Sei sulla pagina 1di 24

Rinforzo sismico mediante esoscheletri a basso

danneggiamento: applicazione ad un caso studio

Ing. Simone D’Amore, Dottorando in Ingegneria Strutturale presso il Dipartimento di Ingegneria Strutturale
e Geotecnica (DISG), Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Ing. Livio Pedone, Post-Doc presso il Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica (DISG), Università
degli Studi di Roma “La Sapienza”

Prof. Ing. Stefano Pampanin, Professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso il Dipartimento di
Ingegneria Strutturale e Geotecnica (DISG), Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Il presente lavoro intende evidenziare i vantaggi legati all’implementazione di esoscheletri a basso


danneggiamento per il rinforzo sismico di edifici esistenti in calcestruzzo armato. Tramite un
confronto con le più tradizionali tecniche di riabilitazione, i vantaggi legati a questa soluzione
vengono valutati sia in termini di sicurezza che di perdite economiche.

1. Introduzione
I devastanti terremoti che si sono susseguiti nel corso degli ultimi decenni hanno continuato ad evidenziare
l’estrema vulnerabilità del patrimonio edilizio esistente, costruito prima dell’avvento delle moderne
normative riguardanti la progettazione in zona sismica. Per questo motivo, negli ultimi anni è stato dedicato
un importante sforzo di ricerca al fine di definire soluzioni per il rinforzo sismico degli edifici. Quest’ultime
possono essere distinte in: i) “interventi locali”, i quali mirano a ripristinare la corretta sequenza di eventi nei
sotto-assemblaggi nodo trave-pilastro; e ii) “interventi globali”, che invece mirano a modificare il
comportamento, per l’appunto globale, della costruzione stessa. Nel caso di edifici esistenti con scheletro
strutturale costituito da telai in calcestruzzo armato (CA), per gli interventi locali è possibile annoverare, tra
gli altri, interventi di rinforzo dei nodi trave-pilastro mediante l’utilizzo di polimeri fibro-rinforzati in carbonio
(CFRP, Figura 1.a), o interventi di incamiciatura in calcestruzzo armato degli elementi strutturali (Concrete
Jacketing, CJ, Figura 1.b). Per quanto riguarda invece gli interventi globali, negli ultimi anni,
l’implementazione di esoscheletri (Figura 1.c) sta riscuotendo un notevole successo specie per il ridotto
“disturbo” provocato agli utenti durante l’intervento stesso. Infatti, tale strategia può essere attuata
dall’esterno provocando un’interferenza minima e quindi garantendo una continua utilizzabilità dell’edificio.

1
Figura 1 – a) Intervento locale mediante l’implementazione di CFRP per il rinforzo del nodo; b) intervento
locale mediante Concrete Jacketing (CJ); c) intervento globale implementando esoscheletri a basso
danneggiamento; e d) confronto tra l’approssimazione della curva di pericolosità al I ordine, sfruttando il
“Sismabonus” [6], e il II ordine.

Inoltre, considerando che l’esoscheletro può fungere da supporto per facciate ad alte prestazioni, tale
tecnologia permette anche di implementare facilmente un intervento integrato sismico-energetico in linea
con gli obiettivi Europei di perseguire una società più resiliente, energicamente efficiente e sostenibile [1, 2].
Nonostante ciò, il presente lavoro si concentra sullo studiare i vantaggi che la soluzione con esoscheletri a
basso danneggiamento possiede rispetto all’implementazione di interventi locali al fine di migliorare le
prestazioni sismiche della struttura esistente. In particolare, la tecnologia a basso danneggiamento
considerata è la PREcast Seismic Structural System (PRESSS) technology, [3, 4, 5]. Maggiori informazioni su
tale tecnologia sono fornite in Sezione 2.3 e nella Parte I del presente lavoro.
Il presente lavoro si concentra quindi su un confronto tra varie tecniche alternative di rinforzo sismico per un
edificio caso studio in CA, andando a valutare le differenze tra le stesse in termini di un Indice di Sicurezza
(IS-V, definito come il rapporto tra la Capacità sismica dell’edificio in esame e la Domanda sismica per un
edificio di nuova progettazione nello stesso sito [6, 7]) e di un indice economico connesso alle Perdite Annue
Medie (PAM [6], o Expected Annual Losses, EAL, in inglese), nonché in termini di Classe di Rischio Sismico,
definita in accordo con [6]. In aggiunta, per quanto riguarda l’indice economico (PAM o EAL), viene presentato
anche un confronto tra diversi metodi per la valutazione di tale dato: i) l’approccio delle “Linee Guida per la
Classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni”, [6]; ii) una proposta di miglioramento della procedura
di cui al punto i), che sfrutta un’approssimazione al II ordine della curva di pericolosità (maggiori dettagli sono
disponibili nella Parte I del presente lavoro, anziché un’approssimazione del I ordine come in [6], Figura 1d;
e iii) un approccio probabilistico basato sulla valutazione di curve di fragilità e di vulnerabilità.

2
2. Applicazione su un edificio Caso-Studio
2.1 Edificio nella configurazione pre-intervento (As-Built)
L'edificio caso-studio è costituito da una struttura a telaio in CA di tre piani situata in una zona ad alta sismicità
nel Centro Italia (L'Aquila). L'edificio è progettato per soli carichi gravitazionali e seguendo un approccio
elastico basato sulle “tensioni ammissibili”, quindi senza tener conto delle più moderne prescrizioni legate al
principio della “gerarchia delle resistenze". La Figura 2 mostra le caratteristiche geometriche dell'edificio
(Figura 2a), insieme ai dettagli delle armature nelle travi, nei pilastri (Figura 2b), e nei nodi (Figura 2c). In
particolare, non sono previste staffe nei nodi e le barre lisce longitudinali delle travi sono ancorate con uncini
all'interno del pannello nodale. Quest’ultimo dettaglio costruttivo rappresenta una significativa criticità
strutturale per i nodi [8].

Armatura Pilastro

Figura 2 – a) Caratteristiche geometriche della struttura; b) dimensioni geometriche e armatura delle travi e
dei pilastri; c) dettaglio del rinforzo e ancoraggi nel pannello nodale.

Considerando che l'edificio è caratterizzato da scarsi dettagli costruttivi ed è stato progettato in assenza di
principi di progettazione in capacità, ci si aspetta un possibile meccanismo di collasso globale caratterizzato
da "pilastri deboli-travi forti" (weak columns – strong beams), con potenziali meccanismi locali fragili che
potrebbero portare a meccanismi globali di collasso [9]. L'edificio viene quindi considerato potenzialmente
"a rischio sismico" (secondo la dicitura delle Linee Guida neozelandesi NZSEE 2006-2017 [7]), e vengono
dunque valutate diverse strategie di rinforzo per migliorarne le prestazioni sismiche.

2.2 Rinforzo sismico mediante l’implementazione di strategie locali


Le prime due alternative considerate per il miglioramento sismico consistono in interventi locali mediante
l’impiego di Polimeri Fibro-Rinforzati in Carbonio (CFRP) o rinforzo degli elementi strutturali mediante
incamiciatura in calcestruzzo armato (Concrete Jacketing, CJ). Questi interventi locali mirano a modificare la
“gerarchia delle resistenze” nei nodi, consentendo di ottenere meccanismi flessionali e duttili (cerniere
plastiche) nelle travi ed evitando rotture fragili quali la crisi del pannello nodale. Inoltre, gli interventi locali
possono essere utilizzati per migliorare la capacità degli elementi strutturali in termini di duttilità mediante
il confinamento, specialmente nel caso di pilastri soggetti ad alti valori di sforzo assiale.

