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IMPIANTI, MACCHINE E

COMPONENTI ELETTRICI
NELLE APPLICAZIONI

Indice generale
1. Introduzione pag. x
2. Realizzazione di un impianto elettrico utilizzatore pag. x
3. Progettazione degli impianti elettrici pag. x
4. Schema di distribuzione dell’energia OK 21/03/2010 pag. x
5. Protezione contro le sovracorrenti OK 21/03/2010 pag. x
6. Protezioni contro le sovratensioni pag. xx
7. Protezione contro il fulmine?? OK 21/03/2010 pag. xx
8. Protezioni contro i contatti pag. xx
9. Protezione contro le esplosioni pag. xx
10. Protezione contro l’incendio pag. xx
11. Cabine elettriche pag. xx
12. Trasformatori MT/BT pag. xx
13. Cavi pag. xx
14. Sistemi di rifasamento pag. xx
15. Impianti FV pag. xx
16. Impianti ed apparecchi di illuminazione pag. xx
17. Building automation e domotica pag. xx
18. Impianti allarme e intrusione pag. xx
19. Impianti d’antenna pag. xx
20. Cablaggio strutturato pag. xx
21. Impianto di terra pag. xx
22. Classificazione dei luoghi di installazione pag. xx
23. Condizioni ambientali e gradi di protezione pag. xx

Appendici
- Il mondo della normazione tecnica pag. xx
- Principali definizioni pag. xx
- Segni grafici e linguaggio tecnico pag. xx
- RAE e ROHS pag. xx
- PQ e compatibilità elettromagnetica pag. xx
- Effetti sull’uomo della corrente elettrica e dei campi elettroamgnetici pag. xx

1
2
1
Protezione contro le sovraccorrenti

Indice del capitolo

1. Protezione contro le sovraccorrenti pag. 1


1.1. Sovraccarico pag. 3
1.2. Cortocircuito pag. 4
1.2.1. Principali sollecitazioni di cortocircuito in un cavo o in una sbarra pag. 5
1.2.2. Impostazione dello studio delle protezioni di cortocircuito pag. 7
1.3. Requisiti dei dispositivi di protezione pag. 11
1.3.1. Fusibili pag. 11
1.3.2. Interruttori automatici pag. 12
1.4. Ubicazione del dispositivo di protezione pag. 13
1.5. Dispositivo di protezione unico per sovraccarico e cortocircuito pag. 13
1.6. Dispositivi di protezione distinti per sovraccarico e cortocircuito pag. 14
1.7. Protezione dei conduttori di fase e di neutro pag. 14
1.8. Selettività pag. 16
1.8.1. Principi di selettività pag. 16
1.8.2. Selettività fra interruttori automatici pag. 17
1.8.3. Selettività tra interruttori automatici con sganciatori magnetotermici pag. 17
1.8.4. Selettività fra fusibili pag. 24
1.8.5. Selettività fra interruttori automatici e fusibili pag. 24
1.8.6. Casi particolari pag. 25

3
1. Protezione contro le sovraccorrenti

1.
Una sovracorrente è una corrente superiore alla portata di una Con l’eccezione del caso
in cui la corrente sia limi-
conduttura o della corrente nominale di un generico componen- tata dalle caratteristiche
te dell’impianto elettrico che si stabilisce in seguito ad un so- dell’alimentazione a va-
lori inferiori alla portata
vraccarico o ad un cortocircuito1,2. Le principali norme tecniche della conduttura o alla
CEI di riferimento per la protezione contro le sovracorrenti sono corrente nominale del
quelle prodotte dai Comitati Tecnici 17, 23, 32, 64 e 99. componete, ovvero con-
dizioni nelle quali non si
può letteralmente verifi-
care una sovracorrente.

I conduttori attivi devono essere protetti da uno o più dispositivi che 2.


interrompano automaticamente l’alimentazione quando si verifica Da un certo punto di vista
una sovracorrente3 . il cortocircuito può essere
immaginato come la condi-
I dispositivi che assicurano solo la protezione contro i sovraccarichi han- zione limite di sovraccarico
no tipicamente una caratteristica di funzionamento generalmente a tem- (impedenza equivalente
di carico nulla) tuttavia è
po inverso, il cui potere di interruzione è inferiore alla corrente di cortocir- opportuno osservare che
cuito presunta nel punto di installazione. mentre in sovraccarico il
I dispositivi che assicurano solo la protezione contro i cortocircuiti posso- circuito è elettricamente
sano in cortocircuito esso è
no essere utilizzati quando la protezione contro i sovraccarichi è ottenuta affetto da un guasto.
con altri mezzi o quando la protezione contro i sovraccarichi può essere
omessa. Essi devono essere in grado di interrompere ogni corrente di
3.
cortocircuito inferiore od uguale alla corrente di cortocircuito presunta. Per la norma CEI 64-8,
la sicurezza è l’obiettivo
Tali Dispositivi tipicamente sono: principale, come dichiara-
to nello Scopo e nei Prin-
- interruttori automatici con sganciatori di sovracorrente; cipi fondamentali (Cap.
- fusibili, di tipo gG od aM4. 12 e 13). In questa norma
esistono alcune prescri-
I dispositivi che assicurano la protezione sia contro i sovraccarichi sia zioni che riguardano gli
contro i cortocircuiti devono essere in grado di interrompere qualsiasi schemi: una di carattere
sovracorrente, sino alla corrente di cortocircuito presunta. generale (art. 314.1) ri-
guarda la suddivisione
Tipicamente si tratta di: dell’impianto; altre due,
- interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente; in particolare, riguardano
l’alimentazione dei circuiti
- interruttori combinati con fusibili; di sicurezza, che devono
- fusibili. essere indipendenti (art.
E’ opportuno che le caratteristiche tempo/corrente dei dispositivi di 563.1) e la selettività (art.
536.1).
protezione contro le sovracorrenti siano in accordo con quelle speci-
ficate nelle rispettive Norme CEI di prodotto.
4.
I comitati tecnici del CEI che si occupano della protezione contro le sovracor- I fusibili di tipo aM non
devono essere usati per
renti sono principalmente cinque: CT 17, CT 23, CT 32, CT 64 e CT 99. la protezione contro i so-
vraccarichi non essendo
Alcuni dettagli circa le attività svolte dai Comitati Tecnici 17, 23 e 32 in grado, per costruzione,
di interrompere le correnti
sono stati riportati al capitolo Dispositivi di protezione. Ulteriori detta- comprese tra IN e k2IN (k2
gli riguardo i CT 64 e 99 sono riportati invece al capitolo Progettazio- è in pratica uguale a 6,3)
ne e realizzazione di un impianto elettrico utilizzatore.

4
capitolo 4. capitolo 1.

Una sintesi delle principali norme CEI disponibili sull’argomento è


riportata nella tabella seguente.

Tabella 1 - Principali norme CEI in tema di protezioni contro le sovracorrenti.

Norma Italiana Class. CEI Titolo


CEI EN 60909-0 CEI 11-25 Correnti di cortocircuito nei sistemi trifasi in corrente alternata
Parte 0: Calcolo delle correnti
CEI EN 60865-1 CEI 11-26 Correnti di cortocircuito – Calcolo degli effetti Parte 1: Defini-
zioni e metodi di calcolo
CEI 11-28 CEI 11-28 Guida d’applicazione per il calcolo delle correnti di cortocircuito
nelle reti radiali a bassa tensione
CEI EN 60947-2 CEI 17-5 Apparecchiature a bassa tensione Parte 2: Interruttori auto-
matici
CEI EN 61095 CEI 17-41 Contattori elettromeccanici per usi domestici e similari
CEI EN 60947- CEI 17-50 Apparecchiature a bassa tensione Parte 4-1: Contattori e av-
4-1 viatori - Contattori e avviatori elettromeccanici
CEI EN 60898 CEI 23-3 Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti per
impianti domestici e similari
CEI EN 61008-1 CEI 23-42 Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente in-
corporati per installazioni domestiche e similari Parte 1: Pre-
scrizioni generali
CEI EN 61009-1 CEI 23-44 Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incor-
porati per installazioni domestiche e similari Parte 1: Prescri-
zioni generali
CEI EN 60269-1 CEI 32-1 Fusibili a bassa tensione Parte 1: Prescrizioni generali
CEI 64-8/5 CEI 64-8/5 Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore
a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua
Parte 5: Scelta ed installazione dei componenti elettrici
CEI 64-8/7 CEI 64-8/7 Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore
a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua
Parte 7: Ambienti ed applicazioni particolari

Il principale riferimento normativo è costituito dalle Norme CEI EN 60909-0, CEI EN


60865-1 e dalla Guida CEI 11-28.

La Norma CEI EN 60909-0 si applica al calcolo delle correnti di cortocircuito sim-


metriche e asimmetriche nelle reti trifasi a bassa e media tensione in c.a. e nelle reti
trifase ad alta tensione in c.a. a frequenza nominale di 50 Hz o 60 Hz.

Essa stabilisce un metodo generale, pratico e sintetico che conduce a risultati di


precisione accettabile fondato sul metodo dei componenti simmetrici. In casi parti-
colari, la Norma non esclude l’uso di altri metodi equivalenti, quale ad esempio la
sovrapposizione degli effetti.

5
1. Protezione contro le sovraccorrenti

La Norma CEI EN 60865-1 si applica agli effetti meccanici e termici


delle correnti di cortocircuito. Include delle procedure normalizzate
per il calcolo degli effetti delle correnti di cortocircuito, suddivise in
due sezioni come segue:
– Sezione 2 - Effetti elettromagnetici sui conduttori rigidi e sui
conduttori flessibili.
– Sezione 3 - Effetti termici sui conduttori nudi e sul materiale
elettrico.
Nella Norma vengono trattati esclusivamente i sistemi in corrente al-
ternata con tensioni nominali sino a 420 kV compreso.

