Il miscuglio di gas che costituisce l'atmosfera e che avvolge come un immenso oceano invisibile
il pianeta terra, si estende fino a 150- 200 chilometri di altitudine. I tre quarti di tutta l'atmosfera si
trovano però in quella regione dello spazio chiamata troposfera il cui limite superiore è di circa 7
Km ai poli, di 13 km nelle medie latitudini e di 18 Km circa all'equatore. Anticamente si credeva
che l'atmosfera fosse senza peso. Bisogna arrivare a Galileo Galilei per accertare che,
nonostante la sua natura impalpabile, un metro cubo d'aria, al livello del mare, pesa circa 1,3 Kg.
Pertanto, ogni porzione di atmosfera è sottoposta al peso degli strati immediatamente
sovrastanti: è, appunto, tale peso che impedisce all'aria di disperdersi negli spazi interplanetari.
Al peso esercitato su una superficie unitaria, ad esempio 1 cm², di una colonna d'aria che si
estenda fino ai limiti dell'atmosfera, viene dato il nome di pressione atmosferica. In condizioni
normali, tale peso al livello del mare, si aggira intorno a 1.033 g per cm².
Nelle carte meteorologiche di previsione i punti con uguale valore di pressione atmosferica
vengono uniti da una linea che prende il nome di isobara.
Per tracciare le isobare si parte in genere dal valore di riferimento di 1.000 hPa (millibar) indicato
con il segno 00. Si procede poi ad unire i valori di pressione di 4 hPa in 4 hPa: così 04 indica
1.004 hPa, 08 indica 1.008 hPa,12 indica 1.012 hPa e così via. Si procede nello stesso modo
anche per valori di pressione inferiore e cioè: 96 indica 996 hPa, 92 indica 992 hPa e così di
seguito. A volte sulle carte si formano delle linee chiuse di alta pressione che, indicate con la
lettera H (high) o A (alta), rappresentano gli anticicloni, mentre all'opposto le linee chiuse di
bassa pressione, indicate con L (low) oppure B (bassa) rappresentano i cicloni depressivi. Altre
configurazioni che spesso appaiono sulle carte bariche sono:
le saccature e cioè delle zone in cui si protende una bassa pressione;
i promontori e cioè delle zone in cui si protende un'alta pressione;
i campi barici livellati e cioè delle zone in cui le differenze di pressione sono molto piccole o
inesistenti;
le selle ovvero una zona di pressioni relativamente basse comprese tra due anticicloni e due
depressioni;
i pendii ovvero la zona avente pressione regolarmente decrescente con isobare
approssimativamente rettilinee e parallele.
Il gradiente barico orizzontale è la differenza di pressione tra due punti distanti tra loro un grado
di meridiano (111 chilometri) e situati sulla linea di massima pendenza delle isobare. In pratica, il
gradiente barico orizzontale (G) viene misurato dal rapporto tra la differenza di pressione (dp) tra
due punti e la distanza (dl) fra i punti stessi:
G = dp / dl
Gradiente barico alto significa: isobare più ravvicinate e velocità del vento più alta.
Gradiente barico basso significa: isobare meno ravvicinate e velocità del vento più bassa.
Oltre che al suolo occorre costruire l'andamento del campo barico anche in quota e questo si
ottiene considerando l'andamento delle superfici a pressione costante. Particolarmente
importante per le previsioni è la superficie a 500 hPa, che corrisponde ad un livello di quota
attorno ai 5.500 metri dal suolo. Per spiegare il procedimento di costruzione della mappa si farà
riferimento a questa superficie. Durante il radiosondaggio vengono misurati i dati di altezze
corrispondenti alla pressione di 500 hPa e questi, che ovviamente possono variare da stazione a
stazione, vengono riportati su una carta geografica. Anche in questo caso i dati di uguale valore
vengono uniti con linee di livello, definite isoipse (linee di uguale altezza), ed in pratica si
costruisce sulla superficie di 500 hPa una vera e propria mappa topografica: si può infatti
pensare che la superficie sia tagliata da piani orizzontali distanti in altezza 60 metri (6 decametri)
e le intersezioni proiettate sulla carta geografica rappresentano le isoipse. Queste altezze si
misurano in metrogeopotenziale, unità che si ottiene dal metro lineare con una correzione legata
al variare della gravità andando dai Poli all'Equatore. Tuttavia nella pratica operativa la
correzione è trascurabile in modo che metrogeopotenziale e lineare vengono fatti coincidere.
Anche per le carte in quota si definiscono le configurazioni tipiche in precedenza indicate per le
carte al suolo e la corrispondenza fra l'andamento al suolo ed in quota ha particolare importanza
per individuare la natura ed il tipo di fenomeni. Si può anche dimostrare che in quota l'aria si
muove approssimativamente lungo le isoipse, lasciando alla propria destra valori più elevati e
alla propria sinistra valori più bassi dell'altezza di metrogeopotenziale. La rappresentazione delle
isoipse nelle carte è quindi di fondamentale importanza per l'individuazione del movimento delle
masse d'aria alle varie quote.
La rapidità di variazione della pressione con la quota, negli strati prossimi al suolo, si può notare
dai valori indicati dal barometro. Così, due barometri ugualmente tarati e posti ad una diversa
altezza di appena 32 metri, mostreranno una differenza di ben 4 hPa.
Il gradiente barico verticale esprime la diminuzione della pressione al crescere dell'altezza lungo
la verticale.
Diminuendo la pressione atmosferica la sezione del tubo tende a diventare circolare il che fa
diminuire il raggio di curvatura del tubo le cui estremità si allontanano; l'opposto avviene quando
la pressione aumenta. Poichè le estremità del tubo sono collegate ad un ago che si muove lungo
un indice graduato, è possibile leggere su questo le variazioni di pressione.
Il barometro olosterico, o di Vidie, è costituito da una scatola metallica di forma cilindrica,
perfettamente vuota e con pareti sottili. La pressione atmosferica viene equilibrata da una molla
molto sensibile posta all'interno della scatola. Variando la pressione atmosferica, il centro della
scatola si deforma, di conseguenza la molla viene compressa oppure allentata ed essendo
collegata con un ago, che si muove su una graduazione, è possibile leggere le variazioni di
pressione.
I barometri metallici debbono essere tarati prima dell'uso mediante un barometro a mercurio. Per
la loro robustezza e la loro praticità sono di uso corrente e vengono utilizzati all'interno dei
barografi.
Temperatura
La nozione di temperatura va ricercata nella sensazione che ci fa dire che un corpo è freddo o
caldo quando lo tocchiamo o quando ci avviciniamo ad esso. La sola sensazione fisica è, però,
insufficiente a far definire con esattezza che cosa è la temperatura. L'attenzione che l'uomo ha
sempre rivolto alla previsione della temperatura è giustificata dall'influenza che essa ha sia sul
benessere fisiologico sia sulla nascita e lo sviluppo delle piante e degli animali.
La temperatura dell'aria prossima al suolo è fra tutti gli elementi che caratterizzano il tempo
quello che ha minor significato per la previsione. Infatti il suo valore è influenzato da molti fattori
come l'insolazione, l'irraggiamento, l'evaporazione, la condensazione del vapore acqueo, la
conduzione termica della superficie, la vegetazione, i centri abitati, la latitudine e l'altezza del
luogo. Questo vuol dire che la variazione della temperatura da luogo a luogo può essere
indipendente da cambiamenti in atto nelle condizioni generali del tempo. D'altra parte la
distribuzione orizzontale della temperatura è indirettamente responsabile dello spostamento delle
masse di aria, poichè determina differenze di pressione fra le aree con temperatura maggiore da
quelle con temperatura minore.
Tutte le forme di energia coinvolte hanno la loro origine comune nella radiazione solare.
Quest'ultima in assenza di nubi giunge quasi integralmente sulla superficie terrestre, dove in
parte viene assorbita dal suolo, ed in parte viene riflessa nuovamente nello spazio e quindi va
perduta. In altre parole, l'aria secca risulta trasparente alla radiazione solare e, di conseguenza,
l'aria in prossimità del suolo non si riscalda per esposizione diretta ai raggi del sole. Il suolo
esposto al sole, invece, assorbe energia, si riscalda e propaga in vari modi questo riscaldamento
anche all'atmosfera sovrastante. Come avviene dunque questa propagazione del calore verso
l'alto? Per gli strati più bassi dell'atmosfera, in particolare per i primi 300-800 metri, risulta
importante soprattutto l'irraggiamento, ossia la capacità di qualsiasi corpo di emettere energia
sotto forma di radiazioni nell'infrarosso. Di giorno il suolo si riscalda prima dello strato di aria
immediatamente sovrastante per cui il bilancio nell'infrarosso tra la radiazione ricevuta dal suolo
e quella emessa dallo strato stesso risulta positivo: l'aria a contatto con il suolo si riscalda e a
sua volta trasmette calore, sempre per irraggiamento, anche agli strati superiori con un processo
a catena che si attenua con l'altezza, sia per il progressivo allontanamento dalla fonte di calore,
sia perchè parte della radiazione viene assorbita dal vapore acqueo e dall'anidride carbonica. Di
notte le parti si invertono: il suolo si raffredda più velocemente dell'aria e sottrae calore a
quest'ultima producendone un raffreddamento. L'escursione termica giornaliera prodotta da
questo meccanismo risulta particolarmente evidente con un cielo sereno e limpido, ossia quando
è scarso il contenuto di umidità a tutte le quote, e può raggiungere anche i 10-15 gradi. In tal
caso vengono esaltati sia il riscaldamento diurno che il raffreddamento notturno del suolo.
All'irraggiamento si affiancano anche altre due modalità di scambio di calore fra il suolo e l'aria: i
moti turbolenti ed il trasferimento legato ai processi di evaporazione e condensazione. Dai primi
deriva un rimescolamento tra strati atmosferici adiacenti ad opera di moti vorticosi che si
sviluppano lungo il piano verticale, favorendo così anche il trasporto di calore ora verso l'alto, ora
verso il basso, a seconda dei casi. Tali vortici possono essere sia di origine meccanica, ed in tal
caso limitano la loro azione allo strato superficiale (ai primi 100-200 metri), sia di origine termica
quando un irregolare riscaldamento della superficie terrestre nelle ore diurne si traduce in moti
convettivi più ampi che possono interessare i primi 2-4 chilometri di atmosfera.
Parte dell'energia assorbita dal suolo viene spesa nell'evaporazione di acqua dalle superfici dei
laghi e dei mari e dalla vegetazione. Infatti, l'evaporazione di un grammo di acqua richiede circa
600 calorie, un'energia non indifferente che può essere restituita all'ambiente in una successiva
condensazione. Il vapore immesso nell'aria viene diffuso in atmosfera, soprattutto attraverso i
moti convettivi, e quando raggiunge le condizioni per condensare di nuovo rilascia l'energia
accumulata riscaldando l'aria. Per dare un'idea dell'entità di questo processo diciamo che la
condensazione di un grammo di acqua in un metro cubo di aria al livello del mare determina un
innalzamento della temperatura dello stesso volume di aria di circa due gradi e mezzo.
Si può forse concludere che ogni variazione locale della temperatura è riconducibile a scambi di
calore con il suolo sottostante riscaldato dal sole? Non proprio, ciò sarebbe vero solo se
l'atmosfera fosse statica, ferma. L'aria è in continuo movimento, l'atmosfera è sempre sede di
moti più o meno evidenti sia orizzontali che verticali. Aria fredda in arrivo dai Balcani...Correnti
calde provenienti dal Nord Africa...frasi comuni nei discorsi dei meteorologi che annunciano
quelle che più tecnicamente si chiamano avvenzioni calde o fredde, una sorta di vero e proprio
ricambio dell'aria con conseguenze a volte anche piuttosto marcate sulla temperatura, che può
innalzarsi o cadere anche di 10-15 gradi in dodici ore.
L'aria, oltre a muoversi orizzontalmente, può essere animata anche da moti lungo la verticale.
Nei moti discendenti l'aria incontra pressioni via via maggiori e quindi si comprime riscaldandosi,
un pò come si riscalda quando la comprimiamo con uno stantuffo all'interno di una pompa per
biciclette. Viceversa quando si muove verso l'alto, l'aria si espande e si raffredda. In entrambe i
casi l'entità di questo riscaldamento o raffreddamento è dell'ordine di un grado centigrado ogni
cento metri di quota. Queste variazioni si riflettono poi sulla temperatura dell'aria circostante e
possono quindi far perdere o guadagnare qualche grado alle località dove nell'evoluzione del
tempo si instaurino moti verticali.
