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Partita in La minore

Autore: Johann Sebastian Bach

Composizione: tra il 1722 ed il 1723

Organico: flauto traverso solo

Stile: barocco

Movimenti:

1. Allemande
2. Courante
3. Sarabande
4. Bourrée anglaise

Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)


Johann Sebastian Bach nacque il 21 marzo 1685 a Eisenach, in Turingia, in Germania, da una
famiglia di musicisti. La sua famiglia era ben radicata nella tradizione musicale tedesca e aveva
prodotto numerosi musicisti di talento. Suo padre, Johann Ambrosius Bach, era un violinista
presso la corte ducale locale, mentre suoi zii e parenti erano organisti e compositori.
Bach crebbe in un ambiente ricco di musica e venne avviato allo studio della musica fin dalla
sua giovinezza. Suo padre gli insegnò le basi del violino e, successivamente, suo fratello
maggiore, Johann Christoph Bach, un rinomato organista e compositore, si prese cura della sua
formazione musicale. Fu grazie a suo fratello che Bach ebbe accesso a una vasta collezione di
composizioni musicali e venne esposto a diversi stili compositivi dell'epoca.
All'età di 18 anni, Bach iniziò la sua carriera come organista presso la chiesa di Arnstadt.
Durante questo periodo, scrisse numerose composizioni per organo, come preludi, fughe e
toccate, che mostravano già il suo stile contrappuntistico distintivo. Tuttavia, la sua volontà di
sperimentare e introdurre nuove idee musicali gli causò qualche conflitto con le autorità
ecclesiastiche locali.
Nel 1707, Bach si trasferì a Muhlhausen, dove lavorò come organista presso la chiesa di San
Biagio. Durante questo periodo, sposò sua cugina Maria Barbara Bach e insieme ebbero sette
figli. Durante il suo incarico a Muhlhausen, Bach compose diverse cantate, tra cui la celebre
"Gloria in excelsis Deo" (BWV 191), che dimostrava la sua abilità nel comporre musica sacra
complessa e coinvolgente.
Nel 1708, Bach ottenne un incarico presso la corte di Weimar come organista di corte e
violinista. Durante il suo soggiorno a Weimar, Bach scrisse numerose opere per tastiera, come
i celebri "Toccata e fuga in re minore" (BWV 565) e "Le Variazioni Goldberg" (BWV 988).
Queste opere rappresentano alcune delle sue creazioni più virtuosistiche e innovative,
dimostrando la sua padronanza tecnica e la sua creatività compositiva.
Dopo aver ricoperto il ruolo di organista a Arnstadt e a Muhlhausen, Bach si trasferì a Weimar
nel 1708, dove lavorò come organista di corte. Durante il suo incarico a Weimar, Bach ebbe
l'opportunità di esplorare e sviluppare la sua abilità compositiva. Scrisse numerose opere per
tastiera, tra cui preludi, fughe, toccate e partite, che rappresentano uno dei punti salienti della
sua produzione musicale. Queste opere esibiscono la sua padronanza tecnica, la sua
ricercatezza formale e la sua capacità di combinare la melodia con la complessità
contrappuntistica.
Nel 1717, Bach accettò l'incarico di Kapellmeister presso la corte di Cöthen. Durante il suo
periodo a Cöthen, Bach si concentrò principalmente sulla musica strumentale. Compose
numerose suites orchestrali, come le celebri "Suite per orchestra n. 1 in do maggiore" (BWV
1066) e "Suite per orchestra n. 4 in re maggiore" (BWV 1069). Queste suites sono caratterizzate
da una varietà di danze, come allemande, courante, sarabande e gigue, che mostrano la sua
maestria nella scrittura strumentale e nel controllo delle forme musicali.
Nel 1723, Bach accettò l'incarico di Kantor presso la Chiesa di Santo Tommaso a Lipsia, dove
trascorse il resto della sua vita. Come Kantor, era responsabile della musica per i servizi
religiosi e dell'educazione musicale dei coristi. Durante il suo mandato a Lipsia, Bach compose
una vasta quantità di musica sacra, inclusi i celebri cicli di cantate, come il "Ciclo delle cantate
di Natale" (BWV 1-6) e il "Ciclo delle cantate pasquali" (BWV 66-70). Queste cantate
rappresentano il culmine della sua produzione musicale e mostrano la sua maestria nel
combinare la fede religiosa con la creatività artistica.
Durante il suo mandato a Lipsia, Bach compose anche importanti opere corali, come il
"Magnificat in re maggiore" (BWV 243) e la "Messiah" (BWV 232), che è considerata una
delle più grandi messe della storia della musica. Inoltre, scrisse diverse opere per organo, come
le celebri "Toccata e fuga in re minore" (BWV 565) e la "Passacaglia e fuga in do minore"
(BWV 582), che mostrano la sua maestria nell'utilizzo dell'organo come strumento espressivo.
Oltre alle cantate, Bach scrisse anche importanti opere corali, come la "Passione secondo
Matteo" (BWV 244) e la "Passione secondo Giovanni" (BWV 245), che sono considerate tra
le sue opere più grandi e profonde. Queste opere drammatiche ed emotive narrano la storia
della Passione di Cristo e sono caratterizzate da una straordinaria complessità contrappuntistica
e da una profonda espressività emotiva.
Una delle opere più celebri e complesse di Bach è il "Clavicembalo ben temperato".
Completato nel 1744, il "Clavicembalo ben temperato" è una raccolta di preludi e fughe in tutte
le tonalità maggiori e minori. Quest'opera rappresenta un capolavoro di equilibrio formale e
tecnica compositiva, nonché una dimostrazione del sistema di accordatura temperato, che
consentiva di suonare in tutte le tonalità.
Bach morì il 28 luglio 1750 a Lipsia, lasciando dietro di sé un immenso patrimonio musicale.
Durante la sua vita, Bach non ottenne una fama diffusa come compositore, ma la sua musica
ebbe un'influenza duratura sullo sviluppo della musica successiva. Fu solo nel XIX secolo che
la sua grandezza musicale venne riconosciuta e rivalutata, grazie agli sforzi di compositori
come Felix Mendelssohn, che nel 1829 diresse una storica esecuzione della "Passione secondo
Matteo", riportando la musica di Bach all'attenzione del pubblico.

