Il sistema musicale dell’antica Grecia, per lo meno com’è stato codificato nel
periodo pre-classico e classico, è basato su due strutture fondamentali: il
genere e il tono; quest’ultimo termine in latino è tradotto con modo.
I generi erano tre Diatonico, Cromatico, Enarmonico.
I tonos /modi erano otto: eolio, ionio o ipofrigio, ipolidio, dorico, frigio, lidio,
missolidio, ipodorico.
Nella trattatistica greca vi è sovrapposizione di significati fra i termini tonos e
genere e altri ancora, per cui la confusione fra i termini era inevitabile.
Su una questione non vi è alcuna confusione, ossia, che la base del sistema
fosse il tetracordo: successione di quattro suoni congiunti.
I generi si distinguevano per il tipo d’intervalli presenti all’interno del
tetracordo.
Nel diatonico troviamo 1/2t e T interi, mente nel cromatico la 3° min e il 1/2t,
nell’enarmonico la 3°M dei 1/4t
La sequenza di questi intervalli all’interno del tetracordo(ossia intervallo di
quarta giusta) davano origine ai diversi tonos/modi
Modo significa: sistema, maniera, misura, standard,taglia, limite della quantità.
Due tetracordi uguali formavano un intervallo di ottava o di settima: nella
teoria tutti i tetracordi erano considerati nella forma discendente.
Ogni tono poteva appartenere a uno dei tre generi, dipendeva dal tipo
d’intervalli che conteneva. La disposizione di questi intervalli all’interno del
tono decideva se era un lidio piuttosto che un frigio, etc. Ogni tono poteva
avere tre generi.
I tonos più usati nel periodo pre-classico sono Dorico Frigio e Lidio.
Nel sistema diatonico essi sono così rappresentati.
1
In diversi trattati il tono dorico fu inteso come modello di riferimento per il
genere diatonico. Nei tonos sopra descritti la differenza è data dalla posizione
del semitono.
Oltre a questo si deve dire che, molti studiosi ritengono che l’Estremo Oriente
abbia influenzato non poco il sistema musicale dell’antica Grecia, per lo meno
all’inizio.Essi ritengono che il tono frigio, quello lidio ed anche hypolidio
abbiano origine dal sistema pentafonico orientale.
I motivi per i quali gli studiosi pensano che le origini della musica greca
fossero di origine orientale vengono dal fatto che i principali strumenti della
tradizione greca, Kithara e Lira (in epoca omerica chiamate phormix e kitharis)
erano accordati secondo la scala pentatonica. Molte scale della tradizione
cinese e giapponese hanno molto in comune con l’evoluzione delle antiche
scale greche nella loro trasformazione in ottava completa: difatti i modi dorico
frigio e lidio e hypolidio si presentano come delle scale pentatoniche orientali
le cui terze vengono in un certo senso “ riempite “.
La modalità arcaica.
Il canto cristiano nasce in Medio Oriente.L’Editto di Costantino del 313 d. C
che sancisce la libertà di culto e la fine della persecuzione dei cristiani
permette una maggiore diffusione del canto sacro cristiano. La musica di
questa aerea medio-orientale si appoggia sul concetto di scala ove i criteri
fondamentali sono: pentatonica, naturale, asemitonale, modale ed influenzerà
anche i canti cristiani dell’Impero Occidentale. Questo tipo di organizzazione
appena descritta viene indicata con il termine- modalità arcaica- e caratterizza
i primi secoli della storia della musica occidentale
In questo tipo di modalità vi sono tre note cardine chiamate “ corde madri”
-C (do) D (re) E (mi)- attorno alle quali si genera la melodia; l’intervallo di terza
minore( tipico delle scale pentatoniche)ha la funzione che noi chiamiamo di “
sensibile modale”.
il canto sacro bizantino come quello siriano si impratichirono presto dell’uso di
semitoni, cromatismi, e si trasformeranno secondo criteri diversi da quelli che
troveremo nella musica europea occidentale.
