John Williams
la “forza” della reiterazione
1. Introduzione
2. L’autore
3. L’Analisi
4. I temi analizzati
5. La Comparazione
5.1 Convergenze
5.2 Uguaglianze
5.3 Divergenze
6. Conclusioni
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1. Introduzione
Nel mondo della musica applicata non è mai semplice definire un tema
adatto ad un determinato personaggio o a descrivere una situazione, ed in
certi casi è proprio il materiale tematico a fare la differenza tra una scena
funzionale e una difettosa.
Una ricerca, dunque, che si spinge fin dentro la mente del fruitore di
pellicole cinematografiche, investigando quei meccanismi che lo portano a
ritenere un motivo piuttosto che un altro e tentando di scoprire quali
caratteristiche tematiche, legate all’immagine, colpiscono lo spettatore più
di altre.
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2. L’autore
Registi con cui ha firmato più collaborazioni sono Steven Spielberg e Chri
Columbus, entrambi pesi massimi del mondo del cinema statunitense.
Alcuni dei suoi lavori sono stati tanto memorabili da uscire dalle sale
cinematografiche per intraprendere un proprio percorso in quelle da
concerto; è stato infatti il primo compositore di colonne sonore a
coniugare immagine e musica nei suoi concerti dal vivo, inserendovi
omaggi e brani medley e dirigendo l'orchestra in sincrono con un
montaggio video proiettato in diretta.
Ma tutto questo non sarebbe mai accaduto se la sua musica non avesse
riscosso un successo di pubblico planetario, tale da generare una forte
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richiesta di eventi dedicati esclusivamente alle colonne sonore dei suoi
film.
Oltre i lavori per il cinema, Williams può vantare composizioni per ben
quattro olimpiadi (Olympic Fanfare and Theme, XXIII Giochi olimpici estivi
di Los Angeles -1984, The Olympic Spirit, XV Giochi olimpici invernali di
Calgary -1988, Summon the Heroes, XXVI Giochi olimpici estivi di Atlanta
- 1996, Call of the Champions, XIX Giochi olimpici invernali di Salt Lake
City - 2002).
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3. L’Analisi
1. La chiarezza tematica
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Vista la vastità della produzione dell’autore, si trova la necessità di
restringere il campo ai soli film più o meno recenti, che al giorno d’oggi
sono rimasti lucidi nella memoria del pubblico; pellicole, dunque, di
grande successo di critica e ampia diffusione di mercato: i cosiddetti
Blockbuster.
- melodia
- ritmo
- armonia
- orchestrazione
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4. I Temi analizzati
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4.1 - Star Wars: Tema principale (1977)
MELODIA
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questo espone una gran quantità di determinati elementi che si
ascolteranno in seguito.
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Proprio questo motivo diventerà il tema principale:
Questa volta però sono assenti gli ottoni gravi e la melodia risulta più
lirica, venendo esposta dagli archi e muovendosi principalmente per grado
congiunto. Nonostante ciò, l’elemento motivico di tre note fa da ossatura
anche a questo materiale, suggerendone una versione più dolce ed
appassionata.
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ARMONIA
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Anche nella sezione centrale, che si sviluppa su armonie differenti, si
possono trovare riferimenti quartali interi o frammentati nelle linee dei
legni e del piano:
REITERAZIONI
Si consideri che tutto ciò avviene sui titoli di testa, che fanno da
introduzione testuale al film. Lo spettatore si trova quindi preso dalla
lettura dei testi a scorrimento. Risulta quindi estremamente saggia la
scelta di sacrificare parte della complessità orizzontale a favore di un
timbro sonoro e tematico fortemente incisivo, che farà da fil rouge lungo
la lunghezza della pellicola.
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4.2 - Star Wars: il tema della forza (1977)
Il “tema della forza” conosciuto anche come “tema di Obi Wan”, è uno dei
più apprezzati dagli appassionati della saga di Guerre Stellari. Appare in
tutti i film, ma probabilmente il momento più memorabile è nella prima
pellicola, Episodio IV, nel momento in cui Luke contempla il
proprio futuro guardando il tramonto dei due soli all’orizzonte.