La Guida CEI 11-28 descrive un metodo pratico per calcolare le cor-


renti di cortocircuito in reti a bassa tensione e precisamente:
– la corrente massima di cortocircuito determinante ai fini delle
massime sollecitazioni termiche ed elettromagnetiche sulle apparec-
chiature e ai fini del potere di interruzione;
– la corrente minima di cortocircuito determinante ai fini della
taratura delle protezioni.

Alcuni dettagli circa gli argomenti trattati dalla Norma CEI 64-8 sono
stati riportati nel capitolo Progettazione e realizzazione di un impian-
to elettrico utilizzatore.
Maggiori dettagli sulle apparecchiature di protezione contro le sovra-
correnti sono riportati al capitolo Dispositivi di protezione.

1.1 Sovraccarico

I dispositivi di protezione previsti per interrompere le correnti di so-


vraccarico sono efficaci solo se l’intervento avviene prima che pos-
sano provocare un riscaldamento eccessivo dell’isolamento, ai col-
legamenti, ai terminali o all’ambiente circondante le condutture.
Per migliorare la continuità dell’alimentazione ed evitare troppe interru-
zioni, il dispositivo di protezione contro i sovraccarichi dovrebbe avere
caratteristiche tali da consentire, senza interrompere il circuito, i so-
vraccarichi di breve durata che si producano nell’esercizio ordinario.
Ai sensi della Norma CEI 64-8, le caratteristiche di funzionamento di
un dispositivo di protezione delle condutture contro i sovraccarichi de-
vono rispondere alle seguenti due condizioni:

6
capitolo 4. capitolo 1.

dove:
- IB è la corrente di impiego del circuito
- Iz è la portata in regime permanente della conduttura
- In è la corrente nominale del dispositivo di protezione. Per i
dispositivi di protezione regolabili la corrente nominale In è la
corrente di regolazione scelta.
- If è la corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo
di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni definite.

Graficamente il coordinamento tra le caratteristiche del circuito da pro-


teggere e quelle del dispositivo di protezione è rappresentato in Figura 1.

Figura 1 - Coordinamento tra le caratteristiche del circuito da proteggere e


quelle del dispositivo di protezione.

Il criterio di protezione esposto non assicura una protezione completa,


per esempio contro le sovracorrenti prolungate inferiori ad If5, né rap-
presenta necessariamente la soluzione più economica, ma rappresenta
come spesso avviene nella tecnica un ragionevole compromesso dal
momento che nella pratica tanti piccoli sovraccarichi di lunga durata
non si presentano frequentemente.
Ovviamente le condizioni esposte devono essere soddisfatte per la por-
tata inferiore nel caso di:
- diverse condutture alimentate attraverso uno stesso dispositivo
di protezione;
- una conduttura principale dalla quale siano derivate condutture
secondarie;
- una conduttura caratterizzata da tratti lungo il percorso con
portate differenti, ad esempio a causa di differenti condizioni di posa.

7
1. Protezione contro le sovraccorrenti

1.2. Cortocircuito

Un cortocircuito è un contatto accidentale, diretto o mediato at-


traverso un’impedenza di basso valore, tra i conduttori di fase, tra
i conduttori di fase e il neutro o tra i conduttori di fase e la terra.

5.
La norma CEI 64-8 definisce il cortocircuito come un guasto di impedenza trascu- Un sovraccarico compreso
rabile tra due punti tra i quali esiste tensione in condizioni regolari di esercizio. tra Iz e If potrebbe durare
a lungo senza provocare
Alla drastica riduzione dell’impedenza del circuito segue la circolazione di una interventi delle protezioni; o
corrente molto elevata rispetto a quella di carico ordinario a regime6 . Le cause viceversa quando il rapporto
e le condizioni che possono portare al cortocircuito sono diverse e possono If /In è maggiore di 1,45, la
conduttura non può essere
differire notevolmente in funzione del livello di tensione della rete. Una prima sfruttata fino alla portata Iz.
causa può essere tipicamente costituita dal cedimento dell’isolamento in un
punto ad esempio per riduzione della tensione di tenuta (avvicinamento dei 6.
Per poter dimensionare cor-
conduttori per isolamento in aria, variazione delle caratteristiche dielettriche rettamente gli elementi dell’im-
dell’isolamento stesso per inquinamento ambientale come polverini di mate- pianto, i componenti sono
riale conduttore), oppure per deterioramento di isolanti solidi o liquidi o ancora dimensionati per condizioni
di carico a regime e pertanto
per interposizione di corpi conduttori (parti metalliche e animali in bassa tensio- risulta necessario calcolare
ne, anche alberi in media e alta tensione). l’entità delle correnti di corto
circuito e di stabilirne la dura-
Una seconda causa tipica può essere legata al verificarsi di sovraten- ta che dipende dall’intervento
sioni di origine interna (di manovra) od esterna (scariche atmosferiche). delle protezioni.
Infine non sono irrilevanti in casi in cui le cause citate sono concomitanti.
I principali fenomeni provocati dalla corrente di cortocircuito possono
essere riassunti come segue:
a. sopraelevazione della temperatura del conduttore e delle parti
percorse dalle correnti di cortocircuito per effetto Joule;
b. forze elettrodinamiche attrattive o repulsive proporzionali al
quadrato della corrente di picco massimo nei conduttori e in
versamente alla loro distanza;
c. abbassamento della tensione della rete;
Conseguenze indesiderate7 cui l’impianto ed i suoi componenti sono
sottoposti possono essere:
a. danneggiamento dei materiali nel punto di guasto per effetto
dell’arco elettrico; 7.
Un sovraccarico compreso tra
b. pericolo di incendio di componenti dell’impianto elettrico e di Iz e If potrebbe durare a lun-
parti con esso in contatto o adiacenti per arco elettrico o per go senza provocare interventi
delle protezioni; o viceversa
elevate temperature; quando il rapporto If /In è mag-
c. pericolo di esplosione in particolari casi in cui siano presenti giore di 1,45, la conduttura non
sostanze esplosive o atmosfere pericolose; può essere sfruttata fino alla
portata Iz
d. perdita di stabilità delle macchine sincrone;
e. comparsa di tensioni pericolose sulle masse, sulle masse
estranee e sul terreno, per guasti verso massa e verso terra;

8
capitolo 4. capitolo 1.

f. induzione di forze elettromotrici e di correnti in eventuali circuiti


di telecomunicazione posti in prossimità;
g. danni a parti metalliche e conduttrici non adatte a condurre le
elevate correnti di guasto a terra che le possono interessare;
h. danneggiamento degli isolanti solidi e liquidi;
i. deformazioni permanenti, ricottura e fusione dei conduttori e
degli accessori;
l. arresto di motori anche alimentati da parti sane di impianto;
m. deterioramento ed incollamento dei contatti degli apparecchi.

Tra tutte le sollecitazioni citate, i paragrafi che seguono si sofferme-


ranno sull’analisi della limitazione dei danni che possono derivare da
cortocircuiti su sistemi di conduttori.
In linea di principio il criterio che dovrebbe sovrintendere questo tipo
di studio è quello di ridurre l’energia messa in gioco dal cortocircuito
compatibilmente con le caratteristiche dell’impianto.

1.2.1. Principali sollecitazioni di cortocircuito in un cavo o in una sbarra


L’invecchiamento termico del materiale isolante e gli sforzi elet-
trodinamici sono i problemi più rilevanti per le condutture elettriche.

1.2.1.1. Sollecitazioni di un cavo in condizioni di cortocircuito

Il fattore termico costituisce un problema di rilevante interesse


nel caso dei cavi in relazione, come sempre avviene, al comporta-
mento dell’isolamento che notoriamente costituisce il limite prin-
cipale di sfruttamento dei dispositivi elettrici.

Nel caso di cavi, in occasione di cortocircuito, le sollecitazioni più importanti


sono quelle termiche rispetto a quelle elettrodinamiche che si possono verifi-
care all'interno del cavo o tra questo e l'ambiente esterno (ammarro).
I materiali, infatti, subiscono un degrado tanto più intenso quanto mag-
giore è la temperatura.
8.
Il cortocircuito rappresenta per l'isolante un momento di particolare stress ter- Per poter dimensionare cor-
mico dovuto all'energia messa in gioco dallo stesso fenomeno (perdita di vita 8). rettamente gli elementi dell’im-
In considerazione della rapidità di intervento con la quale generalmente in- pianto, i componenti sono
dimensionati per condizioni
tervengono i dispositivi di protezione contro i cortocircuiti, i fenomeni termici di carico a regime e pertanto
che si verificano sulle linee in cavo possono essere considerati con buona risulta necessario calcolare
l’entità delle correnti di corto
approssimazione adiabatici, cioè privi di scambi di energia con l’ambiente. circuito e di stabilirne la dura-
In particolare le norme convenzionalmente fissano in 5 s il tempo massimo ta che dipende dall’intervento
ammissibile per considerare applicabile tale ipotesi. delle protezioni.

9
1. Protezione contro le sovraccorrenti

Il calcolo analitico della sollecitazione è abbastanza complesso, ma


esprime semplicemente il concetto che tutta l’energia messa in gio-
co dal cortocircuito va ad aumentare la temperatura del conduttore e
dell’isolante. E’ immediato quindi, sempre in linea di principio, che il
criterio di protezione esprimerà in termini quantitativi il senso comune
che la sollecitazione imposta debba essere minore di quella tollera-
bile. Il dispositivo di protezione dovrà limitare l’energia passante ad
una quantità massima compatibile con le caratteristiche del sistema
conduttore/isolante (conduttura):

≤ K2S2

prescrizione riportata anche dalle norme.


