DIPARTIMENTO ATTIVITA SCIENTIFICHE E TECNOLOGICHE Unit Operativa Ingegneristico Geologico
Studio per la vulnerabilit sismica degli edifici pubblici, strategici e di culto nei Comuni colpiti dal sisma del 31 ottobre 2002 Decreto del Commissario delegato n.29 del 6.8.03
Linee guida per gli interventi di riparazione del danno e miglioramento sismico per gli edifici di culto e monumentali
EDIFICI DI CULTO Parte seconda : Progetto Esecutivo
ALLEGATO B
ANALISI DELLE PRINCIPALI TECNICHE DI CONSOLIDAMENTO E LIMITI DELLA LORO APPLICABILIT
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B. ANALISI DELLE PRINCIPALI TECNICHE DI CONSOLIDAMENTO E LIMITI DELLA LORO APPLICABILIT
Il terremoto rappresenta uno dei rischi di maggiore impatto per il costruito storico; gli edifici in muratura, infatti, sono caratterizzati da un'intrinseca vulnerabilit all'azione sismica: la struttura muratura, nonostante le molteplici forme in cui si pu riscontrare, essenzialmente concepita per resistere a carichi verticali. La disposizione stessa dei conci, per filari orizzontali, da attribuire alla volont del costruttore di disporre gli elementi di maggior debolezza (i giunti di malta) ortogonali alla curva delle pressioni indotta dalle azioni di pura compressione (pesi propri o portati). In occasione di un sisma, l'azione orizzontale genera degli stati di tensione tangenziale e di trazione che superano la debole resistenza del materiale determinando lesioni per scorrimento o distacco degli elementi. I recenti terremoti hanno mostrato come ledilizia monumentale risulti, in genere, pi vulnerabile rispetto ad altre tipologie di manufatti. Questo fatto mette in crisi quellassunzione che pone implicitamente le strutture monumentali a favore di sicurezza rispetto alle costruzioni ordinarie, in relazione sia alla scelta dei materiali adoperati sia alle maestranze utilizzate per porli in opera. In realt, questa contraddizione, pu essere risolta osservando come lincremento di resistenza che si pu attribuire al manufatto sia completamente azzerata dalla specifica vulnerabilit ad unazione sismica. Se si considerano le chiese, nonostante la loro configurazione spaziale sia mutata nel corso del tempo in funzione degli stili architettonici delle diverse epoche, sono tuttavia sempre riconoscibili caratteristiche significative ai fini della vulnerabilit. In primo luogo sono generalmente assenti quei fattori che possono essere considerati attualmente criteri per una buona progettazione antisismica, quali la leggerezza in quota e il comportamento scatolare; infatti, la definizione dello spazio ottenuta con pannelli murari di grande estensione, sia longitudinale che in altezza, la cui caratteristica di essere scarsamente collegati in senso trasversale: il pannello di facciata, la parete di fondo (quando non c labside) e, quando presente, larco trionfale, costituiscono le uniche connessioni trasversali, poste a distanze ampiamente superiore a quelle suggerite dalla buona regola del costruire. Lincidenza degli elementi di collegamento sul volume complessivo molto pi ridotta che nelledilizia ordinaria in muratura, il che determina un comportamento ancor pi lontano da quello scatolare e un ruolo ancor pi importante svolto dai pochi ammorsamenti presenti. Ai vasti spazi unitari, che sono propri degli edifici di culto, corrisponde la presenza di elementi di copertura di grandi dimensioni e, a volte, di notevole pesantezza spingenti su muri malamente collegati. La presenza di elementi spingenti, quali archi o volte, gi in una condizione statica, lassenza di orizzontamenti intermedi, la presenza di elementi architettonici particolari (stucchi, fregi) rappresentano specifiche forme di vulnerabilit. Allo scopo di diminuire la vulnerabilit sismica si pu intervenire sulla struttura effettuando delle opere di miglioramento. Nei paragrafi seguenti sono analizzati e descritti una serie di possibili interventi investigando per ognuno di essi: - principi di funzionamento base; - campi di applicazione; - applicazione della tecnica e fasi operative; - accorgimenti, varianti e limiti. Nonostante gli interventi proposti siano