BWV 1013
Composta tra il 1717 e il 1723, questa sonata è un capolavoro assoluto del repertorio per flauto
traverso solista e rappresenta uno dei vertici dell'arte compositiva di Bach.
La sonata è composta da quattro movimenti, ognuno dei quali presenta caratteristiche distintive
sia dal punto di vista tecnico che espressivo.
Il primo movimento, l'allemanda, è una danza tedesca di origine barocca. Esso è strutturato in
una forma binaria, con sezioni A e B che si ripetono e si sviluppano in modo elaborato.
L'allemanda si caratterizza per la sua eleganza e raffinatezza. La melodia principale è dolce e
cantabile, mentre la linea di basso crea un accompagnamento armonico ricco di ornamentazioni
e di passaggi di passaggio. Bach utilizza con maestria la tecnica dell'imitazione, in cui una voce
introduce un motivo melodico che viene poi ripreso da altre voci, creando un intreccio
contrappuntistico ricco e complesso. Questo movimento richiede al flautista una padronanza
tecnica impeccabile e una sensibilità interpretativa per cogliere le sfumature espressive delle
linee melodiche e delle variazioni ornamentali.
Il secondo movimento, la corrente, è una danza vivace di origine francese. Questo movimento
è caratterizzato da un ritmo incalzante e da una scrittura virtuosistica. Bach crea una trama
musicale dinamica e ricca di energia attraverso l'uso di passaggi rapidi, arpeggi e scale
ascendenti e discendenti. La corrente richiede al flautista una notevole agilità tecnica e una
precisione ritmica impeccabile. È un movimento energico e gioioso che permette al flautista di
dimostrare la sua maestria tecnica e la sua abilità nel gestire le variazioni di dinamica e gli
accenti ritmici.
Il terzo movimento, la sarabanda, è una danza lenta e solenne di origine spagnola. Questo
movimento si distingue per la sua profondità emotiva e per la sua bellezza malinconica. La
melodia principale è caratterizzata da lunghe note sostenute, che creano un'atmosfera di serietà
e di contemplazione. La sarabanda di Bach si sviluppa attraverso l'uso di armonie ricercate e
di modulazioni cromatiche che conferiscono al movimento una profondità e un'espressività
straordinarie. La scrittura contrappuntistica di Bach si fa particolarmente evidente in questo
movimento, in cui le voci si intrecciano e si rispondono l'una all'altra in modo complesso. La
sarabanda richiede al flautista una grande sensibilità interpretativa per cogliere le sfumature
espressive e le variazioni di dinamica che rendono questo movimento così affascinante e
coinvolgente.
Il quarto movimento, la bourrée anglaise, è una danza tradizionale inglese di carattere vivace.
Questo movimento è caratterizzato da una scrittura ritmica incalzante e da un'atmosfera festosa.
La melodia principale è composta da frasi ritmiche e incisive, che si alternano con sezioni più
dolci e liriche. La bourrée offre al flautista l'opportunità di dimostrare la sua agilità tecnica
attraverso l'esecuzione di passaggi rapidi e virtuosistici. È un movimento di grande vitalità e
gioia, che richiede al flautista una precisione ritmica impeccabile e una capacità di comunicare
l'energia contagiosa e l'entusiasmo che caratterizzano questa danza tradizionale. Nella bourre
inglese di Bwv 1013 nelle battute da 12 a 15 le note più alte formano la parola Bach però
secondo alcuni, siccome le note formano la parola Bach; tuttavia, è probabilmente solo una
coincidenza però questo famoso motivo pare in maniera molto simile anche nella giga della
sesta suite inglese di Bwv 811 e nel primo movimento Batt. 25 e 26 nella sonata in la minore
per flauto di C. Philippe E. Bach.