Il termine K2S2 rappresenta l’energia specifica tollerabile in condizio-
ni adiabatiche da una conduttura costituita da un certo materiale con-
duttore, di sezione data S, isolata con un certo materiale ed avente
una temperatura iniziale definita.
Il primo termine invece non rappresenta nient’altro che l’energia spe-
cifica, lasciata passare dal dispositivo di protezione, che viene trasfor-
mata in calore per effetto Joule.
In particolare si osserva come la variabile tempo (t) introduca nella
prescrizione in oggetto una forte dipendenza, attraverso l’intervallo di
interruzione, dal dispositivo impiegato per la protezione.
Essendo il significato di questa relazione così immediato è chiaro
come la scelta di un certo dispositivo di protezione non possa essere
indipendente dalle condizioni iniziali della conduttura che, a loro volta,
dipendono dalle condizioni di utilizzo. E’ importante invece sottoline-
are come tutto ciò non dipenda dalle condizioni di posa del cavo, a
differenza di quanto avviene nel caso di sovraccarico, data l’ipotesi di
adiabaticità.

L'energia specifica di cortocircuito sopportabile da un cavo è ricavabile 9.


in funzione delle caratteristiche dello stesso da apposite tabelle o curve9. All’atto pratico nella maggio-
ranza dei casi non è neces-
sario svolgere tutti calcoli,
Si deve notare che per valori di corrente approssimativamente inferiori anche se i fenomeni fisici di
base non devono mai esse-
a 1000 A l'energia specifica di cortocircuito sopportabile dai cavi non è re trascurati.
rappresentata da un valore costante ma da una curva. La spiegazione
di tale fatto deve essere ricercata considerando che per i valori di tem-
po tali da portare il cavo in condizioni limite con correnti modeste non
è possibile adottare l'ipotesi semplificativa di adiabaticità per cui deve
essere considerato uno scambio energetico con l'ambiente.

10
capitolo 4. capitolo 1.

La sezione (S) scelta per il conduttore è sufficiente a sopportare la massi-


ma corrente di cortocircuito (ICC) per tempi brevi (per un massimo di 5 s)
quando è verificata la relazione:
ICC ⋅ t
S≥
dove: K

t = durata del cortocircuito (s)


S = sezione del conduttore (mm2)
ICC = corrente di cortocircuito (A)
K = 115 per i cavi in rame isolati in PVC (160°C)
143 per i cavi in rame isolati in gomma G7 (250°C)

Viceversa, data una certa sezione di conduttore, la massima corrente di


cortocircuito ammessa per tempi brevi (per un massimo di 5 s) in quel
cavo è data dalla relazione:
ICC ⋅ t
S≥
K
Per il calcolo della corrente di cortocircuito effettiva, al fine della scelta
della protezione, si veda anche la Norma CEI 64-8 appendice D.

Tabella 2 - Valori del coefficiente K in funzione della temperatura ini-


ziale e finale di cortocircuito per conduttori in rame (in accordo alla
tabella 2.02.02 della Norma CEI 11-17).

Temperatura Temperatura finale di


iniziale θ0 cortocircuito θ0 (°C)
(°C)
140 160 180 200 220 250
90 86 100 112 122 131 143
85 90 104 115 125 134 146
80 94 108 119 129 137 149
75 99 111 122 132 140 151
70 103 115 125 135 143 154
65 107 119 129 138 146 157
60 111 122 132 141 149 160
50 118 129 139 147 155 165
40 126 136 145 153 161 170
30 133 143 152 159 166 176

11
1. Protezione contro le sovraccorrenti

1.2.1.2. Sollecitazioni di una sbarra in condizioni di cortocircuito

Quando la distribuzione dell’energia è realizzata con un sistema


di sbarre le sollecitazioni di cortocircuito più importanti diventa-
no quelle legate agli sforzi elettrodinamici.

I problemi che potrebbero derivare nelle condizioni in oggetto sono


legati in questo caso ai supporti delle sbarre che notoriamente sono
più numerosi e vincolanti rispetto al caso delle condutture.
10.
Il calcolo di tali sforzi presenta difficoltà pratiche leggermente su- Precise indicazioni per lo
svolgimento delle verifiche
periori a quelli, indicati al punto precedente e legati al calcolo delle possono essere individuate
sovratemperature ammissibili nel caso di condutture, ma sostanzial- nella Norma CEI 11-26.
mente risponde alla necessità di confrontare il massimo sforzo elet-
trodinamico generato dalle correnti di cortocircuito con il massimo
sforzo applicabile al tipo di sostegno scelto in relazione anche alla
disposizione delle sbarre e del tipo di vincolo10.

1.2.2. Impostazione dello studio delle protezioni di cortocircuito

Lo studio di protezioni efficaci contro i danni provocati da un cor-


tocircuito deve iniziare dalla valutazione e dal calcolo di un serie
di dati sulla base dei quali devono successivamente essere scelti
gli apparecchi di protezione più adatti.

Definita esattamente, la corrente presunta di cortocircuito in un parti-


colare punto di una rete elettrica è la corrente che si stabilirebbe nel
circuito se nello stesso punto si realizzasse un collegamento di impe-
denza trascurabile tra due o più punti a tensione diversa dopo avere
trascurato l'impedenza propria dell'interruttore.

Semplici considerazioni portano a dimostrare come la corrente di


cortocircuito sia composta da due termini: un termine sinusoidale di
cui Icc costituisce il valore efficace (componente simmetrica) e un
termine esponenziale (componente unidirezionale).

Quest'ultimo termine rende la corrente di cortocircuito asimmetrica


per un periodo transitorio esaurito il quale essa coincide con la com-
ponente simmetrica.

12
capitolo 4. capitolo 1.

Per gli impianti utilizzatori in bassa tensione per corrente presunta di


cortocircuito si considera, in prima approssimazione, la sola compo-
nente simmetrica.
E’ necessario precisare a questo proposito che considerare solo tale
componente della corrente di cortocircuito invece del valore di picco
è una assunzione ancora una volta convenzionale che potrebbe ap-
parire in taluni casi inopportuna, ma che può essere giustificata con
il fatto che anche le prove del potere di interruzione dei dispositivi
automatici sono basate sulla componente stessa simmetrica della
corrente.
L’intensità di questa corrente è qualificata come valore presunto in
quanto rappresenta la peggiore condizione possibile (impedenza di
guasto nulla). In realtà il fenomeno si manifesterà ragionevolmente
con valori di corrente effettiva notevolmente minori.
L’intensità della corrente presunta di cortocircuito dipende essenzial-
mente dai seguenti fattori:
– potenza o corrente di cortocircuito della rete che alimenta
l’impianto (dato disponibile presso l’azienda fornitrice di energia);
– potenza del trasformatore di cabina, maggiore è la potenza
maggiore è la corrente in quanto l’impedenza di cortocircuito
della macchina è generalmente inversamente proporzionale
alla potenza della stessa;
– lunghezza della linea a monte del guasto, maggiore è la lun
ghezza della linea a monte del guasto minore è la corrente;
– tipo di guasto (fase-fase, fase-neutro, ecc.).
Per quanto riguarda quest’ultimo fattore si presenta il problema di
definire quale sia la condizione di guasto da prendere come riferi-
mento nello studio della protezione.
Fatto salvo il caso di una linea bipolare, la corrente di cortocircuito
più elevata è quella di un cortocircuito trifase e a seguire in ordine
decrescente quella di cortocircuito fase-fase e fase-neutro. All’inizio
di una conduttura la condizione di protezione (vedi paragrafi prece-
denti) è tanto più gravosa quanto maggiore è la corrente e non vi è
quindi dubbio nel dover considerare ai fine del progetto la corrente di
cortocircuito trifase.
Al fondo della linea viceversa, la sollecitazione termica del cavo è
tanto maggiore quanto minore è la corrente in tal caso occorre con-
siderare:
– per una linea trifase il cortocircuito fase-fase;
– per una linea trifase con neutro il cortocircuito fase-neutro. Se
il conduttore di neutro ha sezione minore di quella del conduttore di
fase la condizione di protezione deve essere ovviamente riferita al
conduttore di neutro.

13
1. Protezione contro le sovraccorrenti

Particolare attenzione deve essere posta ai circuiti non protetti dal


sovraccarico e caratterizzati da correnti di cortocircuito di basso va-
lore per i quali è necessario accertare che la soglia di intervento della
protezione a tempo indipendente sia sempre inferiore alla corrente
di cortocircuito presunta. Un caso tipico è quello dei circuiti, caratte-
rizzati da una elevata impedenza, che alimentano l’illuminazione di
emergenza ad esempio in locali di pubblico spettacolo.
Per quanto riguarda il cortocircuito verso terra occorre poi distingue-
re tra sistemi TT, TN e IT.
Nei sistemi TT la corrente conseguente ad un guasto a terra, di valo-
re non noto a priori, è generalmente di modesto valore.
Nei sistemi TN un guasto a terra costituisce un cortocircuito tra con-
duttori di fase e di protezione. Si possono avere due casi: la sezione
del conduttore di protezione è scelta in modo convenzionale oppure
è calcolata in base alle sollecitazioni termiche della sovracorrente
verso terra.
Nei sistemi IT un primo guasto a terra non provoca sovracorrenti,
mentre al secondo guasto a terra si stabilisce una sovracorrente di
doppio guasto.

1.2.2.1. Protezione di sostegno

Ai sensi della Norma CEI 64-8 un interruttore che non abbia un


potere di interruzione adeguato può essere coordinato con un
dispositivo di protezione a monte.

Un interruttore che non abbia un potere di interruzione adeguato alla


corrente presunta di cortocircuito nel punto di installazione può essere
opportunamente coordinato con un dispositivo di protezione a monte
in modo tale da risultare comunque idoneo allo scopo.

