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Aggiornamenti normativi e aspetti pratici

realizzativi per le strutture in Acciaio e Legno


Attività didattica integrativa nell'insegnamento di
Costruzioni in Acciaio e Legno

“Norme Tecniche per le Costruzioni”

Ing. Antonio DI CESARE


Dottore di Ricerca in Ingegneria delle Strutture, Università della Basilicata.
Strutture in acciaio Concezione strutturale
• Acciaio caratterizzato da un elevato rendimento meccanico (R/g);

• La realizzazione di membrature molto snelle porta a problemi di instabilità e di


eccessiva deformabilità;

• Grazie alla notevole duttilità l’acciaio risulta essere particolarmente idoneo nelle
applicazioni progettuali che richiedono capacità di dissipazione di energia, come le
costruzioni in zona sismica;

• Il sistema strutturale nasce dall’assemblaggio di elementi


monodimensionali e bidimensionali prodotti in luoghi diversi da quello di costruzione
della struttura, pertanto il grado di vincolo tra le parti componenti la struttura risulta
essere un ulteriore parametro di progetto.

• La scelta dei sistemi di collegamento rappresenta un aspetto chiave e condiziona la


scelta della tipologia del sistema strutturale
Le Fasi della Progettazione
Descrizione e progettazione dell’edificio
- Materiale
- Tipologia strutturale e Fattore di struttura
- Solaio tipo e Analisi dei carichi
Criteri generali di progettazione e modellazione
- Principi di progettazione:
• Classe di duttilità
- Azione sismica per i diversi Stati Limite
- Predimensionamento degli elementi strutturali
- Modellazione della struttura
- Regolarità strutturale
Metodi di analisi e criteri di verifica
- Analisi lineare statica o dinamica
- Verifica agli SL Ultimi e di Esercizio
Regole di progetto e disegni esecutivi:
- Generali per elementi strutturali
- Specifiche per la tipologia di struttura
- Esecutivi degli elementi progettati
Le Basi della Progettazione

ORIENTAMENTI PER PROGETTAZIONE ANTISISMICA:

I moderni codici sismici adottano quale criterio di progetto quello che


prevede, in caso di evento sismico distruttivo, che il sistema strutturale
sismo-resistente sia in grado di dissipare energia senza giungere a
collasso
Affinché sia garantito tale livello prestazionale è necessario
che le strutture chiamate a far fronte alle azioni di natura
sismica abbiano adeguata duttilità globale

Il concetto di duttilità è legato, in


generale, alla capacità di un sistema
strutturale di subire deformazioni
elastoplastiche senza significative
perdite di capacità portante
Le Basi della Progettazione

ORIENTAMENTI PER PROGETTAZIONE ANTISISMICA:


Performance Based Design (PBD): accettabilità dei livelli di danno
- Completamente operativo (nessun danno)
- Operativo (danno moderato degli elementi non strutturali – danno lieve elem. Strutt. )
- Sicurezza della vita (danno moderato degli elementi strutturali e non)
- Vicino al collasso (resistenza compromessa)

Si configura un approccio progettuale definito “multilivello” :

- Resistere a eventi sismici di bassa intensità senza significativi danneggiamenti


- Resistere a eventi sismici di moderata intensità con danni riparabili
- Resistere a eventi sismici di notevole intensità prevenendo il collasso

FDB (Force Based Design): consiste nell’assumere la resistenza come indicatore del
livello di prestazione (riduzione dello spettro con fattore di struttura)

DBD (Displacement Based Design): consiste nell’assumere lo spostamento


corrispondente al livello di prestazione da assicurare (riduzione dello spettro con
smorzamento)
Le Basi della Progettazione

NUOVI ORIENTAMENTI:
Matrice del Performance Based Design Objectives
Le Basi della Progettazione
Progettazione antisismica basata sulla resistenza richiesta all’edificio:

Gli edifici sismo-resistenti in acciaio devono essere progettati in accordo con uno
dei seguenti comportamenti strutturali:
- COMPORTAMENTO STRUTTURALE DISSIPATIVO:
strutture concepite in modo che l’energia di input del terremoto sia dissipata
mediante cicli di deformazioni inelastiche di predisposti elementi strutturali o di
parte di essi con l’obiettivo di ottimizzare la duttilità globale del sistema:

- controllo del meccanismo di collasso locale e/o globale


- criterio della gerarchia delle resistenze
- importanza dei particolari esecutivi
- fattore di struttura > 1

- COMPORTAMENTO STRUTTURALE NON DISSIPATIVO


strutture progettate per resistere alle azioni sismiche attraverso un comportamento
di tipo elastico:

 strutture con risorse duttili limitate


 fattore di struttura unitario
NORMATIVE DI RIFERIMENTO
Le verifiche strutturali sono condotte in accordo alle prescrizioni dell’Ordinanza e
della normativa Europea rappresentata dai seguenti Eurocodici:

- OPCM 3431/05 - DM 04/02/08 - DM 17/01/18

EN 1991-1-1: 2002 Eurocode 1: Actions on Structures – Part 1-1: General actions-


Densities, self-weight, imposed loads for buildings;
EN 1992-1-1: 2003 Eurocode 2: Design of concrete structures – Part 1-1: General
rules end rules for buildings;
EN 1993-1-1: 2003 Eurocode 3: Design of Steel structures – Part 1-1: General rules
and rules for buildings;

EN 1994-1-1: 2004 Eurocode 4: Design of Composit Steel and Concrete structures –


Part 1-1: General rules and rules for buildings;
EN 1998-1-1: 2004 Eurocode 8: Designe of structures for earthquake resistance –
Part 1-1: General rules, seismic actions and rules for buildings;

Nuove NTC – 2018 e Circ. 2/2/09


D.M. 17 Gennaio 2018
Aggiornamento delle “Norme Tecniche per le Costruzioni”
1. Oggetto DM 14/1/08 e Circ. ???
2. Sicurezza e prestazioni attese
3. Azioni sulle costruzioni
4. Costruzioni civili ed industriali
5. Ponti
6. Progettazione geotecnica
7. Progettazione per azioni sismiche
8. Costruzioni esistenti
9. Collaudo statico
10. Redazione dei progetti strutturali esecutivi e delle relazioni di
calcolo
11. Materiali e Prodotti per uso strutturale
12. Riferimenti tecnici
D.M. 17 gennaio 2018

Premessa
Le presenti Norme tecniche per le costruzioni, raccolgono in un unico organico tutte le norme
prima distribuite in diversi decreti ministeriali.

1. Oggetto
Le presenti Norme tecniche per le costruzioni definiscono i principi per il progetto,
l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni, nei riguardi delle prestazioni loro richieste in
termini di requisiti essenziali di resistenza meccanica e stabilità, anche in caso di
incendio, e di durabilità.
Esse forniscono quindi i criteri generali di sicurezza, precisano le azioni che devono essere
utilizzate nel progetto, definiscono le caratteristiche dei materiali e dei prodotti e, più in
generale, trattano gli aspetti attinenti alla sicurezza strutturale delle opere.
Circa le indicazioni applicative per l’ottenimento delle prescritte prestazioni, per quanto non
espressamente specificato nel presente documento, ci si può riferire alla “Circolare
2/2/09 Istruzioni per l’applicazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”
oppure a normative di comprovata validità e ad altri documenti tecnici elencati nel Cap.
12. In particolare, quelle fornite dagli Eurocodici (3 e 8) con le relative Istruzioni
Nazionali costituiscono indicazioni di comprovata validità e forniscono il sistematico
supporto applicativo delle presenti norme.
7.5 COSTRUZIONI DI ACCIAIO
La resistenza delle membrature e dei collegamenti deve essere valutata in accordo con le regole
del Capitolo 4, integrate dalle regole di progettazione e di dettaglio fornite dal Capitolo 7.

Nel caso di comportamento strutturale non dissipativo la capacità delle membrature e dei
collegamenti deve essere valutata in accordo con le regole di cui al § 4.2 delle presenti
norme, senza nessun requisito aggiuntivo.
Nel caso di comportamento strutturale dissipativo la capacità delle membrature e dei
collegamenti deve essere valutata in accordo con le regole di cui dal § 7.1 al § 7.3 delle
presenti norme, integrate dalle regole di progettazione e di dettaglio fornite dal § 7.5.3 al §
7.5.6. Le strutture devono essere progettate in maniera tale che i fenomeni di degrado e
riduzione di rigidezza che si manifestano nelle zone dissipative non pregiudichino la
stabilità globale della struttura.
Nelle zone dissipative, al fine di assicurare che le stesse si formino in accordo con quanto
previsto in progetto, la possibilità che il reale limite di snervamento dell’acciaio sia maggiore
del limite nominale deve essere tenuta in conto attraverso un opportuno coefficiente gov
(prima indicato gRd), definito al § 7.5.1.
Gli elementi non dissipativi delle strutture dissipative e i collegamenti tra le parti dissipative ed il
resto della struttura devono possedere una capacità sufficiente a consentire lo sviluppo
della plasticizzazione ciclica delle parti dissipative.
“Norme Tecniche per le Costruzioni”

Decreto Ministeriale del 17 gennaio 2018


Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/09

7.5.1 Caratteristiche dei materiali


7.5.1. Caratteristiche dei materiali
L’acciaio strutturale deve essere conforme ai requisiti del § 11.3.4.9.
- le zone dissipative di strutture a comportamento dissipativo devono consentire lo
sviluppo di ampie deformazioni in campo plastico prima dell’insorgere di fenomeni di
instabilità
- Per soddisfare ai particolari requisiti di duttilità previsti dal progetto antisismico,
l’acciaio deve rispettare particolari prescrizioni nelle zone dissipative:

A5 > 20%
ftk
ftk / fyk > 1,1

fy,media≤1,2 fy,k (S235 e S275)


fy,media≤1,1 fy,k (S355 , S420 e S460)
A5>20%

- i collegamenti bullonati devono essere realizzati con bulloni ad alta resistenza di


classe 8.8 o 10.9 comunque serrati in maniera tale da raggiungere un precarico pari
a quello prescritto per le giunzioni ad attrito.
7.5.1. Caratteristiche dei materiali
7.5.1. Caratteristiche dei materiali

ft

su>20%
7.5.1. Caratteristiche dei materiali
-Per il calcolo della sovraresistenza di progetto è prescritto che la resistenza plastica
delle zone dissipative venga amplificata di un coefficiente gov:

- fy,medio valore medio atteso della tensione di snervamento


- fyk valore caratteristico della tensione di snervamento

Acciaio gov
S235 (Fe360) S275 (Fe430) S355 (Fe510) 1.25
S420 S460 1.15

- Se la tensione di snervamento fyk dell’acciaio delle zone non dissipative e


delle connessioni è superiore alla fy,max delle zone dissipative, è possibile
assumere gov=1.0
“Norme Tecniche per le Costruzioni”

Decreto Ministeriale del 17 gennaio 2018


Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/09

7.5.2 Tipologie strutturali e fattore di


struttura
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura
Le strutture sismo-resistenti in acciaio possono essere distinte nelle seguenti
tipologie strutturali:
1) STRUTTURE INTELAIATE: composte da telai che resistono alle forze orizzontali
con un comportamento prevalentemente flessionale.
2) STRUTTURE CON CONTROVENTI CONCENTRICI: nei quali le forze orizzontali
sono assorbite principalmente da membrature soggette a forze assiali.
- Controventi con diagonale tesa attiva;
- Controventi a V;
- Controventi a K;
3) STRUTTURE CON CONTROVENTI ECCENTRICI: nei quali le forze orizzontali
sono principalmente assorbite da membrature caricate assialmente, ma la presenza di
eccentricità di schema permette la dissipazione di energia nei traversi per mezzo del
comportamento ciclico a flessione e/o taglio.
4) STRUTTURE A MENSOLA O A PENDOLO INVERSO: costituite da membrature
pressoinflesse in cui le zone dissipative sono collocate alla base.
5) STRUTTURE INTELAIATE CON CONTROVENTI CONCENTRICI: nelle quali le
azioni orizzontali sono assorbite sia da telai che da controventi agenti nel medesimo
piano.
6) STRUTTURE INTELAIATE CON TAMPONATURE: costituite da tamponature in
muratura o calcestruzzo non collegate ma in contatto con le strutture intelaiate.
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

1) STRUTTURE INTELAIATE:

• Continuità strutturale tra


membrature orizzontali e
verticali garantita da nodi trave
colonna tipo rigido;
• Risposta strutturale
caratterizzata da un regime di
sollecitazione
prevalentemente flessionale
negli elementi portanti;
• La principale risorsa di
rigidezza e resistenza laterale
è legata al regime flessionale
che si instaura nelle
membrature strutturali;
• Problema della deformabilità
e dell’effetto p-d
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

1) STRUTTURE INTELAIATE:
• Le zone dissipative sono numerose e concentrate in regioni discrete alle estremità
delle aste, dove si formano le cerniere plastiche;
• Al fine di conseguire un comportamento duttile le cerniere plastiche devono
svilupparsi prevalentemente nelle estremità delle travi e all’attacco tra colonne e
fondazioni;
• Tale tipologia è preferita per la sua versatilità
architettonica in quanto consente la massima
flessibilità nello sfruttamento degli spazi;
• Per contro la rigidezza laterale dell’intera struttura è
modesta;
• le dimensioni delle membrature sono condizionate
dal controllo degli spostamenti laterali;
• Si ottengono strutture caratterizzate da una
significativa sovraresistenza rispetto a quella
strettamente necessaria per il soddisfacimento dello
stato limite ultimo.
C7.5.2.1 Tipologie strutturali e fattori di struttura

1) STRUTTURE INTELAIATE:

Formazione delle cerniere plastiche nelle colonne:

Nelle zone “critiche” predisposte alla dissipazione (cerniere plastiche);

NED ≤ 0.3 x NPL,Rd


7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

EDIFICI CON STRUTTURA PENDOLARE E CONTROVENTI VERTICALI


• I collegamenti trave colonna tipo nodo-cerniera;
• la necessaria rigidezza laterale della struttura è conferita da sistemi di
controventamento verticale realizzati attraverso sistemi reticolari in acciaio con aste
inclinate disposte in varie configurazioni
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

2) STRUTTURE A CONTROVENTI RETICOLARI CONCENTRICI


Diagonale A “V” A “V”rovescia A “K”
tesa attiva

• Resistono alle forze orizzontali principalmente attraverso un regime di sforzi assiali;


• Dissipano energia prevalentemente quando le diagonali tese si plasticizzano;
• Il comportamento ciclico inelastico è caratterizzato dal degrado della capacità di
dissipazione di energia a causa del ripetersi dell’instabilità delle aste diagonali
compresse;
• Le membrature diagonali conferiscono alla struttura un’elevata rigidezza elastica.
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

2) STRUTTURE A CONTROVENTI RETICOLARI CONCENTRICI

• Le zone dissipative sono limitate e concentrate in regioni discrete alle estremità


delle aste, dove si formano le cerniere plastiche;
• Al fine di conseguire un comportamento duttile le cerniere plastiche devono
svilupparsi prevalentemente nei controventi tesi;

• Tale tipologia non consente il massimo sfruttamento


degli spazi;
• Per contro la rigidezza laterale dell’intera struttura è
elevata;
• le dimensioni delle membrature e dei collegamenti
sono ridotte;
• Si ottengono strutture caratterizzate da una bassa
sovraresistenza rispetto a quella strettamente
necessaria per il soddisfacimento dello stato limite
ultimo.
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura
3) STRUTTURE A CONTROVENTI RETICOLARI ECCENTRICI
• Combinano i vantaggi dei sistemi a
controventi concentrici assicurando
al contempo elevata rigidezza
elastica e buone doti di duttilità e
capacità di dissipare energia;
• La caratteristica eccentricità dello
schema consente la dissipazione di
energia nei traversi in zone dette
“link”

4) STRUTTURE A MENSOLA O A PENDOLO INVERSO

• Si definiscono a pendolo inverso i sistemi


strutturali in cui almeno il 50% della massa è
concentrata nel terzo superiore dell’altezza
dell’edificio, o in cui la dissipazione di energia
ha luogo alla base dell’edificio nelle
membrature pressoinflesse.
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

5) STRUTTURE INTELAIATE CONTROVENTATE


Si tratta di sistemi duali in cui le forze orizzontali sono assorbite in parte dai telai e in
parte dai sistemi di controventi agenti nel medesimo piano.
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

Fattore di struttura

au/a1

edifici con struttura a mensola 1.0


7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

qlim = q0 * KR

Tab. 7.3.II – Valori massimi del valore di base q0 del fattore di comportamento allo SLV per
costruzioni di acciaio ed in funzione della tipologia strutturale e della classe di duttilità CD

Per le costruzioni regolari in altezza KR = 1,0 non regolari in altezza KR = 0.8

Per le costruzioni regolari in pianta per il rapporto au / a1 possono essere adottati i


valori indicati prima per le diverse tipologie costruttive.

Per le costruzioni non regolari in pianta si possono adottare valori di au / a1 pari alla
media tra 1,0 e i valori indicati prima per le diverse tipologie costruttive.
“Norme Tecniche per le Costruzioni”

Decreto Ministeriale del 17 gennaio 2018


Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/09

7.5.3 Regole di progetto generali per


elementi strutturali dissipativi
7.5.2 Tipologie strutturali e fattori di struttura

TIPOLOGIA STRUTTURALE Zona dissipativa Meccanismo dissipativo

1) Strutture Intelaiate Estremità delle travi Flessione

2) Strutture con controventi Aste dei controventi Sforzo Assiale


concentrici:

3) Strutture con controventi Elementi di Flessione e/o Taglio


eccentrici collegamento «link»
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi
Le regole di progetto seguenti si applicano alle parti delle strutture sismo-resistenti
progettate per avere un comportamento strutturale dissipativo.
Le zone dissipative sono localizzate nelle membrature e devono avere
un’adeguata duttilità ed una sufficiente capacità.
I collegamenti e tutte le componenti non dissipative della struttura devono essere
dotate di adeguata capacità.
Collegamenti: tipologie e comportamenti
Sperimentazione: UCSD - Caltrans facility
AISC Steel Column

7 Steel Column with different sections

May June 2006


Collegamenti: tipologie e comportamenti
Sperimentazione: UCSD - Caltrans facility

May June 2006


Collegamenti: tipologie e comportamenti

Collegamenti trave colonna


Collegamenti: tipologie e comportamenti

Collegamenti trave colonna


Collegamenti: tipologie e comportamenti
Valori tipici della
rigidezza e resistenza

M = Mu / Mpl,b
Mu : momento ultimo del collegamento
Mpl,b : momento plastico della trave
- Collegamento a cerniera: M<0.25
- Collegamento rigido a parziale
ripristino di resistenza: 0.25<M<1
- Collegamento a completo
ripristino di resistenza: M≥1

K = Krot / Kflex
Krot : rigidezza rotaz. del collegamento
Kflex : rigidezza flessionale della
trave collegata
Collegamenti: tipologie e comportamenti

Legami forza-spostamento sperimentali


Collegamenti: tipologie e comportamenti

Legami forza-spostamento sperimentali


7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi
7.5.3.1 Verifiche di Resistenza
I collegamenti in zone dissipative
devono avere sufficiente
sovraresistenza per consentire la
plasticizzazione delle parti
collegate. Si ritiene che tale
requisito di sovraresistenza sia
soddisfatto nel caso di saldature a
completa penetrazione.

Nel caso di collegamenti con saldature a cordoni d’angolo e nel caso di collegamenti
bullonati il seguente requisito deve essere soddisfatto:

dove:
Rj,d è la capacità di progetto del collegamento;
Rpl,Rd è la capacità al limite plastico della membratura dissipativa collegata (da
valutarsi secondo le indicazioni del § 4.2;
RU,Rd è il limite superiore della capacità della membratura collegata.
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi
7.5.3.1 Verifiche di Resistenza
Nel caso di membrature tese con collegamenti bullonati, la capacità corrispondente al
raggiungimento della tensione di snervamento della sezione deve risultare inferiore alla
capacità corrispondente al raggiungimento della tensione di rottura della sezione netta in
corrispondenza dei fori per i dispositivi di collegamento. Pertanto si deve verificare che:

essendo A l’area lorda e Ares l’area resistente costituita dall’area netta in corrispondenza
dei fori integrata da un’eventuale area di rinforzo e i fattori parziali gM0 e gM2 sono definiti
nella Tab. 4.2.V del § 4.2.3.1.1.
7.5.3 Regole strutturali
Tipologie di prog. pereelem. strutt.
fattore dissipativi
di struttura
7.5.3.2 Verifiche di Duttilità
Si deve garantire una duttilità locale sufficiente degli elementi che dissipano
energia in compressione e/o flessione limitando il rapporto larghezza-spessore c/t
secondo le classi di sezioni trasversali specificate nel § 4.2.2.1. delle presenti
norme.

In ogni zona o elemento dissipativo si deve garantire una capacità in duttilità superiore
alla corrispondente domanda in duttilità.
La verifica deve essere effettuata adottando le misure di deformazione adeguate ai
meccanismi duttili previsti per le diverse tipologie strutturali.
Per le tipologie indicate in § 7.5.2.1, si possono utilizzare le seguenti misure di
deformazione locale q:
- elementi inflessi o presso inflessi di strutture intelaiate: rotazione alla corda;
- elementi prevalentemente tesi e compressi di strutture controventate:
allungamento complessivo della diagonale;
- elementi sottoposti a taglio e flessione di strutture con controventi eccentrici
(elementi di collegamento): rotazione rigida tra l’elemento di connessione e
l’elemento contiguo.
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi
7.5.3.2 Verifiche di Duttilità

La duttilità locale è definita come

La domanda in duttilità locale è definita dal rapporto tra il valore di deformazione Ju


misurato mediante analisi non lineare e il valore di deformazione Jy al limite elastico.
Nel caso di analisi strutturale lineare con fattore di comportamento q, la domanda di
deformazione può essere dedotta dal campo di spostamenti ultimi ottenuti come in §
7.3.3.3.
La capacità in duttilità locale è data dal rapporto tra la misura di deformazione al
collasso Ju, valutata in corrispondenza della riduzione del 15% della massima
resistenza dell’elemento, e la deformazione Jy corrispondente al raggiungimento
della prima plasticizzazione.
La capacità in duttilità locale, quando non sia determinata mediante sperimentazione
diretta, deve essere valutata utilizzando metodi di calcolo che descrivano in modo
adeguato il comportamento in campo non-lineare, inclusi i fenomeni di instabilità
dell’equilibrio, e tengano conto dei fenomeni di degrado connessi al comportamento
ciclico.
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi

4.2.3.1. Classificazione delle sezioni


Le sezioni trasversali degli elementi strutturali si classificano in funzione della loro
capacità rotazionale Cq definita come:

essendo Jr e Jy le rotazioni corrispondenti rispettivamente al raggiungimento della


deformazione ultima ed allo snervamento
Classe 1, DUTTILI: quando la sezione è in grado di sviluppare una cerniera plastica
avente la capacita rotazionale richiesta senza subire riduzioni di resistenza Cθ≥3.
Classe 2, COMPATTE: quando la sezione è in grado di sviluppare il proprio momento
resistente plastico, ma con capacità rotazionale limitata Cθ≥1,5.
Classe 3, Semi-COMPATTE: quando nella sezione le tensioni calcolate nelle fibre
esterne compresse possono raggiungere la tensione di snervamento, ma l’instabilità
locale impedisce lo sviluppo del momento resistente plastico.
Classe 4, SNELLE: quando, per determinare la resistenza flettente, tagliante o
normale, è necessario tener conto degli effetti dell’instabilità locale in fase elastica
nelle parti compresse che compongono la sezione. In tal caso nel calcolo della
resistenza la sezione geometrica effettiva può sostituirsi con una sezione efficace.
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi
4.2.3.1. Classificazione delle sezioni

Classificazione delle sezioni

Sezioni:
1- Duttili
2- Compatte
3- semicompatte
4- Snelle

Definizione di classe di appartenenza delle sezioni basata sul calcolo delle snellezze
delle parti compresse della sezione trasversale. Si distinguono elementi interni e
flange esterne. Tale classificazione è dunque basata esclusivamente sui rapporti di
snellezza c/t dei piatti costituenti la sezione trasversale. L’anima e la flangia vengono,
inoltre, considerate indipendenti.
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi

4.2.3.1.
Classificazione
ac
delle sezioni
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi
4.2.3.1.
Classificazione
delle sezioni
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi

4.2.3.1.
Classificazione
delle sezioni

La classe di una sezione composta corrisponde al valore di classe più alto tra quelli
dei suoi elementi componenti.
7.5.3 Regole di prog. per elem. strutt. dissipativi
7.5.3.2 Verifiche di Duttilità

La verifica di duttilità si ritiene comunque soddisfatta qualora siano rispettate, in


funzione della classe di duttilità e del valore di base del fattore di comportamento
q0 utilizzato in fase di progetto, le prescrizioni relative alle classi di sezioni
trasversali per le zone/elementi dissipativi riportate in Tab. 7.5.I nonché le
prescrizioni specifiche di cui ai successivi paragrafi relativi a ciascuna tipologia
strutturale e sia soddisfatta

Per le sezioni delle colonne primarie delle strutture a telaio in cui si prevede la
formazione di zone dissipative, la relazione:
NEd ≤ 0.3 x Npl,Rd
NEd è il valore della domanda a sforzo normale e Npl,Rd è il valore della capacità a
sforzo normale determinata secondo criteri di cui al § 4.2.4.1.2.
“Norme Tecniche per le Costruzioni”

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Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/09

7.5.4. Regole di progetto specifiche per


strutture intelaiate
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
Al fine di conseguire un comportamento duttile, i telai devono essere progettati in modo
che le cerniere plastiche si formino nelle travi piuttosto che nelle colonne.
Questo requisito non è richiesto per le sezioni delle colonne alla base ed alla sommità
dei telai multipiano e per gli edifici monopiano.
Meccanismi di sviluppo delle plasticizzazioni
c.p.
u u
lp

qpb  (ub   yb )  lp
qpb= qpc
  yb  lp  (b  1)
H

lp
qpc qpc  (uc   yc )  lp
lc qpc   yc  lp  (c  1)

lb
a travi plasticizzate a colonne plasticizzate

qpc qpc
 ST  1  H  ST  1  (lc  lp )
y y
 ST  4 r  piano critico
r  37  c  11  12, b  16  17  c  34  84 a   c  yb
a1
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

Il comportamento strutturale dissipativo prevede che alcune parti della struttura (zone
dissipative) plasticizzino sotto le azioni sismiche di progetto. Le rimanenti parti (zone
non dissipative) devono essere conseguentemente progettate con un’adeguata
sovraresistenza, in modo da resistere in campo elastico alle azioni trasmesse ad esse
durante un terremoto violento.
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
Telai a bassa duttilità: sono progettati senza alcun controllo del meccanismo di
collasso. Pertanto le sezioni delle membrature dovranno essere verificate assumendo
come valori di progetto delle azioni di sforzo normale Nsd e momento flettente Msd
derivanti dalla analisi elastica globale. Per la verifica al taglio valgono i requisiti ai punti
precedenti

Telai ad alta duttilità


7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
Al fine di conseguire un comportamento duttile, i telai devono essere progettati in
maniera tale che le cerniere plastiche si formino nelle travi piuttosto che nelle colonne.
7.5.4.1 Travi - Verifica di Resistenza

Nelle sezioni in cui è attesa la Flessione


formazione delle zone dissipative
Sforzo assiale
devono essere verificate le seguenti
relazioni: Taglio
dove:
MEd, NEd e VEd sono i valori della domanda a flessione, a sforzo assiale e a taglio;
Mpl,Rd , Npl,Rd e Vpl,Rd sono i valori della capacità a flessione, sforzo assiale e tagliante
determinate secondo criteri di cui al § 4.2.4.1.2;
VEd,G è la domanda a taglio di progetto dovuta alle azioni non-sismiche;
VEd,M è la domanda a taglio dovuta all’applicazione di momenti plastici equiversi Mpl,Rd nelle
sezioni in cui è attesa la formazione delle zone dissipative.

