


rocciosi.

- Rocce metamorfiche. Le rocce esistenti, quindi, ignee o sedimentarie possono essere


alterate dalle alte temperature e pressioni causate da processi tettonici.

Le forze fisiche e chimiche determinano un ciclo continuo di generazione, trasformazione e


distribuzione delle rocce. Quando pensiamo alle rocce dobbiamo renderci conto che anche se una
componente non vivente, fa parte di un ciclo. Legato al ciclo delle rocce e, quindi, alla genesi della
parte solida della crosta terrestre vi è anche la dinamica della tettonica delle placche che è la
spiegazione evoluzionistica di alcune dinamiche della Terra.

La struttura a strati con diverse temperature e con caratteristiche diverse del tipo composizionale
della litosfera determina dei gradienti che in qualche modo sono continuamente soggetti ad un
riavvicinamento e allontanamento a cui si associa dei moti e processi di trasformazione. A livello
terrestre, quindi, si ha la deriva dei continenti e i processi di scontro, come ad esempio, l’orogenesi
o la formazione delle fosse oceaniche. Tutto ciò se consideriamo il livello macro; tuttavia, se ci
focalizziamo sullo strato più superficiale (litosfera) è importante capire quali sono i componenti, in
particolare le rocce che gli compongono e le sue caratteristiche. Prima di tutto dobbiamo
differenziare tra minerali e rocce. Un minerale è un composto chimico inorganico presente in
natura con una composizione chimica specifica e una struttura cristallina peculiare, il che significa
che la composizione chimica dipenderà dagli atomi del composto, mentre la struttura cristallina
peculiare è la distribuzione spaziale che gli atomi acquisiscono in relazione alla loro dimensione e
gli orbitali. I minerali a loro volta interagiscono per dar vita alle rocce, con una particolare
composizione chimica con atomi che nel corso dell’evoluzione si sono accumulati. Un esempio, di
minerale è il granito rosa di Baveno. Una roccia è un aggregato solido caratterizzato da una
specifica combinazione di uno o più materiali, dalla dimensione dei cristalli e dal modo in cui i
cristalli sono combinati. Queste informazioni sono importanti per capire quali sono le interazioni tra
la sfera biotica e abiotica, in particolare nel contesto delle produzioni animali e vegetali.
L’analisi dei minerali presenti in un suolo è una procedura di base per capire la potenzialità di un
suolo e determinare. Tra le principali tipologie di rocce:

- Rocce ignee. Rocce formate dalla cristallizzazione del magma quando questo emerge dai
sistemi vulcanici. Troviamo due tipologie di rocce ignee. Sono rocce effusive quelle
derivanti dalla rapida solidificazione di magma ricco (porfido) o povero (basalto) di silicio
alla superficie terrestre. Sono rocce ampiamente utilizzate, anche nel nostro quotidiano e in
architettura. Altra tipologia di rocce all’interno delle rocce ignee sono le rocce intrusive,
derivanti dalla lenta solidificazione di magma ricco (granito) o povero (gabbro) di silicio
all’interno della crosta terrestre. Il granito e la diorite possono andare a costituire delle opere
architettoniche.

- Rocce sedimentarie. Un esempio classico è il calcare. Derivano dall’accumulo o


deposizione di piccole particelle legate ad un processo di sedimentazione. Il calcare deriva
da una continua deposizione di carbonato di calcio, da cui deriva l’alabastro o il travertino.

- Rocce metamorfiche. Come, ad esempio, il marmo, che deriva dalla ricristallizzazione di


minerali carbonati ad alta temperatura e pressione. A seconda dei minerali presenti si
possono assumere colorazioni diverse. Un’altra roccia di tipo metamorfica è lo gneiss, che
deriva dal metamorfismo di rocce granitiche ad alta temperatura e pressione. Queste
condizioni di alte temperature e pressione si creano grazie alla tectonica delle placche.

Di maggior interesse è il passaggio tra il concetto di roccia e quello del suolo. La roccia, dopo
essere stata generata e in funzione delle sue peculiarità della composizione va in contro a processi di
trasformazione. In pratica, l’interazione attiva fra atmosfera e litosfera induce la trasformazione e
supporta la formazione del suolo. Il suolo è una miscela di minerali che provengono dalla roccia,
dall’acqua, dal gas, dalla materia organica e dagli organismi presenti. Il suolo, infatti, non è
unicamente la matrice minerale, per cui non è solo una componente abiotica, ma presenta anche una
componente biotica. Tra i principali fattori che possono influenzare la formazione del suolo vi
rientrano:

- Clima. La temperatura e la disponibilità d’acqua.


- Organismi, in particolare l’attività batterica.
- Rilievo. La struttura si lega a diverse tipologie d’inclinazione. Spesso si parla
dell’orogenesi.
- Il materiale originario. La roccia che vi era disponibile.
- Tempo. Durata dell’esposizione della roccia alle condizioni atmosferica.

Il suolo a sua volta è suddivisibile in strati ben specifici che ci parlano dei suoi processi evolutivi.

- Orizzonte 0. È l’orizzonte superficiale, detto anche orizzonte organico. Rappresenta la


lettiera ed è la zona di maggior interazione fra gli agenti atmosferici e il suolo.

- Orizzonte A. Al di sotto dell’orizzonte 0, in cui avvengono la maggior parte dei processi


legati al ciclo del degrado, quindi, della decomposizione, processo fondamentale nei cicli
dell’energia e della materia.
- Orizzonte B. Orizzonte minerale in cui abbiamo ancora la roccia iniziale che viene
progressivamente esposta ai fattori di trasformazione, anche se in maniera ridotta.

- Orizzonte C. Zona di transizione.

- Roccia madre. Elemento di partenza del processo di trasformazione del suolo ma che si
trova ad una profondità tale da essere è esclusa dai processi di trasformazione e, quindi, dal
processo di formazione del suolo.

I processi della decomposizione sono importanti, ma non così tanto come il tempo. I tempi di
formazione e trasformazione del suolo sono estremamente lenti. La trasformazione degli agenti sul
suolo determina la modificazione della struttura del suolo, soprattutto negli strati 0 e A. Si può,
quindi, effettuare una classificazione del suolo in tre elementi fondamentali:

- Argilla
- Sabbia
- Limo

Questi tre elementi si differenziano in funzione delle particelle che li compongono. La dimensione
delle particelle è fondamentale nel descrivere le proprietà strutturali del suolo, ad esempio, la
coesione, la tessitura o quando in campo si parla di un terreno pesante, asfittico, areato, ecc. Più le
particelle sono fini, più il suolo è compatto, difficilmente idratabile, pesante, argilloso, ecc. Un
sistema sabbioso presenta le caratteristiche opposto. La tipologia del suolo ha un effetto importante
sulla qualità dei prodotti. L’aspetto fondamentale è quello di comprendere l’importanza dei minerali
e delle rocce, la loro trasformazione e ciclo e come da queste si origina il suolo.

Potrebbero piacerti anche