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MELODIA
ARMONIA
Il tema della forza viene esposto in sol minore, e per quanto siano assenti
sviluppi armonici significativi (il tutto resta grossomodo sempre sul primo
grado), risulta molto interessante la chiusa del secondo inciso, in cui viene
alterato il sesto grado in modo dorico, donando una particolare luminosità
al tema che altrimenti sarebbe risultato, forse, più cupo e malinconico;
e ben si concilia con il momento della pellicola in cui il protagonista
guarda concettualmente al suo futuro, donando un forte senso di
speranza.
Stessa cosa per il climax, sul sesto grado, un altro accordo maggiore di
grande potenza.
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LE REITERAZIONI
ORCHESTRAZIONE
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4.3 - Star Wars: Il tema della marcia imperiale (1977)
Un altro dei temi del compositore più conosciuti dal grande pubblico,
immediatamente associati al personaggio malvagio della saga, il
misterioso Darth Vader (anche se in realtà questo tema non farà la sua
comparsa prima del secondo episodio, L’Impero colpisce ancora). Nella
prima pellicola è presente un motivo dal carattere tetro, ma meno
identificabile.
L’ACCOMPAGNAMENTO
La marcia non inizia con il tema, ma con la stessa struttura ritmica che
compone l’accompagnamento come ossatura fondamentale; essa funge
non solo da supporto, ma incorpora gran parte del carattere del
personaggio stesso, l’oscuro malvagio, interamente vestito di nero, dotato
di una strana maschera e imperioso nell’aspetto. Tutto questo in una
porzione di tempo relativamente breve, proprio grazie alle caratteristiche
musicali.
RITMO
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A partire dal primo movimento, formato da un’unica nota, seguono due
pulsazioni identiche, tutte in battere, seguite da una rapida terzina, e sul
levare della battuta si inverte la ritmica ponendo prima la terzina e poi la
croma, per poi ricominciare.
Questa marcia anomala e quasi singhiozzante fa da tappeto ritmico al
tema e permane a lungo, dando un forte accento ed una grande spinta al
tutto.
Essa coinvolge l’intera orchestra, che suona nella tessitura grave,
restituendo dunque un timbro adeguato alla circostanza.
LA MELODIA PRINCIPALE
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Essendo una marcia, l’autore fa chiaramente largo uso degli ottoni, che a
differenza del tema principale, in cui suonavano in tessiture alte con suoni
limpidi ed imponenti, in questo caso suonano in tessiture medio gravi
restituendo un colore più arcigno.
Gli accordi maggiori sono ridotti a tal punto che non ve n’è alcuno prima
di una trentina di battute, e quando vi è la necessità di andare al quarto o
al quinto grado essi vengono alterati accrescendo l’accordo minore di
semitono.
REITERAZIONI
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Tenendo conto dell’accompagnamento che funziona da ostinato, il tema
presenta prima due frasi, lunghe due battute ciascuna, uguali
ritmicamente ma con diverse altezze (A ed A’); successivamente presenta
altre due frasi più lunghe, composte a loro volta di tre incisi (B, C, e D).
L’ultimo frammento (D’) torna a richiamare l’elemento iniziale chiudendo
allo stesso modo(x) .
Tutto il tema è saldamente legato alla tonica, fatta eccezione per la frase
centrale che si muove sul quinto grado.
Risulta interessante notare come allontanandosi dagli estremi del tema
aumenta l’estensione generale, come per estenderne l’ampiezza variabile.
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4.4 - Indiana Jones: I predatori dell’arca perduta (1981)
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Quando si trattò di dover decidere quale utilizzare come tema principale le
propose a Spielberg, il regista, e lui, affascinato da entrambe, gli chiese
se fosse stato possibile utilizzarle insieme. E così vennero combinate in
forma ternaria.
La sezione A
melodia
Una delle caratteristiche distintive del tema sono le sincopi subito dopo la
testa delle frasi, che rendono molto particolare la marcia, dandole una
sorta di spensieratezza ed arroganza, in perfetta sintonia col protagonista.
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Anche in questo caso sono rilevanti e numerosi i salti di quarta, che danno
il senso dell’ eroismo, come già visto in precedenza.
Armonia
La sezione B
melodia
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Questa insistenza intorno al quarto grado é perfetta per creare un moto
sospensivo fino al ritorno del tema principale, e la melodia, più austera
rispetto a prima, dà l’impressione di faticare a raggiungere la meta, ed
anche quando torna sulla tonica il brano spinge sempre in avanti.
