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Capitolo 4 – atmosfera, composizione, struttura e

dinamica
Qual è la composizione dell’atmosfera?
L’atmosfera è l’involucro gassoso che avvolge il nostro pianeta.
Distinguiamo BASSA ATMOSFERA (fino ai 90 km di quota) e ALTA
ATMOSFERA (dai 90 in su):
BASSA ATMOSFERA: composizione chimica costante:
azoto 78% ; ossigeno 21% ; gas nobili (neon, argon, elio) 0,94% ; diossido di
carbonio 0,033%; tracce di gas inquinanti (come la CO2) idrogeno, metano e
ozono e, ovviamente, vapore acqueo (la cui concentrazione è variabile). Anche il
pulviscolo atmosferico è abbondante.
ALTA ATMOSFERA: composizione chimica omogenea:
(dai 90 ai 200 km) azoto e ossigeno molecolari; (dai 200 ai 1100) gas leggeri e
ossigeno in stato monoatomico; (dai 1100 ai 3500) elio; (dai 3500 in su) idrogeno
atomico.

Qual è la struttura dell’atmosfera?


L’atmosfera si costituisce da strati di
densità decrescenti sovrapposte dette
SFERE e da zone di transizione tra
una sfera e l'altra dette PAUSE.
• Il primo strato dell’atmosfera è
la TROPOSFERA, si estende
fino ai 10-12 km circa ed è
ovviamente seguita dalla
TROPOPAUSA.
• Il secondo strato è la
STRATOSFERA, si estende
sino ai 60 km di pausa. Poi la
STRATOPAUSA.
• Il terzo strato è la
MESOSFERA, si estende sino
ai 80-90 km circa, poi la
MESOPAUSA.
• Il quarto strato è la
TERMOSFERA, si estende
sino ai 500 km, ancora la TERMOPAUSA.
• Infine troviamo l’ESOSFERA, il cui limite massimo non è calcolabile in
quanto “sfuma”.
TROPOSFERA:
E’ lo strato più basso e denso. Ospita per la quasi totalità vapore acqueo ed è sede di
perturbazioni meteorologiche. La temperatura diminuisce all’aumentare della quota.
La TROPOPAUSA è spessa circa 2 km ed è sede di velocissime correnti d’aria.

STRATOSFERA:
E’ costituita da gas più rarefatti ma uguali a quelli della Troposfera, a eccezione di
vapore acqueo e e diossido di carbonio che diminuiscono. La temperatura è di circa
-70°C sino ai 20 km, poi aumenta (fenomeno chiamato INVERSIONE TERMICA)
grazie all’ozono che, formandosi, dissociandosi e assorbendo le radiazioni
ultraviolette, acquista energia (questa zona prende il nome di OZONOSFERA).

MESOSFERA:
Il gas è molto rarefatto e aumenta rispetto ad azoto e ossigeno. Non ci sono più
vapore acqueo e azoto. La temperatura continua a diminuire con l’altezza.
Il fenomeno caratteristico è quello delle NUBI NOTTILUCENTI: sottili nuvole
costituite da pulviscolo e cristalli di ghiaccio visibili al crepuscolo in estate.

TERMOSFERA:
Il gas continua a rarefarsi, non ci sono turbolenze e venti.
Il fenomeno caratteristico è quello della TEMPERATURA CINETICA: la
temperatura ai 300 km è di circa 1000°C, ma a temperatura cinetica, non “sensibile”.
Infatti in questa zona non vi è trasferimento di calore poiché, come sappiamo, questo
è generato dagli urti tra le particelle, che però in questa zona sono pochissimi.
Un altro importante fenomeno è quello della IONIZZAZIONE (avviene al di sopra
dei 70-80 km), cioè la trasformazione delle molecole in ioni. La zona interessata,
detta IONOSFERA, influenza la propagazione delle onde radio; in essa si
distinguono infatti 4 strati detti D, F, F1 ed F2, che riflettono onde radio lunghe,
medie, corte e cortissime.
Ancora un fenomeno, quello delle AURORE POLARI (boreali e australi), effetto
della luminescenza di azoto e ossigeno eccitati dalle collisioni con particelle del
vento solare che, attratte dai poli magnetici, penetrano nell’atmosfera.