2
Modalità arcaica ---> scala pentatonica (la-do-re-mi-sol)
LA - DO RE MI - SOL
si/sib fa
/-------corda di recita
C.madre----------------( diventa corda interna)----------
\-------finalis
3
I primi trattati di Teoria Musicale
La teoria musicale, dei primi secoli dopo Cristo, è di tipo speculativo ed anche
matematico; essa parla dei rapporti armonici fra i diversi intervalli e si
preoccupa dello studio delle lunghezze delle corde e delle canne, per intonare
gli strumenti, ovviamente secondo il sistema pitagorico. A questo proposito
non dobbiamo dimenticare l’esperienza di Tolomeo di Alessandria d’Egitto (II
d.C.) il quale apportò delle modifiche al sistema pitagorico, smussando
l’intervallo di terza: ma essendo il sistema pitagorico, soprattutto per questioni
filosofiche il preferito, questo rimase, sino al Rinascimento, come
temperamento di riferimento dei trattatisti.
4
Dalle specie di ottava hanno , secondo Boezio, origine i modi che, lui dice,
possono essere chiamati anche –tropi o toni.
Essi sono disposizioni fisse dello schema sonoro: ossia precise sequenze di
toni e semitoni.
5
La sequenza che nella teoria boeziana corrisponde a ipodorico ipofrigio
ipolidio fu fatta corrispondere a quella di protus deuterus tritus e tetrardus:
furono levati i suffissi – ipo -.
In età carolingia (IX sec), quindi dopo quasi tre secoli dall’opera di S. Boezio,
ritroviamo nuovamente libri che si occupano di teoria musicale, e soprattutto,
non solo da un punto di vista filosofico o musicale - aritmetico; appare l’analisi
delle scale ad esempio, ma anche la classificazione del repertorio dei secoli
precedenti e vi si trovano indicati metodi per classificare, analizzare e
comporre la Musica. Ovviamente anche parti di carattere filosofico - estetico
dedicate alla concezione della Musica. La trattatistica inizia nei monasteri:
l’Europa dell’alto M. Evo era illetterata e priva di documenti musicali.
Menestrelli e giocolieri non si curarono della notazione e trasmissione scritta
dei loro canti, mentre al contrario di quello che avvenne nei monasteri: venne
“notata”, trattata solo la musica sacra non essendo i monaci, se pur di
estrazione popolare, interessati alla conservazione della musica profana.
6
Epoca carolingia IX secolo.
Octoechos bizantino
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Il termine echos, fu tradotto in latino con il termine “ modus”; questo termine
nella teoria orientale identifica un carattere (un ethos) ed anche una precisa
sequenza di altezze.
Ogni echos è anche un’organizzazione musicale che si appoggia su un suono
fondamentale e una serie di formule melodiche costruite attorno ad esso.
Dobbiamo ricordare che il canto sacro bizantino, e con esso il sistema
dell’octoechos, ha radici nel canto sacro delle sinagoghe e nella musica
siriana dunque su un mondo nato sul quella che in precedenza abbiamo
definito come – modalità arcaica [ pentatonica, asemitonale, corde madri] e
soprattutto, poi, come modalità evoluta [ introduzione dei semitoni, bipolarità].
L’octoechos gregoriano.
8
Nei modi plagali l’ambito in cui si muove la linea melodica scende sotto la
relativa finalis di una quarta giusta; la repercussio diventa in genere la terza
della finalis.
La finalis è il suono sul quale il pezzo finisce, è il passaggio dal concetto di
corda madre a quello di tonica ( nella teoria barocco-classica-romantica )
La corda di recita,dei modi autentici, ora chiamata repercussio è normalmente
la 5° sopra la finalis.
Questo sistema è un sistema elastico, con la costante presenza di eccezioni :
il modo non è un sistema chiuso ma è il “modo di essere “ di una melodia
In un trattato anonimo sempre del IX sec chiamato” Alias musica” si trova altra
testimonianza dell’ integrazione fra l’eredita greca e quella bizantina:
integrazione fra le sette specie di ottava che Boezio reinterpreta dai trattati
greci, e gli otto modi eccleciastici dell’octoechos.
