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Geografia 12 crediti

L’Atmosfera ambiente attraverso il quale c’è il continuo scambio di materia tra la componente idrica e le terre
emerse. Involucro aereo forme che avvolge il nostro pianeta, trattenuta ad esso grazie alla forza di gravità.
La distribuzione dei gas nell’atmosfera non è omogenea: composizione dell’atmosfera: 78% azoto
21% ossigeno
1% altri gas che servono da schermi:
anidride carbonica energia termica irradiata dal suolo;
ozono radiazioni solari (raggi ultravioletti);
vapor acqueoenergia termica irradiata dal suolo
pulviscolo radiazioni solari

Tutti i processi che


necessitano combustione
producono gas,
soprattutto Co2. Un’alta
produzione di gas serra
che deriva dall’attività
umana (es. metano dagli
allevamenti) è il principale
responsabile dei
cambiamenti climatici,
dell’assottigliamento del
buco dell’ozono….

Perché l’atmosfera è fondamentale?


 partecipa al ciclo dell’acqua insieme all’idrosfera;
 distribuisce il calore, impedendo che si crei un’eccessiva differenza di temperatura fra le varie zone del pianeta;
 contiene azoto, diossido di carbonio e ossigeno, che sono indispensabili per la sopravvivenza degli esseri viventi;
 filtra le radiazioni solari nocive;
 protegge la superficie terrestre dai corpi celesti che la Terra incontra.

Gli strati dell’atmosfera


La Troposfera Lo strato che ci interessa di più è naturalmente quello più vicino alla superficie terrestre cioè la
Troposfera. Qui avvengono tutti i fenomeni che interferiscono direttamente con la vita dell’uomo. È infatti sede del
pulviscolo atmosferico e delle perturbazioni meteorologiche. La temperatura diminuisce secondo un gradiente
termico verticale che mediamente corrisponde a 6,5°C per km.

Stratosfera Le componenti gassose rimangono fra loro in proporzioni costanti e si distribuiscono secondo il loro peso
molecolare. Qui appaiono nubi sottili e iridescenti (nubi madreperlacee). Nella stratosfera è presente uno strato di
ozono (ozonosfera); qui la temperatura aumenta di 1-3 °C ogni 1 km e c'è una concentrazione di ozono (O3) formatosi
dalla scissione di molecole biatomiche di ossigeno.

L’ozonosfera prende quelle radiazioni più nocive,


assorbendo le radiazioni ultraviolette con le molecole
dell’ozono e dell’ossigeno. Libera energia quanto più
aumenta la quota.

Come cambia la distribuzione dell’ozono, poiché non


è uniforme. Con i Freon (clorofluorocarburi CFC) si è
andato a ridurre: la funzione di filtro si è ridotta con
lui, portando una serie di eventi tra cui il
riscaldamento globale. Il buco nell’ozono è una
lacerazione dello strato di ozono che parzialmente
poi viene recuperato.
Trattato per la riduzione di sostanze che intaccavano
l’ozono protocollo di Montreal (85-87)

Mesosfera è caratterizzata da una accentuata rarefazione degli elementi gassosi. Qui la temperatura giunge ai - 80 °C.
A questa quota si osservano le nubi nottilucenti costituite da cristalli di ghiaccio

Termosfera o Ionosfera è una zona ricca di particelle ionizzate che si lascia attraversare solo dalla luce visibile e dalle
onde radio.
Aurore polari: boreali (nord equatore) e australi (sud equatore) a seconda di dove ci troviamo. Le particelle di gas che
si trovano sospese in questo strato sono attratte dai poli magnetici della Terra e quindi producono le aurore polari.

Esosfera è l'ultimo strato, oltre il quale ormai siamo già nello spazio esterno. Le particelle di gas che la costituiscono
sono molto rarefatte e hanno velocità enormi, questo perché la temperatura arriva ai 2000 ° C (temperatura cinetica).

Temperatura dell’atmosfera L’energia che riscalda l’atmosfera deriva, direttamente e indirettamente, dal sole (onde
elettromagnetiche). Questa energia si distribuisce in modo diverso sulla superficie terrestre e varia in rapporto:
1. alla forma sferica della Terra (latitudine);
2. all’alternarsi del giorno e della notte (moto di rotazione);
3. all’ alternarsi delle stagioni (moto di rivoluzione)
La quantità totale di radiazione che raggiunge la Terra può dirsi costante.

I raggi del sole sono rettilinei e colpiscono la superficie nello stesso modo, ma con angoli di inclinazioni differenti
motivo per il quale la temperatura viene percepita in maniera diversa.

Bilancio termico, equilibrio energetico La terra è colpita direttamente dal sole, riscaldata da un flusso in entrata ma
che è incapace di restituire energia, poiché le radiazioni solari sono di tipo luminoso ed elettromagnetico che
colpiscono la terra, vengono assorbite dalla superficie mentre un’altra viene restituita.
Poiché l’atmosfera è piuttosto trasparente nei confronti della radiazione solare (onde corte) e maggiormente
assorbente nei confronti della radiazione terrestre (onde lunghe), essa viene riscaldata più dal basso verso l’alto che
viceversa. La differenza tra la radiazione solare in entrata e quella terrestre in uscita costituisce il bilancio termico (o
bilancio radiativo) del pianeta
100% radiazioni solari:
50% energia assorbita dalla superficie terrestre
50% energia restituita albedo (frazione di luce o, più in generale, di radiazione solare incidente che è riflessa in tutte
le direzioni. Essa indica dunque il potere riflettente di una superficie).  diffusa dall’atmosfera (5%), riflessa dalla
superficie terrestre (3%), riflessa dalle nubi (22%), assorbita dall’atmosfera e dalla nubi (20%).

Effetto serra: teca ricoperta da vetro che fa si che i raggi solari penetrino all’interno. Alcuni di questi riescono a
trasferirsi all’interno e vengono assorbiti dalle piante, vengono restituiti nell’ambiente della serra e poi in parte
recedute verso l’esterno. Questo processo di assorbimento, mantenimento e restituzione dei raggi solari, avviene
anche in atmosfera: i gas contenuti nell’atmosfera agiscono come la copertura di una serra: l’atmosfera è trasparente,
i raggi solari passano attraverso lo strato dell’atmosfera composta da gas serra, la terra restituisce queste radiazioni
con onde lunghe (riscalda dal bassa), le radiazioni solari sono assorbite dai gas atmosferici e riscaldano la toposfera,
generando l’effetto serra.
Se non ci fosse la temperatura della Terra sarebbe molto più bassa, poiché i raggi verrebbero restituiti in maniera
maggiore. Però l’effetto serra si è amplificato e ha portato un innalzamento delle temperature globali

Surriscaldamento globale: a un costante aumento della temperatura, negli ultimi 30 anni si è verificata un’impennata
della temperatura decenni più caldi. Protocolli internazionali che danno un limite massimo di 2 gradi che non va
superata per limitare il surriscaldamento globale, o l’innalzamento dei livelli dei mari, fusione dei ghiacciai…
Lo stato della troposfera in un dato momento e in una data località si chiama tempo meteorologico ed è determinato
soprattutto da tre elementi:
1. temperatura si misura con il termometro;
 temperatura massima, minima e media giornaliera;
 escursione termica giornaliera;
 temperatura media mensile;
 temperatura media annua;
 escursione termica annua.
2. umidità si misura con l’igrometro umidità relativa.
3. pressione si misura con il barometro alta e bassa pressione.

La temperatura è un parametro sempre tenuto sotto controllo, insieme a umidità e pressione. Tutto ciò caratterizza
le previsione del tempo meteorologico di una regione (differente del clima di una regione, per parlare di condizioni
climatiche bisogna misurare questi fattori in tempi più lunghi e non giornalieri).

Distribuzione delle temperature sulla Terra Le isoterme linee che uniscono tutti i punti che hanno la stessa
temperatura.

La temperatura dell’aria dipende da vari fattori:


 la latitudine;
 l'altitudine;
 ora del giorno;
 stagioni;
 vicinanza dal mare o dai laghi; es. del mare: Il mare: estateemette meno energia di quanto ne riceve;
Invernoemette più energia di quanta ne riceve. Per questo mitiga il clima di una regione.
 venti e correnti marine; es New York e Napoli, stessa latitudine, ma i venti e le correnti creano diverse temperature.
 orografia; le montagne sono ostacoli nella circolazione dell’aria e quindi della temperatura
 copertura della vegetazione; la vegetazione assorbe radiazioni solari e ridandole all’atmosfera
L’umidità Proviene da evaporazione dal mare, dei laghi, dei fiumi, dalle piante; condensando origina nebbie o nubi e
precipitazioni solide (neve, grandine) e liquide (pioggia). È dunque la responsabile degli agenti atmosferici.
 L’umidità assoluta è la quantità di vapore acqueo (in grammi) che si trova in 1 m3 d’aria; aumenta con l’aumentare
della temperatura;
 L’umidità relativa è il rapporto tra l’umidità assoluta e il limite di saturazione e si esprime in percentuale, secondo
la formula: umidità relativa = umidità assoluta/umidità massimax100. L’umidità relativa dell’aria satura è del 100%

Formazione delle nubi che poi portano alle precipitazioni:


Situazione in cui c’è una corrente di aria calda che incontra una barriera di montagne: deve risalire lentamente dal
versante, trovando pressioni minori ed espandendosi, fino a diminuire la temperatura dell’aria, il vapore acqueo
condensa e sul versante si formano le nuvole, che quando superano il livello di condensazione cedono l’aria umida
sotto forma di precipitazioni. Salendo ancora di altezza la temperature si abbassa, si formano gocce più grande creando
precipitazioni più forti.
Poi l’aria discende dal versante opposto, incontrando zone più calde e creando un vento più caldo e asciutto.

Le nubi

Classificazione in base alla


quota: alte, medie, basse,
sviluppo verticale.

Classificazione in base alla


forma: cirri, cumuli, strati.

Forza di peso > moto


ascendente (basso verso l’alto)
Le precipitazioni meteoriche

Carta delle isoiete Distribuzione delle precipitazioni (piogge e nevi).

Si deve tener presente:


1. quantità delle precipitazioni;
2. frequenza delle precipitazioni;
3. “come” piove
Piogge acide: a causa degli inquinanti
(es. Co2) l’acqua da ossida diventa
acida. Questo porta a:

1* il danneggiamento della
vegetazione,
2* il decadimento dei materiali da
costruzione (anche sull’arte, sculture),
3* i laghi diventano acidi…

La pressione atmosferica Esprime rapporto tra il peso dell’aria e la superficie su cui essa grava. È la forza esercitata su
una superficie unitaria dal peso della colonna d’aria sovrastante. Dipende da vari fattori geografici ed elementi
meteorologici. Le differenze di pressione da luogo a luogo sono responsabili dei movimenti delle masse d’aria (i venti)
e rappresentano uno dei fattori più significativi delle previsioni del tempo atmosferico.
Dunque è il rapporto tra aria e superficie. Essa non è costante ma ci sono delle variante: luogo, momento della
giornata, venti…
La pressione diminuisce all’aumentare:
1. dell’altitudine diminuisce il peso dell’atmosfera sovrastante.
2. della temperatura dell’aria l’aria quando si riscalda tende a espandersi e a salire; quando si raffredda tende
invece a contrarsi e a scendere. Dunque, l’aria quanto più si scalda diventa leggera e sale, quando incontra gli
strati più alti va a raffreddarsi, si appesantisce quindi riscende.
3. della quantità di vapor acqueo (umidità) presente nell’aria (l’aria secca è più leggera)

Si creano differenze di pressione tra luogo e luogo della terra, responsabili dei movimenti dei venti (forme di
compensazione che si hanno tra zone di alta e bassa pressione per ricostruire un equilibrio.

Carta delle isobare e andamento dei venti


Alta pressione: verso il basso e l’esterno. Vengono
attratte dalle zone di bassa pressione: qui il
movimento verticoso è verso l’interno e verso
l’alto creando temperature minori e formazioni di
nuvole e precipitazioni che causano le
perturbazioni atmosferiche.

Bassa pressione: verso l’alto e l’interno. L’aria è


meno densa e più leggera, andando a creare dei
movimenti che generano cicloni.

Alta pressione: bel tempo.


Bassa pressione: mal tempo

Acqua e terra si riscaldano e si raffreddano in tempi diversi.


Pomeriggio: il rapido riscaldamento della terra produce condizioni di bassa pressione, richiamando l’aria delle alte
pressioni che invece si trovano sul mare. Si crea un primo movimento: dalla zona di alta pressione del mare alla bassa
pressione della terra.
Notte: processo inverso: il movimento dell’aria spira nel verso opposto poiché l’aria sulla terra si raffredda più
velocemente rispetto al mare. si creano delle zone di alta pressione nella parte continentale e delle zone di bassa
pressione in quella marina. Il vento quindi spira nel verso opposto.

Classificazione dei venti:


1. I venti locali: le brezze di mare e di terra (in alcuni casi brezze di valle e di monte).
Acqua e terra si riscaldano e si raffreddano in tempi diversi.

Pomeriggio: il rapido riscaldamento della terra produce condizioni di bassa pressione, richiamando l’aria delle
alte pressioni che invece si trovano sul mare. Si crea un primo movimento: dalla zona di alta pressione del mare alla
bassa pressione della terra.

Notte: processo inverso: il movimento dell’aria spira nel verso opposto poiché l’aria sulla terra si raffredda più
velocemente rispetto al mare. si creano delle zone di alta pressione nella parte continentale e delle zone di bassa
pressione in quella marina. Il vento quindi spira nel verso opposto.

Parliamo quindi di brezza di mare e brezza di terra (particolarmente attive nella zona intertropicale durante tutto
l’anno o anche nelle regioni temperate durante l’estate).
Scala più ampia 2) I venti periodici: i monsoni
Estate: monsone estivo, carico di umidità. Si parte da una situazione dove, l’aria è più fresca e la pressione è alta. I
venti attingono molto vapore acqueo dall’oceano e, attraverso forti piogge portano ad un abbassamento della
pressione e ad un aria più calda.
Inverno: monsone inverale, secco. La zona centrale del continente si raffredda, crea una zona anticiclonica dalla quale
spira verso l’esterno un vento fresco, che porta un tempo asciutto, con scarse piogge.

3) venti costanti:
 gli alisei, I venti che muovono dalle alte pressioni subtropicali verso l’Equatore. Vengono deviati dalla forza di
Coriolis (deviazione verso destra nell’emisfero settentrionale e verso sinistra nell’emisfero meridionale) e spirano
quindi da Nord-Est nell’emisfero settentrionale e da Sud-Est in quello australe.
 i venti occidentali, cioè i venti diretti dalle alte pressioni subtropicali verso le basse pressioni subpolari.
 i venti polari, cioè i venti che vanno dalle pressioni polari verso le medie latitudini.

Diverse altezze dell’atmosfera: nell’alta e bassa troposfera, questi interagiscono di più con l’uomo.
Si creano fasce di bassa e alta pressione che rimangono sempre le stesse.
Bassa troposfera: influenza dei mari, terre emerse, attrito con la superficie terrestre…
Si creano delle zone di basa pressione subpolare, alta pressione polare, alta pressione subtropicale, bassa pressione
equatoriale.

Colombo sfruttò questi venti costanti


Viaggio di ritorno: venti occidentali
Processo morfogenetico Il vento modella il paesaggio.
1. Erosione + Trasporto selettivo (Deflazione e corrasione);
2. Deposizione (Diezione).
Erosione di tipo meccanico: erode, trasporta, produce forme caratteristiche quando vanno a depositarsi: deserti.
Erosione e trasporto avvengono insieme.
Alla fine queste particelle perdono la loro forza cinetica, si depositano e costruiscono attraverso un processo di
deposizione selettiva (deiezione) formano dei depositi così detti eolici.
Discorso della selettività (come per i fiumi): le particelle più sottile vanno a depositarsi dopo, prima si depositano i
materiali con una composizione maggiore.

Depositi sabbiosi: sono mobili, migrano.


Diverse configurazioni di dune:

Classificazione dei deserti caldi:


 Hamada, deserto roccioso;
 Serir, deserto ciottoloso e ghiaioso;
 Erg, deserto sabbioso

Gio 22/04/2021
Oggetto di studio della Geografia Umana: relazioni dell’uomo con lo spazio geografico. Mette in correlazione tutto ciò
che sulla Terra ha un rapporto con la vita umana (Tra uomo e ambiente, cultura e natura…).
“La geografia umana studia come le popolazioni, le società e le economie, con le loro manifestazioni materiali (città,
strade, campi, fabbriche, ecc.) si diversificano nello spazio terrestre, in relazione al variare delle condizioni ambientali
e storiche” “…la geografia umana non può ignorare la geografia fisica, in quanto tutte le attività umane hanno qualche
rapporto con gli ambienti naturali e non possono essere comprese, interpretate e valutate senza tener conto di ciò
che direttamente o indirettamente ci lega al clima, al suolo, alle acque, ai rilievi rilievi e agli altri organismi viventi”.

“Sistema integrato Terra”


dinamico e complesso, risultato di un equilibrio dinamico che comprende interazioni e continui scambi tra crosta
terrestre e oceani, tra atmosfera e terre emerse e oceani, tra superficie terrestre e interno del nostro pianeta.
Importante il concetto di ciclicità: quando qualcosa si blocca può compromettere tutto.
Geosistema: litosfera (materiali solidi, più superficiale), l’idrosfera (insieme delle acque), atmosfera (insieme di gas).
Al centro abbiamo la biosferma biosistema insieme di forme di vita presenti nella Geosistema.
Questi due sottoinsieme sono collegate attraverso strette relazioni.

La Terra come sistema dinamico integrato e complesso:


1. la Terra funziona come un sistema costituito da diverse componenti naturali e culturali, che interagiscono con
modalità complesse, non riducibili a rapporti lineari di causa-effetto e quindi poco prevedibili;
2. la Terra è soggetta a continui cambiamenti, che derivano sia da eventi naturali, sia dall’azione umana;
3. il sistema culturale umano (ideologico, tecnologico, socioeconomico, politico) è un sottosistema di quello naturale
terrestre: può modificarlo in modo durevole solo obbedendo ad alcune leggi naturali che non può (almeno per
ora) modificare a suo piacere, come ad esempio quelle del clima.

Il tempo e il clima.
 Il tempo è dato dalle condizioni dell’atmosfera in una data località durante un periodo limitato.
 Il clima è l’insieme dei fenomeni atmosferici che caratterizzano lo stato medio dell’atmosfera in un punto della
superficie terrestre calcolato su almeno 30 anni

Il Clima
Insieme dei fenomeni atmosferici che caratterizzano lo stato medio dell’atmosfera in un dato luogo, ottenute da
rilevazioni omogenee dei dati su un periodo di almeno 30 anni. Dipende da:
1. Elementi variano in base a:
 Temperatura;
 Umidità e precipitazioni;
 Pressione e venti
2. Fattori non variano:
 altitudine e orografia;
 latitudine;
distanza dal mare o dai bacini lacustri;
 copertura della vegetazione;
 correnti marine e venti • stagioni

1. Altitudine; orografia Il riscaldamento dell’atmosfera dipende dal calore che viene restituito in atmosfera dalla
superficie terrestre. Quindi la temperatura salendo di quota diminuisce (gradiente termico verticale di circa 6,5 gradi
per ogni kilometro di innalzamento di quota). L’orografia agisce come un ostacola per la libera circolazione dell’aria.

2. Latitudine; angolo di incidenza dei raggi solari La


temperatura diminuisce tanto più mi innalzo di gradi di latitudini,
cioè mi sposto dall’equatore ai poli: ciò è comprensibile poiché l’asse
terrestre è inclinato, i raggi solari cadono sempre più obliqui tanto
più mi allontano dall’equatore verso i poli: cambia l’angolo di
incidenza dei raggi che cadono su una superficie maggiore quindi
scaldano di meno.
3. Distanza dal mare o dai
bacini lacustri. La temperatura
dell’aria dipende anche dalla
distribuzione delle terre
emerse e dei mari.

Mitiga il clima capacità


termica: in estate il mare assorbe
più energia di quanto ne emette
e in inverso viceversa.

4. Copertura vegetazione Fattore di regolazione della temperatura: riduce gli sbalzi termici

5. Venti e corrente marini calde o fredde

6. Stagioni Cambia l’intensità e la durata dell’irraggiamento solare. Estate: sole più alto: i raggi si concentrano su
una superficie minore, quindi riscaldano di più; le ore di giorno sono maggiori di quelle della notte. Inverno: viceversa.
Le grandi zone climatiche terrestri
Nella zona glaciale o polare i raggi solari sono sempre molto obliqui e a volte non colpiscono affatto la Terra per un
periodo tanto più lungo quanto più ci si avvicina ai Poli;
Nella zona temperata il Sole non passa mai allo zenit e i suoi raggi arrivano sempre più o meno obliqui, secondo il
periodo dell’anno e la latitudine; si ha una distinzione netta tra le varie stagioni dell’anno;
Nella zona intertropicale o torrida il sole passa allo zenit di tutti i punti 2 volte l’anno.
Nella zona temperata il Sole non passa mai allo zenit e i suoi raggi arrivano sempre più o meno obliqui, secondo il
periodo dell’anno e la latitudine; si ha una distinzione netta tra le varie stagioni dell’anno.
Nella zona glaciale o polare i raggi solari sono sempre molto obliqui e a volte non colpiscono affatto la Terra per un
periodo tanto più lungo quanto più ci si avvicina ai poli

Le zone climatiche: in base agli elementi della temperatura, umidità, pressione

Contrassegnare il clima attraverso lettere maiuscole e minuscole che andavano a determinare delle caratteristiche.
Italia. Estesa per latitudine andamento climatico complesso che si manifesta in dinamiche climatiche locali. Il clima
della nostra regione è condizionato da alcuni fattori:
 la presenza delle alpi, che rappresentano una barriera difficile da superare dalle grandi masse di aria fredda
che vengono dal nord.
 La presenza degli appennini: dorsale che determina una differenza climatica tra le regioni adriatiche e
tirreniche;
 regioni meridionali risentono del clima subtropicale dell’Africa.
Variazioni climatiche: Si sono succeduti dei periodi glaciali, intarglaciali determinati da variazioni dell’orbita terrestre.
La vita sulla terra ha reagito a queste fase alterne di periodi climatici più cladi e più freddo: in certi casi ci si è adattati,
in altra scomparendo (estinzioni di massa).

Attraverso carotaggi, misurazioni fatti con i


termometri, dati della dendotrologia… è stato
possibile specificare l’andamento medio del clima.
Le oscillazioni del clima, succedutesi dopo la fine
dell’ultima glaciazione sono oggetto di studio della
Paleoclimatologia.
Il periodo geologico che stiamo vivendo registra un
rialzo della temperatura molto più rapido degli anni
passati.

Le perturbazioni climatiche e ambientali attuali sono compresse su scale temporali molto brevi, mentre prima i
cambiamenti, anche importanti, si verificavano in tempi molto più importanti. Dalla metà del 19esimo sec. è iniziata
una nuova fase climatica caratterizzata da un generale surriscaldamento che si è protratto fino alla metà del 900,
interrotto solo da poche oscillazioni.
Hockey stick parabola verso l’alto che dimostra il riscaldamento degli ultimi 100 anni. Entro il 2050 la temperatura
sarà molto più alta a causa dell’anidride carbonica (e dei combustibili).
Effetto Serra e Surriscaldamento globale
Aumento della percentuale di Co2 contenuta nell’aria. Questo a aumento è dovuto in parte dalla combustione
(carbonfossile prima e del petrolio dopo), produzione degli idrofluorocarburi, l’agricoltura principale fonte di metano
e protossido di azoto e dalla forestazione. Questi elementi sono i responsabili del 23% delle emissioni totali di gas
serra. Tutti i gas serra impediscono che le radiazioni infrarosse emesse dalla Terra si dispergano nello spazio, quindi la
Terra irradia verso lo spazio meno energia di quella che assorbe dal sole alterando un equilibrio termico a cui tende
naturalmente. Questo squilibrio energetico causa il surriscaldamento globale del pianeta.

