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Note di sala

A.SCRIABIN (1872-1915)

Due Poemi op. 32

I Due Poemi Op 32 (1903) sono due brani dal carattere contrastante, il primo introverso e
sognante, il secondo estroverso e virtuosistico. La sezione centrale del poema n. 1 è
contrassegnata da una parola coniata, “inaferando”, che Valentina Rubtsova suggerisce al
compositore derivandola da “inafferrabile”, che qui sta a significare “impalpabile" o
"impercettibile". Scriabin era famoso per la delicatezza e la sottigliezza del suo tocco al
pianoforte. Il Poema numero 2 è intitolato Allegro, con eleganza, con fiducia; quest’ultimo
termine indica che il brano deve essere eseguito con sicurezza, ma mantenendo comunque
un suono elegante e espressivo.

S. RACHMANINOV (1873-1943)

Variazioni su un tema di Corelli op. 42 (20')

Le Variazioni su un tema di Corelli op. 42 sono uno dei brani più rappresentativi del
repertorio di S: Rachmaninov. Furono uno eseguite dallo stesso autore per la prima volta a
New York nel 1932, ma non godettero inizialmente dell’apprezzamento del pubblico. Le
Variazioni sono elaborate sul tema cosiddetto "della follia", indicato nella  Sonata  per
violino n. 12 per violino e basso continuo di Corelli, che tuttavia vanta origini molto più
antiche. Il tema infatti è di origine popolare ed era già noto fin dagli inizi del Cinquecento
come tema di provenienza portoghese («Folia» ha il significato di idea fissa). Prima di
Rachmaninov, il tema era stato già sfruttato da Scarlatti, Bach, Cherubini e Liszt.
Le Variazioni op. 42 si distinguono per varietà inventiva e ricchezza di colori timbrici e si
possono considerare un’opera preparatoria per la Rapsodia su un tema di Paganini per
pianoforte e orchestra, composta appena due anni più tardi. Un esempio dell’influenza
dell’op 42 sulle variazioni sul tema di Paganini sono le variazioni n. 4 e n. 8 che sembrano
anticipare certi passaggi di quest'opera posteriore. Non c'è dubbio che nell'op. 42 è
condensato il temperamento di Rachmaninov, malinconico ed estroso allo stesso tempo,
anche se non mancano schiarite liriche tipiche del suo pianismo.

M. RAVEL (1875-1937)
Miroirs

Durante i primi anni del Novecento la musica strumentale era fortemente legata
all’immagine in particolare in Francia, dove naquero nuovi approcci alla composizione che
miravano a creare una sinestesia tra immagine e suono.
Il giovane Maurice Ravel, raggiunta la notorietà con Jeux d’eau, avverte la necessità di
modificare il suo linguaggio, ma più che acquisire passivamente le nuove tecniche indicate
da Debussy, decise di inquadrare i nuovi colori della musica francese con la tecnica
tipicamente classica, fondendo l’insieme velato dei suoni e delle armonie impressionistiche
con disegni ritmici e logiche formali estremamente razionali e precise.
La suite per pianoforte “Miroirs”, composta tra il 1904 e il 1905, è indicativa per la sua
originale concezione poetica: non “Immagini”, come avrebbe fatto Debussy, ma “Specchi”
che riflettono la realtà senza il filtro soggettivo e deformante dell’immaginazione. Miroirs è
composto da cinque brani descrittivi di stati emotivi, fenomeni e paesaggi naturali, ognuno
di essi dedicato ad un amico del gruppo culturale d’avanguardia “Les Apaches”.

C. DEBUSSY (1862-1918)

Prelude da “Pour le piano”

La suite Pour le piano, pubblicata nel 1901, segna un passaggio nel linguaggio pianistico
di Debussy: da una parte le influenze dei clavicembalisti francesi (evidenti soprattutto
nel Prélude e nella  Toccata), e l'influsso del pianismo di Satie (Sarabande), dall'altra la
ricerca di una cifra compositiva originale. Il primo brano, Prélude (Assez animé et très
rythmé) mostra per la prima volta in Debussy quegli aspetti di virtuosismo pianistico che
ritroveremo nella sua produzione successiva: lo slancio ritmico è evidente già nella
presentazione del tema principale, seguito da una melodia fosca che sale dal basso e nella
ripresa dello stesso tema, esposta in fortissimo con accordi a due mani alternati a
brillanti glissando  a tutta tastiera. La sezione centrale, è sviluppata sul registro acuto del
pianoforte ed ha forti richiami onomatopeici con i suoni della natura quali ad esempio
l’acqua e il canto degli uccelli. Nel finale Debussy rende omaggio alle cadenze toccatistiche
del periodo settecentesco.

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