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I specie d’8° ( la-la) ! modo ipodorico ( ossia dorico plagale)
II specie d’8° ( si-si ) ! modo ipofrigio ( ossia il frigio plagale)
III specie d’8° ( do-do ) ! modo ipolidio ( ossia il lidio plagale)
IV specie d’8° ( re-re ) ! modo dorico
V specie d’8° ( mi-mi ) ! modo frigio
VI specie d’8° ( fa-fa ) ! modo lidio
VII specie d’8° ( sol-sol ) ! misolidio
VIII specie d’8° ( re-re) ! ipermisolidio ( ossia il misolidio plagale)
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All’inizio del XI sec troviamo due trattati di teoria del canto liturgico che ebbero
larga eco: Micrologus di Guido D’Arezzo 1026 e di un anonimo autore il
Dialogus de musica, scritto sempre negli anni del Micrologus.
Questi trattati hanno carattere molto più pratico che non speculativo;
scompaiono i riferimenti a Boezio ed altri autori antichi ed ai nomi greci delle
note vengono sostituite le oramai familiari lettere latine A-G , a-g aa-gg, ( per
indicare le tre ottave dell’ambito sonoro dell’epoca)
Finalis : un tono o modo è la regola che distingue ogni canto in base alla sua
finalis.
Guido D’Arezzo dice che le note interne di una frase sono legate alla sua nota
conclusiva da rapporti intervallari quasi “ obbligati “( S, T 3°min o magg, 4° o
5° giusta) ed a loro volta queste note di fine frase sono legate alla finalis del
brano dagli stessi rapporti intervallari obbligati.
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Nascita della Polifonia
Il primo trattato di cui si ha fonte è MUSICA ENCHIRIADIS del 850 d.C circa:
autore praticamente sconosciuto, scritto in aerea franco-occidentale è una
sorta di manuale di musica; tratta delle regole delle prime strutture polifoniche,
che noi faremmo meglio a chiamare polimelodiche. Contiene la descrizione
delle diverse forme di Orgamun.
1) moto parallelo: la voce organalis compie gli stessi movimenti melodici della
vox principalis
2) moto retto: la voce organalis si muove nella stessa direzione della vox
principalis ma con intervalli melodici diversi
3) moto obliquo: una voce rimane ferma ed una voce si muove
4) moto contrario: la voce organalis compie dei movimenti melodici contrari
alla direzione della voce principalis
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Non si parla di polifonica ma di polimelodia
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Stadio avanzato di organum: questa è la sequenza Benedicta Tu che in
notazione originale è nell’immagine riportata qui sotto.
Questa risulta essere al momento la più antica composizione a due voci che è
rimasta: i gradi della scaladasiana sono segnati con circoletti o lineetrasversali
mentre le linee verticali o leggermente oblique collegano insieme suoni da
eseguirsi contemporaneamente
14
In questo periodo il temperamento, per lo meno in ambito ecclesiastico è
quello pitagorico.
Sistema dasiano
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trascrizione moderna dell’esempio b
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Guido D’Arezzo XI secolo
Nella Storia della Teoria della Musica medievale occupa uno spazio
importante il trattato di Guido D’Arezzo chiamato Micrologus del 1026. In
questo trattato Guido monaco spazia in tutti i campi della teoria musicale del
suo tempo; parla delle forme dell’organizzazione dei canti gregoriani e della
individuazione del loro rispettivo modo ed inoltre parla della questione della
memorizzazione del repertorio ed anche della notazione musicale sul sistema
di righe e spazi. Significativa questa sua affermazione “ chi canta senza
sapere quello che canta- deficentur bestia- si deve definire bestia “ Il passo
alla definizione di due categorie di musicisti è breve:
a) cantori che eseguono a memoria b) musici che conoscono la musica e la
elaborano.
Creò il sistema degli esacordi nel quale incluse ogni melodia gregoriana. Dalle
sillabe inziali dell’inno “ Ut queant laxis” ricavò le sillabe da attribuire ai suoni
da C a A, ossia ut re mi fa sol la. Il sistema degli esacordi copre tutto il range
che poteva essere sfruttato dalla voce.