IPPC (1988): organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Ogni anno redige dei rapporti.
Clean Power Plan (legge del 3 agosto 2015) imponeva alle centrali di produzione di energia di ridurre le emissioni del
32% entro il 2030 rispetto ai valori ottenuti nel 2005, per frenare il cambiamento climatico. I singoli stati potevano
ricorrere a nuove iniziative per aumentare l’output di energia rinnovabile.
Convenzione delle Nazione Unite sui cambiamenti climatici: più importante trattato internazionale in maniera di lotta
dei cambiamenti climatici. Lo scopo è ridurre le interferenze di origine umana con il sistema climatico mondiale. Questa
convenzione si è dichiarata attraverso protocolli e intese:
Kyoto 1997 (fino 2012) i paesi industrializzati dovevano ridurre le proprie emissioni di gas serra in percentuali variabili
a seconda delle condizioni di ogni paese.
Sostituzione con l’Accordo di Parigi (2015): universalmente vincolante a livello mondiale. L’obiettivoridurre in tempi
veloci della produzione di anidride carbonica e per contenere l’innalzamento del livello globale al di sotto dei 2 gradi
centigradi
Madrid 2019 regole per l’attuazione veloce dell’accordo di Parigi.

Ven 23/04/2021
Campi della geografia Umana e discipline affini.

La geografia umana “La geografia umana studia come le


popolazioni, le società e le economie, con le loro manifestazioni
materiali (città, strade, campi, fabbriche, ecc.) si diversificano
nello spazio terrestre, in relazione al variare delle condizioni
ambientali e storiche”.
“… la geografia umana non può ignorare la geografia fisica, in
quanto tutte le attività umane hanno qualche rapporto con gli
ambienti naturali e non possono essere comprese, interpretate
e valutate senza tener conto di ciò che direttamente o
indirettamente ci lega al clima, al suolo, alle acque, alle forme
del rilievo e agli altri organismi viventi”.
Tre contenuti dell’indagine geografica (Hagget, 1993);
1. la distribuzione spaziale (attraverso l’osservazione, diretta o indiretta, del paesaggio e la raccolta scientifica dei
dati si cerca di comprendere gli aspetti relativi alla flora ed alla fauna, al clima, alle attività umane, alla popolazione,
ai paesaggi naturali ed umanizzati, ecc.);
2. le relazioni uomo-ambiente (si analizzano i dati raccolti ed ogni informazione a disposizione per comprendere
come le diverse attività umane hanno interagito ed interagiscono e gli effetti che hanno già avuto o che potrebbero
avere sull’ambiente naturale – si pensi al clima oppure alle risorse idriche ed energetiche – ma anche sulla società,
sull’economia, ecc.);
3. la sintesi regionale (serve a comprendere alcuni specifici problemi e le interazioni su scala regionale, operando
anche confronti tra regioni o singole aree allo scopo di trovare le giuste soluzioni).

«La geografa umana è adatta a un approccio orientato visivamente per tre motivi:
1. Primo, le mappe e le immagini sono strumenti fondamentali per i geografi dal momento che aiutano a rivelare
modelli e trend che potrebbero non essere altrimenti percepibili.
2. Secondo, nell’esercizio della geografia umana vi è una tradizione di lunga data dello studio dei paesaggi culturali
per mettere in evidenza processi come la diffusione, l’urbanizzazione o la globalizzazione, in maniera tale da capire
in modo più approfondito le differenze sociali e da valutare l’uso della Terra da parte delle società umane.
3. Terzo, la geografia contemporanea si rivolge sempre più allo studio dei modi con cui si rappresenta la Terra, inclusi
quei tipi di immagini che sono impiegati da diverse agenzie e istituzioni per caratterizzare luoghi, regioni,
popolazioni, persone e le loro attività»

Capisaldi della metodologia geografica


 Principio dell’osservazione Consente di individuare il luogo dove si trova un determinato oggetto o si verifica
un particolare fenomeno e di delimitare l’area da essi interessati.
 Principio di causalità Spiega la diversa distribuzione dei fenomeni geografici sulla superficie terrestre, la loro
diversa intensità, il loro combinarsi in un medesimo luogo o in luoghi differenti, l’evoluzione dei rapporti tra un
oggetto o una regione e gli oggetti o le regioni circostanti.
 Principio di conseguenzialità Impone l’esame dei riflessi geografici effettivi di tutti i fatti che questa scienza
studia.
Strumenti:
Obiettivi:  La carta geografica;
 Rappresentazione;  i dati statistici e i grafici;
 Descrizione;  l’analisi delle immagini;
 Interpretazione;  l’osservazione diretta dei luoghi (i GPS);
 Analisi.  Il telerilevamento;
 I GIS.

1) Le carte geografiche (si rinvia alle prime lezioni del primo modulo):

Attributi qualitativi delle carte:


 Riduzione scala;
 Approssimazione proiezioni;
 Simbolismo segni convenzionali.

Requisiti delle carte:


 Equidistanza lunghezze;
 Equivalenza aree;
 Isogoniaangoli.
Dati statistici e grafici:
es ISTAT: censimenti e rapporti dettagliati.

Tasso di crescita naturale Percentuale annua di crescita di una popolazione, senza considerare i flussi migratori.
Densità aritmetica Rapporto tra la superficie di un’area e il numero dei suoi abitanti. Si misura di solito in ab/Km².
Tasso di natalità Numero annuo di nati vivi ogni mille abitanti.
Densità fisiologica Rapporto tra superficie agricola produttiva di un territorio e il numero dei suoi abitanti.
Tasso di mortalità Numero annuo di morti ogni 1000 abitanti.
Indice di dipendenza Rapporto tra la popolazione in età lavorativa e la popolazione con meno di 15 e più di 65 anni.
Indice di mascolinità Rapporto percentuale tra il numero di maschi e il numero di femmine di una lazione.
i diagrammi, o grafici lineari, sono idonei a rappresentare l’evoluzione
di un dato fenomeno nel tempo, in quanto, sui due assi (orizzontale o
delle ascisse e verticale o delle ordinate) si stabiliscono scale per valori
diversi;

gli istogrammi, detti anche grafici a barre o a colonne, sono molto


semplici da interpretare e mettono in evidenza la grandezza di un dato,
consentendo di confrontarlo con altri;

gli areogrammi, detti anche diagrammi a torta (perché utilizzano un


cerchio la cui area viene divisa in base alle diverse grandezze ottenute),
sono adoperati per rappresentare la suddivisione di un fenomeno dopo
aver trasformato i dati ottenuti in percentuali.

Tipi particolari di grafici … le piramidi dell’età

+
Carte tematiche e cartogrammi

Il cartogramma
 Puntiforme;
 A curve isometriche;
 A flussi;
 Arale o a mosaico;

I modelli

Le mappe mentali
«Strange Maps»

I GPS  è un sistema di posizionamento e navigazione satellitare militare statunitens

Il Telerilevamento  è la disciplina tecnico-scientifica o scienza applicata con finalità diagnostico-investigative che


permette di ricavare informazioni, qualitative e quantitative, sull'ambiente e su oggetti posti a distanza da un sensore
mediante misure di radiazione elettromagnetica. Possibili applicazioni: Studiare con l’uso congiunto di cartografia
storica e foto aeree l’espansione urbana

I GIS  Il Geographic Information System (GIS) (anche detto sistema informativo geografico o anche sistema
informativo territoriale) è un sistema informativo computerizzato che permette l'acquisizione, registrazione, analisi,
visualizzazione, restituzione, condivisione e presentazione di informazioni derivanti da dati geografici.
È quindi un sistema informatico in grado di associare dei dati alla loro posizione geografica sulla superficie terrestre e
di elaborarli per estrarne informazioni.
Il suo principale utilizzo è nella graficizzazione e nello studio di fenomeni umani e naturali terrestri.
Mar 27/04/2021
Geografia Umana: scienza dei rapporti uomo ambiente, scienza della differenziazione spaziale, scienza dei luoghi,
studio dell’organizzazione spaziale, studio della dimensione spaziale del sociale, lo spazio della società.
L’attenzione della geografia umana è quindi rivolta principalmente ad analizzare:
 le relazioni che legano tra di loro tali oggetti sulla superficie della Terra;
 le modalità con cui gli uomini interagiscono nello spazio e utilizzano e alterano i paesaggi che occupano;
 le variazioni spaziali delle caratteristiche dei popoli e delle culture;
 le caratteristiche fisiche e culturali dei luoghi à individuazione delle connessioni tra paesaggio naturale (contesto
all’interno del quale si svolge l’azione umana) + paesaggio culturale (manifestazione dell’attività umana);
 le caratteristiche mutevoli dei luoghi (i luoghi come risultato attuale dell’azione passata di processi fisici e culturali)
 le dinamiche delle interazioni spaziali (interrelazioni fra luoghi);
 il contenuto strutturato dei luoghi (il modo i cui gli elementi sono ripartiti in un’area geografica): in base alle
densità; diffusione (dispersione o concentrazione); disposizione (localizzazione)

Ricordiamo i tre contenuti dell’indagine geografica (Hagget, 1993):


1. la distribuzione spaziale (attraverso l’osservazione, diretta o indiretta, del paesaggio e la raccolta scientifica dei
dati si cerca di comprendere gli aspetti relativi alla flora ed alla fauna, al clima, alle attività umane, alla popolazione,
ai paesaggi naturali ed umanizzati, ecc.);
2. le relazioni uomo-ambiente (si analizzano i dati raccolti ed ogni informazione a disposizione per comprendere
come le diverse attività umane hanno interagito ed interagiscono e gli effetti che hanno già avuto o che potrebbero
avere sull’ambiente naturale – si pensi al clima oppure alle risorse idriche ed energetiche – ma anche sulla società,
sull’economia, ecc.);
3. la sintesi regionale (serve a comprendere alcuni specifici problemi e le interazioni su scala regionale, operando
anche confronti tra regioni o singole aree allo scopo di trovare le giuste soluzioni).

Quando nasce la geografia umana?


Eratostene di Cirene (276-194 a.C.) Geographicà, 3 libri:
 I libro: presentava la storia della geografia, dai tentativi dei filosofi ionici alla spedizione di Alessandro;
 II libro: esponeva la geografia astronomica e fisica, trattava delle dimensioni dell’abitabile e della lunghezza della
circonferenza terrestre;
 III libro: dava una descrizione delle parti dell’ecumene, a commento della carta da lui stesso elaborata

Erodoto: storico e geografo. Ci da una descrizione dettagliata delle popolazione dell’ecumene dell’età classica.

Dal 2 sec. d.C, da una geografia descrittiva (Erodoto, Eratostene), si arriva ad una geografia che studia la posizione
esatta delle cose sulla Terra: es. Tolomeo.

Nel 700 si hanno grandi innovazioni che gettano le fondamenta dell’istituzione della disciplina geografica. Gli oggetti
ora dialogano l’uno con l’altro.

Metà dell’800 si comincia a parlare di geografia scientifica. abbiamo due grandi nomi:
1. Alexander von Humboldt (1769-1859);
2. Karl Ritter (1779-1859).
Geografia scientifica nasce in un contesto ben definito: quello tedesco. Per molto tempo la geografia moderna è
caratterizzata da protagonisti di formazione tedesca almeno fino alla fine dell’800, quando emergerà una nuova
scuola: quella francese.

Importanza di Immanuel Kant (1724-1804): tentativo di definire la “natura della geografia”. Geografia = logica
conclusione della speculazione filosofica. In sintesi, la geografia fisica è:
 propedeutica alla conoscenza del mondo e base della storia;
 consente una visione globale della natura;
 deve precedere ogni possibile altra indagine;
 è una scienza descrittiva

Kant nella Geografia Fisica (1807) sottolinea come l’indagine nasca dalla realtà, cioè la geografia.
Kant afferma che alla nascita abbiamo già un sistema cerebrale (anche se limitato e ancora vuoto di informazioni date
dall’esperienza) che al suo interno ha già delle forme a priori in grado di sistemare tutte le nozioni.
Esse si dividono principalmente in due strutture: tempo e spazio. Quindi la conoscenza procede per un percorso
temporale e spaziale (geografia). Ma ciò che percepiamo è non potrà mai essere davvero la realtà, ma solo una sua
rappresentazione, cioè un modo per ricreare una qualche realtà, dove però ci saranno sempre degli elementi che
sfuggiranno, cose incomprensibili e soprattutto completamente soggettive. Si può dire che in un certo senso esistano
diverse realtà a seconda della soggettività della persona, e che quindi non sia possibile stabilirne una che sia oggettiva,
valida e comprensibile da tutti.

Si introducono i due «problemi chiave» della geografia che portano alla trasformazione della geografia da scienza
corografica a disciplina antropica:
1. lo studio della differenziazione sulla superficie terrestre (Humboldt) legato al paesaggio naturale.
2. lo studio della relazione uomo-ambiente (Ritter) legato al paesaggio antropico.

L’800 e il viaggiatore scientifico. La natura è caratterizzata da un’armonia. L’uomo ci entra in contatto come se ci fosse
un’interazione di equilibrio tra queste forme.
A Von Humboldt (1769-1859). Viene sempre raffigurato con abiti della buona aristocrazia, con un taccuino che
rappresenta lo strumento principale dove appuntare riflessioni. È un naturalista, esploratore e botanico tedesco
“fondatore della geografia”, “l’ultimo grande rappresentante di una stirpe di studiosi che non conosceva le barriere
interdisciplinari”.

Viaggio alle regioni equinoziali -


America centro-meridionale (1799-
1804)
Egli si accorge che a stesse fasce di
altitudine si presentano caratteristiche
molto simili, anche se si trovano in due
posti differenti, proprio a causa del clima
(cause dovute alla latitudine che ne
determina il calore). Quel che fa quindi è
recuperare il concetto di paesaggio visto
come oggetto dello studio geografico e
non solo naturalistico (paesaggio
urbano, agrario…).

Alla fine del suo percorso inaugura una produzione vastissima, alla ricerca di un sapere enciclopedico derivato
dall’esperienza:
 Voyage aux regions equinoxiales du Nouveau Continent in 30 volumi ;
 Examen Ansichten der Natur (Quadri della Natura) Kosmos.

La geografia ha una funzione di sintesi, cerca di dare una visione completa dell’armonia e dell’interconnessione che
lega le componenti naturali della Terra. Schematizzando:
 geografia = scienza di sintesi;
 descrizione fisica del mondo = scienza dinamica e sintetica;
 natura = totalità delle cose create;
 metodo di ricerca teso a determinare la distribuzione spaziale dei fenomeni.

Pittura di paesaggio "Come ad ogni complesso organico viene riconosciuta una precisa fisionomia, sulla base della
quale la botanica e la zoologia suddividono nel vero senso della parola le forme degli animali e delle piante, così vi è
anche una fisionomia della natura che si diversifica in rapporto alla latitudine. Ciò che l'artista definisce con espressioni
quali 'natura svizzera', 'cielo italiano'... si basa sulla confusa sensazione che la natura nelle diverse regioni presenta
caratteristiche diverse. L'azzurro del cielo, la forma delle nubi, i vapori lontani, l'erba più o meno grassa, i contorni
delle montagne sono gli elementi che determinano l'aspetto d'insieme di una zona. Cogliere e riprodurre in modo
manifesto questi elementi è compito della pittura di paesaggio. Sia concesso all'artista di aggruppare gli elementi della
sua figurazione: sotto la sua mano il grandioso quadro della natura si scompone in semplici tratti come le opere scritte
dalla penna dell'uomo".
Variazione della vegetazione a seconda delle diverse altitudini. Le legende, tabelle comparative che si trovano ai lati,
danno informazioni di carattere statistico

Karl Ritter (1779-1859): occupa la prima cattedra di geografia istituita nel mondo germanico, si vede quindi come la
geografia inizia ad essere vista come una disciplina accademica.
Con lui nuova impostazione della problematica geografica e l’incitazione alla ricerca Pubblica una serie di articoli in
Atti della Accademia delle Scienze di Berlino. Opera Europa Die Erdkunde in 19 voll. (1822-1859).

Lo studio della natura è coltivato in modo da aiutare a comprendere:


 come gli uomini si distribuiscono sulla superficie terrestre;
 come si evolvono i popoli;
 come si formano e trasformano le civiltà;
 La natura è immanente nella storia: non si può comprendere la storia prescindendo dalla natura

Seconda metà Ottocento


Momento di grande svolta: Seconda rivoluzione industriale (elettricità, petrolio, prodotti chimici); positivismo
(progresso, metodo scientifico applicato anche alle scienze umane); Darwin L’ambiente, subendo dei mutamenti,
opera una selezione naturale sulla variabilità dei caratteri delle specie, scegliendo le forme più adatte.

Il determinismo ambientale consiste nel far derivare direttamente dall’ambiente le differenze sia fisiche che
culturali degli esseri umani
Friedrich Ratzel (1844-1904). Esponente del darwinismo sociale applicato alla geografia Considerato “l’organizzatore”
della moderna scienza geografica. Opere Volkerkunde (1885-1888); Anthropogeographie (1882).

Se per Ritter ogni regione aveva un suo equilibrio di risorse, ora il concetto di armonia si sposa con il concetto di
adattamento (influenza darwiniana), cioè la lotta per la sopravvivenza. La figura dell’uomo che agisce sul substrato
fisico è ricollegato all’ambiente in cui abita perché ne determina il comportamento.

 C’è un’esistenza di un rapporto unidirezionale composto da impulsi generati dall’ambiente verso le comunità.
 I caratteri e i comportamenti umani sono determinati (condizionati) dall’ambiente naturale.
 L’uomo viene considerato come elemento passivo, impotente nei confronti della natura.
 La natura è la causa delle scelte localizzative dell’uomo. Tutto ciò non è dimostrabile (es. fattori ambientali uguali
avrebbero dovuto produrre comportamenti simili, ma ciò non avviene sempre).

Paradigma del Determinismo Regione naturale la componente naturale è fondamentale sia per i comportamenti
naturali che antropici.
1- La regione naturale:

La regione naturale viene


definita come un’area della
superficie terrestre individuata
in sé e distinta dalle altre per le
caratteristiche dei propri
elementi (geologici e
geomorfologici) costitutivi.

1752 Philippe Buache pubblica un saggio nel quale suddivise il territorio francese in bacini fluviali, sostenendo che essi
erano regioni naturali in quanto il fiume e la sua valle costituiscono una sede che determina ‘in modo naturale’ le
forme di insediamento, di agricoltura e di allevamento.
Questo concetto non va a perdersi, ma questa chiave di interpretazione per regioni di tipo naturali rimane. Ad esempio
sono alla base delle caratterizzazioni delle regioni climatiche italiane, ma anche ecologiche: ecoregioni legano
l’aspetto ambientale con quello culturale: es. provincia padana, sezione siciliana, porzione adriatica...

Fine ottocento Il Possibilismo


Raggiungimento da parte della geografia di una sua dignità e di una autonomia scientifica, -istituzione di regolari corsi
universitari. Impulso innovatore di Paul Vidal de la Blache (1845-1918):
 1891 fondatore del il periodico Annales de Geographie;
 Tableau géographique de la France (1903);
 Atlas général (1894);
 Géographie Universelle.
Il possibilismo ritiene che ogni ambiente naturale offra una gamma di alternative più o meno vasta e che in uno stesso
ambiente naturale società e culture possano modellarsi in modi diversi a seconda delle loro scelte, basate sulle
conoscenze e sulle capacità tecniche di cui dispongono.

P. Vidal De La Blache (1845-1918) è il promotore di una reazione al determinismo ratzeliano: il Possibilismo


(ecologismo umanista).

 Esistenza di un rapporto bidirezionale composto da impulsi generati dall’ambiente e dalle comunità.


 L’ambiente non impone agli uomini le attività o gli adattamenti, ma sono i gruppi umani a scegliere, tra le diverse
possibilità offerte dall’ambiente, le soluzioni dettate dalle condizioni storiche e culturali: La natura propone,
l’uomo dispone;
La natura propone e l’uomo dispone. Natura e uomo sono legati tra di loro non in un rapporto monodimensionale,
ma bidimensionale (la natura influenza il comportamento umano, e le scelte dell’uomo sulla natura la condizionano).
L’uomo quindi diventa il protagonista, un fattore geografico, l’espressione identitaria del rapporto tra uomo e natura.
La geografia ha lo scopo di cogliere le relazioni tra questi due protagonisti: la natura e l’uomo.

Quindi:
1. la natura non esprime solo vincoli, ma offre anche varie possibilità di occupazione del territorio e di utilizzazione
delle risorse naturali;
2. le comunità umane, pur con evidenti condizionamenti, esercitano delle scelte tra le possibilità loro offerte
dall’ambiente fisico;
3. la scelta, espressione del grado di libertà di cui gode l’uomo, è compiuta in base alla cultura delle comunità umane
e alle tecnologie di intervento sul territorio di cui dispongono, risentendo anche delle circostanze storiche;
4. la comunità si struttura come un fattore geografico nel senso che è in grado di influire sull’evoluzione della natura.

Il Possibilismo elaborò tre concetti fondamentali:


1. genere di vita insieme dei comportamenti con i quali la comunità interagisce con l'ambiente per assicurare la
propria sussistenza (abitudini, attività economica, vita sociale, manifestazioni spirituali);
2. paesaggio insieme organico di forme umane e fisiche, come espressione concreta di ciò che nasce dall'incontro
della cultura e della tecnologia delle comunità con l'ambiente fisico;
3. Regione (umanizzata) l'ambiente generatore di vincoli e di possibilità, plasmato da un genere di vita (abitudini
e tradizioni consolidatesi nel tempo), dà luogo a veri e propri organismi: territori che assumono una loro
personalità geografica perché sono un prodotto irripetibile. Si tratta quindi di uno spazio in cui una comunità
umana, dotata di una propria cultura organizza un territorio, costituito da un solo ambiente fisico, o da più
ambienti fisici contigui.

2- Regione umanizzata:
Gio 29/04/2021
Geografia Umana: scienza dei rapporti uomo ambiente, scienza della differenziazione spaziale, scienza dei luoghi,
studio dell’organizzazione spaziale, studio della dimensione spaziale del sociale, lo spazio della società.

Regione: «Chi si avvicina all’ampia letteratura prodotta su questi argomenti – soprattutto all’inizio del secolo – deve
districarsi tra una terminologia estremamente varia, anche per le qualificazioni attribuite alla regione (regione naturale
ed umana, regione storica, regione economica, urbana, omogenea, uniforme, semplice, funzionale, e così via) e non
tarda a constatare che stessi termini assumono significati diversi – e talora anche sostanzialmente divergenti – non
solo con il volger delle epoche, ma anche a seconda degli autori di una stessa epoca, e che tutto ciò riflette spesso
confusione concettuale» (Alberto Vallega, 1983, università di Genova).

Regione in senso più ampio: porzione della superficie terrestre che deve avere 3 requisiti:
1. contiguità geografica gli elementi che entrano a far parte di questa porzione devono essere vicini, contingui.
2. omogeneità interna di tipo naturale, economico, storico, culturale, etnico etc…
3. discontinuità la regione si differenzia con altre porzioni di superficie terrestre, esse stesse caratterizzate dalla
continuità geografica e dall’omogeneità.

Definizione di regione su scala geografica. A mano a mano che riduco la scala posso fare indagini diverse su:
 Microregione: comprensorio di pochi comuni.
 Mesoregione: provincie, o regioni amministrative;
 Macroregioni: grandi paesi, o regioni vicine come confine e morfologia (regione alpina, regione mediterranea).
 Mega regione: es. il planisfero. Tutto ciò che riguarda i continenti e le realtà intercontinentali.

Definizione di regione su base tematica:


 storico-culturale;
 politico-amministrativa;
 economica: es. turistica.

Regione Formale
È individuata in base a certi attributi ed è
caratterizzata dall’omogeneità interna di uno o più
attributi (come caratteristiche fisiche, culturali o
politiche).
Ad esempio:
colture del riso: regioni risicole industria e città:
regioni industriali urbane turismo, spiagge,
ricettività basata sulle seconde case: regioni
turistiche balneare residenziali.