largamente utilizzati, si ritenuto utile disporre di unanalisi per ciascuno di essi, al fine di poter fornire dei criteri che permettano di valutare quale meglio risponde al caso specifico e quali sono quelli da evitare dopo la valutazione dei danni effettuata su un vasto campione di chiese (circa 7000) danneggiate in occasione dei ultimi recenti eventi sismici. Questo risulta particolarmente utile quando si opera su edifici monumentali nei quali la diminuzione della vulnerabilit e la salvaguardia dellincolumit pubblica, deve essere ottenuta nel rispetto delle valenze culturali del bene architettonico. Lesigenza della conservazione si traduce nel garantire lintegrit architettonica, formale e materiale del manufatto, progettando e realizzando interventi che siano, per quanto possibili, reversibili, mirati a conservare il ruolo strutturale originale degli elementi attraverso lutilizzo di materiali compatibili con quelli in opera. Per soddisfare contemporaneamente questi due obiettivi (sicurezza strutturale e conservazione del bene), apparentemente in contrasto tra loro, non occorre scendere ad un compromesso ma sar necessario che il progetto di miglioramento sismico ne formuli una sintesi, che discenda da unapprofondita conoscenza della fabbrica e degli interventi utilizzati. Gli interventi proposti si prefiggono la diminuzione della vulnerabilit agendo essenzialmente su due aspetti: - conferimento alla struttura di un comportamento scatolare; - miglioramento della qualit muraria. E evidente, come un qualunque intervento antisismico, possa essere considerato efficace solo se realizzato su strutture che presentano un buon comportamento sotto i carichi statici. Se, generalmente, si pu rilevare come la mancanza di connessione tra i diversi elementi possa essere considerata la principale causa di vulnerabilit, fondamentale ricordare che la qualit muraria influenza in maniera sostanziale la formazione di quei cinematismi di collasso che siano in grado di analizzare e, attraverso interventi specifici, di prevenire. Gli edifici monumentali, tuttavia, presentano, solitamente, murature di buona qualit, sia per la scelta dei materiali adoperati sia per le maestranze utilizzate per porli in opera. Il ricorso al miglioramento della qualit muraria risulter, quindi, essenzialmente confinato ai casi in cui la diagnosi effettuata, secondo le specifiche contenute nellALLEGATO A1 ed A2, mostra la scadente qualit della muratura dei diversi elementi architettonici. Nel seguito si riporta una breve analisi effettuata per schede sulle principali tecniche di intervento rivolta in particolare ad individuare i limiti della applicabilit alle murature storiche.
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CODICE SCHEDA DI INTERVENTO B.1 SPERONI E RINGROSSI MURARI B.2 CONSOLIDAMENTO MEDIANTE CUCI-SCUCI B.3 CONSOLIDAMENTO MEDIANTE TIRANTINI ANTIESPULSIVI B.4 CONSOLIDAMENTO MEDIANTE INIEZIONI DI MALTA B.5 INIEZIONI LOCALIZZATE B.6 CUCITURE ARMATE O INIEZIONI ARMATE B.7.A DIATONI ARTIFICIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO B.7.B DIATONI ARTIFICIALI IN ACCIAIO B.8 CONSOLIDAMENTO MEDIANTE LESECUZIONE DI INTONACO ARMATO (BETONCINO E RETE METALLICA) SUL PARAMENTO INTERNO O ESTERNO B.9 CERCHIATURE METALLICHE B.10 FASCIATURA CON MATERIALI COMPOSITI B.11 CORDOLO DI SOMMITA B.12 INSERIMENTO DI CATENE B.13 COLLEGAMENTO DEI TERZERI O DELLE TRAVI DI COLMO CON LA MURATURA DEL TIMPANO B.14 IRRIGIDIMENTO LEGGERO DELLA FALDA DELLA COPERTURA CON TAVOLATO LIGNEO B.15 CONSOLIDAMENTO DEGLI ARCHITARVI
