Sei sulla pagina 1di 1

INTRODUZIONE ALLE SONATE E PARTITE – BREVE CENNO STORICO

Il ciclo di tre sonate e tre partite per violino solo di Johanne Sebastian Bach rappresenta il punto più alto nel
repertorio violinistico. I pezzi stabiliscono nuovi standard sia nell'esecuzione strumentale che nella tecnica
compositiva.

Standard che non hanno perso nessun valore nel corso degli anni. La natura straordinaria di queste opere
era già riconosciuta nel XVIII secolo, Carl Philipp Emanuel Bach (suo figlio) li considerava principalmente
come prova della profonda esperienza di suo padre nella manipolazione degli strumenti a corda, e quindi
come materiale didattico unico.

L'allievo di Bach Johann Philipp Kirnberger sentiva che l'apice della maestria del contrappunto risiedeva in
quest’opera: si poteva dire che solo un compositore pienamente consapevole fosse in grado di mostrare gli
intricati segreti dell’armonia e contrappunto in un'opera con un numero di parti ridotto.

STILE
Bach si pose un compito straordinario: mostrare la piena ricchezza armonica e contrappuntistica della sua
musica, senza nessun tipo di perdita musicale, nonostante si trattasse di uno strumento melodico con una
capacità limitata per una resa di accordi e contrappunti. La maestria manifestata negli assoli di violino dona
a Bach una prova schiacciante di esserci riuscito.

Oltre all’arte del contrappunto, lo stile di Bach viene delineato dalla maniacale attenzione della forma, quasi
matematica, e la fusione/sintesi che attua tra lo stile tedesco e quello italiano.

LE SONATE
Bach, nelle sue opere per strumento non accompagnato, riuscì a carpire molte informazioni da Johann Paul
von Westhoff, un importante violinista della Germania centrale che fu membro della cappella di corte di
Dresda e musicista alla corte di Weimar. Bach lo incontrò sicuramente da giovane durante la sua prima
nomina a Weimar. Le suite di Westhoff non presentavano quasi nessuna somiglianza stilistica con le opere
di Bach, entrambe hanno l'obiettivo comune di trasferire una trama polifonica a un violino non
accompagnato aderendo alle regole del rigoroso contrappunto.

Non è chiaro se lo stesso Bach abbia suonato questi pezzi al violino. Ci sono molte prove, tuttavia, che
suggeriscono che potrebbero opzionalmente essere suonati su strumenti a tastiera. La prova più eloquente
è una dichiarazione dell'allievo di Bach Johann Friedrich: "Il loro autore li suonava spesso lui stesso sul
clavicembalo, aggiungendo tutta l'armonia che riteneva necessaria”.

SICILIANA
Segue la Siciliana, l'unico movimento della sonata in tonalità maggiore, che dà un po' di dolce sollievo.
Ma anche se l'atmosfera è più rilassata, c'è ancora un pizzico di tristezza. La Siciliana è l'unico movimento di
danza tra le sonate, e l'autore ritiene che debba essere suonata davvero alla maniera di una danza. Le
parole chiave sono "grazia", "raffinatezza", "eleganza" e "articolazione". Bach utilizza il ritmo siciliano: la
struttura del movimento è sfuggente, questa relativa mancanza di una struttura chiara è proprio ciò che gli
conferisce la sua identità. Gran parte di essa è scritta in forma di sonata a tre, con una parte bassa e due
parti alte.

PRESTO
Il movimento finale, il Presto, è un movimento agitato, sebbene sia in minore. È acuto, spiritoso e virtuoso.
L'accordo che chiudeva la Fuga, distribuito su quattro corde, conclude anche il Presto. Anche l'Adagio inizia
e finisce con questa armonia. Ciò crea pause di collegamento tra i movimenti; un effetto utilizzato da Bach
solo in questa sonata.

Potrebbero piacerti anche