3
Il primo intervento locale considerato prevede l'uso di CFRP per il rinforzo dei pannelli nodali [10]. In
particolare, tale intervento consente di migliorare la capacità a taglio e il confinamento di questi ultimi,
ritardando meccanismi di rottura fragili e consentendo il formarsi di cerniere plastiche nelle travi, in linea con
la sequenza di eventi desiderabile. Inoltre, il CFRP può essere utilizzato per il confinamento degli elementi
strutturali (soprattutto per i pilastri, sia considerando elementi parzialmente avvolti che completamente
avvolti), permettendo un miglioramento della loro duttilità e capacità a taglio [11].
La seconda strategia locale consiste nell'utilizzo del Concrete Jacketing, CJ. Tale tecnica è ampiamente
utilizzata poiché è caratterizzata da costi contenuti e non richiede manodopera specializzata. Questa tecnica
prevede di rivestire l'elemento esistente con un nuovo strato di calcestruzzo armato gettato in opera e
permette di aumentare la resistenza flessionale e la resistenza a taglio dell'elemento, insieme alla sua
duttilità. Inoltre, se lo strato è continuo su due piani consecutivi, si ottiene direttamente anche il rinforzo del
pannello nodale. È importante notare che la dimensione minima del rivestimento dipende dalla dimensione
delle barre longitudinali e trasversali adottate, e dai requisiti minimi per il copriferro [12, 13].
La Figura 3 mostra la procedura per l’implementazione di tali interventi locali e, in particolare, mette in luce
le problematiche relative al “disturbo” degli occupanti. Infatti, tali tecniche richiedono spesso la parziale
demolizione e ricostruzione delle tamponature per essere implementati, causando quindi un’interruzione
nell’utilizzabilità dell’edificio.

Figura 3 – Procedura per l’implementazione di interventi locali di rinforzo sismico delle costruzioni in
calcestruzzo armato: a) uso di polimeri fibro-rinforzati CFRP, e b) implementazione dell’incamiciatura in
cemento armato o Concrete Jacketing.

2.3 Rinforzo sismico mediante esoscheletri a basso danneggiamento


Le altre due alternative utilizzate consistono in esoscheletri caratterizzati da sistemi di pareti e telai a basso
danneggiamento, Figura 4a. Questa soluzione può essere implementata interamente dall’esterno, limitando
quindi al minimo il “disturbo” per gli occupanti e l’impatto sull’utilizzabilità dell’edificio stesso. In questa
applicazione si è sfruttata la tecnologia a basso danneggiamento PREcast Seismic Structural System (PRESSS),
[4, 5, 14]. In questo sistema, lo sviluppo delle cerniere plastiche viene sostituito da un meccanismo di

4
“rocking” controllato all’interfaccia tra gli elementi strutturali. La tecnologia PRESSS è caratterizzata da due
tipologie di armatura. La prima consiste in cavi/barre di post-tensione non aderenti (unbonded) progettati
per rimanere elastici e consentire quindi la capacità di ricentramento del sistema alla fine del terremoto,
garantendo dunque spostamenti residui ridotti o trascurabili. L’altra consiste in armature interne, o
preferibilmente, dissipatori esterni e sostituibili “Plug&Play” [14, 15], che conferiscono una capacità di
dissipazione dell’energia al sistema. Figura 4b presenta un esempio di connessione trave-pilastro con
dissipatori esterni. Combinando la capacità di ricentramento con quelle di dissipazione dell’energia, si ottiene
un particolare ciclo di isteresi a forma di “bandiera” (Flag-Shape) per la tecnologia PRESSS, Figura 4c. Maggiori
informazioni tecnico-divulgative sulle soluzioni a basso danneggiamento sono reperibili in un video
presentazione presentato su Ingenio-Web1, nonché nella Parte I di questo lavoro

Figura 4 – a) Esempio di rinforzo sismico tramite esoscheltro a basso danneggiamento, sfruttando sia il
sistema a setti che a telaio; b) connessione a basso danneggiamento trave-pilastro con dissipatori esterni; e
c) ciclo isteretico “Flag-Shape” tipico nelle strutture PRESSS (modificata da [16, 17]).

2.4 Approccio di modellazione per le analisi numeriche


Le analisi numeriche sono state eseguite implementando un modello a plasticità concentrata bidimensionale
(2D) nel software strutturale Ruaumoko [18], Figura 5. Per semplicità, nel modello si assumono vincoli fissi
alla base (cioè, viene trascurata l'interazione terreno-struttura), e si considerano diaframmi di piano rigidi.
Gli elementi strutturali (travi e pilastri) sono modellati con elementi elastici monodimensionali con cerniere

1
https://www.ingenio-web.it/articoli/sicurezza-sismica-e-sostenibilita-nuova-generazione-di-strutture-resilienti-a-
basso-danneggiamento/

5
plastiche alle estremità (elementi Giberson). Il comportamento delle cerniere plastiche è definito attraverso
relazioni momento-curvatura bilineari, mentre la lunghezza di cerniera plastica viene valutata secondo [19].

Figura 5 –Approccio di modellazione utilizzato per l’implementazione di analisi statiche e dinamiche non
lineari.

Solo per i pilastri, viene anche implementato un diagramma di interazione momento-sforzo assiale. Il
meccanismo di rottura per taglio e l'interazione flessione/taglio sono valutati secondo [7]. Per modellare le
zone del pannello nodale vengono adottati dei bracci rigidi connessi tramite molle rotazionali a
comportamento non lineare. Il comportamento non lineare di queste molle rotazionali è caratterizzato da
relazioni momento equivalente pilastro-deformazione a taglio, come suggerito in [20]. Inoltre, per
considerare l'influenza del carico assiale sulla capacità del nodo, è stato anche implementato un diagramma
di interazione momento-sforzo assiale. Infine, per tutti gli elementi strutturali in calcestruzzo armato, viene
definito un degrado lineare della resistenza, imponendo che la capacità a momento risulti uguale a zero
quando viene raggiunta una deformazione pari al doppio della capacità di deformazione ultima (come
suggerito in [21]).
Per quanto riguarda il comportamento isteretico dell'elemento strutturale, è stato implementato il modello
di Takeda per travi e pilastri. I fattori di rigidezza di scarico e ricarico sono impostati uguali a =0.3, =0.5 per
le travi e =0.5, =0.0 per i pilastri (viene considerato un ciclo isteretico più “grasso” per le travi).

6
Diversamente, per modellare il comportamento isteretico del nodo si utilizza il modello di Sina, [22]. Questo
ciclo consente di considerare anche l'effetto di "pinching", caratteristico dei nodi nelle strutture esistenti. Per
le analisi statiche non lineari, viene considerata una distribuzione del carico proporzionale alle masse di
piano. Inoltre, per le analisi dinamiche non lineari, viene adottato un modello di smorzamento proporzionale
alla rigidezza tangente, pari al 5% di quello critico, per tutti i modi di vibrare.
Per quanto riguarda le strutture rinforzate sismicamente, gli effetti degli interventi locali (CFRP o CJ) sono
modellati modificando la relazione momento-curvatura delle cerniere plastiche. Chiaramente, nel caso
dell'intervento di Concrete Jacketing, viene aggiornata anche la geometria dei pilastri e dei nodi nel modello.
D'altra parte, nel caso di interventi globali (esoscheletri), viene implementato un modello strutturale
aggiuntivo e collegato a quello esistente tramite link rigidi con cerniere di estremità. Vale la pena ricordare
che, in questo lavoro, vengono considerati esoscheletri a basso danneggiamento. Pertanto, per queste
soluzioni, gli elementi strutturali sono modellati tramite elementi elastici con due molle rotazionali non
lineari nella sezione estremale che lavorano in parallelo, [23, 24]: la prima simula l'effetto di ricentraggio dei
cavi/barre di post-tensione e la seconda simula la dissipazione dell'energia legata ai Plug&Play. Dunque, per
la prima molla si adotta un ciclo elastico non lineare elastico, mentre per la seconda un ciclo elasto-plastico
basato sul modello di Ramberg-Osgood.