Gli esacordi sono tre
Naturale: nota di partenza do
Molle: nota di partenza fa
Duro: nota di partenza sol
Hanno tutti e tre la stessa sequenza di T e semitoni: TT S TT. Tutti e tre gli
esacordi sono in pratica delle scale che noi oggi definiremmo, maggiori, al
contrario della maggior parte dei modi dell’octoechos che rimandano al
moderno modo minore.L’estensione stessa delle melodie costringeva a
passare continuanmente da esacordo ad esacordo in maniera tale da fissare
con determinate sillabe determinati intervalli. Es mi-fa era il bisallabo che
permetteva facilmente di memorizzare il semitono.
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Es: Kyrie-tropo Cuncipotens genitor meus fu realizzato in discanto ( nota contro nota ).
Esso si trova in un trattato anonimo chiamato “ Ad organum faciuendum “ del XI conservato
nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, e per questo definito “ Trattato di Milano “
18
Esempio dal Codex Calixtinus 1140 circa, conservato nella biblioteca della cattedrale di
Compostela.
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La Schola di Notre Dame, Parigi
Gli organa di Magister Leoninus sono tutti a due voci e sono organa
melismatici: tenor preso da una piccola porzione di melodia gregoriana
trascritta con durate ritmiche non quantificabili, al di sopra di essa, un duplum
organizzato in valori ritmici creati secondo lo schema dei cosidetti modi o piedi
ritmici.
2) stile di discanto → tipico delle clausole ove il tenor accorcia la durata delle
singole note del canto gregoriano originale e la voce superiore, l’organum,
ricama con meno note che non nello stile fiorito, ogni sillaba del tenor.
In generale possiamo dire che non tutte le sezioni degli organa erano
polifoniche: esse prevedevano delle parti affidate alla schola e quindi
monodiche e delle parti affidate a solisti con scrittura polifonica
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inizia ad arricchirsi e va perfezionandosi l’abilità dei solisti. Iniziano a nascere
vere e proprie composizioni: Viderunt Principes, Sederun Omnes
Organa : prima forma di polifonia. In questa epoca questa forma oramai con
diversi secoli di storia alle spalle raggiung pieno sviluppo e definitiva
codificazione. In questo periodo gli organa sono scritti principalmente in stile
melismatico: su parti di melisimi gregoriani, e quindi suoni che sono
continuazione delle stesse sillabe, si sovrappongono due o anche più voci
che si muovono secondo la ritmica modale in lunghi passaggi melismatici. I
suoni del melisma gregoriano si trasformano in suoni tenuti e molto lunghi con
funzione di pedale.Esempio di questa forma è il Viderunt omnes di
M.Perotinus
21
a) clausola dal repertorio di Magister Leoninus a due voci
b) clausola dal repertorio di Magister Perotinus a tre voci. Versione a tre voci della
clausola più antica di Leoninus
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Sistemi sonori di riferimento: la modalità medievale e rinascimentale
Alto Medioevo
Modo Categoria Tipo Estensione Repercussa Finalis
I Protus Autentico RE-RE LA RE
II Protus Plagale LA-LA FA RE
III Deuterus Autentico MI-MI DO (SI) MI
IV Deuterus Plagale SI-SI LA MI
V Tritus Autentico FA-FA DO FA
VI Tritus Plagale DO-DO LA FA
VII Tetrardus Autentico SOL-SOL RE SOL
VIII Tetrardus Plagale RE-RE DO SOL
Nel XV sec con la piena affermazione della polifonia a quattro voci e della
tecnica contrappuntistica la giustificazione di “ modo” come di un “ ambito
melodico” diventa anacronistica.Visto l’uso contemporaneo di quattro voci
soliste, l’ambito melodico in cui si muove un brano è di certo maggiore che
non quello di un canto gregoriano. Contemporaneamente il rinnovato interesse
per le teorie platoniche, pitagoriche, ed in generale per la Grecia antica riporta
il primo piano la necessità di spiegare, giustificare anche nel sistema musicale
modale le relazioni matematiche che lo governano.
Rinascimento
I modi teorizzati nel Quattrocento sono ancora otto, di cui quattro autentici e
quattro plagali. Ciascuno caratterizzato da propri intervalli e clausole
cadenzali, come si è già detto.
Nel corso del Cinquecento si ha il passaggio ad un sistema costituito da 12
modi, 6 autentici e 6 plagali. I due pù importanti trattati rinascimentali a taò
riguardo, sono : le Istituzioni Armoniche di Gioseffo Zarlino -1558, prima
pubblicazione, ne seguiranno altre due sempre a Venezia- ed il
Dodecachordon di Glareano – 1547.