ESOSFERA:
E’ il “confine”. Le temperature continuano ad aumentare sino a toccare i 2000°C
(sempre temperatura cinetica). La densità ha valori minimi. Alcune particelle sono
attratte dalla terra, altre invece si disperdono dello spazio.
Anche qui è possibile vedere il fenomeno delle già citate aurore polari, grazie alle
FASCE DI VAN HALLEN, in cui le particelle del vento solare, catturate dal campo
magnetico terrestre, si dispongono in due zone “ad anello”.
Qual è il bilancio radiativo ed energetico della terra?
Al limite superiore dell’atmosfera giungono circa 1366 W per ogni m2 di superficie;
questo fenomeno è detto IRRADIANZA SOLARE.
Ma quanta energia arriva davvero sulla terra? Iniziamo a calcolare.
a) Solo metà della terra è esposta al sole, per cui l’irradianza si dimezza: 1366:2=683.
b) poiché la terra è sferica, solo le aree vicino all’equatore sono perpendicolari ai
raggi in arrivo, per cui si dimezza ancora. 683:2=341,5.
Quindi l’irradianza è circa un quarto di quella iniziale (circa 340 W).
Di questa energia i gas dell’atmosfera ne assorbono il 16%, le nubi il 2%, la
riflessione solare il 23%, il vapore acqueo il 7%.
Arriva in pratica sulla terra il 52% di energia (RADIAZIONE GLOBALE). Ma
poiché anche la superficie terrestre riflette il 4% dell’energia, ne rimane il 48%
(RADIAZIONE EFFETTIVA).
La terra riemette nuovamente questa energia (RADIAZIONE TERRESTRE) sotto
forma di onde elettromagnetiche che tuttavia, grazie all’intercettazione dell’infrarosso
termico, lo rimanda sulla terra (CONTRORADIAZIONE ATMOSFERICA). Il
fenomeno è noto come EFFETTO SERRA, che mantiene il nostro pianeta a
temperatura media (15°C). Grazie ad esso solo il 18% dell’energia è disperso nello
spazio, per cui la terra ha un BILANCIO RADIATIVO GLOBALE DEL 30%. La
terra, aiutata dalle piante e dall’evapotraspirazione (l’evaporazione di tutte le acque
che si trovano sulla terra), riesce a mantenere un equilibrio termico costante:
sommando RADIAZIONE TERRESTRE + CALORE LATENTE + CALORE
SENSIBILE si ottiene un bilancio energetico globale nullo, quindi la terra non si
riscalda e non si raffredda.
N.B.
CALORE LATENTE: energia che si libera nei processi di condensazione (nubi,
nebbia)
CALORE SENSIBILE: energia che si libera dal suolo o dal mare e sale in quota.
Da cosa dipende la Temperatura dell’Aria?
1) INCLINAZIONE DEI RAGGI SOLARI: al crescere della latitudine, l’angolo
che i raggi solari formano con la superficie terrestre diminuisce (inversamente prop.).
In effetti ai poli la temperatura è inferiore rispetto che all’equatore, e in inverno vi è
più freddo che in estate.
2) ALTITUDINE: al crescere della quota la temperatura dell’aria diminuisce
(inversamente prop.).
Questo dipende sia dal fatto che la fonte primaria di calore per l’aria è la terra sia
perché, negli strati più bassi della troposfera l’aria è più densa e quindi assorbe
meglio le radiazioni termiche rispetto a strati più alti.
3) PRESENZA DI BACINI MARINI: una grande massa d’acqua ha un’elevata
capacità termica (direttamente prop.). Questo avviene perché l’acqua ha un calore
specifico (capacità di fare aumentare di 1°C la temperatura di 1kg di una sostanza)
cinque volte più alto di quello delle rocce.
In effetti nelle città marine in inverno il clima è molto più mite.
4) ESPOSIZIONE TOPOGRAFICA): più una città è esposta alla luce, più è calda e
viceversa (direttamente prop.).
5) IL TIPO DI TERRENO E LA VEGETAZIONE: il tipo di terreno influenza la
temperatura.
In effetti le zone ricche di piante, poiché fotosintetiche, sono quelle più umide.
6) NUVOLE E PULVISCOLO: le nubi e il pulviscolo trattengono radiazioni
termiche tanto in entrata quanto in uscita.
In effetti, in inverno, se il cielo è molto nuvoloso la temperatura si abbasserà di meno.
7) URBANIZZAZIONE: l’asfalto e gli edifici trattengono più calore delle
campagne.

