L’Atmosfera ambiente attraverso il quale c’è il continuo scambio di materia tra la componente idrica e le terre
emerse. Involucro aereo forme che avvolge il nostro pianeta, trattenuta ad esso grazie alla forza di gravità.
La distribuzione dei gas nell’atmosfera non è omogenea: composizione dell’atmosfera: 78% azoto
21% ossigeno
1% altri gas che servono da schermi:
anidride carbonica energia termica irradiata dal suolo;
ozono radiazioni solari (raggi ultravioletti);
vapor acqueoenergia termica irradiata dal suolo
pulviscolo radiazioni solari
Stratosfera Le componenti gassose rimangono fra loro in proporzioni costanti e si distribuiscono secondo il loro peso
molecolare. Qui appaiono nubi sottili e iridescenti (nubi madreperlacee). Nella stratosfera è presente uno strato di
ozono (ozonosfera); qui la temperatura aumenta di 1-3 °C ogni 1 km e c'è una concentrazione di ozono (O3) formatosi
dalla scissione di molecole biatomiche di ossigeno.
Mesosfera è caratterizzata da una accentuata rarefazione degli elementi gassosi. Qui la temperatura giunge ai - 80 °C.
A questa quota si osservano le nubi nottilucenti costituite da cristalli di ghiaccio
Termosfera o Ionosfera è una zona ricca di particelle ionizzate che si lascia attraversare solo dalla luce visibile e dalle
onde radio.
Aurore polari: boreali (nord equatore) e australi (sud equatore) a seconda di dove ci troviamo. Le particelle di gas che
si trovano sospese in questo strato sono attratte dai poli magnetici della Terra e quindi producono le aurore polari.
Esosfera è l'ultimo strato, oltre il quale ormai siamo già nello spazio esterno. Le particelle di gas che la costituiscono
sono molto rarefatte e hanno velocità enormi, questo perché la temperatura arriva ai 2000 ° C (temperatura cinetica).
Temperatura dell’atmosfera L’energia che riscalda l’atmosfera deriva, direttamente e indirettamente, dal sole (onde
elettromagnetiche). Questa energia si distribuisce in modo diverso sulla superficie terrestre e varia in rapporto:
1. alla forma sferica della Terra (latitudine);
2. all’alternarsi del giorno e della notte (moto di rotazione);
3. all’ alternarsi delle stagioni (moto di rivoluzione)
La quantità totale di radiazione che raggiunge la Terra può dirsi costante.
I raggi del sole sono rettilinei e colpiscono la superficie nello stesso modo, ma con angoli di inclinazioni differenti
motivo per il quale la temperatura viene percepita in maniera diversa.
Bilancio termico, equilibrio energetico La terra è colpita direttamente dal sole, riscaldata da un flusso in entrata ma
che è incapace di restituire energia, poiché le radiazioni solari sono di tipo luminoso ed elettromagnetico che
colpiscono la terra, vengono assorbite dalla superficie mentre un’altra viene restituita.
Poiché l’atmosfera è piuttosto trasparente nei confronti della radiazione solare (onde corte) e maggiormente
assorbente nei confronti della radiazione terrestre (onde lunghe), essa viene riscaldata più dal basso verso l’alto che
viceversa. La differenza tra la radiazione solare in entrata e quella terrestre in uscita costituisce il bilancio termico (o
bilancio radiativo) del pianeta
100% radiazioni solari:
50% energia assorbita dalla superficie terrestre
50% energia restituita albedo (frazione di luce o, più in generale, di radiazione solare incidente che è riflessa in tutte
le direzioni. Essa indica dunque il potere riflettente di una superficie). diffusa dall’atmosfera (5%), riflessa dalla
superficie terrestre (3%), riflessa dalle nubi (22%), assorbita dall’atmosfera e dalla nubi (20%).
Effetto serra: teca ricoperta da vetro che fa si che i raggi solari penetrino all’interno. Alcuni di questi riescono a
trasferirsi all’interno e vengono assorbiti dalle piante, vengono restituiti nell’ambiente della serra e poi in parte
recedute verso l’esterno. Questo processo di assorbimento, mantenimento e restituzione dei raggi solari, avviene
anche in atmosfera: i gas contenuti nell’atmosfera agiscono come la copertura di una serra: l’atmosfera è trasparente,
i raggi solari passano attraverso lo strato dell’atmosfera composta da gas serra, la terra restituisce queste radiazioni
con onde lunghe (riscalda dal bassa), le radiazioni solari sono assorbite dai gas atmosferici e riscaldano la toposfera,
generando l’effetto serra.
Se non ci fosse la temperatura della Terra sarebbe molto più bassa, poiché i raggi verrebbero restituiti in maniera
maggiore. Però l’effetto serra si è amplificato e ha portato un innalzamento delle temperature globali
Surriscaldamento globale: a un costante aumento della temperatura, negli ultimi 30 anni si è verificata un’impennata
della temperatura decenni più caldi. Protocolli internazionali che danno un limite massimo di 2 gradi che non va
superata per limitare il surriscaldamento globale, o l’innalzamento dei livelli dei mari, fusione dei ghiacciai…
Lo stato della troposfera in un dato momento e in una data località si chiama tempo meteorologico ed è determinato
soprattutto da tre elementi:
1. temperatura si misura con il termometro;
temperatura massima, minima e media giornaliera;
escursione termica giornaliera;
temperatura media mensile;
temperatura media annua;
escursione termica annua.
2. umidità si misura con l’igrometro umidità relativa.
3. pressione si misura con il barometro alta e bassa pressione.
La temperatura è un parametro sempre tenuto sotto controllo, insieme a umidità e pressione. Tutto ciò caratterizza
le previsione del tempo meteorologico di una regione (differente del clima di una regione, per parlare di condizioni
climatiche bisogna misurare questi fattori in tempi più lunghi e non giornalieri).
Distribuzione delle temperature sulla Terra Le isoterme linee che uniscono tutti i punti che hanno la stessa
temperatura.
Le nubi
1* il danneggiamento della
vegetazione,
2* il decadimento dei materiali da
costruzione (anche sull’arte, sculture),
3* i laghi diventano acidi…
La pressione atmosferica Esprime rapporto tra il peso dell’aria e la superficie su cui essa grava. È la forza esercitata su
una superficie unitaria dal peso della colonna d’aria sovrastante. Dipende da vari fattori geografici ed elementi
meteorologici. Le differenze di pressione da luogo a luogo sono responsabili dei movimenti delle masse d’aria (i venti)
e rappresentano uno dei fattori più significativi delle previsioni del tempo atmosferico.
Dunque è il rapporto tra aria e superficie. Essa non è costante ma ci sono delle variante: luogo, momento della
giornata, venti…
La pressione diminuisce all’aumentare:
1. dell’altitudine diminuisce il peso dell’atmosfera sovrastante.
2. della temperatura dell’aria l’aria quando si riscalda tende a espandersi e a salire; quando si raffredda tende
invece a contrarsi e a scendere. Dunque, l’aria quanto più si scalda diventa leggera e sale, quando incontra gli
strati più alti va a raffreddarsi, si appesantisce quindi riscende.
3. della quantità di vapor acqueo (umidità) presente nell’aria (l’aria secca è più leggera)
Si creano differenze di pressione tra luogo e luogo della terra, responsabili dei movimenti dei venti (forme di
compensazione che si hanno tra zone di alta e bassa pressione per ricostruire un equilibrio.
Pomeriggio: il rapido riscaldamento della terra produce condizioni di bassa pressione, richiamando l’aria delle
alte pressioni che invece si trovano sul mare. Si crea un primo movimento: dalla zona di alta pressione del mare alla
bassa pressione della terra.
Notte: processo inverso: il movimento dell’aria spira nel verso opposto poiché l’aria sulla terra si raffredda più
velocemente rispetto al mare. si creano delle zone di alta pressione nella parte continentale e delle zone di bassa
pressione in quella marina. Il vento quindi spira nel verso opposto.
Parliamo quindi di brezza di mare e brezza di terra (particolarmente attive nella zona intertropicale durante tutto
l’anno o anche nelle regioni temperate durante l’estate).
Scala più ampia 2) I venti periodici: i monsoni
Estate: monsone estivo, carico di umidità. Si parte da una situazione dove, l’aria è più fresca e la pressione è alta. I
venti attingono molto vapore acqueo dall’oceano e, attraverso forti piogge portano ad un abbassamento della
pressione e ad un aria più calda.
Inverno: monsone inverale, secco. La zona centrale del continente si raffredda, crea una zona anticiclonica dalla quale
spira verso l’esterno un vento fresco, che porta un tempo asciutto, con scarse piogge.
3) venti costanti:
gli alisei, I venti che muovono dalle alte pressioni subtropicali verso l’Equatore. Vengono deviati dalla forza di
Coriolis (deviazione verso destra nell’emisfero settentrionale e verso sinistra nell’emisfero meridionale) e spirano
quindi da Nord-Est nell’emisfero settentrionale e da Sud-Est in quello australe.
i venti occidentali, cioè i venti diretti dalle alte pressioni subtropicali verso le basse pressioni subpolari.
i venti polari, cioè i venti che vanno dalle pressioni polari verso le medie latitudini.
Diverse altezze dell’atmosfera: nell’alta e bassa troposfera, questi interagiscono di più con l’uomo.
Si creano fasce di bassa e alta pressione che rimangono sempre le stesse.
Bassa troposfera: influenza dei mari, terre emerse, attrito con la superficie terrestre…
Si creano delle zone di basa pressione subpolare, alta pressione polare, alta pressione subtropicale, bassa pressione
equatoriale.
Gio 22/04/2021
Oggetto di studio della Geografia Umana: relazioni dell’uomo con lo spazio geografico. Mette in correlazione tutto ciò
che sulla Terra ha un rapporto con la vita umana (Tra uomo e ambiente, cultura e natura…).
“La geografia umana studia come le popolazioni, le società e le economie, con le loro manifestazioni materiali (città,
strade, campi, fabbriche, ecc.) si diversificano nello spazio terrestre, in relazione al variare delle condizioni ambientali
e storiche” “…la geografia umana non può ignorare la geografia fisica, in quanto tutte le attività umane hanno qualche
rapporto con gli ambienti naturali e non possono essere comprese, interpretate e valutate senza tener conto di ciò
che direttamente o indirettamente ci lega al clima, al suolo, alle acque, ai rilievi rilievi e agli altri organismi viventi”.
Il tempo e il clima.
Il tempo è dato dalle condizioni dell’atmosfera in una data località durante un periodo limitato.
Il clima è l’insieme dei fenomeni atmosferici che caratterizzano lo stato medio dell’atmosfera in un punto della
superficie terrestre calcolato su almeno 30 anni
Il Clima
Insieme dei fenomeni atmosferici che caratterizzano lo stato medio dell’atmosfera in un dato luogo, ottenute da
rilevazioni omogenee dei dati su un periodo di almeno 30 anni. Dipende da:
1. Elementi variano in base a:
Temperatura;
Umidità e precipitazioni;
Pressione e venti
2. Fattori non variano:
altitudine e orografia;
latitudine;
distanza dal mare o dai bacini lacustri;
copertura della vegetazione;
correnti marine e venti • stagioni
1. Altitudine; orografia Il riscaldamento dell’atmosfera dipende dal calore che viene restituito in atmosfera dalla
superficie terrestre. Quindi la temperatura salendo di quota diminuisce (gradiente termico verticale di circa 6,5 gradi
per ogni kilometro di innalzamento di quota). L’orografia agisce come un ostacola per la libera circolazione dell’aria.
4. Copertura vegetazione Fattore di regolazione della temperatura: riduce gli sbalzi termici
6. Stagioni Cambia l’intensità e la durata dell’irraggiamento solare. Estate: sole più alto: i raggi si concentrano su
una superficie minore, quindi riscaldano di più; le ore di giorno sono maggiori di quelle della notte. Inverno: viceversa.
Le grandi zone climatiche terrestri
Nella zona glaciale o polare i raggi solari sono sempre molto obliqui e a volte non colpiscono affatto la Terra per un
periodo tanto più lungo quanto più ci si avvicina ai Poli;
Nella zona temperata il Sole non passa mai allo zenit e i suoi raggi arrivano sempre più o meno obliqui, secondo il
periodo dell’anno e la latitudine; si ha una distinzione netta tra le varie stagioni dell’anno;
Nella zona intertropicale o torrida il sole passa allo zenit di tutti i punti 2 volte l’anno.
Nella zona temperata il Sole non passa mai allo zenit e i suoi raggi arrivano sempre più o meno obliqui, secondo il
periodo dell’anno e la latitudine; si ha una distinzione netta tra le varie stagioni dell’anno.
Nella zona glaciale o polare i raggi solari sono sempre molto obliqui e a volte non colpiscono affatto la Terra per un
periodo tanto più lungo quanto più ci si avvicina ai poli
Contrassegnare il clima attraverso lettere maiuscole e minuscole che andavano a determinare delle caratteristiche.
Italia. Estesa per latitudine andamento climatico complesso che si manifesta in dinamiche climatiche locali. Il clima
della nostra regione è condizionato da alcuni fattori:
la presenza delle alpi, che rappresentano una barriera difficile da superare dalle grandi masse di aria fredda
che vengono dal nord.
La presenza degli appennini: dorsale che determina una differenza climatica tra le regioni adriatiche e
tirreniche;
regioni meridionali risentono del clima subtropicale dell’Africa.
Variazioni climatiche: Si sono succeduti dei periodi glaciali, intarglaciali determinati da variazioni dell’orbita terrestre.
La vita sulla terra ha reagito a queste fase alterne di periodi climatici più cladi e più freddo: in certi casi ci si è adattati,
in altra scomparendo (estinzioni di massa).
Le perturbazioni climatiche e ambientali attuali sono compresse su scale temporali molto brevi, mentre prima i
cambiamenti, anche importanti, si verificavano in tempi molto più importanti. Dalla metà del 19esimo sec. è iniziata
una nuova fase climatica caratterizzata da un generale surriscaldamento che si è protratto fino alla metà del 900,
interrotto solo da poche oscillazioni.
Hockey stick parabola verso l’alto che dimostra il riscaldamento degli ultimi 100 anni. Entro il 2050 la temperatura
sarà molto più alta a causa dell’anidride carbonica (e dei combustibili).
Effetto Serra e Surriscaldamento globale
Aumento della percentuale di Co2 contenuta nell’aria. Questo a aumento è dovuto in parte dalla combustione
(carbonfossile prima e del petrolio dopo), produzione degli idrofluorocarburi, l’agricoltura principale fonte di metano
e protossido di azoto e dalla forestazione. Questi elementi sono i responsabili del 23% delle emissioni totali di gas
serra. Tutti i gas serra impediscono che le radiazioni infrarosse emesse dalla Terra si dispergano nello spazio, quindi la
Terra irradia verso lo spazio meno energia di quella che assorbe dal sole alterando un equilibrio termico a cui tende
naturalmente. Questo squilibrio energetico causa il surriscaldamento globale del pianeta.