Ora i modi sono considerati come suddivisioni aritmetiche oppure armoniche
dell’intervallo di ottava.Nella organizzazione di Severino Boezio le otto specie
di ottava (di cui sette di origine greca e un’aggiunta da lui) erano disposizioni
fisse dello schema sonoro. Nella teoria dell’octoechos i modi non erano scale
ma ambiti in cui si muoveva una melodia che aveva due importanti riferimenti,
la finalis e la repercussio.Nella teoria rinascimentale questi due mondi sono
definitivamente uniti ed organizzati nel sistema dei dodici modi. Nella teoria
23
rinascimentale entra definitivamente in uso il suffisso- ipo- per indicare un
modo plagale .
Ogni modo autentico è giustificato, per i teorici del 1500, per essere una
sovrapposizione di un intervallo di quinta ascendente e di un intervallo di
quarta ascendente.La nota superiore della quinta coincide con la prima nota
della quarta. La nota più bassa della quinta è la “ finalis “ del modo mentre la
nota più acuta della quinta è la “ repercussio o tenor o corda di recita”;
l’eccezione è rappresentata dal III modo ove la repercussio è la prima nota
dell’intervallo di quarta.
I modi plagali sono invece determinati dalla sovrapposizione di un intervallo di
quarta e di uno di quinta. La finalis nei modi plagali è sempre la nota inferiore
dell’intervallo di quinta. La repercussio del modo plagale è in genere una terza
sopra la finalis con l’eccezione del IV ed VIII modo ove la repercussio è una
quarta al di sopra della finalis.
Diverse sequenze di toni e semitoni che formano gli intervalli di quinta o
quarta determinano la rispettiva specie di appartenenza per entrambi.
La teoria rinascimentale riconosce quattro tipi di quinta e tre tipi di quarta.
La differenza è nella posizione del semitono.
T s TT 1° specie
S TTT 2° specie
TT T s 3° specie
TTs T 4°specie
TsT
s TT
TT s
24
ET perche hò detto di sopra, che li Dodici Modi nascono dalla diuisione delle Sette
specie della Diapason, fatta hora harmonicamente, et hora arithmeticamente; però
auanti che si vada più oltra, voglio che vediamo in qual maniera s’intenda la
Diapason essere mediata, o diuisa all’ vno, et all’ altro modo.
Esistono solo due possibilità di combinazione dei due intervalli : terza M + terza m
Oppure terza m + terza M.
Nel corso del Seicento nella pratica compositiva nasce la tendenza del voler
riassumere di dodici modi in due grandi categorie:
modi con l’intervallo di terza maggiore fra I e III grado
modi con l’intervallo di terza minore fra i e III grado
25
Gioseffo Zarlino, Istituzioni Harmoniche 1557/58
26
Dodecachordon, Glareano, 1547
Fra tutte le combinazioni fra i diversi tipi di quarte e quinte, seleziona le sette
combinazioni che si addicono al genere diatonico dell’ottava : non meno di due e
non più di tre toni interi consecutivi all’interno di una quarta o di una quinta.
Osserva che cinque di queste ottave, quelle che partono da Re, Mi, Sol, La, Do,
possono essere suddivise sia come quinta+ quarta che come quarta+quinta, ossia
come i modi autentici e plagali.
Questo non può essere fatto sulle scale di Do e Fa, altrimenti emergono la quarta
aumentata e la quinta diminuita.
In questo modo ottiene 12 modi: otto appartengono al sistema medievale
dell’oktoechos, con finalis Re, Mi, Fa, Sol, mentre lui ne aggiunge 4 le cui finalis
sono La e Do
La-mi-La autentico eolio e mi-La-mi plagale eolio, rispettivamente 9° e 10° modo
Do-sol_do autentico ionio e Sol-do-Sol plagale ionio ossia 11° e 12° modo.
27
Glareano afferma la validità teorica del
dicendo che sicuramente i musicisti del futuro, sempre alla ricerca di novità, li
avrebbero un giorno usati ed inseriti nel sistema.