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SCHEDA B.1 SPERONI E RINGROSSI MURARI Principi di funzionamento di base La stabilit di una costruzione in muratura non legata solo alla resistenza dei materiali, ma anche al buon collegamento tra gli elementi che la compongono. Talvolta, singole pareti o interi edifici sono instabili o a rischio di collasso per fenomeni di ribaltamento, provocate, ad esempio, da spinte orizzontali di volte o archi non contrastate. Tali strutture possono essere sostenute e i loro movimenti contrastati e bloccati dalla costruzione diadeguati speroni o ringrossi murari. Sintende, con il termine sperone, altrimenti detto contrafforte o barbacane, un elemento in muratura di larghezza limitata addossato ad una parete a contrasto della stessa. Il ringrosso murario invece il caso di un intervento esteso allintera parete soggetta a dissesto, di spessore pi limitato, tale da compensare il fuori piombo e, se necessario, fornire una piccola scarpa. I principi funzionali di base sono analoghi a quelli delle puntellazioni: tali elementi sono in grado di contrastare le azioni di spinta che agiscono sulle strutture instabili cui sono connessi, grazie alla loro forma, al loro peso e alla posizione rispetto al cinematismo che intendono contrastare. Lo sperone o il ringrosso murario realizzato per integrarsi con la struttura originaria e, formare quindi, un nuovo elemento murario stabile dal punto di vista geometrico e nei riguardi delle azioni esercitate. Ringrosso murario
Figura B.1.1 Schematizzazioni di speroni e ringrossi murari. Campi di applicazione Si applicano nei casi in cui una parete muraria si trova in precarie condizioni di stabilit, in quanto fortemente fuori piombo o soggetta a spinte orizzontali significative, in assenza didonei elementi di connessione (ammorsamento con murature ortogonali, catene metalliche, ecc.). Rispetto alle puntellazioni che, generalmente per la loro rapida esecuzione e possibilit di rimozione sono impiegate negli interventi di messa in sicurezza di emergenza o di semplice prevenzione, gli speroni e i ringrossi murari sono pi spesso impiegati in quelle situazioni in cui lintervento si pone come definitivo o nelle quali si prevede che esso rimarr in opera per un lungo periodo di tempo. Si sottolinea, tuttavia, come esso sia reversibile e quindi, in linea di principio, adottabile anche come opera non definitiva. Applicazione della tecnica e fasi operative La realizzazione degli speroni e dei ringrossi consiste, in sostanza, nella costruzione di masse murarie o in calcestruzzo, di varia geometria e dimensioni, addossate e opportunamente ammorsate alle murature originarie. Lutilizzo del calcestruzzo per sconsigliato per problemi dincompatibilit chimico-fisica e strutturale con la struttura esistente. Se viene impiegata la muratura di mattoni si sottolinea lesigenza, al fine di limitare i fenomeni di ritiro che potrebbero limitare lefficacia dellintervento, di formare giunti con poca malta. La costruzione dello sperone segue le fasi e il metodo costruttivo proprio di una qualsiasi struttura muraria e pu eventualmente essere associata ad altri sistemi e dispositivi di contenimento delle spinte, quali tiranti, catene o cerchiature. La fase di realizzazione delle fondazioni deve tenere conto delle inevitabili interferenze che i relativi scavi avranno con le strutture di fondazioni delledificio esistente e quindi, dovr osservare particolari cautele per evitare di indurre danni indesiderati o di peggiorare la situazione di equilibrio in cui versa la fabbrica.
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Figura B.1.2 - Alcuni esempi di speroni e ringrossi murari in Ripabottoni (CB) Accorgimenti, varianti e limiti Un limite implicito nella tecnica costituito dalla realizzazione stessa dello sperone, che richiede lesistenza di spazi liberi limitrofi la cui entit proporzionale allaltezza dello sperone stesso. Per questo, non sempre possibile ricorrere a questa tecnica per stabilizzare strutture instabili, soprattutto se particolarmente alte e snelle, oppure se comprese entro un tessuto urbano denso. Va rilevato come gli speroni, al contrario dei puntelli, non possano essere messi in forza. Essi rappresentano, quindi, solo un presidio eventuale che, diventa efficace solo a prezzo di una progressione del dissesto o in occasione di un evento sismico. Inoltre, come gi evidenziato, la costruzione dello sperone comporta scavi di fondazione che possono determinare rischi ulteriori per la stabilit della struttura da rinforzare. La costruzione di uno sperone murario, infine, muta radicalmente la configurazione e laspetto di un edificio e pu avere un notevole impatto sul suo intorno e sullambiente in generale.