IPPC (1988): organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Ogni anno redige dei rapporti.
Clean Power Plan (legge del 3 agosto 2015) imponeva alle centrali di produzione di energia di ridurre le emissioni del
32% entro il 2030 rispetto ai valori ottenuti nel 2005, per frenare il cambiamento climatico. I singoli stati potevano
ricorrere a nuove iniziative per aumentare l’output di energia rinnovabile.
Convenzione delle Nazione Unite sui cambiamenti climatici: più importante trattato internazionale in maniera di lotta
dei cambiamenti climatici. Lo scopo è ridurre le interferenze di origine umana con il sistema climatico mondiale. Questa
convenzione si è dichiarata attraverso protocolli e intese:
Kyoto 1997 (fino 2012) i paesi industrializzati dovevano ridurre le proprie emissioni di gas serra in percentuali variabili
a seconda delle condizioni di ogni paese.
Sostituzione con l’Accordo di Parigi (2015): universalmente vincolante a livello mondiale. L’obiettivoridurre in tempi
veloci della produzione di anidride carbonica e per contenere l’innalzamento del livello globale al di sotto dei 2 gradi
centigradi
Madrid 2019 regole per l’attuazione veloce dell’accordo di Parigi.
Ven 23/04/2021
Campi della geografia Umana e discipline affini.
«La geografa umana è adatta a un approccio orientato visivamente per tre motivi:
1. Primo, le mappe e le immagini sono strumenti fondamentali per i geografi dal momento che aiutano a rivelare
modelli e trend che potrebbero non essere altrimenti percepibili.
2. Secondo, nell’esercizio della geografia umana vi è una tradizione di lunga data dello studio dei paesaggi culturali
per mettere in evidenza processi come la diffusione, l’urbanizzazione o la globalizzazione, in maniera tale da capire
in modo più approfondito le differenze sociali e da valutare l’uso della Terra da parte delle società umane.
3. Terzo, la geografia contemporanea si rivolge sempre più allo studio dei modi con cui si rappresenta la Terra, inclusi
quei tipi di immagini che sono impiegati da diverse agenzie e istituzioni per caratterizzare luoghi, regioni,
popolazioni, persone e le loro attività»
1) Le carte geografiche (si rinvia alle prime lezioni del primo modulo):
Tasso di crescita naturale Percentuale annua di crescita di una popolazione, senza considerare i flussi migratori.
Densità aritmetica Rapporto tra la superficie di un’area e il numero dei suoi abitanti. Si misura di solito in ab/Km².
Tasso di natalità Numero annuo di nati vivi ogni mille abitanti.
Densità fisiologica Rapporto tra superficie agricola produttiva di un territorio e il numero dei suoi abitanti.
Tasso di mortalità Numero annuo di morti ogni 1000 abitanti.
Indice di dipendenza Rapporto tra la popolazione in età lavorativa e la popolazione con meno di 15 e più di 65 anni.
Indice di mascolinità Rapporto percentuale tra il numero di maschi e il numero di femmine di una lazione.
i diagrammi, o grafici lineari, sono idonei a rappresentare l’evoluzione
di un dato fenomeno nel tempo, in quanto, sui due assi (orizzontale o
delle ascisse e verticale o delle ordinate) si stabiliscono scale per valori
diversi;
+
Carte tematiche e cartogrammi
Il cartogramma
Puntiforme;
A curve isometriche;
A flussi;
Arale o a mosaico;
I modelli
Le mappe mentali
«Strange Maps»
I GIS Il Geographic Information System (GIS) (anche detto sistema informativo geografico o anche sistema
informativo territoriale) è un sistema informativo computerizzato che permette l'acquisizione, registrazione, analisi,
visualizzazione, restituzione, condivisione e presentazione di informazioni derivanti da dati geografici.
È quindi un sistema informatico in grado di associare dei dati alla loro posizione geografica sulla superficie terrestre e
di elaborarli per estrarne informazioni.
Il suo principale utilizzo è nella graficizzazione e nello studio di fenomeni umani e naturali terrestri.
Mar 27/04/2021
Geografia Umana: scienza dei rapporti uomo ambiente, scienza della differenziazione spaziale, scienza dei luoghi,
studio dell’organizzazione spaziale, studio della dimensione spaziale del sociale, lo spazio della società.
L’attenzione della geografia umana è quindi rivolta principalmente ad analizzare:
le relazioni che legano tra di loro tali oggetti sulla superficie della Terra;
le modalità con cui gli uomini interagiscono nello spazio e utilizzano e alterano i paesaggi che occupano;
le variazioni spaziali delle caratteristiche dei popoli e delle culture;
le caratteristiche fisiche e culturali dei luoghi à individuazione delle connessioni tra paesaggio naturale (contesto
all’interno del quale si svolge l’azione umana) + paesaggio culturale (manifestazione dell’attività umana);
le caratteristiche mutevoli dei luoghi (i luoghi come risultato attuale dell’azione passata di processi fisici e culturali)
le dinamiche delle interazioni spaziali (interrelazioni fra luoghi);
il contenuto strutturato dei luoghi (il modo i cui gli elementi sono ripartiti in un’area geografica): in base alle
densità; diffusione (dispersione o concentrazione); disposizione (localizzazione)
Erodoto: storico e geografo. Ci da una descrizione dettagliata delle popolazione dell’ecumene dell’età classica.
Dal 2 sec. d.C, da una geografia descrittiva (Erodoto, Eratostene), si arriva ad una geografia che studia la posizione
esatta delle cose sulla Terra: es. Tolomeo.
Nel 700 si hanno grandi innovazioni che gettano le fondamenta dell’istituzione della disciplina geografica. Gli oggetti
ora dialogano l’uno con l’altro.
Metà dell’800 si comincia a parlare di geografia scientifica. abbiamo due grandi nomi:
1. Alexander von Humboldt (1769-1859);
2. Karl Ritter (1779-1859).
Geografia scientifica nasce in un contesto ben definito: quello tedesco. Per molto tempo la geografia moderna è
caratterizzata da protagonisti di formazione tedesca almeno fino alla fine dell’800, quando emergerà una nuova
scuola: quella francese.
Importanza di Immanuel Kant (1724-1804): tentativo di definire la “natura della geografia”. Geografia = logica
conclusione della speculazione filosofica. In sintesi, la geografia fisica è:
propedeutica alla conoscenza del mondo e base della storia;
consente una visione globale della natura;
deve precedere ogni possibile altra indagine;
è una scienza descrittiva
Kant nella Geografia Fisica (1807) sottolinea come l’indagine nasca dalla realtà, cioè la geografia.
Kant afferma che alla nascita abbiamo già un sistema cerebrale (anche se limitato e ancora vuoto di informazioni date
dall’esperienza) che al suo interno ha già delle forme a priori in grado di sistemare tutte le nozioni.
Esse si dividono principalmente in due strutture: tempo e spazio. Quindi la conoscenza procede per un percorso
temporale e spaziale (geografia). Ma ciò che percepiamo è non potrà mai essere davvero la realtà, ma solo una sua
rappresentazione, cioè un modo per ricreare una qualche realtà, dove però ci saranno sempre degli elementi che
sfuggiranno, cose incomprensibili e soprattutto completamente soggettive. Si può dire che in un certo senso esistano
diverse realtà a seconda della soggettività della persona, e che quindi non sia possibile stabilirne una che sia oggettiva,
valida e comprensibile da tutti.
Si introducono i due «problemi chiave» della geografia che portano alla trasformazione della geografia da scienza
corografica a disciplina antropica:
1. lo studio della differenziazione sulla superficie terrestre (Humboldt) legato al paesaggio naturale.
2. lo studio della relazione uomo-ambiente (Ritter) legato al paesaggio antropico.
L’800 e il viaggiatore scientifico. La natura è caratterizzata da un’armonia. L’uomo ci entra in contatto come se ci fosse
un’interazione di equilibrio tra queste forme.
A Von Humboldt (1769-1859). Viene sempre raffigurato con abiti della buona aristocrazia, con un taccuino che
rappresenta lo strumento principale dove appuntare riflessioni. È un naturalista, esploratore e botanico tedesco
“fondatore della geografia”, “l’ultimo grande rappresentante di una stirpe di studiosi che non conosceva le barriere
interdisciplinari”.
Alla fine del suo percorso inaugura una produzione vastissima, alla ricerca di un sapere enciclopedico derivato
dall’esperienza:
Voyage aux regions equinoxiales du Nouveau Continent in 30 volumi ;
Examen Ansichten der Natur (Quadri della Natura) Kosmos.
La geografia ha una funzione di sintesi, cerca di dare una visione completa dell’armonia e dell’interconnessione che
lega le componenti naturali della Terra. Schematizzando:
geografia = scienza di sintesi;
descrizione fisica del mondo = scienza dinamica e sintetica;
natura = totalità delle cose create;
metodo di ricerca teso a determinare la distribuzione spaziale dei fenomeni.
Pittura di paesaggio "Come ad ogni complesso organico viene riconosciuta una precisa fisionomia, sulla base della
quale la botanica e la zoologia suddividono nel vero senso della parola le forme degli animali e delle piante, così vi è
anche una fisionomia della natura che si diversifica in rapporto alla latitudine. Ciò che l'artista definisce con espressioni
quali 'natura svizzera', 'cielo italiano'... si basa sulla confusa sensazione che la natura nelle diverse regioni presenta
caratteristiche diverse. L'azzurro del cielo, la forma delle nubi, i vapori lontani, l'erba più o meno grassa, i contorni
delle montagne sono gli elementi che determinano l'aspetto d'insieme di una zona. Cogliere e riprodurre in modo
manifesto questi elementi è compito della pittura di paesaggio. Sia concesso all'artista di aggruppare gli elementi della
sua figurazione: sotto la sua mano il grandioso quadro della natura si scompone in semplici tratti come le opere scritte
dalla penna dell'uomo".
Variazione della vegetazione a seconda delle diverse altitudini. Le legende, tabelle comparative che si trovano ai lati,
danno informazioni di carattere statistico
Karl Ritter (1779-1859): occupa la prima cattedra di geografia istituita nel mondo germanico, si vede quindi come la
geografia inizia ad essere vista come una disciplina accademica.
Con lui nuova impostazione della problematica geografica e l’incitazione alla ricerca Pubblica una serie di articoli in
Atti della Accademia delle Scienze di Berlino. Opera Europa Die Erdkunde in 19 voll. (1822-1859).
Il determinismo ambientale consiste nel far derivare direttamente dall’ambiente le differenze sia fisiche che
culturali degli esseri umani
Friedrich Ratzel (1844-1904). Esponente del darwinismo sociale applicato alla geografia Considerato “l’organizzatore”
della moderna scienza geografica. Opere Volkerkunde (1885-1888); Anthropogeographie (1882).
Se per Ritter ogni regione aveva un suo equilibrio di risorse, ora il concetto di armonia si sposa con il concetto di
adattamento (influenza darwiniana), cioè la lotta per la sopravvivenza. La figura dell’uomo che agisce sul substrato
fisico è ricollegato all’ambiente in cui abita perché ne determina il comportamento.
C’è un’esistenza di un rapporto unidirezionale composto da impulsi generati dall’ambiente verso le comunità.
I caratteri e i comportamenti umani sono determinati (condizionati) dall’ambiente naturale.
L’uomo viene considerato come elemento passivo, impotente nei confronti della natura.
La natura è la causa delle scelte localizzative dell’uomo. Tutto ciò non è dimostrabile (es. fattori ambientali uguali
avrebbero dovuto produrre comportamenti simili, ma ciò non avviene sempre).
Paradigma del Determinismo Regione naturale la componente naturale è fondamentale sia per i comportamenti
naturali che antropici.
1- La regione naturale:
1752 Philippe Buache pubblica un saggio nel quale suddivise il territorio francese in bacini fluviali, sostenendo che essi
erano regioni naturali in quanto il fiume e la sua valle costituiscono una sede che determina ‘in modo naturale’ le
forme di insediamento, di agricoltura e di allevamento.
Questo concetto non va a perdersi, ma questa chiave di interpretazione per regioni di tipo naturali rimane. Ad esempio
sono alla base delle caratterizzazioni delle regioni climatiche italiane, ma anche ecologiche: ecoregioni legano
l’aspetto ambientale con quello culturale: es. provincia padana, sezione siciliana, porzione adriatica...
Quindi:
1. la natura non esprime solo vincoli, ma offre anche varie possibilità di occupazione del territorio e di utilizzazione
delle risorse naturali;
2. le comunità umane, pur con evidenti condizionamenti, esercitano delle scelte tra le possibilità loro offerte
dall’ambiente fisico;
3. la scelta, espressione del grado di libertà di cui gode l’uomo, è compiuta in base alla cultura delle comunità umane
e alle tecnologie di intervento sul territorio di cui dispongono, risentendo anche delle circostanze storiche;
4. la comunità si struttura come un fattore geografico nel senso che è in grado di influire sull’evoluzione della natura.
2- Regione umanizzata:
Gio 29/04/2021
Geografia Umana: scienza dei rapporti uomo ambiente, scienza della differenziazione spaziale, scienza dei luoghi,
studio dell’organizzazione spaziale, studio della dimensione spaziale del sociale, lo spazio della società.
Regione: «Chi si avvicina all’ampia letteratura prodotta su questi argomenti – soprattutto all’inizio del secolo – deve
districarsi tra una terminologia estremamente varia, anche per le qualificazioni attribuite alla regione (regione naturale
ed umana, regione storica, regione economica, urbana, omogenea, uniforme, semplice, funzionale, e così via) e non
tarda a constatare che stessi termini assumono significati diversi – e talora anche sostanzialmente divergenti – non
solo con il volger delle epoche, ma anche a seconda degli autori di una stessa epoca, e che tutto ciò riflette spesso
confusione concettuale» (Alberto Vallega, 1983, università di Genova).
Regione in senso più ampio: porzione della superficie terrestre che deve avere 3 requisiti:
1. contiguità geografica gli elementi che entrano a far parte di questa porzione devono essere vicini, contingui.
2. omogeneità interna di tipo naturale, economico, storico, culturale, etnico etc…
3. discontinuità la regione si differenzia con altre porzioni di superficie terrestre, esse stesse caratterizzate dalla
continuità geografica e dall’omogeneità.
Definizione di regione su scala geografica. A mano a mano che riduco la scala posso fare indagini diverse su:
Microregione: comprensorio di pochi comuni.
Mesoregione: provincie, o regioni amministrative;
Macroregioni: grandi paesi, o regioni vicine come confine e morfologia (regione alpina, regione mediterranea).