Quali sono le misure e le carte utilizzate?


Le temperature subiscono delle variazioni in brevi e lunghi periodi; indichiamo con
CICLO DIURNO le oscillazioni giornaliere, con CICLO MENSILE quelle,
appunto, mensili e con CICLO ANNUALE quelle annuali.
La temperatura minima giornaliera si registra all’alba, quella massima verso le 14/15
del pomeriggio. Dalla media tra le due si ottiene la TEMPERATURA MEDIA
GIORNALIERA (o, a seconda, mensile o annuale).
L’ESCURSIONE TERMICA è la differenza tra la temperatura minima e quella
massima. Per esempio, l’escursione minima giornaliera si ha nelle calotte polari,
quella massima ai tropici.
Attraverso le CARTE DELLE ISOTERME è possibile visionare la distribuzione
della temperatura, attraverso le CARTE DELLE ISODIAFORE quella delle
escursioni termiche.
Cos’è e da cosa dipende la pressione atmosferica?
Per PRESSIONE ATMOSFERICA intendiamo il peso che l’aria esercita sulla
superficie terrestre. E. TORRICELLI, nel 1643, ne dimostrò l’esistenza e riuscì a
misurarla: il peso esercitato dall’atmosfera su 1cm2 di superficie era pari al peso di
una colonnina di mercurio alta 760 m.
Per misurare la pressione si utilizza il BAROMETRO A MERCURIO; si parla di
pressione normale quando il suo valore è di 760 mmHg. Se il valore è inferiore
avremo la bassa pressione, se superiore l’alta pressione.
La pressione atmosferica dipende:
1) L’ALTITUDINE: al crescere dell’altitudine la pressione diminuisce. L’aria degli
strati più alti della troposfera, infatti, è più rarefatta. Le particelle sono meno
compatte, indi per cui tendono a disperdersi nello spazio più facilmente. A bassa
quota, invece, avviene ,’esatto contrario.
2) LA TEMPERATURA: l’aumento della temperatura provoca una diminuzione
della densità dell’aria, e quindi anche della pressione. Per questo al mare la pressione
è bassa.
3) L'UMIDITÀ’ ATMOSFERICA: all’aumentare dell’umidità la pressione
diminuisce. Questo avviene perché l’aria calda e umida tende a salire verso l’alto
(densità minore), mentre quella fredda e secca tende a scendere verso il suolo (densità
minore).

Cosa utilizziamo per visionare la pressione a livello geografico?


Per visionare la distribuzione della pressione a livello geografico, utilizziamo la CARTA
DELLE ISOBARE (linee chiuse e concentriche), ovvero una carta che registra le
variazioni di pressione per mezzo delle:
AREE ANTICICLONICHE: aree in cui la pressione indicata dalle isobare aumenta
cronologicamente dall’esterno verso l’interno (con pressione più alta all’interno, appunto);
AREE CICLONICHE: aree in cui la pressione indicata dalle isobare aumenta
cronologicamente dall’interno verso l’esterno (con pressione più alta all’esterno, appunto).
Lo studio delle isobare consente anche di definire il gradiente barico:

differenza di pressione tra due punti


GRADIENTE BARICO : ---------------------------------------------
distanza tra due punti

