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85
Corso di Composizione
Esame di Musicologia Sistematica
28 febbraio 2019
Alessandro Bono !1
Elgar: Concerto per Violoncello, Op. 85
prima Sinfonia da camera (1906) e Pierrot Lunaire (1916) e Anton Webern aveva già
sondato la scrittura dodecafonica con i Cinque pezzi per orchestra op.10 (1913).
-Così, la sensibilità di Elgar, che pure risentiva della formazione autodidatta sui
modelli classici mozartiani e beethoveniani, sembra prendere con il Concerto per Violon-
cello una direzione di “eroico decadentismo”, profondamente lontano dall’estetica simboli-
sta preraffaellita, bensì nostalgicamente legato ad un mondo classico-romantico ormai
sepolto, tanto da farne quasi un fantasioso compendio.
-Se ad Elgar erano riconosciute molte doti acquisite dagli stessi modelli a cui egli attin-
geva - “l’orchestrazione ti un Berlioz, la grandiosità beethoveniana, la aloofness
brahmsiana e il melodismo degno di un Tchaikovsky”1, nel Concerto tutte queste qualità
sono celate sotto il velo di una elegia profondamente intimista e introspettiva (il MI
minore è la tonalità elegiaca per eccellenza).
-Durante il 1918, Elgar si dedica intensamente alla scrittura cameristica:
compone una sonata per violino, un quartetto d’archi e un quintetto per pianoforte.
-Il tema principale del primo movimento del concerto viene steso una notte
del Marzo 1918 in cui E. fa ritorno dall’ospedale a seguito di un’infezione alle tonsille. Il
concerto viene ripreso e finito circa un anno dopo, anche grazie alla frequentazione
con il violoncellista Felix Salmond*, interprete delle composizioni cameristiche prodotte
durante lo stesso anno.
-La prima esecuzione è datata 27 Ottobre 1919 presso la Queen’s Hall di Londra,
con l’orchestra London Symphony sotto la direzione di E. stesso e con Salmond solista. La gran-
dezza di questo concerto non fu immediatamente riconosciuta, poiché la prima esecuzione fu
in qualche modo oscurata dall’attesissima esecuzione del Poema dell’Estasi di Scriabin, la stessa
sera, sotto la direzione di albert coates. Ciò compromise le prove con l’orchestra e l’esecu-
zione del concerto fu mediocre. Soltanto dagli anni ’60 in poi, con leggendari inter-
preti quali Rostropovic, Tortelier e Du Pré (della quale si concorda sull’interpretazione “defi-
nitiva”) il concerto ha acquisito la massima fama possibile.
Breve analisi
-Il concerto è scritto in quattro movimenti, tre dei quali legati da un filo rosso, il leit-
motiv che apre e chiude l’intera composizione.
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Elgar: Concerto per Violoncello, Op. 85
I movimento (Adagio-Moderato)
-Il primo movimento è scritto in forma ternaria (ABA’) con un’introduzione lenta.
-Oltre al leitmoriv sono presentati due temi di carattere contrastante: il primo (fig.1)
inizialmente incerto e drammatico, basato su un ritmo in stile di pastorale all’italiana
(vedi corelli op.6n8) il secondo (fig.8) solare e sognante.
-Successivamente alle sezioni in cui vengono esposti i temi, sono presenti due transi-
zioni, in cui vi sono elementi di ricapitolazione di ciò che è “già accaduto”, fusi con delle
anticipazioni del materiale presentato successivamente (es. fig.7 e fig.13) [vedi
confronto con secondo movimento-incipit!].
-In queste, il violoncello assume un momentaneo ruolo di secondo piano, ese-
guendo un controcanto all’orchestra che, ridotta a clarinetti, fagotti e archi, costruisce una
“dissolvenza” di forma e contenuti.
-In generale, come sottolinea Martha McCrory nella sua analisi, la caratteristica più
evidente ed affascinante di questo concerto è che ogni figurazione strumentale
significativa tende a terminare con una perdita di intensità rispetto al suo ini-
zio: il gesto tende a disperdersi nel vuoto, come per una sorta di entropia.
-Anche dal punto di vista strettamente melodico (quindi non solo dinamico), si può no-
tare come ogni figurazione (nel leitmotiv, come nei due temi principali) inizi con
uno slancio ascendente poi “vanificato” da una lenta e drammatica discesa.
Orchestrazione
-La scrittura orchestrale, sebbene Elgar faccia uso di un organico assai esteso (non infe-
riore a quello del suo concerto per violino), qui tende più al camerismo.
-Non si hanno tipiche esposizioni orchestrali o passaggi grandiosamente sinfonici fino al
quarto movimento: l’orchestra è per lo più frammentata e in diretto rapporto con il solista.
-Non si ha quindi un rapporto antitetico tra solista e orchestra che ritrovia-
mo in Beethoven, ma nemmeno omotetico(/simbiotico), come lo ritroviamo in Mozart.
-L’orchestra si limita a punteggiare, anticipare o riverberare le mosse di un vio-
loncello assai teatrale ed onnipresente, alla stregua di un coro.
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Elgar: Concerto per Violoncello, Op. 85
-Il lirismo fortemente elegiaco crea uno spettro dinamico notevolmente ampio:
solamente nelle prime 5 figure (inizio-b.39) si passa da un declamato tragico a un recitativo a
tratti introspettivo, a un tema principale complessivamente ripreso cinque volte con sfumature
diverse, tra il drammatico e l’eroico.
-Lo stesso eroismo romantico è sottolineato dall’indicazione nobilmente che ac-
compagna il leimotiv, successivamente ripresa nel movimento conclusivo, accentuando la ten-
sione alla ciclicità dell’opera.
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Elgar: Concerto per Violoncello, Op. 85
-orchestrazione assai più elaborata, anche per lasciare probabilmente più tempo
al solista dopo passaggi particolarmente difficili/fornire un appoggio più solido.
-scrittura più sinfonica: l’orchestra ha una maggior indipendenza rispetto al solista.
tuttavia le sezioni sono sempre ben separate dall’attacco del solista.
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