Mega regione: es. il planisfero. Tutto ciò che riguarda i continenti e le realtà intercontinentali.
Regione Formale
È individuata in base a certi attributi ed è
caratterizzata dall’omogeneità interna di uno o più
attributi (come caratteristiche fisiche, culturali o
politiche).
Ad esempio:
colture del riso: regioni risicole industria e città:
regioni industriali urbane turismo, spiagge,
ricettività basata sulle seconde case: regioni
turistiche balneare residenziali.
Funzionalismo Finora abbiamo visto due tipi di regioni: quella naturale e quella umanizzata, ideate ed utilizzate
nell’800 e nella prima metà del ‘900. Dagli anni ’50 del ‘900 si ha una svolta: Le nuove geografie.
Rilancio di un nuovo Positivismo nasce il funzionalismo e si sviluppa la New Geography (Peter Gould). La geografia
umana amplia il suo campo d’indagine: da scienza dei luoghi (relazioni verticali) a scienza della interazione tra le aree
o analisi spaziale (relazioni orizzontali); da disciplina idiografica (delle particolarità) a nomotetica (leggi generali).
si applica un metodo deduttivo;
si creano nuovi modelli spaziali;
si utilizzano strumenti statistici e matematici;
si produce una “rivoluzione quantitativa” + nuova concezione sistemica.
3- Regione funzionale:
Aree che presentano complementarietà funzionali in cui le sue parti sono interdipendenti. Tra loro esiste una relazione
più intensa rispetto ad altri luoghi. Una regione funzionale può travalicare i confini formali (statali, amministrativi, ecc.)
e connettere luoghi anche lontani tra loro. Tipi di regione funzionale:
commerciale: negozi;
burocratico-amministrativo: uffici;
scolastica: scuole;
sanitaria: ospedali.
Fitta rete di luoghi connessi tra di loro da strade, flussi di mercato… dove alcuni centri costituiscono l’elemento
polarizzante: quindi ci sono movimenti dall’esterno verso l’interno (gravitazionali), ma ci sono delle città che fungono
da magnete che polarizzano questi flussi. Es. Polo principale Roma, attorno alla quale gravitano altre città, es. Viterbo,
Latina, fino ad arrivare a livello nazionale (essendo la capitale d’Italia).
4- Regione-sistema o regione sistemica: dal 1970 in poi, nel postmodernismo. Si comincia a sviluppare in queste
correnti di pensiero, nuove geografie rispetto a quelle precedente (caratterizzate da un metodo induttivo, per
indentificare le relazioni tra i diversi contesti, leggi spaziali che li legavano). Negli anni ’70 nasce il concetto di regione
sistemica: quello che viene immesso nell’interpretazione e nel pensiero geografico proviene dalle scienze sociali. Si
sviluppano delle geografie dette radicali, che sono caratterizzate da un dissenso nei confronti della geografia
quantitativa e che cercano di orientare la ricerca verso degli obiettivi di tipo sociale. Nasce la geografia marxista
problematiche sociali che derivano dagli squilibri economici regionali; nasce la geografia della percezione che porta
alla formazioni di mappe concettuali. Nasce quindi una geografia cosiddetta umanistica. Da tutto ciò nasce il concetto
di regione sistemica: si concepisce la regione come un vero e proprio organismo, che è composto da tante parti che
agiscono e interagiscono tra di loro e che assumono caratteristiche diverse a seconda dei cambiamenti che percorrono.
Si vuole comprendere ciò che c’è al di sotto della struttura visibile: si vogliono comprendere i principi generali, le leggi
attraverso le quali lo spazio geografico si è organizzato e si è collegato in rete con tutti gli altri contesti geografici. Si
cerca di capire quella che è la trama delle relazioni sottostanti alla costruzione di una regione ad esempio urbana.
1* Comprendere come i singoli
elementi costitutivi (fisici e
antropici) e dei loro attributi
(popolazione, sesso, istruzione,
ecc.) si organizzano al loro
interno e si collegano in reti.
2* Studiare la regione
composta da: movimenti, reti,
nodi, gerarchie, superfici
Per riassumere I tipi di regione nei paradigmi geografici: In geografia (umana) si tende ad individuare quattro
paradigmi attraverso i quali il pensiero si è mosso, cui corrispondono altrettanti tipi di regione:
1. Paradigma del «determinismo» (1750-1900) regione «naturale»;
2. Paradigma del «possibilismo» (1900-1950) regione «umanizzata»;
3. Paradigma del «funzionalismo» (1950-1970) regione «funzionale»;
4. Paradigma «sistemico» (1970 in poi) regione come «sistema».
Parole chiavi del geografo: regione, paesaggio, spazio, luogo, ambiente, territorio, sito, dispersione, ubicazione,
distanza, connettività, distribuzione, diffusione, accessività, scala, direzione, densità, evoluzione.
Ven 30/04/2021
Mar 4/10/2021
Lo Spazio
Il concetto di spazio è il grande contenitore, la grande sovrastruttura, di tutti gli alti concetti come regione, territorio…
Spazio identificato nella sua globalità con il pianeta Terra o meglio con quella che è la superficie potenzialmente
occupabile e occupata dagli essere umani. Oggi si parla anche di spazio extra terrestre. Parliamo di:
1. Lo spazio assoluto «C’è uno spazio assoluto, cioè un’entità geometrica le cui dimensioni, distanze, direzioni e
contenuti possono essere definiti e misurati con precisione con la metrica corrente (metri, chilometri ecc…). Lo spazio
assoluto è pensato come una scatola, della quale è possibile conoscere i confini, le dimensioni e il contenuto…
Cioè quello che può essere poi rappresentabile attraverso la cartografia.
Il concetto di spazio è cambiato nel corso del tempo Ecumene: terra abitata. Ecumene di Ecateo (VI sec. A.C.).
NB del VI sec a.C. non abbiamo rappresentazioni cartografiche, ma le si possono ricavare attraverso descrizioni
letterarie. Però l’immagine dell’immagine geografico corrispondeva ad un pianeta discoidale, in cui l’ecumene
rappresentava la componente antropica (risultato della connessione tra la superficie fisica e la presenza umana), erano
quindi le terre abitabili da parte della popolazione. Era poi delimitata da un elemento idrico, cioè l’oceano.
Con l’allargamento dell’orizzonte geografico, si arriverà (fine 800) alla definizione completa di tutti i continenti del
nostro planisfero. Infatti, la carta geografica, ci permette di raffigurare lo spazio assoluto attraverso la rete dei
meridiani e dei paralleli e attraverso delle proiezioni che ci permettono di comprenderne la curvatura.
Questo concetto di spazio corrisponde quindi ad uno spazio misurabile di tipo euclideo. È un concetto che ha dominato
la geografia moderna, fino a alla metà del ‘900, quando i geografi iniziano a parlare di spazio come un’entità reale che
si poteva misurare e definire geometricamente.
Lo spazio deve anche essere considerato nella sua dimensione e interazione umana. Parliamo di un’insieme di nodi,
linee, aree, flussi
2. Lo spazio relativo Percepibile, ma non sempre determinabile, variabile nel corso del tempo… «spazio relativo,
cioè uno spazio che non è più pensato come un contenitore dato e immutabile, ma uno spazio le cui proprietà variano
a seconda dei contenuti», cioè dei fenomeni che vi si svolgono».
3. Lo spazio relazionale «…definito dalle interazioni umane, dalle percezioni o dalle relazioni tra gli eventi… mutevole
in quanto definito dalle contingenze, cioè dal fatto che il risultato delle interazioni e delle percezioni umane varia a
seconda delle persone e degli oggetti che vengono coinvolti (es. spazio del commercio)».
Mette in primo piano le interazioni umane, che cambiano a seconda delle diverse scale temporali e sociali.
«Adottare una prospettiva spaziale significa prestare particolarmente attenzione alle differenze tra un luogo e l’altro,
tra uno spazio e l’altro, nelle dinamiche della società e nei rapporti tra ambiente e società. La variazione spaziale e la
correlazione spaziale sono altri concetti chiave utilizzati dai geografi, entrambe basati sullo studio della distribuzione
spaziale dei fenomeni».
Luogo Porzione di spazio caratterizzato da alcune specificità (fisiche, culturali, sociali)) che lo rendono «unico».
Sito una collocazione con riferimento alle sue caratteristiche fisiche di una luogo topografico specifica. Es. Roma:
creatasi in un contesto/sito geografico che dava opportunità: 7 colli, Tevere… Dunque parliamo di un’ubicazione
in relazione agli attributi fisici.
Ubicazione assoluta definizione di un punto sulla superficie terrestre attraverso la latitudine e la longitudine.
Posizione geografica collocazione in relazione agli altri elementi significativi dell’ambiente circostante. Chiama
in causa il concetto di funzione. Es. Roma: importanza della presenza del fiume, al centro di una rete di province e
della penisola italiana, affacciata sul mediterraneo tramite il Mar Tirreno…
Posizione geografica spiegata da Livio, Ab urbe condita, libro V, Paragrafo 54, Libro 5: Non senza motivo gli dei e gli
uomini scelsero questo luogo per fondare la Città: colli oltremodo salubri, un fiume comodo attraverso il quale
trasportare i prodotti dell'interno e ricevere i rifornimenti marittimi; un luogo vicino al mare quanto basta per
sfruttarne le opportunità ma non esposto ai pericoli delle flotte straniere per l'eccessiva vicinanza al centro dell'Italia,
adattissimo per l'incremento della città; la stessa grandezza di quest'ultima ne è la prova.
A questo piano di lettura del luogo visto come un punto sulla superficie terrestre, possiamo attribuire al luogo anche
una dimensione più sensoriale, di un valore più emotivo: i luoghi del potere o della politica, i luoghi della movida, i
luoghi del cuore (FAI)…
Il «senso» del luogo dove ognuno sente le sue radici che lo legano lì in una maniera affettiva ed emotiva. È un area
alla quale attribuisco un valore, che ho frequentato per tutta una vita
Ognuno di noi ha necessita di identificare un senso del luogo.
Il senso del luogo va a contrapporsi con un nuovo concetto che si fa spazio negli anni ’90: «non-luogo» «non-luoghi».
Questa appropriazione sentimentale si perde in seguito al fenomeno della globalizzazione.
Nel 1992 Marc Augé pubblica Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità. Va a coniare una
massima espressione degli spazi architettonici urbani di utilizzo pubblico (in un certo senso quindi anche impersonali).
Egli identifica delle realtà che sono il simbolo della società moderna, e che hanno la caratteristica comune di essere
“non-luoghi”, cioè che non hanno nessuna relazione con la parte più intima nostra e che non sono luoghi identitari ma
piuttosto anonimi e omologati. Non hanno una loro storia e una loro tradizione e per questo sono la tipica espressione
della società globalizzata e per questo sono infatti uguali ovunque non ci troviamo: stazioni di servizio, aeroporti,
grandi centri commerciali, autogrill…
Territorio: «a partire dallo spazio, è il prodotto storico e antropico di processi coevolutivi di lunga durata fra
insediamento umano e ambiente, fra natura e cultura, e, quindi, come esito della trasformazione dell’ambiente ad
opera di successivi e stratificati cicli di civilizzazione» (Magnaghi, 2000).
È quindi il risultato dell’azione prodotta dall’uomo che realizza un programma (programmazione territoriale).
Possiamo parlare di uno spazio antropizzato dove l’uomo è il vero e proprio attore (territorializzazione).
Le relazioni che legano oggetti e fenomeni sulla superficie della Terra si dividono in due grandi tipi: verticali e
orizzontali.
1. Le relazioni verticali (o anche ecologiche), riguardano il rapporto delle singole attività economiche con le
caratteristiche dei luoghi in cui esse hanno sede;
2. Le relazioni orizzontali (o anche interazioni spaziali) intercorrono invece tra i soggetti e quindi tra le diversi sedi di
questi soggetti (relazioni di scambio e di circolazione: di merci, persone, denaro, informazioni, servizi, decisioni…).
L’insieme formato dalle relazioni verticali e orizzontali e dagli oggetti e soggetti che tali relazioni legano tra loro e al
suolo prende il nome di territorio.
Tav. Classificazione delle grandi forme del paesaggio terrestre, tratto da Il paesaggio terrestre di Renato Biasutti
(‘47): legami tra i diversi continenti del mondo, attraverso le caratteristiche orografiche, climatiche, idrografiche, di
vegetazione e di fasce latitudinali etc. Troviamo quindi come esempi:
forme del tropicale paesaggio umido;
forme del paesaggio arido;
forme del paesaggio temperato caldo o freddo;
forme del paesaggio nivale...
Aldo Sestini, Il paesaggio, Milano, TCI, 1963. Ci trasmette un’immagine di un paesaggio come il risultato del
modellamento della presenza umana legata agli aspetti naturalistici ma che permette di riconoscere all’interno di
quest’opera (dove ci sono più di 95 tipi di paesaggi) dei macro-paesaggi che vengono suddivisi in:
I paesaggi alpini;
i prealpini e subalpini; i paesaggi dell’Appennino tirrenico;
i padani; i paesaggi dell’Appennino meridionale;
i paesaggi dell’Appennino settentrionale; i paesaggi siciliani;
i paesaggi dell’Appennino centrale; i paesaggi sardi.
Si fa riferimento ancora ad una geografia prettamente fisica, cioè continua a predominare nell’interpretazione del
paesaggio, la visione che esso è un’espressione naturale legato ai fattori geologici e morfologici.
Un passo in avanti verrà fatto da Lucio Gambi, anni 80-90 fa intervenire anche gli elementi non visibili voluti dall’uomo.
Art 42: La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita della legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti
allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibili a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse
generale (…).
Le definizioni nel Codice dei beni culturali e del paesaggio -DLgs n. 42 del 2004.
Art. 1. Principi
In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, La Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con
le attribuzioni in cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice.
Tratto da A.L. Greiner, G. Dematteis, C. Lanza, Geografia umana. Un approccio visuale, Milano UTET, 2019, p. 14-25
Pensare come un geografo Tutto ciò di cui si ha bisogno per iniziare a ragionare come un geografo è una certa curiosità
nei confronti dei diversi luoghi del mondo, siano essi vicini o lontani. Questa curiosità può far sorgere domande simili
a quelle relative all’illuminazione notturna del mondo, che abbiamo sollevato all’inizio del capitolo, oppure indurre ad
interrogarsi riguardo alle connessioni tra i diversi luoghi. Pensare come un geografo, quindi, significa connettere tra
loro i fatti che si osservano sulla superficie terrestre e, a tal scopo, sviluppare una prospettiva d’analisi che includa
questi concetti fondamentali: luogo, spazio, diffusione spaziale, interazione spaziale, territorio, scala.