In assenza di ritegni trasversali, le travi devono avere capacità sufficiente nei confronti
dell’instabilità flessionale e flesso-torsionale, determinata come al § 4.2.4.1.3 ed
assumendo la formazione della zona dissipativa nella sezione più sollecitata in
condizioni sismiche.
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
Al fine di conseguire un comportamento duttile, i telai devono essere progettati in
maniera tale che le cerniere plastiche si formino nelle travi piuttosto che nelle colonne.
7.5.4.1 Travi

VEd,M

VEd,M
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
7.5.4.2 Colonne - Verifica di Resistenza

Le colonne devono essere verificate Sforzo assiale


in compressione considerando la più Flessione
sfavorevole combinazione di
sollecitazioni assiali e flessionali: Taglio

in cui
NEd,G ,MEd,G ,VEd,G sono le sollecitazioni di compressione, flessione e taglio dovute
alle azioni non sismiche;
NEd,E ,MEd,E ,VEd,E sono le sollecitazioni dovute alle azioni sismiche;
gov è il fattore di sovraresistenza relativo al materiale;
 è il minimo valore tra gli i = (Mpl,Rd,i – MEd,G,i ) / MEd,E,i di tutte le travi in cui si
attende la formazione di zone dissipative, essendo per la i-esima trave:
MEd,E,i la domanda a flessione dovuta all’azione sismica di progetto
MEd,G,i la domanda a flessione dovuta alle azioni sismica non sismiche
Mpl,Rd,i il valore della capacità a flessione.
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
7.5.4.2 Colonne - Verifica di Resistenza

Per colonne in cui si attende la formazione di zone dissipative la domanda deve


essere calcolate nell’ipotesi che in tali zone sia raggiunta la capacità a flessione:

M = Mpl,Rd

Il taglio di progetto
deve rispettare la
seguente limitazione:
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
7.5.4.2 Colonne - Verifica di Resistenza

Per assicurare lo sviluppo del meccanismo globale dissipativo, deve inoltre


essere rispettata la seguente disuguaglianza per ogni nodo trave-colonna del
telaio

dove
gRD = 1,3 per strutture in classe CD”A” e CD”B”,
MC,pl,Rd è il momento resistente della colonna calcolato per i livelli di sollecitazione
assiale presenti nella colonna nelle combinazioni sismiche delle azioni
Mb,pl,Rd è il momento resistente delle travi che convergono nel nodo trave-colonna.

Si assume il nodo in equilibrio ed i momenti, sia nelle colonne sia nelle travi, tra loro
concordi. Nel caso in cui i momenti nella colonna al di sopra e al di sotto del nodo
siano tra loro discordi, al primo membro della formula va posta la maggiore tra le
capacità a flessione delle colonne, mentre la minore va sommata alle capacità a
flessione delle travi.
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.3 Collegamenti trave-colonna

I collegamenti trave-colonna devono essere progettati in modo da consentire la


formazione delle zone dissipative alle estremità delle travi secondo le indicazioni di
cui al § 7.5.3.i. In particolare, la capacità a flessione del collegamento Mj,Rd, deve
soddisfare la seguente relazione:

Mb,pl,Rd capacità a flessione della trave collegata


gov coefficiente di sovraresistenza del materiale
Collegamenti: tipologie e comportamenti
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.4 Pannelli d’anima dei collegamenti trave-colonna

I pannelli d’anima devono essere progettati in modo da consentire lo sviluppo del


meccanismo dissipativo della struttura, cioè la plasticizzazione delle sezioni delle
travi convergenti nel nodo trave-colonna evitando fenomeni di plasticizzazione e
instabilizzazione a taglio. Tale requisito si può ritenere soddisfatto quando::

essendo Vvp,Ed , Vvp,Rd e Vvb,Rd rispettivamente la domanda a taglio, la capacità a


taglio per plasticizzazione del pannello e la capacità a taglio per instabilità del
pannello, queste ultime valutate come in § 4.2.4.1.2 e 4.2.4.1.3.

Vvp,Ed deve essere determinata assumendo il raggiungimento della capacità a


flessione nelle sezioni delle travi convergenti nel nodo trave-colonna, secondo lo
schema e le modalità previste in fase di progetto.
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.4 Pannelli d’anima dei collegamenti trave-colonna


7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.4 Pannelli d’anima dei collegamenti trave-colonna

M1 M 2
  t w hw f y ,c / 3
d1 d2
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.4 Pannelli d’anima dei collegamenti trave-colonna


7.5.4.4 Pannelli d’anima dei collegamenti trave-colonna
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.5 Collegamenti colonna-fondazione

Il collegamento colonna-fondazione deve essere progettato in modo tale che la


sua capacità sia maggiore della capacità della colonna ad esso collegata.
In particolare, la capacità a flessione del collegamento deve rispettare la
seguente disuguaglianza

Mc,pl,Rd capacità flessionale della


colonna, valutata per la
domanda a sforzo normale NEd
che fornisce la condizione più
gravosa per il collegamento di
base.
gov coefficiente di sovraresistenza
fornito nel §7.5.1.
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.5 Collegamenti colonna-fondazione


7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.5 Collegamenti colonna-fondazione


7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate

7.5.4.5 Collegamenti colonna-fondazione


7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
7.5.4.5 Collegamenti colonna-fondazione
7.5.4 Regole di progetto per strutture intelaiate
7.5.4.5 Collegamenti colonna-fondazione
“Norme Tecniche per le Costruzioni”

Decreto Ministeriale del 17 gennaio 2018


Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/09

7.5.5. Regole di progetto specifiche per


strutture con controventi concentrici
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

- Nelle strutture con controventi concentrici le


membrature costituenti le travi, le colonne ed i
collegamenti devono possedere una capacità
sufficiente a consentire lo sviluppo delle zone
dissipative nelle diagonali.
Le strutture con controventi concentrici devono essere
progettate in modo che la plasticizzazione delle
diagonali tese preceda la rottura delle connessioni e
l’instabilizzazione di travi e colonne;

- Ie diagonali hanno essenzialmente


funzione portante nei confronti delle azioni
sismiche e, a tal fine, tranne che per i
controventi a V, devono essere
considerate le sole diagonali tese;

- la risposta carico-spostamento laterale deve risultare sostanzialmente


indipendente dal verso dell’azione sismica;
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

- Per edifici con più di due piani, la snellezza adimensionale delle diagonali deve
rispettare le seguenti condizioni:

- In telai con controventi ad X:

- In telai con controventi ad V:


7.5.5 Strutture con controventi concentrici
7.5.5 Strutture con controventi concentrici
Regole di dettaglio per strutture ad Alta e Bassa duttilità

Al fine di fornire una adeguata duttilità alle diagonali, la loro sezione


trasversale deve essere sufficientemente compatta:
7.5.5 Strutture con controventi concentrici
Regole di dettaglio per strutture ad Alta e Bassa duttilità

l1 l
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE
MODELLAZIONE STRUTTURALE
FASE (A):
Si calcolano le proprietà di vibrazione elastica ed è quindi possibile, attraverso la conoscenza
delle frequenze e dei modi, determinare le forze di progetto. Si effettua la verifica di stabilità
delle diagonali compresse.

FASE (B):
Modello a sole diagonali tese; si applicano le forze di progetto determinate nella fase (A), e si
controlla che le diagonali tese siano in grado, da sole, di equilibrare le forze di progetto.
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

MODELLAZIONE STRUTTURALE
Lo stato di sforzo nelle diagonali di controvento è stato determinato considerando l’azione
delle sole forze orizzontali. I carichi verticali sono stati considerati agenti su uno schema
pendolare privo di diagonali e composto dalle travi nelle quali i carichi verticali producono
flessione e taglio e dalle colonne, nelle quali essi producono sforzo normale.
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

MODELLAZIONE STRUTTURALE
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

VERIFICHE DI RESISTENZA
Per garantire un comportamento dissipativo omogeneo delle diagonali all’interno
della struttura, i valori massimi e minimi dei coefficienti i = Npl,Rd,i / NEd,i calcolati
per tutti gli elementi di controvento in cui si attende la formazione della zona
dissipativa, devono differire non più del 25%.
Travi e colonne, considerate soggette prevalentemente a sforzi assiali in condizioni
di sviluppo del meccanismo dissipativo, devono rispettare la condizione:

NEd e MEd sono i valori della domanda a sforzo normale e a flessione dovuta alle
combinazioni sismiche di progetto, valutate rispettivamente mediante le
espressioni 7.5.7 e 7.5.8 (par. 7.5.4.2), ponendo  il minimo valore tra
 i = Npl,Rd,i / NEd,i
Npl,Rd,i è la capacità a sforzo normale della i-esima diagonale
NEd,i la domanda a sforzo normale per la combinazione sismica, calcolati per tutti
gli elementi di controvento in cui si attende la formazione di zone dissipative.
Nb,Rdp è la capacità nei confronti dell’instabilità, calcolata come in § 4.2.4.1.3.1,
tenendo conto dell’interazione con il momento flettente MEd.
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a diagonale tesa attiva


Sforzo normale nelle travi

GERARCHIA DELLE RESISTENZE


7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a diagonale tesa attiva


Sforzo normale nelle travi

GERARCHIA DELLE RESISTENZE


C7.5.5 Strutture con controventi concentrici
Le diagonali di controvento devono essere dimensionate e collocate nella struttura in modo
che essa esibisca, ad ogni piano, una risposta carico-spostamento laterale indipendente dal
verso dell’azione sismica.

Av+ e Av- proiezioni verticali delle sezioni trasversali delle diagonali tese,
valutate per i due versi possibili delle azioni sismiche
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a V rovescia
Nei telai con controventi a V le travi devono
avere capacità sufficiente a rispondere alla
domanda relativa alle azioni di natura non
sismica senza considerare il contributo fornito
dalle diagonali
Inoltre, le travi devono avere capacità sufficiente
per rispondere alla domanda che si sviluppa a
seguito della plasticizzazione delle diagonali
tese e dell’instabilizzazione delle diagonali
compresse in condizioni sismiche
Per determinare questo effetto si può
considerare una forza pari a Npl,Rd nelle
diagonali tese e a gpb × Npl,Rd nelle diagonali
compresse, essendo gpb = 0,3 il fattore che
permette di stimare la capacità residua dopo
l’instabilizzazione della diagonale.
I collegamenti delle diagonali alle altre parti
strutturali devono garantire il rispetto del
requisito di sovra-resistenza
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a V rovescia
Le paculiarità del comportamento sismico dei controventi concentrici a V rovescia derivano
dalla particolarità dello schema strutturale, che prevede il punto di intersezione degli assi
baricentrici delle diagonali localizzato sull’asse baricentrico della trave.

- La rigidezza e la resistenza flessionale della trave sono fondamentali nel


determinare la risposta alle azioni sismiche dei controventi a V rovescia.
- La risposta sismica migliora all’aumentare della rigidezza della trave e che si deve
evitare la sua plasticizzazione.
- Nelle verifiche di resistenza delle diagonali, si deve sempre considerare presente sia
la diagonale tesa che quella compressa.
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a V rovescia
Momento flettente nelle travi

L’instabilità della diagonale compressa, che può verificarsi in occasione di un


terremoto violento, determina un brusco aumento delle sollecitazioni flessionali
nella trave. Tale incremento è conseguenza di una forza concentrata agente nella
mezzeria della trave, corrispondente alla differenza tra la resistenza della diagonale
tesa e quella residua della diagonale compressa dopo l’instabilità. Quest’ultima è
posta forfettariamente pari al 30% della resistenza a trazione.
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a V rovescia
Sforzo normale nelle travi

La forza di piano da considerare è quella derivante dall’equilibrio alla traslazione orizzontale


con la somma algebrica delle componenti orizzontali degli sforzi nelle diagonali

ESEMPIO 1
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a V rovescia
Sforzo normale nelle travi
Le verifiche di resistenza e stabilità delle travi appartenenti alle campate controventate vanno
condotte con riferimento al momento flettente derivante dai carichi verticali, sommato a quello
determinato e trasmesso dalle diagonali durante il terremoto, e combinando tale momento
flettente con lo forzo normale calcolato con l’equilibrio.
ESEMPIO 2
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Controventi a V rovescia
Gerarchia delle resistenze nelle colonne nei campi controventati

GERARCHIA DELLE RESISTENZE


7.5.5 Strutture con controventi concentrici

Le travi e le colonne dei controventi concentrici a bassa duttilità possono essere


progettati sulla base delle sollecitazioni derivanti dalla analisi elastica globale. I
collegamenti delle diagonali alle altre parti strutturali devono soddisfare i requisiti
sopra esposti.
7.5.5 Strutture con controventi concentrici
I collegamenti delle diagonali alle altre parti strutturali devono garantire il rispetto dei
requisiti di cui al § 7.5.3.1

Rj,d è la capacità di progetto del


collegamento;
Rpl,Rd è la capacità al limite plastico della membratura
dissipativa collegata (da valutarsi secondo le indicazioni
del § 4.2);
RU,Rd è il limite superiore della capacità della membratura
collegata.
7.5.5 Strutture con controventi concentrici

VERIFICHE DI DUTTILITÀ

- Qualora non si eseguano le specifiche verifiche di duttilità di cui al § 7.5.3.2, Ie


membrature di controvento devono appartenere alla classe 1 o 2;

- nel caso di utilizzo di sezioni circolari cave il rapporto tra diametro d e lo spessore t
deve risultare d / t ≤ 36;
- per sezioni tubolari rettangolari i rapporti larghezza-spessore delle pareti non
devono eccedere 18, a meno che le pareti del tubo non siano irrigidite
“Norme Tecniche per le Costruzioni”

Decreto Ministeriale del 17 gennaio 2018


Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/09

7.5.6 Regole di progetto per strutture con


controventi eccentrici
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
I controventi eccentrici dividono le travi dei telai in due o più parti. Ad una di queste
parti, chiamata «elemento di connessione», è affidato il compito di dissipare l’energia
sismica attraverso deformazioni plastiche cicliche taglianti e/o flessionali. Gli elementi
di connessione possono essere componenti orizzontali o verticali.
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici

Gli elementi di connessione


vengono denominati “corti”
quando la plasticizzazione
avviene per taglio, “lunghi”
quando la plasticizzazione
avviene per flessione e
“intermedi” quando la
plasticizzazione è un effetto
combinato di taglio e
flessione.