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SCHEDA B.2 CUCI-SCUCIo SOSTRUZIONE MURARIA Principi di funzionamento di base Questo intervento si effettua in presenza di murature lesionate o degradate limitatamente a zone circoscrivibili. Tale tecnica consiste nel ripristino della continuit muraria attraverso la rimozione degli elementi (lapidei o laterizi) lesionati o degradati e la realizzazione di una nuova tessitura muraria con nuovi elementi sani senza interrompere la funzione statica della muratura nel corso dellapplicazione. Campi di applicazione Il campo di applicazione della tecnica del cuci-scuci obbligatoriamente confinato a quelle situazioni che presentano stati fessurativi o di degrado che interessano zone di parete di estensione modesta. Esso non pu, quindi, essere inteso come un intervento di consolidamento diffuso per quelle situazioni in cui la muratura presenta un degrado complessivo e legato in genere ad una scarsa qualit muraria. Tale tecnica potr, ad esempio, essere adottata quando la muratura presenta lesioni a seguito di un dissesto specifico la cui natura in genere non legata ad una scarsa qualit muraria. Affinch la tecnica del cuci-scuci possa essere applicata, necessario che la muratura presenti una minima regolarit nella tessitura (presenza di corsi orizzontali, forma degli elementi); nel caso di muratura irregolare (ciottoli o mista) impossibile ripristinare una continuit con tale tecnica mentre, preferibile liniezione locale di malta. Applicazione della tecnica e fasi operative Si riportano di seguito le fasi operative di tale tecnica dintervento. Si sottolinea come potrebbe essere necessario realizzare puntellature e opere di sostegno provvisionali per le parti del manufatto interessate dallintervento per prevenire crolli o deformazioni indesiderate. Per quanto riguarda i materiali utilizzati, si fa notare come i mattoni si prestino meglio, rispetto alla pietra, ad essere sagomati secondo necessit. In ogni caso non necessario che il nuovo materiale sia di uguale natura, forma e dimensione di quello preesistente, fatta eccezione, per quelle circostanze nelle quali si intenda porre una particolare attenzione agli aspetti estetici dellintervento. Si pone in evidenza, inoltre, come la riparazione delle lesioni debba sempre seguire ad una diagnosi che individui precisamente la natura del dissesto e succedere, quindi, agli interventi di consolidamento nei riguardi dello stesso (cedimenti di fondazione, rotazioni di pareti murarie).
1 - Recuperare materiale antico uguale a quello da integrare La muratura sulla quale si deve operare presenta mattoni lesionati o mancanti. Inoltre la tecnica del "cuci - scuci" comporta lo smontaggio dei laterizi circostanti, con i conseguenti rischi di fratture: si ha pertanto la necessit di disporre di una certa quantit di mattoni uguali a quelli esistenti. Usare mattoni diversi per dimensioni genera discontinuit nella trama e provoca scollamenti strutturali fra parti vecchie e parti nuove; la presenza di laterizi con diversa compattezza e quindi con diverso grado di assorbimento pu generare altri problemi, ad esempio in fase di intonacatura. Occorre quindi trovare elementi uguali a quelli esistenti, eventualmente reperiti in demolizioni di altre zone dello stesso fabbricato.
2 - Individuare la zona da cui iniziare e la direzione di sviluppo La tecnica si usa in presenza di un quadro fessurativo della muratura che pu presentarsi pi o meno complesso, ramificato ed esteso. Normalmente si inizia dal punto pi in basso, ma non una regola immutabile: occorre valutare con attenzione come deve progredire il lavoro, tenendo conto anche delle eventuali tensioni presenti nella muratura stessa. Pu essere molto utile eseguire delle fotografie mentre si esegue tale operazione
3 - Iniziare a smontare la zona di muratura scelta Utilizzando punta e mazzetta e scalpelli a punta larga si va ad agire sui giunti tra mattone e mattone, cercando di scalzare ogni singolo elemento senza romperlo o danneggiarlo. Possono essere utilizzati anche cunei in ferro oppure, in caso di forte adesione della malta, strumenti abrasivi (ad esempio seghetti). Deve essere sconsigliato, se non in casi estremi, l'uso del flessibile. La zona smontata deve avere una dimensione limitata (non pi di 20 - 30 mattoni per volta) e deve avere un contorno frastagliato per permettere la successiva immorsatura tra la parte esistente e quella rifatta.
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4 - Preparazione delle superfici e dei mattoni E' necessario a questo punto preparare le superfici ed i mattoni per la messa in opera; con picchette, spazzole ed eventualmente getti d'aria pulire accuratamente la muratura ed i mattoni ricavati. Quindi bagnare il tutto per favorire l'adesione della malta.