Una CARTA METEOROLOGICA fornisce un’indicazione immediata del gradiente


barico: più le isobare sono ravvicinate, più il GRADIENTE BARICO è maggiore.
Cosa sono i venti?
I VENTI sono masse d’aria che si spostano da zone anticicloniche a zone cicloniche
(da zone ad alta pressione a zone a bassa pressione). Questo avviene perché nelle
zone anticicloniche l’aria è più densa e tende a dirigersi verso quelle cicloniche in cui
l’aria leggera tende invece a salire verso l’alto.
I venti si muovono in sostanza nella direzione del gradiente barico.
E’ così che si formano i VENTI PLANETARI, in particolare, a seconda degli
spostamenti che compiono, :
1) I VENTI REGIONALI PERIODICI: ad esempio i MONSONI: sono venti tipici
Asiatici, Africani e Australiani. Possono viaggiare dai 35 ai 70 km orari sopra i
3000m di quota. I monsoni estivi sono ricchi di aria umida, quelli invernali sono
ricchi di aria fredda e secca: è per questo che nelle zone in cui scaricano (India) si
distinguono 6 mesi di umidità e 6 di siccità.
2) I VENTI LOCALI PERIODICI: ad esempio le BREZZE: sono venti che
spirano lungo le zone costiere invertendo il la direzione. E’ a causa delle brezze che
di giorno la spiaggia è calda e il mare è freddo mentre la sera avviene l’esatto
contrario.
3) I VENTI LOCALI VARIABILI: ad esempio quelli del MEDITERRANEO: per
le nostre regioni sono venti importanti il libeccio e lo scirocco, provenienti
dall'Africa; il maestrale e la tramontana, provenienti dal nord-ovest e la bora, da cui
Trieste è spesso colpita.

Da cosa dipendono la direzione e la velocità del vento?


La velocità del vento si misura in anemometri e si esprime in km/h. I venti vengono
tradizionalmente classificati in base alla SCALA DI BEAUFORT.
La direzione del vento dipende invece da:
1) GRADIENTE BARICO;
2) L’EFFETTO DI CORIOLIS: la forza di Coriolis fa uscire i venti dalle zone
anticicloniche ruotando in senso orario, da quelle cicloniche ruotando in senso
antiorario. E’ massimo ad elevate altitudini e decresce verso l’equatore.
3) L’ATTRITO CON IL SUOLO: è massimo per i venti che spirano in prossimità
della superficie terrestre, minimo ad alte quote.
I modelli “TERMICO” e “DINAMICO”
A livello del suolo, esistono sulla terra fasce di
bassa pressione e alta pressione alternate.
Troviamo infatti le BASSE PRESSIONI
SUBPOLARI e quelle EQUATORIALI, e
troviamo anche le ALTE PRESSIONI
TROPICALI.
Le zone di passaggio tra alte pressioni tropicali e
basse pressioni equatoriali sono caratterizzate dalla
presenza dei venti ALISEI AUSTRALI e
BOREALI, che migrano verso l’equatore.
FASE1
- Questo MODELLO CLASSICO spiega i
movimenti generali presenti nell’atmosfera
sostenendo che quest’ultima è determinata dal riscaldamento disomogeneo delle varie
aree terrestri. Si formerebbero 3 celle convettive:
1) CELLA DI HADLEY: l’aria calda e umida sale verso la troposfera, qui si
raffredda e perde l’umidità, quindi comincia a scendere riscaldandosi e formando i
venti alisei.
2) CELLA DI FERREL: l’aria fredda proveniente dai poli sale verso la troposfera,
quindi comincia a scendere formando i venti occidentali.
3) CELLA POLARE: l’aria tiepida sale verso la troposfera, si dirige verso il polo,
quindi si raffredda e comincia a scendere formando il vento polare.
FASE 2
- Secondo le teorie più recenti, invece, la
pressione atmosferica è determinata dallo spessore
che la troposfera ha alle diverse latitudini
(MODELLO TERMICO)
Esistono quindi 3 correnti:
1) CORRENTI OCCIDENTALI: spirano da
ovest a est; la velocità varia a seconda dell’altezza;
2) CORRENTI ORIENTALI: spirano da est a
ovest;
3) CORRENTI A GETTO: sono le correnti
occidentali più intense. Ce ne sono 2 per ogni
emisfero, una compresa tra i 45° e i 60° e una tra i
25° e i 30°.
FASE 3
– In seguito fu scoperto che la corrente poteva avere, oltre che cicli di
andamento rettilineo, anche cicli di andamento ondeggiante. Si poteva quindi
supporre ancora una volta un nuovo modello, il MODELLO DINAMICO, a favore
della tesi che i fenomeni avvenuti a bassa quota dipendessero non da quelli del suolo,
ma da quelli verificatasi ad alta quota.
Capitolo 5 – i fenomeni meteorologici
Solo lo 0,001% dell’acqua presente nel nostro pianeta è sottoforma di gas. Il vapore
acqueo si origina dall’evaporazione dei bacini acquatici e dalla traspirazione delle
piante. Poi, una volta trasformatosi in pioggia, scende nuovamente sul suolo
completando il cosiddetto “ciclo dell’acqua”.
L’UMIDITA’ ASSOLUTA è la quantità di vapore acqueo contenuta in un metro
cubo di aria. Più la temperatura è alta, più vapore acqueo può essere contenuto (il
massimo che può contenere è detto limite di saturazione).
L’UMIDITA’ RELATIVA è il rapporto tra il vapore effettivamente presente nel cubo
e quello che potrebbe essere contenuto. Varia a seconda della latitudine, delle stagioni
e dell’altitudine.
IL PUNTO DI RUGIADA è il punto in cui l’acqua, diventata satura di vapore
acqueo, condensa.
Quando l’acqua arriva al punto di rugiada può avvenire la CONDENSAZIONE (da
gas a liquido) o il BRINAMENTO (da gas a solido). Il passaggio avviene certamente
se sono presenti i NUCLEI DI CONDENSAZIONE, ovvero particelle piccolissime
alle quali si aggregano le molecole dell’acqua. In assenza di queste ultime l’aria
diventa SOPRASSATURA e si può generare la GRANDINE.