La caratteristica di Bach in generale è che, come in tante altre sue opere Bach,chiede molto allo
strumentista però mai niente di impossibile, infatti,fatti, i problemi di respirazione di ampi
arpeggi non possono essere spiegati affermando che Bach non aveva esperienza con il flauto
traverso; la scrittura di Bach per il flauto non è cambiata con il tempo, lui pone sempre gli stessi
problemi di respirazione in molte parti obbligate delle cantate per esempio.
Questo stile flautistico che era caratterizzato da lunghe frasi senza respirazione e con molti
arpeggi è influenzato fortemente dal violino.
La differenza del trattamento del flauto non deve essere cercata tra Bach e altri compositori ma
bensì tra lo stile tedesco e quello francese che quest’ultimo è per noi più famigliare negli anni
intorno al 1720 anche con lo stile italianizzante di Handel , Telemann e quanz. La scrittura
flautista qui era di natura notevolmente più vocale e prestava più attenzione alle possibilità del
flauto traverso per cui apparentamente Bach non vedeva la ragione di adattare la sua scrittura
a questi stili eccetto in alcuni lavori che riflettono particolarmente il suo gusto moderno come
la sonata in mi maggiore BWV 1035 che non presenta difficoltà tipiche della sonata in la
minore.
Sonata per flauto e pianoforte
Autore: Poulenc, Francis

Composizione: tra il 1956 ed il 1957


Organico: flauto e pianoforte
Stile: moderno
Movimenti:
1. Allegro malinconico
2. Cantilena
3. Presto giocoso

