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CIRCOLAZIONE GENERALE DELL’ATMOSFERA

La circolazione generale dell’atmosfera è la


diretta conseguenza della diversa
distribuzione del bilancio energetico al
suolo su base annuale tra la radiazione
solare assorbita e la radiazione persa per
irraggiamento nell’infrarosso,
ovvero del surplus di calore all’Equatore e
del deficit ai poli.
Essa ha la funzione di riportare all’equilibrio
il bilancio energetico globale, annullando il
surplus calorico equatoriale e, nello stesso
tempo, risanando il deficit ai poli.
Modello di bilancio energetico terrestre:
tanto entra, tanto esce
Flusso di energia solare su sezione terrestre: 1370 W/m2
su superficie sferica (rapporto sezione/superficie 1/4): 340 W/m2
Circolazione generale dell’atmosfera

• L’atmosfera è un sistema altamente non


lineare e quindi ci sono sempre interazioni
tra i sistemi del moto a scale differenti.
• Non possiamo dividere i sistemi a grande
scala da quelli a piccola scala, quindi tutte
le approssimazioni che faremo per meglio
comprendere i fenomeni avranno un certo
grado di artificialità e arbitrarietà.
…innanzitutto… Le scale del moto

 Classifichiamo i moti atmosferici in base alla scala


temporale e spaziale.
 La scala temporale è di solito legata alla sua scala di
lunghezza: più grande è quest’ultima, più lunga è quella
temporale.
 Lo spettro dei moti atmosferici può suddividersi in:
1) moti a scala planetaria
2) moti a scala sinottica
3) moti della mesoscala
4) moti a piccola scala
Le scale del moto
Scala Dimensioni Esempi

Planetaria 10.000 km Cella di Hadley


Sinottica 1.000 km Cicloni extratropicali
Mesoscala 100 km Temporali
Piccola scala <10 km Cumuli
• Il gradiente di temperatura nord-sud è la
principale forza attivante la circolazione
globale atmosferica.
• Il gradiente orizzontale della temperatura
media è molto debole tra i 30°N e i 30°S.
La diminuzione più forte avviene tra i 30°-
60°N e i 30°-60°S.
• Il gradiente è molto più forte in inverno che
in estate.
Luglio

Gennaio
Hadley nel 1735 propose il primo Suppose che la Terra fosse priva di rotazione e
modello per descrivere la con superficie omogenea, in modo da trascurare
circolazione generale il diverso riscaldamento stagionale tra oceani e
continenti. Sulla colonna d’aria equatoriale il
riscaldamento, dovuto al surplus di calore,
provoca un moto ascendente, mentre il
progressivo raffreddamento da deficit calorico
sulla corrispondente colonna d’aria polare
aumenta la densità dell’aria, instaurando così
moti discendenti.
Nella parte troposferica superiore della colonna
d’aria equatoriale, le correnti ascendenti
determinano, per apporto d’aria dagli strati
sottostanti, un aumento della pressione
atmosferica (perché aumenta il peso della
colonna d’aria avente la sua base nella media
troposfera), con conseguente formazione di
un’alta pressione rispetto alle zone circostanti. Al
contrario nella parte superiore della colonna
d’aria posta a latitudini polari, la sottrazione
d’aria provocata dalle correnti discendenti
favorisce la formazione di una bassa pressione
rispetto alle aree circostanti.
H

Dunque alle quote superiori le masse d’aria verranno sospinte dall’alta pressione
verso la bassa pressione, ossia dall’Equatore verso i poli. Ma tale fuoriuscita
orizzontale di aria dalla colonna equatoriale determina, rispetto alle zone circostanti,
una bassa pressione al suolo alla base della colonna, perché è diminuito il peso della
colonna d’aria sovrastante. Viceversa l’afflusso di aria equatoriale sulla colonna
polare dà luogo al suolo a un’alta pressione rispetto alle zone circostanti, essendo
aumentato il peso totale che la colonna d’aria esercita sulla sua base al suolo. Di
conseguenza in prossimità del suolo, le masse d’aria saranno sospinte dai poli verso
l’Equatore e quindi tra alte e basse latitudini si instaura una megacella convettiva
chiusa, denominata cella di Hadley.
Tale cella permetterebbe di spiegare gli scambi di calore tra Equatore e poli.
Quindi se la Terra fosse priva di rotazione su se stessa, il
differente riscaldamento darebbe luogo a una singola
megacella convettiva, caratterizzata, al suolo, da correnti
ascendenti all’equatore e discendenti ai poli.
LA CELLA DI HADLEY: CIRCOLAZIONE A UNA CELLA
Il modello di circolazione proposto da Hadley
mostra in realtà molte discrepanze rispetto
alla circolazione generale realmente
osservata nell’atmosfera.