Luogo Quando i geografi usano il termine «luogo», fanno riferimento ad una località contraddistinta da specifiche
caratteristiche fisiche, culturali e sociali. Ciascun luogo può essere identificato tramite:
la sua ubicazione assoluta, o posizione geometrica, misurata per mezzo della sua latitudine, longitudine e
altitudine sul globo terrestre;
la sua posizione con riferimento agli elementi dell’ambiente circostante. Si usa in questo senso parlare di sito con
riferimento alle caratteristiche fisiche della collocazione topografica specifica e di posizione geografica (o
situazione) in relazione al contesto più ampio, alle comunicazioni e connessioni, e alle condizioni geografiche in
rapporto alle attività che prendono forma nel luogo.
Le caratteristiche dei luoghi sono importanti, perché contribuiscono al funzionamento sociale, politico ed economico
del nostro mondo. L’industria del turismo, ad esempio, fonda i propri affari sul fatto che non esistono due luoghi
identici e che alla gente piace sperimentare di persona queste differenze. I luoghi sono importanti anche perché
offrono un riferimento alle identità umane: quando si incontra una persona per la prima volta e si vuole sapere
qualcosa relativamente alla sua identità, di solito si chiede «Come ti chiami?» e, subito dopo, «Da dove vieni?». Il
nostro senso di identità deriva in parte dalle esperienze legate ai luoghi che frequentiamo. Si parla di senso del luogo
per indicare il complesso attaccamento emozionale che le persone sviluppano nei confronti di determinate località. Il
sentimento di appartenenza di una persona a un gruppo sociale (un quartiere, una città) è strettamente legato al suo
senso del luogo e lo stesso accade per l’identità collettiva condivisa dai gruppi culturali, che spesso coinvolge il loro
senso dei luoghi e il loro sentimento di appartenenza ad una specifica area geografica. Questo sentimento può
riguardare un unico luogo, ma in un’epoca come la nostra in cui le persone si spostano per studio, lavoro e turismo,
ognuno di noi può sviluppare un senso di appartenenza a più luoghi diversi.
Spazio Se la definizione di luogo fa riferimento a località e regioni specifiche, con spazio i geografi indicano invece
un’estensione della superficie terrestre di dimensioni non definite. La geografia distingue fra tre diversi tipi di spazio.
C’è uno spazio assoluto, cioè un’entità geometrica le cui dimensioni, distanze, direzioni e contenuti possono essere
definiti e misurati con precisione con la metrica corrente (metri, chilometri ecc.). È lo spazio delle normali carte
geografiche, dove ogni oggetto ubicato, ogni luogo, ogni regione trovano una loro esatta collocazione. Lo spazio
assoluto è pensato come una scatola, della quale è possibile conoscere i confini, le dimensioni e il contenuto, come,
per esempio, nel caso delle regioni formali. Il concetto di spazio assoluto ha dominato la geografia moderna fin verso
la metà del secolo scorso, quando la maggior parte dei geografi pensavano lo spazio come un’entità reale, un
contenitore di oggetti. Questa idea è ancora oggi prevalente nel senso comune ed è rafforzata dall’uso delle carte
geografiche.
In realtà già a partire dal XVIII secolo, prima filosofi come Leibniz e Kant, poi matematici come Gauss e Riemann e fisici
come Maxwell, fino a Einstein, e ancora psicologi come Piaget, dimostrarono che lo spazio è una nostra costruzione
mentale e che quindi possono esserci diversi tipi di spazio a seconda delle premesse da cui partiamo. Nessuno di essi
è più «vero» dell’altro, ma solo più o meno utile a risolvere certi problemi. Ad esempio, se dobbiamo progettare un
ponte o tracciare una rotta lo spazio più adatto è quello assoluto. Se invece ad esempio vogliamo andare nel modo più
breve da Bari a Sidney, non calcoliamo i chilometri, ma le ore di volo, magari passando da Roma o da Francoforte. In
questo modo adottiamo un tipo di spazio diverso da quello metrico, che si chiama spazio-tempo. Lo spazio-tempo
(come lo spazio-costo, lo spazio-opportunità ecc.) rientra nel concetto di spazio relativo, cioè uno spazio che non è
più pensato come un «contenitore» dato e immutabile, ma uno spazio le cui proprietà variano a seconda dei
«contenuti», cioè dei fenomeni che vi si svolgono.
Un tipo di spazio relativo particolarmente importante in geografia è lo spazio relazionale, uno spazio definito dalle
interazioni umane, dalle percezioni o dalle relazioni tra gli eventi. Esso è mutevole in quanto definito dalle contingenze,
cioè dal fatto che il risultato delle interazioni e delle percezioni umane varia a seconda delle persone e degli oggetti
che vengono coinvolti. Un esempio è dato dagli spazi del commercio. Affinché avvengano degli scambi commerciali
tra due paesi, ciascuno di essi deve essere in grado di offrire al partner commerciale i prodotti dei quali questo
necessita, entrando a far parte di un accordo reciproco. La contingenza del commercio, quindi, dipende in buona parte
dalla capacità dei paesi di continuare ad offrire prodotti richiesti dal mercato e di mantenere relazioni diplomatiche
favorevoli, anche indipendentemente dalle distanze metriche che li separano. Quando due paesi avviano degli scambi
commerciali, creano uno spazio relazionale di tipo commerciale, che esiste fino a quando vengono soddisfatte queste
condizioni contingenti. Un altro esempio è offerto dai social network presenti su internet, come Facebook.
Quando effettui il login per entrare in uno di questi siti e chatti con i tuoi amici, stai creando e partecipando ad uno
spazio relazionale. È affascinante, e anche un po’ spaventoso, pensare ai milioni di spazi che si creano su scala globale
non solo attraverso internet, ma anche attraverso l’interazione di persone, istituzioni e scambi di affari. Sei in grado di
elencare i diversi spazi di questo tipo ai quali prendi parte ogni giorno? Oppure, questione ancora più importante,
riesci ad accorgerti di come il concetto di spazio relazionale implica connessioni orizzontali e reti che possono sfuggire
a qualsiasi tentativo di contenerle?
Come dimostrano questi esempi, gli scambi commerciali, le interazioni politiche ed economiche – come anche quelle
sociali – possono incidere sulla produzione di spazi relativi, i quali si possono definire, di conseguenza, come costruzioni
sociali. A ben vedere è tale anche lo spazio assoluto, in quanto costruzione mentale che si è affermata come «vera» a
causa del suo enorme successo sul piano tecnologico, economico, politico e militare, con riflessi nella vita quotidiana
della gente tali da imporsi al senso comune come l’unico spazio «vero».
A questo punto possiamo dire che lo spazio geografico è sempre uno spazio relativo e relazionale, in quanto le sue
proprietà dipendono dalle relazioni e dalle interazioni che sussistono tra i soggetti e gli oggetti che ogni geografia
mette, per così dire, in scena. Infatti, una descrizione geografica, per dettagliata che sia, non può mai comprendere i
miliardi di cose inanimate, di organismi viventi e di persone sparsi sulla superficie terrestre. Essa è sempre il risultato
di una scelta, coerente con gli scopi – espliciti o impliciti, consapevoli o inconsapevoli – della descrizione stessa. Ogni
geografia è la costruzione mentale di uno spazio relazionale, che non è arbitraria, ma risponde all’esigenza sociale di
conoscere la posizione di certi oggetti e soggetti e le relazioni che li legano tra loro. Dire che la geografia descrive gli
spazi terrestri significa dire che essa si occupa potenzialmente di tutte le possibili relazioni che intercorrono tra tutto
ciò che è localizzato sulla superficie terrestre.
Di fatto poi ogni geografia sceglie un numero limitato di oggetti, di soggetti e quindi di relazioni che soddisfano certi
interessi cognitivi e pratici del pubblico a cui si rivolge. Anche se in queste pagine abbiamo opposto lo spazio relativo
e relazionale a quello assoluto, questa distinzione vale solo sul piano concettuale, mentre nella realtà questi diversi
spazi si sovrappongono.
In realtà questi diversi spazi si sovrappongono. Le nostre percezioni relative allo spazio possono essere influenzate in
modo significativo da molti fattori, compresi i rapporti di potere. Queste relazioni tra spazio e potere, o autorità, sono
state approfondite dal filosofo francese Michel Foucault (1926-1984), il quale ha mostrato, per esempio, come le
relazioni di potere associate allo spazio solitamente regolino e controllino – o, come dice Foucault, «disciplinino» – il
comportamento umano. Guarda di nuovo la figura 1.6: dove si trova il potere nella rete rappresentata?
Diffusione spaziale
Un altro concetto fondamentale è quello di diffusione spaziale. È un fenomeno nel quale il movimento – e quindi la
variabile tempo – rappresenta una dimensione essenziale. Esso permette di rispondere a domande del tipo: come
fanno la moda, il gossip, il virus dell’influenza o la tecnologia a diffondersi tra la gente e da un luogo all’altro? I geografi
identificano quattro diversi tipi di diffusione: per rilocalizzazione, per contagio, gerarchica e per stimolo.
Le migrazioni sono la tipologia più diffusa di diffusione per rilocalizzazione.
La diffusione per contagio, si verifica quando un fenomeno – ad esempio il raffreddore o un’abilità manuale – si
diffonde tra persone che vengono a contatto tra loro. Al contrario, la diffusione gerarchica avviene dall’alto verso il
basso (top-down), secondo una successione ordinata per rango. La figura 1.8 descrive un tipo di diffusione che deriva
dalla struttura gerarchica di una grande impresa, ma la diffusione gerarchica può dipendere anche da relazioni meno
formali.
Ad esempio, sovente certe mode si diffondono da personaggi molto in vista della politica e dello spettacolo per arrivare
gradualmente fin alla gente comune.
Oppure, come nel caso di certi spettacoli teatrali o della sosta delle automobili a pagamento, esse iniziano nelle grandi
città e poi vengono replicati in città di rango via via inferiore.
La diffusione per stimolo, infine, si verifica quando la diffusione di un’idea, una pratica o un altro fenomeno
contribuisce a generare una nuova idea. La diffusione per stimolo influenza in modo significativo la produzione e la
commercializzazione dei beni, come si può vedere nell’industria dell’automobile o nei fast-food: l’idea alla base di un
prodotto di successo spesso stimola nuove modalità di applicazione dello stesso principio, che si tratti del disegno
della carrozzeria di un’auto, o dello sviluppo di un nuovo tipo di ristorante.
Numerose ricerche dimostrano che la diffusione spaziale spesso è data da un misto delle diverse tipologie. Ad esempio
nella diffusione dell’influenza detta «suina» (N1H1) dell’aprile del 2009, il virus influenzale si è manifestato
inizialmente in Messico, per poi diffondersi per contagio all’interno dei confini nazionali e negli stati americani
confinanti.
In una fase successiva è arrivato a New York, attraverso la diffusione per rilocalizzazione di numerosi studenti che
erano tornati da una vacanza in Messico. Sia il contagio che la rilocalizzazione, dunque, hanno contribuito alla
diffusione in tutto il mondo di questa malattia, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come epidemia
pandemica, ovvero di scala globale. Non solo i diversi tipi di diffusione spesso agiscono contemporaneamente sullo
stesso fenomeno, ma il ritmo e la direzione della diffusione spaziale sono influenzati anche dalla presenza di barriere
assorbenti – fisiche, legali, o di altro genere, che fermano la diffusione – o di barriere permeabili che soltanto la
rallentano.
Interazione spaziale e globalizzazione
Il mondo nel quale viviamo sta diventando sempre più globale. La globalizzazione, ovvero la crescente
interconnessione e interdipendenza tra persone e luoghi in tutto il mondo, è il risultato del dilatarsi progressivo a tutto
il pianeta dell’interazione spaziale. Per interazione spaziale s’intende l’insieme delle relazioni che si sviluppano
reciprocamente tra soggetti che occupano luoghi e regioni sia vicine, sia lontane tra loro, come risultato del movimento
di persone, beni ed informazioni.
Interazioni spaziali a scala globale erano già presenti (e lo sono tuttora) nel mondo naturale prima della comparsa
dell’uomo: le differenze climatiche e quelle che derivano dal ciclo dell’acqua, delle rocce, del biossido di carbonio e di
altri gas sono il risultato di interazioni globali.
Invece le interazioni globali tra soggetti umani hanno potuto svilupparsi solo negli ultimi secoli, con la penetrazione
europea nel cuore di continenti come l’America settentrionale e meridionale, l’Africa equatoriale e l’Oceania, già
abitati, ma rimasti fino ad allora isolati. Tuttavia, si parla di globalizzazione solo negli ultimi decenni, cioè dopo che
informatica, telecomunicazioni e connessioni aeree intercontinentali hanno permesso una circolazione di persone,
merci, denaro e informazioni esteso ormai ad ogni località del pianeta. La forza trainante di tale unificazione mondiale
è stata l’economia capitalistica di mercato, che ha innescato e favorito indirettamente un processo analogo per quanto
riguarda la cultura, le relazioni internazionali e la capacità delle grandi potenze di intervenire militarmente in ogni
parte del globo. Molto parziale è invece tuttora la globalizzazione del mercato del lavoro, che riguarda solo poche
categorie molto qualificate, mentre i lavoratori non qualificati dei paesi poveri che cercano di raggiungere i paesi ricchi
per trovare lavoro o vengono respinti o diventano «clandestini».
Ancora assente è poi la globalizzazione legislativa, specie per quanto riguarda i diritti umani e la possibilità di
regolamentare i mercati finanziari allo scopo di evitare le crisi economiche globali, che si riflettono negativamente
sulla vita di miliardi di esseri umani. Sugli effetti della globalizzazione si tornerà più diffusamente nel capitolo 5.
La complementarietà è frutto della variazione spaziale, la quale a sua volta si lega alla disponibilità di risorse naturali
o a condizioni economiche, sociali e culturali specifiche. Ad esempio molti americani visitano l’Europa perché vi
trovano un patrimonio storico e artistico che essi non hanno. Oppure in campo economico: i paesi con una scarsa
dotazione di risorse carbonifere fanno affidamento sui paesi ricchi di carbone per soddisfare le proprie esigenze. Le
condizioni economiche associate alla variazione spaziale, che determinano la complementarietà, includono i bassi costi
di produzione e le economie di scala. Un basso costo del lavoro o dei trasporti, per esempio, può rendere la produzione
di un bene meno costosa in un luogo, rispetto ad un altro, fornendo al primo un vantaggio dal punto di vista economico,
detto vantaggio competitivo.