2.5 Definizione delle curve di fragilità e di vulnerabilità per la valutazione delle EAL
Come accennato in precedenza, uno degli obiettivi del presente lavoro è anche quello di confrontare diverse
metodologie per la valutazione delle perdite economiche associate al danno da sisma. A tal proposito sono
state utilizzate tre metodologie: i) quella proposta in [6] per la valutazione dell’indice PAM; ii) una miglioria
di tale procedura “PAM Refined”, trattata nel dettaglio nella Parte I del presente lavoro; e iii) un approccio
probabilistico, i cui risultati saranno qui riferiti come EAL. Le EAL sono state derivate seguendo un approccio
basato sulla definizione di curve di fragilità e vulnerabilità. Per motivi di sintesi, verranno qui delineati solo i
passaggi principali della procedura. Ulteriori informazioni relative alla procedura possono essere trovate nella
Parte I del presente lavoro. Inizialmente, sono state eseguite analisi dinamiche non lineari (NLTHAs) per
definire una "nuvola" di punti (cloud analysis), come descritto in [25]. Tale “nuvola” correla un Parametro di
Domanda Ingegneristica (Engineering Demand Parameter, EDP) con una Misura di Intensità (Intensity
Measure, IM). Questa procedura tiene conto sia dei casi di Collasso (C) che di quelli di Non Collasso (NoC). In
particolare, è stato selezionato il Massimo Spostamento Inter-Piano (Maximum Inter-Story Drift, MIDR) come
EDP, mentre l'accelerazione spettrale (spettro elastico, con smorzamento al 5%) in corrispondenza del
periodo fondamentale, Sa(T1), è stata utilizzata come IM. La “nuvola” di punti (cloud, EDP vs IM) per i casi
NoC viene utilizzata per definire una regressione secondo una legge esponenziale, EDP = aIMb. Combinando
poi questo risultato con quello derivante dalla regressione logistica, è possibile definire le relazioni di fragilità
per ciascuno Stato di Danno (Damage State, DS). Dopo di che, combinando queste con i Rapporti Danno-

7
Perdita (DLR) a livello di edificio, disponibili in [6], per ciascun DS, è stato possibile definire le curve di
vulnerabilità, le quali hanno l’obiettivo di definire un modello di conseguenze che metta in relazione i costi
di riparazione e ricostruzione (cioè, il rapporto di perdita, LR) con una data IM. Infine, combinando le curve
di vulnerabilità con l'analisi di pericolosità del sito (cioè, con le curve di pericolosità), è possibile definire le
EAL. La Figura 6 riporta uno schema della procedura adottata per la definizione delle perdite.

Figura 6 –Diagramma di flusso per la determinazione delle perdite economiche (EAL)

3. Risultati e discussione
3.1 Valutazione della prestazione sismica nella configurazione pre-intervento (As-Built)
Al fine di valutare la prestazione sismica della struttura nella configurazione as-built, è stata eseguita
un'analisi non lineare statica (Push-Over) seguendo l'approccio descritto nella Sezione 2.4. I risultati
dell'analisi evidenziano che il meccanismo di collasso della struttura è principalmente governato dalla rottura
fragile dei nodi interni ed esterni, in linea con quanto atteso per edifici costruiti prima degli anni ‘70. La Figura
7a mostra la curva Push-Over con l'identificazione dei DS, ed i meccanismi plastici attesi al raggiungimento
dello Stato Limite di Salvaguardia della Vita (SLV).

Figura 7 – a) Curva Push-Over nella configurazione pre-intervento, b) Identificazione dei punti di prestazione
nel piano ADRS.

8
In particolare, come suggerito in [26], DS1 viene identificato in corrispondenza del raggiungimento di uno
spostamento pari a 0.7dy, dove dy rappresenta lo spostamento equivalente di snervamento della struttura.
Tale valore è identificato tramite una bi-linearizzazione della curva, seguendo le istruzioni in [27]. Il
raggiungimento dello SLV corrisponde ad uno stato di danno DS3, mentre DS4 corrisponde al raggiungimento
dello stato limite di prevenzione del collasso, SLC. Quest’ultimi (i.e., DS3 e DS4) sono identificati valutando lo
step dell’analisi in cui il primo elemento strutturale raggiunge rispettivamente 3/4θU e θU, dove θU
rappresenta la rotazione ultima dell’elemento stesso. Infine, lo stato di danno DS5 viene ottenuto valutando
lo spostamento a cui si osserva una riduzione della resistenza globale pari al 15%.
Successivamente, la risposta del sistema a più gradi di libertà (Multi-Degree of Freedom, MDoF) viene
convertita in un sistema a singolo grado di libertà equivalente (SDoF) all'interno del dominio Acceleration-
Displacement Response Spectrum (ADRS). Al fine di valutare i punti di prestazione per ogni stato limite, viene
adottato il Capacity Spectrum Method (CSM, [28]). Tale metodo, corrispondente al "Metodo B" nelle NTC
2018, [27], è preferito al metodo N2 [29], ("Metodo A"), poiché un lavoro precedente degli autori ([30]) ha
dimostrato che il CSM sembrerebbe essere più conservativo nella valutazione della classe di rischio sismico
di un edificio.
I punti di prestazione sono stati valutati considerando diversi livelli di intensità sismica (SLO, SLD, SLV e SLC).
Al fine di definire i punti di prestazione, gli spettri elastici per SLO e SLD sono stati scalati fino al
raggiungimento del corrispondente DSi (ovvero DS1 e DS2). Per i terremoti allo stato limite ultimo (SLV e
SLC), sono stati utilizzati gli spettri smorzati e poi scalati fino al DS3 e DS4. In particolare, lo smorzamento
viscoso equivalente è stato definito seguendo il "Metodo B" riportato nelle NTC 2018 [27], e utilizzando un
fattore k pari a 0.33. Tale valore viene suggerito, dalle normative, per le strutture con bassa capacità
dissipativa, come ci si aspetta per gli edifici costruiti prima dell’entrata in vigore delle normative vigenti. La
Figura 7b mostra la definizione dei punti di prestazione all'interno del dominio ADRS.
Infine, si elencano in Tabella 1 il periodo fondamentale (T1) e le soglie di MIDR per i DS nella configurazione
as-built.

DS1 DS2 DS3 DS4 DS5 T1


As-Built 0.21% 0.30% 0.92% 1.11% 1.75% 0.87 sec
Tabella 1– MIDR per i vari DS e periodo fondamentale della struttura nella configurazione as-built.

3.2 Stima delle curve di fragilità


I risultati illustrati nel paragrafo precedente vengono utilizzati per effettuare un’analisi di fragilità della
struttura esistente. In questo lavoro, sono stati considerati due approcci alternativi: un approccio più
“pratico”, basato sull’esecuzione di analisi Push-Over (PO), ed un approccio più avanzato, che richiede invece
l’esecuzione di analisi dinamiche non lineari (TH). In particolare, per l’esecuzione di quest’ultime sono state
considerate 150 registrazioni, selezionate in accordo con la metodologia illustrata nella Sezione 3.2 della

9
Parte I del presente lavoro. I risultati delle analisi dinamiche non lineari sono stati quindi utilizzati per definire
un modello probabilistico di domanda sismica (probabilistic seismic demand model, PSDM) per la
configurazione “as-built”. Maggiori dettagli sulla metodologia adottata per eseguire l’analisi di fragilità
possono essere trovati nella Parte I del presente lavoro.
La Figura 8a mostra gli spettri delle registrazioni selezionate, rappresentati insieme allo spettro medio. La
Figura 8b mostra i risultati della regressione nel piano logaritmico, che è definita come EDP = aIMb, con a =
2.306 e b = 0.789.