Osserva che di fatto i modo di Re corrisponde al nuovo modo di La, qualora vi fosse
un uso costante del sib, cosa assai comune, da sempre, in quel modo.
Inoltre osserva che il Fa, lidio, ed il Sol, misolidio, si presentano come trasposizioni
del nuovo modo ionio Do, visto il loro uso sistematico, rispettivamente, del sib e del
fa#
Le spiegazioni all’uso delle “ alterazioni” era sempre stato problematico nel sistema
medievale: erano usate allo scopo di creare delle clausole cadenzali, non andavano
ad intaccare l’impianto modale.Ma in alcuni modi, come il sib nel Re, era
sistematico.Invece Glareano afferma che l’uso sistematico di una alterazione
provoca la trasformazione di un modo in un altro.
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Basso continuo
La sua pratica si fa risalire agli ultimi decenni del 1500: era diventata prassi
per gli organisti accompagnare, anche improvvisando l’accompagnamento,
composizioni vocali polifoniche. Adoperavano unicamente della linea del
basso vocale piuttosto che l’intavolatura con tutte le voci; sono rimaste delle
parti separate per organo, ove solo la linea del basso è presente, datate
almeno dal 1587.
La pratica veneziana dei cori spezzati, favorita dalla presenza di due organi in
San Marco e dalle opposte cantorie, prevedeva l’accompagnamento con
l’organo o anche con altri strumenti. Dalle cronache dell’epoca si evince che
solo in Vaticano si prevedevano esecuzioni solamente “ a cappella” .
Il basso continuo inizialmente consiste nel trasferimento su strumento a
tastiera, o su liuto o tiorba (rinforzati da viola da gamba, violoncello o violone)
della linea più grave della composizione polifonica. Soprattutto all’inizio di
questa pratica, la numerazione poteva mancare e l’esecutore doveva ricavarla
sia dai movimenti del basso medesimo sia dallo stile e andamento del brano.
Prese piedi la prassi di scrivere sopra la linea al basso delle numerazioni che
indicavano gli intervalli da costruire e suonare sopra questa linea.
Dall’affermazione del basso continuo gli intervalli furono sicuramente calcolati
partire dalla nota più grave.
Il numero d’intervalli simultanei in consonanza è molto limitato 3-5 3-6 4-6.
Con la tecnica del basso continuo s’iniziò a visualizzare e a pensare alla
sovrapposizione contemporanea d’intervalli.
Gli intervalli posti sopra la nota più bassa non erano intesi come accordi né
erano parti in vero e proprio contrappunto vocale: gli intervalli creavano
armonie sopra un suono posto al grave seguendo le regole di buona condotta
e collegamento del contrappunto dell’epoca.
Il moto delle parti veniva notato secondo la tecnica contrappuntistica 4-3 6-5
9-8 8-7
29
trattati dell’epoca suggerivano anche una realizzazione a più di quattro parti
sino a sei o sette e suggerivano che fossero solo le voci agli estremi a
rispettare le regole contrappuntistiche della concatenazione, mentre quelle
interne avevano meno vincoli.
I trattati di basso continuo nel corso del secondo Barocco e nel Classicismo si
preoccupano di insegnare al continuista come improvvisare la realizzazione
degli intervalli sopra “i gradi” della scala, proponendo, secondo i diversi
andamenti del basso, alcune realizzazioni e concatenazioni intervallari.
5
3 Indicava la terza e la quinta sopra la nota al grave
6
3 Indicava la terza e la sesta sopra la nota al basso ma a seconda del tipo di raddoppio veniva chiamata in
due modi
Petit sixte- sesta piccola- 6 ossia formato da 6°4°e 3° sopra la nota al basso
4
3
Fausse quinte – falsa quinta 5d 6° 3° sopra il basso
Ogni grado della scala in relazione anche al movimento che doveva fare aveva una
realizzazione suggerita.
Sul III si faceva la sesta semplice
Sul II che scende al I la petite sixte ( 6/4/3)
Sul VII che scende al VI la sesta doppia
Sul IV che scende al III ( 6/4#/3)
Sul VI che scende al V la 6#/3
Sul IV che sale l V la 6 aggiunta ( 6/5/3
30
Nascita del concetto di accordo. Cadenze Basso Continuo armonie.