Esempio di regione agricola locale: vigneti del Chianti.


Esempio di regione risicola: le risaie allagate del Piemonte orientale (proposta di Patrimonio Unesco).
Esempio di regione industrializzata: quella veneta.

Funzionalismo Finora abbiamo visto due tipi di regioni: quella naturale e quella umanizzata, ideate ed utilizzate
nell’800 e nella prima metà del ‘900. Dagli anni ’50 del ‘900 si ha una svolta: Le nuove geografie.
Rilancio di un nuovo Positivismo nasce il funzionalismo e si sviluppa la New Geography (Peter Gould). La geografia
umana amplia il suo campo d’indagine: da scienza dei luoghi (relazioni verticali) a scienza della interazione tra le aree
o analisi spaziale (relazioni orizzontali); da disciplina idiografica (delle particolarità) a nomotetica (leggi generali).
 si applica un metodo deduttivo;
 si creano nuovi modelli spaziali;
 si utilizzano strumenti statistici e matematici;
 si produce una “rivoluzione quantitativa” + nuova concezione sistemica.
3- Regione funzionale:
Aree che presentano complementarietà funzionali in cui le sue parti sono interdipendenti. Tra loro esiste una relazione
più intensa rispetto ad altri luoghi. Una regione funzionale può travalicare i confini formali (statali, amministrativi, ecc.)
e connettere luoghi anche lontani tra loro. Tipi di regione funzionale:
 commerciale: negozi;
 burocratico-amministrativo: uffici;
 scolastica: scuole;
 sanitaria: ospedali.

Fitta rete di luoghi connessi tra di loro da strade, flussi di mercato… dove alcuni centri costituiscono l’elemento
polarizzante: quindi ci sono movimenti dall’esterno verso l’interno (gravitazionali), ma ci sono delle città che fungono
da magnete che polarizzano questi flussi. Es. Polo principale Roma, attorno alla quale gravitano altre città, es. Viterbo,
Latina, fino ad arrivare a livello nazionale (essendo la capitale d’Italia).

4- Regione-sistema o regione sistemica: dal 1970 in poi, nel postmodernismo. Si comincia a sviluppare in queste
correnti di pensiero, nuove geografie rispetto a quelle precedente (caratterizzate da un metodo induttivo, per
indentificare le relazioni tra i diversi contesti, leggi spaziali che li legavano). Negli anni ’70 nasce il concetto di regione
sistemica: quello che viene immesso nell’interpretazione e nel pensiero geografico proviene dalle scienze sociali. Si
sviluppano delle geografie dette radicali, che sono caratterizzate da un dissenso nei confronti della geografia
quantitativa e che cercano di orientare la ricerca verso degli obiettivi di tipo sociale. Nasce la geografia marxista
problematiche sociali che derivano dagli squilibri economici regionali; nasce la geografia della percezione che porta
alla formazioni di mappe concettuali. Nasce quindi una geografia cosiddetta umanistica. Da tutto ciò nasce il concetto
di regione sistemica: si concepisce la regione come un vero e proprio organismo, che è composto da tante parti che
agiscono e interagiscono tra di loro e che assumono caratteristiche diverse a seconda dei cambiamenti che percorrono.
Si vuole comprendere ciò che c’è al di sotto della struttura visibile: si vogliono comprendere i principi generali, le leggi
attraverso le quali lo spazio geografico si è organizzato e si è collegato in rete con tutti gli altri contesti geografici. Si
cerca di capire quella che è la trama delle relazioni sottostanti alla costruzione di una regione ad esempio urbana.
1* Comprendere come i singoli
elementi costitutivi (fisici e
antropici) e dei loro attributi
(popolazione, sesso, istruzione,
ecc.) si organizzano al loro
interno e si collegano in reti.
2* Studiare la regione
composta da: movimenti, reti,
nodi, gerarchie, superfici
Per riassumere I tipi di regione nei paradigmi geografici: In geografia (umana) si tende ad individuare quattro
paradigmi attraverso i quali il pensiero si è mosso, cui corrispondono altrettanti tipi di regione:
1. Paradigma del «determinismo» (1750-1900) regione «naturale»;
2. Paradigma del «possibilismo» (1900-1950) regione «umanizzata»;
3. Paradigma del «funzionalismo» (1950-1970) regione «funzionale»;
4. Paradigma «sistemico» (1970 in poi) regione come «sistema».

Parole chiavi del geografo: regione, paesaggio, spazio, luogo, ambiente, territorio, sito, dispersione, ubicazione,
distanza, connettività, distribuzione, diffusione, accessività, scala, direzione, densità, evoluzione.

Concetti essenziali dell’analisi (geografica) spaziale: contenuto strutturato dei luoghi;


 Ubicazione, direzione, distanza: assolute; relative;
 Dimensioni: scala cartografica e scala geografica;
 Distribuzione: dispersione; densità; disposizione;
 Diffusione;
 Interazione: accessibilità; connettività;
 Trasformazione: evoluzione, cambiamento resilienza.

caratteristiche fisiche e/o culturali:


 Regione;  Spazio;
 Ambiente;  Territorio;
 Luogo;  Paesaggio.

Ven 30/04/2021
Mar 4/10/2021
Lo Spazio
Il concetto di spazio è il grande contenitore, la grande sovrastruttura, di tutti gli alti concetti come regione, territorio…
Spazio identificato nella sua globalità con il pianeta Terra o meglio con quella che è la superficie potenzialmente
occupabile e occupata dagli essere umani. Oggi si parla anche di spazio extra terrestre. Parliamo di:
1. Lo spazio assoluto «C’è uno spazio assoluto, cioè un’entità geometrica le cui dimensioni, distanze, direzioni e
contenuti possono essere definiti e misurati con precisione con la metrica corrente (metri, chilometri ecc…). Lo spazio
assoluto è pensato come una scatola, della quale è possibile conoscere i confini, le dimensioni e il contenuto…
Cioè quello che può essere poi rappresentabile attraverso la cartografia.

Il concetto di spazio è cambiato nel corso del tempo Ecumene: terra abitata. Ecumene di Ecateo (VI sec. A.C.).
NB del VI sec a.C. non abbiamo rappresentazioni cartografiche, ma le si possono ricavare attraverso descrizioni
letterarie. Però l’immagine dell’immagine geografico corrispondeva ad un pianeta discoidale, in cui l’ecumene
rappresentava la componente antropica (risultato della connessione tra la superficie fisica e la presenza umana), erano
quindi le terre abitabili da parte della popolazione. Era poi delimitata da un elemento idrico, cioè l’oceano.

Con l’allargamento dell’orizzonte geografico, si arriverà (fine 800) alla definizione completa di tutti i continenti del
nostro planisfero. Infatti, la carta geografica, ci permette di raffigurare lo spazio assoluto attraverso la rete dei
meridiani e dei paralleli e attraverso delle proiezioni che ci permettono di comprenderne la curvatura.

Questo concetto di spazio corrisponde quindi ad uno spazio misurabile di tipo euclideo. È un concetto che ha dominato
la geografia moderna, fino a alla metà del ‘900, quando i geografi iniziano a parlare di spazio come un’entità reale che
si poteva misurare e definire geometricamente.

Lo spazio deve anche essere considerato nella sua dimensione e interazione umana. Parliamo di un’insieme di nodi,
linee, aree, flussi
2. Lo spazio relativo Percepibile, ma non sempre determinabile, variabile nel corso del tempo… «spazio relativo,
cioè uno spazio che non è più pensato come un contenitore dato e immutabile, ma uno spazio le cui proprietà variano
a seconda dei contenuti», cioè dei fenomeni che vi si svolgono».

3. Lo spazio relazionale «…definito dalle interazioni umane, dalle percezioni o dalle relazioni tra gli eventi… mutevole
in quanto definito dalle contingenze, cioè dal fatto che il risultato delle interazioni e delle percezioni umane varia a
seconda delle persone e degli oggetti che vengono coinvolti (es. spazio del commercio)».
Mette in primo piano le interazioni umane, che cambiano a seconda delle diverse scale temporali e sociali.
«Adottare una prospettiva spaziale significa prestare particolarmente attenzione alle differenze tra un luogo e l’altro,
tra uno spazio e l’altro, nelle dinamiche della società e nei rapporti tra ambiente e società. La variazione spaziale e la
correlazione spaziale sono altri concetti chiave utilizzati dai geografi, entrambe basati sullo studio della distribuzione
spaziale dei fenomeni».

 Distribuzione spaziale: disposizione dei fenomeni sulla superficie terrestre;


 Variazione spaziale: cambiamenti nella distribuzione di un fenomeno da un luogo all’altro;
 Correlazione spaziale: il grado in cui 2 o più fenomeni condividono una stessa distribuzione e variazione spaziale.

Ambiente Lettura fisico-ecologico-naturalistica.


«porzione dello spazio in cui gli elementi abiotici (mondo inanimato) e quelli biotici (biosfera) interagiscono tra di
loro… nel corso dei secoli, è andato mutando, perdendo le caratteristiche “naturali” per acquistare quelle di un
ambiente progressivamente “umanizzato”». Dunque si ha una relazione, sempre più compromessa dall’uomo, tra:
 Geosfera e biosfera terra, acqua, sole, aria; problema dell’esaurimento delle risorse rinnovabili, alle quali si sono
posti dei limiti, dati dal tempo di riproduzione degli elementi e dalla loro deteriorabilità.
 Noosfera o Antroposfera popolazione umana, società, culture, attività.

Luogo Porzione di spazio caratterizzato da alcune specificità (fisiche, culturali, sociali)) che lo rendono «unico».
 Sito una collocazione con riferimento alle sue caratteristiche fisiche di una luogo topografico specifica. Es. Roma:
creatasi in un contesto/sito geografico che dava opportunità: 7 colli, Tevere… Dunque parliamo di un’ubicazione
in relazione agli attributi fisici.
 Ubicazione assoluta definizione di un punto sulla superficie terrestre attraverso la latitudine e la longitudine.
 Posizione geografica collocazione in relazione agli altri elementi significativi dell’ambiente circostante. Chiama
in causa il concetto di funzione. Es. Roma: importanza della presenza del fiume, al centro di una rete di province e
della penisola italiana, affacciata sul mediterraneo tramite il Mar Tirreno…

Posizione geografica spiegata da Livio, Ab urbe condita, libro V, Paragrafo 54, Libro 5: Non senza motivo gli dei e gli
uomini scelsero questo luogo per fondare la Città: colli oltremodo salubri, un fiume comodo attraverso il quale
trasportare i prodotti dell'interno e ricevere i rifornimenti marittimi; un luogo vicino al mare quanto basta per
sfruttarne le opportunità ma non esposto ai pericoli delle flotte straniere per l'eccessiva vicinanza al centro dell'Italia,
adattissimo per l'incremento della città; la stessa grandezza di quest'ultima ne è la prova.

A questo piano di lettura del luogo visto come un punto sulla superficie terrestre, possiamo attribuire al luogo anche
una dimensione più sensoriale, di un valore più emotivo: i luoghi del potere o della politica, i luoghi della movida, i
luoghi del cuore (FAI)…

Legame emozionale tra le persone e i luoghi


Geografo giapponese YI-FU TUAN, Topophilia. A Study of Enviromental, Perception, Attitudes and Values (1974).
Sostiene che si sono diversi tipi di luoghi, e che la geografia ha l’obiettivo di studiare le idee spaziali dell’uomo
nell’insieme della sua esperienze: attraverso sentimenti, sensazioni, percezioni. Si arriva alla definizione dello spazio
come una raffigurazione topografica di quelli che sono i luoghi che ci legano alla nostra interiorità. Si vede qui un
richiamo del concetto dei Romani Genius Loci: i romani ritenevano che ogni luogo fosse abitato da una divinità minore
che lo caratterizzava e condizionava con il suo umore. Il genio che si legava a quella località la proteggeva e lasciava la
sua impronta. Quindi Yi-Fu Tuan riconosce in questo legame che collega le persone con i luoghi una sintonia,
un’affezione: il senso del luogo, la Topofilia.

 Simboli pubblici (public symbols) ammirati e riconosciuti da tutti;


 Simboli personali (fields of care) “campi emozionali” privati.
I luoghi devono essere concepiti come “piccoli mondi” cioè:
 O sentiti (felt);
 O visti (seen);
 O vissuti (lived).

Il «senso» del luogo dove ognuno sente le sue radici che lo legano lì in una maniera affettiva ed emotiva. È un area
alla quale attribuisco un valore, che ho frequentato per tutta una vita
Ognuno di noi ha necessita di identificare un senso del luogo.
Il senso del luogo va a contrapporsi con un nuovo concetto che si fa spazio negli anni ’90: «non-luogo» «non-luoghi».
Questa appropriazione sentimentale si perde in seguito al fenomeno della globalizzazione.
Nel 1992 Marc Augé pubblica Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità. Va a coniare una
massima espressione degli spazi architettonici urbani di utilizzo pubblico (in un certo senso quindi anche impersonali).
Egli identifica delle realtà che sono il simbolo della società moderna, e che hanno la caratteristica comune di essere
“non-luoghi”, cioè che non hanno nessuna relazione con la parte più intima nostra e che non sono luoghi identitari ma
piuttosto anonimi e omologati. Non hanno una loro storia e una loro tradizione e per questo sono la tipica espressione
della società globalizzata e per questo sono infatti uguali ovunque non ci troviamo: stazioni di servizio, aeroporti,
grandi centri commerciali, autogrill…

Territorio: «a partire dallo spazio, è il prodotto storico e antropico di processi coevolutivi di lunga durata fra
insediamento umano e ambiente, fra natura e cultura, e, quindi, come esito della trasformazione dell’ambiente ad
opera di successivi e stratificati cicli di civilizzazione» (Magnaghi, 2000).
È quindi il risultato dell’azione prodotta dall’uomo che realizza un programma (programmazione territoriale).
Possiamo parlare di uno spazio antropizzato dove l’uomo è il vero e proprio attore (territorializzazione).

Le relazioni che legano oggetti e fenomeni sulla superficie della Terra si dividono in due grandi tipi: verticali e
orizzontali.
1. Le relazioni verticali (o anche ecologiche), riguardano il rapporto delle singole attività economiche con le
caratteristiche dei luoghi in cui esse hanno sede;
2. Le relazioni orizzontali (o anche interazioni spaziali) intercorrono invece tra i soggetti e quindi tra le diversi sedi di
questi soggetti (relazioni di scambio e di circolazione: di merci, persone, denaro, informazioni, servizi, decisioni…).
L’insieme formato dalle relazioni verticali e orizzontali e dagli oggetti e soggetti che tali relazioni legano tra loro e al
suolo prende il nome di territorio.

Il processo della Territorializzazione, che parte dallo spazio,


avviene mediante atti quali:

1. la denominazione l’attribuzione di un nome ai luoghi, es.


toponomastica); l’uomo quindi ne ha un controllo simbolico.
2. la reificazione la trasformazione materiale degli spazi,
realizzando opere, utilizzando le risorse materiali. es.
bonifica;
3. la strutturazione l’organizzazione dello spazio con funzioni,
regole, contesti di senso. Qui si ha una creazione di
un’identità del territorio.

Alla fine di questo processo si può parlare di territorio.


Paesaggio Ha un valore più polisemico e interdisciplinare: paesaggio urbano, storico, agrario, artistico, letterario,
antropologico, fotografico
«come teatro nel quale individui e società recitano le loro storie, in cui compiono le loro gesta (…) come attori che
trasformano, in senso ecologico, l’ambiente di vita, imprimendovi il segno della propria azione, e come spettatori che
sanno guardare e capire il senso del loro operare sul territorio» (Turri, 2001).

Tav. Classificazione delle grandi forme del paesaggio terrestre, tratto da Il paesaggio terrestre di Renato Biasutti
(‘47): legami tra i diversi continenti del mondo, attraverso le caratteristiche orografiche, climatiche, idrografiche, di
vegetazione e di fasce latitudinali etc. Troviamo quindi come esempi:
forme del tropicale paesaggio umido;
forme del paesaggio arido;
forme del paesaggio temperato caldo o freddo;
forme del paesaggio nivale...

Aldo Sestini, Il paesaggio, Milano, TCI, 1963. Ci trasmette un’immagine di un paesaggio come il risultato del
modellamento della presenza umana legata agli aspetti naturalistici ma che permette di riconoscere all’interno di
quest’opera (dove ci sono più di 95 tipi di paesaggi) dei macro-paesaggi che vengono suddivisi in:
 I paesaggi alpini;
 i prealpini e subalpini;  i paesaggi dell’Appennino tirrenico;
 i padani;  i paesaggi dell’Appennino meridionale;
 i paesaggi dell’Appennino settentrionale;  i paesaggi siciliani;
 i paesaggi dell’Appennino centrale;  i paesaggi sardi.

Si fa riferimento ancora ad una geografia prettamente fisica, cioè continua a predominare nell’interpretazione del
paesaggio, la visione che esso è un’espressione naturale legato ai fattori geologici e morfologici.

Un passo in avanti verrà fatto da Lucio Gambi, anni 80-90 fa intervenire anche gli elementi non visibili voluti dall’uomo.

[Approfondimento fatto con geografia culturale]


Paesaggio L’origine è olandese, poi dal francese “paysage” per poi arrivare al calco italiano “paesaggio”. Inizialmente,
soprattutto all’origine olandese della parola, si andava ad indicare una pittura di paesaggio prettamente di tipo
naturalistica. Poi Alexander Von Humboldt nell’800 compie un viaggio per l’America, dove rivaluta il concetto di
paesaggio. Per esempio, si accorge che esso a stesse fasce di altitudine presenta caratteristiche molto simili, anche se
si trovano i due posti differenti (cause dovute alla latitudine che ne determina il calore). Quel che fa quindi è recuperare
il concetto di paesaggio come oggetto dello studio geografico e non solo naturalistico (paesaggio urbano, agrario…). Il
paesaggio inoltre viene percepito da tutti i sensi, e quindi non deve essere confuso con il panorama che invece si limita
alla vista. In esso è fondamentale la caratteristica del bello (legge del 1939 che lo tutela e lo salvaguardia), anche se
tutto ciò che è percepibile come paesaggio ha un significato, nonostante possa essere visto come brutto (es. discarica).
Rimane la soggettività, anche se si ha un quadro di riferimento di valori estetici ideali. Il paesaggio, non essendo solo
naturale, può anche essere costruito, seguendo uno schema equilibrato e bilanciato, dettato da forme geometriche
armoniose ed ordinate. Ovviamente, tutto ciò vincola il resto del paesaggio che cerca di replicarne la bellezza estetica.
Questo va a confermare come sia la classe egemone a determinare il sistema di valori sulle classi inferiori.

La costituzione: Il paesaggio visto come un Bene Culturale da tutelare, salvaguardare e valorizzare.


Art 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art 42: La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita della legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti
allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibili a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse
generale (…).

Le definizioni nel Codice dei beni culturali e del paesaggio -DLgs n. 42 del 2004.
Art. 1. Principi
In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, La Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con
le attribuzioni in cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice.

Art. 2. Patrimonio culturale


Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici.

Art. 131. Paesaggio


1. Per paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dell’azione di fattori naturali,
umani e delle loro interrelazioni;
2. Il presente Codice tutela il paesaggio relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione
materiale e visibile dell’identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali.
3. Salva la potestà esclusiva dello Stato di tutela del paesaggio quale limite all’esercizio delle attribuzioni delle regioni
(e delle province autonome di Trento e di Bolzano) sul territorio, le norme del presente Codice definiscono i
principi e la disciplina di tutela dei beni paesaggistici.

Tratto da A.L. Greiner, G. Dematteis, C. Lanza, Geografia umana. Un approccio visuale, Milano UTET, 2019, p. 14-25
Pensare come un geografo Tutto ciò di cui si ha bisogno per iniziare a ragionare come un geografo è una certa curiosità
nei confronti dei diversi luoghi del mondo, siano essi vicini o lontani. Questa curiosità può far sorgere domande simili
a quelle relative all’illuminazione notturna del mondo, che abbiamo sollevato all’inizio del capitolo, oppure indurre ad
interrogarsi riguardo alle connessioni tra i diversi luoghi. Pensare come un geografo, quindi, significa connettere tra
loro i fatti che si osservano sulla superficie terrestre e, a tal scopo, sviluppare una prospettiva d’analisi che includa
questi concetti fondamentali: luogo, spazio, diffusione spaziale, interazione spaziale, territorio, scala.

Luogo Quando i geografi usano il termine «luogo», fanno riferimento ad una località contraddistinta da specifiche
caratteristiche fisiche, culturali e sociali. Ciascun luogo può essere identificato tramite:
 la sua ubicazione assoluta, o posizione geometrica, misurata per mezzo della sua latitudine, longitudine e
altitudine sul globo terrestre;
 la sua posizione con riferimento agli elementi dell’ambiente circostante. Si usa in questo senso parlare di sito con
riferimento alle caratteristiche fisiche della collocazione topografica specifica e di posizione geografica (o
situazione) in relazione al contesto più ampio, alle comunicazioni e connessioni, e alle condizioni geografiche in
rapporto alle attività che prendono forma nel luogo.

Le caratteristiche dei luoghi sono importanti, perché contribuiscono al funzionamento sociale, politico ed economico
del nostro mondo. L’industria del turismo, ad esempio, fonda i propri affari sul fatto che non esistono due luoghi
identici e che alla gente piace sperimentare di persona queste differenze. I luoghi sono importanti anche perché
offrono un riferimento alle identità umane: quando si incontra una persona per la prima volta e si vuole sapere
qualcosa relativamente alla sua identità, di solito si chiede «Come ti chiami?» e, subito dopo, «Da dove vieni?». Il
nostro senso di identità deriva in parte dalle esperienze legate ai luoghi che frequentiamo. Si parla di senso del luogo
per indicare il complesso attaccamento emozionale che le persone sviluppano nei confronti di determinate località. Il
sentimento di appartenenza di una persona a un gruppo sociale (un quartiere, una città) è strettamente legato al suo
senso del luogo e lo stesso accade per l’identità collettiva condivisa dai gruppi culturali, che spesso coinvolge il loro
senso dei luoghi e il loro sentimento di appartenenza ad una specifica area geografica. Questo sentimento può
riguardare un unico luogo, ma in un’epoca come la nostra in cui le persone si spostano per studio, lavoro e turismo,
ognuno di noi può sviluppare un senso di appartenenza a più luoghi diversi.
Spazio Se la definizione di luogo fa riferimento a località e regioni specifiche, con spazio i geografi indicano invece
un’estensione della superficie terrestre di dimensioni non definite. La geografia distingue fra tre diversi tipi di spazio.
C’è uno spazio assoluto, cioè un’entità geometrica le cui dimensioni, distanze, direzioni e contenuti possono essere
definiti e misurati con precisione con la metrica corrente (metri, chilometri ecc.). È lo spazio delle normali carte
geografiche, dove ogni oggetto ubicato, ogni luogo, ogni regione trovano una loro esatta collocazione. Lo spazio
assoluto è pensato come una scatola, della quale è possibile conoscere i confini, le dimensioni e il contenuto, come,
per esempio, nel caso delle regioni formali. Il concetto di spazio assoluto ha dominato la geografia moderna fin verso
la metà del secolo scorso, quando la maggior parte dei geografi pensavano lo spazio come un’entità reale, un
contenitore di oggetti. Questa idea è ancora oggi prevalente nel senso comune ed è rafforzata dall’uso delle carte
geografiche.