Figura 8 – a) Spettri dei 150 terremoti ottenuti dal SIMBAD, insieme allo spettro medio e quello da norma per
l’SLV; b) analisi di regressione per la struttura nella configurazione pre-intervento nel piano logaritmic; c)
risultati della regressione logistica; d) curve di fragilità derivate sia secondo l’approccio PO che TH, e seguendo
la metodologia “cloud”.

La stima delle curve di fragilità viene quindi effettuata utilizzando il PSDM, dipendente dai risultati dell’analisi
di regressione nel piano logaritmico basati sui casi di non collasso, e dalla regressione logistica costruita
considerando i casi di collasso e non collasso (Figura 8c), come spiegato nella Sezione 3.2 della Parte I di
questo lavoro.
In aggiunta, al fine di indagare l'efficacia di un approccio semplificato alternativo, le curve di fragilità vengono
valutate anche utilizzando i risultati dell'analisi statica non lineare. In questo caso, il valore mediano della
curva di fragilità per ciascun DS viene valutato applicando il “Metodo B” della normativa (ovvero, il Capacity

10
Spectrum Method). Diversamente, la dispersione viene valutata facendo riferimento a valori di default
disponibili in letteratura. In particolare, è stato considerato un valore β=0.450, secondo [31]. La Figura 8d
riporta un confronto tra le curve di fragilità ottenute considerando i due approcci alternativi (i.e., Push-Over,
PO; analisi dinamiche non lineari TH) per ogni DS considerato. I valori mediani delle fragilità, μ, e le deviazioni
standard logaritmiche, β, sono riassunti nella Tabella 2 per entrambi gli approcci.

 DS,PO [g]  DS,PO  DS,TH [g]  DS,TH


DS1 0.063 0.450 0.047 0.242
DS2 0.087 0.450 0.074 0.242
DS3 0.231 0.450 0.306 0.238
DS4 0.264 0.450 0.384 0.235
DS5 0.399 0.450 0.626 0.350
Tabella 2 – Mediana e deviazioni standard logaritmiche delle curve di fragilità nella configurazione pre-
intervento (As-Built).

I risultati evidenziano un buon accordo tra i valori mediani delle relazioni di fragilità ottenute attraverso
l'approccio PO e TH. Tuttavia, per tutti i DS considerati, si osservano valori significativamente più elevati di
dispersione per la metodologia semplificata (PO) rispetto a quella più raffinata (TH). È anche interessante
notare che, da un lato, come previsto, la metodologia PO tende a sottostimare la prestazione sismica della
struttura per i DS più elevati (cioè DS3-DS5), restituendo quindi una fragilità maggiore (valori più bassi di μ)
rispetto al metodo TH. D'altra parte, questa tendenza sembra invertirsi per i DS inferiori (cioè DS1, DS2), dove
si ottengono valori più elevati di μ per il metodo PO rispetto al metodo TH. Questo risultato si prevede possa
influenzare la valutazione della prestazione sismica della struttura in termini di perdite economiche, come
sarà discusso, più in dettaglio, nella prossima sezione.

3.3 Valutazione della sicurezza e delle perdite economiche nella configurazione As-Built
La valutazione della sicurezza consiste nel definire l'Indice di Sicurezza, IS-V. L'IS-V viene calcolato
considerando sia l'approccio basato sulle Push-Over (cioè, mediante il CSM) che utilizzando i risultati
dell'approccio probabilistico basato sulle analisi dinamiche non lineari. In particolare, in quest'ultimo caso,
l'IS-V è valutato considerando come capacità sismica della struttura il valore mediano della curva di fragilità
al DS3. Per la struttura as-built si ottiene un valore di IS-V del 47% e del 63% rispettivamente per l'approccio
basato sulle Push-Over e quello basato su analisi dinamiche non lineari. Questo risultato conferma che
l’utilizzo delle analisi non lineari statiche sembra fornire risultati più conservativi rispetto all’esecuzione di
analisi dinamiche non lineari, come si può notare anche dal confronto delle curve di fragilità relative ai DSi
associati agli stati limite ultimi.
La valutazione delle perdite è stata effettuata valutando le perdite annue attese (Expected Annual Losses,
EAL) considerando quattro approcci alternativi: i) la procedura descritta in [6], indicata convenzionalmente

11
come valore PAM (secondo la nomenclatura di [6]); ii) una versione più raffinata della procedura descritta in
[6], qui riferita come “PAM Refined”, e che sfrutta un’approssimazione al secondo ordine della curva di
pericolosità; iii) utilizzando il modello di vulnerabilità (come da Sezione 2.5, e sezione 3.2 della Parte I del
presente lavoro) definito attraverso l'approccio semplificato basato sulle curve Push-Over (qui riferito come
“EAL Frag_PO”); e iv) la stessa metodologia di iii), ma considerando il modello di vulnerabilità ottenuto
tramite analisi dinamiche non lineari (“EAL Frag_TH”). Maggiori informazioni relative alle procedure
alternative per il calcolo della PAM o EAL sono disponibili nella Parte I del presente lavoro. Vale la pena
ricordare che, quando si utilizzano gli approcci ii) - iv), devono essere calcolati i coefficienti dell'Equazione 1
(che rappresenta l’approssimazione al secondo ordine della curva di pericolosità). In particolare, in questo
lavoro è stato utilizzato l’approccio proposto in [32].
𝜆(𝐼𝑀) = 𝑘0 exp(−𝑘2 ln2 𝐼𝑀 − 𝑘1 ln 𝐼𝑀) (1)

Al fine di definire una formulazione analitica per la curva di pericolosità, devono essere selezionate tre coppie
IM-λIM per definire i tre coefficienti dell'Equazione 1. Poiché il contributo principale alle perdite attese (EAL,
PAM) è correlato ai valori più elevati di λIM (cioè, associati a terremoti più frequenti), sono state considerate
le coppie IM-λIM relative ai terremoti SLO, SLD e SLV. I coefficienti ottenuti sono: k0 = 0,000248, k1 = 3,213 e
k2 = 0,359.
La Figura 9a mostra un confronto tra le curve di vulnerabilità ottenute tramite l'approccio PO e l'approccio
TH, mentre la Figura 9b mostra le curve di perdita derivate seguendo i quattro approcci definiti in precedenza.

Figura 9 – a) Curve di vulnerabilità e b) curve di perdita per la configurazione pre-intervento (As-Built).

PAM PAMRefined EALFrag_PO EALFrag_TH IS-VPO IS-VTH


As-Built 3.93% 3.44% 2.34% 1.82% 47% 63%
Tabella 3 – Valori degli indici di perdita economica calcolati per i vari approcci, insieme all’indice di sicurezza,
IS-V, calcolato con approccio di analisi statica (PO) e dinamica (TH) non lineare per la configurazione pre-
intervento.