Con cielo molto nuvoloso o coperto e con scarsa ventilazione le temperature minime tenderanno
a portarsi su valori superiori alla media mentre le temperature massime su valori inferiori. Gli
scostamenti fra i due valori saranno tanto più grandi quanto maggiore sarà la copertura del cielo
e quanto più bassa la nuvolosità.
In presenza di vento moderato o forte le variazioni di temperatura sui luoghi pianeggianti
dipenderanno dagli afflussi di aria con caratteristiche termiche diverse da quelle del luogo di
arrivo. Se le masse di aria provengono dai quadranti meridionali si avrà un aumento della
temperatura, mentre se la loro provenienza sarà dai quadranti settentrionali si otterrà una
diminuzione della temperatura.
Anche il movimento delle nubi rispetto al vento al suolo o rispetto a nubi in movimento a quote
diverse, può dare utili informazioni circa le variazioni termiche. Se il movimento delle nubi in
quota è osservato alla sinistra di quello delle nubi più basse o del vento al suolo, si avrà una
diminuzione della temperatura, viceversa si avrà il contrario.
William Thomson, dal 1892 Lord Kelvin, Fisico e matematico irlandese (Belfast 26 giugno 1824-
Netherhall 17 dicembre 1907).
Compì studi e ricerche in vari campi della fisica matematica e fu tra i primi fisici a sfruttare
industrialmente le sue scoperte. Fece numerose scoperte nel campo della termodinamica.
Introdusse la scala assoluta delle temperature, detta poi scala Kelvin. Prende il suo nome
(Kelvin) l'unità di misura della temperatura nel Sistema Internazionale (SI).
Fu anche uno degli iniziatori della teoria matematica dei nodi, utilizzata nella fisica moderna nelle
varie teorie delle stringhe. In riconoscimento delle sue scoperte venne nominato barone Kelvin
su Largs, nella contea di Ayr. Alla sua morte fu sepolto nell'abbazia di Westminster a Londra.
Scala Réaumur (°R). Prima dell'adozione della scala Kelvin furono utilizzate altre scale di
temperatura, la più antica delle quali, fu quella ideata nel 1731 dal fisico francese René Antoine
Ferchault de Réaumur (1683-1757) in cui il punto di fusione dei ghiaccio era posto a 0°R (gradi
Réaumur) e quello di ebollizione dell'acqua a 80°R. Il grado Réaumur corrisponde a 1/80
dell'intervallo di temperatura tra il punto di fusione dei ghiaccio e quello di ebollizione dell'acqua a
pressione atmosferica standard. Questa scala è ormai in disuso anche se è possibile trovarla su
vecchi termometri a muro di fattura francese, belga o svizzera.
Scala Fahrenheit (°F). I primi termometri di una certa affidabilità furono costruiti nel 1714 dal
fisico tedesco Daniel Gabriel Fahrenheit (1686-1736), il quale ideò anche una scala di
temperatura che da lui prende il nome. In questa scala gli 0°F (gradi Fahrenheit) corrispondono
alla temperatura alla quale coesistono in equilibrio le fasi solide, costituite da ghiaccio e cloruro
di sodio (sale da cucina), e la fase liquida, costituita da una soluzione satura di detto sale in
acqua, mentre 96°F corrisponde alla temperatura “no rmale” del corpo umano.
Successivamente si è convenuto di fare coincidere 32°F con il punto di fusione dei ghiaccio e
212°F con quello di ebollizione dell'acqua. In base a queste ultime scelte il grado Fahrenheit (°F)
è definito come 1/180 dell'intervallo di temperatura tra il punto di fusione dei ghiaccio e quello di
ebollizione dell'acqua a pressione atmosferica standard. Questa scala è tuttora di uso comune in
molti paesi soprattutto in quelli anglosassoni.
Daniel Gabriel Fahrenheit nasce a Danzica il 23 maggio 1686. Sviluppa nel tempo una
particolare abilità nell'arte di soffiare il vetro, dote che impiegherà per costruire apparecchiature
scientifiche.
Costruttore di strumenti scientifici oltre che commerciante, dopo aver viaggiato in Inghilterra,
Germania e Francia si stabilisce e passa la maggior parte della sua vita in Olanda, dove
approfondisce lo studio della fisica.
Le sue pubblicazioni scientifiche sono per lo più modeste fino a quando la sua fama e la sua
notorietà si diffondono nei vari paesi europei per aver inventato nel 1720 un personale sistema
per la fabbricazione di termometri. Grazie alle sue scoperte viene eletto membro della Royal
Society di Londra nel 1724.
Gli anni seguenti serviranno allo studio e al miglioramento delle sue invenzioni; passa dall'utilizzo
dell'alcool nei termometri ad un elemento più preciso (e oggi noto) il mercurio.
Il suo nome è legato all'omonima scala termometrica ampiamente utilizzata nei paesi
anglosassoni fino agli anni '70, ed oggi ancora ufficialmente usata negli Stati Uniti.
Scala Celsius (°C). La scala Celsius, o centigrada, prende il nome dal fisico e astronomo
svedese Anders Celsius che nasce a Uppsala, Svezia, il 27 novembre 1701. Il padre è
professore di Astronomia presso gli istituti universitari di Uppsala. Anders Celsius si forma
attraverso lo studio delle scienze matematiche e astronomiche, senza tuttavia trascurare la fisica
sperimentale che tanto influirà sulle sue ricerche nel settore della termometria. Seguendo le
orme del padre, Anders insegna matematica e, in seguito, astronomia a Uppsala.
Negli anni compresi tra il 1732 e il 1736 compie lunghi viaggi stabilendo contatti personali con
altri studiosi e osservando il funzionamento e i metodi organizzativi di vari centri di ricerche
astronomiche, quali ad esempio gli Osservatori di Berlino e di Norimberga.
A Parigi conosce P. L. Maupertuis ed entra a far parte del gruppo di studiosi che prepara le
celebri misurazioni dell'arco di meridiano, perseguendo lo scopo di definire, in termini di
osservazioni sperimentali, l'annosa polemica che vedeva schierati in campi diversi i sostenitori
delle concezioni newtoniane e cartesiane sulla forma del globo terrestre. I primi sostenevano che
il globo era schiacciato ai poli: le misurazioni sopra accennate avrebbero appunto confermato la
validità delle tesi newtoniane.
Le prime indagini concernenti l'interesse di Anders Celsius per i problemi annessi alla
misurazione della temperatura risalgono al periodo 1733-1734.
Nel 1733 il suo itinerario europeo tocca anche l'Italia. E proprio dall'Italia gli giungerà l'anno
successivo una lettera in cui gli si chiede spiegazioni relative al modo di costruire termometri a
mercurio, argomento discusso durante il viaggio italiano. Si sa inoltre che Celsius aveva già
compiuto nel 1731 osservazioni barometriche e termometriche servendosi di strumenti di
Hauksbee.
Successivamente - come appare sempre dalla sua corrispondenza nonché da alcuni suoi
appunti manoscritti - Anders Celsius si serve di un termometro costruito da Nollet
conformemente al metodo proposto da R. A. de Réaumur e di un altro termometro dovuto a J. N.
Delisle.
Nel 1742 Celsius pubblica una famosa memoria, relativa ai problemi della termometria dove
propone di utilizzare una scala centigrada riferita a due punti fissi: quello che corrisponde alla
temperatura della neve in fusione e quello riferito alla temperatura dell'acqua in stato di
ebollizione.
Tenendo conto della dipendenza del punto di ebollizione dell'acqua dalla pressione, Celsius
suggerisce di indicare con 100 la temperatura della neve, e con 0 quella dell'acqua bollente a
una pressione atmosferica di 751.16 torr, fornendo altresì una regola per fissare lo zero in
corrispondenza di valori differenti della pressione stessa. Un termometro dotato di tale scala
rovesciata rispetto alle usuali scale centigrade era in funzione nel dicembre del 1741.
Anders Celsius muore il 25 aprile 1744 nella sua città natale.
Nella sua carriera di astronomo Celsius catalogò oltre 300 stelle. Con il suo assistente Olof
Hiorter scoprì le basi magnetiche dell'aurora boreale.
Strumenti con scala centigrada come oggi li conosciamo vennero costruiti, dopo il 1746, da
Ekström, abile fabbricante di strumenti scientifici che lavorava a Stoccolma, e da Strömer.
Nella scala Celsius i punti di fusione del ghiaccio e di ebollizione dell'acqua sono rispettivamente
posti a 0° C e a 100°C (gradi Celsius). In realtà n ella scala originale detti valori erano inversi e
cioè 100°C corrispondevano al punto di fusione dei ghiaccio e 0° quello di ebollizione dell'acqua.
Il grado Celsius (°C) o centigrado è definito come 1/1 00 dell'intervallo di temperatura tra il punto
di fusione dei ghiaccio e quello di ebollizione dell'acqua a pressione atmosferica standard (un
grado Celsius è un intervallo di temperatura esattamente uguale a un Kelvin). Se si indicano con
K, R, F e C le misure di una stessa temperatura rispettivamente nelle scale Keivin, Réaumur,
Fahrenheit e Celsius esse risultano legate dalle seguenti relazioni:
C = K-273,15
C = 5/4 x R
C = 5/9 x (F-32)
Tabella di conversione delle varie scale di temperatura.
C F K R C F K R C F K R C F K R
-20 -4 253,15 -16 -4 24,8 269,15 -3,2 12 53,6 285,15 9,6 28 82,4 301,15 22,4
-19 -2,2 254,15 -15,2 -3 26,6 270,15 -2,4 13 55,4 286,15 10,4 29 84,2 302,15 23,2
-18 -0,4 255,15 -14,4 -2 28,4 271,15 -1,6 14 57,2 287,15 11,2 30 86 303,15 24
-17 1,4 256,15 -13,6 -1 30,2 272,15 -0,8 15 59 288,15 12 31 87,8 304,15 24,8
-16 3,2 257,15 -12,8 0 32 273,15 0 16 60,8 289,15 12,8 32 89,6 305,15 25,6
-15 5 258,15 -12 1 33,8 274,15 0,8 17 62,6 290,15 13,6 33 91,4 306,15 26,4
-14 6,8 259,15 -11,2 2 35,6 275,15 1,6 18 64,4 291,15 14,4 34 93,2 307,15 27,2
-13 8,6 260,15 -10,4 3 37,4 276,15 2,4 19 66,2 292,15 15,2 35 95 308,15 28
-12 10,4 261,15 -9,6 4 39,2 277,15 3,2 20 68 293,15 16 36 96,8 309,15 28,8
-11 12,2 262,15 -8,8 5 41 278,15 4 21 69,8 294,15 16,8 37 98,6 310,15 29,6
-10 14 263,15 -8 6 42,8 279,15 4,8 22 71,6 295,15 17,6 38 100,4 311,15 30,4
-9 15,8 264,15 -7,2 7 44,6 280,15 5,6 23 73,4 296,15 18,4 39 102,2 312,15 31,2
-8 17,6 265,15 -6,4 8 46,4 281,15 6,4 24 75,2 297,15 19,2 40 104 313,15 32
-7 19,4 266,15 -5,6 9 48,2 282,15 7,2 25 77 298,15 20 41 105,8 314,15 32,8
-6 21,2 267,15 -4,8 10 50 283,15 8 26 78,8 299,15 20,8 42 107,6 315,15 33,6
-5 23 268,15 -4 11 51,8 284,15 8,8 27 80,6 300,15 21,6 43 109,4 316,15 34,4
19. Termometro
La misura della temperatura, o più esattamente la misura delle differenze di temperatura, viene
eseguita con il termometro. Quando allo strumento viene collegato un apparato registratore si
ottiene un termografo. Le misure avvengono sempre in modo indiretto, sfruttando cioè alcuni
effetti che tali variazioni producono nei corpi. Si hanno termometri a dilatazione quando la misura
si ricava dalle variazioni di volume o di pressione, termometri elettrici quando si fonda sulle
variazioni di resistenza elettrica, termometri magnetici quando si basa su effetti magnetici.
Termometri a dilatazione. Possono essere a liquido, a gas o a solido.