Poulenc, Francis
Nasce a Parigi il 7 gennaio 1899. Fu precocemente attratto dalla musica, tanto da comporre a
sette anni i primi piccoli pezzi, avviato allo studio del pianoforte dalla madre (a partire dal
1904). A otto anni cominciò a studiare pianoforte, Mademoiselle Boutet de Monvel, una nipote
di César Franck.
L'11 dicembre del 1917 fece la prima esecuzione assoluta dell’opera “rapsodie nègre” per
baritono, quartetto d’archi, flauto, clarinetto e pianoforte.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Poulenc era ancora troppo giovane per essere
chiamato alle armi. Venne arruolato nel gennaio 1918, dove rimase fino al luglio dello stesso
anno. Ad ottobre venne inviato vicino Chalons sur Marne e in seguito assegnato ad un incarico
impiegatizio presso il Ministero dell'aviazione a Parigi. Prima di venire smobilitato, nell'ottobre
1921, passò diversi giorni in carcere per aver prolungato senza permesso la libera uscita
concessa dall'esercito. Non smise comunque di scrivere e, già nel 1918, vennero pubblicate
dalla Chester edizione di Londra le sue prime composizioni, grazie all'aiuto dell'amico Igor'
Fëdorovič Stravinskij. Durante la sua permanenza nell'esercito scrisse diverse opere poi andate
perse o distrutte: una "Sonata per violino e pianoforte" (non l'omonima del 1942), una "Sonata
per violino, violoncello e pianoforte" e un preludio per sole percussioni intitolato "Les
Jongleurs" ("I giocolieri").
Fu membro del Gruppo dei Sei, ovvero un circolo musicale sorto spontaneamente a Parigi
attorno al 1920 del quale fecero parte i compositori francesi Dariusz Milhaud, Arthur
Honegger, Francis Poulenc, Germaine Tailleferre, Georges Auric e Louis Durey.
Nato in Francia nel primo dopoguerra, la musica oggettiva di questo circolo costituì una
reazione alle tendenze dominanti dell'impressionismo di Claude Debussy e del wagnerismo,
aggiungendovi uno spirito nazionalista che tendeva alla rifondazione della musica nazionale.
Questi sei compositori e musicisti furono attivi a Parigi all'epoca ma erano provenienti dai più
disparati contesti musicali ed hanno poi rivoluzionato il corso della musica occidentale.
Nella primavera del 1919 scrisse una delle sue tuttora più conosciute composizioni, Le
Bestiaire su testi di Apollinaire, eseguita per la prima volta nel giugno di quell'anno, in una
serata di beneficenza per la vedova del poeta, recentemente scomparso a causa dell'influenza
spagnola.
Dopo l'esperienza del balletto scritto insieme ai Sei "Les Mariés de la Tour Eiffel", Poulenc, a
partire dal 1921 cominciò a studiare composizione con Charles Koechlin, non avendo potuto
approfittare degli insegnamenti di Paul Vidal e del grande Maurice Ravel. Con Koechlin, di
cui frequentò le lezioni fino al 1924, raffinò la sua tecnica compositiva soprattutto attraverso
lo studio delle opere di Johann Sebastian Bach.
Poulenc, alla fine del 1923 portò a termine la composizione del suo primo balletto, "Les
Biches" commissionato da Sergej Djagilev per i suoi Balletti russi, che ottenne un enorme
successo alla sua prima esecuzione a Montecarlo, il 6 gennaio 1924.
Successivamente gli anni '30 furono per Poulenc di grande successo: nel 1933 compose il
"Sestetto" e nel 1935 cominciò ad eseguire lui stesso le proprie composizioni. In quello stesso
anno conobbe Pierre Bernac, il baritono per il quale compose circa 90 canzoni e con il quale
eseguì concerti in tutto il mondo.
In un periodo in cui era ancora alle prese con la composizione del "Concerto per organo,
orchestra e timpani", commissionatogli nel 1934 dalla principessa de Polignac, interruppe quel
grandioso lavoro per dedicarsi alla spiritualità riversata in musica. Gli apici del suo pensiero
cristiano vennero raggiunti però negli anni '50, con la creazione del "Gloria", della "Messa in
Sol minore" e dello Stabat Mater (scritto nel 1951 dopo la perdita del caro amico Christian
Bérard, a cui è dedicato).
Nel 1949 cominciò a scrivere il suo "Concerto per pianoforte e orchestra" che verrà eseguito
per la prima volta dalla Boston Symphony Orchestra, nel gennaio 1950. Fra il 1953 e il 1956
scrisse "I dialoghi delle carmelitane" su commissione dell'editore italiano Ricordi, da un testo
di Georges Bernanos. Nel 1957 presso il Teatro alla Scala di Milano si tenne la prima de "I
dialoghi delle carmelitane", seguito, a distanza di tre mesi, dalla prima francese. Fu un enorme
successo, accompagnato dalle grandi emozioni regalate anche dalla "Sonata per flauto e
pianoforte" eseguita per la prima volta nello stesso anno da Jean-Pierre Rampal e Poulenc
stesso, e dall'ultima opera lirica del nostro compositore, "La voce umana" (1959) su testo di
Jean Cocteau.
Il suo ultimo concerto si tenne il 26 gennaio 1963 nei Paesi Bassi, a Maastricht, insieme alla
Duval. 4 giorni dopo, il 30 gennaio un infarto letale lo colse a casa, in Rue de Médicis n°5, a
Parigi.