Rugiada, brina e nebbia


Rugiada, brina e nebbia si formano quando condensa e brinamento avvengono
direttamente sul suolo.
La RUGIADA è costituita da gocce d’acqua piccolissime che bagnano il suolo;
la BRINA è costituita da cristalli di ghiaccio e si può formare o per il congelamento
delle goccioline di rugiada oppure direttamente;
la NEBBIA è costituita, così come le nubi, da piccole goccioline di acqua sospese
nell’aria sature di vapore. Tuttavia le goccioline che compongono la nebbia sono
molto meno dense e meno grandi rispetto a quelle delle nubi, e si formano in modi
diversi:
1) NEBBIE DA IRRAGGIAMENTO: si formano di notte quando la temperatura del
suolo diminuisce bruscamente e fa raffreddare l’aria che si trova sopra di esso.
2) NEBBIE DA AVVEZIONE: si formano quando il vento porta aria calda e umida
sopra un territorio freddo.
Le nubi
Anche le nubi sono costituite da goccioline d’acqua e, oltre a queste, da cristalli
aghiformi di ghiaccio. Anche esse sono sospese.
Esistono una 10ina diversa di tipologie di nubi, ma si possono dividere in 3 gruppi
principali:
1) STRATI: distese di nubi grigie di basso spessore; possono dare origine a leggere
piogge;
2) CIRRI: si trovano ad alta quota e sono principalmente costituite da cristalli di
ghiaccio; sono molto sottili e non riescono a nascondere il sole;
3) CUMULI: nuvole che possono avere un notevole sviluppo verticale; hanno grandi
dimensioni.
Quando una nuvola è portatrice di pioggia, viene definita NEMBO.
Le nubi si formano per raffreddamento:
1) RAFFREDDAMENTO CONVETTIVO: il suolo riscalda una massa d’aria
fredda che sale verso l’alto. Poiché l’aria circostante è più fredda, continua a salire,
formando delle nubi verticali;
2) RAFFREDDAMENTO CICLONICO: una corrente di aria fredda si incunea
sotto una più calda costringendo la prima a salire verso l’alto raffreddandosi. Si
formano delle nubi orizzontali;
3) RAFFREDDAMENTO OROGRAFICO: quando un vento umido incontra una
catena montuosa deve salire di quota per superare il dislivello, raffreddandosi. Crea
così nubi irregolari.

La pioggia e la neve
Pioggia e neve si verificano attraverso:
1) LA SUBILMAZIONE: le nubi con temperature inferiori ai -5°C sono costituite
principalmente da aghetti di ghiaccio. Il vapore acqueo presente nella nube sublima
intorno ad esse rendendole sempre più pesanti, così che scendano sottoforma di
pioggia. Se la temperatura nella discesa dovesse essere inferiore a 0, si creerebbe la
neve.
2) LA COALESCENZA: mentre le goccioline cadono, inglobano man mano
goccioline più piccole acquisendo peso e divenendo, quindi, pioggia.