Il termometro a liquido sfrutta in genere la dilatazione del mercurio o dell'alcool, contenuti in un
bulbo di vetro, che si prolunga in un tubo capillare graduato. Termometri particolari sono quelli di
massima, in cui il tubo capillare è strozzato in vicinanza del bulbo, in modo che il liquido possa
salire nel cannello, ma non ridiscendere anche se la temperatura si abbassa e il termometro di
minima, munito di un'asticella che si muove con la colonna liquida (in genere alcool) e viene
trascinata verso i valori bassi della graduazione quando il liquido si contrae, ma non partecipa al
moto di dilatazione del liquido, in modo che si ferma anche se la temperatura risale. Per i
termometri che debbono avere una pronta sensibilità e segnalare rapide mutazioni della
temperatura sono preferibili bulbi cilindrici piccoli. Dando invece un grande volume al bulbo si
misurano soltanto le variazioni lente della temperatura, ma lo strumento diventa più sensibile e
preciso (fino al centesimo di grado nei termometri metastatici). La sensibilità del termometro a
liquido varia da tipo a tipo:
nel termometro di Beckmann si può giungere fino al millesimo di grado,
in quelli clinici fino a 0,05°C,
per quelli industriali la sensibilità è molto limitata.
L'escursione teorica di un termometro a mercurio va da -38°C a +360°C (rispettivamente i punti
di congelamento e di ebollizione); per le basse temperature si usa preferibilmente l'alcool e
talvolta l'etere. I termometri a liquido sono soggetti a errori sistematici dovuti alla dilatazione del
contenitore (di solito però questo errore viene computato nella taratura) ed alle temperature
diverse delle varie parti dello strumento (per esempio solamente il bulbo dovrebbe essere
immerso nell'ambiente in cui si deve misurare la temperatura). Un terzo errore, detto
spostamento dello zero, deriva dalla dilatazione residua del vetro in seguito a successivi e
ripetuti riscaldamenti; per questo i termometri devono essere periodicamente ricontrollati e tarati.
Il termometro a gas è costituito da un bulbo, contenete di solito idrogeno o elio, connesso con un
manometro a mercurio che ne regola o ne misura la pressione; le misure di temperatura si
ricavano dalle variazioni di volume mantenendo fissa la pressione, o dalle variazioni di pressione
mantenendo fisso il volume.
La temperatura, nel caso di un gas perfetto, viene misurata nella scala assoluta fissando un
punto di riferimento (punto di fusione del ghiaccio) e ricavando le altre temperature dalla legge
dei gas
pV= RT
dove T è misurato in gradi Kelvin.
Con i termometri a gas si possono misurare temperature bassissime; si può scendere sotto i
10°K (-263°C) utilizzando l'elio.
Anche la dilatazione dei solidi può servire a misurare la temperatura: due lamine metalliche (per
esempio l'una di rame e l'altra di zinco), saldate per tutta la loro lunghezza, si allungano in
misura diversa per un aumento della temperatura e la lamina composta, risultante dalla
saldatura, si incurva presentando la convessità dalla parte del metallo più dilatabile. Un indice ed
un quadrante possono indicare, in gradi, la temperatura corrispondente a questa deformazione.
Questi termometri a solido prendono anche il nome di termometri bimetallici. Il campo di
temperature misurabili varia da 30°C a 300°C e la s ensibilità non è mai superiore a 0,5°C. Di tipo
analogo è il termometro metallico di Breguet formato da un sistema ad elica di tre nastri
rispettivamente d'argento, d'oro e di platino: la diversa dilatazione fa ruotare l'elica e muove un
indice connesso ad una scala graduata.
Termometri elettrici e magnetici.
I termometri elettrici sono basati sulla variazione di resistenza elettrica connessa
proporzionalmente alla variazione di temperatura; gli elementi utilizzati sono conduttori o
semiconduttori connessi ad un ponte di misura elettrico. La misura si può ricavare direttamente
(metodo di deviazione) in base alle indicazioni di uno strumento che segna di quanto si è
squilibrato il ponte, o indirettamente (metodo dell'azzeramento) riequilibrando il ponte mediante
variazione della resistenza elettrica con un cursore (dalla misura di spostamento del cursore si
risale al salto di temperatura). La sensibilità dei termometri elettrici è piuttosto elevata e si aggira
intorno al centesimo di grado.
I termometri magnetici sfruttano il fenomeno della suscettività magnetica, che nelle sostanze
paramagnetiche decresce all'aumentare della temperatura. Si misura la variazione della
temperatura assoluta mediante la legge di Curie:
F x T = costante
Dove F e la suscettività magnetica e T è la temperatura
L'umidità dell'aria
20. L'umidità dell'aria
La quantità di vapore acqueo presente nell'atmosfera determina il grado di umidità dell'aria. Al
pari della temperatura, l'umidità dell'aria varia da luogo a luogo e da un istante all'altro; ciò
dipende dalla diversa intensità con la quale si manifestano i processi fisici preposti alla
ridistribuzione nell'atmosfera del vapore acqueo liberato dalla superficie.
I fenomeni tipici del tempo come le nubi, la nebbia, le precipitazioni, non possono aver luogo
senza la presenza del vapore acqueo. Nella stratosfera, dove la presenza del vapore acqueo è
trascurabile, il cielo è perennemente sereno. Inoltre, il vapore acqueo nell'atmosfera è il
principale responsabile dell'effetto serra e quindi della diversa intensità della perdita di calore del
suolo per irraggiamento (infatti sulle aree desertiche, dove l'umidità dell'aria è molto bassa, si ha
una notevole escursione termica fra il giorno e la notte in cui si raggiungono temperature anche
prossime allo zero). In un'ipotetica atmosfera priva di vapore acqueo la temperatura superficiale
della Terra sarebbe inferiore di circa 30°C rispett o ai valori medi osservati. Anche il grado di
stabilità dell'aria dipende, oltre che dal gradiente termico verticale, dal contenuto di vapore
acqueo. Infatti più l'aria è umida e più intensi sono i moti verticali ascendenti presenti in aria
instabile. Diciamo infine che l'umidità, assieme alla temperatura, è il principale fattore che
determina il benessere o il disagio fisiologico degli esseri viventi. Un'umidità molto elevata può
essere sgradevole, intollerabile o addirittura nociva, un'umidità troppo bassa può causare
altrettanti inconvenienti più o meno seri.
La valutazione dell'umidità dell'aria ha un particolare significato nella previsione del tempo a
breve scadenza perchè permette di individuare il tipo e la provenienza della massa di aria che
interessa una data località, sia perchè consente di farsi un'idea sulla possibilità di formazione di
nubi e quindi di pioggia o nebbia.
21. L'evaporazione
Le sorgenti principali del vapore acqueo sono le grandi distese di acqua dolce o salmastra e la
traspirazione degli esseri viventi. L'intensità dell'evaporazione dipende dalla quantità di
radiazione solare incidente sulla superficie terrestre. Infatti il Sole fornisce l'energia necessaria
per far passare l'acqua dallo stato liquido a quello gassoso. I moti turbolenti e le correnti verticali
si incaricano poi di diffondere il vapore acqueo liberato dalla superficie verso gli strati atmosferici
superiori.
°C -10 0 10 20 30 40
g/Kg 1,7 3,6 7,2 13,6 25,0 45,0
Generalmente la quantità di vapore acqueo nell'atmosfera è inferiore del 20-30% rispetto alla
quantità massima che l'aria può contenere.
23. La misura dell'umidità
L'umidità specifica (Ha) esprime quanti grammi (g) di vapore acqueo sono contenuti in un
chilogrammo di aria. Questa grandezza definisce il contenuto reale di vapore all'interno di una
massa di aria e mal si presta ad evidenziare la vicinanza o meno dell'aria alla saturazione e di
conoscere quindi la possibilità di formazione di nubi.
La temperatura di rugiada è la temperatura alla quale una porzione di aria deve essere
raffreddata (senza subire variazioni di pressione o di contenuto di vapore) perchè possa divenire
satura. Chiariamo questo concetto con un esempio:
Si supponga che una massa d'aria alla temperatura di 20°C abbia un contenuto di vapore pari a
7,2 g/Kg di aria. Dalla tabella precedente si evince che l'aria in queste condizioni diventa satura
se la si raffredda fino a 10°C. Quest'ultimo valore rappresenta la temperatura di rugiada della
massa d'aria presa in considerazione. Se la temperatura di rugiada è inferiore agli 0°C, un
ulteriore raffreddamento, darà luogo alla formazione di brina.
L'umidità relativa (Ur) è la grandezza igrometrica che più si presta ad indicare se una massa
d'aria è prossima alla saturazione perchè rappresenta il rapporto, in percentuale, fra la quantità
di vapore effettivamente presente nella massa d'aria e la quantità massima di vapore che l'aria
può contenere alla stessa temperatura (umidità di saturazione Hs).
Facciamo ancora un esempio riconducendoci ancora alla tabella riportata in precedenza:
Una massa d'aria che, a 10°C contenga 7,2 g di vapo re acqueo ha un'umidità relativa pari al
100%, poichè essendo già satura contiene il 100% della quantità massima di vapore che essa
può contenere. Un'ulteriore raffreddamento porterà alla condensazione del vapore eccedente.
Se invece la massa d'aria a 10°C contiene, per esem pio, solamente 4,8 g di vapore per ogni
chilogrammo di aria, la sua umidità relativa Ur è data dal rapporto:
Ur= [4,8 (Ha) : 7,2 (Hs)] x 100 = 66%
Gli strumenti di misura dell'umidità relativa si chiamano igroscopi quando indicano, con
grossolana approssimazione, solamente lo stato di maggiore o minore umidità dell'aria; si
chiamano igrometri quando ne danno anche la misura.
Gli igroscopi sono basati sulle proprietà che hanno alcune sostanze di assorbire il vapore
acqueo e di subire variazioni di lunghezza, torsione o curvatura. Citiamo per esempio le
membrane organiche, le corde di violino, le lamine di corno o il cosiddetto osso di balena. Altri
igroscopi sono fondati sulle proprietà che hanno alcuni materiali di assumere diversa colorazione
a causa dell'assorbimento del vapore acqueo come ad esempio il cloruro di cobalto che, quando
asciutto è di colore azzurro, mentre diventa rosa pallido se assorbe del vapore. Ora, dato che
una notevole variazione di umidità è collegata alle variazioni delle condizioni atmosferiche, gli
igroscopi possono essere usati utilmente come indicatori del cambiamento del tempo.
Lo strumento più pratico e più largamente utilizzato per la misura dell'umidità relativa è
l'igrometro a capelli basato sulle proprietà che hanno i capelli sgrassati di allungarsi quando
l'umidità relativa diminuisce e di accorciarsi quando l'umidità relativa aumenta. per seguire poi le
variazioni diurne dell'umidità relativa si usano degli igrometri registratori (igrografi), aventi
anch'essi come elemento sensibile un ciuffetto di capelli sgrassati.
In assenza di strumenti di misura, l'umidità dell'aria può essere grossolanamente stimata
osservando la trasparenza dell'aria, cioè la visibilità. Minore è il contenuto di vapore acqueo, più
l'aria si lascia attraversare dalla luce e quindi l'atmosfera risulta più limpida. Questo è il motivo
per cui le masse di aria fredde, scarsamente umide, sono in genere associate a visibilità più
elevata rispetto alle masse di aria calde. Con le masse di aria fredde e secche il cielo si presenta
con colorazione blu, mentre l'aria caldo umida da al cielo la caratteristica colorazione giallo-
grigia.
24. Le variazioni dell'umidità.
La variazione diurna dell'umidità relativa, nelle giornate soleggiate e poco ventilate, segue un
andamento che è di segno opposto a quello della temperatura. Il massimo si raggiunge poco
prima del sorgere del Sole ed il minimo fra le ore 13:00 e le ore 15:00. L'escursione fra il
massimo ed il minimo valore è di circa il 20% in gennaio e di circa il 30% in luglio. Sul mare
l'umidità relativa è sempre più alta che sulla terraferma, essendo prossima all'80%. Sempre sul
mare, data la modesta escursione termica diurna, anche l'umidità relativa subisce, in assenza di
tempo perturbato, una ridotta variazione. Anche la variazione annua dell'umidità ha un
andamento opposto a quello della temperatura, essendo legata essenzialmente all'escursione
termica media annua. Il valore medio mensile più elevato si ha di norma in dicembre e gennaio,
mentre quello più basso in luglio.