Sonata per flauto e pianoforte


La sonata per flauto e pianoforte fu composta da Poulanc nel 1956 ed è la prima dell’ambizioso
progetto di dedicare una sonata ad ogni strumento a fiato, anche se il compositore riuscì a
comporre solo l'elegia per corno e la sonata per clarinetto e quella per oboe. Poulanc amava gli
strumenti a fiato perché erano come sonorità vicino alla voce umana e infatti la sua migliore
produzione strumentale è legata proprio agli strumenti a fiato però fra tutte le sue composizioni
la sonata per flauto è unanimemente considerata da sempre uno dei suoi lavori migliori. Questa
sonata fu dedicata alla memoria della signora Coolidge e fu eseguita per la prima volta al
festival di Strasburgo il 18 giugno del 1957 da poulanc al pianoforte e J. Rampal flauto.
La forma della sonata è libera e fa pensare alle ultime sonate di Debussy.
La sonata è suddivisa in tre movimenti: Allegro malinconico, Cantilena e Presto giocoso.
L’idea tematica principale di un carattere pensoso e malinconico dedicata alla memoria della
defunta mecenate statunitense Elizabeth Sprague Coolidge (in tonalità minore) è contrastata da
un dolce motivo centrale il cui è principalmente protagonista il flauto.
Lo sviluppo della sonata non avviene in senso classico però c’è un continuo spiegamento di
frasi melodiche che si succedono quasi generate le une dalle altre ed emergono in modificazioni
tonali o ritmiche.
La caratteristica principale di questa sonata sta nelle frequenti ripetizioni in cui Poulanc sceglie
sempre tonalità diverse e sono accostate fra di loro non improvvisamente mai bruscamente;
solo lui riesce effettuare passaggi da tonalità affini a tonalità lontanissime nello stesso
momento scegliendo sempre il mezzo più graduale, infatti sfruttando i suoni omofoni inserisce
le note della nuova tonalità accanto a quella della vecchia in modo tale che ci abitua all’ambito
tonale che stiamo per raggiungere.
Come i contrasti tonali oritmici non siano mai con i giochi armonici sono sempre descritti nel
generale andamento contrastante dei sentimenti che caratterizzano insieme a questa sonata gran
parte delle opere di Bach.
Il primo movimento è caratterizzato dalla presenza di poche tonalità. Poulanch come usa fare
spesso non mette alterazioni in chiave; eppure, il brano si apre con un evidente Mi minore.
L’altra particolarità che caratterizza questo movimento è l’uso del terzo modo ecclesiastico, il
deo Deuterus , che parte dal mi con il secondo grado abbassato sulla battuta 5 e questo sarà
l’elemento costitutivo di tutto il brano;
Secondo i critici dal punto di vista formale il primo movimento si può considerare seppure in
maniera poco rigorosa tripartito: la prima sezione inclusa la coda arriva fino a battuta 74, a
battuta 75 inizia un nuovo episodio dal carattere molto diverso che procede fino a battuta 100,
qui a 100 è inizio la terza sezione che in un certo senso è speculare alla prima una sorta di A B
A1.
Il primo inciso è quello che rappresenta il motivo conduttore del movimento ed è costituito
dalla quartina di biscrome in levare; secondo lui a questa frase appartiene anche l’inciso del
Deuterus che appare qui per la prima volta sotto forma di settimina; lo stesso elemento ci viene
riproposto a battuta 13 ed è identico all’inizio a battuta 57. A battuta 74 inizia l’episodio
centrale B caratterizzato da un ritmo puntato del flauto e da un accompagnamento sincopato
del pianoforte. L’armonia si mantiene sempre nell’ambito tonale; questa figurazione puntata
Poulanc la utilizza spesso infatti, la ritroviamo anche nella sonata per violino, clarinetto e oboe.
Successivamente a battuta 81 si passa dal flauto al pianoforte e poi di nuovo al flauto a battuta
84.
L’episodio si conclude con dei trilli del flauto in rallentando dopo la battuta 93 che riportano il
clima del malinconico tema iniziale; si ritorna al tema di partenza a battuta 99 ripetendo l’inciso
tematico in la minore. A battuta 120 inizia un canto del flauto libero e costruito nello stesso
tempo spontaneo e quasi improvvisato all’ascolto e un vigore quasi liberatorio. Questo allegro