12
La Tabella 3 sintetizza i valori relativi agli indici connessi alle perdite economiche ottenuti seguendo i quattro
approcci definiti in precedenza, insieme ai valori dell’indice IS-V, ottenuti considerando sia analisi statiche
che dinamiche non lineari.
I risultati della valutazione delle perdite mostrano una riduzione delle perdite attese se viene utilizzato il
metodo “PAM Refined” rispetto al metodo tradizionale. Questo era un risultato atteso, poiché l'uso di
un’approssimazione al secondo ordine consente di ottenere una migliore stima dei valori di λIM dalla curva di
pericolosità. Le principali differenze tra il metodo raffinato e quello tradizionale si osservano per l’SLD, il cui
raggiungimento è previsto per terremoti frequenti, dove la correzione introdotta dal fitting al secondo ordine
risulta molto significativa.
Inoltre, quando viene utilizzato il metodo PAM, è necessario ricordare che la curva delle perdite viene
costruita sfruttando solo pochi punti discreti λIM-LR. Diversamente, quando si utilizza un approccio
probabilistico (sia PO che TH), la curva delle perdite risulta continua. Per questa ragione, è piuttosto facile
comprendere perché l'approccio probabilistico, anche se basato sull'analisi Push-Over, restituisca un valore
inferiore di EAL rispetto al metodo “PAM Refined”, sebbene la Figura 9b metta in luce la buona
corrispondenza tra i due metodi per i punti che rappresentano il raggiungimento dello SLD e SLV. Pertanto,
al fine di migliorare lo strumento semplificato della PAM, si potrebbero considerare ulteriori valori di LR (o
%CR per il metodo PAM) per le prestazioni intermedie della struttura (i.e., tra SLD ed SLV).
Considerando la curva EAL ottenuta attraverso analisi dinamiche, si può notare che per valori più elevati di
λIM, tale approccio sovrastima le perdite rispetto all'approccio basato sulle analisi Push-Over. Ciò è giustificato
dal fatto che per basse IM, la curva di vulnerabilità ottenuta tramite le analisi dinamiche è più “alta” rispetto
a quella ottenuta tramite l’approccio Push-Over (Figure 9a). Questo risultato è una diretta conseguenza dei
valori mediani di fragilità più bassi stimati attraverso analisi dinamiche rispetto all'approccio basato su analisi
statiche, sia per DS1 che DS2. Questa tendenza si inverte per valori di IM più elevati, giustificando l'incrocio
tra le curve EAL (Figura 9b). Inoltre, l'EAL valutato tramite analisi dinamiche è inferiore rispetto a quello
definito attraverso le analisi statiche, poiché per IM più elevati, la differenza tra le curve di vulnerabilità è
molto maggiore rispetto ai primi tratti delle curve.
Infine, è stata valutata la classe di rischio sismico della struttura secondo [6]. Tale classe è definita come la
classe minima tra quella relativa all'Indice di Sicurezza (IS-V) e a quello economico (cioè PAM o EAL). In questo
caso, sono state definite quattro classi in base alle analisi precedentemente svolte. Nei primi tre casi è stato
utilizzato il metodo basato su curve Push-Over (PO), e le differenze sono legate al metodo utilizzato per
valutare l'EAL (PAM, PAM Refined, EAL Frag_PO); nell'ultimo caso sono stati utilizzati i risultati basati su
analisi dinamiche. La Tabella 4 sintetizza le classi relative all'Indice di Sicurezza e a quello economico, nonché
le classi di rischio sismico finali per tutte le metodologie considerate.
In tutti i casi, l’indice PAM/EAL governa la definizione della classe di rischio sismico, ma come previsto, per lo
stesso edificio, sono state ottenute diverse classi in base alla diversa stima delle perdite.

13
Sebbene l'approccio basato su analisi dinamiche sia considerato il più affidabile, nelle successive analisi svolte
per le varie strategie e tecniche di retrofit, sono stati considerati solo gli approcci da i) a iii) per la valutazione
delle perdite, e solo l'approccio basato sulle analisi Push-Over per la definizione dell’indice IS-V.

Caso Classe (IS-V) Classe (PAM) Classe di Rischio


PO-PAM C E E
PO-PAMRef C D D
PO-EAL C C C
TH B C C
Tabella 4 – Definizione della classe di rischio sismico per la configurazione pre-intervento per i vari approcci

Ciò è giustificato dal fatto che sia per l'Indice di Sicurezza, sia per la valutazione delle perdite, il metodo basato
sulle analisi statiche non lineari risulta conservativo. Inoltre, la classe di rischio sismico ottenuta nella
configurazione as-built risulta essere la stessa utilizzando il metodo probabilistico basato su analisi statiche
o dinamiche non lineari. Infine, le analisi statiche non lineari sono generalmente considerate come il miglior
compromesso tra accuratezza dei risultati e semplicità di implementazione (anche tenendo conto dei
requisiti per la pratica professionale), rispetto alle analisi dinamiche non lineari, che, sebbene più precise,
risultano essere più complesse e caratterizzate da maggiore onere computazionale.

3.4 Valutazione delle prestazioni sismiche per le configurazioni rinforzate


Come nel caso della struttura as-built, è stata valutata la prestazione sismica anche delle configurazioni
rinforzate (post-intervento). Come già detto, le alternative di retrofit consistono in due strategie locali (l'uso
di CFRP e CJ) e due interventi globali costituiti dall'implementazione di esoscheletri utilizzando setti (Exo-
Setto) o telai (Exo-Telaio) esterni, rispettivamente.
Nel primo caso (CFRP), i nodi esterni ed interni ai primi due piani sono stati rinforzati seguendo la procedura
disponibile in [10]. Inoltre, i pilastri alla base sono stati completamente avvolti con CFRP al fine di migliorarne
la duttilità, grazie all’effetto di confinamento conferito dai fogli di CFRP. La procedura utilizzata per
considerare l'effetto del confinamento attraverso il CFRP è disponibile in [11].
Seguendo un approccio simile, la seconda alternativa di retrofit consiste nell'utilizzo dell’incamiciatura in
calcestruzzo degli elementi strutturali (CJ) per migliorare sia la resistenza dei nodi, sia la resistenza e duttilità
dei pilastri. In questo caso, il CJ è stato implementato lungo l'intera altezza dell'edificio per i pilastri esterni e
solo al piano terra per quelli interni. In quest'ultimo caso, anche i nodi interni del primo piano risultano
rinforzati. La Figura 10a mostra le curve Push-Over degli edifici sottoposti a rinforzo utilizzando l'intervento
locale rispetto a quella della struttura as-built. Inoltre, la Figura 10b mostra una rappresentazione schematica
dei due interventi. I risultati mostrano chiaramente come la modifica della "gerarchia delle resistenze"
tramite interventi locali consenta di migliorare la massima deformazione raggiungibile (in termini di

14
spostamento laterale) in entrambe le configurazioni, grazie all’ottenimento di un meccanismo plastico più
duttile rispetto alla condizione pre-intervento.
Inoltre, è possibile notare un leggero aumento della resistenza nel caso di rinforzo con CFRP, mentre nel caso
di CJ, è possibile notare un notevole miglioramento della resistenza, insieme ad un aumento della rigidezza.
Per quanto riguarda l'intervento globale, utilizzando la tecnologia a basso danneggiamento (PRESSS), sono
stati implementati esoscheletri costituiti sia da sistemi a parete che a telaio.

Figura 10 – a) Curve di Push-Over per le due alternative di rinforzo locale confrontate con quella dell’edificio
pre-intervento, b) illustrazione schematica degli interventi locali implementati.

Entrambe le opzioni di rinforzo sono state progettate seguendo l’approccio del Displacement-Based Retrofit
(DBR), presentato in [17, 33] per setti e telai, rispettivamente. L'obiettivo principale di tale procedura è la
prevenzione del raggiungimento della capacità in spostamento da parte dell'edificio esistente. Il dato di input
della procedura è quindi lo spostamento ultimo ammissibile per la struttura nella configurazione pre-
intervento (as-built). In particolare, per essere coerenti con le NTC 2018 [27], la massima deformazione
ammissibile è stata definita come quella per la quale la configurazione as-built raggiunge lo Stato Limite di
Salvaguardia della Vita (SLV), e da ciò si è valutato il drift di progetto D. Il rapporto di ricentramento utilizzato
qui è =1.75. I dettagli della procedura analitica DBR per la progettazione dell’esoscheletro possono essere
rintracciati nella Parte I del presente lavoro, e sono riportati in maniera schematica in Figura 11.