Dato che la Terra ruota, è necessario tener


conto di due leggi della dinamica, che spiegano
la circolazione dell' atmosfera a livello globale,
così come si osserva in natura:
la legge di Coriolis e la legge di
conservazione del momento angolare o
bilancio del momento angolare della
quantità di moto.
Introduciamo gli effetti della rotazione terrestre…….
……forza di Coriolis
La forza di Coriolis

La forza di Coriolis influenza


profondamente i moti
atmosferici, in particolare quelli
delle medie e alte latitudini.
Nei moti atmosferici di grande
scala o, più in generale, in tutti
i moti che avvengono in tempi
confrontabili con il periodo di
rotazione della Terra (quindi
ore), è evidente l’effetto della
forza di Coriolis.
La forza di Coriolis

Immaginiamo un disco che ruota in senso antiorario e lasciamo correre una pallina da
una parte all’altra dello stesso. Un osservatore che rimane fuori vede la pallina arrivare
al punto finale secondo una traiettoria rettilinea. Essendo la superficie ruotante, in realtà,
la pallina segue una traiettoria curva. Un osservatore che si trova sul disco ha, quindi, la
netta sensazione che la palla sia deviata verso destra da una forza “misteriosa”. Questa
forza, ovviamente “pseudo” perchè non reale, è la forza di Coriolis.
La forza di Coriolis
Consideriamo un proiettile che venga
sparato dal polo nord in direzione
dell’equatore. Se osservato da un
punto fisso nello spazio, il proiettile,
non vincolato alla Terra, non segue
una traiettoria appartenente a un
piano meridiano ma, man mano che il
pianeta sotto di esso ruota in senso
antiorario, il proiettile si allontana da
questo piano raggiungendo infine un
bersaglio sulla superficie terrestre
posto alla destra rispetto a quello a
cui si è mirato. Si noti che l’azione di
questa forza non modifica la gittata
del lancio, ma si limita a deviare
lateralmente la traiettoria, tanto che
spesso viene denominata anche
come forza deviante. È facile
constatare che se il lancio venisse
effettuato sempre in direzione
dell’equatore ma dal polo sud, la
deviazione avverrebbe verso sinistra.
La forza di Coriolis
L’intensità della forza di Coriolis è proporzionale alla velocità del moto e alla
velocità angolare del sistema di riferimento in rotazione e varia con la
latitudine. La componente orizzontale è nulla all’equatore e cresce con la
latitudine; la componente verticale, invece, ha un andamento opposto, ma è
molto più piccola rispetto alla forza gravitazionale – la differenza è di 4-5
ordini di grandezza - e la sua influenza sulla gravità effettiva risulta quindi
trascurabile nei moti atmosferici.
Più precisamente, la componente orizzontale della forza deviante di Coriolis
per unità di massa ha intensità pari a:

-2*ω*V*sen(φ)

Dove
• ω = velocità angolare della Terra;
• V = velocità lungo il piano orizzontale;
• φ = angolo di latutidine.

Il termine 2*ω*sen(φ) è denominato parametro di Coriolis.


In base alla forza di Coriolis una
particella d'aria che viaggi dall'equatore
verso il polo subisce una deviazione
verso destra nell'emisfero
settentrionale e verso sinistra in quello
meridionale, deviazione che va
crescendo con la latitudine. Ovvero in
entrambi gli emisferi le correnti che si
dirigono verso i poli tendono a divenire
occidentali. Il flusso dell'aria che negli
strati superiori dall'equatore si dirige
verso i poli subisce dunque per la
prima legge una deviazione verso
oriente, in entrambi gli emisferi, che
diventa pressoché totale intorno alla
latitudine di 30°.
Per effetto della forza deviante indotta dalla rotazione terrestre, dunque, le masse
d’aria in movimento tendono a ruotare, verso destra nell’emisfero nord, verso sinistra
in quello sud; di conseguenza, la cella si spezza, in ogni emisfero, in 3 distinte celle.
La struttura che così si genera è quella proposta, a suo tempo, da Hadley.
Schema a tre celle ottenuto
Schema a tre celle sotto l’ipotesi includendo la presenza dei
che la Terra sia costituita da sola continenti (disomogeneità
acqua (omogeneità termica) termica)
Conservazione del momento angolare
Le circolazioni tropicali rivestono fondamentale importanza ai fini del mantenimento del
bilancio del momento angolare. Il momento angolare assoluto è dato da:

m = massa,
r = distanza perpendicolare dall’asse di rotazione,
= velocità angolare di rotazione
Il principio di conservazione del momento
angolare