T°C -10 -5 0 5 10 15 20 25 30 35
U%
30 1.825 1.919 2.002 2.087 2.172 2.257 2.344 2.431 2.519 2.603
40 1.420 1.486 1.551 1.617 1.681 1.748 1.816 1.886 1.951 2.023
50 1.089 1.139 1.189 1.240 1.290 1.341 1.393 1.445 1.498 1.553
60 812 848 885 923 961 999 1.038 1.078 1.117 1.159
70 572 598 624 651 678 705 732 760 788 818
80 360 377 393 411 428 444 461 479 498 516
90 172 179 187 195 203 210 220 228 237 245
Conseguenze:
da 27°C a 32°C Possibile affaticamento, crampi di calore.
da 33°C a 40°C Forte affaticamento, difficoltà nella respirazione.
da 41°C a 54°C Possibile colpo di calore, insolazione.
oltre i 54°C Colpo di calore altamente probabile.
Anche per le situazioni fredde sono stati definiti sperimentalmente, per diversi valori dell'umidità
relativa, i corrispondenti valori limite di temperatura al di sotto dei quali, in assenza di
ventilazione, l'organismo umano avverte disagio fisiologico.
Ur% 90 85 80 75 70 65 60 55 50 45 40
T°C 3,5 2,8 2,2 1,8 1,5 0,5 0 -0,3 -0,5 -1,5 -2,5
La valutazione dell'indice di calore può essere eseguita in vari modi. Nel calcolatore proposto
successivamente vengono determinati tre fra i più diffusi indici, che forniscono risultati anche
significativamente diversi, in quanto il calcolo è basato su ipotesi e modelli differenti:
Heat Index / Apparent Temperature (Steadman, 1979)
Summer Simmer Index (Pepi, 1987)
Humidex (introdotto originariamente in Canada, 1965)
Tutti rappresentano comunque una temperatura, si misurano in gradi Centigradi (o Fahrenheit
nei paesi anglosassoni) e vengono calcolati con formule semi-empiriche non applicabili in modo
generalizzato. Per esempio, la formula usata, si applica solo nel caso in cui la temperatura è
superiore ai 27°C e l'umidità relativa superiore al 40%. Per temperature inferiori ai 25 °C o
umidità poco elevata (sotto il 30%) si può ritenere che l'indice di calore coincida con la
temperatura effettiva.
Il vento
Il vento è lo spostamento orizzontale dell'aria causato dalla differenza di pressione atmosferica
esistente fra zone adiacenti, differenza che a sua volta è causata dall'ineguale distribuzione del
calore sulla superficie terrestre.
L'importanza del vento per quanto riguarda le condizioni atmosferiche risiede nel fatto che le
grandi perturbazioni, collegate ai centri di bassa pressione che si formano intorno alle latitudini
comprese fra 50 e 60° dovute al conflitto di masse d'aria polari, si muovono in seno alle correnti
d'aria occidentali con direzione e velocità determinate essenzialmente dal vento. La direzione di
provenienza del vento da utili informazioni sulle caratteristiche delle masse di aria in arrivo e
quindi sui fenomeni atmosferici, sulle variazioni della temperatura e sulla quantità di umidità che
possono manifestarsi.
64 - 118 e
12 Uragano 32,7 e Oltre 9
Oltre Oltre
* Riferito ad un anemometro sito a 10 metri d'altezza sul livello del
mare
La pressione esercitata su una superficie esposta normalmente al vento può essere espressa
dalla semplice relazione
P=1/2 QV²
dove P è la pressione in Kg/m²
Q è la densità dell'aria pari, in condizioni standard, a 0,132 Kg/m³
V è la velocità dell'aria in metri al secondo.
Esempio: un vento a 10 metri al secondo esercita una pressione di 106 Kg/m².
Grado In costa
Sul mare al largo A terra
Beaufort (riferito alle barche a vela)
0 Il mare è calmo come uno specchio Le imbarcazioni non governano Il fumo si innalza
Si formano increspature che sembrano
Le imbarcazioni hanno appena un pò di La direzione del vento è indicata dal fumo,
1 squame di pesce, ma senza alcuna cresta
abbrivio ma non dalle banderuole
bianca di schiuma
Ondicelle minute ancora corte ma ben
Il vento gonfia le vele delle imbarcazioni che Il vento è percettibile al volto. Le foglie
2 evidenti. Le loro creste hanno un aspetto
filano circa 1-2 nodi tremolano
vitreo ma non si rompono
Ondicelle grosse le cui creste cominciano a
rompersi. La schiuma ha apparenza vitrea. Le imbarcazioni cominciano a sbandare e Agita le foglie ed i rami più piccoli, spiega le
3 Talvolta si osservano qua e la delle pecorelle filano a circa 3-4 nodi bandiere più leggere
dalla cresta biancheggiante di schiuma
Onde piccole che cominciano ad allungarsi. Le imbarcazioni portano tutte le vele con una
4 Le pecorelle sono più frequenti buona inclinazione
Solleva polvere e pezzi di carta
Onde moderate che assumono una forma
Gli arbusti del fogliame iniziano ad
5 nettamente più allungata. Si formano molte Le imbarcazioni riducono la loro velatura
ondeggiare
pecorelle. Possibilità di qualche spruzzo
Cominciano a formarsi onde grosse. Le
Le imbarcazioni prendono due mani di Agita i rami grossi. I fili metallici sibilano.
6 creste di schiuma bianca sono ovunque più
terzaroli alla vela maestra Difficoltoso l'uso dell'ombrello
estese. Molto probabile qualche spruzzo
Il mare si ingrossa. La schiuma bianca che si
Le imbarcazioni rimangono in porto. Quelle in
forma al rompersi delle onde comincia ad Agita interi alberi. Si ha difficoltà a camminare
7 essere soffiata in strisce lungo la direzione
mare si mettono alla cappa, se possibile
contro vento
raggiungono un ridosso
del vento
Onde moderatamente alte e di maggiore
lunghezza. La sommità delle loro creste inizia Tutte le imbarcazioni dirigono verso il porto Rompe rami di alberi. E' quasi impossibile
8 a rompersi in spruzzi vorticosi risucchiati dal più vicino camminare contro vento
vento.
Onde alte. Dense strisce di schiuma nel letto
del vento. Le creste delle onde iniziano a Causa danni leggeri ai fabbricati (grondaie,
9 vacillare e a precipitare rotolando. Gli spruzzi
-
tegole e camini)
possono ridurre la visibilità
Onde molto alte sovrastate da lunghe creste.
Nel suo insieme il mare appare biancastro. Il Raro in terraferma sradica gli alberi e causa
10 precipitare rotolando delle onde diventa
-
notevoli danni ai fabbricati
intenso e molto violento. La visibilità è ridotta
Onde eccezionalmente alte. Il mare è
completamente coperto di schiuma. Ovunque
11 la sommità delle creste delle onde è
- Devastazioni
polverizzata dal vento. La visibilità è ridotta
L'aria è piena di schiuma e di spruzzi. Il mare
è completamente bianco a causa dei banchi
12 di schiuma alla deriva. La visibilità è
- Devastazioni
fortemente ridotta o nulla.
Per ottenere indicazioni esatte circa le correnti effettivamente presenti negli strati prossimi al
suolo, le misurazioni devono essere fatte lontano da ostacoli che possono deformare o
modificare il flusso aereo. Se il terreno è pianeggiante e privo di ostacoli, il vento è
comunemente misurato ad un'altezza di circa 10 metri.
1-5 1-3
6-13 4-7
14-22 8-12
23-31 13-17
32-40 18-22
86-94 46-51
192-198 104-107
In maniera meno precisa la direzione del vento può essere espressa con i punti cardinali e
intercardinali della Rosa dei Venti. Gli antichi avevano posizionato il centro della Rosa dei Venti
in corrispondenza del basso Ionio associando ad ogni punto cardinale ed intercardinale il nome
di un vento in base alla sua regione di provenienza. Si avrà pertanto che i punti cardinali avranno
associato:
North = La Tramontana ha origini antiche, è un vento freddo generalmente secco e piuttosto
forte che soffia da Nord verso Sud. Può raggiungere velocità di 60 Km/h ed è generalmente
portatore di bel tempo. Scavalcando le Alpi e saltando il nord Italia esce fra i monti
dell'Appennino e giunge secco sull'Italia centrale. E' quasi sempre il prolungamento del
Maestrale, della Bora o del Foehn.
North-East = Il Grecale è un forte vento proveniente da nord est tipico del versante ionico e delle
coste orientali della Sicilia. Spira con maggior frequenza nel periodo invernale ed è generato
dall'azione concomitante di alte pressioni sui Balcani e di basse pressioni in movimento dal
basso Tirreno verso sud est. Può raggiungere estrema violenza e persistere per più giorni. Nel
Golfo del Leone è chiamato Gregal e, nelle Baleari, di Guergal a tutti i venti forti e freddi
provenienti da nord est. Questi venti sono imputabili a situazioni meteorologiche diverse da
quelle che fanno stabilire il nostro Grecale.
East = Il Levante è il vento proveniente dai Balcani. D'inverno ha lontane origini russo -
siberiane ed è per l'Italia la corrente di aria più fredda in assoluto. D'estate è al contrario un vento
torrido proveniente sempre dall'infuocata penisola balcanica.
South-East = Lo Scirocco condiziona il tempo del Mediterraneo meridionale. E' originato dagli
afflussi di aria di origine africana e si stabilisce in presenza di bassa pressione situata sulla
Tunisia- Canale di Sicilia, oppure sul Mediterraneo nord occidentale. Spira da sud est ed in
origine è un vento caldo e secco poichè proviene dal deserto. Ma passando sul mare si carica di
umidità ed arriva sulle coste italiane come un vento umido e foriero di piogge. Può soffiare con
violenza sullo Ionio e sul basso e medio mare Adriatico quando il centro depressionario si sposta
verso la Sicilia. Infatti la configurazione del bacino adriatico, la cui maggiore lunghezza è
secondo la direzione del vento, favorisce anche l'incanalamento di quelle correnti aeree che non
hanno esattamente quella direzione. Alla sua azione, in periodo di alta marea, è legato il
fenomeno dell'acqua alta a Venezia. Lo Scirocco può instaurarsi in tutte le stagioni ma la sua
massima frequenza si osserva in primavera (sfruttato dalle rondini per riuscire ad attraversare il
Mediterraneo) ed in autunno.
Lo Scirocco può essere anticiclonico quando è asciutto e chiaro ed associato alla presenza sul
Mediterraneo di una profonda depressione a ovest o nord ovest e di un'alta pressione ad est o
sud est. In queste condizioni lo Scirocco soffia con direzione costante sull'Adriatico, dura molti
giorni e solleva mare grosso.
Lo Scirocco ciclonico invece è caratterizzato da un forte vento, cielo nuvoloso, nebbia e pioggia
intermittente. Si instaura quando una profonda depressione, proveniente dal Mediterraneo
occidentale o dall'Africa settentrionale si avvicina ai mari occidentali italiani.
Nei bacini occidentali lo Scirocco è talvolta appena avvertito e soffia solamente come vento
foraneo nelle ore calde della giornata. Quando lo stesso vento spira lungo la costa libica è
chiamato Ghibli.
South-West= Il Libeccio (africo per i latini) proviene da sud ovest ed è molto frequente nei bacini
occidentali dove fa sentire i suoi effetti fin nel Golfo di Genova. Essendo strettamente legato alle
depressioni che si formano sul Mediterraneo occidentale può instaurarsi anche improvvisamente
con estrema violenza ed elevato fattore di turbolenza. All'insieme dei fenomeni che
accompagnano questi parossismi, le cui conseguenze talvolta sono molto gravi e si fanno
sentire soprattutto sulle coste tirreniche, si da il nome di libecciata. In Adriatico il Libeccio è un
vento sporadico e d'estate può durare solamente qualche ora.
West= Il Ponente è un vento fresco che spira da Ovest sinonimo e sintomo di instabilità. E' il
vento che insegue le veloci perturbazioni provenienti dall'Atlantico delle nostre latitudini.
North-West= Maestrale è chiamato Mistral nel Golfo del Leone e adiacenze, proviene da nord
ovest ed attraverso la valle del Rodano si precipita nel Golfo del Leone acquistando velocità e
secchezza. Insieme con la Bora è il vento che assume le maggiori velocità. Può instaurarsi in
tutte le stagioni pur essendo più frequente in primavera ed in inverno. A Marsiglia raggiunge
spesso forza 9 con raffiche che superano i 100 Km/h. Si forma quando nel Golfo del Leone o a
sud est di esso si stabilisce una depressione e contemporaneamente si ha un' alta pressione dal
Golfo di Guascogna alle Alpi. Può durare da poche ore fino a tre o quattro giorni apportando bel
tempo e nuvolosità irregolare che però invade completamente il cielo. Lo stesso vento sulle
coste settentrionali della Sardegna, della Sicilia e su quelle tirreniche è il nostro Maestrale che,
pur avendo le stesse caratteristiche del Mistral, non è altrettanto violento. I fortunali da nord
ovest sul mare Adriatico sono di breve durata ed hanno maggiore violenza e persistenza nel
Canale d'Otranto dove producono una forte agitazione del mare.