Un secondo fattore che influenza l’interazione spaziale è la trasferibilità, che è inversamente proporzionale all’energia
necessaria (e quindi al costo) per lo spostamento di un bene. Oggi, grazie a internet, il bene più trasferibile è
l’informazione, che comprende anche le transazioni finanziarie, cioè il denaro e i titoli di credito (azioni, obbligazioni
ecc). Tra i beni tangibili hanno un alto livello di trasferibilità quelli di valore elevato, che non siano troppo voluminosi
e possano essere spostati con facilità, come per esempio i gioielli. Al contrario, beni di poco valore e voluminosi, come
i mattoni o il fieno, hanno una bassa trasferibilità. In generale, è più probabile che beni caratterizzati da una bassa
trasferibilità vengano utilizzati vicino al luogo di produzione. La trasferibilità, infatti, è influenzata dall’attrito della
distanza, ovvero il modo in cui la distanza può ostacolare gli spostamenti da un luogo all’altro o l’interazione tra luoghi
diversi. Per molte merci tale impedenza si è enormemente ridotta negli ultimi due secoli e ancor più negli ultimi
decenni grazie alla crescente velocità dei trasporti e delle comunicazioni (Figura 1.9).
Il terzo fattore che influenza l’interazione spaziale è rappresentato dall’opportunità alternativa, ovvero l’esistenza di
un luogo che, a parità di costi di trasferimento, possa offrire un bene richiesto a condizioni più vantaggiose. Come
l’attrito della distanza, anche le opportunità alternative possono incidere sull’interazione spaziale tra luoghi: se decidi
di fare rifornimento in una stazione di servizio diversa da quella in cui ti servi abitualmente, perché ti sei accorto che
offre dei prezzi più bassi, trai vantaggio da un’opportunità alternativa. Questo concetto è importante, perché
contribuisce a ridefinire i flussi e le relazioni tra luoghi.
Le opportunità alternative rendono evidente l’importanza dell’accessibilità, cioè della facilità di accesso ad un luogo.
Anche se esistono diversi modi di misurare l’accessibilità, essa viene espressa solitamente in termini di tempi o costi
di viaggio: minore è il tempo di viaggio impiegato per raggiungere un determinato luogo, maggiore è la sua
accessibilità.
I luoghi pubblici, come i parchi o le biblioteche, hanno solitamente un’elevata accessibilità, perché si tende a collocarli
in luoghi facilmente raggiungibili dalla popolazione residente e l’accesso è gratuito. Come suggeriscono questi esempi,
la distanza è il fattore più importante dell’accessibilità di un luogo.
Ma, come abbiamo visto, essa può riferirsi a spazi relativi diversi, che danno origine a misure e valutazioni diverse della
distanza. Per esempio, in uno spazio definito da relazioni di concorrenza economica tra le imprese, un’impresa può
decidere di aprire una propria filiale in un luogo più distante (in Km) dai mercati rispetto ad altri, per trarre vantaggio
da costi (degli affitti, del lavoro ecc.) inferiori. Oppure: in uno spazio definito dall’amenità dei luoghi, per uno studente
che va all’università in bici, un percorso di 500 metri attraverso un parco può essere più «breve» di uno di 400 m lungo
una via grigia e rumorosa. In uno spazio definito dalle condizioni di mobilità delle persone, delle merci e delle
informazioni, l’accessibilità aumenta non solo con la vicinanza, ma anche con la connettività dei luoghi, ovvero col
numero e col tipo di connessioni che li caratterizzano. Esse possono essere date dagli aeroporti, dalle stazioni dell’alta
velocità ferroviaria, da autostrade importanti o dalla disponibilità di reti informatiche a banda larga, come quelle con
la fibra ottica, una tecnologia che permette di trasferire dati molto più velocemente rispetto ai tradizionali cavi di rame
(Figura 1.10).
L’interazione tende a ridursi con la distanza
L’intensità dell’interazione spaziale, quando richiede contatto fisico tra le persone, di regola diminuisce con la distanza.
Si comporta cioè in modo simile alla trasmissione del calore o all’attrazione gravitazionale tra le masse. Infatti, i modelli
geografici che descrivono certi tipi di interazione, come gli spostamenti della popolazione per accedere ai luoghi di
lavoro o di offerta di beni e servizi, utilizzano, per analogia, la legge di Newton.
Questi modelli ci dicono ad esempio che la probabilità che un cliente potenziale si rifornisca abitualmente in un centro
commerciale è direttamente proporzionale alla «massa» del centro (cioè alla gamma dei beni offerti) e inversamente
proporzionale a una funzione esponenziale della distanza da percorrere per raggiungerlo.
Anche l’interazione complessiva tra soggetti, in quanto fonte di opportunità, conoscenze, innovazioni, aiuto reciproco
ecc., è influenzata dalla distanza tra di essi.
È massima nelle aree centrali delle grandi città e decresce con la densità demografica man mano che ci si allontana da
esse, fino a diventare problematica nelle aree rurali più remote e poco abitate. L’effetto decrescente della distanza,
quindi, può rappresentare un’importante variabile nelle decisioni relative alla localizzazione di un’impresa o un servizio
pubblico ed è stato dimostrato che può essere anche un fattore di spiegazione dei modelli distributivi di alcuni crimini
(Figure 1.11).
Compressione spazio-temporale Come abbiamo visto in precedenza, relativamente alla trasferibilità, le innovazioni
tecnologiche nei trasporti e nelle comunicazioni hanno reso possibile ridurre l’attrito della distanza, facendo sembrare
i luoghi più vicini l’uno all’altro, in termini di tempo e di spazio. Si tratta di uno degli aspetti che David Harvey chiama
compressione spazio-temporale, riferita alla radicale trasformazione del nostro senso dello spazio e del tempo. In
particolare, si può pensare all’importanza della distanza relativa, misurata in termini di tempo, costo o altre modalità.
Infatti, la globalizzazione non modifica la distanza assoluta tra i luoghi, ma può cambiare la loro accessibilità e renderli
più interagenti tra loro. Inoltre, la globalizzazione può ridurre l’attrito della distanza, cambiando la nostra percezione
delle distanze relative e facendo sembrare luoghi molto distanti più vicini l’uno all’altro. Ad esempio, le contrattazioni
finanziarie che si svolgono ogni giorno nelle principali borse valori mondiali è come se si svolgessero tutte in una stessa
stanza, anche se gli operatori sono separati tra loro da migliaia di chilometri.
Territorio Nel suo significato più ampio il territorio è lo spazio delle interazioni tra esseri viventi. In biologia questo
concetto si applica anche agli animali. Nella geografia umana il suo significato si restringe alle relazioni spaziali che
fanno capo agli esseri umani, intesi come soggetti singoli o collettivi (comunità locali, città, imprese, Stati ecc.).
Tra queste relazioni si possono distinguere quelle dei soggetti tra di loro e quelle che i soggetti intrattengono con
l’ambiente esterno. Questa distinzione si trova già nella duplice etimologia della parola latina territorium, che da un
lato rimanda a terrere (terrorizzare, spaventare) e dall’altro a terere (arare, tritare le zolle). 25 Il primo significato
riguarda il rapporto difensivo nei confronti di altri, quando intendiamo escluderli da uno spazio che consideriamo
nostro. Nel secondo significato pensiamo allo spazio come a ciò che produce quanto ci occorre.
Questa distinzione vale solo sul piano concettuale: nella realtà i due significati originari di territorio – quello negativo
dell’esclusione e quello positivo della produzione – si legano strettamente tra loro. Infatti il motivo per cui si difende
un territorio è che esso fornisce le risorse che assicurano sopravvivenza e indipendenza a un gruppo umano più o
meno grande. Ciò ha una duplice conseguenza: (1) che le relazioni tra soggetti non sono solo quelle di esclusione e
difesa (amico-nemico), ma anche quelle pacifiche di cooperazione, scambio e reciprocità, che permettono l’utilizzo
delle risorse territoriali; (2) che qualsiasi relazione sociale (politica, giuridica, economica) ha sempre un legame –
diretto o indiretto – con i rapporti che intratteniamo col territorio come fonte primaria di quanto può soddisfare i
nostri bisogni. Sia quelli materiali, come abitare, nutrirsi, viaggiare ecc., sia quelli più spirituali come fruire del
paesaggio e dei beni culturali, istruirsi, visitare luoghi sacri ecc. Una specificità della geografia, che la distingue da altre
scienze sociali e naturali, è di considerare sempre congiuntamente questi due tipi di relazioni. Economisti, sociologi e
politologi possono studiare le relazioni intersoggettive anche astraendo dai loro legami territoriali, mentre negli studi
naturalistici si possono considerare le trasformazioni antropiche del territorio senza risalire ai rapporti intersoggettivi
che le spiegano. Invece in geografia non possono mai esserci attori senza territorio, né territori senza attori. In altre
parole lo spazio relazionale della geografia umana è fatto di relazioni intersoggettive territorializzate (oltre che
transcalari, come vedremo tra breve). Fenomeni che sembrano puramente culturali o sociali o politici, se studiati nella
loro distribuzione geografica, si rivelano sempre in qualche modo legate ai rapporti di territorialità che le popolazioni
locali intrattengono con le condizioni materiali e immateriali proprie dei loro ambienti di vita. Così si spiegano ad
esempio i tratti culturali diversi che distinguono i popoli sedentari da quelli nomadi, oppure le forti differenze di regimi
giuridici e istituzionali riscontrabili tra paesi con basi economicoterritoriali diverse (rendita agraria, mineraria o
immobiliare; oppure industria, commercio, turismo ecc.)
La scala geografica o scala d’osservazione, indica invece il livello di analisi utilizzato per un determinato studio o
progetto, ad esempio il corpo, la casa, un quartiere, una città, una regione, uno Stato, un continente o tutto il mondo.
Quando i geografi parlano di una scala d’osservazione variabile, intendono dire che questa può estendersi da un livello
circoscritto, che in questo caso si dice a piccola scala (come ad esempio lo spazio della vita quotidiana di una famiglia
o di singoli suoi componenti), ad uno più ampio, a grande scala (ad esempio il territorio di uno Stato, di un continente
o anche tutto il globo). In questo caso la definizione di scala grande o piccola segue una logica opposta a quella relativa
alle mappe: la scala d’osservazione è piccola quanto più lo spazio esaminato è ristretto e il livello d’analisi dettagliato.
In geografia esiste una scala più importante delle altre? Si può rispondere affermativamente se si considera che il
significato etimologico di «geografia», nonché quello che essa è sempre stata e la gente s’aspetta che sia, è
«descrizione» della Terra. Quindi la visione globale dev’essere sempre presente, a qualunque scala d’osservazione ci
poniamo. Quello che distingue infatti il punto di vista di un geografo da quello di un antropologo o di un sociologo, è
di non trattare mai la piccola scala come se fosse indipendente dalle scale superiori, fino a quella globale, in quanto il
«globale» deriva dall’insieme di relazioni e di azioni che hanno la loro origine in comportamenti localizzati, cioè in fatti
che avvengono alle scale inferiori, fino a quella dei singoli luoghi. Allo stesso modo ciò che avviene alla scala globale
interagisce con le scale inferiori. Anche i fatti più elementari della vita quotidiana (il lavoro, la casa, il cibo, l’accesso ai
servizi) possono essere modificati da fenomeni globali, come ad esempio il variare del prezzo del petrolio o dei mutui
per la casa. Inoltre va tenuto presente che queste interazioni tra la scala globale e quella locale di solito sono mediate
da interazioni che si hanno tra le scale intermedie. Ciò spiega ad esempio perché gli effetti sulle famiglie della crisi
economica iniziata nel 2008 siano stati diversi in Europa e negli Stati Uniti e, in Europa, diversi tra Grecia e Germania
e ancora, all’interno dei singoli paesi, diversi tra le regioni più ricche e quelle più povere, tra città e campagna. La
consapevolezza di questo legame tra i singoli luoghi e l’intero pianeta è quella che ci rende cittadini responsabili dei
destini del mondo. Essa è ben espressa nella nota formula: «pensa globalmente e agisci localmente», che significa che
nel bene e nel male i destini della Terra dipendono dalla somma di miliardi di comportamenti individuali locali, tra cui
i nostri.
Glossario
• Sito -Le caratteristiche fisiche di un luogo, come forma del suolo, vegetazione, acque ecc.
• Posizione geografica o situazione - La posizione che un luogo occupa in un contesto regionale più ampio con
riferimento alla rete delle comunicazioni e alle possibili relazioni del luogo con tale contesto.
• Variazione spaziale - Cambiamenti nella distribuzione di un fenomeno da un luogo all’altro.
• Correlazione spaziale - Il grado in cui due o più fenomeni condividono una stessa distribuzione e variazione
spaziale.
• Distribuzione spaziale -Disposizione dei fenomeni sulla superficie terrestre
• Diffusione spaziale - Movimento di persone, idee, mode, malattie ecc. da un luogo all’altro con tempi e modalità
differenti a seconda del fenomeno considerato.
• Globalizzazione -In senso generale si ha quando certi fenomeni naturali (p. es. la circolazione atmosferica), o
umani, come le rotte aeree e navali o come le comunicazioni virtuali (flussi di notizie, innovazioni tecnologiche,
operazioni finanziarie ecc.) coprono l’intero globo terrestre, permettendo a tutti luoghi della Terra di interagire tra
loro. In senso più ristretto si intende il dominio che le relazioni di mercato a scala mondiale hanno su tutte le altre
attività ed espressioni sociali e culturali.
• Interazione spaziale -Relazione tra due o più soggetti nel corso della quale essi si scambiano idee, merci, servizi e
modificano le loro azioni in relazione alle idee e ai comportamenti reciproci.
• Territorio - Spazio delle interazioni tra soggetti (individui e collettività), correlato con l’insieme delle interazioni tra
gli stessi soggetti e l’ambiente esterno. Si concretizzano nello spazio geografico umanizzato (o antropizzato) e
nella varietà dei suoi paesaggi.
Gio 6/05/2021
La geografia è una materia interdisciplinare e transcalare.
Ubicazione, Direzione e Distanza: posso dare delle definizioni:
Assolute più precise e certe nell’indicazione di una posizione o direzione di un oggetto. Es. meridiani e paralleli,
punti cardinali;
Relative meno precise. Si relativizza un fenomeno. Es. in base al tempo: arco cronologico. Esempio di direzione
relativa: vicino-estremo Oriente (nella visione eurocentrica). Es. di distanza: “ci metto 20 min per andare a scuola”.
Dimensioni
Scala cartografica parliamo di una carta assoluta: rapporto matematico tra le distanze reali e distanze espresse
sulla carta.
Scala geografica livello di analisi in base a differenti scale: scala locale, scala regionale e nazionale, scala
continentale, scala globale. Es. l’argomento del marcato può essere studiato secondo diverse scali.
Tutti i luoghi sono collegati, esiste un interscambio tra di essi attraverso i quali si trasferiscono persone (es. turismo,
migrazioni…), oggetti (es. commercio), idee (es. mode), malattie. Abbiamo quindi diverse diffusioni per:
Contagio (es. Coronavirus);
Rilocalizzazione (es: migrazioni);
Gerarchia (es: moda);
Stimolo (es: fast food).