A TAGLIO

A FLESSIONE
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
. In relazione alla lunghezza “e” dell’elemento di connessione, si adotta la
classificazione seguente:

Ml,Rd e Vl,Rd sono, rispettivamente la Capacità a flessione e a taglio dell’elemento link.


Quest’ultima calcolata assumendo come area resistente a taglio quella dell’anima
a è il rapporto tra il valore minore ed il maggiore della domanda a flessione attesa alle
due estremità dell’elemento di connessione
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
VERIFICHE DI RESISTENZA
Per le sezioni a doppio T, il tw
momento resistente Ml,Rd ed il
taglio resistente Vl,Rd
dell’elemento di connessione
sono definiti, in assenza di
sollecitazione assiale, tf
rispettivamente da:

Quando sia soddisfatta la relazione NEd /Npl,Rd < 0,15 occorre che ad entrambe le
estremità del collegamento la capacità a taglio ed a flessione siano maggiori della
corrispondente domanda:

NEd, VEd, e MEd i valori della domanda a sforzo normale, taglio e flessione agenti in
corrispondenza delle estremità dell’elemento di connessione e
Npl,Rd la capacità a sforzo normale della sezione costituente l’elemento di
connessione
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
VERIFICHE DI RESISTENZA

Quando il valore di progetto della domanda a sforzo normale NEd /Npl,Rd ≥ 0,15 tale
domanda va tenuta opportunamente in conto riducendo la capacità a taglio, Vl,Rd, e a
flessione, Ml,Rd, dell’elemento di connessione stesso, adottando le seguenti espressioni

Quando NEd /Npl,Rd ≥ 0,15 occorre inoltre verificare che:

R = NEd tw (d - 2 tf ) / (VEd A) in cui A è l’area lorda del collegamento


7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
VERIFICHE DI RESISTENZA

Le membrature non contenenti elementi di connessione, come le colonne e gli


elementi diagonali, se sono utilizzati elementi di connessione orizzontali (oppure le
travi, se sono utilizzati elementi di connessione verticali) devono possedere una
capacità tale da soddisfare la combinazione più sfavorevole della domanda a sforzo
normale e della domanda a flessione:

NRd (MEd,VEd) è la capacità a sforzo normale di progetto della colonna o dell’elemento diagonale
valutata tenendo conto dell’interazione con la domanda a flessione ed a taglio, MEd e VEd nella
combinazione sismica;
NEd,G è la domanda a sforzo normale nella colonna o nell’elemento diagonale, dovuta ad azioni di
tipo non-sismico incluse nella combinazione sismica di progetto;
NEd,E è la domanda a sforzo normale nella colonna o nell’elemento diagonale per l’azione sismica
di progetto;
gov è il coefficiente di sovraresistenza del materiale di cui al § 7.5.1;
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
 è pari al valore minimo dei coefficienti
i = 1,5 Vl,Rd,i / VEd,i per elementi di connessione corti
i = 1,5 Ml,Rd,i/ MEd,i per tutti gli elementi di connessione lunghi e intermedi

VEd,i e MEd,i sono i valori della domanda a taglio e flessione dell’i-esimo


elemento di connessione per la combinazione sismica di progetto,
Vl,Rd,i e Ml,Rd,i sono le capacità a taglio e flessione dell’i-esimo elemento di
connessione.

Per garantire un comportamento dissipativo omogeneo degli elementi di


collegamento all’interno della struttura, i coefficienti di sovraresistenza  calcolati
per tutti gli elementi di connessione devono differire tra il massimo e il minimo di
non più del 25%
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici

La resistenza ultima degli elementi di connessione (Mu, Vu), a causa di diversi


effetti, quali l’incrudimento, la partecipazione della soletta dell’impalcato e
l’aleatorietà della tensione di snervamento, è maggiore di M e V .

I collegamenti degli elementi di connessione devo avere una capacità sufficiente a


soddisfare una domanda pari a:
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
I collegamenti degli elementi di connessione devono avere una capacità sufficiente a
soddisfare una domanda pari a:

Ed,G è la domanda agente sul collegamento


per le azioni di tipo non-sismico incluse nella
combinazione sismica di progetto;
Ed,E è la domanda agente sul collegamento per
l’azione sismica di progetto;
gov è il coefficiente di sovraresistenza;
i è il coefficiente relativo all’elemento di
connessione considerato e calcolato come
indicato prima
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
VERIFICHE DI DUTTILITÀ
Qualora non si effettuino specifiche verifiche di duttilità di cui al § 7.5.3.2:
- gli elementi di collegamento lunghi e intermedi devono appartenere alla prima o alla
seconda classe di cui al § 4.2.3.1 secondo la Tab. 7.5.I;
- negli elementi di collegamento intermedi e corti devono essere evitati i fenomeni di
instabilità locale fino al raggiungimento della completa plasticizzazione della sezione;
- devono essere soddisfatte le prescrizioni sui dettagli costruttivi di cui al presente
paragrafo;
- la domanda di rotazione rigida qp tra l’elemento di connessione e l’elemento contiguo
non deve eccedere i seguenti valori:
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
La modalità di collasso dei link corti è rappresentata dalla instabilità inelastica a taglio
dell’anima. Necessità di impiegare irrigidimenti d’anima il cui interasse deve soddisfare
le seguenti limitazioni:

tw: spessore dell’anima


hb: altezza della trave
bf: larghezza ala

Nel caso di elementi di connessione corti e travi di modesta altezza (minore di 600
mm) è sufficiente che gli irrigidimenti siano disposti da un solo lato dell’anima,
impegnando almeno i 3/4 della altezza dell’anima stessa.
Tali irrigidimenti devono avere spessore non inferiore a tw , e comunque non inferiore a
10 mm, e larghezza pari a (b/2)-tw, essendo tw lo spessore dell’anima del profilo
costituente l’elemento di connessione.
7.5.6 Strutture con controventi eccentrici
Il comportamento degli elementi di connessione lunghi ed intermedi è dominato dalla
plasticizzazione per flessione  collasso per instabilità locale piattabanda compressa e
instabilità flesso-torsionale. Occorre disporre irrigidimenti ad una distanza massima
pari a 1.5 b, essendo b la larghezza della flangia del profilo costituente l’elemento di
connessione, dall’estremità dell’elemento di connessione stesso.

In tutti i casi, gli irrigidimenti


d’anima devono essere
disposti da ambo i lati in
corrispondenza delle
estremità delle diagonali.
Gli irrigidimenti hanno lo
scopo di ritardare l’instabilità
locale e pertanto devono
impegnare l’intera altezza
dell’anima.

Le saldature che collegano il generico elemento di irrigidimento all’anima devono


possedere una capacità tale da soddisfare una domanda pari a Astfy, essendo Ast
l’area dell’elemento di irrigidimento; le saldature che lo collegano alle piattabande
devono possedere una capacità superiore a Astfy/4.
Confronto tra tipologie strutturali

Controventi eccentrici
e pendoli verticali
Tracce Progetto Esercitazione
Esempio struttura controventata
Esercitazione
COSTRUZIONI IN ACCIAIO E LEGNO
A.A. 2017/18

Traccia 1: Edificio Multipiano in acciaio

Edificio da 3 piani sito a Potenza (suolo B)

Carichi per civile abitazione :


Piano 1 e 2
G1 = 10 KN/m; G2 = 12.5 KN/m; Q = 10 KN/m

Piano 3 per copertura


G1 = 10 KN/m; G2 = 5 KN/m; Qn = 6.5 KN/m

Schemi possibili:
- Struttura a Telaio
- Struttura con controventi concentrici a X
- Struttura con controventi concentrici a V
- Struttura con controventi eccentrici

Sviluppare il progetto della struttura in acciaio: relazione riepilogativa riportante i calcoli e gli schemi
grafici di travi pilastri e nodi di intersezione o di giunto alla base.
Esercitazione
COSTRUZIONI IN ACCIAIO E LEGNO
A.A. 2017/18

Traccia 2: Capannone monopiano in acciaio

Capannone monopiano sito a Potenza (suolo B)

Schemi possibili:
- luce capriata 22m; interasse capriata 5m;
- luce capriata 20m; interasse capriata 5m;
- luce capriata 26m; interasse capriata 6m;
Carroponte da 50 KN.

Sviluppare il progetto esecutivo della capriata, della copertura, del carroponte, del giunto flangiato in
mezzeria della capriata, e del giunto di base.
Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri
n° 3274 del 20 marzo 2003

ESEMPIO DI EDIFICIO IN ACCIAIO CON


CONTROVENTI CONCENTRICI
Tratto dalla Collana di Manuali per la Progettazione secondo le Norme
tecniche per le costruzioni in zona sismica di cui all’Ordinanza 3274/03

“Edifici con struttura in Acciaio in Zona Sismica” di


F.M. Mazzolani, R. Landolfo, G. Della Corte, B. Faggiano

Norme Tecniche per le Costruzioni


D.M. 4 febbraio 2008
Esempio con Controventi Concentrici
NORMATIVE DI RIFERIMENTO
Le verifiche strutturali sono condotte in accordo alle prescrizioni dell’Ordinanza e
della normativa Europea rappresentata dai seguenti Eurocodici:
- OPCM 3431/05 - DM 04/02/08 - DM 17/01/18

EN 1991-1-1: 2002 Eurocode 1: Actions on Structures – Part 1-1: General actions-


Densities, self-weight, imposed loads for buildings;

EN 1992-1-1: 2003 Eurocode 2: Design of concrete structures – Part 1-1: General


rules end rules for buildings;

EN 1993-1-1: 2003 Eurocode 3: Design of Steel structures – Part 1-1: General rules
and rules for buildings;

EN 1994-1-1: 2004 Eurocode 4: Design of Composit Steel and Concrete structures –


Part 1-1: General rules and rules for buildings;

EN 1998-1-1: 2004 Eurocode 8: Designe of structures for earthquake resistance –


Part 1-1: General rules, seismic actions and rules for buildings;
Esempio con Controventi Concentrici
EDIFICIO CON CONTROVENTI CONCENTRICI AD ‘X’
DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA:
1) Pianta rettangolare di dimensioni 20,40m x 12,30m;
2) Numero di piani pari a 5, con altezza interpiano di 3,50m, ad eccezione del primo
interpiano di 4,00m;
3) Destinazione d’uso per civile abitazione;
4) La parte sismoresistente è realizzata attraverso l’introduzione di un adeguato numero di
controventi concentrici ad X, opportunamente distribuiti in pianta;
5) Gli impalcati, che hanno
la duplice funzione di
portare i carichi verticali
e di trasmettere le azioni
orizzontali agli elementi
di controvento, sono
realizzati con lamiera
grecata in acciaio e
getto di calcestruzzo
collaborante.
Esempio con Controventi Concentrici

MATERIALI UTILIZZATI

I materiali adottati sono quelli indicati nella seguente tabella, insieme alle
relative caratteristiche meccaniche e ai coefficienti parziali di sicurezza, in
accordo alle prescrizioni del DM 08.