In altre parole l'apparecchio posto a monte, e dimensionato per la pie-


na potenza di cortocircuito che può manifestarsi nel punto di installa-
zione, provvede a proteggere l'altro a valle sotto dimensionato.
Tale accorgimento, che prende il nome di protezione di sostegno, filia-
zione o nella letteratura inglese di back-up, permette sensibili risparmi
nel dimensionamento degli interruttori a valle.

La protezione di sostegno, prevista anche dalle norme CEI 64-8, può


essere realizzata sia con l'impiego di interruttori automatici e fusibili
che di interruttori automatici e interruttori automatici limitatori.

14
capitolo 4. capitolo 1.

Alla protezione in serie si può ricorrere, senza danneggiare la continu- 11.


ità del servizio, soprattutto nell’ultimo gradino dell’impianto. La protezione di sostegno è
una tecnica progettuale, ma
Per realizzare la protezione di sostegno devono essere rispettate le il coordinamento necessario
seguenti condizioni: può essere verificato solo
- l’apparecchio a monte deve essere in grado di stabilire, soppor con prove sperimentali di la-
boratorio e quindi per la pra-
tare ed interrompere almeno la massima corrente nel punto di tica è necessario avvalersi
installazione, mentre quello a valle può essere notevolmente dei risultati di tali esperienze
condotte dai costruttori degli
sotto dimensionato; apparecchi medesimi conte-
- non devono essere previsti più di due apparecchi; nute in apposite tabelle rife-
- gli apparecchi protettori devono essere predisposti in modo che riti agli specifici prodotti.

l’intervento si verifichi per una corrente al massimo pari


al 90% di quella effettiva corrispondente al potere di interruzione
dell’apparecchio protetto per limitare la selettività;
- l’energia lasciata passare dall’apparecchio protettore, per tutti i
valori di corrente compresi tra il potere di interruzione massimo dell’ap-
parecchio protetto ed il valore massimo della corrente di cortocircuito
presunta nel punto di installazione, deve essere inferiore all’energia
massima ammessa dall’apparecchio protetto.
In quanto segue a scopo esemplificativo sarà trattato il caso di prote-
zione di sostegno realizzata con l’impiego di un fusibile a monte ed un
interruttore automatico a valle.
Se la protezione a monte deve avere un’energia specifica passante
inferiore al valore tollerabile dal dispositivo a valle e dalla conduttura
protetta significa che le due caratteristiche di intervento devono esse-
re coordinate come in Figura 2. Per correnti fino al valore di scambio
interviene l’interruttore automatico, proteggendo anche il fusibile; per
cortocircuiti intensi, maggiori del valore di scambio interviene il fusibile
che ha un tempo di intervento minore e l’adatto potere di interruzione11
.

15
1. Protezione contro le sovraccorrenti

Figura 2 - Un fusibile è associato ad un interruttore con potere di in-


terruzione inferiore alla corrente di cortocircuito presunta. Per valori di
corrente inferiori alla corrente di scambio (IB) interviene l’interruttore
automatico proteggendo il fusibile, mentre per valori superiori alla cor-
rente di scambio è il fusibile ad intervenire

1.2.2.2. Limitatori di corrente

Un dispositivo di interruzione può interrompere un’elevata cor-


rente di cortocircuito prima che questa abbia raggiunto il valor
massimo (Figura 3). Tale dispositivo prende il nome di limitatore.

Un fusibile è per sua natura un limitatore di corrente, ma anche un


interruttore se opportunamente progettato può limitare la corrente di
cortocircuito.
Tutti i dispositivi di interruzione automatica del cortocircuito introduco-
no, dopo il tempo di prearco (di apertura), una resistenza d’arco che
impedisce fin dalla prima semionda il raggiungimento del valore di pic-
co della corrente di cortocircuito.
Si definisce coefficiente di limitazione del dispositivo il rapporto tra il
valore della corrente effettivamente interrotta e il valore della corrente
di picco teorica. Il coefficiente di limitazione C è funzione diretta del
tempo di prearco o di apertura. 12.
E’ possibile realizzare coeffi-
Con riferimento al caso di interruttori automatici si ricorre a particolari cienti di limitazione inferiori a
accorgimenti quali la diminuzione del tempo di apertura (ad esempio 0,2, il che significa ridurre a
per distacco elettrodinamico dei contatti) e l’aumento della tensione più di 1/5 il valore della cor-
rente di corto circuito.
d’arco (ad esempio mediante allungamento raffreddamento e frazio-
namento dell’arco)12 .
I vantaggi introdotti con il ricorso a dispositivi limitatori possono essere
apprezzati anche attraverso la valutazione dei valori della corrente di
picco in assenza di limitazione. Il valore di picco IP della corrente di
cortocircuito in assenza di interruzione dipende dalla corrente presun-
ta di cortocircuito Icc (valore efficace della componente simmetrica),
dal fattore di potenza di cortocircuito e dall’angolo di inserzione del
cortocircuito.
Sulla base delle indicazioni contenute nella Norma Europea CEI EN
60947-2 e considerando le condizioni peggiori di inserzione del corto-
circuito si nota come, nel peggiore dei casi (cosq=0,2), il rapporto IP/
Icc valga circa 2,2 corrispondente ad un incremento, dovuto alla com-
ponente unidirezionale, del valore di picco della prima semionda pari a
circa il 56% del valore di picco della componente simmetrica.

16
capitolo 4. capitolo 1.

Il ricorso a tale tipo di interruttori permette di raggiungere poteri di in-


terruzione maggiori di quelli pertinenti ad interruttori di tipo rapido di
pari dimensioni o alternativamente minore energia specifica passante
a parità di potere di interruzione.
Per contro questi tipi di interruttori automatici, per poter funzionare
come tali, generano nel circuito delle sovratensioni. A livello normativo
sono stati stabiliti dei limiti che non devono essere oltrepassati nella
costruzione di dispositivi limitatori onde evitare eccessive sollecitazioni
all'isolamento dei componenti dell'impianto.

Figura 3 - Un dispositivo di interruzione che interrompe un’elevata cor-


rente di cortocircuito prima che questa abbia raggiunto il valor massi-
mo prende il nome di limitatore.

1.3. Requisiti dei dispositivi di protezione

La progettazione della protezione contro il cortocircuito consiste


nel coordinamento tra le caratteristiche del cavo e del dispositivo
di protezione per un valore di corrente pari a quello di cortocircuito.

Ai fini della protezione contro il cortocircuito un dispositivo deve pos-


sedere le seguenti caratteristiche:
- avere un potere di interruzione non inferiore alla corrente
presunta di cortocircuito nel punto di installazione;
- intervenire con una rapidità tale che l'isolante del cavo non
raggiunga la massima temperatura di cortocircuito, ovvero
soddisfare la condizione di cui sopra.
E' naturale che il suddetto dispositivo debba anche avere una corrente nomi-
nale uguale o maggiore della corrente di impiego del circuito in cui è installato.

17
1. Protezione contro le sovraccorrenti

1.3.1. Fusibili

Il coordinamento deve essere effettuato sulla base della minima


corrente di cortocircuito e condizioni critiche possono manife-
starsi per linee particolarmente lunghe.

L’energia specifica lasciata passare in un circuito da un fusibile de-


cresce all’aumentare del valore della corrente di cortocircuito in modo
monotono fino a rimanere pressoché costante per elevati valori della
corrente di cortocircuito.
La condizione di protezione risulta essere soddisfatta per tutte le cor-
renti superiori alla corrente Iv (Figura 4). E’ importante sottolineare che
eventuali problemi in questo caso si possono manifestare non per cor-
renti di cortocircuito elevate, ma al contrario per correnti di cortocircuito
modeste come quelle che derivano da guasti in fondo alla linea.
Pertanto il coordinamento deve essere effettuato sulla base della mini-
ma corrente di cortocircuito e condizioni critiche possono manifestarsi
per linee particolarmente lunghe.

Figura 4 - L'energia specifica tollerabile da un cavo in condizioni adia-


batiche è messa a confronto con l'energia passante attraverso un fusi-
bile. Il cavo non risulta protetto per correnti inferiori a Iv.

1.3.2. Interruttori automatici

Il coordinamento deve essere effettuato sulla base dell’energia


specifica passante in funzione della corrente presunta di corto-
circuito. Il cavo non risulta protetto per correnti inferiori a Ix e
superiori a Iy.

18
capitolo 4. capitolo 1.

L'energia specifica passante attraverso un interruttore automatico in


funzione della corrente presunta di cortocircuito ha l'andamento quali-
tativo mostrato in Figura 5. Il cavo non risulta protetto per correnti infe-
riori a Ix e superiori a Iy.
L'energia specifica passante diminuisce in corrispondenza dello sgan-
cio magnetico e successivamente aumenta poiché il tempo di interven-
to rimane invariato all'aumentare della corrente .
Quando la caratteristica che fornisce l'energia specifica passante non è
disponibile e quando i tempi di intervento sono lunghi (circa 0,1 s) è le-
gittimo approssimarla a partire della caratteristica di intervento, anche
se in linea di principio è importante ricordare che le due caratteristiche
sono indipendenti e come tali non sono ricavabili l'una dall'altra.

Figura 5 - L'energia specifica tollerabile da un cavo in condizioni adia-


batiche è messa a confronto con l'energia passante attraverso un in-
terruttore automatico. Il cavo non risulta protetto per correnti inferiori a
Ix e superiori a Iy.