Interazione: accessibilità-connettività
I luoghi interagiscono tra loro in modi strutturati e comprensibili. Il geografo Waldo Tobler a tal proposito ha formulato
la «prima legge della Geografia» (anni ’90): ogni cosa è correlata a ogni altra cosa, ma le cose vicine sono più correlate
tra loro di quelle lontane. Si tratta di una formulazione dell’idea di decadimento con la distanza (distance decay).
Evoluzione: trasformazione
L’ottica del geografo si avvale anche della cronologia, della coordinata del tempo. Per la pianificazione territoriale ci si
immaginano le modalità per valorizzare un’area geografica per scopi turistici, e per farlo bisogna conoscere la storia
del territorio per comprenderne le dinamiche per esempio dell’insediamento urbano e dello sfruttamento del
territorio. Si devono comprendere le evoluzioni e le trasformazioni, cioè gli elementi che hanno caratterizzato un’area.
Ecumene di Ecateo (VI sec. A.C.) mondo visto come un disco: Terra abitabile composta da Europa, Libia e Asia,
circondate dagli oceani. Successivamente si acquisisce la conoscenza che la Terra non è discoidale ma sferico
(Pitagora): nascono le fasce climatiche
Ricostruzione del globo di Cratete di Mallo (ca 150 a.C.) così come esiste un ecumene che si trova nella parte
settentrionale possono esserci tante alte realtà abitabili: regioni abitate dai perieci, dagli antipodi, dagli anteci.
Copia di Tolomeo II d.C. troviamo un mondo collegato: l’Africa è connessa con l’Asia. L’ecumene era quindi un
equa ripartizione tra Terra e acqua.
Il mappamondo di Fra Mauro,
planisfero databile attorno al 1450 e
attribuito al monaco italiano Fra Mauro Il
sud verso l’alto e il nord verso il basso;
cognizione di continenti che sono sempre più
chiusi su se stessi come se fosse un unico
continente: quello Euro-Asiatico-Africano.
manca l’ecumene del nuovo mondo
Ortelio 1570 si vedono le realtà del nuovo e del vecchio mondo. un mondo che si è sempre più andato a dilatare
verso ovest e verso il basso (zona australe).
Delisle 1700 conquiste del viaggio di James Cook: Oceania.
Relazione tra le dinamiche del cambiamento globale e la Terra: Il 70% delle terre è antropizzata
130 milioni di km² non coperti dai ghiacci la ripartizione della Terra è la seguente:
infrastrutture 1%;
terre coltivate irrigate, 2%; coltivate non irrigate, 10%;
pascoli intensivi 2%; altri pascoli 35%;
piantagioni forestali 2%; altre foreste sfruttate per legname ed altri usi, 20%;
terre con minimo o nessun intervento umano (inclusi i deserti) 28%.
Ven 07/05/2021
Le trasformazioni ambientali prodotte dall’uomo vengono in genere esaminate in sede scientifica secondo il modello
PSR (1995), che prevede tre stadi di sviluppo:
pressione stato modificato risposta: si studiano le consequenzialità tra l’intervento antropico, il cambiamento
dell’ambiente e le risposte sia da parte dell’ambiente che dell’uomo.
In presenza di una pressione esterna al sistema, l'ambiente viene modificato in alcune sue componenti fondamentali
e reagisce con una risposta correlata, entrando in una nuova fase di trasformazione
È importante comprendere che la pressione esercitata su una sola componente ambientale comporta ripercussioni di
lungo periodo su altre componenti che concorrono all'equilibrio complessivo la valutazione di impatto ambientale
(VIA) sostenibilità della pressione antropica.
L’azione dell’uomo può essere ripartita in due grandi classi, all’origine di processi diversi:
a) costruzione di forme artificiali, es: elaborate per favorire la gestione agricola del territorio (terrazzamenti,
recinzioni, movimenti di terre, scavo di canali, dighe, arginature, ecc.);
b) modificazioni dei processi naturali, es: indotte dalle attività umane in conseguenza delle pratiche agricole
(fertilizzazione del suolo, erosione dei versanti, inquinamento, alterazione dei regimi idrici, ecc.).
Ogni forma di intervento sullo spazio geografico comporta dei fattori di alterazione di lungo periodo dell'assetto
geomorfologico (es: dissodamento, disboscamento, denudazione del suolo per allevamento, ecc.).
Ad esempio, in rapporto al grado d'impatto antropico sulla vegetazione, in termini generali possiamo distinguere
cinque tipi di paesaggi:
a) paesaggio naturale, dove la flora e la fauna sono autoctone e spontanee, non influenzate dalla presenza umana;
b) paesaggio sub-naturale, dove la flora e la fauna sono autoctone e spontanee, ma l'uomo interagisce con attività di
sfruttamento senza alterare l'assetto ecologico;
c) paesaggio semi-naturale, dove le attività̀ umane interagiscono sostituendo formazioni vegetali spontanee ad altre,
sempre spontanee;
d) paesaggio agricolo, dove la flora e la fauna sono in prevalenza controllate e sfruttate dall'uomo;
e) paesaggio artificiale, corrispondente alle aree interamente urbanizzate (città), dove la vegetazione naturale è quasi
assente o formata da aree protette, coltivate per scopi ricreativi e ornamentali.
«elementi strutturali»
Più che la popolazione in sé, è importante capire quanti abitanti incidono su un determinato territorio densità della
popolazione.
Geodemografia: neologismo. Studiare a diverse scale, i movimenti della popolazione, sia naturali (nascite, morti) che
migratori (migrazioni e immigrazione).
«I cambiamenti demografici incidono profondamente sull’organizzazione della società, la struttura delle famiglie, i
rapporti tra generazioni, la mobilità interna, le migrazioni internazionali. Vi è un’ampia convergenza sul fatto che le
tendenze degli ultimi decenni impongono alla società italiana costi sociali ed economici che, in assenza di opportuni
adattamenti, rischiano di ostacolare lo sviluppo e compromettere il benessere delle generazioni future».
Indici demografici
Elementi strutturali:
1. Densità abitativa;
2. Struttura di popolazione (piramidi per età);
Elementi evolutivi:
1. Popolazione residente;
2. Saldo naturale e movimento anagrafico;
3. Tassi di natalità e mortalità;
4. Tasso di crescita naturale;
5. Tasso di saldo migratorio.
Italia: 200 ab/kmq (2018) Valle d’Aosta: 39 ab/kmq Campania: 424 ab/kmq
riduzione delle nascite e invecchiamento demografico.
Alcuni degli indici (o tassi) demografici più frequentemente utilizzati in geografia
Tasso di natalità della popolazione = rapporto tra il numero di nati vivi dell'anno e l'ammontare medio della
popolazione residente (0/00); numero annuo di nati ogni 1000 abitanti;
Tasso di fecondità della popolazione = numero medio annuo dei nati vivi per donna in età feconda (15-50 anni);
Le modificazioni dei tassi di fecondità incidono direttamente sulla natalità. Composizione delle famiglie italiane dal
1951 a oggi.
Tasso di mortalità della popolazione = rapporto tra il numero dei decessi nell'anno e l'ammontare medio della
popolazione residente (0/00); numero annuo di morti ogni 1000 abitanti
Tasso di crescita naturale = differenza tra l'ammontare degli iscritti anagrafici per nascita in un certo territorio e i
cancellati per decesso dal territorio medesimo; percentuale annua di crescita di una popolazione, senza
considerare i flussi migratori.
Con sottopopolamento intendiamo ogni occupazione di territorio al livello inferiore al minimo di popolamento. quindi
il numero degli individui è troppo esiguo per sviluppare le risorse di un paese. Parliamo di sovrappopolamento nel
contesto opposto, cioè nel superamento del massimo di popolamento.
In sintesi:
la popolazione è inevitabilmente limitata dai mezzi di sussistenza;
le popolazioni aumentano costantemente con l’aumentare dei mezzi di sussistenza, e a meno che non sia frenate
da potenti «ostacoli»;
«freni» (naturali) repressivi che inibiscono la capacità riproduttiva della popolazione e che la mantengono in
equilibrio con i mezzi di sussistenza (guerra, povertà, pestilenza e fame);
In alternativa: freni preventivi o morali (restrizione morale, celibato e castità.
La crescita demografica trova un limite nelle risorse disponibili che crescono a ritmi più bassi. “Affermo che il potere
(generativo) della popolazione è infinitamente più grande della capacità della terra di produrre sussistenze per gli
uomini” (Malthus, 1798) Non tiene conto dei progressi dello sviluppo tecnologico.
Le oscillazioni del pendolo (Livi Bacci, 2019) il rapporto tra popolazione e risorse è stato nei secoli approcciato in
modo differente, potendolo considerale come un’oscillazione di un pendolo.
Tra 800 e inizio 900 il dato di crescita demografico era considerato negativamente (povertà, guerre).
A partire dagli anni ’50 si diffonde la corrente Neomaltusiana che inserisce nel dibattito anche gli effetti ambiental,
visti come capacità di compensazione.
Mar 11/05/2021
Quale equilibrio demografico possiamo immaginarci nel… 2100?
Modello di transizione demografica
Mette in relazione i cambiamenti nel tasso di crescita naturale della popolazione con i cambiamenti sociali derivati dai
progressi della medicina, dall’urbanizzazione e dalla industrializzazione.
La transizione demografica passaggio di un paese, nel corso del tempo, da un incremento assai modesto a un
modesto incremento dovuto a una bassa natalità, accompagnata da un altrettanto bassa mortalità; caratterizza il
passaggio da una società rurale e agricola ad una società urbana e industriale.
«International migration is a global phenomenon that is growing in scope, complexity and impact. Migration is both a
cause and effect of broader development processes and an intrinsic feature of our ever globalizing world. While no
substitute for development, migration can be a positive force for development when supported by the right set of
policies. The rise in global mobility, the growing complexity of migratory patterns and its impact on countries, migrants,
families and communities have all contributed to international migration becoming a priority for the international
community»(ONU, 2016).
IOM Definition of “Migrant” An umbrella term, not defined under international law, reflecting the common lay
understanding of a person who moves away from his or her place of usual residence, whether within a country or
across an international border, temporarily or permanently, and for a variety of reasons. The term includes a number
of well-defined legal categories of people, such as migrant workers; persons whose particular types of movements are
legally-defined, such as smuggled migrants; as well as those whose status or means of movement are not specifically
defined under international law, such as international students.
Concetti fondamentali:
Migrazione Spostamento permanente o di lungo termine di un individuo o di un gruppo di persone dal proprio luogo
di origine verso un altro luogo;
Circolazione Spostamento temporaneo, spesso ciclico, di un individuo o di un gruppo di persone dal proprio luogo
di origine ad un altro luogo. Comprende anche le migrazioni temporanee e i movimenti pendolari. Si ritorna poi al
punto di origine.
La popolazione totale è data dal movimento naturale (nascite e morti) e dal flusso migratorio (immigrati e emigrati).
Umanità in movimento:
migranti Sono coloro che lasciano la propria terra di origine per cercare migliori condizioni di vita altrove;
rifugiati Sono coloro che abbandonano il proprio paese d’origine per l’impossibilità di viverci più a lungo;
profughi Fra i rifugiati, sono coloro che fuggono da regimi dispotici o da persecuzioni etniche, religiose e politiche.
richiedenti asilo;
clandestini.
Convenzione sullo statuto dei rifugiati 1951 alla Convenzione di Ginevra Chiunque nel giustificato timore d'essere
perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni
politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare
la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito
a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi.
Migrazioni forzate:
1. la tratta degli schiavi (dalla fine del XVI secolo all’inizio del XIX) 10-12 milioni di schiavi. Commercio triangolare:
dall’Europa si portava alcool e stoffe in Africa; poi dall’Africa si portavano schiavi in America, la quale portava in
cambio zucchero, caffè e tabacco in Europa.
2. Profughi ambientali Fra i rifugiati,
sono coloro che lasciano i loro paesi perché
eventi legati ai cambiamenti climatici del
pianeta, quali siccità e desertificazione,
innalzamento del livello marino,
inondazioni, cicloni hanno reso invivibili le
loro terre. L’ONU pensa da qui al 2050 ci
saranno 200 milioni di questi profughi.
Le «quattro globalizzazioni»
1. Fine 1400 e 1500 dall’incontro tra Europa (soprattutto Spagna, Portogallo, poi Francia e Inghilterra) America;
2. 18000 alle migrazioni transoceaniche del XIX sec.;
3. Quella attuale alla terza migrazione la globalizzazione l’Europa diventa regione di approdo;
4. Futuro alla quarta interconnessa. Il mondo è sempre più interconnesso grazie ai mezzi virtuali, creando
soprattutto migrazioni di tipo periodico e stagionale. Si crea quindi mescolanza etnica.
L’Italia da paese di emigrazione a terra d’immigrazione (un esempio di causa sono le condizioni di chi vuole immigrare
in Italia, ma anche perché la sua configurazione geografica la rende una vera e propria porta per l’Europa).
In sintesi…
1. in calo le iscrizioni anagrafiche dall’estero; gli immigrati sono prevalentemente uomini; Romania, Albania, Marocco,
Cina, Ucraina; emergenza umanitaria;
2. in lieve aumento il numero dei trasferimenti di residenza interni; giovani più propensi a trasferirsi nelle province dei
grandi centri urbani;
3. aumentano gli italiani che lasciano il Paese; il Regno Unito destinazione preferita dagli italiani e “nuovi” italiani; in
10 anni espatriati circa 182mila laureati.
Gio 13/05/2021
Definizione di paesaggio (convenzione europea del paesaggio): “Paesaggio" designa una determinata parte di
territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle
loro interrelazioni;
I criteri principali sui quali si basa Aldo Sestini (1904-1988) per questa classificazioni sono criteri di ordine morfologico,
idrografico, climatico e vegetazionale. Non si ferma qua, poiché secondo lui i paesaggi umanizzati sono una creazione
storica, sviluppatasi a poco a poco attraverso diversi rimaneggiamenti.
1. I paesaggi alpini. Le fasce climatiche determinano successioni di paesaggi diverse (anche se esistono delle
caratteristiche comuni fondamentali, ma le sfumature rimangono tante e diversificate).
Qua vediamo la successione di fasce altimetriche, elementi del paesaggio e insediamenti umani, diversi per ogni fascia.
Queste fasce naturale hanno condizionato la vita, l’economia e l’organizzazione umana nella montagna.
Nelle fasce più basse (fino 1500 m) è presente l’agricoltura: la montagna è storicamente caratterizzata di
un’economia agro-silvo-pastorale (fino all’800 e in parte anco oggi) agricoltura, attività boschive e pastorizia. Il
bosco cambia in base al clima, quindi in base alle fasce: il bosco di latifoglie (es. quercia) che si spoglia in inverno
è il bosco da legname e da coltivazioni (cereali più resistenti, alberi da frutto).
