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Causa del primo sono inquinanti che, per esempio, provocano piogge acide alterando
localmente l’ecosistema (CO2 , SO2) o anche quelli dannosi per la salute dell’uomo,
responsabili di tumori e/o malattie respiratorie (HC (= idrocarburi), CO, SO2).
Sostanze che invece causano l’inquinamento globale sono gas comunemente detti “gas
serra”, per il fatto che assorbono e trattengono parte della radiazione solare, influendo sul
riscaldamento globale e quindi sui cambiamenti climatici.
La presenza di gas serra nell’atmosfera è stata determinante per lo sviluppo della vita sulla
Terra: in mancanza di questi il nostro pianeta avrebbe temperature più basse di alcune
decine di gradi. È da rilevare, peraltro, che l’incremento antropogenico della
concentrazione di tali gas sta causando un innalzamento non naturale delle temperature,
che altera l’equilibrio naturale del nostro pianeta.
Alla prima categoria appartengono i gas di origine sia naturale sia antropica. I più
importanti sono: vapore acqueo, anidride carbonica (CO2), metano (CH4), ozono
stratosferico (O3) e protossido di azoto (N2O). La quantità di questi nell’atmosfera è
sensibilmente maggiore rispetto ai secondi.
Si presenta di seguito il processo che intercorre tra emissione dei gas serra e
cambiamenti climatici (fig. 1.2).
Emissioni antropogeniche
Nel primo decennio del ventunesimo secolo sono stati immesse in atmosfera
mediamente 31 GtCO2 all’anno. Nel 2011 si sono raggiunte le 35 GtCO2 annue. La fonte
principale di tali emissioni è data dai carburanti fossili, quali carbone, petrolio e gas
naturale (fig. 1.4).
Fig. 1.4 - Grafico delle emissioni globali annuali di CO2. Va considerato, nel dato espresso, la deforestazione.
Deve essere inoltre considerata la componente indiretta delle emissioni dovuta a
cambiamenti di uso del suolo (land use change), in particolare alla deforestazione tropicale
Grazie all’analisi delle carote di ghiaccio estratte nelle calotte polari è stato possibile
stimare la concentrazione di CO2 negli anni passati (fig. 1.6). Nel 2011 la concentrazione di
CO2 rilevata risulta di 390 ppm, circa il 40% in più rispetto al valore dell’epoca
preindustriale, periodo nel quale gli effetti antropogenici erano del tutto trascurabili.
Fino agli ultimi due secoli, le concentrazioni di CO2 e CH4 non aveva mai superato rispettivamente circa
280 ppm (parti per milione = 28 miliardi di tonnellate annue) e 790 ppb (parti per milirdi = 79 miliardi di
tonnelate annue). Le concentrazioni attuali di CO2 sono circa 390 ppm e CH4 superano i 1.770 ppb.
Entrambi i numeri sono molto più alti che in qualsiasi altro momento negli ultimi 800.000 anni.
Questi aumenti delle concentrazioni di gas a effetto serra e il loro marcato tasso di variazione sono in gran
parte attribuibili alle attività umane dopo la rivoluzione industriale (1800).
Gli aumenti e gli attuali livelli atmosferici sono il risultato della concorrenza tra le fonti (= le emissioni di
questi gas dalle attività umane e dai sistemi naturali (respirazione) e i pozzi (= loro rimozione dall'atmosfera
mediante conversione in diversi composti chimici - ad esempio, CO2 viene rimosso dalla fotosintesi e dalla
conversione in carbonati).
Il nostro pianeta, per mantenere una temperatura costante pari a 15°C, deve restituire
la stessa quantità di energia assorbita dal sole (bilancio energetico). L’aumento massiccio
di gas serra come CO2 e CH4, ha causato un’ alterazione del bilancio energetico nel
sistema atmosfera-Terra. Il valore della radiazione solare trattenuta per cause
antropogeniche, stimato nel 2011, risulta essere di circa 2,2 Wm -2. La radiazione solare
trattenuta dai gas serra è per il 52% ad opera dell’anidride carbonica e per il 30% dovuta al
metano.
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Aumento della temperatura media globale
Le temperature registrate negli ultimi tre decenni sulla superficie della Terra risultano
essere le più elevate mai registrate (fig.1.8) e, in base a stime, anche le più alte degli ultimi
1400 anni. Si ritiene che l’anomalia della temperatura media del globo, da correlare con l’attività
umana, sia di 0,85°C.
Cambiamenti climatici
L’innalzamento delle temperature ha varie conseguenze nel delicato equilibrio naturale del
clima; le principali (supportate da dati e modelli) sono le seguenti:
- nelle zone artiche l’incremento di temperatura arriva al doppio dell’incremento medio,
nelle zone antartiche l’aumento è meno marcato. Si ha quindi una sensibile riduzione
delle calotte polari ed un aumento del livello degli oceani, circa 3 cm negli ultimi 30
anni (fig. 1.11). Ancora più critica risulta essere la situazione dei ghiacciai, che, per una
questione di minor inerzia termica e un equilibrio termico più delicato, risultano essere i
primi a risentire in modo significativo del riscaldamento climatico.
- Aumento di acidità dell’acqua negli oceani, legato a un incremento della quantità di
CO2 disciolta. L’acidità delle acque porta a una riduzione drastica del fitoplancton con
conseguente perdita degli ecosistemi acquatici.
- Aumento di probabilità di eventi climatici rari.
Legislazione internazionale per la riduzione delle
emissioni
Fig. 1.14 - Confronto tra le emissioni di CO2 totali di alcuni paesi con riferimento agli
anni 1990, 2000 e 2011.