Con riferimento alla definizione, da parte del costruttore, del potere


di interruzione di un apparecchio devono essere svolte alcune con-
siderazioni. In genere per gli impianti destinati ad uso residenziale e
similare viene fatto riferimento al potere di cortocircuito verificato se-
condo la Norma Europea EN 60898 (CEI 23-3) e per gli altri casi se-
condo EN 60947-2 (CEI 17-5). La Norma CEI 23-3 per gli interruttori
per uso domestico definisce due valori della corrente di cortocircuito:
- Icn valore estremo per il quale è garantita l’interruzione, ma
non il mantenimento della caratteristica di intervento;
- Ics valore di servizio per il quale è garantito, entro limiti pre-
stabiliti, anche il mantenimento della caratteristica d’intervento.
I due valori coincidono per poteri di cortocircuito fino a 6 kA mentre
da 6 kA a 10 kA Ics = 0,75 Icn con minimo di 6 kA e oltre 10 kA lcs =
0,5 Icn con minimo di 7,5 kA.

19
1. Protezione contro le sovraccorrenti

Anche la Norma CEI 17-5 per gli interruttori destinati ad usi non do-
mestici definisce due poteri di interruzione:
- lcu che designa il valore estremo provato con la sequenza o-t-co.
- lcs che designa il valore di servizio provato con la sequenza
o-t-co-t-co .
I due valori, indicati dal costruttore, stanno normalmente nel rapporto
Ics/Icu = 0,25-0,5-0,75-1.
Per il coordinamento con la corrente presunta di cortocircuito nel
punto di installazione il progettista può scegliere la condizione di
maggiorazione della corrente di cortocircuito che ritiene più opportu-
na in funzione delle prestazioni desiderate.

1.4. Ubicazione del dispositivo di protezione

Il coordinamento deve essere effettuato sulla base dell’energia


specifica passante in funzione della corrente presunta di corto-
circuito. Il cavo non risulta protetto per correnti inferiori a Ix e
superiori a Iy.

Ogni circuito deve essere protetto contro le correnti di circuito a


meno che la sorgente non sia in grado di erogare correnti pericolo-
se per la buona conservazione del cavo.
E' necessario invece evitare l'installazione di dispositivi di protezio-
ne contro il cortocircuito nei circuiti di:
– alimentazione di elettromagneti di sollevamento;
– eccitazione di macchine rotanti;
– secondari di trasformatori di corrente;
quando cioè l'interruzione del circuito può dare origine a pericoli
molto più gravi dell'invecchiamento precoce del cavo.
Per ragioni pratiche è ugualmente consentito omettere la protezio-
ne sulle condutture che collegano il trasformatore o la sorgente di
energia ai rispettivi quadri di distribuzione (CEI 64-8).
Il dispositivo di protezione contro il cortocircuito deve essere ubicato
all'inizio della conduttura, anche se è consentita dalla Norma citata
una certa elasticità nella dislocazione del dispositivo di protezione
entro i primi 3 m di conduttura.
In tutti i casi suddetti la conduttura deve essere realizzata in modo
da ridurre al minimo il pericolo di cortocircuito, il danno per le cose
e le persone; in particolare non si deve trovare in vicinanza di ma-
teriali combustibili.

20
capitolo 4. capitolo 1.

1.5. Dispositivo di protezione unico per sovraccarico e cortocircuito

Un dispositivo unico per la protezione di un cavo deve soddisfare


contemporaneamente ai requisiti necessari per la limitazione del-
le sollecitazioni di sovraccarico e di cortocircuito.

La protezione contro il cortocircuito può essere a volte assicurata dallo


stesso dispositivo che assicura la protezione anche contro il sovracca-
rico.
In questo caso il dispositivo dovrà, ovviamente, soddisfare contempo-
raneamente ai requisiti necessari per la limitazione delle sollecitazioni
di sovraccarico e di cortocircuito.
Tali requisiti sono stati sommariamente indicati nella Tabella 3.

Tabella 3 - Requisiti che devono essere verificate per assicurare la pro-


tezione con un unico dispositivo contro il sovraccarico e il cortocircuito.

Cortocircuito Sovraccarico
-IB ≤ IN - IB ≤ IN < IZ

- ≤ K2S2 - If ≤ 1,45 IZ

- Potere di interruzione adeguato alla


corrente di corrente di cortocircuito pre-
sunta

- Dispositivo all’inizio della linea

Si ammette in pratica che un dispositivo adatto alla protezione del cavo


per correnti di poco superiori alla portata, intervenga in tempo utile per
proteggere il cavo anche in occasione di un cortocircuito in fondo alla
linea dove si ha la più piccola corrente di cortocircuito.
Da ciò si deduce che un fusibile, scelto per la protezione contro il so-
vraccarico è anche idoneo ad assicurare la protezione contro il corto-
circuito purché sia ubicato all’inizio della linea ed abbia potere di inter-
ruzione maggiore della corrente presunta di cortocircuito nel punto di
installazione.
Un interruttore, scelto per la protezione contro il sovraccarico è anche
idoneo ad assicurare la protezione contro il cortocircuito se soddisfa le
condizioni anzi esposte per il fusibile ed

inoltre la condizione ≤ K2S2 per un cortocircuito all’inizio della linea.

21
1. Protezione contro le sovraccorrenti

1.6. Dispositivi di protezione distinti per sovraccarico e cortocircuito

Per una protezione dal sovraccarico e dal cortocircuito per mezzo


di dispositivi distinti, l’energia passante attraverso il dispositivo
di protezione contro il cortocircuito deve essere tollerabile per il
dispositivo contro il sovraccarico.

Nei casi si prediliga una protezione dal sovraccarico e dal cortocircu- 15.
Un esempio tipico in bassa
ito per mezzo di dispositivi distinti, questi devono essere coordinati in tensione di dispositivi di pro-
modo che il dispositivo di protezione contro il cortocircuito protegga tezione distinti è quello dei
quello contro il sovraccarico durante il guasto. In altre parole, come contattori con sganciatore
termico associati a fusibili
già detto per la protezione di sostegno, l’energia passante attraverso utilizzati tipicamente per la
il dispositivo di protezione contro il cortocircuito deve essere tollera- protezione di motori.
bile per il dispositivo contro il sovraccarico15.

1.7. Protezione dei conduttori di fase e di neutro

Nei circuiti fase-fase nel caso in cui sia previsto un interruttore


differenziale è possibile omettere il dispositivo di protezione su
di un conduttore di fase. Nei circuiti trifase con neutro occorre
installare un dispositivo di protezione contro il cortocircuito su
tutti i conduttori di fase. Nei circuiti fase-neutro è sufficiente un
dispositivo di protezione sul conduttore di fase.

Un ultimo problema che merita di essere affrontato è quello della


scelta, nel caso di interruttori automatici del numero di poli protetti
che il dispositivo deve possedere e, nel caso di fusibili su quali con-
duttori gli stessi debbano essere installati per assicurare un funzio-
namento efficace.
Nei circuiti fase-fase la protezione su di un unico conduttore, è suf-
ficiente per interrompere la corrente bifase, ma non quella tra fase
e terra, lo stesso vale per circuiti trifase con una fase non protetta
(Figura 6). Tutti i conduttori di fase devono essere pertanto protetti,
salvo quanto di seguito indicato.

22
capitolo 4. capitolo 1.

Figura 6 – Un solo polo protetto nei circuiti fase-fase non è sufficien-


te a far fronte a tutti i tipi di cortocircuito che si possono verificare.
Nel caso in cui sia previsto un interruttore differenziale, la corrente
verso terra è interrotta dall’interruttore differenziale stesso.
Se questo soddisfa le condizioni per la protezione contro il cortocir-
cuito unipolare a terra è possibile omettere il dispositivo di protezio-
ne su di un conduttore di fase.

Nei circuiti trifase con neutro occorre installare un dispositivo di pro-


tezione su tutti i conduttori di fase dato che un eventuale cortocircuito
fase-neutro non sarebbe rilevato da un dispositivo differenziale. Il con-
duttore di neutro risulta in questo caso automaticamente protetto se
ha sezione pari a quella dei conduttori di fase, altrimenti i dispositivi di
protezione installati sui conduttori di fase devono essere dimensionati
sulla base della sezione dello stesso conduttore di neutro.
Nei circuiti fase-neutro è sufficiente un dispositivo di protezione sul con-
duttore di fase per proteggere il circuito dalle sovracorrenti, ad esempio
un fusibile o un interruttore bipolare con un solo polo protetto.
Nei sistemi TN-C non è possibile in nessun caso interrompere il condut-
tore PEN dal momento che funge anche da conduttore di protezione.
In Tabella 4 sono riassunte le considerazioni fino a questo punto
condotte circa la necessità di un dispositivo di protezione contro le
sovracorrenti sui conduttori di fase e di neutro.
Tabella 4 – Necessità di un dispositivo di protezione contro le sovra-
correnti sui conduttori di fase e di neutro.

23
1. Protezione contro le sovraccorrenti

Circuiti
Due fasi Fase/ Trifase Trifase con neutro
Neutro
Sistema SN = SF SN < SF

FF FN FFF FFFN FFFN


TN-C - P no - PPPno PPPnoc
TN-S PPa P- PPPa PPP-b PPPbd
TT PPa P- PPPa PPP-b PPPbd
IT PP PPb PPP PPPPb PPPb

F: conduttore di fase P: è richiesta protezione
N: conduttore di neutro -: non è richiesta protezione
SF: sezione del conduttore di fase no: vietato proteggere
SN: sezione del conduttore di neutro

a: Se il sistema è protetto da un dispositivo differenziale può essere


omessa la protezione di un conduttore di fase.

b: Deve essere prevista una protezione che non apra prima e non
chiuda dopo il conduttore di neutro.

c: Se il sistema non è equilibrato deve essere previsto sul conduttore


PEN un rilevatore di sovracorrente che interrompa le fasi, ma non
il conduttore PEN.

d: Se il sistema non è equilibrato deve essere previsto un disposi-


tivo di protezione del neutro.