In realtà già a partire dal XVIII secolo, prima filosofi come Leibniz e Kant, poi matematici come Gauss e Riemann e fisici
come Maxwell, fino a Einstein, e ancora psicologi come Piaget, dimostrarono che lo spazio è una nostra costruzione
mentale e che quindi possono esserci diversi tipi di spazio a seconda delle premesse da cui partiamo. Nessuno di essi
è più «vero» dell’altro, ma solo più o meno utile a risolvere certi problemi. Ad esempio, se dobbiamo progettare un
ponte o tracciare una rotta lo spazio più adatto è quello assoluto. Se invece ad esempio vogliamo andare nel modo più
breve da Bari a Sidney, non calcoliamo i chilometri, ma le ore di volo, magari passando da Roma o da Francoforte. In
questo modo adottiamo un tipo di spazio diverso da quello metrico, che si chiama spazio-tempo. Lo spazio-tempo
(come lo spazio-costo, lo spazio-opportunità ecc.) rientra nel concetto di spazio relativo, cioè uno spazio che non è
più pensato come un «contenitore» dato e immutabile, ma uno spazio le cui proprietà variano a seconda dei
«contenuti», cioè dei fenomeni che vi si svolgono.
Un tipo di spazio relativo particolarmente importante in geografia è lo spazio relazionale, uno spazio definito dalle
interazioni umane, dalle percezioni o dalle relazioni tra gli eventi. Esso è mutevole in quanto definito dalle contingenze,
cioè dal fatto che il risultato delle interazioni e delle percezioni umane varia a seconda delle persone e degli oggetti
che vengono coinvolti. Un esempio è dato dagli spazi del commercio. Affinché avvengano degli scambi commerciali
tra due paesi, ciascuno di essi deve essere in grado di offrire al partner commerciale i prodotti dei quali questo
necessita, entrando a far parte di un accordo reciproco. La contingenza del commercio, quindi, dipende in buona parte
dalla capacità dei paesi di continuare ad offrire prodotti richiesti dal mercato e di mantenere relazioni diplomatiche
favorevoli, anche indipendentemente dalle distanze metriche che li separano. Quando due paesi avviano degli scambi
commerciali, creano uno spazio relazionale di tipo commerciale, che esiste fino a quando vengono soddisfatte queste
condizioni contingenti. Un altro esempio è offerto dai social network presenti su internet, come Facebook.
Quando effettui il login per entrare in uno di questi siti e chatti con i tuoi amici, stai creando e partecipando ad uno
spazio relazionale. È affascinante, e anche un po’ spaventoso, pensare ai milioni di spazi che si creano su scala globale
non solo attraverso internet, ma anche attraverso l’interazione di persone, istituzioni e scambi di affari. Sei in grado di
elencare i diversi spazi di questo tipo ai quali prendi parte ogni giorno? Oppure, questione ancora più importante,
riesci ad accorgerti di come il concetto di spazio relazionale implica connessioni orizzontali e reti che possono sfuggire
a qualsiasi tentativo di contenerle?

Come dimostrano questi esempi, gli scambi commerciali, le interazioni politiche ed economiche – come anche quelle
sociali – possono incidere sulla produzione di spazi relativi, i quali si possono definire, di conseguenza, come costruzioni
sociali. A ben vedere è tale anche lo spazio assoluto, in quanto costruzione mentale che si è affermata come «vera» a
causa del suo enorme successo sul piano tecnologico, economico, politico e militare, con riflessi nella vita quotidiana
della gente tali da imporsi al senso comune come l’unico spazio «vero».

A questo punto possiamo dire che lo spazio geografico è sempre uno spazio relativo e relazionale, in quanto le sue
proprietà dipendono dalle relazioni e dalle interazioni che sussistono tra i soggetti e gli oggetti che ogni geografia
mette, per così dire, in scena. Infatti, una descrizione geografica, per dettagliata che sia, non può mai comprendere i
miliardi di cose inanimate, di organismi viventi e di persone sparsi sulla superficie terrestre. Essa è sempre il risultato
di una scelta, coerente con gli scopi – espliciti o impliciti, consapevoli o inconsapevoli – della descrizione stessa. Ogni
geografia è la costruzione mentale di uno spazio relazionale, che non è arbitraria, ma risponde all’esigenza sociale di
conoscere la posizione di certi oggetti e soggetti e le relazioni che li legano tra loro. Dire che la geografia descrive gli
spazi terrestri significa dire che essa si occupa potenzialmente di tutte le possibili relazioni che intercorrono tra tutto
ciò che è localizzato sulla superficie terrestre.

Di fatto poi ogni geografia sceglie un numero limitato di oggetti, di soggetti e quindi di relazioni che soddisfano certi
interessi cognitivi e pratici del pubblico a cui si rivolge. Anche se in queste pagine abbiamo opposto lo spazio relativo
e relazionale a quello assoluto, questa distinzione vale solo sul piano concettuale, mentre nella realtà questi diversi
spazi si sovrappongono.
In realtà questi diversi spazi si sovrappongono. Le nostre percezioni relative allo spazio possono essere influenzate in
modo significativo da molti fattori, compresi i rapporti di potere. Queste relazioni tra spazio e potere, o autorità, sono
state approfondite dal filosofo francese Michel Foucault (1926-1984), il quale ha mostrato, per esempio, come le
relazioni di potere associate allo spazio solitamente regolino e controllino – o, come dice Foucault, «disciplinino» – il
comportamento umano. Guarda di nuovo la figura 1.6: dove si trova il potere nella rete rappresentata?

Diffusione spaziale
Un altro concetto fondamentale è quello di diffusione spaziale. È un fenomeno nel quale il movimento – e quindi la
variabile tempo – rappresenta una dimensione essenziale. Esso permette di rispondere a domande del tipo: come
fanno la moda, il gossip, il virus dell’influenza o la tecnologia a diffondersi tra la gente e da un luogo all’altro? I geografi
identificano quattro diversi tipi di diffusione: per rilocalizzazione, per contagio, gerarchica e per stimolo.
Le migrazioni sono la tipologia più diffusa di diffusione per rilocalizzazione.

La diffusione per contagio, si verifica quando un fenomeno – ad esempio il raffreddore o un’abilità manuale – si
diffonde tra persone che vengono a contatto tra loro. Al contrario, la diffusione gerarchica avviene dall’alto verso il
basso (top-down), secondo una successione ordinata per rango. La figura 1.8 descrive un tipo di diffusione che deriva
dalla struttura gerarchica di una grande impresa, ma la diffusione gerarchica può dipendere anche da relazioni meno
formali.

Ad esempio, sovente certe mode si diffondono da personaggi molto in vista della politica e dello spettacolo per arrivare
gradualmente fin alla gente comune.
Oppure, come nel caso di certi spettacoli teatrali o della sosta delle automobili a pagamento, esse iniziano nelle grandi
città e poi vengono replicati in città di rango via via inferiore.

La diffusione per stimolo, infine, si verifica quando la diffusione di un’idea, una pratica o un altro fenomeno
contribuisce a generare una nuova idea. La diffusione per stimolo influenza in modo significativo la produzione e la
commercializzazione dei beni, come si può vedere nell’industria dell’automobile o nei fast-food: l’idea alla base di un
prodotto di successo spesso stimola nuove modalità di applicazione dello stesso principio, che si tratti del disegno
della carrozzeria di un’auto, o dello sviluppo di un nuovo tipo di ristorante.

Numerose ricerche dimostrano che la diffusione spaziale spesso è data da un misto delle diverse tipologie. Ad esempio
nella diffusione dell’influenza detta «suina» (N1H1) dell’aprile del 2009, il virus influenzale si è manifestato
inizialmente in Messico, per poi diffondersi per contagio all’interno dei confini nazionali e negli stati americani
confinanti.

In una fase successiva è arrivato a New York, attraverso la diffusione per rilocalizzazione di numerosi studenti che
erano tornati da una vacanza in Messico. Sia il contagio che la rilocalizzazione, dunque, hanno contribuito alla
diffusione in tutto il mondo di questa malattia, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come epidemia
pandemica, ovvero di scala globale. Non solo i diversi tipi di diffusione spesso agiscono contemporaneamente sullo
stesso fenomeno, ma il ritmo e la direzione della diffusione spaziale sono influenzati anche dalla presenza di barriere
assorbenti – fisiche, legali, o di altro genere, che fermano la diffusione – o di barriere permeabili che soltanto la
rallentano.
Interazione spaziale e globalizzazione
Il mondo nel quale viviamo sta diventando sempre più globale. La globalizzazione, ovvero la crescente
interconnessione e interdipendenza tra persone e luoghi in tutto il mondo, è il risultato del dilatarsi progressivo a tutto
il pianeta dell’interazione spaziale. Per interazione spaziale s’intende l’insieme delle relazioni che si sviluppano
reciprocamente tra soggetti che occupano luoghi e regioni sia vicine, sia lontane tra loro, come risultato del movimento
di persone, beni ed informazioni.
Interazioni spaziali a scala globale erano già presenti (e lo sono tuttora) nel mondo naturale prima della comparsa
dell’uomo: le differenze climatiche e quelle che derivano dal ciclo dell’acqua, delle rocce, del biossido di carbonio e di
altri gas sono il risultato di interazioni globali.

Invece le interazioni globali tra soggetti umani hanno potuto svilupparsi solo negli ultimi secoli, con la penetrazione
europea nel cuore di continenti come l’America settentrionale e meridionale, l’Africa equatoriale e l’Oceania, già
abitati, ma rimasti fino ad allora isolati. Tuttavia, si parla di globalizzazione solo negli ultimi decenni, cioè dopo che
informatica, telecomunicazioni e connessioni aeree intercontinentali hanno permesso una circolazione di persone,
merci, denaro e informazioni esteso ormai ad ogni località del pianeta. La forza trainante di tale unificazione mondiale
è stata l’economia capitalistica di mercato, che ha innescato e favorito indirettamente un processo analogo per quanto
riguarda la cultura, le relazioni internazionali e la capacità delle grandi potenze di intervenire militarmente in ogni
parte del globo. Molto parziale è invece tuttora la globalizzazione del mercato del lavoro, che riguarda solo poche
categorie molto qualificate, mentre i lavoratori non qualificati dei paesi poveri che cercano di raggiungere i paesi ricchi
per trovare lavoro o vengono respinti o diventano «clandestini».

Ancora assente è poi la globalizzazione legislativa, specie per quanto riguarda i diritti umani e la possibilità di
regolamentare i mercati finanziari allo scopo di evitare le crisi economiche globali, che si riflettono negativamente
sulla vita di miliardi di esseri umani. Sugli effetti della globalizzazione si tornerà più diffusamente nel capitolo 5.

L’interazione spaziale è influenzata da tre fattori: la complementarietà, la trasferibilità e l’intervento di opportunità


alternative. La complementarietà si verifica quando un luogo o una regione trovano altrove una risposta alla propria
esigenza di beni e servizi, creando un’interazione spaziale che si sviluppa su distanze più o meno lunghe. È la
complementarietà a creare le basi per il commercio. Ad esempio i grandi paesi produttori di caffè, come il Brasile, la
Colombia e l’Indonesia, contribuiscono a soddisfare la domanda dei principali consumatori, come il nord America e
l’Europa occidentale. Oltre che con il mercato si può avere complementarietà anche con la cooperazione.
Ad esempio si hanno scambi di opere d’arte tra musei, di risultati di ricerche tra università, di esperienze
amministrative tra città ecc. Infine si può parlare di complementarietà anche tra città e regioni quando ad esempio le
persone si recano in un’altra città più o meno lontana per acquistare beni o servizi che non trovano nella città dove
risiedono.

La complementarietà è frutto della variazione spaziale, la quale a sua volta si lega alla disponibilità di risorse naturali
o a condizioni economiche, sociali e culturali specifiche. Ad esempio molti americani visitano l’Europa perché vi
trovano un patrimonio storico e artistico che essi non hanno. Oppure in campo economico: i paesi con una scarsa
dotazione di risorse carbonifere fanno affidamento sui paesi ricchi di carbone per soddisfare le proprie esigenze. Le
condizioni economiche associate alla variazione spaziale, che determinano la complementarietà, includono i bassi costi
di produzione e le economie di scala. Un basso costo del lavoro o dei trasporti, per esempio, può rendere la produzione
di un bene meno costosa in un luogo, rispetto ad un altro, fornendo al primo un vantaggio dal punto di vista economico,
detto vantaggio competitivo.

Un secondo fattore che influenza l’interazione spaziale è la trasferibilità, che è inversamente proporzionale all’energia
necessaria (e quindi al costo) per lo spostamento di un bene. Oggi, grazie a internet, il bene più trasferibile è
l’informazione, che comprende anche le transazioni finanziarie, cioè il denaro e i titoli di credito (azioni, obbligazioni
ecc). Tra i beni tangibili hanno un alto livello di trasferibilità quelli di valore elevato, che non siano troppo voluminosi
e possano essere spostati con facilità, come per esempio i gioielli. Al contrario, beni di poco valore e voluminosi, come
i mattoni o il fieno, hanno una bassa trasferibilità. In generale, è più probabile che beni caratterizzati da una bassa
trasferibilità vengano utilizzati vicino al luogo di produzione. La trasferibilità, infatti, è influenzata dall’attrito della
distanza, ovvero il modo in cui la distanza può ostacolare gli spostamenti da un luogo all’altro o l’interazione tra luoghi
diversi. Per molte merci tale impedenza si è enormemente ridotta negli ultimi due secoli e ancor più negli ultimi
decenni grazie alla crescente velocità dei trasporti e delle comunicazioni (Figura 1.9).
Il terzo fattore che influenza l’interazione spaziale è rappresentato dall’opportunità alternativa, ovvero l’esistenza di
un luogo che, a parità di costi di trasferimento, possa offrire un bene richiesto a condizioni più vantaggiose. Come
l’attrito della distanza, anche le opportunità alternative possono incidere sull’interazione spaziale tra luoghi: se decidi
di fare rifornimento in una stazione di servizio diversa da quella in cui ti servi abitualmente, perché ti sei accorto che
offre dei prezzi più bassi, trai vantaggio da un’opportunità alternativa. Questo concetto è importante, perché
contribuisce a ridefinire i flussi e le relazioni tra luoghi.

Le opportunità alternative rendono evidente l’importanza dell’accessibilità, cioè della facilità di accesso ad un luogo.
Anche se esistono diversi modi di misurare l’accessibilità, essa viene espressa solitamente in termini di tempi o costi
di viaggio: minore è il tempo di viaggio impiegato per raggiungere un determinato luogo, maggiore è la sua
accessibilità.

I luoghi pubblici, come i parchi o le biblioteche, hanno solitamente un’elevata accessibilità, perché si tende a collocarli
in luoghi facilmente raggiungibili dalla popolazione residente e l’accesso è gratuito. Come suggeriscono questi esempi,
la distanza è il fattore più importante dell’accessibilità di un luogo.

Ma, come abbiamo visto, essa può riferirsi a spazi relativi diversi, che danno origine a misure e valutazioni diverse della
distanza. Per esempio, in uno spazio definito da relazioni di concorrenza economica tra le imprese, un’impresa può
decidere di aprire una propria filiale in un luogo più distante (in Km) dai mercati rispetto ad altri, per trarre vantaggio
da costi (degli affitti, del lavoro ecc.) inferiori. Oppure: in uno spazio definito dall’amenità dei luoghi, per uno studente
che va all’università in bici, un percorso di 500 metri attraverso un parco può essere più «breve» di uno di 400 m lungo
una via grigia e rumorosa. In uno spazio definito dalle condizioni di mobilità delle persone, delle merci e delle
informazioni, l’accessibilità aumenta non solo con la vicinanza, ma anche con la connettività dei luoghi, ovvero col
numero e col tipo di connessioni che li caratterizzano. Esse possono essere date dagli aeroporti, dalle stazioni dell’alta
velocità ferroviaria, da autostrade importanti o dalla disponibilità di reti informatiche a banda larga, come quelle con
la fibra ottica, una tecnologia che permette di trasferire dati molto più velocemente rispetto ai tradizionali cavi di rame
(Figura 1.10).
L’interazione tende a ridursi con la distanza
L’intensità dell’interazione spaziale, quando richiede contatto fisico tra le persone, di regola diminuisce con la distanza.
Si comporta cioè in modo simile alla trasmissione del calore o all’attrazione gravitazionale tra le masse. Infatti, i modelli
geografici che descrivono certi tipi di interazione, come gli spostamenti della popolazione per accedere ai luoghi di
lavoro o di offerta di beni e servizi, utilizzano, per analogia, la legge di Newton.

Questi modelli ci dicono ad esempio che la probabilità che un cliente potenziale si rifornisca abitualmente in un centro
commerciale è direttamente proporzionale alla «massa» del centro (cioè alla gamma dei beni offerti) e inversamente
proporzionale a una funzione esponenziale della distanza da percorrere per raggiungerlo.
Anche l’interazione complessiva tra soggetti, in quanto fonte di opportunità, conoscenze, innovazioni, aiuto reciproco
ecc., è influenzata dalla distanza tra di essi.
È massima nelle aree centrali delle grandi città e decresce con la densità demografica man mano che ci si allontana da
esse, fino a diventare problematica nelle aree rurali più remote e poco abitate. L’effetto decrescente della distanza,
quindi, può rappresentare un’importante variabile nelle decisioni relative alla localizzazione di un’impresa o un servizio
pubblico ed è stato dimostrato che può essere anche un fattore di spiegazione dei modelli distributivi di alcuni crimini
(Figure 1.11).

Compressione spazio-temporale Come abbiamo visto in precedenza, relativamente alla trasferibilità, le innovazioni
tecnologiche nei trasporti e nelle comunicazioni hanno reso possibile ridurre l’attrito della distanza, facendo sembrare
i luoghi più vicini l’uno all’altro, in termini di tempo e di spazio. Si tratta di uno degli aspetti che David Harvey chiama
compressione spazio-temporale, riferita alla radicale trasformazione del nostro senso dello spazio e del tempo. In
particolare, si può pensare all’importanza della distanza relativa, misurata in termini di tempo, costo o altre modalità.
Infatti, la globalizzazione non modifica la distanza assoluta tra i luoghi, ma può cambiare la loro accessibilità e renderli
più interagenti tra loro. Inoltre, la globalizzazione può ridurre l’attrito della distanza, cambiando la nostra percezione
delle distanze relative e facendo sembrare luoghi molto distanti più vicini l’uno all’altro. Ad esempio, le contrattazioni
finanziarie che si svolgono ogni giorno nelle principali borse valori mondiali è come se si svolgessero tutte in una stessa
stanza, anche se gli operatori sono separati tra loro da migliaia di chilometri.

Territorio Nel suo significato più ampio il territorio è lo spazio delle interazioni tra esseri viventi. In biologia questo
concetto si applica anche agli animali. Nella geografia umana il suo significato si restringe alle relazioni spaziali che
fanno capo agli esseri umani, intesi come soggetti singoli o collettivi (comunità locali, città, imprese, Stati ecc.).

Tra queste relazioni si possono distinguere quelle dei soggetti tra di loro e quelle che i soggetti intrattengono con
l’ambiente esterno. Questa distinzione si trova già nella duplice etimologia della parola latina territorium, che da un
lato rimanda a terrere (terrorizzare, spaventare) e dall’altro a terere (arare, tritare le zolle). 25 Il primo significato
riguarda il rapporto difensivo nei confronti di altri, quando intendiamo escluderli da uno spazio che consideriamo
nostro. Nel secondo significato pensiamo allo spazio come a ciò che produce quanto ci occorre.
Questa distinzione vale solo sul piano concettuale: nella realtà i due significati originari di territorio – quello negativo
dell’esclusione e quello positivo della produzione – si legano strettamente tra loro. Infatti il motivo per cui si difende
un territorio è che esso fornisce le risorse che assicurano sopravvivenza e indipendenza a un gruppo umano più o
meno grande. Ciò ha una duplice conseguenza: (1) che le relazioni tra soggetti non sono solo quelle di esclusione e
difesa (amico-nemico), ma anche quelle pacifiche di cooperazione, scambio e reciprocità, che permettono l’utilizzo
delle risorse territoriali; (2) che qualsiasi relazione sociale (politica, giuridica, economica) ha sempre un legame –
diretto o indiretto – con i rapporti che intratteniamo col territorio come fonte primaria di quanto può soddisfare i
nostri bisogni. Sia quelli materiali, come abitare, nutrirsi, viaggiare ecc., sia quelli più spirituali come fruire del
paesaggio e dei beni culturali, istruirsi, visitare luoghi sacri ecc. Una specificità della geografia, che la distingue da altre
scienze sociali e naturali, è di considerare sempre congiuntamente questi due tipi di relazioni. Economisti, sociologi e
politologi possono studiare le relazioni intersoggettive anche astraendo dai loro legami territoriali, mentre negli studi
naturalistici si possono considerare le trasformazioni antropiche del territorio senza risalire ai rapporti intersoggettivi
che le spiegano. Invece in geografia non possono mai esserci attori senza territorio, né territori senza attori. In altre
parole lo spazio relazionale della geografia umana è fatto di relazioni intersoggettive territorializzate (oltre che
transcalari, come vedremo tra breve). Fenomeni che sembrano puramente culturali o sociali o politici, se studiati nella
loro distribuzione geografica, si rivelano sempre in qualche modo legate ai rapporti di territorialità che le popolazioni
locali intrattengono con le condizioni materiali e immateriali proprie dei loro ambienti di vita. Così si spiegano ad
esempio i tratti culturali diversi che distinguono i popoli sedentari da quelli nomadi, oppure le forti differenze di regimi
giuridici e istituzionali riscontrabili tra paesi con basi economicoterritoriali diverse (rendita agraria, mineraria o
immobiliare; oppure industria, commercio, turismo ecc.)

Scala cartografica e scala geografica


Il concetto di scala è fondamentale per la geografia e molti sono gli studi di geografi che si occupano, direttamente o
indirettamente di questo argomento. Nella sua concezione più ampia, l’idea di scala, applicata allo spazio, è ciò che ci
permette di rappresentare la Terra, o una sua parte, in una dimensione ridotta, come accade ad esempio nel caso dei
mappamondi. Nell’uso geografico si hanno due tipi di scale: la scala cartografica e la scala d’osservazione o scala
geografica. La scala cartografica esprime il rapporto tra le distanze sulla carta e le distanze reali sulla superficie
terrestre; i geografi distinguono, in questo senso, tra carte a grande scala e carte a piccola scala. Trattandosi di un
rapporto aritmetico, cioè di una frazione in cui la distanza metrica misurata sul terreno è al denominatore, più è grande
lo spazio rappresentato, più è piccola la scala e viceversa. Così la mappa di un quartiere sarà a grande scala (p. es.
1:10.000, cioè 1 cm sulla carta corrisponde a 100 m sul terreno), mentre quella dell’Europa, se deve stare nella pagina
di un libro, sarà a piccola scala, p. es. 1:50 milioni (1 cm sulla carta = 500 Km sul terreno).

La scala geografica o scala d’osservazione, indica invece il livello di analisi utilizzato per un determinato studio o
progetto, ad esempio il corpo, la casa, un quartiere, una città, una regione, uno Stato, un continente o tutto il mondo.
Quando i geografi parlano di una scala d’osservazione variabile, intendono dire che questa può estendersi da un livello
circoscritto, che in questo caso si dice a piccola scala (come ad esempio lo spazio della vita quotidiana di una famiglia
o di singoli suoi componenti), ad uno più ampio, a grande scala (ad esempio il territorio di uno Stato, di un continente
o anche tutto il globo). In questo caso la definizione di scala grande o piccola segue una logica opposta a quella relativa
alle mappe: la scala d’osservazione è piccola quanto più lo spazio esaminato è ristretto e il livello d’analisi dettagliato.