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sezione più colorata armonicamente, ma si integrano perfettamente tra di
loro.
REITERAZIONI
Nel caso di Indiana Jones, più che di vere e proprie reiterazioni si parla di
riutilizzo di materiale compositivo, in questo caso più affine con una
sonata di stile classico.
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4.5 - Jurassic Park (1993)
Uscito nel 1993, il film ha riscosso i maggiori incassi nella storia del
cinema, raggiungendo nelle sale i 900 milioni di dollari. I dinosauri,
realizzati in modo iper-realistico, gli effetti speciali in computer grafica, i
piani sequenza e le scene mozzafiato, non poterono che scuotere dal
profondo l’immaginario del pubblico dell’epoca.
Il tema del film viene esposto per la prima volta quando i protagonisti si
rendono conto di avere davanti ai propri occhi dei veri dinosauri e
l’immenso brachiosauro si solleva su due zampe per nutrirsi dalla cima di
un albero. Il loro sguardo incredulo rivela la fatica di realizzare quanto
stava accadendo, e quello degli spettatori dell’epoca non dev’essere stato
sicuramente da meno, vista la qualità degli effetti speciali e la fotografia
mozzafiato della scena. In questo caso, dunque, non fu difficile colpire i
sentimenti dello spettatore, ma la musica ha giocato ovviamente un ruolo
chiave, in quanto mezzo conduttore tra il grande schermo e le emozioni
recondite del pubblico in sala.
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Melodia
Anche in questo caso c’è un primo inciso che si ripete per poi alternarsi
con una piccola variazione, e questo continuo rimpallo tra tonica e
sensibile risulta quasi ipnotico contribuendo a realizzare il senso di
meraviglia richiesto.
Il motivo che si muove tra tonica e sensibile si ripete, anche se con durate
invertite; il movimento sul quarto grado, anche se in questo caso è
ascendente; un semplice e cantabile grado congiunto che aiuta ad
imprimere il tutto nella mente dell’ascoltatore.
Proprio il fatto che in questo caso il tema fa pensare ad una linea vocale,
per altezza ed articolazione, suggerisce la volontà dell’autore di creare
qualcosa che possa entrare facilmente nell’orecchio dell’ascoltatore, senza
però distrarlo con un testo cantato vero e proprio, ma lasciando che sia la
mente ad entrare naturalmente in perfetta sintonia con quanto sta
accadendo nell’immagine.
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preferito spostare l’attenzione sul senso della meraviglia e del magico,
utilizzando un tema dal carattere quasi intimo e delicato.
Una scelta incredibile quella del compositore che marcia contro le più
elementari aspettative, riuscendo però a restituire un connubio
impareggiabile tra immagine e suono.
Ritmo
Anche il ritmo può chiarire il motivo di una sinergia tanto funzionale con la
scena, in quanto l’andamento orchestrale è in gran parte omoritmico,
risultando quasi un inno, con l’aggiunta di piccoli echi strumentali o
appoggiature.
Armonia
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Orchestrazione
Inizia con enfasi nel registro medio- grave, sia dal punto di vista
strumentale che orchestrale, con la totale assenza di ottoni ad eccezione
dei corni, più avanti si inserisce un coro di voci che vocalizza, creando
l’aura magica ricercata dal compositore per rendere la scena il più efficace
possibile (l’indicazione dell’autore per il coro è: “con reverenza” per
sottolineare il carattere meraviglioso e solenne allo stesso tempo).
Ad ogni ripetizione parte dell’orchestra sale di ottava, aumentando
naturalmente l’intensità e il volume sonoro; a ciò si aggiungono man
mano gli strumenti più acuti, fino all’ingresso di trombe e tromboni per
sancire la grandiosità della scena.
Reiterazioni
Il senso di varietà quindi non viene dato dalla scrittura, quanto dallo
sviluppo orchestrativo e dai dettagli cromatici come echi o ritardi
accordali.
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4.6 - Harry Potter e la Pietra Filosofale (2001)
Con le sue 450 milioni di copie vendute, la saga del giovane mago è la più
diffusa della storia, con un incasso complessivo di 10 miliardi di dollari. Le
pellicole hanno continuato il successo del franchise.