malinconico si conclude lasciandoci in sospeso con il flauto che oscilla in un irrisolvibile
tentennamento del modo maggiore e il modo minore nel finale.
Il secondo movimento, più lento e riservato, è introdotto dal pianoforte, poi in eco alla ripresa
del flauto. La suggestiva melodia scorre tra i due strumenti quasi priva di decorazioni, ma
all’improvviso appare un episodio del flauto con note alte e forti. Il secondo movimento è
fondamentalmente una canzone di 65 battute, interrotta solo brevemente da un pensiero che
ricorda il secondo tema del movimento precedente menzionato sopra. La linea melodica inizia
esitante nel pianoforte, viene ripresa dal flauto e disegna diversi grandi archi in diversi colori
armonici.
Dal punto di vista armonico, il movimento si basa sulla tonalità di base di Mi minore. Tuttavia,
Poulenc utilizza una serie di modulazioni e progressioni armoniche per creare varietà e
complessità nel brano. Ad esempio, nella sezione iniziale, il flauto introduce un accordo di Mi
minore in posizione fondamentale, che crea un'atmosfera malinconica e introspettiva.
Successivamente, avviene una modulazione sorprendente a un accordo di Do maggiore in
seconda inversione. Questo cambio di tonalità introduce un momento di tensione e contrasto
all'interno della struttura armonica.
Il movimento può essere suddiviso in quattro sezioni principali: introduzione, sezione A,
sezione B e ripresa.
L'introduzione presenta un breve preludio pianistico che prepara l'entrata del flauto. Questo
preludio crea un'atmosfera di attesa e introduce alcuni degli elementi tematici e armonici che
saranno sviluppati successivamente nel movimento.
La sezione A costituisce la parte principale del movimento ed è caratterizzata dal tema
principale eseguito dal flauto. Il tema è dolce, malinconico e caratterizzato da una melodia
lirica. Questa sezione è divisa in diverse frasi musicali, ciascuna delle quali presenta variazioni
e sviluppi del tema principale. Poulenc utilizza varie tecniche compositive, come l'uso di
appoggiature, trilli e acciaccature, per arricchire la melodia e donarle un tocco di virtuosismo.
Questa sezione presenta anche modulazioni armoniche che creano contrasto e varietà
all'interno del movimento.
La sezione B offre un contrasto rispetto alla sezione precedente. Qui, Poulenc introduce nuove
idee tematiche o modifica il materiale esistente per creare un'atmosfera diversa. Può includere
nuove melodie o accordi inaspettati che offrono un momento di sorpresa nell'ascolto. Questa
sezione può contenere una maggiore intensità emotiva o esplorare diverse sonorità e colori
strumentali.
Dopo la sezione B, il movimento torna alla ripresa, che ripresenta il tema principale nella sua
forma originale o con alcune variazioni. Questa ripresa può essere simile all'esposizione
iniziale o può includere nuove aggiunte o sviluppi, offrendo un senso di completamento e
chiusura.
All'interno di queste sezioni, Poulenc utilizza tecniche compositive come variazioni ritmiche,
cambiamenti di dinamica, modulazioni armoniche e sviluppi tematici per mantenere l'interesse
dell'ascoltatore e creare una struttura coerente e organica. L'interazione tra il flauto e il
pianoforte è fondamentale, con il pianoforte che fornisce un accompagnamento armonico
sottile ma significativo e occasionalmente assumendo un ruolo solistico nel dialogo con il
flauto.
Nel terzo movimento in prevalenza veloce e robusto, accanto al frivolo tema principale,
ritroviamo le melodie del primo movimento e una brevissima citazione della Badinerie, tratta
dalla Suite per orchestra n. 2 di Johann Sebastian Bach. Questo ultimo movimento è
caratterizzato dalla presenza di numerose semicrome.
In questo presto giocoso c’ è un momento vivace e spensierato che mostra il talento
compositivo di Poulenc nel combinare elementi classici e moderni. Dal punto di vista
armonico, Poulenc utilizza una vasta gamma di accordi dissonanti e progressioni cromatiche
per creare una sonorità audace e sperimentale. Queste scelte armoniche aggiungono un senso
di tensione e contrasto alla musica, portando l'ascoltatore in un viaggio emotivo attraverso varie
sfumature espressive.