Nel progetto sono state impiegate tre classi di acciaio ( S235, S275, S355)
sfruttando, così, la quarta dimensione delle costruzioni metalliche
Esempio con Controventi Concentrici
2.5.3 Combinazione dell’azione sismica con le altre azioni
Esempio con Controventi Concentrici
2.5.3 Combinazione delle azioni
Esempio con Controventi Concentrici
2.5.3 Combinazione delle azioni
7.2 Criteri generali di Progettazione
7.2.5 Requisiti Strutturali degli elementi di Fondazione
7.3 Metodo di analisi e criteri di verifica
7.3.5 Risposta alle diverse componenti dell’azione sismica ed
alla variabilità spaziale del moto

7.3.6 Rispetto dei Requisiti nei confronti degli stati limite


7.3 Metodo di analisi e criteri di verifica
7.3.6.1 ELEMENTI STRUTTURALI
Verifiche di Rigidezza (RIG)

La verifica allo stato limite di danno si effettua controllando che le azioni sismiche
di esercizio SLD inducano spostamenti compatibili con la normale funzionalità della
struttura

Spostamento interpiano dr
• dr < 0.005h, per edifici con tamponamenti collegati rigidamente alla struttura,
che interferiscono con la deformabilità stessa;
• dr ≤ drp ≤ 0.01h, per edifici con tamponamenti progettati in modo da non subire
danni a seguito di spostamenti di interpiano, per effetto della loro deformabilità
intrinseca ovvero dei collegamenti alla struttura
Esempio con Controventi Concentrici

VERIFICA PER CARICHI VERTICALI


Esempio con Controventi Concentrici
ANALISI DEI CARICHI UNITARI
SOLAIO DI LAMIERA GRECATA E CALCESTRUZZO:
Si utilizza una lamiera grecata di spessore 1mm, alta 55mm e con passo tra le nervature di
600mm. La soletta di calcestruzzo collaborante ha spessore di 65mm, in modo tale che il solaio
composto possa essere considerato diaframma rigido secondo le indicazioni dell’eurocodice 4.
Le tamponature esterne si ipotizzano
realizzate con pannelli prefabbricati leggeri
il cui peso unitario è uguale a 1,5 KN/mq. Il
peso della tamponatura distribuito a metro
lineare lungo la trave è quindi uguale a
5,25 KN/m o 5,65 KN/m, per altezza di
interpiano rispettivamente pari a 3,50 e
4,00m. Per la copertura si considera un
carico neve pari a 2,00 KN/mq.

Si riportano in tabella i valori


caratteristici dei carichi permanenti
e variabili per il solaio tipo, di
copertura e per le scale.
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI

VERIFICA DEL SOLAIO


SLU SLE

Verifiche in fase di getto - resistenza a flessione; - deformabilità


- resistenza al taglio
Verifiche a maturazione - resistenza a flessione; - deformabilità
avvenuta - resistenza allo scorrimento; - fessurazione
- resistenza al punzonamento ed al taglio

Verifiche della lamiera in fase di getto

- Verifica di deformabilità: freccia massima dovuta al carico permanente


caratteristico inferiore al minore tra i seguenti limiti: flim= min (L/180; 20mm);

- Verifica di resistenza: per tale verifica si deve tener conto dei seguenti
carichi agenti sulla lamiera:
1) carico permanente dovuto al peso proprio del calcestruzzo e della lamiera;
2) sovraccarichi variabili in fase di costruzione, inclusi eventuali accumuli
locali di calcestruzzo.
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI

VERIFICA DEL SOLAIO


Verifica del solaio a maturazione avvenuta
- Verifica di resistenza a flessione: lo stato limite ultimo di resistenza
flessionale corrisponde alla completa plasticizzazione della sezione.

- Verifica di resistenza a taglio: la resistenza a taglio di un solaio in sezione


composta, relativa ad una larghezza pari all’interasse tra le nervature, si
determina considerando gli stessi meccanismi che si possono manifestare in una
sezione in C.A. equivalente.
- Verifica di deformabilità: la freccia massima in campata per la
combinazione frequente deve essere inferiore a L/250, in aggiunta nel caso di
solai caricati da tramezzi non flessibili, tale limite sale a L/350.
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI

VERIFICA DELLE TRAVI: Calcolo delle sollecitazioni


Per tutte le membrature costituenti l’impalcato si può assumere il modello di
calcolo di trave semplicemente appoggiata.
Schema 1) travi secondarie Schema 2) travi principali

Contributo travi secondarie


VERIFICA PER CARICHI VERTICALI
4.2.4.1.2 Resistenza delle membrature

Verifica di resistenza a flessione

- MEd è il massimo momento flettente sollecitante;


- Mc,Rd è il valore di progetto del momento flettente resistente della sezione trasversale;

Il Momento resistente dipende dalla classe di duttilità della sezione trasversale della
membratura, che si definisce in base al valore della snellezza locale delle parti compresse della
sezione.

Nel caso di appartenenza alla classe 1 (sezione duttile) la resistenza trasversale è data dal
momento di piena plasticizzazione:

-Mpl,Rd è il momento di plasticizzazione della sezione;


-Wpl è il modulo di resistenza plastico della sezione;
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI
4.2.4.1.2 Resistenza delle membrature

Verifica di resistenza a taglio

-Dove:

Vc,Rd è la resistenza plastica a taglio della sezione, che si può calcolare in accordo con l’EC3
mediante la formula seguente:

Area resistente a taglio per profili laminati ad I ed H con carico parallelo all’anima della trave
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI
4.2.4.1.2 Resistenza delle membrature

4.2.4.1.2.4
Taglio

Per profili ad I e ad H

Per profili a C e ad U

Per profili a I e ad H caricati nel piano delle ali

Per profili a T caricati nel piano dell’anima

Per profili rettangolari cavi

Per sezioni circolari cave


VERIFICA PER CARICHI VERTICALI

VERIFICA DELLE TRAVI AGLI STATI LIMITE ULTIMI

Verifica di resistenza combinata taglio – momento flettente

In accordo con l’EC3, il momento resistente plastico della sezione trasversale di una trave
deve essere ridotto per la contemporanea presenza del taglio (Vsd) quando il valore di
quest’ultimo supera metà della resistenza plastica a taglio ( Vpl,Rd).

Che vale nel rispetto della seguente limitazione:


VERIFICA PER CARICHI VERTICALI
4.2.4.1 Verifiche agli stati limite ultimi
4.2.4.1.3 Stabilità delle membrature

Travi inflesse Momento resistente di


progetto per instabilità

Fattore di riduzione per l’instabilità flesso-torsionale, dipendente dal tipo di profilo


impiegato

Tabella per ricavare il fattore di imperfezione aLT

b = 1 e comunque b > 0.75


VERIFICA PER CARICHI VERTICALI

VERIFICA DELLE TRAVI AGLI STATI LIMITE DI ESERCIZIO

Verifica di deformabilita’
E’ necessario controllare che spostamenti e vibrazioni siano contenuti entro limiti prestabiliti
allo scopo di scongiurare danni alle finiture o agli elementi non strutturali, in modo tale che la
funzionalità della struttura non sia pregiudicata. Per tale verifica si considera la combinazione
di carico frequente.
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI

VERIFICA DELLE COLONNE


CALCOLO DELLE SOLLECITAZIONI

Le colonne che appartengono allo schema pendolare sono soggette prevalentemente a sforzo
normale di compressione dovuto ai carichi gravitazionali. Lo sforzo normale di progetto delle
colonne si può determinare adottando la metodologia basata sulle aree d’influenza. Il carico di
progetto è comprensivo dei carichi permanenti e di quelli variabili.
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI
4.2.4.1 Verifiche agli stati limite ultimi
4.2.4.1.3 Stabilità delle membrature
Aste Compresse

Coefficienti dipendenti dal tipo


sezione, acciaio e dalla snellezza

Sezioni di classe 1, 2 e 3
a = fattore di imperfezione

Sezioni di classe 4 Sezioni di classe 1, 2 e 3

Sezioni di classe 4
VERIFICA PER CARICHI VERTICALI

VERIFICA DELLE COLONNE AGLI STATI LIMITE ULTIMI


Verifica di stabilità
In accordo con l’EC 3, la verifica di stabilità a compressione centrata di una colonna risulta
soddisfatta se:
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO TRAVE - SOLAIO


Per trasmettere le azioni orizzontali dell’impalcato ai controventi verticali si utilizzano
connettori trave – solaio.
I connettori si dispongono in corrispondenza degli allineamenti di travi delle maglie
controventate.

EUROCODICE 4
TIPOLOGIE DI COLLEGAMENTO

Collegamento trave secondaria – trave principale

Le travi secondarie sono collegate a quelle principali tramite squadrette angolari bullonate.
TIPOLOGIE DI COLLEGAMENTO

COLLEGAMENTO TRAVE - COLONNA


Esso è realizzato mediante l’impiego di squadrette angolari bullonate. Si evidenzia
l’importanza di avere un collegamento sufficientemente approfondito su tutta l’altezza
dell’anima della trave, in modo da vincolare adeguatamente la trave stessa contro la
rotazione torsionale della sua sezione di estremità.
TIPOLOGIE DI COLLEGAMENTO

COLLEGAMENTO COLONNA - COLONNA

Le colonne soggette ai soli carichi gravitazionali lavorano in regime prevalente di sforzo


normale. Il collegamento tra i tronchi di colonna appartenenti allo stesso allineamento verticale
di pilastri può essere realizzato con un giunto flangiato, con bulloni progettati a taglio. E’
comunque opportuno garantire una resistenza flessionale minima, per tenere conto di momenti
secondari dovuti all’eccentricità degli scarichi delle travi e per dare stabilità in fase di
costruzione.
TIPOLOGIE DI COLLEGAMENTO

COLLEGAMENTO COLONNA - FONDAZIONE

Analogamente al collegamento colonna – colonna, la piastra di base è soggetta


prevalentemente a sforzo normale, per cui le dimensioni in pianta devono essere tali da
trasferire una pressione di contatto sul calcestruzzo inferiore a quella massima consentita
in compressione.
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

DISPOSIZIONE PLANO-ALTIMETRICA DEI CONTROVENTI E


REGOLARITA’ STRUTTURALE

La disposizione planimetrica dei


controventi verticali gioca un
ruolo molto importante sulla
regolarità strutturale. Tale
disposizione, in genere, discende
da un compromesso tra
l’esigenza statica di realizzare un
edificio torsio – rigido, in cui gli
elementi resistenti alle azioni
orizzontali sono quanto più
possibile centrifugati, ed
esigenze architettoniche –
funzionali, quali ad esempio
l’apertura di finestre.
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

REGOLARITA’ STRUTTURALE

L’edificio è regolare in pianta essendo rispettate le seguenti condizioni:

- La configurazione in pianta è compatta e approssimativamente simmetrica rispetto a due


direzioni ortogonali, in relazione alla distribuzione di masse e rigidezze;

- Il rapporto tra i lati del rettangolo in pianta in cui l’edificio risulta inscritto è inferiore a 4
(20400/12300=1,66);

- Sono assenti sporgenze e rientranze;

- I solai possono essere considerati infinitamente rigidi nel proprio piano rispetto agli
elementi verticali, essendo realizzati in lamiera grecata con soletta collaborante di
spessore >50 mm ;
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

REGOLARITA’ STRUTTURALE
L’edificio è regolare anche in altezza essendo rispettate le seguenti condizioni:

- I sistemi resistenti verticali dell’edificio si estendono per tutta l’altezza dell’edificio;


- Massa e rigidezza variano gradualmente lungo l’elevazione, dalla base alla cima dell’edificio;
- l’edificio non presenta restringimenti della pianta lungo l’altezza;

Ai soli fini della valutazione della regolarità strutturale, appare lecito semplificare e calcolare la
rigidezza di piano considerando solo il contributo delle diagonali.
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

MODELLAZIONE STRUTTURALE

Il principio alla base del progetto dei controventi concentrici è di affidare la dissipazione
dell’energia sismica in ingresso alla plasticizzazione delle diagonali, mentre le travi e le
colonne, nonché i collegamenti tra le membrature, devono rimanere in campo elastico.

La capacità di dissipazione di energia di una diagonale è maggiore nelle fasi in cui essa risulta
tesa rispetto a quella esibita nelle fasi in cui essa è compressa, a causa del manifestarsi
dell’instabilità in compressione.

Il comportamento dei sistemi con controventi concentrici può essere schematizzato con
riferimento a due fasi di comportamento limite:

A) Fase di comportamento elastico: tutte le diagonali compresse sono stabili; le proprietà di


vibrazione sono determinate sul modello a doppia diagonale.

B) Fase di comportamento plastico: le diagonali compresse si considerano tutte


instabilizzate e la loro resistenza residua si considera trascurabile, cosicché la resistenza
di piano è determinata mediante un modello con sole diagonali tese .
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

MODELLAZIONE STRUTTURALE
Per quanto riguarda l’analisi strutturale, occorre considerare che per una struttura regolare in
fase di predimensionamento è possibile ricondurre l’analisi tridimensionale dell’intero
edificio allo studio di due modelli piani separati, uno per ogni direzione principale.

Se i periodi di vibrazione associati ai primi due modi traslazionali in direzione X e Y


risultano non troppo alti (T<2,5Tc) è possibile effettuare l’analisi strutturale con il metodo
delle forze statiche equivalenti.

La valutazione del periodo può essere condotta preliminarmente in via approssimata,


utilizzando la seguente formula suggerita dalla NTC18:
VERIFICA PER AZIONI SISMICHE

GERARCHIA DELLE RESISTENZE


Sforzo normale nelle travi
AZIONE SISMICA

Coordinate geografiche del sito


AZIONE SISMICA

Spettro di risposta elastico


AZIONE SISMICA
Amplificazione stratigrafica

Amplificazione topografica
AZIONE SISMICA

ZONA SISMICA E SPETTRO DI PROGETTO


SLV: sostituire  con 1/q nella formula dello spettro elastico
qlim = KR . qo
FATTORE DI STRUTTURA

KR associato al grado di
regolarità strutturale in
altezza 1.0 (oppure 0.8)
AZIONE SISMICA

FORZE STATICHE EQUIVALENTI


AZIONE SISMICA

FORZE STATICHE EQUIVALENTI


AZIONE SISMICA

FORZE STATICHE EQUIVALENTI


VERIFICA DELLE DIAGONALI
Le diagonali di controvento devono essere dimensionate e collocate nella struttura in modo
che essa esibisca, ad ogni piano, una risposta carico-spostamento laterale indipendente dal
verso dell’azione sismica.
VERIFICA DELLE DIAGONALI

Le diagonali devono anche soddisfare le due verifiche seguenti.


VERIFICA DELLE DIAGONALI
VERIFICA DELLE DIAGONALI

Valutazione della lunghezza di libera inflessione per le diagonali compresse.


VERIFICA DELLE DIAGONALI

Diagonali della struttura sismoresistente.