1.8. Selettività

Per due dispositivi di protezione posti in serie si definisce selet-


tività totale (certa) la condizione per cui interviene solo il disposi-
tivo più vicino al punto di guasto e selettività parziale (probabile)
se l’apertura del solo interruttore a valle non è sicura per tutti i
valori di corrente di cortocircuito.

La selettività è un’esigenza frequente ed in taluni casi essenziale per


l’esercizio di un impianto elettrico.

24
capitolo 4. capitolo 1.

La selettività può essere definita come il coordinamento tra dispo- 16.


Il ricorso alla selettività è
sitivi di interruzione posti in serie tale che un eventuale guasto sia particolarmente importante
eliminato dal dispositivo posto immediatamente a monte senza pro- in tutti quegli impianti dove
è richiesta la massima con-
vocare l’intervento intempestivo degli altri dispositivi16. tinuità di esercizio come,
Per due dispositivi di protezione posti in serie si definisce selettività ad esempio, negli impianti
totale (certa) la condizione per cui interviene solo il dispositivo più industriali a ciclo continuo,
negli impianti nei quali un
vicino al punto di guasto isolando esclusivamente il circuito sede di disservizio, anche di breve
guasto e consentendo al dispositivo a monte17 di continuare ad ali- durata può arrecare consi-
stenti danni economici, nelle
mentare gli altri circuiti da esso derivati. reti di distribuzione dove i
La selettività può anche essere solo parziale (probabile), ossia, se disservizi possono arrecare
l’apertura del solo interruttore a valle non è sicura per tutti i valori di importanti inconvenienti alle
attività umane, negli impianti
corrente di cortocircuito presunta nel punto in cui è installato l’inter- a bordo di navi dove la man-
ruttore stesso (Figura 7). Esiste quindi un valore limite di corrente canza di energia anche per
breve periodo può compro-
oltre il quale si può manifestare l’apertura contemporanea (non se- mettere la sicurezza della
lettiva) anche di uno o più interruttori posti a monte. navigazione, ecc.

17.
I termini a monte e a valle
sono riferiti al verso di tran-
sito dell’energia.

Figura 7 – L’interruttore C è selettivo rispetto ad B quando, originan-


dosi un guasto o un sovraccarico a valle di C interviene solo l’inter-
ruttore C e l’interruttore B è selettivo rispetto ad A se verificandosi
un guasto o un sovraccarico a valle di B interviene solo quest’ultimo.

Il capitolo descrive le principali tecniche per la realizzazione delle


condizioni di selettività in condizioni di cortocircuito.

25
1. Protezione contro le sovraccorrenti

1.8.1. Principi di selettività

I due elementi cardine di uno studio di selettività sono la cono-


scenza dello schema e delle caratteristiche dei dispositivi, con-
sentendo di realizzare un coordinamento per la protezione.

Facendo riferimento alla definizione di selettività è possibile fare alcu- 18.


E’ importante sottolineare
ne considerazioni generali che permettono di evidenziare gli elementi che un’attenta scelta dello
essenziali per il coordinamento selettivo dei dispositivi di protezione. schema o la natura stessa
La selettività consiste nella realizzazione di un coordinamento di di- dell’impianto o, in certi casi,
una oculata suddivisione
spositivi di protezione; questo implica necessariamente che i due dei circuiti di alimentazione
elementi cardine di uno studio di selettività siano: dei carichi può portare ad
un certo grado di selettività
– la conoscenza delle caratteristiche dei dispositivi; naturale ossia di uno stato
– la conoscenza dello schema dell’impianto e delle grandezze per il quale il coordinamento
relative al funzionamento in condizioni ordinarie e, soprattutto, selettivo risulta automatica-
mente dalle caratteristiche
in cortocircuito. nominali degli interruttori. È
questo il caso, ad esempio,
di impianti in cui i livelli del-
In linea di principio la protezione selettiva è realizzata quando i tempi le correnti di corto circuito
totali di interruzione dei dispositivi installati in serie sono graduati in sono sensibilmente diverse
maniera crescente dall’ultimo gradino verso il primo18. tra loro.

La necessità di tempi di eliminazione dei guasti via via crescenti man 19.
mano che si procede da valle verso monte implica che: La protezione selettiva può
– il dispositivo di protezione19 a monte deve essere in grado essere realizzata con soli
interruttori, soli fusibili o in-
di sopportare, senza intervenire intempestivamente e senza terruttori e fusibili.
danneggiarsi, la massima corrente di cortocircuito di compe-
tenza del dispositivo a valle ed inoltre deve interrompere le
correnti di cortocircuito di sua competenza che possono sta
bilirsi nella sezione mediana del circuito;
– il dispositivo più a valle deve intervenire nel minore tempo
possibile per evitare ritardi eccessivi nell’intervento degli altri;
– l’impianto deve essere in grado di sopportare le sollecitazioni
termiche ed elettrodinamiche connesse con i ritardi di intervento
dei dispositivi di protezione.

1.8.2. Selettività fra interruttori automatici

Generalmente gli interruttori con sganciatori istantanei rapidi e interrut-


tori limitatori posseggono un elevato potere di interruzione adatto nel-
le sezioni più a monte dell’impianto. Questa condizione è contrastante
con il coordinamento delle protezioni ai fini della selettività che richiede
tempi di eliminazione dei guasti via via crescenti risalendo a monte.

26
capitolo 4. capitolo 1.

La protezione selettiva più efficiente è quella realizzata esclusiva- 20.


Lo studio della selettività,
mente con interruttori di caratteristiche idonee. specialmente nei riguardi di
Il problema di ottenere un apparecchio che soddisfi contemporanea- un sistema complesso, può
essere affrontato solo dopo
mente alle esigenze di protezione e di selettività non è certo di facile l’analisi dettagliata delle ca-
soluzione anche perchè alcune delle condizioni di funzionamento ri- ratteristiche dei singoli appa-
chieste sono contrastanti. recchi di protezione funzione
del principio di intervento
Nella generalità dei casi, infatti, si ottiene un elevato potere di interru- proprio dell’apparecchio
zione negli apparecchi di bassa tensione mediante sganciatori istan- (termico, magnetico, logico).
tanei rapidi, con elevate velocità di apertura dei contatti o, addirittura,
con interruttori limitatori. Tali prestazioni sono auspicabili nelle se-
zioni più a monte essendo il livello delle correnti di guasto crescente
verso il punto di consegna dell'energia.
Questa condizione è contrastante con il coordinamento delle prote-
zioni ai fini della selettività che, al contrario, richiede tempi di elimina-
zione dei guasti via via crescenti risalendo a monte20.

1.8.3. Selettività tra interruttori automatici con sganciatori magnetotermici

Per la selettività di intervento per sovraccarico è sufficiente verificare


che l’interruttore a monte abbia una caratteristica di intervento più alta
di quella dell’interruttore a valle nel tratto a tempo inverso senza inter-
sezioni delle curve. Per i problemi legati alla selettività in cortocircuito,
il tipo di regolazione degli sganciatori magnetici permette di classificare
la selettività in cronometrica, amperometrica e mista.

Lo studio della selettività tra interruttori automatici con sganciatori 21.


Poiché l’ampiezza della
magnetotermici è complesso ed articolato in quanto la caratteristi- zona d’intervento nella parte
ca tempo corrente comprende una zona a tempo inverso ed una a più larga (vicina alla soglia di
intervento istantaneo) vale
tempo indipendente e la caratteristica tempo/energia specifica non è circa 2-2,5 volte la corrente
monotona. nominale (In), per assicurare
Nel caso di interruttori automatici magnetotermici la valutazione del la selettività in tutta la zona di
sovraccarico, occorre che la
comportamento selettivo non può essere condotta se non conside- corrente nominale dell’inter-
rando separatamente il funzionamento dello sganciatore termico ruttore più a valle non superi
il 40-50% della corrente no-
(tempo inverso) e di quello magnetico (tempo indipendente). minale dell’interruttore instal-
lato a monte. E’ impossibile
Per quanto riguarda la selettività di intervento per sovraccarico, cui ricercare selettività per so-
vraccarico tra apparecchi
si farà solo un breve cenno, è sufficiente verificare che l'interruttore a aventi la stessa corrente
monte abbia una caratteristica di intervento più alta di quella dell'in- nominale o correnti nominali
molto simili.
terruttore a valle nel tratto a tempo inverso e che esse non si interse-
chino in nessun punto21.

27
1. Protezione contro le sovraccorrenti

E’ lecito, ad esempio, aspettarsi la selettività d’intervento in caso di


sovraccarico quando l’apparecchio a monte ha una corrente nomi-
nale di 25 A e quello a valle di 10 A oppure quando l’apparecchio a
monte ha In pari a 80 A e quello a valle pari a 32 A, ecc.
Non si approfondiranno i concetti legati alla suddivisione più o meno
spinta delle utenze che porta come diretta conseguenza nella dire-
zione di una selettività di sovraccarico naturale, ma in quanto segue
si approfondiranno invece i problemi legati alla selettività in cortocir-
cuito.
Il tipo di regolazione degli sganciatori magnetici permette di classifi-
care la selettività in cronometrica, amperometrica e mista.

1.8.3.1. Selettività cronometrica

Ai relè degli interruttori generali di grande potenza è possibile applicare


dei dispositivi ritardatori per la realizzazione della selettività cronome-
trica. Ritardando intenzionalmente l’apertura dell’interruttore a monte e
coordinando tra loro i tempi di intervento dell’interruttore a monte e di
quello a valle è possibile ottenere un coordinamento della selettività su
3 o 4 livelli attraverso ritardi di ampiezza unitaria di 50-700ms.
La selettività cronometrica si realizza ritardando intenzionalmente
l'apertura dell'interruttore a monte applicando ai relé dei dispositivi ri-
tardatori e coordinando tra loro i tempi di intervento dell' interruttore a
monte e di quello a valle (Figura 8).