La grandine
La GRANDINE si forma grazie agli aghetti sul lato più alto della nube. Man mano
che la attraversano si legano ad altri aghetti di ghiaccio, divenendo grandine. Grazie
alle correnti ascensionali, inoltre, gli aghetti scendono, ma riescono anche a risalire e
poi a riscendere nuovamente.
Il regime pluviometrico
Il REGIME PLUVIOMETRICO indica l’andamento delle precipitazioni nel corso
di un anno in una regione. Può essere rappresentato per mezzo di diagrammi e carte,
in cui sono tracciate le ISOIETE.
Possiamo distinguere 4 aree terrestri con 4 regimi diversi.
1) REGIME EQUATORIALE: piogge elevate distribuite nel corso dell’anno;
2) REGIME TROPICALE: pioggia quasi esclusivamente nel periodo estivo;
3) REGIME TEMPERATO: piogge uniformemente distribuite, più concentrate
nelle zone marittime che continentali;
4) REGIME POLARE: scarse piogge, abbondanti nevicate.

Le perturbazioni atmosferiche
Le PERTURBAZIONI ATMOSFERICHE hanno meccanismi di formazione
diverso a seconda della zona. In particolare distinguiamo 2 tipi di cicloni:
I CICLONI TROPICALI: insieme alle DEPRESSIONI TROPICALI (piogge
medio forti-venti fino ai 63km/h) e alle TEMPESTE TROPICALI (piogge forti-
venti fino ai 90km/h), sono perturbazioni fortissime caratterizzate da venti che
spirano sino ai 118km/h. Lo sviluppo di un ciclone tropicale avviene in seguito al
riscaldamento delle masse d’aria entrate a contatto con la superficie del mare.
Raggiungendo temperature di 28°C circa, salgono lungo la troposfera con un
movimento prodotto dalla rotazione terrestre, fino a che, raffreddandosi arrivando in
quota, provoca la condensazione del vapore acqueo. Quando questo scende verso il
basso, diminuisce tantissimo la pressione e si forma l’OCCHIO DEL CICLONE.
Un vero e proprio vortice, insomma, che possedendo il moto della traslazione, si
sposta da una zona all’altra tendendo sempre verso le coste. Si formano ovviamente
in estate.
Anche i tornado sono cicloni potentissimi, capaci di far esplodere palazzi (differenza
di pressione dentro-fuori) e di trasformare piccoli oggetti in violentissimi proiettili.
I CICLONI EXTRATROPICALI: avvengono nel momento in cui due masse d’aria
con caratteristiche diverse (FRONTI) si incontrano. I fronti possono essere:
1) FRONTE FREDDO: una massa di aria fredda occupa un territorio
precedentemente occupato da una calda. Si incunea sotto di essa e la costringe a
risalire verso l’alto, dando origine alle nubi che danno origine alle precipitazioni;
2) FRONTE CALDO: una massa di aria calda occupa un territorio precedentemente
occupato da una fredda. Così sale sopra quella fredda e inizia a raffreddarsi
lentamente, dando origine a piogge deboli.
3) FRONTE OCCLUSO: un fronte freddo, più veloce, raggiunge un fronte caldo. E’
dal fronte occluso che nascono i cicloni, poiché le masse d’aria prendono il
movimento rotatorio.
Capitolo 6 – Il clima
Elementi e fattori del clima
IL TEMPO METEOROLOGICO: ogni zona della terra è caratterizzato da
condiioni meteorologiche momentanee: presenza di nubi o ciel sereno, afa o forte
vento;
IL CLIMA: l’insieme delle condizioni meteorologiche registrate nell’arco di lunghi
periodi che si mantengono più o meno costanti.