Prende piede, gradatamente ,dalla fine del Cinquecento, una visione verticale
e quindi “armonica” della musica. Inizia un cambiamento di prospettiva: la
verticalità.L’armonia non è più la combinazione, il risultato di diversi
procedimenti melodici che si muovono parallelamente, ma un’idea musicale
vera e propria, un “suono” preciso e voluto.L’epoca bachiana è il momento di
passaggio fra una visione dell’armonia,creata da sovrapposizioni di intervalli
sopra i diversi gradi della scala e una visione, più Settecentesca,ove la
sovrapposizione d’intervalli crea un’accordo su un certo grado della scala(
accordo che può essere in stato fondamentale o in rivolto).
Iniziano a crearsi degli schemi di collegamento accordali (i giri armonici),
accordi di un grado della scala che “tendono” “risolvono” ad altri accordi situati
su altri gradi della scala.
31
L’epoca classica l’armonia come scienza
Il “movimento implicito” del basso fondamentale sta alla base della teoria
armonica di Rameau per il quale - la linea melodica dei bassi fondamentali si muove
secondo la clausola bassizans.
La successione degli accordi è regolata in base alle relazioni fra i bassi
fondamentali con relazioni di tipo D ! T oppure S ! T (ossia 5° discendente
e 5° ascendente) V –I oppure IV –I .
In questo tipo di “moti cadenzali”,i suoni che sono i bassi fondamentali si
muovono per 5° discendente a prescindere dal fatto che siano o no nella parte
più grave oppure. La successione dei bassi fondamentali da origine a una
linea immaginaria che è ben distinta da quella reale, ossia costituita dai suoni
del basso continuo.
32
scoperti da Sauver solo poco dopo e che comunque serviranno a sostenere la
scientificità e “ naturalità “ della sua impostazione teorica. Rameau si muove in
pieno Illuminismo e Naturalismo.
All’interno di ogni scala Rameau vede una gerarchia accordale che riduce a
tre tipi di accordo: Tonica- accordo perfetto-
Dominante- triade perfetta con settima minore-
Sottodominante- accordo perfetto con sesta aggiunta .
La melodia è in relazione con gli accordi a loro volta in relazione con i bassi
fondamentali, la melodia è generata dall’armonia e non viceversa: totale
ribaltamento della visione del rapporto melodia-armonia.
33
Dalla teoria armonica di Rameau si svilupparono due diverse linee di pensiero
teorico
All’inizio 1800 s’introdusse l’uso di indicare i gradi della scala diatonica con i
numeri romani I II ecc . e soprattutto a indicare con gli stessi numeri gli accordi
che sopra di essi erano formati.
Nei primi decenni del 1800 furono aggiunte lettere per indicare i diversi tipi di
accordo : m M E D ecc.
Attorno al 1850 le numeri romani furono affiancate dalla numerazione usata
nel basso continuo con lo scopo di fornire informazioni immediate sullo stato
dell’accordo o del rivolto in cui si trova l’accordo. Si ha un sistema che usa due
tipi di notazione: a lettere romane per indicare a quale grado della scala
appartiene l’accordo, a numeri arabi per indicare lo stato o rivolto dello stesso.
34
Epoca romantica e primo Novecento
Il grande periodo dell’armonia tonale, ossia quel periodo nel quale la tecnica
compositiva organizza le sue forme secondo un gioco di relazioni fra gli
accordi dei vari gradi della scala ed ha come punto di riferimento l’accordo di
tonica e di dominante, va dal Classicismo al Romanticismo.
Già nella seconda parte del Romanticismo vi è nei compositori la ricerca di
strade espressive che eludono il rapporto tonica-dominante e il suo
rassicurante succedersi. Nella seconda parte dell’Ottocento si entra in quella
fase nella quale il sistema di relazioni dell’armonia tonale si sfalda, la tonica
non è più l’orizzonte cui tendere. E’ il “gioco modulante”, la continua “tensione”
e “non risoluzione” degli accordi di tensione (dominante) che governa la
gestione del flusso formale. In alcuni autori quest’atteggiamento è portato ad
alti gradi di elaborazione e ne diventa il disegno stilistico peculiare (basti
pensare a Wagner e i suoi seguaci.)
