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LA PRODUZIONE SINFONICA
DI BEETHOVEN
NEI SUOI ‘TRE STILI’
( Parte Prima )
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Nel ritmo di 2/4 e nella tonalità di do minore cupa e carica di pathos, il primo
tema è scolpito senza preamboli (battuta 1), omoritmicamente e in ff , da archi e
clarinetti che si impennano per due volte su una‘corona’: non è questa una semplice
idea tematica, ma un vero ‘gesto sinfonico’: il principio dionisiaco, le forze cieche
del destino, il baratro delle forze oscure dell’irrazionale. L’unica luce d’amore
in questo scatenamento di forze avverse si palesa (battuta 63) - rispettando
l’ortodossia dei rapporti armonici- in Mi bemolle Maggiore (“immer Mi Bemoll!”,
soleva ripetere Beethoven) e sommessamente (piano e dolce) nella linea dei violini
primi, per poi essere subito rifratta dai legni secondo il procedere dello ‘stile
spezzato’. Sono, questi, i due princìpi antitetici dionisiaco ed apollineo, o
- secondo la definizione dell’Autore che ne sottolinea il valore paradigmatico –
männlich und weiblich (rispettivamente, l’elemento ‘maschile e femminile’):
l’uno incisivo, rude, assertivo; l’altro dolce, lirico, affettuoso. Su di essi si dipana
la sezione centrale dello sviluppo: si tratta di un episodio conciso, essenziale (niente
a che vedere con la ridondanza dello sviluppo dell’Allegro con brio dell’Eroica!),
in cui la continuità della serrata dialettica bitematica è spezzata soltanto (batt. 196
e sgg.) da un passaggio esitante di accordi alternati a silenzi: quasi un angoscioso
ripiegamento sulle ombre del dubbio e del mistero. Segue la sezione della ripresa,
precipitosa, che porta all’inesorabile coda.
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Beethoven stesso però - per fugare ogni fraintendimento - appose sul frontespizio
della prima edizione a stampa la seguente postilla:
“Sinfonia Pastorale, ricordo di vita campestre: suggestioni, impressioni
piuttosto che illustrazione sonora”.
Dunque non una pagina musicale ‘di carattere’, di puro intento descrittivo, di cui la
storia della musica è peraltro affollatissima (un unico esempio: le Stagioni di Vivaldi):
piuttosto una creazione dall’afflato panteistico, un inno al bosco come solo
Beethoven sapeva intonare (lui, instancabile frequentatore del Wiener Wald,
i ‘sacri’ dintorni boschivi di Vienna), sottolineandone l’aura religiosa.
“Quando sono solo, non mi sento mai solo” - diceva spesso: è il silenzio
invocato della conversazione interiore che ci restituisce la pace e ci salva dalla
tirannia della realtà quotidiana, come leggiamo anche ne La tregua di Primo Levi:
”La foresta ci offriva il dono inestimabile della solitudine”.
Dal punto di vista strutturale, il coefficiente di ‘musica a programma’ finisce,
in ogni caso,di condizionare anche la forma.In luogo dei 4 movimenti di prammatica,
la sinfonia si articola in 5 movimenti, tra cui il quarto (Temporale) in forma libera
può essere considerato il prototipo del poema sinfonico di concezione romantica.
Il rigoroso principio bitematico/tripartito modella invece i primi due movimenti,
il III è uno Scherzo con Trio, mentre il V movimento è in forma-sonata con Rondò.
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°°°°° segue °°°°°