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Vivaldi è conosciuto soprattutto per i concerti ed è il genere in cui eccelle. Le sue innovazioni sono
un riferimento per i compositori successivi. All’interno della sua vasta produzione occupano
certamente il primo posto per numero e qualità. Ne scrive quasi 500 indagando il timbro dei più
diversi strumenti.
Il termine concerto durante il secolo XVII assomma in sé due significati: unire insieme elementi
diversi (conserere) e al tempo stesso contrapporli (concertare).
Il concerto nasce sul finire del 600 dall’evoluzione dello stile concertato
(contrapposizione/alternanza di due gruppi vocali/strumentali o di solisti e gruppi più grandi)
propria di generi vocali nell’ambito della scuola polifonica veneziana (Andrea e Giovanni Gabrieli)
e all’interno dei madrigali di Monteverdi. Nato in ambito vocale, il concerto diventa un genere
strumentale per solisti e orchestra. Assomma in sé i caratteri della musica polifonica e della
monodia vocale, insieme ai tratti strumentali della sonata. L’accompagnamento è realizzato dal
basso continuo prevalentemente con l’organo nei concerti da chiesa e il clavicembalo in quelli da
camera.
Si possono individuare alcune tecniche di composizione del concerto barocco che si ritrovano nei
lavori di Vivaldi e dei compositori a lui coevi.
1. Tecnica alternativa: nel concerto 2 gruppi si alternano (un gruppo di solisti o un solista si
alterna all’orchestra)
2. Tecnica del concertato: il gruppo più piccolo assume più importanza e carattere
virtuosistico.
3. Tecnica del ritornello: forma più frequente dei movimenti veloci: si alternano un tutti
orchestrale (ritornello) con funzione di raccordo e parti solistiche di carattere virtuosistico
(soli)
4. Tecnica della progressione: nel Barocco non si conosce ancora l’idea di sviluppo propria
del classicismo, e i temi sono ripresentati in progressione.
5. Tecnica della ripetizione: relativa alla dinamica: la stessa frase musicale viene eseguita
prima forte e poi piano.
I concerti di Vivaldi possono essere raggruppati in 6 gruppi distinti in base all’organico impiegato:
1. Concerti solistici per uno strumento solista, orchestra d’archi e continuo (circa 330)
2. Concerti doppi: per due strumenti solisti, orchestra d’archi e continuo (circa una
cinquantina)
3. Concerti di gruppo: per più di due strumenti solisti, orchestra d’archi e continuo (circa una
trentina)
4. Concerti per due orchestre d’archi e solista o solisti (5)
5. Concerti da camera (da 3 a 6 strum solisti e continuo) (circa una ventina)
6. Concerti per orchestra d’archi e continuo RV 158 (circa una quarantina)
La maggioranza di questi concerti ci è pervenuta manoscritta, solo uno su cinque è stato pubblicato
quando Vivaldi era vivente. 84 sono apparsi in opere edite tra il 1711 e il 1729.
12 sono contenuti nell’op. 3 (L’estro armonico), nell’op. 4 (La stravaganza), nell’op. 7, nell’op. 8 (Il
cimento dell’armonia e dell’invenzione), nell’op. 9 (La cetra). (totale 60)
6 sono contenuti nell’op. 6, 10, 11, 12. (totale 24). A questi si aggiungono altri 13 concerti apparsi
in raccolte varie.
Dopo la morte di V. in povertà, a Vienna, nel 1741, il suo patrimonio musicale passò di mano in
mano e fu disperso. Un corpus di manoscritti riapparve nel Monferrato nel 1926, nel lascito del
marchese Marcello Durazzo ai salesiani. Il patrimonio venne intercettato dal musicologo Alberto
Gentili e da Luigi Torri, direttore della Biblioteca nazionale di Torino, che riuscirono ad acquisirlo
grazie alla generosità dell’agente di cambio Roberto Foà. Ma quei volumi manoscritti non erano
tutto. L’altra metà del fondo si trovava a Genova, nel palazzo di un altro Durazzo, e venne acquisita
grazie all’intervento di un altro mecenate, Filippo Giordano.
Le Raccolte Foà e Giordano della Biblioteca Universitaria di Torino sono oggi note in tutto il
mondo. Nei manoscritti, alcuni dei quali autografi, sono rappresentati infatti quasi tutti i generi in
cui il compositore ha operato. Comprende 27 volumi (8 di concerti, 5 di musica sacra, 2 di cantate e
12 di teatro musicale) per un totale di circa 300 concerti, 20 opere teatrali. 3 serenate, 30 cantate e
una sessantina di pagine di musica sacra. La seconda collezione per importanza che ci trasmette
musica di Vivaldi si trova a Dresda e contiene prevalentemente le composizioni utilizzate
dall’orchestra sassone, unitamente ad altri manoscritti lì confluiti. A Manchester sono invece finiti i
concerti e la musica prodotta da Vivaldi a Roma per il cardinale Ottoboni. Mentre parte della
musica prodotta per la Pietà è rimasta a Venezia nella Biblioteca del conservatorio Benedetto
Marcello. Questi sono solo i luoghi più importanti, l’enorme patrimonio vivaldiano ha percorso
strade diverse e le musiche del “prete rosso” si possono ritrovare in vari altri luoghi di
conservazione.