In geografia esiste una scala più importante delle altre? Si può rispondere affermativamente se si considera che il
significato etimologico di «geografia», nonché quello che essa è sempre stata e la gente s’aspetta che sia, è
«descrizione» della Terra. Quindi la visione globale dev’essere sempre presente, a qualunque scala d’osservazione ci
poniamo. Quello che distingue infatti il punto di vista di un geografo da quello di un antropologo o di un sociologo, è
di non trattare mai la piccola scala come se fosse indipendente dalle scale superiori, fino a quella globale, in quanto il
«globale» deriva dall’insieme di relazioni e di azioni che hanno la loro origine in comportamenti localizzati, cioè in fatti
che avvengono alle scale inferiori, fino a quella dei singoli luoghi. Allo stesso modo ciò che avviene alla scala globale
interagisce con le scale inferiori. Anche i fatti più elementari della vita quotidiana (il lavoro, la casa, il cibo, l’accesso ai
servizi) possono essere modificati da fenomeni globali, come ad esempio il variare del prezzo del petrolio o dei mutui
per la casa. Inoltre va tenuto presente che queste interazioni tra la scala globale e quella locale di solito sono mediate
da interazioni che si hanno tra le scale intermedie. Ciò spiega ad esempio perché gli effetti sulle famiglie della crisi
economica iniziata nel 2008 siano stati diversi in Europa e negli Stati Uniti e, in Europa, diversi tra Grecia e Germania
e ancora, all’interno dei singoli paesi, diversi tra le regioni più ricche e quelle più povere, tra città e campagna. La
consapevolezza di questo legame tra i singoli luoghi e l’intero pianeta è quella che ci rende cittadini responsabili dei
destini del mondo. Essa è ben espressa nella nota formula: «pensa globalmente e agisci localmente», che significa che
nel bene e nel male i destini della Terra dipendono dalla somma di miliardi di comportamenti individuali locali, tra cui
i nostri.
Glossario
• Sito -Le caratteristiche fisiche di un luogo, come forma del suolo, vegetazione, acque ecc.
• Posizione geografica o situazione - La posizione che un luogo occupa in un contesto regionale più ampio con
riferimento alla rete delle comunicazioni e alle possibili relazioni del luogo con tale contesto.
• Variazione spaziale - Cambiamenti nella distribuzione di un fenomeno da un luogo all’altro.
• Correlazione spaziale - Il grado in cui due o più fenomeni condividono una stessa distribuzione e variazione
spaziale.
• Distribuzione spaziale -Disposizione dei fenomeni sulla superficie terrestre
• Diffusione spaziale - Movimento di persone, idee, mode, malattie ecc. da un luogo all’altro con tempi e modalità
differenti a seconda del fenomeno considerato.
• Globalizzazione -In senso generale si ha quando certi fenomeni naturali (p. es. la circolazione atmosferica), o
umani, come le rotte aeree e navali o come le comunicazioni virtuali (flussi di notizie, innovazioni tecnologiche,
operazioni finanziarie ecc.) coprono l’intero globo terrestre, permettendo a tutti luoghi della Terra di interagire tra
loro. In senso più ristretto si intende il dominio che le relazioni di mercato a scala mondiale hanno su tutte le altre
attività ed espressioni sociali e culturali.
• Interazione spaziale -Relazione tra due o più soggetti nel corso della quale essi si scambiano idee, merci, servizi e
modificano le loro azioni in relazione alle idee e ai comportamenti reciproci.
• Territorio - Spazio delle interazioni tra soggetti (individui e collettività), correlato con l’insieme delle interazioni tra
gli stessi soggetti e l’ambiente esterno. Si concretizzano nello spazio geografico umanizzato (o antropizzato) e
nella varietà dei suoi paesaggi.

Gio 6/05/2021
La geografia è una materia interdisciplinare e transcalare.
Ubicazione, Direzione e Distanza: posso dare delle definizioni:
Assolute più precise e certe nell’indicazione di una posizione o direzione di un oggetto. Es. meridiani e paralleli,
punti cardinali;
Relative meno precise. Si relativizza un fenomeno. Es. in base al tempo: arco cronologico. Esempio di direzione
relativa: vicino-estremo Oriente (nella visione eurocentrica). Es. di distanza: “ci metto 20 min per andare a scuola”.

Dimensioni
 Scala cartografica parliamo di una carta assoluta: rapporto matematico tra le distanze reali e distanze espresse
sulla carta.
 Scala geografica livello di analisi in base a differenti scale: scala locale, scala regionale e nazionale, scala
continentale, scala globale. Es. l’argomento del marcato può essere studiato secondo diverse scali.

Distribuzione: diffusione di un fenomeno su un’area.

1. Dispersione e concentrazione: es. vale per le forme


d’insediamento, soprattutto in base alla cultura agricola che
ha portato ai primi borghi che magari per difendersi si
ponevano in cima alla montagna, anche per osservare o per
fuggire alle zone palude infestate da malattie. Gli oggetti
sulla superficie terrestre si distribuiscono in modo
accentrato o disperso (es. comuni).

2- Densità: misura la quantità di un determinato elemento


per un aerea geografica. Parliamo di densità abitativa quando
mettiamo in correlazione il numero di abitanti con la superficie per
chilometri quadrati. Bisogna tener conto di diversi fattori: estensione
di un comune, struttura vivibilità dell’area, se sono presenti zone non
sfruttabili o salvaguardate che cambiano il concetto di densità.

Densità fisiologia: relazione del n. di abitanti con la superficie di


terreno effettivamente utilizzabile, cioè coltivabile, tenendo quindi
conto gli effettivi spazi dove l’uomo può insediarsi.
Molte volte si utilizza questa al posto della densità aritmetica.
3- Disposizione: riguarda la planimetria, topografia degli oggetti sullo spazio geografico. Es. disposizione del tessuto
urbano differenti da città in città, che può essere sia dovuta da scelte dell’uomo o per motivazioni naturali e fisiche.

Tutti i luoghi sono collegati, esiste un interscambio tra di essi attraverso i quali si trasferiscono persone (es. turismo,
migrazioni…), oggetti (es. commercio), idee (es. mode), malattie. Abbiamo quindi diverse diffusioni per:
 Contagio (es. Coronavirus);
 Rilocalizzazione (es: migrazioni);
 Gerarchia (es: moda);
 Stimolo (es: fast food).

Interazione: accessibilità-connettività
I luoghi interagiscono tra loro in modi strutturati e comprensibili. Il geografo Waldo Tobler a tal proposito ha formulato
la «prima legge della Geografia» (anni ’90): ogni cosa è correlata a ogni altra cosa, ma le cose vicine sono più correlate
tra loro di quelle lontane. Si tratta di una formulazione dell’idea di decadimento con la distanza (distance decay).

Evoluzione: trasformazione
L’ottica del geografo si avvale anche della cronologia, della coordinata del tempo. Per la pianificazione territoriale ci si
immaginano le modalità per valorizzare un’area geografica per scopi turistici, e per farlo bisogna conoscere la storia
del territorio per comprenderne le dinamiche per esempio dell’insediamento urbano e dello sfruttamento del
territorio. Si devono comprendere le evoluzioni e le trasformazioni, cioè gli elementi che hanno caratterizzato un’area.

Processi di intervento sullo spazio geografico


Popolamento processo essenziale di:
 appropriazione del suolo. Prima fase di colonizzazione dell’uomo.
 gestione del suolo = assicura il funzionamento politico-amministrativo attraverso la divisione dello spazio;
 sfruttamento e utilizzazione del suolo = con la finalità di soddisfare i bisogni essenziali;
 creazione di reti di relazione: mercato, commerci…
Si vede come l’uomo diventa sempre maggiormente il protagonista.

 Ecumene di Ecateo (VI sec. A.C.) mondo visto come un disco: Terra abitabile composta da Europa, Libia e Asia,
circondate dagli oceani. Successivamente si acquisisce la conoscenza che la Terra non è discoidale ma sferico
(Pitagora): nascono le fasce climatiche
 Ricostruzione del globo di Cratete di Mallo (ca 150 a.C.) così come esiste un ecumene che si trova nella parte
settentrionale possono esserci tante alte realtà abitabili: regioni abitate dai perieci, dagli antipodi, dagli anteci.
 Copia di Tolomeo II d.C. troviamo un mondo collegato: l’Africa è connessa con l’Asia. L’ecumene era quindi un
equa ripartizione tra Terra e acqua.
 Il mappamondo di Fra Mauro,
planisfero databile attorno al 1450 e
attribuito al monaco italiano Fra Mauro Il
sud verso l’alto e il nord verso il basso;
cognizione di continenti che sono sempre più
chiusi su se stessi come se fosse un unico
continente: quello Euro-Asiatico-Africano.
manca l’ecumene del nuovo mondo

 Ortelio 1570 si vedono le realtà del nuovo e del vecchio mondo. un mondo che si è sempre più andato a dilatare
verso ovest e verso il basso (zona australe).
 Delisle 1700 conquiste del viaggio di James Cook: Oceania.

Ecumene aree permanentemente abitate della superficie terrestre;


Anecumene aree permanentemente disabitate della superficie terrestre;
Subecumene aree abitate solo periodicamente della superficie terrestre (es. Siberia);
Periecumene aree permanentemente sfruttate a scopi non abitativi (es. Antartide, tipo scientifico e economico).

La distribuzione della popolazione sulla Terra:


La densità geometrica di popolazione:
 il 90% vive a nord dell’equatore, tra i 20° e i 60° di latitudine Nord (fasce temperate);
 La max parte della popolazione vive nelle aree pianeggianti: 50 e il 60% vive al di sotto dei 200 m e ben l’80% sotto
i 500 m;
 Il 70% della popolazione mondiale vive entro i 400 km dalle coste.
Si vede come alla base delle scelte d’insediamento della popolazione è legato a motivi e fattori di tipo fisico-geografico.
Ci sono anche dei fattori di tipo biologico, culturale…
In più si vive in centri urbani:
50% mondo;
75% paesi sviluppati;
45%paesi in via di sviluppo;
29% paesi poveri.

Relazione tra le dinamiche del cambiamento globale e la Terra: Il 70% delle terre è antropizzata
130 milioni di km² non coperti dai ghiacci la ripartizione della Terra è la seguente:
 infrastrutture 1%;
 terre coltivate irrigate, 2%; coltivate non irrigate, 10%;
 pascoli intensivi 2%; altri pascoli 35%;
 piantagioni forestali 2%; altre foreste sfruttate per legname ed altri usi, 20%;
 terre con minimo o nessun intervento umano (inclusi i deserti) 28%.

Mettere in relazione il popolamento con molteplici fattori:


1. naturali: es. il clima e la vegetazione spontanea, la fertilità dei suoli, la disponibilità di risorse del suolo e del
sottosuolo, la presenza dell’acqua; situazione morfologica: rapidità di versanti; altitudine, ecc.
2. politici: l’azione politica può agire direttamente o indirettamente sul regime demografico qualora miri ad
accrescere o a diminuire il tasso di natalità (popolazionismo o anti-popolazionismo);
3. biologici: es. acclimatazione, prolificità, malattie epidemiche;
4. etnici, culturali e religiosi: influenza della storia, dell’antichità di popolamento, delle forme di vita e di
organizzazione economica; diversa e progressiva capacità dei gruppi umani di fronteggiare le condizioni
naturalistiche entro le quali erano posti a vivere, miglioramento delle tecniche di sopravvivenza.

Alcune categorie di azione antropica:


 Vegetazione incendio, deforestazione, bonifica, dissodamento, coltivazione;
 Faunacaccia, pesca, estinzione di specie, domesticazione di animali, allevamento;
 Suolo modifica delle caratteristiche fisico-chimiche dei suoli, fertilizzazione, erosione;
 Acque modifica delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque, alterazione dei regimi idrici, sistemazione dei
corsi naturali, creazione di reti idriche artificiali;
 Geomorfologia costruzione di strutture geomorfologiche artificiali, movimenti di terre, accelerazione di
processi erosivi o di sedimentazione;
 Clima e atmosfera modifica delle caratteristiche chimico-fisiche dell'aria, alterazione del grado di umidità e di
temperatura, immissione di sostanze nell'atmosfera.
Grande impatto distruttivo dell’uomo disboscamento: es Brasile. Nelle foto troviamo: % della superficie emersa
coperta da foreste per paese, 2015; Guadagni o perdi annuali della superficie per paese 1990-2015
Fattori concomitanti che determinano le caratteristiche dell'impatto antropico:
1) il sistema economico della popolazione insediata;
2) il livello tecnologico;
3) l'organizzazione socioculturale;
4) la consistenza demografica;
5) la durata storica della presenza umana sul territorio.

Strumenti per comprendere la pressione antropica sugli ambienti del passato:


1) notizie documentarie, testuali, letterarie, storiche;
2) cartografia storica;
3) tracce dei processi naturali;
4) tracce sedimentarie.

Principali indicatori della pressione antropica:


Gli indicatori che concorrono alla valutazione della pressione antropica sono:
 carico inquinante complessivo calcolato mediante il metodo degli abitanti equivalenti;
 impatto delle attività agricole;
 impatto delle infrastrutture di trasporto (stradale e ferroviario);
 sottrazione di territorio dovuto alla presenza di aree costruite;
 presenza di aree protette, inteso come detrattore di pressione antropica.

Ven 07/05/2021
Le trasformazioni ambientali prodotte dall’uomo vengono in genere esaminate in sede scientifica secondo il modello
PSR (1995), che prevede tre stadi di sviluppo:
pressione stato modificato risposta: si studiano le consequenzialità tra l’intervento antropico, il cambiamento
dell’ambiente e le risposte sia da parte dell’ambiente che dell’uomo.
In presenza di una pressione esterna al sistema, l'ambiente viene modificato in alcune sue componenti fondamentali
e reagisce con una risposta correlata, entrando in una nuova fase di trasformazione

È importante comprendere che la pressione esercitata su una sola componente ambientale comporta ripercussioni di
lungo periodo su altre componenti che concorrono all'equilibrio complessivo la valutazione di impatto ambientale
(VIA) sostenibilità della pressione antropica.

Modalità di utilizzo delle potenzialità insite in un territorio:


1) gestione adattativa, dove le modalità di sfruttamento delle risorse vengono adeguate alle modificazioni
dell'ambiente sottoposto a pressione, senza alterare l'equilibrio ecologico capacità di provocare una situazione di
equilibrio;
2) gestione aggressiva, dove le risorse vengono sfruttate seguendo il principio della massima resa economica
immediata, favorendo così i processi di depauperamento e di degrado del territorio capacità di provocare una
situazione di rottura.
In uno stesso territorio si possono alternare storicamente fasi di gestione di tipo adattativo a fasi di tipo aggressivo.

L’azione dell’uomo può essere ripartita in due grandi classi, all’origine di processi diversi:
a) costruzione di forme artificiali, es: elaborate per favorire la gestione agricola del territorio (terrazzamenti,
recinzioni, movimenti di terre, scavo di canali, dighe, arginature, ecc.);
b) modificazioni dei processi naturali, es: indotte dalle attività umane in conseguenza delle pratiche agricole
(fertilizzazione del suolo, erosione dei versanti, inquinamento, alterazione dei regimi idrici, ecc.).
Ogni forma di intervento sullo spazio geografico comporta dei fattori di alterazione di lungo periodo dell'assetto
geomorfologico (es: dissodamento, disboscamento, denudazione del suolo per allevamento, ecc.).

Ad esempio, in rapporto al grado d'impatto antropico sulla vegetazione, in termini generali possiamo distinguere
cinque tipi di paesaggi:
a) paesaggio naturale, dove la flora e la fauna sono autoctone e spontanee, non influenzate dalla presenza umana;
b) paesaggio sub-naturale, dove la flora e la fauna sono autoctone e spontanee, ma l'uomo interagisce con attività di
sfruttamento senza alterare l'assetto ecologico;
c) paesaggio semi-naturale, dove le attività̀ umane interagiscono sostituendo formazioni vegetali spontanee ad altre,
sempre spontanee;
d) paesaggio agricolo, dove la flora e la fauna sono in prevalenza controllate e sfruttate dall'uomo;
e) paesaggio artificiale, corrispondente alle aree interamente urbanizzate (città), dove la vegetazione naturale è quasi
assente o formata da aree protette, coltivate per scopi ricreativi e ornamentali.

Schema del DPSIR - Driving forces, Pressure, State, Impact e Response


 Driving forces (Determinanti o Forze determinanti):
azioni sia antropiche (comportamenti ed attività umane: industria, agricoltura, trasporti, ecc.) che naturali, in grado di
determinare pressioni sull'ambiente;
 Pressures (Pressioni):
con pressioni viene indicato tutto ciò che tende ad alterare la situazione ambientale (emissioni atmosferiche, rumore,
campi elettromagnetici, produzione di rifiuti, scarichi industriali, espansione urbana (consumo di suolo), costruzione
di infrastrutture, de-forestazione, incendi boschivi, ecc.);
nel caso dei rifiuti possono essere la produzione stessa dei rifiuti, impianti di smaltimento o recupero, ecc.;
 States (Stati):
qualità fisiche, chimiche e biologiche delle risorse ambientali (aria, acque, suoli, ecc.);
 Impacts (Impatti):
effetti negativi sugli ecosistemi, sulla salute degli uomini e degli animali e sull'economia; quindi per esempio la
contaminazione del suolo da percolati, aumento dell'effetto serra per l'emissione di gas da discariche e impianti di
recupero, ecc.
 Responses (Risposte):
risposte ed azioni di governo, attuate per fronteggiare pressioni e problemi manifestati sull'ambiente, programmi,
target da raggiungere, ecc.; nel caso dei rifiuti possono essere l'aumento delle quantità recuperate, terget normativi,
diminuzione dei rifiuti smaltiti in discarica, accordi di programma, ecc.

«elementi strutturali»
Più che la popolazione in sé, è importante capire quanti abitanti incidono su un determinato territorio densità della
popolazione.

Geodemografia: neologismo. Studiare a diverse scale, i movimenti della popolazione, sia naturali (nascite, morti) che
migratori (migrazioni e immigrazione).
«I cambiamenti demografici incidono profondamente sull’organizzazione della società, la struttura delle famiglie, i
rapporti tra generazioni, la mobilità interna, le migrazioni internazionali. Vi è un’ampia convergenza sul fatto che le
tendenze degli ultimi decenni impongono alla società italiana costi sociali ed economici che, in assenza di opportuni
adattamenti, rischiano di ostacolare lo sviluppo e compromettere il benessere delle generazioni future».

Fonti statistiche e indici demografici


neodemos, United Nations, ISTAT.
In Italia il primo censimento della popolazione venne fatto in occasione dell’unità del paese.
Dal 2020 i risultati del censimento vengono pubblicati in maniera permanente, e non di 10 anni in 10 anni.

Indici demografici

Elementi strutturali:
1. Densità abitativa;
2. Struttura di popolazione (piramidi per età);
Elementi evolutivi:
1. Popolazione residente;
2. Saldo naturale e movimento anagrafico;
3. Tassi di natalità e mortalità;
4. Tasso di crescita naturale;
5. Tasso di saldo migratorio.
Italia: 200 ab/kmq (2018) Valle d’Aosta: 39 ab/kmq Campania: 424 ab/kmq
riduzione delle nascite e invecchiamento demografico.
Alcuni degli indici (o tassi) demografici più frequentemente utilizzati in geografia
 Tasso di natalità della popolazione = rapporto tra il numero di nati vivi dell'anno e l'ammontare medio della
popolazione residente (0/00); numero annuo di nati ogni 1000 abitanti;

 Tasso di fecondità della popolazione = numero medio annuo dei nati vivi per donna in età feconda (15-50 anni);

Le modificazioni dei tassi di fecondità incidono direttamente sulla natalità. Composizione delle famiglie italiane dal
1951 a oggi.
 Tasso di mortalità della popolazione = rapporto tra il numero dei decessi nell'anno e l'ammontare medio della
popolazione residente (0/00); numero annuo di morti ogni 1000 abitanti

 Tasso di crescita naturale = differenza tra l'ammontare degli iscritti anagrafici per nascita in un certo territorio e i
cancellati per decesso dal territorio medesimo; percentuale annua di crescita di una popolazione, senza
considerare i flussi migratori.

Dal Neolitico all’età moderna, la demografia umana


ha registrato fasi di crescita e di calo. Oggi vivono sul
pianeta circa 7 miliardi 760 milioni di persone. La
crescita demografica mondiale
La pressione demografica: Stime di carico e indicatori
Ogni regione è capace di contenere un determinato numero di popolazione. E nel rapporto tra la pressione
demografica e le risorse naturali si spera di ottenere una questione di equilibrio.
Indicatori per poter considerare la variazione della pressione demografica:

Con sottopopolamento intendiamo ogni occupazione di territorio al livello inferiore al minimo di popolamento. quindi
il numero degli individui è troppo esiguo per sviluppare le risorse di un paese. Parliamo di sovrappopolamento nel
contesto opposto, cioè nel superamento del massimo di popolamento.

Tutte le popolazioni hanno un potenziale di


espansione che supera l’attuale tasso di crescita e le
risorse per sostenere tale incremento sono limitate.

Secondo Malthus (1798) i mezzi di sussistenza (le


risorse alimentari) crescono in modo aritmetico,
mentre la popolazione si moltiplica in progressione
geometrica (esponenziale). Per questo si arriverà ad
un sovrappopolamento e ad un collasso, poiché le
risorse non sono più sufficienti a sostenere il peso
della popolazione, portando quindi ad un stop della
crescita della popolazione stessa.

In sintesi:
 la popolazione è inevitabilmente limitata dai mezzi di sussistenza;
 le popolazioni aumentano costantemente con l’aumentare dei mezzi di sussistenza, e a meno che non sia frenate
da potenti «ostacoli»;
 «freni» (naturali) repressivi che inibiscono la capacità riproduttiva della popolazione e che la mantengono in
equilibrio con i mezzi di sussistenza (guerra, povertà, pestilenza e fame);
 In alternativa: freni preventivi o morali (restrizione morale, celibato e castità.

La crescita demografica trova un limite nelle risorse disponibili che crescono a ritmi più bassi. “Affermo che il potere
(generativo) della popolazione è infinitamente più grande della capacità della terra di produrre sussistenze per gli
uomini” (Malthus, 1798) Non tiene conto dei progressi dello sviluppo tecnologico.

Le oscillazioni del pendolo (Livi Bacci, 2019) il rapporto tra popolazione e risorse è stato nei secoli approcciato in
modo differente, potendolo considerale come un’oscillazione di un pendolo.
Tra 800 e inizio 900 il dato di crescita demografico era considerato negativamente (povertà, guerre).
A partire dagli anni ’50 si diffonde la corrente Neomaltusiana che inserisce nel dibattito anche gli effetti ambiental,
visti come capacità di compensazione.
Mar 11/05/2021
Quale equilibrio demografico possiamo immaginarci nel… 2100?
Modello di transizione demografica
Mette in relazione i cambiamenti nel tasso di crescita naturale della popolazione con i cambiamenti sociali derivati dai
progressi della medicina, dall’urbanizzazione e dalla industrializzazione.

La transizione demografica passaggio di un paese, nel corso del tempo, da un incremento assai modesto a un
modesto incremento dovuto a una bassa natalità, accompagnata da un altrettanto bassa mortalità; caratterizza il
passaggio da una società rurale e agricola ad una società urbana e industriale.

Modello di transizione demografica


Un rallentamento della crescita demografica rispetto alle tendenze in corso. Di seguito dei grafici presi dalle Nazioni
Unite.
«In un libero mercato, la mobilità è un valore; permette alle persone di cogliere opportunità o allontanarsi da situazioni
avverse; facilita l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; asseconda l’utile scambio di esperienze e il trasferimento
di conoscenze». (Livi Bacci, 2019).

Il 2019 e la retorica dell’invasione.

«International migration is a global phenomenon that is growing in scope, complexity and impact. Migration is both a
cause and effect of broader development processes and an intrinsic feature of our ever globalizing world. While no
substitute for development, migration can be a positive force for development when supported by the right set of
policies. The rise in global mobility, the growing complexity of migratory patterns and its impact on countries, migrants,
families and communities have all contributed to international migration becoming a priority for the international
community»(ONU, 2016).

IOM Definition of “Migrant” An umbrella term, not defined under international law, reflecting the common lay
understanding of a person who moves away from his or her place of usual residence, whether within a country or
across an international border, temporarily or permanently, and for a variety of reasons. The term includes a number
of well-defined legal categories of people, such as migrant workers; persons whose particular types of movements are
legally-defined, such as smuggled migrants; as well as those whose status or means of movement are not specifically
defined under international law, such as international students.