Poi tra i 1500 e i 2000 abbiamo il bosco di coniferi (sempre verdi) dove abbiamo il limite di insediamento
permanente: tipicamente di villaggio, con poche eccezioni come per esempio i masi in Alto Adige.
Nella parte più alta via via la vegetazione si fa più rarefatta: è la sede del pascolo, degli arbusti e della roccia. Si
vede quindi come queste fasce altimetriche offrono una varietà di ambienti e risorse, consentendo pratiche tipiche
come l’alpeggio.
Un altro elemento sul quale Sestini ci invita a riflettere è il fatto che grandissima parte della montagna alpina è il
risultato del modellamento glaciale: i paesaggi che ne conseguono sono il risultati dei grandi ghiacciai, che oggi sono
sempre più ridotti rispetto a quelli dell’ultima glaciazione. Un altro elemento da sottolineare è la ricchezza d’acqua (sia
neve che di acque correnti.
Le grandi valli: valli che presentano molte caratteristiche comuni. le valli sono state da sempre scelte dall’uomo per
le più importanti via di comunicazioni per le genti della montagna. Le valli hanno un loro paesaggio: fatto dal fondo
piano e dalle fiancate. Il paesaggio del fondo valle presenta dei caratteri differente in base ai diversi livelli che presenta.
Le valli sono caratterizzate dall’abbondanza delle acqua e dall’esposizione al sole dei versanti. Ovviamente sono il
risultato del modellamento glaciale, ma poi anche dal corso e dai depositi dei corsi d’acqua che modificano i livelli e i
fianchi delle montagne: per questo si possono avere fianchi più ripidi e fianchi più dolci che quindi presentano caratteri
differenti. Riguardo all’azione dell’uomo: terrazzamenti, frutticultura sui versanti più esposti al sole, i vigneti,
distribuzione degli insediamenti.
Paesaggi Pedemontano Alpine-Padano: anfiteatri morenici.
Costituisce il passaggio di transizione da le Alpi alla grande pianura. Una fascia che presenta varietà di paesaggi ed
elementi diversi: es. anfiteatri morenici, come quello di Ivrea.
Essi sono paesaggi formati da depositi morenici, cioè depositi di ghiacciai che nel corso dei millenni si sono ritirati fino
ad assumere le loro sembianze odierne.
Le alpi: Glaciazione Wurm (ultimo periodo glaciale), 110.000-12.000 anni fa circa laghi, fiumi, anfiteatri morenici. Il
ghiaccio arrivava alla pianura, addirittura sugli appennini. Una copertura quindi molto più ampia di quella di oggi. I
ghiacciai piano piano, e a ritmi irregolari, si ritira lasciando dietro di se dei depositi: sabbie, ghiaia, rocce depositi
morenici che assumono una forma ad arco, a mezzaluna, ad anfiteatro a queste colline si alternano delle
depressioni, dove talvolta l’acqua rimaneva potendo anche creare dei laghi (lago di Garda in foto) oppure ritirandosi
anch’essa. Questi anfiteatri morenici sono caratterizzati da paesaggi particolari: molto verdeggianti, molto vari dati dai
diversi livelli (depressione, collina) etc.
Conoide di Deiezione: elemento di raccordo tra il
piano e la montagna che si stabilisce saltuariamente
per mezzo di questi coni che sono accumuli di frana,
alluvioni, ghiaie, sabbia, ciottoli che il fiume ha
depositato sfociando nella valle. Per prima deposita
i materiali più grossi e poi quelli più fini creando una
discesa altimetrica, cioè livelli diversi di
sedimentazioni di materiali. Qui si sviluppa
l’insediamento umano, dato che i terreni sono
molto coltivabili poiché pieni d’acqua.
Conche carsiche intermontana del Fucino grande distretto agricolo e popolato in Abruzzo. Conca che deriva da un
lago bonificato tra gli anni 50-70 dell’800 da parte del duca di Torlonia.
Colline marchigiane-abruzzesi: dalle montagne calcaree alla costa. Il sistema collinare adriatico digrada da massicci
calcarei fino ad arrivare alla costa. È un paesaggio di colline dolci e coltivate, modellate dai corsi d’acqua che le
modellano. Nella parte alta queste colline sono addossate e terminano bruscamente sulla montagna, mentre andando
verso il mare sono sempre più dolci. Verso il mare il paesaggio si ha una costa bassa, sabbiosa e continua. Quello delle
colline è un paesaggio più vario anche se molto dolce che non necessita di terrazzamento (caratteristico invece della
costa campana e della Liguria).
Laghi vulcanici e ripiani tufacei il vulcano riempito dall’acqua (es. Bolsena, Vico, Bracciano) con i fianchi circostanti
con differenti paesaggi: materiali esplosi dal vaticano che poi si depositano e che poi vengono erosi dall’acqua.
troviamo delle piattaforme, degli speroni.
Morfologia del paesaggio: mutazioni ambientali, variazioni climatiche, morfologie instabili, indipendentemente
dall’intervento dell’uomo. poi però bisogna comunque prenderla in considerazione.
Ven 14/05/2021
Emilio Sereni: Storia del paesaggio agrario italiano. fine anni 50 inizio anni 60.
Ancora in Italia l’economia fondamentale è quella agricola.
Sereni è uno storico, a differenza di Sistini che era un geografo. Sistini è antifascista, viene esiliato, fa parte del partito
comunista, viene eletto senatore. Dagli anni ’50 si concentra sulle campagne e sulle loro condizioni sociali, dove
esplode una crisi.
Altri scritti: il capitalismo delle campagne (47), le comunità rurali nell’Italia antica (55).
Filone degli storici francesi e inglesi (es. Bloch, Pierre George, Smith) grande novità in Italia. Soprattutto per quanto
riguarda le fonti che utilizza: molto varie: dalla pittura, alla letteratura di viaggio, ala cartografia storica, ai trattati di
agricoltura, alle miniature…
Ricostruisce così l’evoluzione dei paesaggi agrari d’Italia.
Paesaggio agrario: dedito all’agricoltura, tanto è che la campagna non era dedita ad altro.
Paesaggio rurale: campagne, termine preferibilmente utilizzato oggi. Qui la campagna è dedita anche ad altro: attività
commerciali, industriale, incolto, agriturismi, turismo, si parla di campagna urbanizzata.
“… un’azione riflessa e concertata sull’ambiente naturale. La sedentarietà dell’uomo implica un’organizzazione
progressiva dello spazio occupato, e soprattutto dello spazio coltivato comportando un’azione umana permanente,
anche se differenziata da tempo a tempo e da luogo a luogo …” (Pierre George).
Il volume, che non è semplice dato che c’è tanto materiale poiché c’è un approccio storico-diacronico. Si parte dall’età
antica individuando tipologie e organizzazioni dell’agricoltura nelle diverse parti di Italia; poi passa a medioevo con
l’età feudale e all’età dei comuni; poi passa al Rinascimento, alla controriforma, poi al predominio straniero
(soprattutto al sud d’Italia); all’assolutismo illuminato e le riforme, il risorgimento, unità d’Italia e poi età
contemporanea (anni ’50).
Differenza di paesaggi agrari: dovuti sia a componenti climatiche/geomorfologiche/orografia che a alla forma dei
campi (Lunghi, stretti), alla loro disposizione (mosaico boschi, campi, pascoli), coperture arboree, coltura promiscua
(policoltura, monocultura), recinti, fianchi del rilievo (colline, terrazzamenti, pendii, montagne), insediamenti (strade,
villaggi. Tutte queste differenze trovano spiegazioni nei sistemi agrari: il paesaggio agrario ne solo la sua
manifestazione esteriore, è quello che noi vediamo (esistono quindi sia fattori naturali che antropici).
Sistemi agrari: organizzazione del lavoro della campagna che implicano fattori diversi: regime della proprietà
(individuale o collettiva), concentrazione fondiaria (latifondo); spezzettamento della proprietà, diffusione di proprietà
borghese, per usi civici; rapporto lavoratore e proprietario (mezzadria, capitalistico); relazione con il mercato
(autoconsumo o capitalistico). Nulla è quindi casuale, tutto ha un motivo (sia esso agricolo o antropico).
Campi chiusi/Bocage appezzamenti piccoli e circondati da siepi o muretti, rendendoli quindi chiusi. Le forme sono
diverse. Es. Cornovaglia, Isole Aran Irlanda, Normandia.
Motivazioni fisiche: si vogliono difendere le colture dai venti dalle tempeste
Motivazioni socio-economica: proprietà individuale e privata (Piccola e non di grandi proprietari terrieri) con abitazioni
sparse individualismo agrario. Si delineano quindi le proprietà. Si usano anche per difendere la coltura dal bestiame
e dai furti.
Campi aperti/openfield assenza di siepi e muri: apertura tra un campo e l’altro. la forma in origine era a strisce di
diverse dimensioni. Il sistema diffuso era quello a gestione collettiva soprattutto nei villaggi. Es. Alsazia
Paesaggi mediterranei grande varietà rispetto all’Europa del Nord-Ovest. Si diffondono nel corso dei secoli diversi
sistemi agrari. Delle costanti però si possono individuare: maggiore libertà per quanto riguarda l’organizzazione dei
campi; differenziazione di climi; diffusione dell’albero da frutto (vite, olivo, agrumi…); coltura promiscua e la
policoltura (colture diverse che si alternano in uno stesso campo). Una coltura promiscua e policoltura, ma la
policoltura non sempre è promiscua. Policoltura si coltivano specie diverse in un appezzamento. Coltura
promiscua queste specie diverse vengono coltivate proprio insieme. es. alberato, mezzadria toscana (la vite, olive,
grano, albero da frutto.
Altre caratteristiche costanti: pastorizia (soprattutto transumante); diffusione precoce dell’irrigazione (grazie agli
arabi, ma anche prima) e le coltivazione irrigue (cotone, riso, agrumi…).
Catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici.
Rinascimento-Età Moderna
Da “Descrizione di tutta l’Italia” di Alberti: “Scendendo alla Via
Emilia, e caminando per mezo dell’amena e bella campagna
[…] di vaghi ordini di alberi dalle viti accompagnate” “…si
veggono artificiosi ordini e alberi, sopra i quali sono le viti, che
da ogni lato pendono”.
A lato dipinto di un anonimo Nord Italia 1547 ca.
Controriforma-XVIII secolo
Troviamo una carta di Mantova, dove vediamo come la piantata è diffusa tutta intorno alla città.
Età comunale Giardino mediterraneo, con la colonizzazione araba nella Sicilia. Porta anche nuove colture.
Rinascimento Nardò “Tiene un bello, vago et abbondante territorio, ornato d’aranci, limoni et di gran selve d’olivi,
et di belle vigne”. (Alberti).
Badia a Passignano (Chian1), 1965-2015. Si vede come il paesaggio di policoltura diventa di monocoltura (di solo vino).
Dintorni di Firenze, 1954-2016. Le abitazioni prima si trovano solo lungo la strada principale, poi è avvenuta un
urbanizzazione di tutta la campagna.
Principali criticità dei paesaggi rurali storici (vulnerabilità e fattori di rischio per la loro conservazione).
abbandono colturale e abbandono delle sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali;
rinaturalizzazione, con aumento della vegetazione arbustiva e arborea boschiva, che riconquistano prati-pascoli
e coltivi, arrivando anche a modificare la struttura dei paesaggi e boschi storici in abbandono. Riformazione
spontanea di boschi altri rispetto a quelli storicamente umanizzati, con ingresso di specie arboree diverse in
seguito all'abbandono delle pratiche di gestione (ad esempio, un castagneto da frutto o una pineta di pino
domestico può trasformarsi in un bosco misto);
rischio idrogeologico, come dimostrano i frequenti episodi di dissesti, legati proprio alla rinaturalizzazione
spontanea, specialmente per la mancata manutenzione delle sistemazioni idraulico-agrarie e forestali;
pressione antropica: il fenomeno riguarda l'avanzata dell'edilizia a fini residenziali o produttivi (commerciali e
industriali, nuova viabilità, grandi impianti energetici eolici e fotovoltaici e tecnologici), con alterazione della trama
paesistica e insediativa storica tradizionale;
intensivizzazioni agricole: con conseguente sviluppo delle colture specializzate erbacee ed arboree. Tale fattore è
legato specialmente alla trasformazione industriale dell'agricoltura, secondo un modello di sviluppo globalizzato
che invariabilmente vede nella meccanizzazione e in una riorganizzazione degli ordinamenti produttivi, volta ad
aumentare la produttività e ad abbassare i costi della manodopera, gli unici indirizzi possibili da perseguire;
semplificazione ed omologazione del mosaico paesis1co: con diffusione delle monocolture in luogo della
policoltura e ricomposizione del parcellare;
alterazione dei caratteri delle architetture rurali tradizionali
25 siti iscritti al registro nazionale
Processi storici di territorializzazione che interessano i paesaggi rurali (dal Medioevo ad oggi).
Dal 1860 al 1955-60 circa: Completamento della rete stradale e ferroviaria; progressiva crisi agraria fra Ottocento e
Novecento; ultima espansione della mezzadria poderale nelle maremme e nelle montagne fino alla seconda guerra
mondiale; bonifica integrale fascista nelle maremme di Pisa-Livorno e di Grosseto; avvio della Riforma Agraria nella
Toscana costiera a sud dell’Arno; forti correnti migratorie soprattutto dalla montagna e dall’Arcipelago; disgregazione
della mezzadria e riconversione agraria parziale in funzione del mercato negli anni del miracolo economico, chiusura
delle miniere; avvio dell’inurbamento in città e centri minori in sviluppo terziario e industriale.
La montagna e i suoi diversi paesaggi
Agro-silvo-pastorale della piccola proprietà e delle comunanze (1A)
Latifondo di montagna (1B)
Policoltura e piccola proprietà privata dell’Amiata occidentale (1C);
Ricostituzione e specializzazione forestale (1D)
Le colline metallifere
Localizzazione: Colline Metallifere: territori compresi tra le parti alte delle valli di Elsa, Cecina, Cornia, Pecora, Merse
e Ombrone.
Fig 1Come si distribuisce l’agricoltura sul pianeta (soprattutto Africa e Asia). L’agricoltura è in costante flessione.
Fig 2 Impiegati nel settore agricolo
Le variazioni spaziali dell’agricoltura di mercato. Come si distribuiscono gli usi del suolo sul pianeta?
I modelli in agricoltura Von Thünen – 1826. “Una parte di ciascun raccolto mangiata dalle ruote”
Ipotizza una grande pianura, rappresentata dalla presenza di un centro urbano che diventava il centro dell’unico
mercato; questa pianura è fertile e non presenta corsi d’acqua.