Tempi
Di solito i concerti vivaldiani della maturità sono nei tre tempi Veloce – Lento – Veloce, ma nella
prima fase di produzione il genere è in via di formazione e si passa da un minimo di tre a un
massimo di sette movimenti. Il movimento di apertura poteva essere anche un tempo lento, mentre
nella successione dei movimenti accostavano talvolta tempi di andamento simile.
Ad esempio un gruppo di 30 concerti presenta un movimento addizionale, un lento d’apertura quasi
una introduzione lenta al primo movimento veloce. Vicini alla sonata da chiesa erano eseguiti
probabilmente in occasioni solenni. Un caso particolare si ha nel concerto per 4 vl, vc, archi e
continuo RV 580 (n. 10 op. 3) che presenta addirittura una sequenza di 4 tempi lenti: largo,
larghetto, adagio (costituito da una sola nota lunga), largo.
Proporzioni fra i tempi
V. teneva conto delle durate delle singole parti delle sue composizioni. Ciò si evidenzia dalle cifre
inserite in alcuni manoscritti che, poste alla fine delle partiture, indicavano il numero delle battute e
talvolta la somma complessiva delle durate dei movimenti.
Quantz descrisse come sono costruiti i singoli movimenti di un concerto: quando il primo
movimento avrà durata di 5 min, l’adagio avrà il tempo di 5 o 6 minuti e l’ultimo movimento avrà il
tempo di 3-4 minuti così tutto il concerto avrà la necessaria lunghezza.
Forme per i movimenti veloci
1) Di solito sono nella forma a ritornello. In alternativa vengono impiegate quattro altre forme:
2) Fuga (più facile quando senza solista)
3) Forma unitaria o durchkomponiert
4) Forma bipartita
5) Variazione
Forme per i movimenti lenti
1) Arioso per il solista (spesso forma bipartita)
2) Serie di accordi modulanti
3) Forma a ritornello spesso presente anche nell’arioso per il solista con un intervento
orchestrale all’inizio, uno in centro e uno in conclusione.
Concerti solistici
Predomina il violino con oltre 200 concerti, a seguire, inspiegabilmente, il fagotto con 39 (compresi
due incompleti), il violoncello, l’oboe e il flauto traverso. Ma Vivaldi non esclude strumenti meno
noti e praticati quali il mandolino e la viola d’amore.
• 220 x vl,
• 37 x fg,
• 27 x vc,
• 19 x ob,
• 13 x fl trav,
• 2 x fl dr,
• 3 x flautino,
• 7 vla d’amore,
• 1 mand.
Dal 1720 circa Vivaldi iniziò a comporre concerti per flauto e in seguito si dedicò all’oboe e al
fagotto.
In particolare tra il 20 e il 30 alla Pietà rifiorirono gli strumenti a fiato, che costituiscono un
elemento essenziale di diversificazione dell’organico della Pietà rispetto ad altri Ospedali.
I concerti per gli strumenti gravi fagotto e violoncello stimolano un accompagnamento più pieno,
melodicamente più ricco che non quello per strumenti acuti.
Rimane un mistero come mai V. abbia scritto tanti concerti per fagotto dal momento che a Venezia
non c’era una tradizione recente di composizioni per fg solista.
Uno, il RV 502, reca la dedica a Giuseppe Biancardi, musicista locale, e un altro, il 496, al conte
Morzin, ma per la maggior parte furono probabilmente composti per l’Ospedale dei poveri della
Pietà. Sono caratterizzati da salti fra registro basso e tenore per produrre l’effetto di un duetto o di
un dialogo. Nei tempi lenti i passaggi lirici contraddicono la reputazione di giocosità dello
strumento che all’epoca era impiegato prevalentemente per il basso continuo.
Il concerto per fagotto RV 484 è diviso in tre movimenti: il primo allegro, in forma a ritornello,
mostra i tratti tipici dello stile vivaldiano con salti, polifonia implicita, quartina discendente, ritmo
lombardo, ma in un contesto di tema e sviluppo che pare anticipare il preclassicismo.
L'Andante centrale in forma a ritornello è basato prevalentemente sulla progressione, ma in
funzione espressiva con il solista che presenta una parte di grande liricità.