Figura 8 - Selettività cronometrica tra due interruttori automatici.

28
capitolo 4. capitolo 1.

La selettività totale si realizza quando la soglia di intervento istantaneo


dell'interruttore a valle è inferiore alla soglia di intervento istantaneo
dell'interruttore a monte (Figura 9).

Figura 9 - Selettività cronometrica totale tra due interruttori automatici. 22.


O analogamente quanto
maggiore è il numero di
E' naturale che tanto l'interruttore a monte quanto tutti i componenti interessati gradini di temporizzazione
dalla sovracorrente di guasto debbano essere in grado di sopportare l'energia previsti.
passante relativa alla corrente di cortocircuito massima prevista per la durata
corrispondente al ritardo assegnato. E' quindi necessario installare a monte
interruttori che abbiano corrente di breve durata confrontabile con la corrente
corrispondente al proprio potere di interruzione e dimensionare il tratto compre-
so tra i due interruttori per la sollecitazione massima prevista.
L'impiego di sganciatori selettivi di tipo cronometrico comporta un tempo
complessivo di interruzione in media superiore al periodo relativo ad un'on-
da di corrente alla frequenza di 50 Hz; naturalmente tale tempo è tanto
maggiore quanto maggiore è il livello al quale si manifesta il guasto22 .
Tutto ciò implica maggiori sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche
sia per l'interruttore che per i componenti dell'impianto elettrico, solleci-
tazioni che sono via via crescenti risalendo a monte.
Un esempio può aiutare a rendere il problema più tangibile. Se si in-
dica con Λt il tempo di ritardo intenzionalmente introdotto, l’energia
specifica passante propria di un interruttore con Λt=0 subisce un incre-
mento pari ad almeno Icc2Λt. Per esempio per Λt = 30 ms e Icc = 15 kA
si avrebbe un incremento di energia specifica passante di circa 6,75
MA2s che andrebbe ad aggiungersi ai circa 2 MA2s lasciati passare a
causa dei tempi proprii di apertura dell’interruttore.

29
1. Protezione contro le sovraccorrenti

Inoltre alcuni interruttori non sono in grado di sopportare per lungo 23.
tempo le correnti di cortocircuito senza che avvenga la separazione Il ritardo intenzionale è compa-
tibile solo su interruttori generali
spontanea dei contatti; in questo caso è necessario equipaggiare l'in- di grande potenza e non è pro-
terruttore con uno sganciatore istantaneo per evitare la richiusura sul ponibile per apparecchi desti-
cortocircuito con conseguente possibile saldatura dei contatti e quindi nati alla protezione degli usuali
circuiti di distribuzione né tanto-
di fatto annullare il ritardo intenzionale23 per correnti superiori a detta meno nei circuiti terminali di pic-
soglia. cola sezione. Le temporizza-
zioni realizzate su interruttori di
La selettività di conseguenza potrebbe non risultare totale ma limitata comune produzione permetto-
dalla corrente di intervento istantaneo dello sganciatore temporizzabile no generalmente di ottenere un
qualora questa non fosse superiore alla corrente presunta di cortocir- coordinamento della selettività
su 3 o 4 livelli di distribuzione,
cuito del dispositivo a valle. tipicamente attraverso ritardi di
ampiezza unitaria di 50-700ms.

1.8.3.2. Selettività amperometrica

La corrente di sgancio dell’interruttore a monte deve essere inferiore


alla corrente di cortocircuito presunta ai morsetti dell’interruttore a val-
le. Inoltre, l’energia specifica passante di quest’ultimo non è sufficiente
per far intervenire lo sganciatore dell’interruttore a monte.
Il principio della selettività amperometrica è quello di coordinare op-
portunamente le soglie di intervento dello sganciatore magnetico degli
interruttori installati in serie e si realizza soddisfacendo ai seguenti due
criteri (Figura 10 e Figura 11):
- coordinando la corrente di sgancio dell'interruttore a monte in
modo tale che sia inferiore alla corrente di cortocircuito presunta;
- l'energia specifica passante dell'interruttore a valle non è quali-
tativamente e quantitativamente sufficiente per far intervenire
lo sganciatore dell'interruttore a monte.

30
capitolo 4. capitolo 1.

Figura 10 - Selettività amperometrica tra due interruttori automatici. La


selettività totale si ha per valori di Icc inferiori alla soglia d'intervento
dell'interruttore A (ImA).

Figura 11 - Per tutte le correnti minori di Is l'energia specifica passante 24.


non fa intervenire l'interruttore A - Is corrente limite superiore di selettività. Una regola pratica che può
essere seguita in prima ap-
prossimazione, derivante
La selettività amperometrica si realizza utilizzando interruttori automati- anche dalle tolleranze di in-
tervento previste per il tipo di
ci o interruttori automatici e interruttori automatici limitatori. apparecchi in oggetto, consi-
La selettività totale si realizza solo quando la corrente di cortocircuito ste nell’associare interruttori
ai morsetti dell'interruttore a valle è inferiore alla soglia di intervento aventi soglie di intervento
istantaneo in rapporto non
dell'interruttore a monte (Icc<ImA). inferiore a 1,5-2. E’ sempre
La conseguenza di ciò è che in genere la selettività amperometrica può necessario comunque riferir-
si alle tabelle di selettività o
essere totale per valori modesti delle correnti di cortocircuito. Questo alle curve caratteristiche dei
limite rende tale principio di selettività applicabile solo a situazioni par- dispositivi di protezione forni-
ticolari quali reti caratterizzate da una rilevante riduzione della corrente te dai costruttori.

di cortocircuito tra i due interruttori quindi distribuzione terminale, linee


lunghe e/o di piccola sezione. Nella maggioranza dei casi la selettività
che si riesce ad ottenere è solo parziale24.
1.8.3.3. Selettività amperometrica derivante dall’impiego di interruttori limitatori 25
25.
Le tecniche descritte in que-
La selettività amperometrica risulta più sicura ed efficace quando a valle si sto paragrafo per realizzare
installano interruttori automatici di tipo limitatore. la selettività vanno spesso
Le curve caratteristiche degli interruttori automatici limitatori permettono, sotto altri nomi introdotti dai
diversi costruttori di apparec-
inoltre, di realizzare una selettività di tipo amperometrico laddove con i nor- chi come ad esempio selet-
mali interruttori rapidi non è possibile ottenere selettività totale o di ampliare tività energetica o selettività
sellim.
l’intervallo di selettività di due dati interruttori automatici (Figura 12).

31
1. Protezione contro le sovraccorrenti

Figura 12 - Selettività tra un interruttore automatico a monte ed un in-


terruttore automatico limitatore a valle. Le caratteristiche di B e B’ sono
relative rispettivamente ad un interruttore automatico non limitatore ed
uno limitatore; si nota come l’intervallo di selettività aumenta.

La selettività d’intervento si realizza grazie ai tempi di intervento estremamen-


te ridotti dell’interruttore limitatore che, a partire da un determinato valore della
corrente, modifica la sua caratteristica da tempo indipendente a tempo dipen-
dente riducendo così l’impulso di energia dovuto alla corrente di cortocircuito.
Da quanto sopra esposto si può dedurre che la selettività è tanto più ele-
vata quanto minore è l’energia lasciata transitare dall’interruttore a valle
e quanto maggiore è l’energia di non intervento dell’interruttore a monte.
L’impiego di interruttori limitatori consente di ottenere selettività totale
anche tra interruttori limitatori di diversa taglia per valori di correnti che
non provocano l’apertura transitoria dei contatti del limitatore a monte.
L’utilizzo a valle di interruttori limitatori permette, in taluni casi, di con-
tenere o eliminare i ritardi intenzionali imposti agli interruttori installati
a livello primario di distribuzione (vedi punto precedente) e quindi di
ridurre sensibilmente le sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche a
cui è soggetto l’impianto in caso di guasto e di ridurre, conseguente-
mente, il dimensionamento di alcuni suoi componenti.
Le regole pratiche di prima approssimazione che permettono di realizza-
re questo tipo di selettività sono quelle di prevedere sganciatori in serie
con correnti nominali in rapporto superiore 1,6-1,8 e taglie, degli stessi
interruttori, differenziate di un rapporto maggiore o uguale a 2,5. Anche
in questo caso rimane auspicabile il ricorso alle tabelle e alle curve di
selettività fornite dai costruttori dei dispositivi che si intendono utilizzare.

32
capitolo 4. capitolo 1.

Una diversa tecnica che permette ancora di impiegare le caratteristi-


che peculiari dei dispositivi in oggetto è quella di prevedere l’inseri-
mento di un dispositivo limitatore in serie all’interruttore principale a
monte. Questa tecnica permette di conciliare l’esigenza di una selet-
tività totale con il vantaggio di una notevole limitazione delle correnti
cortocircuito a fronte di altri effetti indesiderati citati in quanto segue.
L’interruttore principale (limitatore) a monte è in questo caso costituito
da due contatti posti in serie:
– un contatto di potenza comandato dai relé di protezione;
– un contatto limitatore (blocco limitatore) la cui apertura non
condizionata da alcun relé avviene per effetto della repulsione
elettrodinamica, contatto che si richiude all’esaurirsi della cor-
rente di cortocircuito.
Per comprenderne il principio di funzionamento può essere fatto rife-
rimento al comportamento in cortocircuito che può essere schematiz-
zato come segue:
– per un cortocircuito a valle dell’interruttore principale la corrente
è limitata ed interrotta temporaneamente dal contatto limitatore,
ma il relé di protezione conferma l’apertura dei contatti di potenza
seconda semionda della corrente di cortocircuito;
– per un cortocircuito a valle dell’interruttore secondario la corrente è
fortemente limitata dall’azione del contatto limitatore dell’interruttore
principale.
L’interruttore secondario interrompe una corrente fortemente
limitata (protezione di back-up) ed anticipa l’apertura dei
contatti principali (protezione selettiva).
La tecnica esposta permette di ottenere una selettività totale rispetto 26.
all’interruttore a valle, migliorare la selettività energetica con l’interrut- Un breve abbassamento di
tore a monte e di ridurre l’eventuale temporizzazione imposta all’inter- tensione di alcuni millisecon-
di, se non provoca particolari
ruttore a monte. effetti sulle lampade ad in-
Conseguenza indesiderata introdotta dalla tecnica in esame è l’abbas- candescenza può portare a
situazioni di funzionamento
samento transitorio di tensione26 su tutta la rete provocata dall’apertu- critiche per altri dispositivi
ra dei contatti del dispositivo limitatore. elettrici come i calcolatori
elettronici o i contattori.