Williams è stato autore delle colonne sonore dei primi tre film,
marchiando i personaggi e le situazioni con dei temi che sono rimasti
legati a tutta la serie. Di quelli composti dall’autore nel corso dei film, il
più identificativo e conosciuto (quello che verrà qui analizzato) si intitola:
“Hedwig’s Theme”.
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Melodia
Stessa cosa nella seconda frase, dopo un movimento, stavolta per grado
congiunto, di terza minore, si ripropone l’effetto di un tritono conclusivo
(La# - Mi)
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Ritmo e metro
Armonia
Prese insieme, le note della battuta 6 sono Si, Re#, Fa, La#, una serie
che risulta simile alle note della settima di dominante di Mi; ma se così
fosse stato, Williams ci avrebbe tenuti nel mondo ordinario dei “babbani”.
In questo caso il tocco di magia viene dato proprio dalla imprevedibilità e
dalla quasi inspiegabilità di una soluzione tanto stravagante, a maggior
ragione quando, suonato a due voci solo dalla celesta (come in figura),
risulta difficile dare una spiegazione armonica.
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Anche in questo caso il compositore trova soluzioni estremamente
stravaganti, come delle nette transizioni armoniche e cromatismi inattesi
pur rimanendo in un ambito giocoso e misterioso che, non a caso, viene
rimarcato anche dall’indicazione in partitura: “Mysterioso”.
Ma non sono mai state utilizzate nel tema principale dei suoi film in modo
tanto palese.
Orchestrazione
Uno degli elementi più identificativi del tema, e funzionali dal punto di
vista immaginifico, è lo strumento che espone il motivo la prima volta: la
celesta.
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Reiterazioni
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5. La Comparazione
Una volta esternate le peculiarità dei vari parametri di ogni singolo tema è
possibile cercare di tracciare delle linee che riordinino quanto è emerso
fino a questo punto, identificando convergenze, uguaglianze e divergenze.
1. Convergenze
Simmetria
Il numero di battute è sempre pari ed equamente suddiviso, senza
esclusioni. Ciò consente un rapido assorbimento per l’ascoltatore ed una
grande fruibilità.
Metrica
2. Uguaglianze
Cantabilità
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Una volta deciso un carattere, o un tipo di linguaggio, lo sfrutta al meglio,
esalta il materiale con le sue caratteristiche, a volte lo presenta acerbo e
lo lascia maturare nel corso della pellicola; in altre occasioni, invece,lo
espone da subito in tutta la sua grandiosità, ma fa in modo che il
materiale scelto condizioni a sua volta tutte le altre parti del brano,
lasciandolo riecheggiare o, più semplicemente, ripetendolo o inserendolo a
suo piacimento.
Reiterazioni
3. Divergenze
Strutture
Trattamento orchestrale
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Anche in casi di similitudine (esempio un crescendo di ottoni marziale)
cambiano i rapporti ed i pesi all’interno dell’orchestra, che seguono
l’immagine e la direzione del film.
Come ogni artista, Williams attinge a piene mani dal repertorio classico
che lo precede: Stravinskj, Ravel, Saint Saens, Berlioz… Egli si serve dei
grandi compositori sia per le sonorità che per architetture, il che rivela
come si possano ricavare degli elementi funzionali, anche se in parte già
noti nel repertorio classico, senza scalfire il valore insito nelle proprie
opere.
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6. Conclusioni
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Risulta chiaro che in molti casi la colonna sonora non debba essere
troppo riconoscibile, bensì a volte perfettamente fusa con il sonoro del
film, per motivi funzionali allo svolgimento degli eventi, e non è detto che
un tema orecchiabile sia sempre la risposta giusta ad una scena di
successo. Tutt’altro.
Ma arrivare da ciò a privare completamente una generazione di spettatori
della possibilità anche solo di canticchiare un brano una volta usciti dal
cinema, non si può giustificare in alcun modo.
Escludendo Williams, a parere mio gli ultimi temi memorabili nel cinema
hollywoodiano sono quelli tratti dal Signore degli Anelli, composti da
Howard Shore, e quelli di Tron Legacy, firmati da un duo di musica
leggera elettronica francese, i Daft Punk.
Gli stessi film Disney pare abbiano perso potenza evocativa sul frangente
musicale.
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