(nella Figura soprastante vengono identificate i nomi delle aree del mediterraneo così come riportate anche dal Bollettino Meteo degli avvisi ai naviganti)
La Bora è un vento discendente (catabatico) che proviene da est-nordest. E' tipica delle regioni
carsiche e, attraverso la porta della Bora (Trieste), si riversa sul Mare Adriatico settentrionale con
raffiche violente che possono anche superare abbondantemente i 100 chilometri orari. Si
distingue in Bora chiara e Bora scura. La prima è quella che ha maggiore velocità e apporta
temperatura più rigida e cieli sereni. La Bora chiara, detta anche anticiclonica, si stabilisce
quando sull'Europa centro-orientale viene a trovarsi un anticiclone digradante verso l'Adriatico,
senza che si formi su questo mare una depressione. Si cioè uno scivolamento di aria fredda
verso zone con temperature più elevate. La Bora scura si manifesta quando una zona di alta
pressione risiede sull'Europa centrale, mentre sull'Italia c'è bassa pressione. La Bora scura è
accompagnata da cielo nuvoloso ed è meno violenta della Bora chiara ma, mentre quest'ultima è
limitata alle coste dell'alto adriatico, la Bora scura può soffiare con violenza fin sulle coste
orientali dell'Italia centrale.
Il Foehn (in italiano Favonio dal latino favonius, favère, far crescere) è un vento relativamente
caldo e molto asciutto che, attraverso le vallate alpine, discende con irruenza verso la Pianura
Padana e da qui, valicati i modesti contrafforti dell'Appennino settentrionale, si spinge anche
sulle coste dell'alta Toscana. Il Foehn si origina in concomitanza con forti venti settentrionali di
aria fredda provenienti dall'Atlantico settentrionale e convogliati contro l'arco alpino. In tali
situazioni, l'accumulazione di masse di aria sopravvento alla catena delle Alpi fa aumentare la
pressione atmosferica mentre nel lato sottovento si origina una profonda depressione.
Quando soffia il Foehn la temperatura subisce un rapido e sensibile aumento, mentre l'aria
diviene limpida; le nubi sono assenti, a parte quelle di tipo lenticolare, quasi sempre isolate e con
i bordi frastagliati (altocumuli). Il Foehn soffia prevalentemente d'inverno e in primavera con una
frequenza molto variabile. Le regioni più interessate dal Foehn sono l'alta Lombardia e il
Piemonte in cui si registrano mediamente una decina di giornate all'anno (anche 40 giorni se si
considerano i micro Foehn della durata di poche ore).
Alla confluenza delle vallate alpine con la Pianura Padana il Foehn può superare la velocità di
100 km/h. Il manifestarsi di questo fenomeno produce, durante la stagione invernale e
primaverile, il distacco di valanghe, a causa del repentino aumento della temperatura.
Presupposto per la genesi del Foehn e di altri venti analoghi cosiddetti discendenti è la presenza
di catene montuose piuttosto elevate.
Vediamo in concreto che cosa accade.
Un vento che spira in direzione perpendicolare rispetto ad una catena montuosa quando impatta
con quest'ultima è costretto a sollevarsi salendo fin sulle creste da dove poi ridiscende a valle sul
versante opposto.
Durante la salita la temperatura dell'aria diminuisce per raffreddamento adiabatico mediamente
di un 1°C ogni 100 m. Nell'aria in ascesa è present e vapore acqueo che, con il raffreddamento,
condensa formando in questo modo nuvole e precipitazioni sul versante sotto vento (Stau).
Durante questo fenomeno si libera calore latente di condensazione, che riscalda l'aria e quindi il
raffreddamento adiabatico si riduce a circa 0.5 / 0.61°C ogni 100 metri di salita.
Durante la discesa (sul versante sottovento) avviene un riscaldamento progressivo, in media di
1°C ogni 100 metri di perdita di quota dovuto al pr ocesso di compressione adiabatica.
Riassumiamo:
o raffreddamento adiabatico con perdita di 1°C ogni 100 metri fino al raggiungimento della
quota di saturazione, quota alla quale per effetto del raffreddamento la massa di aria
raggiunge il suo punto di saturazione o punto di rugiada condensando sotto forma di
pioggia il vapore acqueo in essa contenuto.
o dalla quota corrispondente al punto di rugiada fino alla sommità della catena montuosa si
avrà una perdita di circa 0,5°C ogni 100 metri.
o sul versante opposto riscaldamento di 1°C ogni 100 metri di caduta per riscaldamento
adiabatico.
Durante il superamento della catena montuosa si ha una fase di sollevamento forzato ed una di
successiva discesa come si vede nella figura sopra riportata.
L'aria ad una temperatura di 18°C salendo si raffre dda perdendo 1°C ogni 100 metri di quota
raggiungendo la temperatura di saturazione intorno ai 500 metri (adiabatica secca).
Nei successivi 1.000 metri il vapore acqueo condensa trasformandosi in pioggia e rilasciando
calore latente di condensazione che fa perdere all'aria solamente 0,5°C ogni cento metri di quota
(adiabatica satura).
L'aria arriverà in cima alla catena montuosa ad una temperatura di circa 8°C perdendo 8°C
rispetto alla temperatura che aveva a fondovalle.
Scendendo il versante sotto vento, ormai meno umida, l'aria si riscalda di 1°C ogni 100 metri di
caduta (adiabatica secca) raggiungendo il fondo ad una temperatura di circa 23°C, avendo
guadagnato circa 15°C, ed un'umidità relativa pari al 40%.
Ecco spiegato come un vento settentrionale, che in origine è fresco ed umido, riesce a
riscaldare il versante alpino italiano portando giornate secche, miti e con cielo terso fin nel cuore
della Pianura Padana.
Su scala planetaria altri venti variabili o locali cioè che soffiano irregolarmente nelle zone
temperate quando si vengono a formare aree cicloniche o anticicloniche sono:
Bise. Vento freddo e secco proveniente da Nord o nord-est che interessa le zone montuose della
Francia meridionale, soprattutto in inverno e con situazione di alta pressione sul Nord Europa.
Blizzard. Sono venti di tempesta associati ad irruzione di aria di origine artica sul Nord America.
Portano quasi sempre neve.
Chamsin (dall'arabo khamasin, 50). Vento caldo e secco che spira sul delta del Nilo da aprile a
giugno. Dura da 3 a 5 giorni.
Chergui. Vento proveniente da Est caldo e secco che spira sul Marocco in primavera ed estate.
Chinook (dal nome di una tribù pellerossa del nord-ovest degli Usa). Vento caldo e asciutto che
soffia da nord-ovest, sulle Montagne Rocciose (USA), prevalentemente in primavera e in
autunno.
Etesiens Vento relativamente fresco che spira da nord sull’Egeo in Estate.
Ghibli (dall'arabo qibli, meridionale). Vento del deserto, molto caldo e carico di sabbia, che soffia
per circa trenta giorni l'anno sui territori della Tunisia, della Libia e dell'Egitto.
Harmattan (dal sudanese haameta'n). Vento caldo e secco, molto violento che spira sui territori
dell'Africa Occidentale. Proviene da nord-ovest, in inverno e in primavera.
Levantes Vento caldo che spira in Estate da est sulla zona di Gibilterra. Il vento contrario
proveniente da ovest, cioè dall’Atlantico, viene chiamato Vendeval, e può giungere come vento
di sud-ovest sino alle Baleari.
Marin. Vento di sud-ovest che investe nella stagione invernale la costa meridionale tra Francia e
Spagna
Meltem. Vento fresco da nord-est o nord, che spira nella stagione estiva sul Bosforo e sul mar
Egeo (è il nome turco del vento Etesiens).
Norther. Vento da Nord che spira in Cile nella stagione fredda accompagnato da pioggia.
Pampero (da pampa). Vento freddo e umido che spira da ovest, tra luglio e settembre,
soprattutto sul Rio de la Plata (Argentina).
Papagayo. Vento forte che spira nei mesi freddi da NE nei mari delle Grandi Antille (Costa Rica).
Shamal. Vento che spira nel Golfo Persico proveniente da NW, associato ad aria secca con
sospensione di sabbia del deserto, talvolta accompagnato da temporali.
Vendeval. Vento contrario al Levante che spira da ovest sulla zona di Gibilterra, può giungere
come vento di sud-ovest fino ai Balcani.
La Forza di Coriolis (matematico francese che fu il primo a dimostrare nel 1804 gli effetti del
fenomeno). Per effetto delle differenze di pressione, le particelle d'aria dovrebbero muoversi
perpendicolarmente alle isobare seguendo cioè la via più breve. Sennonchè altre forze, in
apparenza debolissime, agiscono in modo da far discostare le particelle d'aria dalla traiettoria
sopra citata. La forza principale che entra in gioco è la forza di Coriolis, altrimenti detta forza
deviante.
A causa della rotazione della Terra, il piano orizzontale di un osservatore ruota attorno ad un
asse verticale con un movimento massimo ai Poli e nullo in corrispondenza dell'equatore. Se
nell'emisfero boreale un oggetto mobile si sposta da 0 verso un punto terrestre situato in P il
mobile si dirige, rispetto allo spazio, in linea retta verso P che però raggiunge nel momento in cui
il punto P, trascinato dalla rotazione terrestre, si troverà in P1.
Il moto del mobile da 0 in P, rispetto alla Terra, non sarà rettilineo ma descriverà una curva.
Questa forza che, nell'emisfero settentrionale, fa deviare ogni cosa mobile verso la destra del
proprio movimento, relativamente ad un osservatore che si trovi sulla superficie terrestre, si
chiama appunto forza di Coriolis.
Legge di Buys-Ballot. (Christoph Hendrik Buys Ballot 1817-1890- Meteorologo olandese). Se la direzione
del vento non è modificata da ostacoli posti nelle dirette vicinanze dell'osservatore, ponendo le
spalle al vento che soffia nei bassi strati si può risalire all'ubicazione dei centri di alta e bassa
pressione responsabili del vento osservato. Nell'emisfero nord il centro di bassa pressione si
trova alla sinistra leggermente spostato in avanti dell'osservatore, mentre il centro di alta
pressione si trova a destra leggermente spostato indietro. Nell'emisfero sud le direzioni sono
invertite.
Interessante potrebbe anche essere sapere che il vento delle quote superiori guida il cammino
delle nubi alte, come quello degli strati bassi atmosferici pilota il fumo dei camini, fa sventolare le
bandiere e muove i cumuli e gli strato cumuli. Attraverso l'osservazione dei segnali (nubi,
bandiere e fumi) si può distinguere il cammino del vento superiore dal cammino di quello
inferiore. Una regola empirica per eseguire una previsione sul tempo potrebbe essere questa.
Volgendo le spalle al vento inferiore, si osservi (attraverso lo spostamento dei cirri) la direzione
del vento superiore. Se le nubi provengono dalla nostra sinistra, il tempo volge ad un
peggioramento, mentre se le nubi provengono dalla nostra destra è previsto un miglioramento.
32. Le brezze.
Brezza di mare. Durante il giorno, sotto l'azione della radiazione solare, la terra si riscalda più del
mare adiacente e pertanto, sulla terra, si origina un'area di bassa pressione, mentre l'aria più
fredda che sovrasta il mare acquista una pressione leggermente superiore. A causa di questa
differenza di pressione si genera uno spostamento di aria, negli strati prossimi al suolo, dal mare
verso la terraferma, mentre negli strati atmosferici immediatamente superiori le correnti seguono
il percorso inverso.
Sulle coste italiane la brezza di mare si fa sentire da aprile a settembre mentre è poco frequente
nel periodo invernale a causa della modesta differenza di temperatura fra il mare e la terraferma.
Anche in una giornata in cui il cielo è coperto la brezza è molto debole o spesso nulla. La brezza
di mare si origina nelle immediate vicinanze delle coste ed il suo sviluppo è preannunciato da
improvvise raffiche (mai superiori ai 10 nodi) e dalla altrettanto improvvisa rotazione del vento
verso la costa, preceduta da una fase di calma o di venti variabili.