La CLIMATOLOGIA studia il clima distinguendo:


ELEMENTI DEL CLIMA: proprietà misurabili dell’atmosfera: temperatura,
umidità, piovosità, pressione ecc.;
FATTORI DEL CLIMA: di natura geografica, astronomica o biologica:
1) LATITUDINE: è possibile suddividere il pianeta in 5 fasce climatiche, che si
differenziano l’una dall’altra poiché i raggi solari colpiscono la terra con inclinazioni
differenti, per cui varia anche l’illuminazione. Ecco spiegato il fenomeno delle
stagioni.
2) ALTITUDINE: più il luogo è alto minore è la temperatura e la pressione; aumenta
la vegetazione e la percentuale di piovosità;
3) DISTRIBUZIONE DEI MARI: l’acqua assorbe molta energia solare e, avendo
un calore specifico elevato, mitiga il clima;
4) CORRENTI MARINE: se in una zona sono trasportate correnti calde il clima
della zona sarà mitigato e viceversa;
5) PRESENZA DI CATENE MONTUOSE: come già detto nell’unità 5, quando le
nubi devono attraversare una montagna sono costrette a salire in quota
raffreddandosi. Questo comporta ovviamente un aumento di umidità e piovosità;
6) ESPOSIZIONE TOPOGRAFICA: una zona più esposta al sole si mantiene più
calda, una meno esposta, invece, molto umida;
7) COPERTURA VEGETALE: essendo organismi fotosintetici, assorbono energia
solare e abbassano le temperature; inoltre boschi e foreste, cioè agglomeramenti di
alberi, traspirando contemporaneamente rendono l’aria molto umida.
I biomi
Il clima influenza la vita dei propri esseri viventi, ma in generale le piante sono
vincolate al terreno, mentre gli animali possono migrare verso ambienti più adatti alle
loro caratteristiche.
Distinguiamo piante
MEGATERME (crescono sopra i 20°);
MESOTERME (tra i 15° e i 20°);
MICROTERME (tra gli 0° e i 15°);
ECHISTOTERME (sotto gli 0°);
ELIOFILE (bisognose di illuminazione);
SCIAFILE (bisognose di ombra).
Anche il terreno deve avere particolari caratteristiche, sia chimiche sia a livello di
umidità. Distinguiamo ancora:
IGROFITE (vivono in ambienti molto umidi);
MESOFITE (mediamente umidi);
XEROFITE (aridi);
TROPOFITE (alternanza di siccità e piogge violente).

Le ASSOCIAZIONI VEGETALI o ANIMALI sono agglomerazioni di specie


diverse che però vivono in ambienti con caratteristiche indispensabili a tutti.
Insieme costituiscono i BIOMI, che possono essere naturali, agricoli e urbani.

La classificazione dei climi


esistono numerosi tipi di classificazione dei climi:
1) LA CLASSIFICAZIONE DI TIPO QUANTITATIVO: si basa su caratteristiche
oggettive (misurabili) di quel tipo di clima, come temperatura, pressione, umidità ecc;
2) LA CLASSIFICAZIONE DI TIPO ZONALE: i climi sono suddivisi in base alla
latitudine;
3) LA CLASSIFICAZIONE SU INDICI SPECIFICI: si basa su caratteristiche
variabili della zona; come la distanza dal mare, l’escursione termica, la piovosità ecc;
4) LA CLASSIFICAZIONE DI TIPO GENETICO: cerca di risalire alle cause di un
determinato clima e agglomera tutti i climi nati a causa di una determinata
motivazione.