Concetti fondamentali:
Migrazione Spostamento permanente o di lungo termine di un individuo o di un gruppo di persone dal proprio luogo
di origine verso un altro luogo;

Circolazione Spostamento temporaneo, spesso ciclico, di un individuo o di un gruppo di persone dal proprio luogo
di origine ad un altro luogo. Comprende anche le migrazioni temporanee e i movimenti pendolari. Si ritorna poi al
punto di origine.

Emigrazione L’allontanamento di un individuo o di un gruppo di individui che comporta un trasferimento


(temporaneo o permanente) della dimora abituale verso un altro luogo;

Immigrazione L’arrivo di un individuo o di un gruppo di individui che comporta un trasferimento (temporaneo o


permanente) della dimora abituale nella sede di destinazione

La popolazione totale è data dal movimento naturale (nascite e morti) e dal flusso migratorio (immigrati e emigrati).
Umanità in movimento:
migranti Sono coloro che lasciano la propria terra di origine per cercare migliori condizioni di vita altrove;
rifugiati Sono coloro che abbandonano il proprio paese d’origine per l’impossibilità di viverci più a lungo;
profughi Fra i rifugiati, sono coloro che fuggono da regimi dispotici o da persecuzioni etniche, religiose e politiche.
richiedenti asilo;
clandestini.

Convenzione sullo statuto dei rifugiati 1951 alla Convenzione di Ginevra Chiunque nel giustificato timore d'essere
perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni
politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare
la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito
a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi.

Indicatori del movimento migratorio


 Saldo migratorio interno= differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza da un altro comune
e il numero dei cancellati per trasferimento di residenza in altro comune;
 Saldo migratorio con l’estero = differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza dall’estero e il
numero dei cancellati per trasferimento di residenza all’estero;
 indice di immigrazione = rapporto (in ‰) fra il numero degli immigrati in un anno e il totale della popolazione;
 indice di emigrazione = rapporto (in ‰) fra il numero degli emigrati in un anno e il totale della popolazione.
La teoria delle migrazioni di
Everett Lee (1966)
Si parla di una serie di variabili
che dipendono dal grado di
differenza tra il luogo
d’origine e di destinazioni (si
cerca di raggiungere un
massimo vantaggio con un
miglioramento del condizione
di vita), la distanza fisica, i
trasporti (modalità con le
quali si manifestano queste
migrazioni).

Cause ed effetti dei movimenti migratori push


alcuni push factors che spingono ad abbandonare il proprio Paese:
• instabilità politica;
• conflitti;
• degrado e calamità, ambientali, carestie;
• povertà;
• cause demografiche;
• disoccupazione;
• violazione dei diritti umani (discriminazioni, persecuzioni).

Alcuni effetti delle migrazioni nelle zone di esodo


• squilibri tra le fasce d’età della popolazione;
• effetti economici: rimesse degli emigranti;
• alleggerimento del mercato del lavoro;
• abbandono delle aree agricole;
• effetti sociali (diminuisce il conflitto ma aumenta la disgregazione).

Cause ed effetti dei movimenti migratori pull


Alcuni pull factors che attraggono in un altro Paese
• migliori condizioni di vita;
• opportunità di lavoro;
• libertà civili;
• assistenza sociale;
• legami familiari;
• attrattività ambientale;
• istruzione;
• conoscenza di modelli di vita occidentali e di sviluppo industriale;
• modernizzazione;

Alcuni effetti delle migrazioni nelle zone di immigrazione


• aumento demografico;
• effetti economici: gli immigrati spesso coprono settori abbandonati dalla manodopera locale, favoriscono la
flessibilità del lavoro;
• sistema pensionistico;
• conflitti tra generazioni;
• xenofobia;
• perdita dell’identità culturale.
Criteri di classificazione delle migrazioni
1. entità:
 di massa: es. invasioni barbariche;
 d’infiltrazione: es: l’emigrazione europea.
2. movente:
 spontanee: es. spopolamento montano e rurale;
 organizzate es. bonifiche, riforme fondiarie;
 coatte: es. tratta dei neri.
3. durata:
 permanenti;
 temporanee;
 periodiche o pendolari (es: stagionali; studio; transumanza)
4. destinazioni
 interne;
 internazionali

Movimenti migratori nella Storia


1. Età neolotica:
 Neolitico urbano (3°-1° mill.A.C.);
 Indoeuropei* (2° mill. A.C.)
2. Età classica - colonizzazioni greche e fenicie*
3. Età medievale:
 Europa: invasioni barbariche;
 Mediterraneo: popoli semitici;
 Oriente: mongoli;
 Africa: Bantu.
4. Età moderna:
 tratta degli schiavi;
 esodi forzati: espulsione dalla Spagna;
 movimenti di colonizzazione (secc. XVI-XVIII).

Migrazioni forzate:
1. la tratta degli schiavi (dalla fine del XVI secolo all’inizio del XIX) 10-12 milioni di schiavi. Commercio triangolare:
dall’Europa si portava alcool e stoffe in Africa; poi dall’Africa si portavano schiavi in America, la quale portava in
cambio zucchero, caffè e tabacco in Europa.
2. Profughi ambientali Fra i rifugiati,
sono coloro che lasciano i loro paesi perché
eventi legati ai cambiamenti climatici del
pianeta, quali siccità e desertificazione,
innalzamento del livello marino,
inondazioni, cicloni hanno reso invivibili le
loro terre. L’ONU pensa da qui al 2050 ci
saranno 200 milioni di questi profughi.

Le migrazioni transoceaniche: Es:

Migrazioni transoceaniche dalle regioni italiane


1. Prima fase: soprattutto movimento transoceanico. grandi numeri di persone si spostavano per le gravi condizioni
di povertà (soprattutto contadina, coinvolta anche nell’eccessiva suddivisione della proprietà terriera dovuta
all’abolizione del maggiorascato). Motivata anche dal crescente aumento demografico. Questa fase si conclude
con la prima guerra mondiale. Ma anche perché negli anni ’20, gli Stati Uniti non hanno più bisogno di mano
d’opera e per questo adottano una legislazione (quota Act) che impone delle restrizioni per limitare le
immigrazioni.
2. seconda fase: dopo la seconda guerra mondiale. Coinvolge soprattutto l’Italia Meridionale che si sposta verso
l’Europa centro-occidentale (Germania, Svizzera, Belgio…), ma anche verso l’Australia e il Canada. Intorno agli anni
70, si parla di 29 milioni di italiani, dei quali 9 sono rimasti all’estero.
Migrazioni interne
 Campagna città;
 Montagnapianura;
 zone interne fasce litoranee;
 regioni insulari aree continentali;
 SudNord e OvestEst

Migrazioni temporanee: per movimenti periodici.


Es. Migrazioni degli agricoltori stagionali: l’alpeggio movimento di allevatori soprattutto in alta montagna nei mesi
estivi a partire dal fondo valle verso l’alto pascolo costruzione di ricoveri alpini (l’alpe, baita, malga, casera);
negli appennini troviamo la transumanza: migrazione stagionale, su largo raggio territoriale, dalle regioni di pianura
verso regioni montuose creazione di dimore estive temporanee (lo stazzo).

Movimenti ciclici: gli spostamenti pendolari (lavoratori, studenti…).

Dinamiche migratorie: la contro-urbanizzazione


Anni ’60 Contro-urbanizzazione.
tendenza alla deconcentrazione della popolazione segno distintivo della società avanzata.
Processo di deconcentrazione della popolazione urbana, rilevato per la prima volta negli Stati Uniti, all'inizio degli anni
Settanta del Novecento, e successivamente in tutti i Paesi a economia matura. Interpretata, da taluni, come inversione
della tendenza alla concentrazione (urbanesimo) legata alle grandi agglomerazioni industriali, la controurbanizzazione
porterebbe verso un nuovo modello di città diffusa. Appare più corretto, peraltro, leggervi una tendenza
all'urbanizzazione su scala regionale, per cui le maggiori aree metropolitane manifestano effettivamente un ristagno
o decremento demografico, tuttavia a vantaggio delle città medie e piccole, verso le quali si vanno a ridistribuire le
funzioni residenziali e terziarie.

Le «quattro globalizzazioni»
1. Fine 1400 e 1500 dall’incontro tra Europa (soprattutto Spagna, Portogallo, poi Francia e Inghilterra) America;
2. 18000 alle migrazioni transoceaniche del XIX sec.;
3. Quella attuale alla terza migrazione la globalizzazione l’Europa diventa regione di approdo;
4. Futuro alla quarta interconnessa. Il mondo è sempre più interconnesso grazie ai mezzi virtuali, creando
soprattutto migrazioni di tipo periodico e stagionale. Si crea quindi mescolanza etnica.

L’Italia da paese di emigrazione a terra d’immigrazione (un esempio di causa sono le condizioni di chi vuole immigrare
in Italia, ma anche perché la sua configurazione geografica la rende una vera e propria porta per l’Europa).
In sintesi…
1. in calo le iscrizioni anagrafiche dall’estero; gli immigrati sono prevalentemente uomini; Romania, Albania, Marocco,
Cina, Ucraina; emergenza umanitaria;
2. in lieve aumento il numero dei trasferimenti di residenza interni; giovani più propensi a trasferirsi nelle province dei
grandi centri urbani;
3. aumentano gli italiani che lasciano il Paese; il Regno Unito destinazione preferita dagli italiani e “nuovi” italiani; in
10 anni espatriati circa 182mila laureati.
Gio 13/05/2021
Definizione di paesaggio (convenzione europea del paesaggio): “Paesaggio" designa una determinata parte di
territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle
loro interrelazioni;
I criteri principali sui quali si basa Aldo Sestini (1904-1988) per questa classificazioni sono criteri di ordine morfologico,
idrografico, climatico e vegetazionale. Non si ferma qua, poiché secondo lui i paesaggi umanizzati sono una creazione
storica, sviluppatasi a poco a poco attraverso diversi rimaneggiamenti.

PIT con valenza di piano paesaggistico Toscana: 20 ambiti

Criteri per l’individuazione degli ambiti Gli ambiti di


paesaggio (regioni e sub-regioni) del piano
paesaggistico sono stati definiti in base a una pluralità
di criteri e di approcci sia naturali che antropici:
 morfologia e bacini idrografici;
 caratteri eco-sistemici;
 regioni storiche (cultura, identità, appartenenza,
tradizione);
 sistemi insediativi e infrastrutturali;
 caratteri del territorio rurale;
 sistemi socio-economici locali.
+ Rispetto dei confini comunali (una sola eccezione:
Castelnuovo Berardenga)

Libro “Il Paesaggio. Conosci l’italia” 1963


“Anni dell’avvio del miracolo economico
italiano, che in breve tempo doveva
trasformare radicalmente un Paese
tradizionalmente rurale e povero” (L.
Rombai). Aldo Sestini (1904-1988).

La distinzione tra paesaggi comunque


non può essere fatta in maniera netta.
Paesaggi italiani: 95 tipi, 9 grandi forme:
Italia centro-settentrionale paesaggi
alpini, prealpini e subalpini, padani.
Appennino settentrionale:

Appennino centrale e Tirrenico e Appennino meridionale, paesaggi sardi e siciliani


L’influenza del clima e dell’uomo è incisiva sulla morfologia e sulla forma di questi paesaggi, e lo dimostreremo
cercando di mettere in luce alcuni paesaggi caratteristici. Bisogna quindi individuare sia le attività antropiche che
fisiche. Sistini ci lascia anche un corredo iconografico: disegni, carte tematiche, carte topografiche molto semplificate,
fotografie, schizzi planimetrici. Però l’obiettivo è sempre quello della divulgazione scientifica che ha alla base la ricerca,
quindi non superficiale.

1. I paesaggi alpini. Le fasce climatiche determinano successioni di paesaggi diverse (anche se esistono delle
caratteristiche comuni fondamentali, ma le sfumature rimangono tante e diversificate).
Qua vediamo la successione di fasce altimetriche, elementi del paesaggio e insediamenti umani, diversi per ogni fascia.
Queste fasce naturale hanno condizionato la vita, l’economia e l’organizzazione umana nella montagna.
 Nelle fasce più basse (fino 1500 m) è presente l’agricoltura: la montagna è storicamente caratterizzata di
un’economia agro-silvo-pastorale (fino all’800 e in parte anco oggi) agricoltura, attività boschive e pastorizia. Il
bosco cambia in base al clima, quindi in base alle fasce: il bosco di latifoglie (es. quercia) che si spoglia in inverno
è il bosco da legname e da coltivazioni (cereali più resistenti, alberi da frutto).
 Poi tra i 1500 e i 2000 abbiamo il bosco di coniferi (sempre verdi) dove abbiamo il limite di insediamento
permanente: tipicamente di villaggio, con poche eccezioni come per esempio i masi in Alto Adige.
 Nella parte più alta via via la vegetazione si fa più rarefatta: è la sede del pascolo, degli arbusti e della roccia. Si
vede quindi come queste fasce altimetriche offrono una varietà di ambienti e risorse, consentendo pratiche tipiche
come l’alpeggio.

Un altro elemento sul quale Sestini ci invita a riflettere è il fatto che grandissima parte della montagna alpina è il
risultato del modellamento glaciale: i paesaggi che ne conseguono sono il risultati dei grandi ghiacciai, che oggi sono
sempre più ridotti rispetto a quelli dell’ultima glaciazione. Un altro elemento da sottolineare è la ricchezza d’acqua (sia
neve che di acque correnti.

Le grandi valli: valli che presentano molte caratteristiche comuni. le valli sono state da sempre scelte dall’uomo per
le più importanti via di comunicazioni per le genti della montagna. Le valli hanno un loro paesaggio: fatto dal fondo
piano e dalle fiancate. Il paesaggio del fondo valle presenta dei caratteri differente in base ai diversi livelli che presenta.
Le valli sono caratterizzate dall’abbondanza delle acqua e dall’esposizione al sole dei versanti. Ovviamente sono il
risultato del modellamento glaciale, ma poi anche dal corso e dai depositi dei corsi d’acqua che modificano i livelli e i
fianchi delle montagne: per questo si possono avere fianchi più ripidi e fianchi più dolci che quindi presentano caratteri
differenti. Riguardo all’azione dell’uomo: terrazzamenti, frutticultura sui versanti più esposti al sole, i vigneti,
distribuzione degli insediamenti.
Paesaggi Pedemontano Alpine-Padano: anfiteatri morenici.
Costituisce il passaggio di transizione da le Alpi alla grande pianura. Una fascia che presenta varietà di paesaggi ed
elementi diversi: es. anfiteatri morenici, come quello di Ivrea.
Essi sono paesaggi formati da depositi morenici, cioè depositi di ghiacciai che nel corso dei millenni si sono ritirati fino
ad assumere le loro sembianze odierne.

Le alpi: Glaciazione Wurm (ultimo periodo glaciale), 110.000-12.000 anni fa circa laghi, fiumi, anfiteatri morenici. Il
ghiaccio arrivava alla pianura, addirittura sugli appennini. Una copertura quindi molto più ampia di quella di oggi. I
ghiacciai piano piano, e a ritmi irregolari, si ritira lasciando dietro di se dei depositi: sabbie, ghiaia, rocce depositi
morenici che assumono una forma ad arco, a mezzaluna, ad anfiteatro a queste colline si alternano delle
depressioni, dove talvolta l’acqua rimaneva potendo anche creare dei laghi (lago di Garda in foto) oppure ritirandosi
anch’essa. Questi anfiteatri morenici sono caratterizzati da paesaggi particolari: molto verdeggianti, molto vari dati dai
diversi livelli (depressione, collina) etc.
Conoide di Deiezione: elemento di raccordo tra il
piano e la montagna che si stabilisce saltuariamente
per mezzo di questi coni che sono accumuli di frana,
alluvioni, ghiaie, sabbia, ciottoli che il fiume ha
depositato sfociando nella valle. Per prima deposita
i materiali più grossi e poi quelli più fini creando una
discesa altimetrica, cioè livelli diversi di
sedimentazioni di materiali. Qui si sviluppa
l’insediamento umano, dato che i terreni sono
molto coltivabili poiché pieni d’acqua.

Valle Fluviale, Pianura alluvionale. Caratterizzata dalle nebbie


La pianura padana: “diverse sfumature di paesaggio”, non è un paesaggio omogeneo come può sembrare in un primo
sguardo. La pianura si apre dai fianchi degli appennini, delle alpi fino al mare. Troviamo distese per la coltivazione e
per l’allevamento, una pianura più bassa e umida dove sono presenti grandi parchi naturali come il parco del delta del
Po. Diverse sfumature di paesaggio che partono dalle base fisico-ambientali che hanno portato all’insediamento
umano e poi alla storia e alla cultura che ha saputo organizzare certi ambienti in maniera evoluta fin dal basso
medioevo. Si possono individuare due ambienti completamente diversi tra loro:
l’alta e bassa pianura: abbiamo il Po e poi i corsi secondari (affluenti) che dal versante sinistro scendono dalle alpi e
dal versante destro dagli appennini. Essi lasciano i loro depositi di materiali diversi: prima quelli più grossi poi quelli
più fini. Si creano dei terrazzi, dei ripiani, degli strati diversi ad altitudine diverse: bassa ed alta pianura che quindi
hanno un suolo diverso nella parte più alta più asciutto, in quella più bassa più sottile, meno asciutto e più umido,
in entrambe però c’è una grande presenza di acqua. nella bassa pianura abbiamo il fenomeno delle marcite, delle
risorgive, o dei fontanili. Si ha un intervento dell’uomo che canalizza le acque per poterle utilizzare per le colture. Nelle
basse pianure, essendo più umide, si coltiva ciò che ha bisogno di più acqua: es. riso.

Paesaggi dell’appennino fino al mare: la Riviera di Levante.


Paesaggi irregolari caratterizzati da basse colline che sono appoggiate ai contrafforti dell’appennino. Successione di
diverse fasce: campi, faggete, castagneti, olivi, pascoli. Anche qua è forte la presenza antropica (es. terrazzamenti). In
più rispetto alle alpi, nell’appennino manca la fascia del pascolo naturale d’altura, delle conifere e della roccia nuda
(tranne in rarissimi casi), essi sono infatti creazione umana. L’appennino è coperto di bosco fino sulle sommità: il bosco
che si trova più in alto è la faggeta, se si trovano coniferi e pascoli naturali sono state create dall’uomo per sfruttare
anche le parti più alte. L’appennino è caratterizzato dalla transumanza.
Appennino emiliano: particolarità morfologiche rocce scagliose, cioè argillose e marmose. Sono una formazione
eterogenea e caotica: in una massa argillosa prevalente ci sono frammenti o blocchi di altre rocce.
Troviamo argille (formazioni più basse) calcari e arenarie (spuntoni), boschi e prati. Questa caratteristiche portano ad
un’instabilità del suolo.

Appennino: conche intermontane i movimenti


tettonici sollevano i rilievi creando un avvallamento
centrale poi modellato da alluvioni, laghi, corsi d’acqua
creando sfumature di paesaggio differenti (differenti
versanti e valli, diversità di insediamento e di
agricoltura).

Conche carsiche intermontana del Fucino grande distretto agricolo e popolato in Abruzzo. Conca che deriva da un
lago bonificato tra gli anni 50-70 dell’800 da parte del duca di Torlonia.

Colline marchigiane-abruzzesi: dalle montagne calcaree alla costa. Il sistema collinare adriatico digrada da massicci
calcarei fino ad arrivare alla costa. È un paesaggio di colline dolci e coltivate, modellate dai corsi d’acqua che le
modellano. Nella parte alta queste colline sono addossate e terminano bruscamente sulla montagna, mentre andando
verso il mare sono sempre più dolci. Verso il mare il paesaggio si ha una costa bassa, sabbiosa e continua. Quello delle
colline è un paesaggio più vario anche se molto dolce che non necessita di terrazzamento (caratteristico invece della
costa campana e della Liguria).
Laghi vulcanici e ripiani tufacei il vulcano riempito dall’acqua (es. Bolsena, Vico, Bracciano) con i fianchi circostanti
con differenti paesaggi: materiali esplosi dal vaticano che poi si depositano e che poi vengono erosi dall’acqua.
troviamo delle piattaforme, degli speroni.

Altopiani e ripiani carsici: le murge e ripiani baresi (Puglia)


Formazioni di conche, doline con varie particolarità (grotte, costa rupestre, lame, tufare).

Morfologia del paesaggio: mutazioni ambientali, variazioni climatiche, morfologie instabili, indipendentemente
dall’intervento dell’uomo. poi però bisogna comunque prenderla in considerazione.

Ven 14/05/2021
Emilio Sereni: Storia del paesaggio agrario italiano. fine anni 50 inizio anni 60.
Ancora in Italia l’economia fondamentale è quella agricola.
Sereni è uno storico, a differenza di Sistini che era un geografo. Sistini è antifascista, viene esiliato, fa parte del partito
comunista, viene eletto senatore. Dagli anni ’50 si concentra sulle campagne e sulle loro condizioni sociali, dove
esplode una crisi.
Altri scritti: il capitalismo delle campagne (47), le comunità rurali nell’Italia antica (55).
Filone degli storici francesi e inglesi (es. Bloch, Pierre George, Smith) grande novità in Italia. Soprattutto per quanto
riguarda le fonti che utilizza: molto varie: dalla pittura, alla letteratura di viaggio, ala cartografia storica, ai trattati di
agricoltura, alle miniature…
Ricostruisce così l’evoluzione dei paesaggi agrari d’Italia.
Paesaggio agrario: dedito all’agricoltura, tanto è che la campagna non era dedita ad altro.
Paesaggio rurale: campagne, termine preferibilmente utilizzato oggi. Qui la campagna è dedita anche ad altro: attività
commerciali, industriale, incolto, agriturismi, turismo, si parla di campagna urbanizzata.
“… un’azione riflessa e concertata sull’ambiente naturale. La sedentarietà dell’uomo implica un’organizzazione
progressiva dello spazio occupato, e soprattutto dello spazio coltivato comportando un’azione umana permanente,
anche se differenziata da tempo a tempo e da luogo a luogo …” (Pierre George).

Il volume, che non è semplice dato che c’è tanto materiale poiché c’è un approccio storico-diacronico. Si parte dall’età
antica individuando tipologie e organizzazioni dell’agricoltura nelle diverse parti di Italia; poi passa a medioevo con
l’età feudale e all’età dei comuni; poi passa al Rinascimento, alla controriforma, poi al predominio straniero
(soprattutto al sud d’Italia); all’assolutismo illuminato e le riforme, il risorgimento, unità d’Italia e poi età
contemporanea (anni ’50).

Differenza di paesaggi agrari: dovuti sia a componenti climatiche/geomorfologiche/orografia che a alla forma dei
campi (Lunghi, stretti), alla loro disposizione (mosaico boschi, campi, pascoli), coperture arboree, coltura promiscua
(policoltura, monocultura), recinti, fianchi del rilievo (colline, terrazzamenti, pendii, montagne), insediamenti (strade,
villaggi. Tutte queste differenze trovano spiegazioni nei sistemi agrari: il paesaggio agrario ne solo la sua
manifestazione esteriore, è quello che noi vediamo (esistono quindi sia fattori naturali che antropici).

Sistemi agrari: organizzazione del lavoro della campagna che implicano fattori diversi: regime della proprietà
(individuale o collettiva), concentrazione fondiaria (latifondo); spezzettamento della proprietà, diffusione di proprietà
borghese, per usi civici; rapporto lavoratore e proprietario (mezzadria, capitalistico); relazione con il mercato
(autoconsumo o capitalistico). Nulla è quindi casuale, tutto ha un motivo (sia esso agricolo o antropico).

Tre grandi sistemi agrari europei:


 campi aperti, openfield: area più
atlantica (Francia nord-ovest, Gran
Bretagna, nord Europa)
 bocage, campi chiusi: area centrale
europea (es. centro Italia).
 sistema mediterraneo: area
mediterranea.