L'arrivo della brezza di mare sulla terraferma è segnalato da un aumento della velocità del vento
e da un repentino abbassamento della temperatura. La velocità massima, anche di 8-10 nodi,
viene raggiunta nelle ore pomeridiane quando la differenza termica fra il mare e la terraferma
raggiunge il suo apice. La distanza dalla costa verso l'entroterra alla quale questi venti si
propagano non supera solitamente i 40 Km; verso il largo la loro estensione è ancora minore. Il
fronte di avanzata della brezza di mare verso la costa è spesso manifestata da una fila di cumuli
di bel tempo disposti parallelamente fra loro. Nel tardo pomeriggio si calma il vento.
Le brezze di mare si instaurano sotto costa attorno alle 10 del mattino ma se c'è vento contrario
da terra ritardano e possono manifestarsi solamente per qualche ora dal tardo pomeriggio. Se il
vento contrario da terra è superiore agli 8-10 nodi è poco probabile che la brezza di mare riesca
ad instaurarsi. In questo caso l'effetto della brezza di mare si manifesta indirettamente con la
graduale diminuzione della velocità del vento proveniente dall'entroterra nel corso della giornata.
Se in condizioni di cielo sereno e venti deboli la brezza di mare non si sviluppa significa che
l'atmosfera è instabile per la presenza nei bassi strati di un'inversione termica da subsidenza che
impedisce, sulla terraferma, il movimento verticale delle correnti convettive.
Nella sua fase iniziale, quando il vento è ancora debole, la brezza di mare ha una direzione
perpendicolare alla costa. Successivamente, con l'aumentare della velocità, tende ad orientarsi,
nel nostro emisfero, verso la destra del proprio movimento, finchè nel tardo pomeriggio soffia
quasi parallela alla costa. A causa del maggiore attrito incontrato dal vento nel passare dal mare
alla terraferma, le brezze di mare risultano più deboli sulla terra che sul mare, mentre l'accumulo
di aria nelle immediate vicinanze della costa ne fa aumentare la velocità.
La Brezza di terra trae le sue origini nel più rapido raffreddamento notturno della terraferma
rispetto al mare adiacente. La pressione atmosferica più alta sulla terraferma sposta l'aria dagli
strati prossimi al suolo verso il mare, mentre negli strati immediatamente superiori le correnti
soffiano in senso contrario e cioè dal mare verso terra.
Nella stagione estiva la brezza di terra si instaura verso le ore 22 per finire verso le ore 07
raggiungendo la sua massima velocità fra le 04 e le 06. Sul mare non si estende per più di 10-12
chilometri dalla costa. Il passaggio dalla brezza di mare a quella di terra e viceversa è preceduto
da calma di vento che può avere una durata anche di tre ore in corrispondenza del periodo in
cui la temperatura della terraferma e quella del mare si equivalgono.
Brezza di valle. L'aria che circonda i rilievi montuosi si riscalda e si raffredda più velocemente di
quella che sovrasta le pianure adiacenti. Poichè sui rilievi, con cielo sereno ed assenza di
ventilazione, la pressione atmosferica assume valori inferiori a quelli delle pianure vicine, si
genera uno spostamento di aria dalla pianura verso i rilievi. Sulle zone pianeggianti il
trascinamento dell'aria verso la catena montuosa si avverte fino ad una distanza di 30-40
chilometri dalle montagne. le brezze di valle sono frequenti nel periodo estivo mentre nel periodo
invernale sono generalmente assenti.
Brezza di monte. Nelle ore notturne la pressione atmosferica più alta che si instaura sui rilievi
montuosi rispetto alle aree pianeggianti adiacenti, spinge l'aria più fredda verso le pianure. A
differenza della brezza di valle, la brezza di monte è presente in tutte le stagioni e nel periodo
invernale persiste anche durante le ore diurne.
Vento geostrofico. Oltre i 1.000-1.200 metri di quota, non essendo più presente la forza di attrito,
il movimento dell'aria è determinato esclusivamente dalla forza di gradiente e dalla forza
deviante. A queste altezze il vento, chiamato vento geostrofico, si dispone parallelamente alle
isobare mantenendo immutata la direzione e raggiunge la massima velocità ad un'altezza di 8-9
Km. A queste quote, in presenza della corrente a getto, la velocità del vento può essere
superiore ai 200-400 Km/h.
Dove abbiamo:
Ta è la temperatura dell'aria espressa in °C.
V è la velocità del vento espressa in m/s.
Il Wind Chill è applicabile quando la temperatura è inferiore agli 11°C e quando il vento è
compreso tra una velocità di 2 e 24 m/s. Ad ogni classe dell'indice, divisa per colore di
appartenenza, corrispondono determinati effetti sull'organismo umano come riportato in seguito:
Basso rischio di congelamento
Rischio di congelamento per esposizioni fino a 30 minuti
Rischio di congelamento per esposizioni comprese fra 5 e 10 minuti
Rischio di congelamento per esposizioni comprese fra 2 e 5 minuti
Rischio di congelamento per esposizioni inferiori ai 2 minuti
Tabella del Wind Chill per temperature comprese fra 5°C e -20°C
T air
5 0 -5 -10 -15 -20
V10
5 4 -2 -7 -13 -19 -24
10 3 -3 -9 -15 -21 -27
15 2 -4 -11 -17 -23 -29
20 1 -5 -12 -18 -24 -30
25 1 -6 -12 -19 -25 -32
30 0 -6 -13 -20 -26 -33
35 0 -7 -14 -20 -27 -33
40 -1 -7 -14 -21 -27 -34
45 -1 -8 -15 -21 -28 -35
50 -1 -8 -15 -22 -29 -35
55 -2 -8 -15 -22 -29 -36
60 -2 -9 -16 -23 -30 -36
65 -2 -9 -16 -23 -30 -37
70 -2 -9 -16 -23 -30 -37
75 -3 -10 -17 -24 -31 -38
80 -3 -10 -17 -24 -31 -38
Tabella del Wind Chill per temperature comprese fra -25°C e -50°C
T air
-25 -30 -35 -40 -45 -50
V10
5 -30 -36 -41 -47 -53 -58
10 -33 -39 -45 -51 -57 -63
15 -35 -41 -48 -54 -60 -66
20 -37 -43 -49 -56 -62 -68
25 -38 -44 -51 -57 -64 -70
30 -39 -46 -52 -59 -65 -72
35 -40 -47 -53 -60 -66 -73
40 -41 -48 -54 -61 -68 -74
45 -42 -48 -55 -62 -69 -75
50 -42 -49 -56 -63 -69 -76
55 -43 -50 -57 -63 -70 -77
60 -43 -50 -57 -64 -71 -78
65 -44 -51 -58 -65 -72 -79
70 -44 -51 -58 -65 -72 -80
75 -45 -52 -59 -66 -73 -80
80 -45 -52 -60 -67 -74 -81
Nella figura riportata di seguito sono indicate schematicamente le zone di origine delle masse di
aria che interessano l'Europa centro occidentale ed il Mediterraneo dalle quali traggono origine i
venti locali che spirano sui nostri bacini.
40. Aria Artica.
Le irruzioni di aria artica sono tipiche dei mesi invernali. Data la provenienza l'aria artica è
sempre più fredda e più densa delle masse di aria che incontra durante il suo movimento verso
sud. La temperatura molto bassa non consente all'umidità di assumere valori elevati.
L'aria artica marittima giunge nel bacino del Mediterraneo come un vento da nord ovest quando
un'area di alta pressione si forma sull'Atlantico settentrionale mentre una depressione si scava
sulla Francia. Da luogo a violenti venti di Mistral nella Valle del Rodano e nel Golfo del Leone e a
rovesci o temporali sul Mediterraneo occidentale. Il forte contrasto termico con la superficie del
Mar Mediterraneo genera sulle Isole Baleari e sul Golfo del Leone delle depressioni secondarie
che, nel loro movimento verso est- sudest, vanno ad interessare l'Italia.
L'aria artica continentale arriva in Italia attraverso la "Porta della Bora" e trae la sua origine nel
Mar di Barents e nelle zone della Siberia prossime alla calotta polare. Viene convogliata verso le
nostre regioni dall'anticiclone Russo che nella stagione invernale si estende fino alle coste
dalmate. L'aria artica continentale è accompagnata da venti nord orientali di particolare violenza
nel Golfo di Trieste e sull'alto Adriatico (bora chiara). Durante queste irruzioni il cielo si presenta
sereno, l'atmosfera è limpida, la temperatura si abbassa e l'umidità è scarsa.
L'aria polare fredda continentale è originaria delle zone occupate dall'anticiclone russo e giunge
in Italia quando il bordo occidentale dell'anticiclone si estende fino all'Europa centrale ed ai
Balcani. Tipica della stagione invernale questa massa d'aria giunge sulla penisola italiana
attraverso le Alpi Carniche ed Illiriche e sfociando sull'Adriatico settentrionale è accompagnata
da venti forti da est o nord est (bora chiara), cielo terso e da scarsi fenomeni.
L'aria polare calda marittima è tipica della stagione invernale e giunge sul Mediterraneo
occidentale passando attraverso la penisola iberica o la Francia. Il suo transito è accompagnato
da un modesto aumento della temperatura e da deboli piogge specialmente sulle regioni
settentrionali italiane.
L'aria polare calda continentale è tipica della stagione estiva e ci giunge dalla Russia meridionale
senza dar luogo ad alcun fenomeno di rilievo.
L'aria tropicale calda marittima proviene dall'Anticiclone delle Azzorre e giunge sull'Italia
attraverso la penisola iberica o il Marocco e si manifesta con venti sud occidentali (libeccio)
talvolta molto forti, richiamati da centri di bassa pressione posizionati fra le Baleari ed il Golfo del
Leone che si sono formati a seguito di precedenti afflussi di aria artica marittima o polare
marittima.
Il suo arrivo è accompagnato da un forte aumento della temperatura, da una diminuzione della
pressione e da un'umidità superiore a quella osservata in presenza di qualunque altra massa di
aria. La visibilità è molto spesso ridotta per nebbia o pioviggine.
L'aria tropicale calda continentale trae origine fra l'Africa settentrionale e l'Asia minore. Giunge
sulle regioni italiane con forti venti da sud est (scirocco). Inizialmente è molto secca ma
transitando sul Mediterraneo si carica di umidità poichè la sua elevata temperatura gli consente
di assorbire elevate quantità di vapore acqueo. Origina precipitazioni estese soprattutto sulle
regioni meridionali italiane. La visibilità è ridotta sia a causa della pioggia sia a causa delle
particelle di sabbia del deserto in sospensione.
Nelle regioni polari la radiazione incidente è sempre inferiore alla radiazione emessa e il
contrario accade nelle regioni equatoriali e subtropicali.
La forma geometrica della terra implica che l'angolo di incidenza della radiazione solare, ovvero l'
angolo tra i raggi del sole e la perpendicolare alla terra nel punto di incidenza, varia con la
latitudine e precisamente decresca dai poli verso l'equatore.
Ne consegue che le zone equatoriali ricevono durante l'anno una quantità di calore dal Sole
superiore a quella riemessa verso lo spazio. Al contrario ai Poli il bilancio tra calore ricevuto e
calore perso è negativo.
Le regioni delle latitudini inferiori ai 30° sono c aratterizzate da un guadagno di energia, mentre
quelle situate a latitudini più alte accusano un deficit energetico netto. Un trasporto di calore
dall'equatore verso i poli è necessario perchè non si abbia un perenne aumento della
temperatura all'equatore ed una diminuzione costante ai poli.
Questo trasferimento di calore viene effettuato dall'atmosfera la cui circolazione teorica sarebbe
quella riportata nella figura precedente (frecce ellittiche rosse e blu- prima teoria elaborata nel
1735 da Hadley) se le sole cause dello spostamento fossero di natura termica e se la Terra non
ruotasse attorno al proprio asse (forza di Coriolis).
Il calore assorbito dalla Terra intorno all'Equatore scalda le masse d'aria sovrastanti che,
dilatandosi diventano meno dense e più leggere, salgono verso la troposfera. Questa risalita
d'aria genera nei bassi strati zone di bassa pressione (associate a condizioni meteo perturbate),
mentre in quota l'apporto di aria dagli strati sottostanti crea una zona di alta pressione. Ai Poli
invece il bilancio termico negativo genera un raffreddamento dell'aria che essendo più densa si
porta dagli strati superiori, dove si crea una zona di bassa pressione, verso il suolo, dove al
contrario si genera un'alta pressione. Quindi al suolo masse d'aria fredda vengono spinte dall'alta
pressione polare verso la bassa pressione equatoriale, mentre in quota l'aria calda viene spinta
dalle alte pressioni equatoriali verso le basse pressioni polari.
