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HAYDN QUARTETTO OP20 N5

I Quartetti per archi op. 20 di Franz Joseph Haydn costituiscono senza dubbio una pietra miliare
nella storia dell'evoluzione del genere quartettistico.

Sono stati composti tra il 1771 e il 1772, quando Haydn era già un affermato compositore, al
servizio come Kapellmeister della famiglia Eszterhàzy, una delle più ricche e nobili dell'impero
austro-ungarico per la quale componeva Opere, Oratori, lavori sinfonici e musica da camera in
grande quantità.

Nonostante gli obblighi che la sua funzione di compositore di corte e direttore musicale gli
imponevano, è proprio nell'isolamento di Eszterhàza che Haydn elabora un proprio stile
espressivo personale, come egli stesso osservava: «II mio principe era soddisfatto di tutti i miei
lavori... Avendo a disposizione un'orchestra, potevo sperimentare nuove cose, osservare ciò che
creava un buon effetto e ciò che lo indeboliva e quindi revisionare, fare aggiunte o tagli, correre
dei rischi. Ero tagliato fuori dal mondo, nessuno nelle mie vicinanze poteva minare la fiducia in me
stesso o importunarmi, per cui non mi restava altra scelta che l'originalità».

Haydn si dedicò alla scrittura quartettistica per archi solo alla fine della prima decade di servizio e
compose una serie di Sei Quartetti, catalogati poi come op. 9, op. 17 e op. 20.

Se nell'op. 9 e nell'op. 17 vi sono ancora degli aspetti del "divertimento" in stile galante, per
ragioni ancora oggetto di indagine.

A partire dall'op. 20 Haydn decise di imprimere una svolta al proprio modus espressivo.

• conferita una nuova profondità, anche estetica, diventando fucina di esperimenti di riferimento,
sia per la stessa futura produzione haydniana (si pensi all'op. 33) sia per quella successiva di
Mozart, Beethoven e Schubert.

• scrittura canonica, basata sull'equilibrio tra le voci, non più dominate solo dai due violini.

• a livello strutturale, affina la forma-sonata, sia a livello espressivo, con un'inedita varietà nelle
indicazioni agogiche e dinamiche e con un impiego audace di frasi asimmetriche e sincopate,
specialmente nei cosiddetti "Minuetti", che nulla più hanno della danza di corte.

• recupero di tecniche della fuga e del contrappunto, impiegate da Haydn nei movimenti finali di
tre dei Sei Quartetti dell'op. 20 con una nuova intenzionalità tesa ad esaltare un carattere
drammatico ormai già Sturm und Drang.

Nel Quartetto n. 5 dell'op. 20,

- il più emotivamente coinvolgente della serie

- impianto tonale in fa minore, Le potenzialità espressive della tonalità minore vengono messe
subito alla prova nella frase di apertura del primo movimento, Moderato.

- Nel secondo movimento, un Minuetto dalla struttura metrica irregolare e quindi molto lontana
dal carattere originario di danza, viene mantenuto il carattere melanconico conferito dalla
tonalità di fa minore, con un breve respiro contrastante nel Trio. Qui per la prima volta nel
Quartetto compare il modo maggiore, senza tuttavia riuscire a forzare il generale tono
sottomesso, che riemerge nella conclusione in minore del Minuetto.

- Il movimento successivo, un Adagio in ritmo di Siciliana, è l'unico in fa maggiore e presenta un


tema di lineare semplicità, il cui ritmo viene costantemente sostenuto dal secondo violino, dalla
viola e dal violoncello, mentre il primo violino ricama un discanto concertante ricco di elaborate
figurazioni in contrasto con l'impulso ritmico di base, particolarmente lento.

- il Finale è costituito da una Fuga a due soggetti, che riporta l'armonia alla tonalità minore. Il
soggetto principale è un tipico motivo di fuga barocca, ed in generale i procedimenti
contrappuntistici dello stile osservato sono seguiti con rigore, culminando in un canone tra
violoncello e primo violino. Tuttavia non si tratta di un puro esercizio di stile, sia pure in voluto
contrasto con la moda galante dell'epoca, ma della vera e propria acme espressiva e formale
dell'intero Quartetto.

L'angolosità del tema principale del primo movimento sembra trovare infatti un pendant proprio
nel primo soggetto della fuga, mentre il controsoggetto richiama il ritmo insistente di quattro note
dell'accompagnamento iniziale del Moderato di apertura.

Dietro la perfezione dello stile osservato vi è quindi l'inquietudine di una nuova, intensa struttura
drammatica, in cui nell'andamento dinamico prevalentemente "sotto voce" emerge
improvvisamente il forte del primo violino, per poi tornare al piano, mantenendo sempre alta la
tensione espressiva, fino al già citato canone in fortissimo di violino e violoncello che conduce poi
al concitato finale.

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