Poulenc fa ampio uso di accordi di settima e di nona, che conferiscono una sonorità moderna e
sperimentale. Questi accordi dissonanti sono spesso risolti in accordi consonanti, creando una
dinamica di tensione e risoluzione. Questo contrasto armonico crea un senso di energia e di
vitalità nella musica.
Un altro elemento armonico prominente nel movimento è l'uso frequente di accordi di
dominante e di sottodominante. Questi accordi creano un senso di movimento e di instabilità
armonica, spingendo la musica in direzioni diverse. Poulenc sfrutta queste progressioni
armoniche per creare un senso di anticipazione e di suspense nel brano.

Il fraseggio nel terzo movimento è caratterizzato da una vivace interazione tra il flauto e il
pianoforte. Il flauto presenta un tema principale giocoso e incisivo, eseguito con abilità tecnica
e virtuosismo. Il pianoforte, d'altra parte, fornisce un accompagnamento ritmico e armonico
vivace, supportando il flauto e creando un'intensa interazione tra i due strumenti. Il dialogo tra
il flauto e il pianoforte crea una dinamica vivace e un senso di conversazione musicale che
cattura l'attenzione dell'ascoltatore.
Poulenc utilizza pause, accenti, rallentamenti e accelerazioni per creare una dinamica
espressiva nel fraseggio. Queste variazioni contribuiscono all'interpretazione individuale del
brano da parte degli esecutori e aggiungono una dimensione personale all'interpretazione della
musica.
Anche questo terzo movimento può essere suddiviso in due sezioni A e B che si alternano
seguendo lo schema ABA.
La sezione A (battute 1-64), che è il primo scherzo, presenta il tema principale del movimento.
È caratterizzato da un ritmo vivace e giocoso, con un carattere incisivo e allegro. Il tema viene
presentato dal flauto e accompagnato dal pianoforte, creando un dialogo energico tra i due
strumenti. Questa sezione si sviluppa attraverso variazioni melodiche e ritmiche del tema
principale, che aggiungono varietà e interesse al brano. La sezione A termina con una
conclusione che crea un senso di chiusura e prepara l'ascoltatore per la sezione successiva.
La sezione B (battute 65-112), conosciuta anche come trio, è posizionata al centro del
movimento. Questa sezione offre un contrasto rispetto alla vivacità della sezione A. Qui, il
flauto esegue una melodia più dolce e cantabile, mentre il pianoforte fornisce un
accompagnamento delicato e armonico. La sezione B crea un momento di calma e di
riflessione, offrendo una pausa dalla vivacità del resto del movimento.
Dopo la sezione B, viene ripresa la sezione A (battute 113-160), riprendendo il tema principale
e ripetendo la struttura della sezione iniziale. Questa ripresa della sezione A crea un senso di
coesione e di ritorno alla vivacità iniziale del movimento. Poulenc può apportare alcune
modifiche o variazioni al tema principale nella ripresa, aggiungendo ulteriori sviluppi e varietà
al brano. Infine, il movimento termina con una conclusione energica che porta il brano a una
chiusura definitiva.
Coda e conclusione (battute 161-176): Il movimento si conclude con una coda che porta il
brano a una chiusura definitiva. Questa parte finale è caratterizzata da una serie di accordi e di
figurazioni che creano una sensazione di energia e di conclusione.

In conclusione, il terzo movimento, "Presto giocoso", della Sonata per flauto e pianoforte di
Poulenc è un esempio magistrale del suo stile compositivo eclettico. Con l'uso audace
dell'armonia dissonante, il fraseggio dinamico e l'attenzione ai dettagli timbrici, Poulenc crea
un'opera che cattura l'immaginazione dell'ascoltatore e offre un'esperienza musicale
coinvolgente e stimolante. La sua abilità nel bilanciare elementi tradizionali e moderni rende
questa composizione un contributo significativo al repertorio per flauto e pianoforte.

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