Nell'emisfero settentrionale le masse d'aria che, alle alte quote, si muovono per cause termiche
dall'equatore verso il polo vengono deviate verso est, infatti, attorno ai 30° di latitudine nord, le
correnti in quota sono a componente occidentale. Da queste latitudini la massa d'aria ritorna
verso l'equatore con correnti al suolo che prendono la direzione nord est (alisei) sempre a causa
della forza deviante (cellula di Hadley). Questo accumulo di aria di origine subtropicale determina
al suolo, intorno ai 30° di latitudine una cintura di alta pressione (A)- l'anticiclone delle Azzorre fa
parte di questa cintura.
Alle alte latitudini è presente un'altra cella convettiva (cellula di Hadley polare) simile a quella fra
equatore e basse latitudini. Questa cella è caratterizzata, negli strati prossimi al suolo, da una
fascia di basse pressioni (B) intorno ai 60° di latitudine (esempio il ciclone d'Islanda) e di un'alta
pressione in corrispondenza del polo.
Sulla superficie terrestre si riscontrano: una fascia di basse pressioni all'equatore, una fascia di alte pressioni alle
latitudini di circa 30°nord e sud, una fascia di ba sse pressioni alle latitudini di circa 60° nord e s ud ed infine una
fascia di alte pressioni in corrispondenza delle calotte polari. Nell'illustrazione è raffigurata la distribuzione dei centri
barici al suolo nell'emisfero nord.
La fascia delle medie latitudini denominata zona delle correnti occidentali (12 westerlies) è
continuamente interessata dal passaggio di numerose depressioni che apportano tempo
perturbato su vaste aree geografiche.
1) Cellula di Hadley
2) Cellula di Ferrel
3) Cellula polare di Hadley
4) Divergenza
5) Convergenza
6) Ascendenza
7) Subsidenza
8) Zona delle calme equatoriali o Zona della convergenza intertropicale
9) Alisei di nord est
10) Alisei di sud est
11) Anticicloni subtropicali
12) Venti occidentali
13) Perturbazioni del Fronte polare
14) Venti orientali
Fra le masse di aria calde equatoriali e quelle fredde polari, intorno ai 30°-60° di latitudine, scorr ono le grandi
correnti occidentali delle zone temperate.
45. La circolazione atmosferica in superficie.
La circolazione atmosferica osservata in superficie a scala planetaria non ha l'andamento
regolare indicato nella figura precedente poichè la superficie terrestre non è uniformemente
liscia. Questo schema ideale trova riscontro solamente in corrispondenza degli oceani ma non
sopra i continenti per due motivi:
a) perchè l'acqua degli oceani assorbe ed immagazzina, più della terraferma, l'energia solare;
b) perchè l'orografia determina una rilevante azione di disturbo sul libero fluire delle correnti
aeree.
Nello specifico, nella stagione primaverile ed in quella estiva, gli strati superficiali della terraferma
si riscaldano più rapidamente e più intensamente di quelli del mare e per questo motivo sopra i
continenti tendono a formarsi aree di bassa pressione.
Nella stagione autunnale, la terraferma perde più rapidamente del mare il calore immagazzinato
nella stagione calda, per cui sui continenti si originano vaste aree fredde di alta pressione,
mentre sopra gli oceani si instaurano condizioni di bassa pressione.
A causa di questo comportamento termico stagionale, differente fra oceani e continenti, sulle
pianure russo-siberiane e sul Canada si formano, nella stagione invernale, zone anticicloniche e
d'estate zone di bassa pressione.
Questo modello, che rispetto al quello di Hadley trova abbastanza riscontro nelle osservazioni,
non va però inteso come immobile. La circolazione descritta nella figura precedente è solo una
situazione media, non è infatti raro che il Ciclone d'Islanda si spinga con profonde saccature fino
alle latitudini del Mediterraneo o che l'Anticiclone delle Azzorre raggiunga le isole britanniche.
Questo fenomeno si attenua durante l’inverno a causa del minore irraggiamento dell’emisfero nord e il conseguente
minore spostamento di masse d’aria dal tropico del Cancro all’equatore. A conseguenza di ciò, l’anticiclone delle
Azzorre si attenua permettendo una discesa verso sud delle perturbazioni.
48. Le correnti occidentali delle medie latitudini.
La differenza di temperatura che esiste fra le aree equatoriali e le aree polari determina la
formazione di tre grandi blocchi di aria omogenea a carattere quasi permanente: due in
corrispondenza delle calotte polari, relativamente freddi e poveri di vapore acqueo ed uno fra i
due tropici, relativamente caldo e ricco di vapore acqueo.
Fra questi due blocchi, all'incirca fra i 30° ed i 60° di latitudine, scorre in ciascun emisfero un
vasto fiume di aria a temperatura intermedia, con direzione prevalentemente secondo i paralleli
ed al quale è stato dato il nome di corrente occidentale (12). L'intensità di questa corrente
aumenta man mano che si sale di quota e raggiunge il massimo attorno ai 10-12 chilometri di
altezza. All'interno delle correnti occidentali ed ai limiti superiori della troposfera, scorre un fiume
aereo velocissimo chiamato corrente a getto (jet stream si sono registrati venti anche a 600
Km/h, ma velocità di 100-200 Km/h sono frequenti).
La corrente a getto è il fenomeno equivalente delle correnti oceaniche ma, a differenza di queste
ultime, cambia di giorno in giorno la propria posizione all'interno della fascia occupata dalle
correnti occidentali. La corrente a getto ha un piccolo spessore verticale (nell'ordine dei 2-3 Km),
relativamente stretta sul piano orizzontale (100-400 km), molto allungata nel senso delle correnti
(qualche migliaio di chilometri) e sovrasta le zone di massimo contrasto termico al suolo tra
masse di aria fredde e calde.
La corrente a getto ha una notevole importanza per la genesi delle depressioni mobili, poichè la
sua presenza sulla verticale delle aree dove più forte è il contrasto termico tra alte e basse
latitudini non è casuale. Infatti le correnti occidentali risultano essere tanto più veloci quanto è
maggiore la differenza di temperatura fra le masse di aria che stazionano sull'equatore e quelle
che sovrastano il polo. Quando questa differenza di temperatura è molto grande viene a
determinarsi un maggiore dislivello barico fra la cintura di alta pressione attorno ai 30° di
latitudine e la fascia di bassa pressione attorno ai 60°. Questa differenza di pressione
atmosferica tenderebbe a far aumentare indefinitamente anche la velocità delle correnti
occidentali se queste, a causa della velocità, non diventassero instabili ad una quota oscillante
fra i 3.000 ed i 12.000 metri. Questa instabilità genera grandi moti ondulatori sul piano
orizzontale (onde planetarie o onde lunghe di Rossby). Il crescere dell'ampiezza delle onde fa
penetrare sempre più le masse di aria calda tropicale verso le regioni polari e le masse di aria
fredda verso le regioni equatoriali determinando in tal modo, fra le zone polari e quelle tropicali,
uno scambio termico a grandissima scala che attenua il contrasto determinato dalla diseguale
distribuzione della radiazione solare.
Nel 1904 uno dei primi studiosi ad individuare la presenza di forti venti in quota fu Show.
Utilizzando essenzialmente dati di analisi al suolo ed i rilevamenti dei venti fino alla quota di 4000
metri, scoprì che il vento aumentava di intensità passando da 3000 a 4000 metri assumendo una
intensità di circa 50kts. In seguito nei pressi di Pavia furono scoperti e registrati venti di 95 kts
(alla quota di 10 km). A seguito di varie osservazioni nel 1911 Dines avanzò l’ipotesi che fra un
ciclone e l’anticiclone che lo precede, ad una certa quota, dovevano essere presenti venti di
notevole intensità per la baroclinicità che l’atmosfera presenta. Lo stesso Dines, a seguito dei
sondaggi atmosferici, dimostrò che in media l’intensità della circolazione orizzontale dei cicloni e
degli anticicloni mobili cresce verso l’alto fino a livello della troposfera e decresce al di sopra. In
seguito furono istituiti fitte reti di stazioni che effettuavano sondaggi attraverso i quali si
evidenziò la presenza di forti venti in quota. Lo studio delle correnti a getto ebbe un grande
impulso dopo la seconda guerra mondiale, quando l’esigenza del volo spinse ad approfondire la
conoscenza di venti particolarmente forti in quota.
Fronti, perturbazioni. Cicloni mobili e anticicloni
All'inizio del secolo scorso fra il 1910 ed il 1920, un gruppo di fisici e matematici norvegesi
dell'Università di Bergen, si servì del concetto di massa d'aria per dare un indirizzo nuovo alla
meteorologia. V.Bjerknes, il capo della scuola di Bergen, ebbe il merito di individuare, proprio
nella discontinuità fra le caratteristiche fisiche di due diverse masse d'aria adiacenti, la causa
della nascita dei sistemi apportatori di maltempo alle medie latitudini.
Figura 1. Il Fronte Polare separa le masse di aria tropicali da quelle polari. La sua traccia al suolo può essere
segnata nelle carte meteorologiche. Interessa direttamente il tempo delle nostre latitudini.
Se le masse di aria che si affacciano nel fronte polare sono poco differenziate, il fronte è poco
attivo e, in caso di mancanza di vento, può anche essere stazionario. Non appena si stabilisce
uno squilibrio fra le due masse di aria l'andamento del fronte subirà una notevole trasformazione.
Si trasformerà, dal tratto rettilineo della figura 1, in una linea percorsa da ondulazioni (figura 2)
prodotte dalle spinte alternate dell'aria tropicale verso nord est e dell'aria polare verso sud ovest.
Questi moti ondulatori orizzontali hanno lunghezza ed ampiezza molto minori di quelle delle
correnti occidentali (circa un migliaio di chilometri) e, per distinguerle da queste ultime, sono
chiamate onde corte (figura 3).
Figura 2. Quando fra le due masse di aria, tropicale e polare, si stabilisce uno squilibrio, l'andamento del fronte
polare subisce una deformazione. Non è più un tratto rettilineo ma una linea ondulata prodotta dalle spinte alternate
dell'aria tropicale e dell'aria polare.
Figura 3. Grandi irruzioni di aria fredda e calda, con formazione di onde orizzontali e di vortici ciclonici.
In ciascuna di queste onde, che solitamente si muovono in seno alla corrente a getto e nella
direzione dello spostamento dell'aria calda, le masse di aria tropicale invadono le zone prima
occupate dall'aria fredda dando origine al settore caldo. In corrispondenza di quelle che
potremmo considerare le creste d'onda di aria calda si forma il minimo depressionario. Sul lato
destro della cresta, nel senso di spostamento dell'onda e delimitato nei bassi strati dal fronte
caldo, l'aria calda più leggera si solleva per scorrimento sopra quella fredda. Sul lato sinistro, al
contrario, l'aria fredda delimitata al suolo dal fronte freddo, si incunea sotto l'aria calda
sollevandola violentemente. In corrispondenza del fronte caldo e del fronte freddo si osserva una
nuvolosità composta da:
una testa di cirri seguiti da cirrostrati
un corpo caratterizzato dalla presenza di altostrati e nembostrati
uno strascico composto da un cielo caotico con la presenza di generi diversi di nubi alternati a
schiarite.
Lo strascico è il settore più turbolento a causa dei violenti rovesci, dei fulmini e dei colpi di vento.
Poichè l'aria fredda avanza più velocemente dell'aria calda , giunge il momento in cui il fronte
freddo raggiunge il fronte caldo dando origine ad un sistema misto chiamato fronte occluso. Nella
fase di occlusione il ciclone raggiunge lo stadio di massima maturità e la pressione atmosferica,
al livello del mare, raggiunge i valori minimi, i venti soffiano con maggior velocità ed i fenomeni di
condensazione del vapore acqueo procedono con ritmo più veloce. Passata la fase di occlusione
il ciclone non fa che dissipare l'energia acquisita e muore a meno che nel suo vortice in
estinzione non entrino nuove masse di aria fredda che gli consentano, stante il rinnovato
contrasto termico, una ripresa di energia (Figura 5-6-7-8). Contemporaneamente all'evolvere del
ciclone, l'onda ciclonica viene trascinata nel verso del mote delle onde lunghe delle correnti
occidentali, così come un mulinello in un fiume viene trascinato dal moto d'insieme della
corrente.