VERIFICA DELLE TRAVI
Le travi appartenenti al sistema di controvento devono essere proporzionate in funzione del
momento flettente e del taglio indotti dai carichi verticali, nonché dello sforzo normale
derivante dalla trasmissione delle forze sismiche orizzontali.
VERIFICA DELLE COLONNE

Per le colonne delle campate controventate si deve effettuare la verifica di stabilità a


compressione, considerando come sforzo normale di progetto quello indotto dai carichi verticali e
dalle azioni sismiche di progetto
VERIFICA DELLE COLONNE
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

Essendo le diagonali tese gli elementi dissipativi, in accordo al criterio di gerarchia delle
resistenze, i collegamenti devono rimanere in campo elastico e quindi essere progettati per
le sollecitazioni massime prevedibili indotte dall’elemento dissipativo.

COLLEGAMENTO DIAGONALE – TRAVE - COLONNA


VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO DIAGONALE – TRAVE - COLONNA


Collegamento bullonato diagonale – fazzoletto.
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO DIAGONALE – TRAVE - COLONNA


Per membrature tese con collegamenti bullonati, affinché possa svilupparsi la
resistenza plastica della diagonale, la sezione netta forata deve avere sufficiente
resistenza a rottura.
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO BULLONATO DELLA FLANGIA

Per il collegamento bullonato della flangia si procede alle usuali verifiche a taglio,
trazione e rifollamento.
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO BULLONATO DELLA FLANGIA

ESEMPIO DI CALCOLO
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO SALDATO DELLA FLANGIA


I fazzoletti di collegamento delle diagonali sono saldati alla flangia verticale di estremità
della trave e alle sue ali con cordoni d’angolo. Anche tali saldature devono essere progettate
in accordo al criterio della gerarchia delle resistenze, fornendo ai cordoni resistenza
sufficiente ad assorbire il massimo sforzo plastico della diagonale tesa.
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI
COLLEGAMENTO DIAGONALE - DIAGONALE
Il collegamento diagonale – diagonale si realizza saldando “ad albero”, su una diagonale
integra, monconi del profilato costituente l’altra diagonale, con saldature a completa
penetrazione di classe I, e realizzando poi in opera un giunto bullonato con coprigiunto, per
il collegamento delle due restanti parti della seconda diagonale.

Sforzo assorbito dal piatto d’ala + Sforzo assorbito dal piatto d’anima
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO COLONNA - COLONNA

Le sollecitazioni di progetto si ottengono dal calcolo elastico, considerando il contributo


dei carichi verticali e il contributo delle azioni orizzontali,

Per la verifica del collegamento le sollecitazioni agenti sono state ripartite affidando ai
bulloni d’anima dello sforzo normale della colonna e l’azione tagliante, mentre ai bulloni
d’ala gli sforzi derivanti dal momento flettente.
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI

COLLEGAMENTO COLONNA - FONDAZIONE

Per il calcolo del collegamento si deve considerare la combinazione dello scarico indotto
dai carichi verticali NSd,G sommato alla massima azione plastica trasmissibile dalla
diagonale tesa, cui corrispondono due componenti, una di trazione ed una di taglio;
VERIFICA ALLO STATO LIMITE DI DANNO

Gli elementi strutturali e quelli non strutturali, ivi comprese le apparecchiature particolari,
non devono subire danni gravi in conseguenza di eventi sismici che hanno una probabilità
di occorrenza più elevata di quella della azione sismica di progetto.
Ordinanza del Presidente del Consiglio
dei Ministri n° 3274 del 20 marzo 2003

ESEMPIO DI EDIFICIO IN ACCIAIO CON


CONTROVENTI A V ROVESCIA
Tratto dalla Collana di Manuali per la Progettazione secondo le Norme
tecniche per le costruzioni in zona sismica di cui all’Ordinanza 3274/03

“Edifici con struttura in Acciaio in Zona Sismica” di


F.M. Mazzolani, R. Landolfo, G. Della Corte, B. Faggiano

Norme Tecniche per le Costruzioni


D.M. 4 febbraio 2008
EDIFICIO CON CONTROVENTI CONCENTRICI A ‘V’
DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA:
1) Pianta rettangolare di dimensioni 10,00m X 23,30m;
2) Numero di piani pari a 7, con altezza di primo interpiano pari a 3,75m, e le restanti parti a
3,50m;
3) Destinazione d’uso per civile abitazione;
4) La parte sismoresistente è realizzata attraverso l’introduzione di un adeguato numero di
controventi concentrici ad V rovescia;
GERARCHIA DELLE RESISTENZE
Gerarchia delle resistenze nelle colonne nei campi controventati
MODELLAZZIONE DELLA STRUTTURA
Momento flettente nelle travi
AZIONE SISMICA

ZONA SISMICA E SPETTRO DI PROGETTO


SLV: sostituire  con 1/q nella formula dello spettro elastico
qlim = KR . qo
FATTORE DI STRUTTURA

KR associato al grado di
regolarità strutturale in
altezza 1.0 (oppure 0.8)
AZIONE SISMICA

Ripartizione delle forze sismiche tra i controventi


La forza sismica totale di piano, dovrà essere preliminarmente divisa per il
numero di controventi piani reagenti nella direzione principale considerata,
ottenendo cosi la forza sismica media sul singolo controvento. Quest’ultima poi
andrà moltiplicata per il fattore di amplificazione d che tiene conto degli effetti
della torsione di piano.
VERIFICA DELLE DIAGONALI
Poiché le diagonali presentano, a due a due per ciascun piano, la stessa inclinazione e la
stessa sezione, la risposta sismica del sistema di controventi è indipendente dal verso delle
forze. In aggiunta deve essere soddisfatta la verifica di stabilità della diagonale compressa
sotto le forze sismiche di progetto.
VERIFICA DELLE COLONNE

Per la verifica delle colonne occorre utilizzare il


modello strutturale con entrambe le diagonali e
sottoposta alle forze sismiche di progetto.
VERIFICA DEI COLLEGAMENTI
Collegamento diagonali - trave
Le condizioni di progetto più gravose per il collegamento corrispondono alla massimizzazione
delle sollecitazioni di taglio e trazione. Il massimo valore della sollecitazione di trazione, si
ottiene con la condizione di carico utilizzata per il dimensionamento della trave; mentre la
massima sollecitazione di taglio potrebbe corrispondere alla condizione limite in cui la
diagonale compressa è sull’incipienza dello sbandamento laterale per instabilità.
Ordinanza del Presidente del Consiglio
dei Ministri n° 3274 del 20 marzo 2003

ESEMPIO DI EDIFICIO IN ACCIAIO CON


CONTROVENTI ECCENTRICI
Tratto dalla Collana di Manuali per la Progettazione secondo le Norme
tecniche per le costruzioni in zona sismica di cui all’Ordinanza 3274/03

“Edifici con struttura in Acciaio in Zona Sismica” di


F.M. Mazzolani, R. Landolfo, G. Della Corte, B. Faggiano

Norme Tecniche per le Costruzioni


D.M. 4 febbraio 2018
EDIFICIO CON CONTROVENTI ECCENTRICI
DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA:
1) Pianta rettangolare di dimensioni 31,00m X 24,00m;
2) Numero di piani pari a 9, con altezza di primo interpiano pari a 4,00m, e le restanti parti a
3,50m;
3) Destinazione d’uso per uffici;
4) La parte sismoresistente è realizzata attraverso l’introduzione di un adeguato numero di
controventi verticali di tipo eccentrico;
MODELLAZIONE STRUTTURALE
La risposta sismica delle strutture con controventi eccentrici è governata dai link, che sono i
tronchi di trave che connettono due diagonali di controvento al generico piano.
- Link corto: la plasticizzazione sarà prevalentemente a taglio, con inizio nella mezzeria del
link ;

- Link lungo: la plasticizzazione si verifica per flessione delle sue sezioni di estremità.

Allo stato attuale delle conoscenze, lo schema strutturale di link in adiacenza alle colonne, è
fortemente sconsigliato. Questo perché le sollecitazioni flessionali nelle sezioni di
collegamento dei link alle colonne, comportano quasi sempre il collasso del collegamento e
di conseguenza una limitata duttilità della struttura.
GERARCHIA DELLE RESISTENZE
Nei controventi eccentrici le parti di travi esterne ai link, le diagonali e le colonne, nonché i
collegamenti tra queste parti strutturali, devono rimanere in campo elastico. Per soddisfare
tale requisito è necessario amplificare in tali elementi le sollecitazioni derivanti dal modello
elastico, in modo da tenere in conto la plasticizzazione dei link.
AZIONE SISMICA

ZONA SISMICA E SPETTRO DI PROGETTO


SLV: sostituire  con 1/q nella formula dello spettro elastico
qlim = KR . qo
FATTORE DI STRUTTURA

KR associato al grado di
regolarità strutturale in
altezza 1.0 (oppure 0.8)
VERIFICA DEI LINK

Link corti (plasticizzazione iniziale a taglio)

Resistenza a flessione

Resistenza a taglio

tw

tf
VERIFICA DELLE TRAVI
Lo schema strutturale previsto esclude la presenza di carichi verticali sulle travi dei controventi.
Di conseguenza, non si devono fare verifiche supplementari, oltre quelle già effettuate per i
link.
COLLEGAMENTO DIAGONALI – LINK
Il collegamento diagonale – link si progetta utilizzando le stesse sollecitazioni
adottate per la verifica delle diagonali.

Si evidenzia la presenza degli irrigidimenti d’anima del link, i quali, hanno la


funzione di garantire una risposta ciclica inelastica stabile, consentendo la
plasticizzazione per taglio e massimizzando così la capacità di dissipazione
dell’energia.
Ordinanza del Presidente del Consiglio
dei Ministri n° 3274 del 20 marzo 2003

ESEMPIO DI EDIFICIO IN ACCIAIO CON


STRUTTURA A TELAIO
Tratto dalla Collana di Manuali per la Progettazione secondo le Norme
tecniche per le costruzioni in zona sismica di cui all’Ordinanza 3274/03

“Edifici con struttura in Acciaio in Zona Sismica” di


F.M. Mazzolani, R. Landolfo, G. Della Corte, B. Faggiano

Norme Tecniche per le Costruzioni


D.M. 4 febbraio 2018
EDIFICIO CON STRUTTURA INTELAIATA
DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA:
1) Pianta rettangolare di dimensioni 31,00m X 24,00m;
2) Numero di piani pari a 6, con altezza di primo interpiano pari a 4,00m, e le restanti parti a
3,50m;
3) Destinazione d’uso per civile abitazione;
4) L’ossatura portante è un telaio spaziale di acciaio, che costituisce il sistema strutturale resistente
sia ai carichi verticali sia al sisma agente nelle due direzioni X e Y ;
MODELLAZIONE STRUTTURALE
Nel modello di calcolo della struttura, tutti i collegamenti trave – colonna sono schematizzati
come nodi rigidi, mentre il collegamento colonna fondazione è concepito come vincolo
cerniera.

Essendo il telaio spaziale, ogni elemento è chiamato a dare il suo contributo specifico
all’assorbimento dell’azione contemporanea del sisma nelle due direzioni principali del
piano.
GERARCHIA DELLE RESISTENZE
Le deformazioni plastiche devono manifestarsi alle estremità delle travi, mentre le colonne
e i collegamenti trave – colonna devono restare in campo elastico.

Per assicurare lo sviluppo del meccanismo globale dissipativo è necessario rispettare la seguente
gerarchia delle resistenze tra la trave e la colonna dove, oltre ad aver rispettato tutte le regole di
dettaglio previste nella presente norma, si assicuri per ogni nodo trave-colonna del telaio che

I collegamenti trave-colonna devono essere progettati in modo da possedere una


adeguata sovraresistenza per consentire la formazione delle cerniere plastiche alle
estremità delle travi secondo le indicazioni di cui al § 7.5.3.3. In particolare, il momento
flettente resistente del collegamento, Mj,Rd, trave-colonna deve soddisfare la seguente
relazione:
GERARCHIA DELLE RESISTENZE

Al fine di favorire la formazione delle cerniere plastiche flessionali, evitando la crisi per
taglio della trave, l’ordinanza prescrive di controllare che la sollecitazione di taglio, nella
trave, nella condizione di plasticizzazione delle estremità, risulti sufficientemente contenuta.
VERIFICA DELLE TRAVI

Le travi secondarie sono collegate alle travi principali mediante squadrette bullonate sulle
anime, in modo da realizzare collegamenti approssimabili a cerniere.

Le travi principali del telaio devono essere proporzionate in funzione del momento flettente e
del taglio indotti dai carichi verticali e dalle forze sismiche orizzontali.

Si evidenzia che nel caso in esame, per le verifiche di stabilità flesso – torsionale delle travi,
i controventi orizzontali realizzano dei ritegni torsionali nelle sezioni di mezzeria, con
conseguente riduzione della lunghezza di libera inflessione da considerare nei calcoli. Ciò ha
reso in tal modo trascurabili le verifiche di stabilità flesso – torsionale delle travi del telaio.
VERIFICA DELLE COLONNE
Verifica delle membrature a presso flessione – flessione deviata
Essendo il telaio spaziale, la colonna risulta inflessa per effetto sia del sisma principale sia
del 30% del sisma agente nella direzione ortogonale a quella assunta come principale ai fini
del calcolo delle sollecitazioni.
Allo stesso tempo deve essere verificato il criterio di gerarchia delle resistenze trave –
colonna.
La verifica a presso – flessione deviata si effettua secondo le indicazioni dell’Eurocodice 3,
considerando come sollecitazioni di progetto gli sforzi normali e i momenti flettenti indotti
dalle azioni sismiche di progetto

Le colonne sono realizzate con sezione a croce Austriaca, che presenta l’indubbio vantaggio
di avere la stessa rigidezza flessionale nei due piani principali.
COLLEGAMENTO TRAVE - COLONNA
Esso consiste nel saldare in officina alla colonna tronchi di trave ad ogni interpiano,
predisponendo una giunzione bullonata trave – trave in opera del tipo a coprigiunto
d’ala e d’anima.