5 - Ricucire la muratura Occorre in primo luogo preparare la malta : l'operazione, apparentemente semplice, deve essere studiata ed eseguita con cura, perch si deve ottenere una malta il pi possibile simile a quella originale. In murature strutturali succede spesso che il cemento utilizzato a rinforzo determini nuovi motivi di dissesto nelle parti rimanenti a causa delle pi elevate caratteristiche di resistenza. A questo punto, utilizzando i mattoni di recupero o analoghi preventivamente bagnati, si inizia a porre in opera i corsi di laterizi prestando particolare attenzione a ripetere la configurazione originale e gli opportuni spessori di malta.
6 - Ripetere scucitura e cucitura secondo la direzione prefissata A questo punto dobbiamo ripetere loperazione seguendo la direzione che avevamo stabilito. E necessario che il processo di presa della malta nella prima zona sia iniziato ma non ancora concluso, per permettere un comportamento il pi possibile omogeneo alla parte ricucita.
7 - Risarcire i giunti degradati e stuccare le fughe e rifinitura della muratura Con la stessa malta usata per legare i mattoni, eventualmente addittivata con polvere di cotto a granulometria disomogenea, si risarciscono i giunti degradati nella restante muratura esistente e, nel caso di muratura faccia a vista, si stuccano le fughe. Quando loperazione completata possiamo procedere alle operazioni di finitura applicando lintonaco o lasciando la muratura faccia a vista. Accorgimenti varianti e limiti La tecnica richiede in fase preventiva e diagnostica unattenta e prudente valutazione della stabilit e dellequilibrio della muratura oggetto di intervento e, unaccurata esecuzione che eviti di determinare rotture e crolli. Per tali motivi sempre consigliabile procedere per sezioni successive e di limitata estensione eventualmente puntellando la struttura. La scelta dei materiali, inoltre, non pu essere governata esclusivamente da ragioni estetico-formali. La tecnica non garantisce un adeguato ripristino della continuit del nucleo interno ma efficace solo per murature con buoni paramenti, o dotati di tessitura regolare e di notevole spessore rispetto alleventuale nucleo interno. E necessario porre particolare attenzione agli interventi di cuci-scuci quando si opera su manufatti in zone sismiche, poich se non si assicura un saldo legame tra le nuove porzioni di muratura e quelle preesistenti, si pu rischiare la sconnessione e il crollo della struttura.
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SCHEDA B.3 CONSOLIDAMENTO MEDIANTE TIRANTINI ANTIESPULSIVI Principi funzionali di base La tecnica consiste nella realizzazione o nel ripristino della continuit muraria attraverso il collegamento dei paramenti di una parete in muratura tramite barre metalliche passanti, ancorate con piccole piastre bullonate. Lintervento indicato in presenza di murature con paramenti scollegati (murature a sacco od a paramenti accostati non connessi), soprattutto nei casi in cui sono evidenti gli spanciamenti (instabilit locale). Tali collegamenti, anche se puntuali, garantiscono una certa efficacia in un intorno della piastra, grazie allattrito tra gli elementi. Nel caso dazioni orizzontali, che producono il ribaltamento della parete (azioni sismiche, spinte di volte o archi), i tirantini non garantiscono la realizzazione di una monoliticit della parete, non essendo dotati di resistenza a taglio.