Figura 5
Figura 6. Schema di evoluzione di un ciclone mobile e dei fronti associati. Quando lo squilibrio fra le masse d'aria
(fredda blu e calda rossa) si accentua, si stabiliscono due fronti: il fronte caldo con direzione est- nord est ed il fronte
freddo con direzione sud est.
Figura 7. Continuando ad accentuarsi lo squilibrio fra le due masse di aria, l'ondulazione assume una fisionomia più
marcata. Le masse che si fronteggiano danno origine ad una circolazione ciclonica (depressionaria), cioè in senso
antiorario.
Figura 8. Il fronte freddo è molto più attivo del fronte caldo. Per questo motivo l'aria fredda si incunea sotto l'aria
calda sollevandola ed occupandone il posto. Si crea così il fronte occluso (linea viola contrassegnata dai pallini misti
ai triangolini) che segna la piena maturità della perturbazione.
Se l'anticiclone delle Azzorre si espande oltre il 50° parallelo nord ( e questo accade
specialmente nel periodo estivo), la zona depressionaria dell'Islanda arretra verso latitudini più
alte rigettando il fronte polare oltre il 60° paral lelo nord e le perturbazioni andranno ad
interessare i paesi scandinavi senza toccare il bacine del Mediterraneo. I paesi che si affacciano
sul bacino del mediterraneo saranno in questo caso in regime anticiclonico. Dalle zone
dell'Oceano Atlantico settentrionale in cui si ha la ciclogenesi le perturbazioni si muovono verso il
continente europeo lungo dei percorsi preferenziali illustrati e semplificati nella figura 9.
Le depressioni mediterranee.
Molto spesso nella stagione autunnale ed in quella primaverile, le irruzioni di aria fredda sul
Mediterraneo, dove la temperatura delle acque superficiali supera di circa 4° quella dell'oceano,
possono svilupparsi depressioni mobili e sistemi frontali del tutto simili a quelli che nascono
attorno ai 60° di latitudine. Queste depressioni di origine mediterranea, nel loro movimento verso
est, interessano anche la penisola italiana e sono la principale causa del maltempo diffuso. Le
aree dove le depressioni mediterranee si scavano con maggior frequenza sono descritte nel
riquadro della figura 9: il Mediterraneo occidentale, il Mediterraneo al largo delle coste algerine e
di quelle tunisine e le traiettorie da esse seguite hanno direttrice sud ovest nord est.
L'aria, nelle zone interessate dal ciclone, è animata da moti verticali in ascesa che, anche se
deboli, sono in grado di determinare per raffreddamento ed espansione la condensazione del
vapore acqueo qualora l'aria abbia un sufficiente grado di umidità. La nuvolosità ed i fenomeni
ad essa associati sono tanto più intensi quanto è maggiore il gradiente barico orizzontale
(distanza fra le isobare) e quanto più è pronunciata la curvatura delle isobare.
In base alla loro natura i cicloni sono classificati in permanenti, mobili, termici ed orografici.
I cicloni permanenti sono determinati dalla circolazione generale dell'atmosfera. Tali sono le
cinture di bassa pressione della fascia equatoriale e quelle attorno ai 60° di latitudine come ad
esempio il Ciclone d'Islanda ed il Ciclone delle Aleutine.
I cicloni mobili sono associati alla nascita ed allo sviluppo dei sistemi frontali che interessano le
medie latitudini, in cui la curvatura delle isobare è più accentuata nella direzione in cui sono posti
i fronti. Entrambi i cicloni in precedenza descritti sono caratterizzati da aria più fredda di quella
delle aree circostanti e si estendono a tutta la troposfera.
I cicloni termici sono le depressioni che traggono origine dal diverso riscaldamento della
superficie terrestre. Appartengono a questa categoria le depressioni che nascono sui continenti
nella stagione estiva e sugli oceani in quella invernale. I cicloni termici sono costituiti da aria con
temperatura più alta delle aree circostanti e la circolazione ciclonica al loro interno si interrompe
fra i 2.000 ed i 4.000 di altitudine per essere sostituita da circolazione anticiclonica.
Le depressioni orografiche nascono quando veloci correnti aeree investono perpendicolarmente
una catena montuosa abbastanza elevata da generare una depressione nella zona sotto vento.
Le saccature.
Sono configurazioni isobariche a forma di V o di U e costituiscono la propaggine meridionale di
un ciclone in cui la pressione atmosferica assume un valore più basso rispetto a quelli delle aree
adiacenti. L'asse di simmetria di questa struttura è detto asse di saccatura, ha una direzione nel
senso dei meridiani ed indica l'area nella quale le isobare hanno la massima curvatura.
Il fronte caldo.
Il fronte caldo è rappresentato da una linea che al suolo delimita idealmente un'invasione di aria
calda verso regioni che in precedenza erano occupate da aria fredda. Il fronte caldo si trova nella
parte anteriore di un ciclone mobile, in cui le masse di aria calda iniziano a salire forzatamente
lungo una linea di separazione con l'aria fredda (figura 10).
Il settore caldo.
Le caratteristiche di un settore caldo sono simili a quelle di una massa di aria calda costituente il
settore stesso. Nella stagione autunnale ed in inverno, quando l'irraggiamento del suolo è
notevole in rapporto alla radiazione solare incidente, l'aria diventa particolarmente stabile. In
questa situazione, procedendo dalla periferia meridionale del settore verso il centro del ciclone,
si possono distinguere tre zone: la prima con il cielo che si presenta sereno, la seconda con
cielo irregolarmente coperto da stratocumuli e da strati e la terza, prossima al centro del ciclone,
dove gli strati si intensificano fino a raggiungere talvolta il suolo con la conseguente comparsa
della nebbia.
Diverse sono le condizioni nella stagione primaverile ed in estate poichè l'aria subtropicale del
settore caldo subisce un forte riscaldamento dal basso sulle aree continentali e diventa instabile
dando luogo alla formazione di nubi cumuliformi apportatrici di piogge e temporali.
Il fronte freddo.
Il fronte freddo è rappresentato da una linea che al suolo delimita idealmente un'invasione di aria
fredda verso aree prima occupate da aria più calda. L'aria fredda penetra a cuneo sotto l'aria
calda e la solleva con violenza determinando il raffreddamento e la condensazione del vapore
acqueo in essa contenuto. La nuvolosità è rappresentata da stratocumuli, cumuli e cumulonembi
con squarci di cielo sereno (figura 14).
La rapidità di rasserenamento del cielo è tipica della fase successiva al passaggio del fronte
freddo. Tuttavia l'aria fredda che segue il fronte per parecchie ore, trovandosi a scorrere su una
superficie più calda, diventa instabile, soprattutto nelle ore pomeridiane, dando luogo alla
formazione di nubi temporalesche isolate anche quando il fronte freddo è distante qualche
migliaio di chilometri.
La tabella che riportiamo di seguito indica il comportamento dei vari elementi meteorologici al
passaggio dei fronti caldo e freddo.
Il fronte occluso.
Nella fase finale della vita di un ciclone, il fronte freddo più attivo e veloce, raggiunge il fronte
caldo al suolo. La configurazione che risulta dal congiungimento dei due fronti prende il nome di
fronte occluso o occlusione, le cui caratteristiche sono una sovrapposizione di quelle del fronte
freddo e del fronte caldo. La nuvolosità stratiforme del fronte caldo si assomma alla nuvolosità
cumuliforme di quello freddo con conseguenti piogge, rovesci, temporali con la possibilità di
grandinate. mentre il ciclo vitale di una depressione mobile è nell'ordine di circa 6-7 giorni, la
fase di occlusione si compie generalmente in 24 ore.
Figura 15. Rappresentazione grafica dei fronti secondo la simbologia utilizzata sulle carte meteorologiche.
I fronti secondari.
All'interno di masse di aria aventi la stessa provenienza possono crearsi, fra i vari fattori
meteorologici, delle discontinuità per il fatto che, pur avendo le masse di aria la stessa origine, si
sono distaccate dal luogo di formazione in tempi diversi oppure hanno avuto influenze o percorsi
diversi. Infatti esistono sempre differenze di temperatura ed umidità fra una massa di aria che è
passata su campi di neve e una massa di aria che ha percorso regioni non innevate. In
contrapposizione ai fronti principali che nascono dalle ondulazioni del fronte polare, si hanno così
i fronti secondari. Questi fronti solitamente si osservano nella parte posteriore dei fronti freddi
principali e corrispondono ad irruzioni di masse d'aria polari con temperature ancora più basse.
In questo caso, i fronti freddi secondari sono rappresentati nelle carte meteorologiche, secondo
una forma piuttosto arcuata, la cui concavità è orientata nel senso opposto allo spostamento. I
fenomeni associati ai fronti secondari sono meno intensi ed estesi di quelli dei fronti principali.
Le linee di instabilità.
Se su un'area di bassa pressione l'aria è più fredda rispetto alla latitudine del luogo, possono
formarsi delle perturbazioni secondarie quando i contrasti termici sono particolarmente
accentuati. La linea che delimita idealmente al suolo questi contrasti termici viene chiamata linea
di instabilità e si osserva con frequenza nella parte posteriore di un fronte freddo o nei vortici
depressionari ormai in fase di occlusione.
Le linee di instabilità si manifestano con nuvolosità cumuliforme, rovesci e temporali a carattere
isolato. Sulle carte meteorologiche le linee di instabilità sono raffigurate con linee che alternano
ad un tratto due punti.
I promontori ed i cunei.
Sono aree di alta pressione che si protendono fra aree di bassa pressione. Il promontorio ha la
forma di una U rovesciata e costituisce la propaggine settentrionale di un anticiclone con asse di
simmetria posto nel verso dei meridiani.
I promontori più comuni sono quelli che separano i diversi membri di una famiglia di perturbazioni
e sono per questo motivo posizionati fra il fronte freddo di un ciclone ed il fronte caldo del ciclone
che segue. Il promontorio è caratterizzato da condizioni di tempo buono soprattutto nella parte
orientale rispetto all'asse, mentre nella parte orientale il tempo è buono solo in corrispondenza
dell'area interessata dalla correnti a curvatura anticiclonica.
Il cuneo è sempre una propaggine di un anticiclone ma con asse di simmetria posto nel verso dei
paralleli.
I cunei si formano spesso anche per ragioni orografiche, come avviene sul versante
settentrionale della catena alpina a causa dell'accumulazione di masse di aria fredda convogliate
da veloci correnti di origine settentrionale. Questa situazione apporta maltempo sul versante
settentrionale (Stau) e bel tempo sul versante padano (Foehn).
L'espansione dell'anticiclone delle Azzorre spesso da luogo ad un promontorio che si estende
fino sulle isole britanniche oppure ad un cuneo che si protende fino all'Europa orientale. Nel
primo caso sull'Italia si ha l'afflusso di correnti particolarmente fredde, nel secondo caso si hanno
situazioni di nebbia persistente sulle regioni settentrionali.
La sella.
La sella è una configurazione formata da due anticicloni e da due cicloni con i rispettivi centri di
alta e bassa pressione opposti l'uno all'altro. All'interno di una sella il vento è di intensità e
direzione variabile, favorisce cioè il contrasto fra masse d'aria con caratteristiche diverse. Nei
mesi estivi una sella può provocare temporali. Una sella formatasi al centro di un oceano, con le
isobare molto ravvicinate è pericolosa (da una delle due basse pressioni potrebbe generarsi un
uragano). La sella altresì può trasformarsi in una saccatura.
Il pendio.
Il pendio è una configurazione caratterizzata da isobare quasi rettilinee e parallele dove la
pressione atmosferica diminuisce regolarmente in una data direzione. Sul lato confinante con
l'alta pressione le condizioni meteorologiche sono generalmente buone ed il cielo è cosparso di
cirri. La nuvolosità diventa più intensa mano a mano che ci si avvicina alla zona di bassa
pressione.
La pressione livellata.
In un'area dove la pressione atmosferica è livellata le isobare sono molto distanti fra loro e non
hanno una forma ben definita. Questa situazione solitamente la si può osservare all'interno di
un'area anticiclonica. I venti sono deboli e le condizioni del tempo sono determinate
essenzialmente dall'irraggiamento notturno e dall'insolazione diurna. Nella stagione estiva le
zone interessate da pressione atmosferica livellata sono la sede più favorevole per
l'instaurazione delle brezze e dei temporali pomeridiani sulla terraferma.