Figura 11 – Diagramma di flusso rappresentativo degli step fondamentali per l’implementazione della
procedura analitica di Displacement-Based Retrofit (DBR).

15
La Figura 12a mette a confronto le curve di Push-Over delle strutture rinforzate utilizzando gli esoscheletri
con quella della struttura as-built. È possibile notare che l'implementazione degli esoscheletri aumenta la
capacità del sistema sia in termini di resistenza che di rigidezza. Inoltre, è possibile notare un leggero
aumento del massimo spostamento raggiungibile. Questo risultato è legato alla rigidezza aggiuntiva
(connessa alla realizzazione dei nuovi sistemi strutturali) che “forza” la struttura as-built a deformarsi in modo
più regolare, ridistribuendo l'inelasticità lungo l'altezza (cioè, evitando la concentrazione di deformazioni
plastiche in un piano specifico). Infine, per dimostrare la potenzialità della tecnologia PRESSS in termini di
riduzione della deformazione residua, è stata effettuata un'analisi non lineare statica ciclica (Push-Pull) per
la configurazione rinforzata mediante esoscheletro a telaio (Figura 12b).

Figura 12 – a) Confronto tra le curve Push-Over relative alle soluzioni con rinforzo basato su esoscheletri, e
quella della configurazione as-built, b) esempio di analisi non lineare statica ciclica per il caso di rinforzo con
telaio esterno a basso danneggiamento.

3.5 Valutazione della sicurezza e delle perdite economiche nelle configurazioni post-
intervento
Utilizzando i risultati delle analisi non lineari statiche della Sezione 3.4, ed adottando la stessa metodologia
descritta nel 3.3 per la configurazione as-built, è stata effettuata la valutazione della sicurezza e delle perdite
economiche per ciascuna strategia di rinforzo.
In una prima fase, è stato valutato l'Indice di Sicurezza IS-V per le alternative di retrofit analizzate; i risultati
sono elencati in Tabella 5. Dai valori ottenuti per l’indice IS-V è possibile notare che, nel caso degli
esoscheletri, sebbene la strategia implementata miri al raggiungimento del 100% di IS-V, la progettazione
tramite la procedura DBR permetta in realtà di raggiungere valori più elevati. Ciò è principalmente legato alle
sovra-resistenze introdotte nel processo di progettazione, rispetto alle azioni che dovrebbe sostenere
l’esoscheletro (come definite dalla procedura DBR). Inoltre, la rigidezza introdotta dall’esoscheletro tende a
migliorare (cioè, regolarizzare) il meccanismo di deformazione inelastica della struttura esistente e, di
conseguenza, il raggiungimento del DS3 si sposta verso valori più elevati di deformazione ammissibile per la
struttura rinforzata.

16
Successivamente, è stata effettuata la valutazione delle perdite. La Figura 13 mostra il confronto delle curve
PAM/EAL definite tramite l'approccio basato su Push-Over per tutte le alternative, ovvero a) CFRP, b) CJ, c)
Exo-Parete e d) Exo-Telaio.
Dalla figura, è possibile notare che il miglioramento proposto della PAM (“PAM Refined”) è significativo
soprattutto quando si considerano strutture con scarse prestazioni, come ad esempio strutture esistenti con
criticità strutturali o strutture rinforzate in cui le strategie/tecniche utilizzate non permettono di raggiungere
una prestazione simile a quella di nuove costruzioni, come nel caso del CFRP qui presentato (Figura 13a).

Caso IS-V Classe (IS-V)


As-built --- 47% C

CFRP 73% B

CJ 113% A+

Exo-Parete 132% A+

Exo-Telaio 141% A+

Tabella 5 – Valori e classe associata all’indice IS-V per ogni alternativa di rinforzo

Questo viene considerato un risultato atteso, dal momento che la metodologia “PAM Refined” (proposta
nella Parte I del presente lavoro) fornisce un miglioramento significativo nella stima della prestazione della
struttura a Stati Limite bassi in termini di IM, come evidenziato anche dalla Figura 1d. Tuttavia, per quanto
riguarda il retrofit, anche considerando la prestazione sismica ottenuta con rinforzo tramite CFRP, viene
comunque ottenuta la stessa classe PAM, a differenza di quanto ottenuto in precedenza per la configurazione
as-built. Diversamente, considerando strutture che hanno una buona prestazione sismica (ad esempio nuove
costruzioni o strutture rinforzate la cui prestazione sismica è simile a quella di nuove costruzioni), l'errore nel
definire IM sembra essere limitato anche se si considera un’approssimazione di primo ordine della curva di
pericolosità (come nell'approccio proposto in [6], “Sismabonus”). Ciò è principalmente dovuto ai valori di
capacità ottenuti in termini di IM (ad esempio PGA, Sa(T1)), che sono prossimi ai valori di domanda per le
strutture di nuova progettazione. Per questo motivo, il metodo generalmente non richiede una grande
estrapolazione del valore di  dalla curva di pericolosità adottata. Considerando il confronto con la curva di
perdita derivata da curve di vulnerabilità (linea verde in Figura 13), le stesse considerazioni precedentemente

17
effettuate per il caso pre-intervento rimangono valide; in particolare, si evidenziano valori di LR (o
equivalentemente del %CR) inferiori per ciascun IM rispetto alla metodologia PAM (sia classica che raffinata).
La Tabella 6 raccoglie i valori di EAL/PAM e le classi associate valutate attraverso le diverse metodologie
alternative (PAM, PAM Refined e l'approccio probabilistico, indicato come EAL nella tabella) per ciascuna
tecnica di rinforzo considerata.

Figura 13 – Confronto tra le curve PAM/EAL per le varie alternative di rinforzo: a) CFRP, b) CJ, c) Exo-Parete,
e d) Exo-Telaio

Utilizzando tutti gli approcci per la definizione delle perdite e dell’indice di sicurezza, la classe di rischio
sismico è stata definita per tutte le alternative in accordo con le linee guida del “Sismabonus” [6]. La Tabella
7 sintetizza i risultati per la classificazione del rischio sismico sia per la struttura as-built che per le varie
alternative di rinforzo.

18
Soluzione di
PAM ClassePAM PAMRefined ClassePAMRef EAL ClasseEAL
rinforzo

CFRP 2.23% C 1.92% C 1.33% B

CJ 1.33% B 1.27% B 0.78% A

Exo-Parete 0.90% A 0.90% A 0.54% A

Exo-Telaio 0.65% A 0.64% A 0.35% A+

Tabella 6 – Valori di PAM/EAL, insieme alle relative classi, per tutte le alternative di rinforzo considerate.