Figura B.3.1 Alcuni esempi di applicaziono di tirantini antiespulsivi (con rondella, piastra di piccole dimensioni, e ancoraggio non in vista) Campi dapplicazione Lefficacia dellintervento subordinata alla presenza di una certa qualit muraria iniziale. Nel caso di murature disordinate con pietre di piccola pezzatura, lazione del tirantino limitata ad una piccola area e la stessa presollecitazione cui lelemento sottoposto durante la posa, potrebbe indurre fessurazioni sulla parete. Nei riguardi della conservazione, lintervento facilmente leggibile e localizzato ma, se realizzato in modo diffuso, pu assumere un significativo impatto visivo. Dal momento che non necessario iniettare le barre, tale tecnica dintervento pu essere considerata in qualche maniera reversibile. Dato il materiale adottato, si ritiene che il campo dapplicazione pi idoneo sia quello di un consolidamento puntuale nelle zone soggette a spanciamento (dove si riscontrato un inizio di dissesto). In questo senso, lintento analogo alle cerchiature delle colonne, quando evidente lattivazione di fenomeni di rottura per compressione (vedi scheda B.1.9). In casi particolari, per murature con grossi conci lapidei, lintervento pu essere mascherato asportando, con la carotatrice, un piccolo cilindro lapideo e ricoprendo la piastra inserita allinterno. In questi casi, tuttavia, raramente la muratura necessita di tale intervento. Applicazione della tecnica e fasi operative Le fasi operative sono legate alla determinazione progettuale dalcuni aspetti fondamentali. In primo luogo bisogna valutare il passo delle perforazioni, che dipende dalle dimensioni degli elementi lapidei e dalla gravit del dissesto: in genere lindicazione riportata in vari manuali di assumere una maglia di 1 perforazione ogni m 2 . Lesecuzione dei fori deve essere effettuata tramite un trapano a rotazione, utilizzando una punta da 2025 mm in modo da potere agevolmente inserire delle barre filettate allestremit ( 1620 mm). Le piastre metalliche devono avere un diametro opportuno, in relazione alla qualit della muratura (nel caso di ciottoli o nel caso di murature con malta abbondante il diametro consigliato di 810cm) e il serraggio finale deve essere effettuato in modo da attribuire una piccola presollecitazione alle barre.
Accorgimenti varianti e limiti Di seguito vengono riportati, per punti, alcuni utili accorgimenti per la messa in opera di tale tecnica dintervento. Lesecuzione del foro deve essere effettuata in modo che almeno su uno dei due lati sia individuata una posizione ottimale per lancoraggio. E necessario al fine di eliminare problemi di corrosione lutilizzazione, se possibile, di barre in acciaio inox o in titanio. E necessario, inoltre, verificare il serraggio dopo la posa in opera dei tiranti adiacenti e comunque alcuni giorni dopo la posa in opera. Come in parte gi accennato, possibile nascondere le piastre solo in murature a grossi conci lapidei; in murature irregolari la realizzazione di piccoli scassi fa perdere completamente efficacia allintervento.
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SCHEDA B.4 CONSOLIDAMENTO MEDIANTE INIEZIONI DI MALTA Principi funzionali di base Il consolidamento di strutture in muratura tramite iniezioni di miscele di varia natura, rappresenta una delle tecniche dintervento pi usate. Negli ultimi 20 anni la possibilit di potere disporre di una metodologia non invasiva architettonicamente, di facile e rapida applicazione ed economicamente vantaggiosa per limpresa esecutrice, ha determinato un utilizzo spesso indiscriminato di tale intervento. Il metodo consiste nelliniettare una miscela di legante, in pressione o per colatura, per gravit, nei vuoti presenti della parete che sintende consolidare in modo da ripristinare la continuit in caso di stati lesionativi diffusi o di migliorare le caratteristiche meccaniche della muratura. Le miscele sono costituite da acqua e leganti inorganici (calci, cementi) o da miscele organiche (resine) che hanno un diverso grado di compatibilit con il supporto originario, soprattutto in relazione alla qualit delle malte esistenti e conferiscono un diverso comportamento, in termini di rigidezza e resistenza, alla muratura consolidata. La parete in muratura deve presentare una tessitura con una sufficiente continuit di vuoti e allo stesso modo, la miscela deve essere progettata in modo da garantire una sufficiente penetrabilit, ossia unadeguata fluidit; in tal senso le caratteristiche reologiche della miscela iniettata possono essere migliorate con laggiunta di particolari additivi dosati anche in funzione del grado d'assorbimento dacqua del supporto originario. Luso di leganti inorganici ha lo scopo di riempire i vuoti e dare continuit mentre, le resine, hanno un certo potere incollante; ci le rende utili nel caso di una muratura molto compatta (con pochi vuoti) ed in particolare nel consolidamento di singoli blocchi lapidei. Campi dapplicazione Nonostante tale intervento sia in genere molto diffuso, per la sua presunta limitata invasivit, sono pochi i casi in cui realmente efficace. In particolare utile, nel caso di murature fortemente decoese, per la riparazione di stati fessurativi diffusi o nel caso in cui sia necessario aumentare la rigidezza e la resistenza meccanica