L’attività economica agricola qui si sviluppa per fasce concentriche a partire da un punto centrale che rappresenta
il centro urbano. Si sviluppa l’allevamento degli animali, poi la cerealicoltura, poi l’allevamento in stalla,
l’allevamento del bestiame in stalla, i boschi.
Se invece c’è un fiume altera l’equilibrio delle fasce che non sono concentriche. Si mantengono però i principi di
organizzazione: prima allevamento suino, poi grano e bestiame, poi cereali pregiati, fino ad arrivare ai pressi della
città dove ci sono attività lattero-casearie, frumento e bestiame che si nutre di esso.
Più grande è la distanza dal centro, più elevato è il costo operativo per il contadino, giacché alle altre spese bisogna
aggiungere quelle di trasporto. La rendita quindi dipende dalla posizione (è più alta se più vicina alla città e viceversa).
La terza rivoluzione agricola: Risale agli anni 40 del 900. l’intensificazione agricola e la rivoluzione verde. Si rivolge al
raggiungimento dell’alta resa, portando alla produzione e creazione di specie vegetali (OGM). Si sviluppano nuove
tecniche gestione innovata utilizzo delle meccanizzazione delle pratiche agricole (es. irrigazione artificiale).
1. L’agricoltura di sussistenza
agricoltura itinerante (es: colture promiscue) uno dei sistemi agricoli più antichi e ampiamente diffusi al mondo:
brulis (Francia), slash-and-burn per far sì che i suoli si possano arricchire di minerali e sostanze che li rendano fertili
(Inghilterra) swidden (Inghilterra) debbio (Italia) milpa (America centrale).
agricoltura sedentaria intensiva (es.: coltivazione irrigua) La coltivazione del riso.
piccole aziende agricole e allevamento (es.: policoltura);
pastorizia (es.: transumanza e alpeggio).
2. L’agricoltura di mercato:
L’agricoltura di piantagione (es.: caffe, cotone, canna da zucchero);
L’orticoltura commerciale, l’agricoltura specializzata e l’agricoltura mediterranea;
L’allevamento commerciale di animali da latte;
La cearicoltura commerciale e l’allevamento estensivo di bestiame;
Le aziende agricole miste (con produzione di foraggio e allevamento).
Modelli di agricoltura predominanti in Europa Il paesaggio agrario europeo è stato caratterizzato, nella storia, da
modelli molto diversi a seconda dell’area in cui si sono sviluppati; ma solo tre si sono mantenuti, nonostante le
innovazioni tecnologiche, e ancora oggi caratterizzano delle regioni precise:
1. Paesaggio rurale mediterraneo, caratterizzato da elevata diversità di ambiente e di strutture;
2. Paesaggio rurale a campi aperti (openfield) del grande bassopiano franco-germanico-polacco a carattere
comunitario;
3. Paesaggio rurale a campi chiusi (bocage; enclos) delle regioni occidentali d’Europa, dove l’agricoltura tradizionale
è alquanto individualista
Orti mediterranei (paesaggio mediterraneo);
La “triade mediterranea” olio, vino, grano.
Paesaggio mediterraneo
area di dominio: regioni mediterranee;
tipologia di insediamento: in centri compatti, spesso
arroccati in siti difensivi; di bonifica; case sparse e poderi
modalità di coltivazione: associazione di cereali con
colture arboree; terrazzamenti;
gestione: piccola e grande proprietà;
coltura e produzione: coltura promiscua; cerealicoltura;
olivocoltura; viticoltura; allevamento ovino e bovino;
attrezzature meccaniche; policoltura intensiva;
morfologia: discontinuità dei campi, alternati ai pascoli.
“paesaggi rurali (agricoli) storici” = paesaggi che sono presenti in un determinato territorio da lungo tempo e che
risultano stabilizzati o evolvono molto lentamente sono riconducibili a spazi agrari che rappresentano esempi eminenti
di un insieme paesaggistico che si qualifica come prodotto di un periodo o di più periodi significativi della storia a livello
locale, regionale e nazionale.
Significatività + persistenza + unicità (Valorizzazione)
principali usi del suolo significatività̀ storica - Alberi monumentali, siepi e filari
- Vigneti - Terrazzamenti, ciglionamenti, muretti a secco
- Oliveti - Edilizia rurale storica*
- Frutteti - Sistemazioni idraulico agrarie e altre strutture
- Colture promiscue e consociazioni caratteristiche
- Seminativi (cerealicoltura + colture orticole su vasta scala) - Mosaico paesistico (disegno dato dalla
- Orti suddivisione dei campi; es: latifondismo,
- Pascoli e prati mezzadria)
- Incolti - Prodotti tipici (es: vino, olio)
- Boschi e arbusteti
Agricoltura di precisione Precision Farming “do the right thing, at the right time, in the right place”. Attraverso dei
droni.
PAC 2014-2020 Il documento delinea tre opzioni per l’attuazione della riforma:
produzione alimentare economicamente redditizia;
gestione sostenibile delle risorse naturali e azione a favore del clima;
mantenimento dell’equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali.
Agricoltura di sussistenza: gli orti urbani sinergia tra contesto urbano e agricolo.
Gio 20/05/2021
tipologie di insediamento:
Cascine a corte nella bassa pianura lombarda a indirizzo cerealicolo-zootecnico.
Bocage (campi recintati) e insediamento sparso; es. in Normandia.
Open field (campi aperti) e Hausendorf (villaggio agglomerato). Gestione comunitaria, rotazione…
Le componenti strutturali dei sistemi spaziali:
1) poli, costituiti da edifici preminenti nell'organizzazione del
territorio, sedi di poteri religiosi, civili o militari, dotati di un
carattere rappresentativo e identitario per le popolazioni
(edifici sacri, strutture fortificate, centri del potere civile,
ecc.) punti;
2) nuclei insediativi, aree urbanizzate formate da strutture
residenziali e di servizio (dal singolo insediamento rurale, al
borgo, alla città) aree;
3) sistemazioni territoriali, forme di antropizzazione del territorio
generate dallo sfruttamento delle potenzialità ambientali
(campi coltivati, confini, argini, terrazzamenti ecc.) linee;
4) viabilità, tracciati di comunicazione a diversi livelli linee
forme di occupazione stabile: Realtà molto diverse caratterizzano altrettanto diverse le forme di occupazione stabile
del suolo. Le categorie più utilizzate di classificazione prevedono tre modelli (non rigidi e caratteristici di determinate
epoche della storia europea):
Insediamento sparso; Insediamento raggruppato; Insediamento intercalare
Negli anni 70 abbiamo collane di libri che riportano le ricerche dei geografici sui contesti regionali delle case rurali.
In relazione alle influenze di fattori fisici e umani le dimore rurali si distribuiscono in vario modo e danno origine a
diversi tipi di insediamento: accentrato o sparso o a nuclei
Insediamenti accentrati
Insediamento tipo apuloinsulare Grosso centro compatto con migliaia di abitanti tipico dell’Italia meridionale ed
Insulare, caratterizzato dall’opposizione tra la grande proprietà agricola e il bracciantato.
Insediamenti tipo alpino Villaggi e casali alpini compatti nel versante meridionale delle Alpi, con sedi temporanee
legate all’allevamento.
Insediamenti misti:
Insediamento tipo appenninico-prealpino Campagna punteggiata da costruzioni con commistione di villaggi, casali
e case sparse del tipo montano-peninsulare.
Cascina a corte delle pianure campane e padano-venete, che ospita famiglie diverse e può essere isolata, oppure
raggruppata con altre a formare un casale, con un ruolo dominate, nell’attività agricola, dell’allevamento.
Casale romano, simile alla corte, imponente ed isolato, è la forma tipica di insediamento della zona laziale, intorno ai
quali a volte si sono sviluppati villaggi e borgate rurali.
Insediamenti sparsi:
Insediamento tipo villaggio alpino Tipico dell’Alto Adige, si compone di case sparpagliate in uno spazio ampio,
senza agglomerato centrale. È presente in Trentino.
Insediamenti tipo dispersi Popolazione sparsa in case isolate su fondi, presente in Ciociaria, ma soprattutto in
Toscana e nelle Marche dove sono presenti poderi e contratti agrari di mezzadria.
La masseria del Mezzogiorno (masseria = casa del massaro). Sono molto simili alle corti, anche se prevale
l’allevamento ovino. In alcuni casi sono fortificate. Es. trulli.
Importanza dei diversi fattori di vulnerabilità nei paesaggi rurali storici (Catalogo Nazionale del Paesaggio Rurale).
I problemi dell’agricoltura oggi e domani il consumo del suolo (in Italia): proliferazione dei centri abitati
(cementificazione). Altro problema: l’abbandono delle aree marginali. In alcuni contesti troviamo anche una
sovrapposizione tra questi fenomeni.
Urbanesimo:
Spostamento della popolazione dalle zone rurali alle zone urbane (processo che è stato massiccio nell’Europa che
diveniva sempre più industrializzata).
Urbanizzazione:
Il processo che porta imprese e popolazione a concentrarsi nelle aree urbane;
L’estendersi a sempre più vasti territori delle caratteristiche e dei modi di vita delle città.
“Ogni sede in grado di riflettere su se stessa e produrre un'immagine condivisa del mondo: città = produzione di
autocoscienza e informazione” (da F. Farinelli, Geografia, Einaudi, Torino 2005).
“Le città sono una delle componenti fondamentali del mondo contemporaneo e che meglio rappresentano. Sono i
luoghi principali dell’interazione sociale, dello scambio, della produzione culturale. Sono i motori dell’economia
globale” (Greiner, Lanza Dematteis, Geografia Umana. Un approccio visuale, Utet, 2019).
Tante definizioni di città… città > latino civitas, stessa etimologia di civiltà.
statistico-demografica "raggruppamento di popolazione agglomerata, definito da un effettivo di popolazione e
da una forma di organizzazione economica e sociale" (George, 1995);
topografica "raggruppamento di un cospicuo numero di edifici, disposti intorno a delle strade" (dizionario);
giuridica "insediamento umano che si differenzia da un paese o un villaggio per importanza o stato legale”.
sociologica "il titolo di città è subordinato non alle dimensioni dell'abitato o al numero di abitanti, bensì al
verificarsi di un'esigenza/opportunità di vita sociale, al costituirsi di una comunità socialmente coesa”.
«… spesso si dimentica è che la storia geologica di un territorio è di frequente una guida importante per progettare,
pianificare il futuro sviluppo delle città. La conoscenza accurata delle condizioni sottostanti il territorio che dovrà
essere usato per lo sviluppo della città è a maggior ragione indispensabile oggi, dal momento che le aree attualmente
utilizzabili per le costruzioni sono di solito quelle meno idonee dal punto di vista geologico. Infatti i fondatori della città
scelsero spesso il sito più idoneo anche dal punto di vista della presenza o abbondanza delle risorse geologiche locali
e della minore pericolosità geologica» (Gisotti, La fondazione delle città, 2016, p. 11).
La morfologia urbana e la sua pianta
In ogni tempo c'è stata una ricerca della planimetria “ideale”, in base alla morfologia del luogo.
pianta a scacchiera o quadrata città antica/castrum (K-D) città coloniale; cardo e decumanonegli accampamenti
e nelle città romane si chiamava cardo la strada che li attraversava da nord a sud (in latino cardo significa polo,
punto cardinale). Il cardo si intersecava con il decumano, cioè le strada che attraversava l'accampamento o la città
in direzione est-ovest. Cardo e decumano dividevano l'accampamento in quattro parti chiamate quartieri: questa
parola ha assunto in seguito il significato di nucleo autonomo all'interno di un agglomerato urbano.
pianta radiocentrica o circolare Città-fortezza medievali (Runddorf, kibbutz); città pianificate/funzionali
(Canberra);
pianta lineare Strassendorf (villaggi slavi) pianta complessa Haufendorf (aggregato) città araba (souk, qasba);
tanti altri tipi di piante di città…. particolari
Le zone che compongono la città: centro storico (es. delimitato dalle mura), quartieri segnati dalle strade, nuclei
esterni un po’ staccati…
Ven 21/05/2021
Possiamo riconoscere diverse generazioni per quanto riguarda le nascite delle città.
La polis greca = città stato: rispecchiava una scala gerarchica delle funzionicittà di alta, cioè l’acropoli
rappresentanza dove si localizzavano le strutture religiose e politiche, poi la città bassa, cioè l’agorà, che veniva
costruita intono ad una piazza principale dove si teneva il mercato e i cittadini facevano affari; infine la chora (contado)
dove si sviluppava l’attività agricola.
3) La città rinascimentale
Principi su cui si basa la regolamentazione e pianificazione della città: ordine, simmetria, armonia.
Palazzi civili e religiosi, strade, infrastrutture, parchi, giardini rientrano in un armonico piano complessivo.
[...] l’industria ha attaccato le città nel senso più forte del termine, distruggendole, dissolvendole. Essa fa crescere le
città a dismisura, ma in una esplosione delle loro antiche caratteristiche [...] l’uso e il valore d’uso sono scomparsi [...].
Con questa generalizzazione dello scambio, il suolo è diventato merce, lo spazio indispensabile per la vita quotidiana
si vende e si acquista. Tutto ciò che fa la vitalità della città come opera è scomparso davanti alla generalizzazione del
prodotto. [...] Da un lato si istituiscono centri di decisione dotati di poteri ancora sconosciuti, poiché si concentrano la
ricchezza, la forza repressiva, l’informazione. Dall’altro, l’esplosione delle antiche città permette processi multiformi
di segregazione; gli elementi della società sono impietosamente separati gli uni dagli altri nello spazio (Lefebvre, 1968,
trad. it. pp. 71-2).
5) La generazione delle città dei “paesi in via di sviluppo”. Es. prima la Cina era caratterizzata da piccoli nuclei
abitativi in legno, mentre ora abbiamo un’esplosione urbana.
6) La generazione delle città fondate. Es. Brasilia, una città che ha sostituito Rio de Janeiro come capitale negli anni
80, ed è stata fondata completamente ex novo nel giro di pochissimi anni. Ha avuto una sua genesi dettata da una
volontà pianificata sulla carta e poi realizzata. Altri esempi: città fondate in seguito alla bonifica pontina: Aprilia…
1. disseminazione globali;
2. Propaggine;
3. cattura;
4. gemmazione
Distribuzione della popolazione del mondo per classe dimensionale di insediamento urbano (2018)
Distribuzione della popolazione e n. degli agglomerati urbani per classe dimensionale (confronto 1990, 2018 e 2030)
Conurbazioni e città-rete
Conurbazione: è una espansione a macchia d’olio di più agglomerati urbani vicini che si sono uniti fra loro.
Randstand Holland: conurbazione dall’unione delle città di:
Aiafunzione politica;
Amsterdam funzione commerciale e finanziaria;
Utrecht funzione culturale;
Rotterdam funzione prtuale).