Caso RischioPAM RischioPAMRefined RischioEAL


As-Built --- E D C

CFRP C C B

CJ B B A

Exo-Parete A A A

Exo-Telaio A A A+

Tabella 7 – Classe di rischio definita secondo gli approcci alternativi per la struttura as-built e per le alternative

In particolare, è possibile notare che, per tutte le alternative, sia la PAM che la PAM Refined restituiscono la
stessa classe di rischio sismico, evidenziando ancora una volta l'importanza del secondo metodo soprattutto
per le strutture con scarse prestazioni. Infatti, è utile notare che il metodo PAM tradizionale suggerirebbe
che l'implementazione della soluzione di rinforzo con CFRP sia in grado di fornire un miglioramento di due
classi di rischio sismico rispetto alla struttura as-built; tuttavia, il metodo PAM Refined proposto e l'approccio
probabilistico restituiscono come risultato un miglioramento di una sola classe per questa tecnica
d’intervento. Inoltre, in questo specifico studio, quando la classe di rischio viene definita in base all'approccio
probabilistico (EAL), si ottiene una classe di rischio superiore (un livello, ad esempio da “C” a “B”) per tutte le

19
alternative di intervento, ad eccezione del caso di esoscheletri con parete esterna, dove tutti i metodi
forniscono la stessa classe di rischio (nel caso specifico, classe “A”).
I risultati dell'indagine svolta mettono in evidenza l'efficienza dei sistemi di esoscheletro, sia considerando
l'Indice di Sicurezza che quello economico, quando confrontati con le alternative locali (specialmente in caso
di CFRP). Inoltre, come sottolineato in [34], le perdite economiche relative alle soluzioni basate
sull’implementazione di esoscheletri a basso danneggiamento potrebbero risultare ancora inferiori rispetto
a quelle stimate mediante le procedure adottate in questo lavoro. Questo è dovuto al fatto che i DLR utilizzati
in questo caso non tengono conto delle prestazioni superiori della tecnologia PRESSS rispetto ai sistemi
monolitici tradizionali. Nelle tecnologie a basso danneggiamento, lo sviluppo delle cerniere plastiche è infatti
sostituito con un meccanismo di “rocking” controllato, che consente di ridurre drasticamente sia i costi che i
tempi di riparazione. Per questo motivo, le attività di ricerca in corso si stanno concentrando sull'utilizzo di
metodologie di valutazione delle perdite più raffinate e basate sui singoli componenti [35], come già fatto da
Bianchi et al. [36], per dimostrare le prestazioni notevolmente superiori di edifici di nuova progettazione che
sfruttano sistemi a basso danneggiamento rispetto alle tecnologie tradizionali.

4. Conclusioni
Nel presente lavoro è stata studiata e discussa l'efficacia e l'attrattività di soluzioni di rinforzo sismico basate
su esoscheletri a basso danneggiamento. In particolare, la soluzione d’intervento considerata consiste nella
realizzazione di sistemi strutturali aggiuntivi ad alta prestazione sismica (sia sotto forma di telai che pareti)
implementati completamente dall'esterno dell'edificio e caratterizzati da un peculiare meccanismo di
“rocking” controllato derivante dalla tecnologia PREcast Seismic Structural System (PRESSS) con connessioni
duttili, assemblate a secco, in quanto prefabbricate, e post-tese.
I benefici derivanti dall'implementazione di tali sistemi (sia in termini di sicurezza che di perdite economiche)
sono stati valutati attraverso un'applicazione su un edificio esistente caso-studio, progettato solo per carichi
gravitazionali. Innanzitutto, la prestazione sismica della struttura as-built è stata valutata attraverso analisi
statiche non lineari e analisi dinamiche non lineari con accelerogrammi. Entrambi i metodi di analisi sono
stati utilizzati per valutare l'"Indice di Sicurezza" (IS-V, secondo le linee guida italiane "Sismabonus" [6]) e le
Perdite Annue Medie (PAM/EAL). In particolare, queste ultime sono state calcolate utilizzando diverse
metodologie alternative, tra cui: (i) l'approccio semplificato proposto in [6], ovvero la PAM; una versione
raffinata di quest'ultimo, qui proposta con il nome di “PAM Refined” (maggiori informazioni sono disponibili
nella Parte I del presente lavoro), basata su un’approssimazione al secondo ordine della curva di pericolosità;
e (iii) un approccio probabilistico che sfrutta sia le analisi statiche non lineari, che quelle dinamiche non
lineari.
I risultati hanno evidenziato che la struttura esistente analizzata mostrava una scarsa prestazione sismica,
principalmente a causa dell'assenza di una progettazione rispettosa del principio di “Gerarchia delle

20
Resistenze”. Inoltre, l'uso della metodologia “PAM Refined” (come miglioria dell’approccio riportato nel
"Sismabonus" [6]) ha consentito di ottenere un confronto migliore (e "più equo") dei risultati in termini di
perdite economiche tra l’approccio semplificato e gli approcci probabilistici, ritenuti in generale più raffinati.
È stato osservato che la “PAM Refined” ha restituito valori significativamente più bassi di EAL rispetto
all'approccio classico e ha fornito una stima più accurata di tale quantità (considerando i risultati ottenuti
tramite l’approccio probabilistico come valori di riferimento).
Inoltre, sono state considerate diverse strategie/tecniche di rinforzo alternative, al fine di confrontare i
sistemi con esoscheletro (telai o pareti) con soluzioni più tradizionali (ad esempio, incamiciatura in
calcestruzzo, CJ, o l’uso di materiali compositi fibro-rinforzati, FRP). La valutazione della sicurezza e delle
perdite economiche è stata effettuata per ciascuna delle diverse soluzioni di rinforzo. I risultati hanno
evidenziato che l'intervento locale implementato con il solo CFRP permette un miglioramento limitato in
termini di sicurezza, mentre le soluzioni con esoscheletro (sia sotto forma di telai che pareti), ed il CJ,
forniscono valori di IS-V anche superiori al 100% (cioè, rapporto capacità/domanda allo Stato Limite di
Salvaguardia della Vita superiore a 1). Inoltre, si è osservata una significativa riduzione dei valori di EAL per
le soluzioni con esoscheletro rispetto a quelle tradizionali di rinforzo locale. Infatti, l'implementazione di
strategie globali porta a classi di rischio sismico superiori rispetto alle strategie locali.
I risultati presentati in questo lavoro confermano l'alto potenziale delle soluzioni basate su esoscheletri a
basso danneggiamento per il retrofit sismico di strutture esistenti. Sebbene i risultati già evidenzino
significativi miglioramenti delle prestazioni sismiche della struttura esistente quando viene implementata
questa soluzione (rispetto a soluzioni più tradizionali d’intervento), ulteriori vantaggi potrebbero essere
messi in luce considerando gli sviluppi futuri di questo lavoro. Ad esempio, invece di adottare un modello di
danno a livello di edificio, è possibile effettuare una stima di valutazione delle perdite più raffinata seguendo
un approccio completamente probabilistico basato sui componenti (ad esempio, l'approccio riportato in
[35]), al fine di enfatizzare i benefici legati alle soluzioni a basso danneggiamento. Inoltre, in accordo con gli
obiettivi di sviluppo sostenibile definiti a livello internazionale, potenziali sviluppi futuri suggerirebbero di
effettuare uno studio riguardante l'utilizzo di soluzioni a basso danneggiamento basate su materiali eco-
sostenibili come il legno (ad esempio, la tecnologia Pres-Lam) all'interno di una procedura di analisi del ciclo
di vita (Life Cycle Analysis, LCA).

Ringraziamenti
Il primo autore desidera ringraziare il Ministero dell’Università e la Ricerca (MUR) per il finanziamento della
borsa di Dottorato. Inoltre, tutti gli autori desiderano ringraziare per i fondi di ricerca forniti dalla Regione
Lazio POR FESR Lazio 2014-2020 tramite il Progetto RSI intitolato "tEcnologie greeN integrate per la

21
mitigazione del riscHio sismico, l'efficientAmento eNergetico e la riqualifiCazione architEttonica degli edifici
esistenti (ENHANCE)2" (prot. N. A0375-2020-36779).