1.8.3.4. Selettività mista

La selettività mista viene realizzata introducendo nella caratteristica dello


sganciatore dell’interruttore a monte un ritardo, che si annulla però a partire
da un valore di corrente inferiore a quello di repulsione elettrodinamica dei
contatti.

33
1. Protezione contro le sovraccorrenti

La selettività mista può essere considerata un miglioramento di quel-


la amperometrica ed è ottenuta introducendo, nella caratteristica
dello sganciatore dell'interruttore a monte un ritardo che si annulla
però a partire da un valore di corrente inferiore a quello di repulsione
elettrodinamica dei contatti. Lo stesso interruttore non è chiamato a
condurre per tempi prolungati, come accade nel caso della selettività
cronometrica, correnti dell'ordine del potere di interruzione, ma deve
comunque essere in grado di sopportare le sovracorrenti per le dura-
te di ritardo prefissate.

1.8.3.5. Selettività logica

La selettività logica si avvale dell’impiego di sganciatori elettronici a micro-


processore che avvertendo una sovracorrente inviano un segnale di attesa
all’interruttore installato subito a monte.

La selettività logica si avvale dell'impiego di sganciatori elettronici


a microprocessore. Il principio di funzionamento è molto semplice,
tutti gli interruttori che vedono transitare sovracorrente superiore alla
soglia di funzionamento inviano un segnale di attesa all'interruttore
installato subito a monte.
Le ampie gamme di scelta delle curve e delle regolazioni dei tem-
pi e delle correnti di intervento degli sganciatori a microprocessore
consentono di assicurare la protezione anche di impianti complessi
e carichi critici migliorandone l'affidabilità globale.
Questi sganciatori sono costituiti da un'unità di protezione che permet-
te la raccolta di una vasta gamma di informazioni dal campo che con-
sentono al dispositivo di protezione una grande flessibilità di impiego e
coordinamento. Grazie alle possibilità offerte dall'elettronica l'impiego
di questi dispositivi permette di implementare, ai fini della selettività, la
curva di intervento dell'interruttore migliore per soddisfare le diverse
esigenze che si presentano in ciascun caso specifico.

1.8.4. Selettività fra fusibili

La selettività fra fusibili è ottenuta quando la caratteristica di fusione (o di


prearco) del dispositivo posto a monte non intercetti la stessa caratteristica
tempo/corrente del dispositivo posto a valle.

L'impiego dei fusibili come organi di protezione è giustificato dal prez-


zo relativamente basso rispetto a quello degli interruttori. Essi tuttavia

34
capitolo 4. capitolo 1.

presentano l'inconveniente della sostituzione dopo il funzionamento e 27.


per tale motivo l’impiego deve essere limitato ai punti dove i cortocircuiti Questo è quasi sempre
possibile in quanto il carico
possono manifestarsi solo di rado. va man mano diminuendo
Negli impianti a distribuzione radiale la selettività è ottenuta scegliendo dall’alimentazione principale
fusibili con correnti nominali diverse27. Per realizzare la selettività tra verso l’utente, mentre la cor-
rente di corto circuito è ugua-
fusibili è necessario che la caratteristica di fusione (o di prearco) del le o varia di poco.
dispositivo posto a monte non intercetti la stessa caratteristica tempo/
corrente del dispositivo posto a valle (Figura 13).

Figura 13 - Selettività totale tra fusibili.


- a. caratteristica di prearco
- b. caratteristica di fusione.

Il tipico andamento della caratteristica tempo/corrente del fusibile (mono-


tona e decrescente) e l'unificazione in ambito normativo, semplificano lo
studio della selettività e la rendono possibile anche con fusibili di costrut-
tori diversi, purché siano dello stesso tipo.
Un pratico criterio di massima per realizzare la selettività tra fusibili con-
siste nello scegliere dispositivi aventi correnti nominale in rapporto non
inferiore a 1,6. Se, poi, i fusibili sono dello stesso costruttore è possibile
ridurre tale valore a circa 1,25.

1.8.5. Selettività fra interruttori automatici e fusibili

L’impiego dei fusibili nell’ultimo livello dell’impianto permette di realizzare


la protezione molto semplicemente. Si ha invece selettività fra un fusibile ed
un interruttore a valle, quando l’energia specifica lasciata fluire dall’interrut-
tore risulta inferiore all’energia specifica di prearco del fusibile.

35
1. Protezione contro le sovraccorrenti

In generale si ricorre alla combinazione dei fusibili con gli interruttori so-
prattutto per ragioni economiche.
Si ha selettività fra un fusibile ed un interruttore a valle fino a quel valore
di corrente di cortocircuito per il quale l'energia specifica lasciata fluire
dall'interruttore automatico corrispondente al tempo totale di interruzione
risulta inferiore all'energia specifica di prearco del fusibile.
Il valore della corrente individuato dall'intersezione delle caratteristiche
tempo/corrente dei due dispositivi che viene indicato con Is, corrente
limite di selettività, individua due zone di funzionamento caratterizzate
rispettivamente dall'intervento del solo interruttore o dal probabile inter-
vento del fusibile.
Un altro punto significativo è dato dall’intersezione tra la caratteristica
tempo/corrente dell’interruttore e la caratteristica di interruzione del fusi-
bile; tale punto, indicato con Ib (corrente di scambio), individua il valore
di corrente oltre il quale interviene sempre il fusibile associato e l’interru-
zione della corrente di cortocircuito viene operata cooperativamente dal
fusibile e dall’interruttore (Figura 14).

Figura 14 - Selettività tra fusibile ed interruttore automatico.


- a. caratteristica di prearco
- b. caratteristica di fusione
- Is corrente limite di selettività
- Ib corrente di scambio
28.
In modo particolare l’impiego dei fusibili nell’ultimo livello dell’impianto L’impiego a valle di interruttori
permette di realizzare la protezione molto semplicemente e senza dover di tipo limitatore consente di
ricorrere a scaglionamenti eccessivi per i relè degli interruttori a monte28. elevare i margini di selettività.

36
capitolo 4. capitolo 1.

Se si ricorre a fusibili ed interruttori automatici dello stesso costruttore lo


studio del coordinamento della selettività può essere facilitato notevol-
mente da tabelle di accoppiamento preparate da quest’ultimo.

1.8.6. Casi particolari


1.8.6.1. Locali di pubblico spettacolo e trattenimento

E’ importante sottolineare come i criteri progettuali che sovraintendo-


no la selettività di intervento siano, in alcuni casi, fatti propri anche
dalle normativa elettrica che pur non avendo carattere strettamente
impositivo sono comunque espressione della regola dell’arte.
Quando più dispositivi di protezione sono disposti in serie e quando le
necessità di esercizio lo giustificano, le caratteristiche di funzionamen-
to devono essere scelte in modo da staccare dall’alimentazione solo
la parte dell’impianto nella quale si trova il guasto29. 29.
Un caso particolare è quello relativo ai locali di pubblico spettacolo e trattenimen- Art. 536.1 della Norma CEI
64-8/5.
to, per i quali la Norma CEI 64-8/7 prescrive che l’impianto debba essere suddivi-
so in più circuiti in modo da facilitare e limitare il disservizio causato da interventi
per guasto o per manutenzione. Se per i comandi generali essenziali e per le loro
protezioni è previsto che il pubblico non possa essere messo nelle condizioni di
agire su di essi, per quelli non essenziali non è imposta tale restrizione solo a
condizione che essi siano derivati da circuiti provvisti di protezioni selettive.
D’altro canto esistono però casi nei quali non è possibile ottenere selettività ed è
perciò inutile ogni tentativo; è il caso delle utenze civili con contatori concentrati
in un locale posto alla base dei montanti. La corrente nominale dell’interruttore
del distributore di energia, infatti, per esigenze tariffarie, è in genere più bassa
di quella dell’interruttore generale dell’utente posto all’interno dell’appartamento.

1.8.6.2. Selettività tra interruttori rapidi tripolari e dispositivi bipolari

I circuiti finali di un sistema di distribuzione trifase sono frequentemente


monofasi (fase-neutro). Rispetto alla situazione in cui sono presenti a
monte e a valle interruttori tripolari si verifica in questo caso una sensibile
riduzione dell’energia specifica in gioco per cortocircuito su un circuito
terminale monofase con conseguente miglioramento della selettività.
La riduzione dell’energia specifica, a parità di corrente presunta e di
corrente nominale è dovuta alla presenza di due poli in serie con appli-
cata la tensione di fase. A titolo di esempio si consideri un interruttore
limitatore tripolare con corrente nominale 20 A, potere di interruzione
pari a 25 kA, energia massima passante ad una corrente pari al pote- 30.
In particolare permettere il
re di interruzione 45 kA2s e l’esecuzione bipolare dello stesso che, a raggiungimento della selet-
parità di potere di interruzione è caratterizzato da un’energia specifica tività totale fino alla corrente
nominale di 40 A.
passante inferiore al limite indicato30.

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