Campi chiusi/Bocage appezzamenti piccoli e circondati da siepi o muretti, rendendoli quindi chiusi. Le forme sono
diverse. Es. Cornovaglia, Isole Aran Irlanda, Normandia.
Motivazioni fisiche: si vogliono difendere le colture dai venti dalle tempeste
Motivazioni socio-economica: proprietà individuale e privata (Piccola e non di grandi proprietari terrieri) con abitazioni
sparse  individualismo agrario. Si delineano quindi le proprietà. Si usano anche per difendere la coltura dal bestiame
e dai furti.

Campi aperti/openfield assenza di siepi e muri: apertura tra un campo e l’altro. la forma in origine era a strisce di
diverse dimensioni. Il sistema diffuso era quello a gestione collettiva soprattutto nei villaggi. Es. Alsazia

Paesaggi mediterranei grande varietà rispetto all’Europa del Nord-Ovest. Si diffondono nel corso dei secoli diversi
sistemi agrari. Delle costanti però si possono individuare: maggiore libertà per quanto riguarda l’organizzazione dei
campi; differenziazione di climi; diffusione dell’albero da frutto (vite, olivo, agrumi…); coltura promiscua e la
policoltura (colture diverse che si alternano in uno stesso campo). Una coltura promiscua e policoltura, ma la
policoltura non sempre è promiscua. Policoltura si coltivano specie diverse in un appezzamento. Coltura
promiscua queste specie diverse vengono coltivate proprio insieme. es. alberato, mezzadria toscana (la vite, olive,
grano, albero da frutto.
Altre caratteristiche costanti: pastorizia (soprattutto transumante); diffusione precoce dell’irrigazione (grazie agli
arabi, ma anche prima) e le coltivazione irrigue (cotone, riso, agrumi…).
Catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici.

Paesaggio della “Piantana


padana”, Italia centro-
settentrionale

Caratterizzato da: piantate di alberi


disposti ai bordi dei campi, acque
capillari, filari che circondano i
camp.
Istituto Geografico Militare
Italiano/IGMI, seconda metà XX sec.

Età antica: pratica della vite maritata/in


festoni, allevata alta all’albero tutore. Nelle
zone più asciutte e meno piovose
(soprattutto isole mediterranee) la vite non
viene fatta arrampicare ma viene lasciata a
contatto con il terreno, che quindi deve
essere asciutto (così che i frutti non
marciscano).
La individua nel periodo etrusco (come prova
riporta dei dipinti Pompei, Casa dei Vetti).

Età comunale la vite è sempre tenuta


alta a festoni appoggiata ad altri alberi.

Rinascimento-Età Moderna
Da “Descrizione di tutta l’Italia” di Alberti: “Scendendo alla Via
Emilia, e caminando per mezo dell’amena e bella campagna
[…] di vaghi ordini di alberi dalle viti accompagnate” “…si
veggono artificiosi ordini e alberi, sopra i quali sono le viti, che
da ogni lato pendono”.
A lato dipinto di un anonimo Nord Italia 1547 ca.
Controriforma-XVIII secolo
Troviamo una carta di Mantova, dove vediamo come la piantata è diffusa tutta intorno alla città.

Trattati scientifici di agricoltura di De Crescenzi: viti


allevate “su grandi arbori, distinte in squadre …”
“…si piantano nelle ripe de’ fossati, o sopra le ripe,
o per i campi, appresso grandi arbori”.

Paesaggio bolognese, metà XVIII sec.

Il “Bel paesaggio” in Toscana – Rinascimento


Palazzo Medici Riccardi Firenze, “Corteo dei Magi”,
Benozzo Gozzoli, XV sec.
Controriforma-XVIII secolo: “Alberata” Toscana, Umbria, Marche.
Forme più articolate, campi più stretti, legata alla mezzadria poderiale (dal basso-medioevo) il proprietario affida
ad un mezzadrio una terra. Da questo podere ci si divide a metà i prodotti: non circola quindi denaro autoconsumo
da parte del contadino, mercato da parte del proprietario.
(fig 2: Cabreo della Villa d’Arceno dei Piccolomini Clemen1ni, 1709 (Archivio di Stato di Siena/ASS))

Poderi e fattorie (a partire dal Rinascimento)


Tanti poderi formano una fattoria, che ne è il centro organizzativo. Si vede già un approccio più capitalistico, volto non
più all’autoconsumo ma al commercio.
casa colonica-villa-fattoria
Il paesaggio mezzadrile

Latifondo e Giardino mediterraneo (Italia meridionale):


1. Latifondo: es. colture cerealicole monocolture a campi aperti, senza alberi
2. Giardino mediterraneo: chiusura, alberi, lavoro continuo dell’uomo.

Età antica: Maggese e Campi chiusi.


Sereni trova l’origini del giardino mediterraneo nelle Tavole di Eraclea, cioè alla colonizzazione greca dell’Italia
meridionale.

Età comunale Giardino mediterraneo, con la colonizzazione araba nella Sicilia. Porta anche nuove colture.

Rinascimento Nardò “Tiene un bello, vago et abbondante territorio, ornato d’aranci, limoni et di gran selve d’olivi,
et di belle vigne”. (Alberti).

Controriforma-XVIII secolo: il giardino mediterraneo e le starze. Nardò (Lecce), 1743.


Gelsicoltura coltura di gelsi per l’allevamento del baco da sera. Dal 700 si sposta dal sud verso il nord.

Latifondo Italia centrale:


Coleman, Campagna romana; Giovanni Fattori (1870), Maremma livornese

Badia a Passignano (Chian1), 1965-2015. Si vede come il paesaggio di policoltura diventa di monocoltura (di solo vino).

Dintorni di Firenze, 1954-2016. Le abitazioni prima si trovano solo lungo la strada principale, poi è avvenuta un
urbanizzazione di tutta la campagna.

Principali criticità dei paesaggi rurali storici (vulnerabilità e fattori di rischio per la loro conservazione).
 abbandono colturale e abbandono delle sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali;
 rinaturalizzazione, con aumento della vegetazione arbustiva e arborea boschiva, che riconquistano prati-pascoli
e coltivi, arrivando anche a modificare la struttura dei paesaggi e boschi storici in abbandono. Riformazione
spontanea di boschi altri rispetto a quelli storicamente umanizzati, con ingresso di specie arboree diverse in
seguito all'abbandono delle pratiche di gestione (ad esempio, un castagneto da frutto o una pineta di pino
domestico può trasformarsi in un bosco misto);
 rischio idrogeologico, come dimostrano i frequenti episodi di dissesti, legati proprio alla rinaturalizzazione
spontanea, specialmente per la mancata manutenzione delle sistemazioni idraulico-agrarie e forestali;
 pressione antropica: il fenomeno riguarda l'avanzata dell'edilizia a fini residenziali o produttivi (commerciali e
industriali, nuova viabilità, grandi impianti energetici eolici e fotovoltaici e tecnologici), con alterazione della trama
paesistica e insediativa storica tradizionale;
 intensivizzazioni agricole: con conseguente sviluppo delle colture specializzate erbacee ed arboree. Tale fattore è
legato specialmente alla trasformazione industriale dell'agricoltura, secondo un modello di sviluppo globalizzato
che invariabilmente vede nella meccanizzazione e in una riorganizzazione degli ordinamenti produttivi, volta ad
aumentare la produttività e ad abbassare i costi della manodopera, gli unici indirizzi possibili da perseguire;
 semplificazione ed omologazione del mosaico paesis1co: con diffusione delle monocolture in luogo della
policoltura e ricomposizione del parcellare;
 alterazione dei caratteri delle architetture rurali tradizionali
25 siti iscritti al registro nazionale

I paesaggi rurali storici della Toscana.

Processi storici di territorializzazione che interessano i paesaggi rurali (dal Medioevo ad oggi).
Dal 1860 al 1955-60 circa: Completamento della rete stradale e ferroviaria; progressiva crisi agraria fra Ottocento e
Novecento; ultima espansione della mezzadria poderale nelle maremme e nelle montagne fino alla seconda guerra
mondiale; bonifica integrale fascista nelle maremme di Pisa-Livorno e di Grosseto; avvio della Riforma Agraria nella
Toscana costiera a sud dell’Arno; forti correnti migratorie soprattutto dalla montagna e dall’Arcipelago; disgregazione
della mezzadria e riconversione agraria parziale in funzione del mercato negli anni del miracolo economico, chiusura
delle miniere; avvio dell’inurbamento in città e centri minori in sviluppo terziario e industriale.
La montagna e i suoi diversi paesaggi
 Agro-silvo-pastorale della piccola proprietà e delle comunanze (1A)
 Latifondo di montagna (1B)
 Policoltura e piccola proprietà privata dell’Amiata occidentale (1C);
 Ricostituzione e specializzazione forestale (1D)

la Mezzadria e i suoi diversi paesaggi


 Periurbano e dei versanti arborati terrazzati e ciglionati (2A);
 Tipo “Chianti” con forte incidenza del bosco (2B);
 “latifondo a mezzadria” a indirizzo cerealicolo-pastorale (2C);
 Mezzadria delle piane umide bonificate della Toscana dell’Arno (2D);
 Mezzadria di montagne (2E);
 mezzadria della pianura costiera a indirizzo cerealicolo-zootecnico (5B);
 Mezzadria e piccola proprietà coltivatrice della collina interna a campi chiusi a indirizzo cerealicolo-zootecnico
(5C).
Altri tipi di paesaggio: la cascina alla lombarda.
Localizzazione: Pianura pisano-livornese (Migliarino-Vecchiano, San Rossore, Coltano, Buti, Altopascio, Bientina,
Pontedera, ecc.) e fiorentina-pratese (Cascine di Tavola, Cascine di Firenze); pianura di Val di Nievole e di Val di Chiana.

La corte lucchese: localizzazione piana di Lucca e rilievi basso-collinari contermini.

Le comunanze e piccole proprietà apuanoversiliane


Localizzazione: pianura umida e pedecolle costiero apuano-versiliano dal Magra a Pietrasanta e Massaciuccoli
(intersecati con la piccola proprietà coltivatrice)

L’agricoltura intensiva terrazzata della piccola proprietà delle isole e dell’Argentario…


Localizzazione: isole di Capraia, Giglio, Elba; Monte Argentario; esili spazi periurbani dei centri minori e dei castelli e
villaggi delle colline della Maremma pisano-livornese e grossetana

Le colline metallifere
Localizzazione: Colline Metallifere: territori compresi tra le parti alte delle valli di Elsa, Cecina, Cornia, Pecora, Merse
e Ombrone.

Il latifondo cerealicolo-pastorale (5A)


Localizzazione: arco pianeggiante costiero (da Migliarino-Vecchiano fino al confine sud della Toscana), Maremme
settentrionale e grossetana, pianure e colline sublitoranee e interne.

La geometria della riforma agraria (5D)


Localizzazione: Maremma pianeggiante e collinare (annuali province di Grosseto e Livorno), con lembi del Pisano e del
Senese interni

Criteri per l’individuazione e il riconoscimento dei paesaggi rurali storici:


 significatività storica: spazi agrari che rappresentano esempi eminenti di un insieme paesaggistico che si qualifica
come prodotto di un periodo o di più periodi significativi della nostra storia regionale;
 autenticità e integrità (alta, media, bassa): dei paesaggi che sono presenti in un determinato territorio da lungo
tempo, anche molti secoli;
 stabilità o evoluzione molto lenta nel tempo, valutabile attraverso il confronto tra la cartografia e le foto aeree
degli anni ’50 con quelle attuali, riguardo alla permanenza di indicatori fondamentali come: il parcellare agrario e
il reticolo degli insediamenti e della viaabilità locale;
 impiego di pra1che e tecniche legate alla tradizione: organizzazione caratterizzata da un ridotto impiego di energie
sussidiarie esterne, in termini di meccanizzazione, irrigazione, uso di concimazioni chimiche e di agrofarmaci;
 presenza, anche parziale, di ordinamen1 colturali economici locali tradizionali;
 presenza di sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali;
 presenza di un mosaico paesis1co tradizionale;
 significativa armonia integrativa tra aspetti produttivi, ambientali e culturali;
Mar 18/05/2021
Le categorie dell’attività economica. Classificazione del lavoro produttivo mondiale per crescente complessità

1. Attività primarie: produzioni suolo e sottosuolo 3. Attività terziarie: beni e servizi


 Agricoltura;  Commercio al dettaglio e all’ingresso;
 Attività di raccolta;  Servizi personali e professionali.
 Attività estrattiva.  turismo
2. Attività secondarie: 4. Attività quaternarie:
 Manifattura;  Informazione;
 Processing;  Ricerca;
 Costruzioni;  Gestione.
 Produzione di energia. 5. Attività quinarie:
 Centri decisionali.
Molti degli attuali modelli produttivi sono ancora condizionati da:
 ambiente fisico;
 strutture culturali;
 sviluppo tecnologico;
 decisioni politiche;
 fattori economici della domanda.

Fig 1Come si distribuisce l’agricoltura sul pianeta (soprattutto Africa e Asia). L’agricoltura è in costante flessione.
Fig 2 Impiegati nel settore agricolo

Popolazione rurale mondiale


In Italia, per esempio, sulla base dei censimenti, si avverte nel 2011 una diminuzione delle aziende agricole, alta
percentuale di popolazione dedita all’agricoltura che si rifà ad una manodopera familiare, con ancora una prevalenza
di capi-azienda sono maschile, la manodopera femminile è del 30%, ma la manodopera viene anche da fuori Italia.
Le tre (forse quattro?) rivoluzioni agricole
L’uomo è stato agricoltore per il 5% della sua storia.

I focolai di sviluppo dell’agricoltura nella prima rivoluzione


L’uomo da nomade, diventa sedentario iniziando a selezionare e ad addomesticare alcune piante si arriva quindi ad
un incremento demografico dovuto alla stabilità. Comincia anche una produzione di surplus che alimenta i traffici e i
commerci e quindi avviene anche una divisione del lavoro. Qui vediamo i cinque focolari dello sviluppo dell’agricoltura:
la mezza luna fertile (Africa), Cina, Sud America;

La seconda rivoluzione agricola XVII-XVIII sec


 Contesto medioevale.
 Estendere la porzione di superficie coltivabile differenziando la produzione (policoltura).
Aumentare la produttività della terra (più che del lavoro) migliorando le tecniche agricole (Nuovi macchinari e
tecnologie.
Rotazione quadriennale delle colture
Alternanza della coltivazione (ogni 4 anni) di diverse specie nello stesso campo, per evitare l’impoverimento del suolo:
1. Cereali a spiga piccola;
2. Ortaggi a radice
3. Cereali a spiga piccola;
4. Leguminose.

Le variazioni spaziali dell’agricoltura di mercato. Come si distribuiscono gli usi del suolo sul pianeta?

Johann Heinrich von Thünen (1783 –1850):


Agricoltore ed economista tedesco; pioniere della
teoria della localizzazione dei fatti economici,
specialmente di quelli attinenti all'agricoltura.

Si era reso conto che i tipi di coltivazione variavano


in base alla distanza dai centri di mercato. Dedusse
un modello, con il quale intendeva descrivere le
variazioni spaziali dell’agricoltura di mercato.

I modelli in agricoltura Von Thünen – 1826. “Una parte di ciascun raccolto mangiata dalle ruote”
 Ipotizza una grande pianura, rappresentata dalla presenza di un centro urbano che diventava il centro dell’unico
mercato; questa pianura è fertile e non presenta corsi d’acqua.
L’attività economica agricola qui si sviluppa per fasce concentriche a partire da un punto centrale che rappresenta
il centro urbano. Si sviluppa l’allevamento degli animali, poi la cerealicoltura, poi l’allevamento in stalla,
l’allevamento del bestiame in stalla, i boschi.
 Se invece c’è un fiume altera l’equilibrio delle fasce che non sono concentriche. Si mantengono però i principi di
organizzazione: prima allevamento suino, poi grano e bestiame, poi cereali pregiati, fino ad arrivare ai pressi della
città dove ci sono attività lattero-casearie, frumento e bestiame che si nutre di esso.

Più grande è la distanza dal centro, più elevato è il costo operativo per il contadino, giacché alle altre spese bisogna
aggiungere quelle di trasporto. La rendita quindi dipende dalla posizione (è più alta se più vicina alla città e viceversa).
La terza rivoluzione agricola: Risale agli anni 40 del 900. l’intensificazione agricola e la rivoluzione verde. Si rivolge al
raggiungimento dell’alta resa, portando alla produzione e creazione di specie vegetali (OGM). Si sviluppano nuove
tecniche gestione innovata utilizzo delle meccanizzazione delle pratiche agricole (es. irrigazione artificiale).

Diffusione degli OGM nel


mondo Con il termine
Organismo Geneticamente
Modificato si intendono
soltanto gli organismi in cui
parte del patrimonio genetico
(cromosomi) sia stato
modificato tramite le
moderne tecniche di
ingegneria genetica.

I principali sistemi agricoli del mondo


L’agricoltura si può dividere in due tipi:
 Sussistenza: non prevede scambi di
prodotti, rivolta a soddisfare una scala di
consumo locale o familiare. Le dimensioni
dell’azienda sono quindi piccole ma le
attività agricole sono diversificate.
 Di mercato: apertura verso
l’esterno, verso la vendita. La rete di
diffusione (scala di consuma) è di tipo
nazionale o internazionale. L’attività
agricola è quindi specializzata e le
dimensioni dell’azienda sono grandi.

1. L’agricoltura di sussistenza
 agricoltura itinerante (es: colture promiscue) uno dei sistemi agricoli più antichi e ampiamente diffusi al mondo:
brulis (Francia), slash-and-burn per far sì che i suoli si possano arricchire di minerali e sostanze che li rendano fertili
(Inghilterra) swidden (Inghilterra) debbio (Italia) milpa (America centrale).
 agricoltura sedentaria intensiva (es.: coltivazione irrigua) La coltivazione del riso.
 piccole aziende agricole e allevamento (es.: policoltura);
 pastorizia (es.: transumanza e alpeggio).
2. L’agricoltura di mercato:
 L’agricoltura di piantagione (es.: caffe, cotone, canna da zucchero);
 L’orticoltura commerciale, l’agricoltura specializzata e l’agricoltura mediterranea;
 L’allevamento commerciale di animali da latte;
 La cearicoltura commerciale e l’allevamento estensivo di bestiame;
 Le aziende agricole miste (con produzione di foraggio e allevamento).

L’agricoltura specializzata: Es: le regioni agricole del Nordamerica.


Le cosiddette "belts" sono diffuse in tutti gli USA; le fasce:
 del latte' (Dairy belt), a sud dei Grandi Laghi;
 del grano (Wheat belt), nel nord;
 del cotone (Cotton belt) a sud;
 del mais (Corn belt);
 dei prodotti tropicali, nella zona del Golfo del Messico.

Modelli di agricoltura predominanti in Europa Il paesaggio agrario europeo è stato caratterizzato, nella storia, da
modelli molto diversi a seconda dell’area in cui si sono sviluppati; ma solo tre si sono mantenuti, nonostante le
innovazioni tecnologiche, e ancora oggi caratterizzano delle regioni precise:
1. Paesaggio rurale mediterraneo, caratterizzato da elevata diversità di ambiente e di strutture;
2. Paesaggio rurale a campi aperti (openfield) del grande bassopiano franco-germanico-polacco a carattere
comunitario;
3. Paesaggio rurale a campi chiusi (bocage; enclos) delle regioni occidentali d’Europa, dove l’agricoltura tradizionale
è alquanto individualista
Orti mediterranei (paesaggio mediterraneo);
La “triade mediterranea” olio, vino, grano.
Paesaggio mediterraneo
 area di dominio: regioni mediterranee;
 tipologia di insediamento: in centri compatti, spesso
arroccati in siti difensivi; di bonifica; case sparse e poderi
 modalità di coltivazione: associazione di cereali con
colture arboree; terrazzamenti;
 gestione: piccola e grande proprietà;
 coltura e produzione: coltura promiscua; cerealicoltura;
olivocoltura; viticoltura; allevamento ovino e bovino;
attrezzature meccaniche; policoltura intensiva;
 morfologia: discontinuità dei campi, alternati ai pascoli.

L’openfield (paesaggio rurale a campi aperti)


 area di dominio: Europa centrale (es. a E
della Senna, a E dell’Elba);
 tipologia di insediamento: accentrato
(Hausenddorf; Runddorf; Rundling);
 modalità di coltivazione: rotazione
triennale;
 gestione: comunitaria;
 coltura e produzione: cerealicoltura;
allevamento ovino;
 morfologia: particelle lamellari; mancanza
di recinzioni; direttrici radiali; carenza di
viabilità interpoderale

Bocage o Enclos (a campi chiusi)


 area di dominio: Europa atlantica (es. a W della
Senna) e mediterranea;
 tipologia di insediamento: sparso; dimore isolate sul
fondo di pertinenza; piccoli nuclei;
 modalità di coltivazione: gestione individuale;
liberta di modalità d’uso;
 gestione: individuale/familiare;
 coltura e produzione: legnose (frutticoltura,
viticoltura, olivocoltura);
 morfologia: particelle irregolari; di forma spesso
quadrangolare; aderenti al contesto.
Duplice terminologia:
“paesaggi rurali (agricoli) tradizionali” = paesaggi che hanno una collocazione in un preciso arco temporale, sono
considerati quelli che si sono consolidati prima della rivoluzione industriale e che hanno subito lente modificazioni nel
tempo, in accordo all’ambiente naturale;

“paesaggi rurali (agricoli) storici” = paesaggi che sono presenti in un determinato territorio da lungo tempo e che
risultano stabilizzati o evolvono molto lentamente sono riconducibili a spazi agrari che rappresentano esempi eminenti
di un insieme paesaggistico che si qualifica come prodotto di un periodo o di più periodi significativi della storia a livello
locale, regionale e nazionale.
Significatività + persistenza + unicità (Valorizzazione)

principali usi del suolo significatività̀ storica - Alberi monumentali, siepi e filari
- Vigneti - Terrazzamenti, ciglionamenti, muretti a secco
- Oliveti - Edilizia rurale storica*
- Frutteti - Sistemazioni idraulico agrarie e altre strutture
- Colture promiscue e consociazioni caratteristiche
- Seminativi (cerealicoltura + colture orticole su vasta scala) - Mosaico paesistico (disegno dato dalla
- Orti suddivisione dei campi; es: latifondismo,
- Pascoli e prati mezzadria)
- Incolti - Prodotti tipici (es: vino, olio)
- Boschi e arbusteti

L’agricoltura sostenibile nuova frontiera dell’agricoltura. Coniugare aspetti ambientali e sociali.

Agricoltura di precisione Precision Farming “do the right thing, at the right time, in the right place”. Attraverso dei
droni.

PAC 2014-2020 Il documento delinea tre opzioni per l’attuazione della riforma:
 produzione alimentare economicamente redditizia;
 gestione sostenibile delle risorse naturali e azione a favore del clima;
 mantenimento dell’equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali.

Agenda 2030. Goals che riguardano l’agricoltura:

Agricoltura di sussistenza: gli orti urbani sinergia tra contesto urbano e agricolo.