Ai rapporti di quinta fra le fondamentali degli accordi sono preferiti movimenti
cromatici delle parti che portano a far si che tonalità lontane fra loro, e quindi
con diversi suoni di differenza, siano accostate con movimenti, accordali
rapidi. Questo scardina il concetto di tonica, di tonalità. Non avendo più un
centro tonale cui riferirsi l’atonalità diventa la caratteristica stilistica. In questa
fase è superata la dicotomia fra consonanza e dissonanza. Un aggregato
accordale esiste per se stesso, sia esso una semplice triade sia un accordo di
settima diminuita o una nona maggiore. Si elimina il tradizionale procedimento
di preparazione e risoluzione della dissonanza, non ha interesse in questo tipo
di scrittura, questo gioco di relazione.
Questa linea di pensiero porta, se pure con percorsi e risultati completamente
diversi alla realizzazione delle opere di Schoenberg e Berg ma anche di
Strawinsky o Debussy e Ravel, ma anche come Scriabin, o
Hindemith…etcetc…
35
In questo capitolo si trovano descritti i motivi che hanno spinto il compositore
austriaco a creare questo nuovo metodo per comporre, per organizzare il
mondo sonoro, sia esso visto melodicamente sia armonicamente o
contrappuntisticamente, in maniera assolutamente diversa rispetto al
linguaggio tonale o modale.
Fondamento della sua speculazione è l’importante concetto che “ la forma
tende alla comprensibilità” Egli afferma: il senso di distensione e di
soddisfazione che un ascoltatore avverte quando riesce a seguire un’idea, il
suo sviluppo e le ragioni di quello sviluppo sono in stretta relazione psicologica
con un sentimento di bellezza. Il valore artistico implica la comprensibilità, e
ciò per soddisfare insieme l’intelletto e l’emozione.
Altro importante passaggio che si trova in questo saggio, recita:
“la composizione con dodici note non ha altro scopo che la comprensibilità: è
vero che le opere scritte in questo stile non sono state capite nonostante la
novità dei loro mezzi di organizzazione. Se questo metodo accresce le
difficoltà dell’ascoltatore, dall’altra parte questo metodo non è facile, ma anzi
dieci volte più difficile. Soltanto un compositore preparatissimo può comporre
per un ascoltatore che lo sia altrettanto”.
Questa necessità nasce dal percorso che i compositori, dalla seconda parte
del Ottocento.
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3) Emancipazione della dissonanza. L’orecchio prese confidenza con un gran
numero di dissonanze, non sentendole più come “ incoerenti”: non aspettava
più la loro preparazione e la loro risoluzione. Si abituò alle armonie non
funzionali di Debussy, ad esempio.
La distinzione fra consonanze e dissonanze è una questione di
comprensibilità. Le dissonanze non sono altro che consonanze remote (sono
comprese negli ultimi suoni armonici). Se in epoca classica si ebbe
l’emancipazione dell’accordo di settima di dominante e poi delle altre settime e
delle settime diminuite e delle quinte aumentate, ugualmente con Wagner
Strauss, Mussorsgki, Debussy Puccini ecc, si accrebbe la comprensibilità di
accordi come 9°, 13°, oppure accordi con tritoni, accordi per quarte, e altri
ancora.
“Dopo molti infruttuosi tentativi protrattasi per circa dodici anni, gettai le basi di
un nuovo procedimento di costruzione capace di sostituire le articolazioni
strutturali, un tempo garantite dall’armonia tonale”.
“Il metodo consiste nell’uso costante ed esclusivo di una serie di dodici note
differenti. Si usano tutte le dodici note della scala cromatica che possono
essere lette per moto retto, contrario, inverso e retrogrado dell’inverso”.
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“La serie non è una scala. La serie fondamentale funziona come se fosse un
motivo”.
“Dalla serie si deriva, con una logica e regolarità paragonabile a quella della
vecchia armonia: il raggruppamento di alcune note in armonie e la loro
successione sono regolati dall’ordine delle note della serie”.
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La serie dell’esempio precedente è tratta dal quintetto per fiati op 26
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