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CO2 e suo impatto sull’ambiente

Lʼanidride carbonica (nota anche come diossido di carbonio; formula chimica CO₂) è un ossido
acido, la cui molecola è formata da un atomo di carbonio (simbolo: C) legato a due atomi di
ossigeno (O). In particolare, di fondamentale importanza nei processi vitali di piante e animali, tale
sostanza è coinvolta nella fotosintesi e viene prodotta durante la respirazione, oltre a essere prodotta
nella maggior parte delle combustioni.

Prodotta dalle attività umane, è ritenuta il principale gas serra nell'atmosfera terrestre (da una sua
produzione incontrollata deriverebbe infatti un aumento dell'effetto serra, il quale contribuisce al
surriscaldamento globale per il 70%). La quantità di anidride carbonica nell'atmosfera terrestre deve
essere a un livello equilibrato: se ce ne fosse troppa, la Terra si surriscalderebbe e potrebbe subire
un effetto serra estremo e incontrollabile come quello di Venere, mentre se ce ne fosse troppo poca,
le piante non potrebbero più usare la fotosintesi per produrre ossigeno, rendendo il pianeta
inabitabile.

L'anidride carbonica è un gas che si forma nei processi di combustione, dall'unione del carbonio
contenuto nei combustibili con 2 atomi di ossigeno presenti nell'aria (la formula chimica è CO2).
La produzione in eccesso di anidride carbonica comporta dei danni ambientali in quanto mette in
pericolo l'esistenza dell'Ozono, uno strato gassoso presente nell'atmosfera che protegge la terra
dall'azione nociva dei raggi ultravioletti UV-C provenienti dal sole. Un altro effetto della presenza
in eccesso di anidride carbonica è il surriscaldamento climatico: durante il giorno la superficie
terrestre accumula il calore irraggiato dal sole. Nelle ore notturne il calore viene disperso nello
spazio. L'eccessiva concentrazione di anidride carbonica nell'aria forma invece, una sorta di cappa
che impedisce l'espulsione del calore assorbito dalla terra nelle ore diurne.

Le emissioni di CO2 (produzione di anidride carbonica) in eccesso sono una conseguenza


dell'attività industriale tipica dei paesi sviluppati, per produrre energia le industrie ricorrono, infatti,
alla combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio). Anche la deforestazione incontrollata è
pericolosa per il nostro ecosistema in quanto gli alberi assorbono anidride carbonica e rilasciano
nell'atmosfera ossigeno.

Tutti noi produciamo anidride carbonica, sia attraverso la nostra respirazione (quantità ininfluente e
non dannosa per l'ambiente) sia attraverso i nostri consumi quotidiani:

Dagli inizi del 1800 ad oggi, ma soprattutto in quest’ultimo mezzo secolo, la concentrazione di
anidride carbonica nell’atmosfera sta aumentando; così come quella di altri gas serra, in particolare
metano e ossido di azoto. Questi gas sono responsabili dell'effetto serra che agisce sui meccanismi
di mantenimento della temperatura terrestre. Il clima globale del nostro pianeta ha subito e sta
subendo, in modo sempre più evidente e rapido, un cambiamento che non trova giustificazioni in
cause interne al sistema climatico né esterne.
Rispetto al ciclo del carbonio naturale la specie umana, con l’utilizzo di combustibili fossili, non fa
altro che riimmettere nell’atmosfera - come CO2 - quello che la natura, in milioni di anni, ha
sottratto e stoccato in colossali giacimenti organici sotterranei. Anche la crescente antropizzazione
del pianeta e il cambio d’uso del territorio contribuiscono all’aumento della concentrazione
atmosferica di CO2, perturbando il clima attraverso la riimmissione in atmosfera quello che la
biosfera terrestre aveva prima “sequestrato”. È ormai comunemente accettato il ruolo che l’aumento
dei gas serra ha nei cambiamenti climatici in atto. Esiste un generale consenso del mondo
scientifico circa il ruolo delle responsabilità umane nel provocare i cambiamenti climatici.

Negli ultimi due secoli la quantità di CO2 è andata aumentando e ha raggiunto nel 2011 la
concentrazione di 391 ppmv (parti per milione in volume), valore superiore all’intervallo di
concentrazione naturale (180-300 ppmv) degli ultimi 800.000 anni e molto probabilmente degli
ultimi 20 milioni di anni. Rispetto al periodo preindustriale è aumentata del 40%. L'aumento
annuale è di 2,0 ppmv, ed è più alto rispetto al tasso di incremento medio degli anni '90 (1,5 ppm
l'anno) mentre è in media con il decennio precedente. Le emissioni sono in diminuzione in Europa,
mentre sono in aumento nelle economie emergenti (la Cina è oggi il maggior emettitore mondiale).

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