Il principio di conservazione del


momento angolare spiega alcuni
fenomeni fisici, come l’accelerazione
angolare di un pattinattrice su
ghiaccio che porta le proprie braccia
e gambe vicine all'asse verticale di
rotazione.
Portando una parte della massa del
proprio corpo più vicino all'asse,
decresce il momento di inerzia del
proprio corpo. Poiché il momento
angolare è costante in assenza di
coppie di forze esterne, la velocità
angolare (velocità rotazionale) del
pattinatore deve aumentare.
Il getto sub-tropicale e il principio di
conservazione del momento angolare
Quando una particella d’aria si muove
dall’equatore verso i poli, la sua distanza dall’asse
di rotazione terrestre diminuisce: per il principio di
conservazione del momento angolare, dunque, si
ha un’intensificazione della velocità dei venti
zonali. Quest’ultima si traduce nella formazione
della corrente a getto sub-tropicale, localizzabile
intorno ai 30° di latutidine ad un’altezza di circa 15
km. All’interno della corrente a getto, i venti
soffiano, in media, intorno ai 200 km/h.
In questo modo si determinano negli alti strati, intorno ai
30° di latitudine nord e sud, massimi del vento da ovest ,
ovvero quei poderosi flussi d'aria che vengono chiamati
Correnti a Getto Subtropicali (Jet Stream).

Al semplice modello di circolazione ad una cella, per il quale si era supposta la


Terra omogenea e non ruotante, si deve sostituire un modello più complesso, a 3
celle, che sicuramente ancora non rappresenta soddisfacentemente quello che
avviene in realtà.
Getto subtropicale: si genera intorno ai 30° e deriva dal flusso d’aria che si muove in
direzione del polo all’interno della cella di Hadley. In corrispondenza del getto, le particelle
d’aria subiscono un’accelerazione in virtù del principio di conservazione del momento
angolare.
Getto polare: si genera intorno ai 60° di latitudine, ove avviene il contrasto fra l’aria fredda
di origine polare e l’aria calda di estrazione subtropicale (fronte polare). Nella zona frontale
ove è presente l’aria fredda, a causa della maggiore densità atmosferica, la pressione
diminuisce con la quota molto più rapidamente che nell’adiacente zona di aria calda,
cosicchè tra le opposte parti del fronte polare si genera un differenza di pressione
rapidamente crescente con l’altezza, il cui massimo valore viene raggiunto ai limiti della
troposfera.
Le principali correnti a getto sono venti zonali che fluiscono da ovest verso est sia
nell'emisfero boreale che australe. I percorsi dei flussi d'aria mostrano delle tipiche
forme a meandro, e queste forme stesse si propagano verso est, a velocità minore
dell'effettivo vento al loro interno.
Le celle di Hadley rappresentano la schematizzazione della circolazione dell’aria a
grande scala nelle zone intertropicali e spiegano il trasporto di calore dalle regioni
equatoriali verso le latitudini subtropicali. L'esistenza di correnti occidentali alle medie
latitudini comporta che ci siano meccanismi atti a propagare ulteriormente momento
della quantità di moto occidentale dai tropici verso le zone temperate. Ciò avviene
mediante due processi, uno legato alla circolazione media, l'altro a quella istantanea.
Nel primo caso è la corrente a getto subtropicale che, funzionando come una specie
di ‘volano’, trasmette quantità di moto occidentale all'aria delle medie latitudini.
Nel secondo caso sono le configurazioni
ad onda in quota (ondulazioni di
Rossby) proprie delle medie latitudini
che, in una determinata fase del loro
ciclo vitale assumono, nell'emisfero
settentrionale, un orientamento da nord-
est verso sud-ovest, facendo sì che l'aria
proveniente dalle regioni settentrionali
abbia solo una piccola componente da
ovest, mentre quella proveniente dalle
regioni meridionali una grande
componente da ovest.
Il modello a 3 celle prevede
quindi all’equatore una cintura
di basse pressioni, a 30° di
latitudine una fascia di alte
pressioni, a 60° di latitudine
una fascia di basse pressioni e
ai poli di nuovo una zona di
alte pressioni. Queste zone di
alta e bassa pressione
governano la circolazione nel
modo seguente:

tra 0 e 30° sono presenti per


tutto l’anno venti da nordest
nell’emisfero nord e da sudest
nell’emisfero sud, denominati
Alisei (Trade winds);
tra 30° e 60° in entrambi gli
emisferi sono presenti I venti
occidentali;
tra 60° e 90° i venti polari
orientali.
Aspetti fondamentali della circolazione a 3 celle di Hadley
• Intorno ai 30° di latitudine le correnti atmosferiche sono animate da moti verticali
discendenti; al livello del mare si ritrova una fascia permanente di alta pressione, della
quale fa parte anche l’Anticiclone delle Azzorre. Qui l’alta pressione, presente a tutte
le quote, è costituita al suo interno da aria più calda rispetto alle zone circostanti, in
virtù del surriscaldamento provocato per compressione e subsidenza dai lenti moti
discendenti.