Tale collegamento è progettato a completo ripristino di resistenza. Esso deve essere in grado
di trasmettere un momento flettente pari alla massima resistenza flessionale plastica della
sezione della trave e lo sforzo di taglio corrispondente, nonché uno sforzo normale pari
almeno alla resistenza plastica dell’anima.
COLLEGAMENTO COLONNA - FONDAZIONE
Il collegamento colonna – fondazione deve realizzare una condizione di vincolo cerniera.
VERIFICA ALLO STATO LIMITE DI DANNO
La verificha impone che lo spostamento d’interpiano soddisfi il limite dr<0,0075h per edifici
con tamponature collegate elasticamente alla struttura.

Il progetto delle strutture sismoresistenti a telaio è fortemente condizionato dalla verifica allo
stato limite di danno.
“Norme Tecniche per le Costruzioni”

Decreto Ministeriale del 17 gennaio 2018


Circolare del C.S.LL.PP. n. 617 del 02/02/09

4.2.4.1.3 Stabilità delle membrature


Aste compresse
Retrospettiva storica 1778 Ncr =1/L2
Ncr = p (E I )/ L2 Snellezza limite
Lungh. lib. le =p (E/fe)0.5
inflessione
Imperfezioni
M = (N v0) / (1-N/Ncr)

Modulo E
istantaneo

Parametri
Imperf.
 =kl
=kl2fe/(p2E)

Inelasticità Imperfezioni
Snellezza limite (Navier) comp.post critico probabilità
Aste compresse
Aste compresse

Lunghezza libera di inflessione


Aste compresse
Aste compresse
Curva di stabilità
Aste compresse
Metodi di simulazione
I° approccio: variabile indipendente  moltiplicatore dei carichi
II° approccio: variabile indipendente  componente dello spostamento

I° approccio: Ballio - Petrini – Urbano (1973) II° approccio: Faella – Mazzolani (1974)

Tensioni
residue

Effetto
Incremento di carico non costante Qualsiasi legame s- Baushinger
necessario all’equilibrio alla rotazione
nelle molle
Aste compresse
Situazione attuale
Il moltiplicatore di carico al collasso au dipende da:
- Geometria della struttura (imperfezioni geometriche, eccentricità dei carichi, ...)
- Proprietà meccaniche del materiale (legame s-)
- Comportamento delle sezioni resistenti ( forma, tensioni residue, limiti elastici, ...)

I modelli “perfetti” (Asta Euleriana) non sono idonei


occorrono
Modelli con imperfezioni  approccio probabilistico

Esempi:
L’approccio
problema tipico di probabilistico
valutazione del rigoroso è
-Carico critico Fc applicabile solo
-Reazione N(Fc)
per strutture
molto semplici 
si ricorre a metodi
approssimati
Esempio di asta compressa
Aste compresse
INSTABILITÀ PIANA
INSTABILITÀ TORSIONALE
INSTABILITÀ FLESSO-TORSIONALE

INSTABILITÀ PIANA

Column Research Council


(1966)

Curva adimensionale che


racchiude i risultati sperimentali
su elevato numero di sezioni
commerciali
Aste compresse

Asta TOZZA Compressa

Tensioni Residue

Influenza
delle
tensioni
residue
Aste compresse
INSTABILITÀ PIANA
Confronto curve regolamentari (1962)
Aste compresse
INSTABILITÀ PIANA

N=Nc/Npl
Raccomandazioni l=l/lc
CECM – ECCS
adottate dalla CNR
10011

Per colonne semplici


compresse
Funzione del tipo di
spessore e asse di
riferimento
Aste compresse
INSTABILITÀ PIANA adottate dal DM 17/01/18

Lunghezza libera d’inflessione:


b=1 cerniera-cerniera
b = 0.5 incastro-incastro
b = 0.7 incastro-cerniera
b=2 mensola
4.2.4.1.3 Stabilità delle Membrature

4.2.4.1.3.1 Aste Compresse

Coefficienti dipendenti dal tipo


sezione, acciaio e dalla snellezza

a = fattore di imperfezione (Tab. 4.2.VIII)

Sezioni di classe 1, 2 e 3

Sezioni di classe 4
4.2.4.1.3 Stabilità delle Membrature
4.2.4.1.3.1 Aste Compresse
Ncr è il carico critico elastico basato sulle proprietà della sezione lorda e sulla
lunghezza di libera inflessione l0 dell’asta, calcolato per la modalità di collasso
per instabilità appropriata (flessionale, torsionale o flesso-torsionale).

Nel caso in cui l sia minore di 0,2 oppure nel caso in cui la sollecitazione di
progetto NEd sia inferiore a 0,04 Ncr , gli effetti legati ai fenomeni di instabilità per
le aste compresse possono essere trascurati.

Limitazioni della snellezza

Si definisce lunghezza d’inflessione la lunghezza l0 = b * l da sostituire nel


calcolo del carico critico elastico Ncr alla lunghezza l dell’asta quale risulta dallo
schema strutturale. Il coefficiente b deve essere valutato tenendo conto delle
effettive condizioni di vincolo dell’asta nel piano di inflessione considerato.

Si definisce snellezza di un’asta nel piano di verifica considerato il rapporto


l = l0 / i
l0 è la lunghezza d’inflessione nel piano considerato
i è il raggio d’inerzia relativo.
4.2.4.1.3 Stabilità delle Membrature

Dalla tabella 4.2.VIII si ricava il


fattore di imperfezione a

Lunghezza libera di inflessione

Snellezza dell’asta

Limitare la snellezza al valore di 200 per le


membrature principali ed a 250 per quelle
secondarie
Aste compresse
INSTABILITÀ PIANA

Confronto curve
reali- regolamentari

Grafico dimensionale
che mostra quanto le
curve CECM siano
cautelative
Aste composte
Aste formate da due o più correnti tra loro distanziati e collegati
a) Aste tralicciate
b) Aste calastrellate
c) Aste abbottonate

- Comportamento come asta semplice o


composta a seconda del piano
d’inflessione
- Comportamento dipendente da:
(i) comportamento globale;
(ii) comportamento locale correnti;
(iii) azioni sui collegamenti
Aste composte

a) Aste tralicciate
Aste composte
b) Aste calastrellate

c) Aste abbottonate
Aste composte compresse
ESEMPIO:

Asta composta (tralicciata - calastrellata) soggetta a carico di compressione


Aste composte compresse
a) Aste tralicciate
b) Aste calastrellate
ESEMPIO:
c) Aste abbottonate
se piano di inflessione Y (inerzia in X)  asta semplice

se piano di inflessione X (inerzia in Y)  asta composta

COMPORTAMENTO GLOBALE
Deformabilità per flessione

I = 2 I1 + 2 A1 d2/4
Deformabilità per taglio
- Tralicciate : deformabilità assiale
aste parete
- Calastrellate: trave Vierendel
- Abbottonate: deformazione
flessionale correnti
gioco foro-bullone
Aste composte compresse
Il COMPORTAMENTO LOCALE (funzione del tipo di collegamento)
a) Aste tralicciate b) Aste calastrellate c) Aste abbottonate
a) Lunghezza libera di
inflessione pari
all’interasse dei
collegamenti (rigidezza
assiale della diagonale)
b) Momenti flettenti
valutabili rispetto alla
configurazione
indeformata (rigidezza
assiale correnti paralleli)
c) È più significativo il
contributo
dell’inflessione globale
rispetto a quello locale
dei singoli campi
(correnti, attrito, ecc.)

Per assicurare l’indipendenza dal comportamento globale della membratura da quello


locale del singolo corrente sono prescritte limitazioni dimensionali
Aste composte compresse
La determinazione della capacità portante delle aste composte è comunque basato sul
criterio della snellezza equivalente funzione del raggio d’inerzia della sezione composta:
i2 = i12 + d2/4  d > 6i aste con correnti distanziati
d < 3i aste con correnti ravvicinati

AZIONI SUI COLLEGAMENTI

V taglio massimo
N carico massimo sopportabile
dall’asta a compressione
Npl carico massimo sopportabile
dall’asta a compressione in
assenza di fenomeni di
instabilità

Dipendono da:
• Carichi esterni trasversali
• Deformabilità delle membrature  imperfezioni iniziali
• Eccentricità dei carichi verticali
Aste composte compresse
Aste con CORRENTI DISTANZIATI
ASTE TRALICCIATE
Aste composte compresse
Aste con CORRENTI DISTANZIATI
ASTE CALASTRELLATE

a) Eventuali
irrigidimenti
b) Tracciatura fuori
asse dello
schema
c) Luce netta dei
correnti nelle
aste
calastrellate
Aste composte compresse
Aste con CORRENTI RAVVICINATI
ASTE ABBOTTONATE
FORME TIPICHE

Solo se i collegamenti
trasmettono il taglio

b) Asta non composta c) Asta composta


Aste composte compresse
Aste con CORRENTI RAVVICINATI
COMPORTAMENTO da simulazioni numeriche (l = 130; L0 = 50i)

Asta divisa in Diagramma dei


5 campi momenti

Taglio nei
collegamenti

Presenza dei
vincoli
esterni alle
estremità
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1 Stabilità di aste compresse composte
Aste compresse composte a sezione costante realizzate da due elementi (correnti) collegati
tra loro con calastrelli o tralicci

aste di lunghezza
L, incernierate agli
estremi nel piano
della
calastrellatura o
della tralicciatura

- Verifiche di stabilità globale, dell’asta composta;


- Verifiche di stabilità locale, resistenza dei correnti e delle aste di parete;
- Verifiche dei collegamenti;
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.1 Calcolo della forza normale di progetto agente in un corrente

dove:
NEd è la forza normale di progetto dell’asta composta;
h0 è la distanza tra i baricentri dei correnti;
AC è l’area della sezione di ciascun corrente;
Jeff è il momento di inerzia efficace della sezione dell’elemento composto;
MEd è il momento di progetto dato da

carico critico euleriano dell’asta composta;


MIEd è il valore del massimo momento flettente agente in mezzeria dell’asta composta;
SV è la rigidezza a taglio equivalente della tralicciatura o della calastrellatura.
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.1 Calcolo della forza normale di progetto agente in un corrente
- rigidezza equivalente dell’asta composta tralicciata come:

- rigidezza equivalente a taglio della tralicciatura, SV, funzione dello


schema di tralicciatura adottato
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.2 Calcolo della forza di taglio agente negli elementi di collegamento

La verifica dei calastrelli e degli elementi di parete dei tralicci nei campi estremi può essere
eseguita considerando la forza di taglio nell’asta composta

dove:
VEd è lo sforzo di Taglio di progetto dell’asta composta;
MEd è il momento di progetto

C4.2.4.1.3.1.3 Verifiche di aste composte tralicciate


Devono essere verificati nei riguardi dei fenomeni di instabilità sia i diagonali sia i correnti
Per i calastrelli si devono considerare anche il momento flettente e lo sforzo di taglio dovuto
al funzionamento a telaio dell’elemento

nel caso dei correnti:


Nc,Ed è la forza normale di progetto calcolata con la precedente;
Nb,Ed è il carico critico, determinato in riferimento alla lunghezza di libera inflessione Lch del
corrente
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.3 Verifiche di aste composte tralicciate
Nb,Rd è il carico critico, determinato in riferimento alla lunghezza di libera inflessione Lch del
corrente:
- per correnti ad anima piena si può assumere Lch = a, Figura precedente
- per correnti tralicciati Lch dipende dallo schema adottato ed è indicato in Figura seguente
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.4 Verifiche di aste composte calastrellate
Nelle aste composte calastrellate le verifiche dei correnti e dei calastrelli possono essere condotte
in riferimento alla distribuzione di forze e sollecitazioni indicata in Figura.
Lo sforzo di taglio massimo di progetto VEd può essere combinato con la forza normale massima
di progetto NEd.

La rigidezza a taglio equivalente SV della parete


calastrellata è indicata in Tabella (schema (4)).
Il momento di inerzia effettivo della sezione
composta può essere ricavato da

dove:
JC momento di inerzia della sezione del corrente
µ coefficiente di efficienza:
= 0 se λ ≥150,
= (2-λ/75) se 75 ≥ λ ≥ 150.
= 1 se 75 ≥ λ

La snellezza λ dell’asta è definita come :


C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.5 Sezioni composte da elementi ravvicinati collegati con calastrelli
o imbottiture
La verifica di aste composte costituite da due o quattro profilati, posti ad un intervallo pari allo
spessore delle piastre di attacco ai nodi e comunque ad una distanza non superiore a 3 volte il loro
spessore e collegati con calastrelli o imbottiture, può essere condotta come per un’asta semplice,
trascurando la deformabilità a taglio del collegamento, se gli interassi dei collegamenti soddisfano le
limitazioni della tabella seguente.

Nel caso di angolari a lati disuguali, tipo (6), l’instabilità dell’asta con inflessione intorno all’asse y
può essere verificata considerando un raggio d’inerzia
dove:
i0 è il raggio d’inerzia minimo dell’asta composta.
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.5 Sezioni composte da elementi ravvicinati collegati con calastrelli
o imbottiture

C4.2.4.1.3.1.2 Calcolo della forza di taglio agente negli elementi di collegamento


La verifica dei calastrelli e degli elementi di parete dei tralicci nei campi estremi può essere
eseguita considerando la forza di taglio nell’asta composta

Per i calastrelli si devono considerare anche il momento flettente e lo sforzo di taglio dovuto
al funzionamento a telaio dell’elemento.
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.1.5 Sezioni composte da elementi ravvicinati collegati con calastrelli
o imbottiture
Nei casi in cui le aste non soddisfino le condizioni della Tabella C4.2.III è
possibile determinare un’appropriata snellezza equivalente dell’asta ricorrendo
a normative di comprovata validità.