della parete. La presenza di una muratura fortemente degradata, in cui la malta originaria non sia pi in grado di garantire una continuit alla compagine muraria giustifica, infatti, lutilizzo di tale intervento evitando la disarticolazione dei conci. Il riempimento dei vuoti tramite boiacca di malta permette, infatti, di aumentare il numero dei contatti tra i conci limitando l'insorgere di concentrazioni di stati tensionali di compressione. Lefficacia subordinata al fatto che i vuoti siano comunicanti; in tal caso con un numero limitato di fori possibile permeare con continuit la muratura. Tuttavia importante sottolineare come una presenza eccessiva di cavit allinterno della muratura (per esempio murature a sacco) determina una quantit di materiale iniettato troppo elevata, aumentando oltre al costo dellintervento anche il peso del paramento murario. Tuttavia, anche se tale tecnica appare ammissibile nel restauro, siccome poco invasiva e coerente nellapporto dei materiali compatibili, forti critiche possono essere avanzate nei riguardi della reversibilit in quanto, il nuovo materiale apportato si confonde totalmente ed irreversibilmente con quello originale. Seppure pu essere banale, importante ricordare come in una muratura faccia a vista i fori praticati producono in ogni modo un impatto visivo non trascurabile. Applicazione della tecnica e fasi operative Per quanto riguarda le modalit esecutive appare utile ricordare le regole e le indicazioni fornite dalle normative tecniche, le quali rappresentano una guida a disposizione dei progettisti. Si riporta di seguito lelenco dei punti delle Normative Tecniche che considerano tale tecnica di consolidamento: Legge Regionale Friuli Venezia Giulia, D.M. del 2 novembre 1977 (P.1.2.2.1: Iniezioni di malta cementizia) Decreto 2 Luglio 1981 (P. 3.4.2.2: Iniezioni di miscele leganti) Circolare 10 Aprile 1997 (All.3 p.3: Iniezioni di miscele e leganti) In questa scheda si riportano sinteticamente le modalit realizzative di tale metodologia di consolidamento; va, infatti, ricordato come, gran parte dellefficacia della sua applicazione risieda quasi tutta nellaccuratezza dellesecuzione delle sue diverse fasi. In realt le modalit che sono elencate valgono come una preliminare indicazione delle operazioni da effettuare che devono essere in ogni caso valutate in base alle condizioni particolari che caratterizzano la parete su cui si deve operare (presenza di intonaci o apparati decorativi di pregio, pareti faccia a vista, ecc.). Una corretta esecuzione di tale metodologia dintervento risulta un'operazione articolata che richiede attenzione nelle diverse fasi in cui si esplica. In particolare, nonostante alcune fasi possono differire in funzione della miscela adottata, possibile, in genere, individuare quattro distinte fasi esecutive: preparazione della muratura, perforazione e inserimento delle cannule, lavaggio ed imbibizione della muratura ed iniezione. Di seguito riportata una descrizione sintetica dei principali accorgimenti relativi alla realizzazione di tale opera di consolidamento.
Figura B.4.1 Fasi dellintervento con iniezione di malte 1) Preparazione della parete Le operazioni da compiere sono legate alla necessit di preparare la parete per l'intervento vero e proprio. In presenza
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d'intonaco di rivestimento, quando questo presenti nessun valore artistico storico, si procede, in genere alla sua rimozione o nel caso di limitati stati fessurativi al risarcimento delle parti ammalorate in modo da non causare una fuoriuscita della miscela che sar successivamente iniettata attraverso la stuccatura di tutte le lesioni e fessure con malta di cemento additivata con resina adesivizzante. Nel caso invece di murature faccia a vista, si procede alla sigillatura preventiva dei giunti deteriorati presenti in superficie e delle eventuali fessure; per murature particolarmente incoerenti e caotiche consigliabile effettuare un pre- consolidamento fatto con pre-iniezioni: sfruttando le discontinuit presenti sulle superfici della muratura, attraverso gli ugelli posti in opera con gesso, si cola boiacca procedendo dal basso verso lalto e per zone simmetriche di 2 o 3 metri quadrati. 2) Esecuzione dei fori di iniezione Stabilito lordine con cui procedere alle iniezioni, che devono interessare zone simmetriche a cominciare dalle pi basse, si realizzano i fori con sonde a rotazione e mai a percussione adottando diametri, interassi, lunghezze e direzioni correlati al tipo, condizione e spessore della muratura da consolidare. In generale i fori, in numero di 2 o 3 a m, hanno diametri compresi tra i 20 e i 40 mm, interasse tra i 30 ed i 100 cm e sono disposti su file parallele a formare un reticolo regolare come mostrato in figura 2; su muri di spessore superiore ai 50-60 cm opportuno eseguire le perforazioni sulle due facce. I fori, preferibilmente, dovranno essere eseguiti in corrispondenza dei giunti di malta . Nelle perforazioni saranno posizionati dei tronchetti di rame utilizzabili come iniettori, sigillati con malta antiritiro pronta alluso a rapido indurimento ed effetto tixotropico. Lesecuzione dei fori viene seguita dallintroduzione di ugelli e boccagli, lunghi almeno 10 cm e sigillati con malta di cemento.