• Intorno ai 60° di latitudine, dove le correnti verticali sono ascendenti, è presente una
fascia permanente di bassa pressione, alla quale appartiene anche il Ciclone
d’Islanda, una delle figure bariche più influenti sullo scenario meteorologico europeo
ed italiano. Anche tale ciclone si estende fino ai limiti dell’atmosfera ma, al suo interno,
è colmo di aria più fredda rispetto alle zone adiacenti.

• Nelle zone polari, invece, in accordo con la schema di Hadley a singola cella, il forte
raffreddamento del suolo dà vita al livello del mare ad un’alta pressione, la quale,
però, viene sostituita alle quote medio-alte da una bassa pressione denominata
Vortice Polare.

• Analogamente, lungo la fascia equatoriale, il surriscaldamento provocato dall’intenso


soleggiamento genera una fascia di bassa pressione, la quale però alle quote medio-
alte si trasforma in un’alta pressione.
La struttura di Hadley, specie nell’emisfero settentrionale, risulta
fortemente alterata dal diverso riscaldamento stagionale tra oceani e
continenti. In inverno la fascia depressionaria presente intorno ai 60° di
latitudine viene interrotta in corrispondenza dei continenti, il cui
raffreddamento dà luogo, al livello del mare, a due centri di alta
pressione, uno sul Canada e uno sul continente euro-asiatico.
In estate la fascia depressionaria si espande sui continenti, ora più
caldi dei vicini oceani, ma tende ad affievolirsi sul mare. Le strutture
anticicloniche tendono a rinforzarsi sui mari e a manifestare la propria
influenza a latitudini più alte. In Asia, il diverso riscaldamento a cui
sono soggetti l’oceano Indiano ed il continente dà vita ai Monsoni, i
quali apportano copiose e persistenti precipitazioni.
La distribuzione media della pressione in inverno e in estate
Alla zona di alta pressione ai poli e a quella di bassa pressione all’equatore si
aggiungono, mediamente, una fascia di bassa pressione intorno ai 60° (ad es. la
famosa bassa pressione d’Islanda) ed un’alta pressione intorno ai 30° (l’altrettanto
famigerato anticiclone delle Azzorre).
Pressione atmosferica

Il sole scalda, d’estate, maggiormente l’emisfero boreale e, d’inverno, quello


australe; allo stesso modo, anche le fasce di alta e bassa pressione tendono a
spostarsi nell’arco dell’anno da sud verso nord e viceversa. Così, il territorio del
Mediterraneo, situato fra 30 e 45°N, d’inverno è spesso interessato dalle
depressioni che corrono lungo il 60esimo grado di latitudine e d’estate subisce
generalmente l’influenza della fascia di alta pressione che da 30° si sposta più a
nord.

Possiamo affermare anche questo andamento annuale – caratterizzato da frequenti


depressioni invernali e da alta pressione estiva – è la caratteristica fondamentale
del clima del Mediterraneo.
Pressione atmosferica

Oltre a questo andamento stagionale, la pressione, nelle nostre zone, è soggetta


anche a variazioni pressorie che si sviluppano in poche ore o in un giorno.
L’andamento della pressione è determinato dallo spostamento di masse d’aria
aventi caratteristiche diverse, specie per quanto riguarda la temperatura. Alle nostre
latitudini, dove masse d’aria sub-polari si incontrano con masse d’aria sub-
tropicali, la pressione è in continuo cambiamento.

Le variazioni di pressione associate ad un cambiamento delle condizioni


atmosferiche sono dell’ordine di 1-2 hPa in un’ora. In casi estremi, si può arrivare
anche a variazioni di 4-7 hPa/ora. Una variazioni di 0.1-0.2 hPa, invece, non è
associata a variazioni significative delle condizioni meteorologiche.
Westerlies
Lo squilibrio termico tra l’equatore ed i poli innesca in corrispondenza delle medie latitudini (30-
60°) un flusso di correnti occidentali (westerlies). Tali correnti, a causa delle deviazioni di
percorso indotte dalle catene montuose e dall’alternarsi di oceani e continenti, tendono ad
oscillare lungo i meridiani. Le ondulazioni che si innescano, note come onde di Rossby,
raggiungono un’ampiezza tale da raggiungere alternativamente le zone equatoriali e quelle
polari, contribuendo in maniera significativa alla ridistribuzione del calore. Lungo il tratto
ascendente delle ondulazioni tendono a formarsi onde più corte dalla cui evoluzione prendono
origine i fronti, tipici responsabili del maltempo che investe vaste aree delle medie latitudini.

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