Bibliografia
[1] A. Marini, C. Passoni, A. Belleri, F. Feroldi, M. Preti, G. Metelli, P. Riva, E. Giuriani, G. Plizzari, Combining
seismic retrofit with energy refurbishment for the sustainable renovation of RC buildings: a proof of
concept. European Journal of Environmental and Civil Engineering, 8189, 1–21, 2017.
[2] D. Di Vece, S. Pampanin, Combined retrofit solutions for seismic resilience and energy efficiency of
reinforced concrete residential buildings with infill walls. 18th ANIDIS conference, Ascoli Piceno, Italy,
September 15-19, 2019.
[3] M.J.N. Priestley, Overview of PRESSS research program. Precast Concrete Iinstitute Journal, 36(4), 50–
57, 1991.
[4] J. Stanton, W.C. Stone, G.S. Cheok, A Hybrid Reinforcement Precast Frame for Seismic Regions. Precast
Concrete Institute Journal, 42(2), 20-32, 1997.
[5] M.J.N. Priestley, S. Sritharan, J.R. Conley, S. Pampanin, Preliminary results and conclusions from the
PRESSS five-story precast concrete test building. Precast Concrete Institute Journal , 44(6), 42–67,
1999.
[6] Italian Ministry of Infrastructures and Trasport. Linee guida per la classificazione del rischio sismico
delle costruzioni. (in Italian). Ministry Decree n.65, Allegato A, Rome, Italy, 2017.
[7] New Zealand Society for Earthquake Engineering. The seismic assessment of existing buildings -
technical guidelines for engineering assessments. Wellington, New Zealand, 2017.
[8] S. Pampanin, G.M. Calvi, M. Moratti, Seismic behaviour of RC beam-column joints designed for gravity
loads. 12th European Conference on Earthquake Engineering, London, UK, September 9-13, 2002.
[9] S. Pampanin, Controversial aspects in seismic assessment and retrofit of structures in modern times:
Understanding and implementing lessons from ancient heritage. Bulletin of the New Zealand Society
for Earthquake Engineering, 39,120–134, 2006.
[10] U. Akguzel, S. Pampanin, Assessment and design procedure for the seismic retrofit of reinforced
concrete beam-column joints using FRP composite materials. Journal of Composites for Construction,
16, 21–34, 2012.
[11] fib. Externally bonded FRP reinforcement for RC structures. fib bulletin 14. Lausanne, Switzerland,
2001.
[12] B, Lizundia, W.T. Holmes, K. Cobeen, J. Malley, H.S. Lew, Techniques for the seismic rehabilitation of
existing buildings. 8th US National conference on earthquake engineering, San Francisco, CA, US, April
18–22, 2006.
[13] M.J.N., Priestley, F. Seible, G.M. Calvi. Seismic Design and Retrofit of Bridges. New York: Wiley, 1996.
[14] S. Pampanin, Emerging Solutions for High Seismic Performance of Precast/Prestressed Concrete
Buildings. Journal of Advanced Concrete Technology,3(2), 202-223, 2005.
[15] F. Sarti, A. Palermo, S. Pampanin, Fuse-type external replaceable dissipaters: experimental program
and numerical modeling. Journal of Structural Engineering, 142(12), 04016134, 2016.
[16] fib. Seismic design of precast concrete structures. State-of-art report. Fib bulletin 27. Lausanne,
Switzerland, 2003.

2
https://michelematteoni.wixsite.com/enhance-project

22
[17] D. Marriott, S. Pampanin, D. Bull, A. Palermo, Improving the seismic performance of existing reinforced
concrete buildings using advanced rocking wall solutions. New Zealand Society for Earthquake
Engineering Conference, Palmerston North, New Zealand, March 30–April 1, 2007.
[18] A.J., Carr, RUAUMOKO2D - The Maori God of Volcanoes and Earthquakes. Inelastic Analysis Finite
Element program. Christchurch, New Zealand, 2016.
[19] M.J.N. Priestley, G.M. Calvi, M.J. Kowalsky, Displacement based seismic design of structures. Pavia:
Iuss, Italy, 2007.
[20] S. Pampanin, G. Magenes, A. Carr, Modelling of shear hinge mechanism in poorly de-tailed RC beam–
column joints. 4th fib Symposium, Athens, Greece, May 6-8, 2003.
[21] R. Gentile, C. Galasso, Simplified seismic loss assessment for optimal structural retrofit of RC buildings.
Earthquake Spectra, 37, 346–365, 2021.
[22] M. Saiidi, M.A. Sozen, Simple and complex models for nonlinear seismic response of reinforced concrete
structures. Urbana, IL: University of Illinois at Urbana-Champaign, US, 1979.
[23] S. Pampanin, M.J.N. Priestley, S. Sritharan, Analytical modeling of the seismic behavior of precast
concrete frames designed with ductile connections. Journal of Earthquake Engineering, 5(3), 329–367,
2001.
[24] M.P. Newcombe, S. Pampanin, A. Buchanan, A. Palermo, Section analysis and cyclic behavior of post-
tensioned jointed ductile connections for multi-storey timber buildings. Journal of Earthquake
Engineering, 12(S1), 83–110, 2008.
[25] F. Jalayer, H. Ebrahimian, A. Miano, G. Manfredi, H. Sezen, Analytical fragility assessment using
unscaled ground motion records. Earthquake Engineering and Structural Dynamics, 46, 2639–2663,
2017.
[26] S. Lagomarsino, S. Giovinazzi, Macroseismic and mechanical models for the vulnerability and damage
assessment of current buildings. Bulletin of Earthquake Engineering, 4, 415–443, 2006.
[27] Italian Ministry of Infrastructures and Trasport. Aggiornamento delle “Norme tecniche per le
costruzioni”. (in Italian). Supplemento ordinario n. 8 alla Gazzetta ufficiale del 20-2-2018, Rome, Italy,
2018.
[28] Applied technology council. Seismic evaluation and retrofit of concrete buildings. ATC-40 report,
Redwood City, CA, USA, 1996.
[29] P. Fajfar, A Nonlinear Analysis Method for Performance-Based Seismic Design. Earthquake Spectra, 16,
573–592., 2000.
[30] S. D'Amore, L. Pedone, S. Pampanin, Comparative analysis of code-compliant seismic assessment
methods through nonlinear static analyses and demand spectrum: N2 Method vs. Capacity Spectrum
Method. Procedia Structural Integrity, 44, 378-385, 2023.
[31] D. D’Ayala, A. Meslem, D. Vamvatsikos, K. Porter, T. Rossetto, H. Crowley, V. Silva. Guidelines for
analytical vulnerability assessment - low/mid-rise. GEM Technical Report, 2014.
[32] D. Vamvatsikos, Accurate Application and Second-Order Improvement of SAC/FEMA Probabilistic
Formats for Seismic Performance Assessment. Journal of Structural Engineering, 140, 04013058, 2014.
[33] S. D’Amore, S. Pampanin, Seismic Retrofit of Reinforced Concrete buildings using low-damage external
exoskeletons. 2nd fib Italy YMG Symposium on concrete and concrete structures, Rome, Italy,
November 18-19, 2021.
[34] S. D’Amore, S. Pampanin, Enhancing seismic safety of existing RC buildings through external
exoskeletons. 14th fib International PhD Symposium in Civil Engineering, Rome, Italy, September 5-7,
2022.

23
[35] Federal Emergency Management Agency. Seismic Performance Assessment of Buildings, Volume 1 –
Methodology. Federal Emergency Management Agency. Technical Report FEMA-P-58-1, Washington,
D.C., USA, 2012.
[36] S. Bianchi, J. Ciurlanti, S. Pampanin, Comparison of traditional vs low-damage structural and non-
structural building systems through a cost/performance-based evaluation. Earthquake Spectra. 37,
366–385, 2021.

24

Potrebbero piacerti anche