Gio 20/05/2021
tipologie di insediamento:
 Cascine a corte nella bassa pianura lombarda a indirizzo cerealicolo-zootecnico.
 Bocage (campi recintati) e insediamento sparso; es. in Normandia.
 Open field (campi aperti) e Hausendorf (villaggio agglomerato). Gestione comunitaria, rotazione…
Le componenti strutturali dei sistemi spaziali:
1) poli, costituiti da edifici preminenti nell'organizzazione del
territorio, sedi di poteri religiosi, civili o militari, dotati di un
carattere rappresentativo e identitario per le popolazioni
(edifici sacri, strutture fortificate, centri del potere civile,
ecc.) punti;
2) nuclei insediativi, aree urbanizzate formate da strutture
residenziali e di servizio (dal singolo insediamento rurale, al
borgo, alla città) aree;
3) sistemazioni territoriali, forme di antropizzazione del territorio
generate dallo sfruttamento delle potenzialità ambientali
(campi coltivati, confini, argini, terrazzamenti ecc.) linee;
4) viabilità, tracciati di comunicazione a diversi livelli linee

forme di occupazione stabile: Realtà molto diverse caratterizzano altrettanto diverse le forme di occupazione stabile
del suolo. Le categorie più utilizzate di classificazione prevedono tre modelli (non rigidi e caratteristici di determinate
epoche della storia europea):
Insediamento sparso; Insediamento raggruppato; Insediamento intercalare

Classificazione degli insediamenti in base alla struttura morfologica


1) insediamento di strada (Strassendorf), esteso a nastro, lungo un asse viario, che può assumere un aspetto
lineare, oppure cruciforme o diramato se sviluppato in corrispondenza di un crocevia con due o più strade;
2) insediamento annucleato, composto da un nucleo irregolare di abitazioni in assenza di un polo di aggregazione;

3) insediamento accentrato (Haufendorf), raggruppato intorno ad un polo di aggregazione, costituito da un


complesso edilizio preminente (chiesa, castello) oppure da un'area di terre o acque comuni (in questo caso si parla
di Angerdorf, villaggio verde). Quando il tracciato planimetrico tende a disporsi regolarmente per anelli circolari
(o spiraliformi) disposti intorno al centro, l'insediamento accentrato diviene concentrico; quando dal nucleo
s'irradia un sistema viario a raggiera, l'abitato assume un assetto di tipo radiocentrico; l'unione dei due casi
precedenti genera uno schema radio-concentrico.
4) insediamento asimmetrico, dove un polo o un asse di aggregazione genera
un abitato che si sviluppa asimmetricamente sfruttando i caratteri orografici
o idrografici del territorio (ad esempio, presenza di un ostacolo idrico come
un fronte marino, lacustre o fluviale, oppure salto di quota orografica con
funzione di sbarramento come un'altura o una scarpata);

5) insediamento policentrico, dove l'abitato nasce per


conurbazione di più centri, con l'espansione di nuclei in origine
separati;
6) insediamento a maglia ortogonale, tracciato in base ad una
matrice reticolare geometrica, controllata da strumenti di
pianificazione.

Paesaggi antropici e tipologie insediative


Il nostro Censimento della Popolazione distingue appunto queste tre tipologie (centri, nuclei e case sparse) che oggi
si rivelano ampiamente insufficienti a rappresentare il moderno insediamento.
Questa classificazione, infatti, era molto legata alla distinzione tra insediamento rurale e insediamento urbano e a un
rapporto città campagna dal punto di vista funzionale ampiamente superato.

Negli anni 70 abbiamo collane di libri che riportano le ricerche dei geografici sui contesti regionali delle case rurali.

In relazione alle influenze di fattori fisici e umani le dimore rurali si distribuiscono in vario modo e danno origine a
diversi tipi di insediamento: accentrato o sparso o a nuclei

Insediamenti accentrati
Insediamento tipo apuloinsulare Grosso centro compatto con migliaia di abitanti tipico dell’Italia meridionale ed
Insulare, caratterizzato dall’opposizione tra la grande proprietà agricola e il bracciantato.
Insediamenti tipo alpino Villaggi e casali alpini compatti nel versante meridionale delle Alpi, con sedi temporanee
legate all’allevamento.

Insediamenti misti:
Insediamento tipo appenninico-prealpino Campagna punteggiata da costruzioni con commistione di villaggi, casali
e case sparse del tipo montano-peninsulare.
Cascina a corte delle pianure campane e padano-venete, che ospita famiglie diverse e può essere isolata, oppure
raggruppata con altre a formare un casale, con un ruolo dominate, nell’attività agricola, dell’allevamento.
Casale romano, simile alla corte, imponente ed isolato, è la forma tipica di insediamento della zona laziale, intorno ai
quali a volte si sono sviluppati villaggi e borgate rurali.

Insediamenti sparsi:
Insediamento tipo villaggio alpino Tipico dell’Alto Adige, si compone di case sparpagliate in uno spazio ampio,
senza agglomerato centrale. È presente in Trentino.
Insediamenti tipo dispersi Popolazione sparsa in case isolate su fondi, presente in Ciociaria, ma soprattutto in
Toscana e nelle Marche dove sono presenti poderi e contratti agrari di mezzadria.

La masseria del Mezzogiorno (masseria = casa del massaro). Sono molto simili alle corti, anche se prevale
l’allevamento ovino. In alcuni casi sono fortificate. Es. trulli.

Case rurali temporanee:


 nelle Alpi: malghe, casere, baite, fienili, stavoli alpeggio;
 negli Appennini: lestre, stazzi, procoi transumanza
es. Stazzo abruzzese, lestra della Pianura Pontina prima della bonifica.
Principali cambiamenti intervenuti nel corso della seconda metà del secolo XX trasformazioni del paesaggio
vulnerabilità̀ del paesaggio:
 riduzione delle superfici agricole e aumento delle superfici urbanizzate;
 rinaturalizzazione aumento delle superfici forestali (conperdita della biodiversità, estensione di superfici uniformi);
 radicale cambiamento degli indirizzi colturali: riduzione dei seminativi, dei prati e dei pascoli;
 intensivizzazione agricola;
 trasformazione industriale dell’agricoltura e diffusione di innovazioni determinate dal progresso tecnologico (es:
meccanizzazione, concimazioni e il diserbo chimico);
 riorganizzazione degli ordinamenti colturali;
 movimenti demografici dalla montagna alla pianura;
 alterazioni caratteri delle architetture rurali tradizionali.

Importanza dei diversi fattori di vulnerabilità nei paesaggi rurali storici (Catalogo Nazionale del Paesaggio Rurale).

I problemi dell’agricoltura oggi e domani il consumo del suolo (in Italia): proliferazione dei centri abitati
(cementificazione). Altro problema: l’abbandono delle aree marginali. In alcuni contesti troviamo anche una
sovrapposizione tra questi fenomeni.
Urbanesimo:
 Spostamento della popolazione dalle zone rurali alle zone urbane (processo che è stato massiccio nell’Europa che
diveniva sempre più industrializzata).

Urbanizzazione:
 Il processo che porta imprese e popolazione a concentrarsi nelle aree urbane;
 L’estendersi a sempre più vasti territori delle caratteristiche e dei modi di vita delle città.

La densità geometrica di popolazione:


 il 90% vive a nord dell’equatore, tra i 20° e i 60° di latitudine Nord;
 La max parte della popolazione vive nelle aree pianeggianti: 50 e il 60% vive al di sotto dei 200 m e ben l’80% sotto
i 500 m;
 Il 70% della popolazione mondiale vive entro i 400 km dalle coste.

Popolazione urbana e rurale nel mondo (1950-2050)

Rischio di esposizione delle città ai disastri naturale


Obiettivo 11 Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

Alcune definizioni di città


“si può tentare di definire la città in modo assai diverso. Tutte le città hanno in comune questo soltanto: che ciascuna
è sempre un insediamento circoscritto, almeno relativamente: è una “borgata”, non una o più abitazioni isolate (…):
essa è una grossa “borgata” (Max Weber.1979).

“Ogni sede in grado di riflettere su se stessa e produrre un'immagine condivisa del mondo: città = produzione di
autocoscienza e informazione” (da F. Farinelli, Geografia, Einaudi, Torino 2005).

“Le città sono una delle componenti fondamentali del mondo contemporaneo e che meglio rappresentano. Sono i
luoghi principali dell’interazione sociale, dello scambio, della produzione culturale. Sono i motori dell’economia
globale” (Greiner, Lanza Dematteis, Geografia Umana. Un approccio visuale, Utet, 2019).

Tante definizioni di città… città > latino civitas, stessa etimologia di civiltà.
 statistico-demografica "raggruppamento di popolazione agglomerata, definito da un effettivo di popolazione e
da una forma di organizzazione economica e sociale" (George, 1995);
 topografica "raggruppamento di un cospicuo numero di edifici, disposti intorno a delle strade" (dizionario);
 giuridica "insediamento umano che si differenzia da un paese o un villaggio per importanza o stato legale”.
 sociologica "il titolo di città è subordinato non alle dimensioni dell'abitato o al numero di abitanti, bensì al
verificarsi di un'esigenza/opportunità di vita sociale, al costituirsi di una comunità socialmente coesa”.

Caratteristiche di base di una di città


a. un’elevata densità di popolazione;
b. una certa dimensione demografica che la distingue dagli insediamenti rurali;
c. una complessità di funzioni culturali, sociali, economiche a cui corrispondono usi del suolo specializzati;
d. l’essere centri di potere connessi all’esercizio di queste varie funzioni;
e. l’essere connesse ad altri luoghi (urbani e rurali) attraverso una fitta rete di relazioni e di flussi di persone, beni,
servizi, informazioni e denaro;
f. l’essere luoghi di grandi contraddizioni e di conflitti; le città offrono infatti opportunità e speranze, ma sono nello
stesso tempo luoghi di povertà, privazioni, disperazione e rivolte.

La geografia si è sforzata di rispondere a tre ordini di interrogativi:


1. perché la città è sorta in quel determinato luogo: ha indagato sui fattori di localizzazione, da quelli connessi con le
condizioni ambientali e quelli legati con l'economia e con l'ambito socio-politico;
2. perché la città si è sviluppata in un determinato modo: l'analisi della storia della città e degli eventi che ne hanno
disegnato il volto;
3. perché la città ha assunto certe funzioni: l'analisi delle attività urbane per comprendere il rapporto tra la città e il
territorio circostante e le relazioni con le altre città.

La localizzazione Perché una città sorge in un determinato luogo?


1) caratteristiche ambientali (caratteri pedoclimatici e idrogeomorfologici dell'area - es: morfologia di un rilievo, di una
valle, di una pianura; presenza d’acqua - esposizione solare, esposizione eolica);
2) prossimità spaziale alle zone di sfruttamento delle risorse naturali, in base alle esigenze economiche
dell'agrosistema;
3) preesistenza di poli in grado di funzionare come centri di attrazione (fortificazioni, edifici religiosi, centri direzionali);
4) vincoli politico-istituzionali gravanti sul territorio, derivati da norme o consuetudini di natura giuridica, fiscale,
urbanistica;
5) collegamento con la rete viaria.

«… spesso si dimentica è che la storia geologica di un territorio è di frequente una guida importante per progettare,
pianificare il futuro sviluppo delle città. La conoscenza accurata delle condizioni sottostanti il territorio che dovrà
essere usato per lo sviluppo della città è a maggior ragione indispensabile oggi, dal momento che le aree attualmente
utilizzabili per le costruzioni sono di solito quelle meno idonee dal punto di vista geologico. Infatti i fondatori della città
scelsero spesso il sito più idoneo anche dal punto di vista della presenza o abbondanza delle risorse geologiche locali
e della minore pericolosità geologica» (Gisotti, La fondazione delle città, 2016, p. 11).
La morfologia urbana e la sua pianta
In ogni tempo c'è stata una ricerca della planimetria “ideale”, in base alla morfologia del luogo.
 pianta a scacchiera o quadrata città antica/castrum (K-D) città coloniale; cardo e decumanonegli accampamenti
e nelle città romane si chiamava cardo la strada che li attraversava da nord a sud (in latino cardo significa polo,
punto cardinale). Il cardo si intersecava con il decumano, cioè le strada che attraversava l'accampamento o la città
in direzione est-ovest. Cardo e decumano dividevano l'accampamento in quattro parti chiamate quartieri: questa
parola ha assunto in seguito il significato di nucleo autonomo all'interno di un agglomerato urbano.
 pianta radiocentrica o circolare Città-fortezza medievali (Runddorf, kibbutz); città pianificate/funzionali
(Canberra);
 pianta lineare Strassendorf (villaggi slavi) pianta complessa Haufendorf (aggregato) città araba (souk, qasba);
 tanti altri tipi di piante di città…. particolari

Le zone che compongono la città: centro storico (es. delimitato dalle mura), quartieri segnati dalle strade, nuclei
esterni un po’ staccati…

Ciclo di urbanizzazione e generazioni di città

 Fase iniziale: società agraria, piccolo surplus di


produzione;
 Fase di crescita: inizio dello sviluppo industriale,
migrazione verso le città;
 Fase terminale: avanzato stadio di sviluppo della
società

Ven 21/05/2021
Possiamo riconoscere diverse generazioni per quanto riguarda le nascite delle città.

1. La prima generazione: primi nuclei di urbanizzazione


Dopo la rivoluzione neolitica (10 000 anni fa):
 aumento della densità della popolazione e sua sedentarizzazione;
 aumento della produzione alimentare per unità di superficie;
 disponibilità di un surplus alimentare che può essere conservato;
 sistema di scambi commerciali tra regioni diverse;
 organizzazione sociale dominata da una élite religiosa, politica e
militare.

La polis greca = città stato: rispecchiava una scala gerarchica delle funzionicittà di alta, cioè l’acropoli
rappresentanza dove si localizzavano le strutture religiose e politiche, poi la città bassa, cioè l’agorà, che veniva
costruita intono ad una piazza principale dove si teneva il mercato e i cittadini facevano affari; infine la chora (contado)
dove si sviluppava l’attività agricola.

Funzioni delle città romane:


 castrum (accampamento);
 oppidum (città fortificata);
 forum (centro politico e commerciale);
Roma come apice gerarchico di una vastissima rete di città (attraverso le strade).
2) La città medievale (XI-XIV sec.):
La piazza: Può essere:
 Determina lo spazio cittadino.  del mercato;
 È un elemento unificante e aggregante per la vita cittadina.  del palazzo comunale o signorile;
 Importanza delle mura: contesto urbano dentro, contesto  della cattedrale
agricolo fuori.

3) La città rinascimentale
Principi su cui si basa la regolamentazione e pianificazione della città: ordine, simmetria, armonia.
Palazzi civili e religiosi, strade, infrastrutture, parchi, giardini rientrano in un armonico piano complessivo.

4) La terza generazione: la città industriale


La città della rivoluzione industriale.
Industrializzazione urbanizzazione crescita economica
Due fasi: scoperta e utilizzo del carbone (paleotecnica) rendendo più autonomi i centri industriali; poi energia elettrica.
Origine di una urbanizzazione “disurbanizzante e disurbanizzata”, che ha devastato e portato all’esplosione la città
tradizionale:

[...] l’industria ha attaccato le città nel senso più forte del termine, distruggendole, dissolvendole. Essa fa crescere le
città a dismisura, ma in una esplosione delle loro antiche caratteristiche [...] l’uso e il valore d’uso sono scomparsi [...].
Con questa generalizzazione dello scambio, il suolo è diventato merce, lo spazio indispensabile per la vita quotidiana
si vende e si acquista. Tutto ciò che fa la vitalità della città come opera è scomparso davanti alla generalizzazione del
prodotto. [...] Da un lato si istituiscono centri di decisione dotati di poteri ancora sconosciuti, poiché si concentrano la
ricchezza, la forza repressiva, l’informazione. Dall’altro, l’esplosione delle antiche città permette processi multiformi
di segregazione; gli elementi della società sono impietosamente separati gli uni dagli altri nello spazio (Lefebvre, 1968,
trad. it. pp. 71-2).

5) La generazione delle città dei “paesi in via di sviluppo”. Es. prima la Cina era caratterizzata da piccoli nuclei
abitativi in legno, mentre ora abbiamo un’esplosione urbana.

6) La generazione delle città fondate. Es. Brasilia, una città che ha sostituito Rio de Janeiro come capitale negli anni
80, ed è stata fondata completamente ex novo nel giro di pochissimi anni. Ha avuto una sua genesi dettata da una
volontà pianificata sulla carta e poi realizzata. Altri esempi: città fondate in seguito alla bonifica pontina: Aprilia…

7) Le città dei divertimenti. Veri centri urbani caratterizzati dal divertimento.


Le tendenze attuali: Quale forma e ruolo hanno assunto le città negli ultimi decenni?
 città nucleari;
 città estese, propagata nel territorio con costruzioni per esempio di nuovi quartieri, strade…;
 agglomerati urbani;
 conurbazioni;
 aree metropolitane;
 megalopoli megacittà;
 città globali.

1. disseminazione globali;
2. Propaggine;
3. cattura;
4. gemmazione

Le città mantengono la centralità ma mutano


 Le città evolvono in forme (e nomi) diversi dal passato: dalla forma compatta all’urbanizzazione diffusa, dalla città
nucleare alla megalopoli;
 Riduzione dello spazio rurale (e agricolo);
 La dimensione dipende dal numero di abitanti;
 Le metropoli si comportano come epicentri della globalizzazione;
 Il modello dell’insediamento urbano tende a generalizzarsi (città diffusa, mancanza di confini certi).

Città estesa: sistemi territoriali di vario tipo, per lo più


multicentrici, formati da più municipalità vicine.

«città propria(mente detta), descrive una città


secondo un confine amministrativo.

agglomerato urbano, considera l'estensione dell'area


urbana contigua, o area edificata;

zona metropolitana-politica, definisce i suoi confini in


base al grado di interconnessione economica e sociale
delle aree vicine, identificate per esempio dal
commercio interconnesso».

Distribuzione della popolazione del mondo per classe dimensionale di insediamento urbano (2018)
Distribuzione della popolazione e n. degli agglomerati urbani per classe dimensionale (confronto 1990, 2018 e 2030)

Conurbazioni e città-rete
Conurbazione: è una espansione a macchia d’olio di più agglomerati urbani vicini che si sono uniti fra loro.
Randstand Holland: conurbazione dall’unione delle città di:
 Aiafunzione politica;
 Amsterdam funzione commerciale e finanziaria;
 Utrecht funzione culturale;
 Rotterdam funzione prtuale).

Aree metropolitane: ente locale


sovracomunale più agglomerati vicini,
separati da spazi non urbanizzati, che
hanno intense relazioni tra loro.
Es. Roma (2015)
Megalopoli: insieme di aree urbane e metropolitane prossime e
collegate tra loro.
La megalopoli atlantica (da Washington a Boston) Complementarietà
funzionale dei principali centri:
 Boston per le funzioni culturali e di ricerca.
 New York si caratterizza per la presenza di funzioni trainanti nel
campo della finanza e delle comunicazioni,
 Filadelfia si distingue per gli enormi traffici e commerci,
 Washington è centro dei principali organismi governativi.

Le megalopoli La megalopoli europea (da Londra fino al bacino della Ruhr).

Megacittà: agglomerati urbani con più di 10 milioni di abitanti.


Le città globali: centri principali (di grandi dimensioni) del potere economico, capaci di esercitare una influenza e un
controllo sul resto del mondo.

Quale ruolo (=funzione) esercita una città nella sua regione?


«Per funzione di una città si intende una attività (come il governo, il commercio, l’amministrazione pubblica, l’industria,
la ricerca, l’istruzione, ecc.) che risponde sia a esigenze interne della città, sia soprattutto esterne» Greiner, Dematteis.
- culturali.
- direzionali.
- produttive.
- Distributive.

La zonizzazione funzionale e i modelli della struttura urbana


Zonizzazione funzionale suddivisione del territorio urbano in zone caratterizzate da specifiche attività e usi del suolo.
La distribuzione delle attività economiche impone allo spazio urbanizzato certe regole di organizzazione, a cominciare
da quella secondo la quale le attività terziarie tendono a localizzarsi nelle città seguendo il principio della centralità.
L'articolazione delle città in zone funzionali (zoning) ha dato luogo a diverse teorie.
Il modello delle zone concentriche
formulato a Chicago dal sociologo E. W. BURGESS (1925)
distingue in base alle funzioni 5 zone principali della
città.
1. il distretto centrale degli affari (Central Business
District), il cuore della città, suddiviso in più
sottoquartieri;
2. una zona di transizione (inner city) formata da case
vecchie con uffici commerciali e piccole industrie
manifatturiere;
3. una cintura industriale con abitazioni per la classe
operaia;
4. una fascia di abitazioni per classi agiate nella zona
residenziale periferica;
5. un'area pendolari e di residenze di lusso per i ceti più
ricchi che sfuggono all'addensamento delle città e
abitano in ville con parchi e giardini.

la teoria dello sviluppo a settori formulata


dall’economista statunitense H. HOYT (1939),
i canoni di affitto e il livello socioeconomico degli abitanti
variano non per fasce concentriche ma da un settore
urbano all'altro: l'evoluzione progressiva si attuerebbe in
ogni settore per slittamento radiale dal centro alla
periferia. Grande importanza attribuita al ruolo dei mezzi
di trasporto che influenzano l’insediamento delle attività
produttive.

la teoria dei nuclei multipli


Avanzata dagli americani HARRIS e ULLMAN (1945) secondo la quale le città presentano zonizzazioni sia concentriche
che a settori e hanno diversi centri o nuclei secondari, che nel loro sviluppo interferiscono con l'espansione del
nucleo centrale. L'espansione delle città moderne è avvenuta sotto la pressione della crescita demografica e la spinta
della speculazione immobiliare.
 Città fortificate;  Città capitale (con funzioni di governo e altre ad essa connesse);
 Città sacre;  Città industriali;
 Città commerciali (centri commerciali);  Città universitarie;
 Città commerciali (commercio);  Città del turismo;
 Città della finanza internazionale;  Città d’arte;

Le funzioni urbane Quale ruolo esercita una città nella


regione dove è localizzata?

Le funzioni delle città svolgono un duplice ruolo:


1. Il primo si rivolge al territorio circostante: consiste
nel fornire servizi e valorizzare le risorse locali (rete
diramata e diffusa sul territorio);

2. Il secondo consiste nel far da tramite tra il territorio


circostante e i circuiti internazionali della cultura,
della conoscenza, delle innovazioni, della mobilità
delle persone, delle merci, del denaro.

Il Modello delle “località centrali”


La teoria di Walter Christaller si basava sul concetto della:
Gerarchia urbana suddivisione delle località centrali in
ranghi o livelli in base al raggio delle funzioni centrali che
esse svolgono, perciò alle dimensioni della loro area di
gravitazione, espresse in termini di soglia e portata.
Obiettivo Studiare le leggi che governano la distribuzione
degli insediamenti e delle città all'interno di uno spazio
geografico.
Soglia dimensione dell’area di mercato; è rappresentata
dal numero minimo di utenti necessari per rendere
vantaggiosa per i privati o non troppo onerosa per
l’amministrazione pubblica l’offerta di un determinato bene
o servizio.
Portata distanza massima che un consumatore è disposto
a percorrere per fruire di un bene o di un servizio offerto da
una località centrali.

La gerarchia di città si fonda su una ‘graduatoria’ delle località centrali Al


vertice di essa su scala mondiale si trovano le città globali (o località di rango
maggiore) presso cui è possibile reperire la maggior parte dei beni e dei servizi
specializzati esistenti, oltre naturalmente a tutto ciò che è necessario a
soddisfare le esigenze quotidiane dei loro abitanti (Es: Londra; Parigi)
Percorrendo la gerarchia verso il basso, si trovano le città di rango via via
inferiore fino ad arrivare ai centri minori, che offrono ben pochi servizi
elementari destinati ad aree di mercato di dimensioni ridotte (es: in Italia,
territorio di un comune).
Le ricerche empiriche hanno individuato di regola 8 livelli di centralità. Per
esempio in Europa: 1. Londra e Parigi;
2. Roma, Milano, Amsterdam, Madrid, Vienna, ecc;
3. Torino, Napoli, Lione, Manchester, ecc.;
4. Trieste, Catania, Bari;
5. Capoluoghi di provincia 6. Le città piccole 7. Le città piccolissime 8. I villaggi…
Quale ruolo (=funzione) esercita una città nella sua regione?
Quindi lo spazio interessato (raggio d’azione o portata) da tali funzioni può essere più o meno vasto, e le diverse
funzioni di una città possono riguardare un numero più o meno vasto di persone e /o interessare tutti o soltanto alcune
categorie. L’importanza di una città dipende dalle sue funzioni, che sono misurabili dal loro raggio d’azione e dal loro
impatto sulla vita sociale ai diversi livelli territoriali.

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