La classificazione che utilizziamo maggiormente è quella di KOPPEN, che


suddivide i climi in 5 classi (divise a loro volta in tipi) caratterizzate da biomi
differenti.
CLIMI UMIDI (1)
1) FORESTA PLUVIALE: temperature elevate, escursione termica ridotta (2°), piogge
frequentissime, assenza di aridità.
Bioma caratteristico: FORESTA PLUVIALE (alberi sempreverdi fittissimi; insetti, rettili,
scimmie).
2) CLIMA DELLA SAVANA: temperature elevate, escursione termica media (non oltre i 10°),
piogge elevate, 3 mesi di aridità.
Bioma caratteristico: SAVANA (erbe alte, alberi isolati, piante che vivono in acque salate;
mammiferi erbivori, scimmie, uccelli, rettili).
3) CLIMA MONSONICO: temperature elevate (con presenza di monsoni), escursione termica
media, piogge in estate, secchezza in inverno.
Bioma caratteristico: GIUNGLA (alberi di teak e di bambù).
CLIMI ARIDI (2)
1) DESERTICI CALDI: temperature altissime di giorno e bassissime di notte, escursione termica
elevatissima, piogge mai (presenza di poche oasi), aridità elevatissima.
Bioma caratteristico: DESERTO (pochissima vegetazione dalle radici molto profonde).
2) DESERTICI FREDDI: escursione termica elevatissima.
3) CLIMI PREDESERTICI: si trovano ai confini del deserto e sono leggermente più mitigati.
CLIMI MESOTERMICI (3)
1) CLIMA SINICO: temperature medie, escursione termica normale (si distinguono le 4 stagioni),
piogge in estate, secchezza invernale.
Bioma caratteristico: FORESTA SUB-TROPICALE (sempreverdi)
2) CLIMA MEDITERRANEO: temperature medie, escursione termica normale (si distinguono le
4 stagioni), piogge poche, aridità poca.
Bioma caratteristico: MACCHIA MEDITERRANEA (arbusti; cinghiali, volpi, lepri, istrici ecc.).
3) CLIMA TEMPERATO FRESCO-UMIDO: temperature medie, escursione termica normale,
piogge abbondanti sulle coste e in estate, secchezza invernale.
Bioma caratteristico 1: FORESTA DI LATIFOGLIE (querce, betulle, faggi, felci, muschi,
conifere).
Bioma caratteristico 2: PRATERIA E BRUGHIERA (nelle zone più fertili).
CLIMI MICROTERMICI (4)
1) CLIMA FREDDO-UMIDO: temperature basse, escursione termica alta, piogge tutto l’anno (in
particolare d’estate), aridità no.
Bioma caratteristico: STEPPA (terreno predisposto a colture; orsi, lupi, marmotte e talpi)
2) CLIMA FREDDO-SECCO: temperature bassissime (-50°), escursione termica molto alta,
piogge scarse, secchezza elevata, gelo.
Bioma caratteristico: FORESTA DI CONIFERE (conifere e sempreverdi; mammiferi con
pelliccia).
CLIMI NIVALI (5)
1) CLIMA SUBPOLARE: temperature bassissime, escursione termica poca, piogge scarse, gelo.
Bioma caratteristico: TUNDRA (uccelli migratori, mammiferi con pelliccia).
2) CLIMA POLARE: temperature bassissime, escursione termica bassa, ghiaccio persistente.
Bioma caratteristico: TUNDRA (raramente muschi e licheni, mammiferi con pelliccia).
Le variazioni climatiche
La PALEOCLIMATOLOGIA, cioè la scienza che studia i climi del passato, ha
permesso di ricostruire la cronologia climatica sulla Terra dopo l’ultima glaciazione.
Grazie allo studio degli isotopi dell’ossigeno (O16 e O18), dei pollini, degli anelli di
accrescimento degli alberi e dei ghiacciai è stata possibile questa ricostruzione:
a) la glaciazione si concluse 10.000 anni fa;
b) tra gli 8000 e i 4000 anni fa il clima divenne stabile con alte temperature che
sciolsero i ghiacciai e aumentarono il livello del mare;
c) varie oscillazioni climatiche sino alle temperature medioevali medio-alte, poi un
periodo freddo, poi nuovamente caldo;
d) gli ultimi decenni del 19esimo secolo il clima era molto simile a oggi.

Effetto serra e inquinamento climatico


L’EFFETTO SERRA mantiene i valori climatici dell’atmosfera relativamente alti,
compatibili con la sopravvivenza. Come abbiamo già visto in precedenza, la
superficie terrestre riflette i raggi solari, ma non solo: essa infatti assorbe parte della
luce e le ri-immette nell’atmosfera sottoforma di radiazioni.
Mentre le onde corte entrano e poi ri-escono come onde lunghe, alcuni gas, detti
GAS SERRA (vapore acqueo, metano e diossido di carbonio C02) entrano e non
escono più, riflettendosi costantemente sulla superficie.
l’elevata concentrazione di C02 prodotta quotidianamente (industrie, scarichi delle
automobili ecc) però danneggia questo equilibrio, poiché il quantitativo è talmente
elevato che, tra 50-100 anni potrebbe portare ad un notevole aumento della
temperatura (+2° o più) danneggiando gli ecosistemi.
E’ per questo che nel 1997 fu redatto il PROTOCOLLO DI KYOTO, firmato da più
di 180 paesi del mondo.

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