7.2.3.4 delle Norme


CNR 10011 - 88
Aste inflesse
INSTABILITÀ LATERALE (Svergolamento)
Le travi inflesse possono sbandare lateralmente e torcersi collassando senza aver raggiunto
la massima portanza a flessione

Parametri principali:
- Rigidezza flessionale
- Rigidezza torsionale
- Posizione del carico
rispetto al baricentro
- Lunghezza della trave
- Vincoli
- Distribuzione dei carichi
Aste inflesse
Le travi inflesse con la piattabanda compressa non sufficientemente vincolata
lateralmente, devono essere verificate nei riguardi dell’instabilità flesso-torsionale
4.2.4 VERIFICHE
4.2.4.1.3 Stabilità delle membrature
4.2.4.1.3.2 Travi inflesse

Mb,Rd Momento resistente di progetto per instabilità


Wy è il modulo resistente della sezione da assumere pari a: Wpl,y per le sezioni di classe 1 e 2; Wel,y
per le sezioni di classe 3; Weff,y per le sezioni di classe 4

cLT Fattore di riduzione per l’instabilità flesso-torsionale, dipende dal tipo di profilo impiegato

lLT coefficiente di snellezza normalizzata

Mcr è il momento critico elastico di instabilità flesso-torsionale, calcolato considerando la sezione


lorda del profilo e tenendo in conto, le condizioni di carico ed i vincoli torsionali presenti, nell’ipotesi
di diagramma di momento flettente uniforme.
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.2 Stabilità delle membrature inflesse
Il coefficiente di snellezza adimensionale lLT , che consente di eseguire la verifica ad
instabilità flesso-torsionale dipende dal valore del momento critico elastico di instabilità
torsionale, Mcr,
Mcr può calcolarsi utilizzando metodi numerici, quali ad esempio metodi agli elementi finiti oppure
programmi di calcolo strutturale che consentano di eseguire analisi di “buckling”, per profili
standard (sezioni doppiamente simmetriche ad I o H):

dove
Lcr è la lunghezza di libera inflessione laterale, misurata tra due ritegni torsionali successivi,
EJy è la rigidezza flessionale laterale del profilo (misurata in genere rispetto all’asse debole),
GJT è la rigidezza torsionale primaria del profilo
EJω è la rigidezza torsionale secondaria del profilo
ψ tiene conto della distribuzione del momento flettente lungo la trave
4.2.4 VERIFICHE
4.2.4.1.3.2 Travi inflesse
Il fattore f che considera la reale
distribuzione del momento flettente
tra i ritegni torsionali

Coefficiente correttivo del momento


flettente per la verifica a stabilità
delle travi inflesse

In particolare nel caso di variazione


lineare del momento flettente y
(-1 < y < 1) rappresenta il rapporto tra il
momento in modulo minimo ed il
momento in modulo massimo presi
entrambi con il loro segno.
4.2.4.1.3.2 Travi inflesse

Il fattore di imperfezione aLT è ottenuto dalle indicazioni riportate nella Tab. 4.2.IX (a) in base alle
curve di stabilità definita nella tabella Tab. 4.2.IX (b)

Nel caso generale, si può assume f = 1, b = 1, Kc = 1 e aLT ,0 = 0,2

Per i profili a I o a H, laminati o composti saldati, il coefficiente aLT,0 non può mai essere assunto
superiore a 0,4, il coefficiente b non può mai essere assunto inferiore a 0,75 e il termine Kc è
definito come:
Aste inflesse (con vincoli cedevoli)
Condizioni reali spesso più
favorevoli di quelle ideali

L’inflessione della trave secondaria da


un contributo stabilizzante Meccanismo globale
Presenza di
irrigidimenti

Gli irrigidimenti per contrastare il


serpeggiamento danno un contributo
stabilizzante

L’iterazione trave-soletta produce un Effetto favorevole dei carichi verticali


momento di richiamo che da un
contributo alla stabilizzazione
Aste presso-inflesse
INSTABILITÀ PIANA sezioni con centro di taglio = baricentro

INSTABILITÀ sezioni con centro di taglio ≠ baricentro


FLESSO - TORSIONALE

Un’asta a profilo non doppiamente simmetrico


soggetta a carico assiale non applicato nel centro
di taglio si instabilizza con una deformata di tipo
flesso-torsionale simile a quella delle travi
semplicemente inflesse

Aste a semplice simmetria


Aste presso-inflesse
INSTABILITÀ PIANA

Modello cinematico:
- 1 gdl
- 2 tratti rigidi
- 3 cerniere
- 1 molla rotazionale
elasto-plastico

Ramo
elastico
Campo elastico equilibrio stabile, anche se non-lineare
Aste presso-inflesse
INSTABILITÀ PIANA
ASTA CONTINUA: la plasticizzazione può essere concentrata in una sezione generica e
istantanea (elasto plastico)

- Ramo elastico N < Ne


(curva a)
- Plasticizzazione
completa
(curva b)

Ramo
Comportamento elasto-plastico A-B instabile

 domini di resistenza
Aste presso-inflesse
INSTABILITÀ PIANA
ASTA CONTINUA: Domini di resistenza
Per profili doppio T i  0.45 h; W  0.9 i A  sN [1 + e/L l/0.9 /(-1)] < fy

Profili HE Domini di resistenza:


M(N) = 1.11 Mpl (1 – N/Npl) N > 0.1 Npl
M(N) = Mpl N < 0.1 Npl

Dove:
Mpl = a Me = a W fy = 0.9 a i A fy = 0.9 a i Npl
M(N) = a i Npl ( 1 – N / Npl) = N v
v = a i (Npl / N) (1- N / Npl)
v = a L/l (Npl / N – 1)
Aste presso-inflesse
INSTABILITÀ PIANA
ASTA REALE:
- Principali parametri (dati del problema)
Eccentricità

Snellezza

Tensione di snervamento

Tensioni residue

Forma sezione

Forma dominio di resistenza

Imperfezioni geometriche

Processo di carico

Distribuzioni dei momenti

- Metodi di calcolo:
Simulazioni numeriche  Domini di resistenza M-N
In funzione della snellezza
C4.2.4 VERIFICHE
4.2.4.1.3.3 Membrature inflesse e compresse
Per elementi strutturali soggetti a compressione e flessione, si debbono studiare i relativi fenomeni
di instabilità facendo riferimento a normative di comprovata validità.

C4.2.4.1.3.3 Membrature inflesse e compresse


C4.2.4.1.3.3.1 Metodo A
Nel caso di aste soggette a compressione NEd e a momenti flettenti My,Ed e Mz,Ed agenti nei due piani
principali di inerzia, in presenza di vincoli che impediscono gli spostamenti torsionali,

dove:
cmin minimo fattore χ relativo all’inflessione intorno agli assi principali di inerzia;
Wy e Wz moduli resistenti elastici per le sezioni di classe 3 e i moduli resistenti plastici
per le sezioni di classe 1 e 2;
Ncr,y e Ncr,z carichi critici euleriani relativi all’inflessione intorno agli assi principali di inerzia;
Myeq,Ed e Mzeq,Ed valori equivalenti dei momenti flettenti da considerare nella verifica.
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.3 Membrature inflesse e compresse
C4.2.4.1.3.3.1 Metodo A
Se il momento flettente varia lungo l’asta si assume, per ogni asse principale di inerzia,

essendo
Mm,Ed il valor medio del momento flettente, con la limitazione:

Nel caso di asta vincolata agli estremi, soggetta a momento flettente variabile linearmente tra i
valori di estremità Ma e Mb, |Ma|≥|Mb|, si può assumere per Meq,Ed il seguente valore
Aste presso-inflesse
INSTABILITÀ FLESSO-TORSIONALE
Aste a semplice simmetria

PARAMETRI:
- Geometria della sezione
- Luce
- Eccentricità carico

C4.2.4.1.3.3.1 Metodo A
In presenza di fenomeni di
instabilità flesso-torsionali
bisogna verificare che sia:
Aste presso-inflesse
INSTABILITÀ FLESSO-TORSIONALE

Problema di difficile soluzione anche


in campo elastico (non esistono
soluzioni in forma chiusa di carattere
generale)  la normativa fornisce
una formula per il calcolo della
snellezza equivalente

Per valutare quale instabilizzazione avviene per


prima si studia il problema in funzione
dell’eccentricità
e = e0 instabilizzazione presso-flessione nel
piano
0 > e > e0 raccordo (curva c)
e > 0 intabilizzazione flesso-torsionale fuori
dal piano
Aste compresse
NZS3404_Strutture in Acciaio
Aste nella struttura
PROBLEMATICHE : ASTE CON VINCOLI DI ESTREMITÀ
- Lunghezza libera di inflessione
- Rigidezza e Resistenza dei vincoli

K>K1 K<K1=
= p2 EI/L3

Lc = b L
Aste nella struttura
ASTE CON VINCOLI INTERMEDI
Aste a geometria variabile
ESEMPI

K = (IMIN / IMAX)0.5

Con geometria
diversa ma anche
caricate diversamente

Usate quando è richiesto dal carattere architettonico (lavorazioni costose)

Ieq = g IMAX g si valuta sulla base della snellezza equivalente


Aste a geometria variabile
Aste inflesse a sezione variabile
Si opera in maniera approssimata valutando la
stabilità della sola ala compressa  Valori di b
in funzione di:
-  = Nmin / Nmax
- legge di variazione di N
- condizione di vincolo

L0 = b L
con b < 1
Aste con vincoli elastici
- La rigidezza minima del vincolo dipende fortemente dalle imperfezioni iniziali
- Occorre verificare anche la resistenza (portanza) del vincolo

Esempi
La stabilizzazione dei correnti superiori
è affidata a costole o ai montanti

PONTI APERTI

- La rigidezza minima del vincolo è valutata con


riferimento ad aste perfette (in campo elastico)
- La rigidezza minima del vincolo è valutata (sulla base
dell’esperienza) in funzione del carico agente

ORDITURE DI COPERTURA
Aste con vincoli elastici
ESEMPI

Soluzione di ENGESSER
(in campo elastico)
L’asta può raggiungere il suo
carico critico Ncr (elastico) se la
rigidezza k delle molle è tale che
sia:

F/v = k > kmin = (NcrL) / (4E I) = p2 Ncr / 4 b2 L valida per b > 1.2

K = 1/v = E / [(h3 / 3 It + h2 b / 2 Ib)]


Aste nei telai
Metodo della snellezza equivalente
La lunghezza libera di inflessione Lc definita come la distanza tra due punti di flesso
consecutivi della deformata critica in campo elastico di un una colonna soggetta a
compressione

b=1
b=0.7

Telai a nodi fissi


0.5 < b < 1
b=0.5 b=0.7

Jt >> Jp Jt  Jp

Telai a nodi spostabili b=2 b=∞

1<b<∞

b=1 b=2
Aste nei telai
Telai Multipiano
Per valutare Lc bisogna conoscere: Telai a nodi fissi
- Moltiplicatore critico dei carichi
- Forma della deformata
corrispondente al carico
- distanza tra due punti di flesso
consecutivi

Questo tipo di calcolo è improponibile ai Telai a nodi spostabili


fini pratici (andrebbe ripetuto per ogni
condizione di carico) inoltre il metodo della
snellezza equivalente può risultare
grossolanamente approssimato per i telai
a nodi spostabili  metodi semplificati
Effetti locali
Nelle parti di sezioni soggette a
compressione si possono avere L’instabilizzazione locale condiziona secondo
fenomeni di instabilizzazione locale diverse modalità il comportamento dell’elemento
strutturale

a) ELEMENTO COMPRESSO
1) Comportamento post-critico
2) Carico ultimo
Aste tozze
Instabilizzazione dell’anima
caricata direttamente Senza effetti
locali

ELEMENTO INFLESSO

b) Riduzione della duttilità tale da non consentire la


ridistribuzione delle sollecitazioni
c) Influenza trascurabile
d) La stabilità locale condiziona la portanza
dell’elemento
Elementi di aste compresse
Effetti dei carichi concentrati

Diffusione a 45° dei carichi concentrati che


vanno a caricare direttamente l’anima
 VERIFICA DI RESISTENZA +
VERIFICA ALL’IMBOZZAMENTO
4.2.4 VERIFICHE
4.2.4.1.3.4 Stabilità dei pannelli
Gli elementi strutturali in parete sottile (di classe 4) presentano problemi complessi d’instabilità
locale, per la cui trattazione si deve fare riferimento a normative di comprovata validità.

Riferimento UNI En1993-1-5

Il modulo Weff viene


calcolato escludendo le
zone non efficaci per
instabilità locale
C4.2.4 VERIFICHE
C4.2.4.1.3.4.1 Stabilità dei pannelli soggetti a compressione

la snellezza relativa del pannello λp è

Calcolo della larghezza efficace per la


determinazione di Weff.
Elementi Lastra compressi
La stabilità elastica di elementi lastra uniformemente compressa

C4.2.4.1.3.4.6 Instabilità di piastra


Piastre con tre o più irrigiditori longitudinali in zona compressa

rapporto tra le tensioni ai lembi del pannello


rapporto tra il momento d’inerzia baricentrico
dell’intera piastra irrigidita, Isl, e il momento
d’inerzia della lamiera
rapporto tra l’area complessiva lorda degli
irrigiditori ΣAsl e l’area lorda della lamiera

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