Figura B.4.2 - Schema della distribuzione dei fori 3) Lavaggio del muro Attraverso gli ugelli viene immessa acqua allinterno della muratura attraverso gli iniettori di rame in leggera pressione procedendo dallalto verso il basso e controllando lesistenza eventuale di vie di fuga che vanno sigillate. Lacqua, introdotta a leggera pressione, elimina i detriti pi minuti e porta a saturazione la muratura ponendo le premesse per una buona maturazione della miscela iniettata, lasciandola fluida ed attenuandone il ritiro. Appare tuttavia evidente come tale operazione renda tale tecnica d'intervento fortemente invasiva per murature che presentino apparati decorativi di pregio. 4) Iniezione La miscela legante viene iniettata a bassa pressione a valori opportuni per scongiurare eccessive dilatazioni trasversali della muratura in genere legati allo stato di fatto preesistente (entit delle lesioni, degrado); in genere si adottano pressioni non superiori alla 1.5-2 atmosfere. Le iniezioni sono effettuate su tratti simmetrici dai lati esterni verso il centro, procedendo dal basso verso lalto e realizzando sovrapposizioni delle zone trattate. Se nel corso delliniezione si verifica la fuoriuscita non voluta di malta, si sigilla con polvere di cemento. Al contrario, il rifluimento della miscela dal foro superiore pi prossimo a quello in cui si opera, indica la saturazione della zona trattata e fornisce il segnale per la sigillatura del primo foro e il passaggio alliniezione successiva. Lintervento si conclude con la rimozione degli ugelli diniezione, prima che si sia esaurita la fase di presa, e con leliminazione di eventuali sbavature. Per la corretta esecuzione dellintervento si consiglia di seguire scrupolosamente le indicazioni del produttore della malta. Per scegliere il tipo di malta da iniettare si consiglia di effettuare analisi chimiche dei materiali esistenti in modo da utilizzare malte compatibili. Caratteristiche della malta idraulica: Resistenza meccanica a compressione variabile da 21 N/mm 2 a 1 giorno fino a 51 N/mm 2 a 28 gg. Resistenza meccanica a flessione variabile tra 7.5 N/mm 2 a 1giorno fino a 11.5 N/mm 2 a 28 gg. Modulo elastico a 28 gg: 23500 N/mm 2 .
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Accorgimenti varianti e limiti Le osservazioni sopraelecante sottolineano come lutilizzo di tale soluzione progettuale debba necessariamente prevedere a monte dellintervento una campagna dindagine accurata sia da un punto di vista meccanico che chimico. Loggetto del contendere non , pertanto, rappresentato da cosa si inietta ma da dove lo si inietta diventando prioritaria una conoscenza dettagliata della struttura muraria che si ha di fronte. Solo attraverso una fase diagnostica accurata si potr valutare leffettiva necessit di tale metodo dintervento, e allo stesso tempo scegliere il prodotto pi idoneo per garantire uneffettiva compatibilit tra le malte e la struttura preesistente. La valutazione di come effettuare le iniezioni di consolidamento, pertanto subordinata alla conoscenza di molti parametri della muratura sia dal punto di vista chimico, (reattivit della muratura ai sali solubili contenuti nella malta, reattivit della malta ai solfati presenti nella muratura, per esempio il gesso), sia dal punto di vista fisico (porosit e volume dei vuoti compatibile tra i due elementi), sia dal punto di vista meccanico (resistenze comparabili, non troppo elevate e allo stesso tempo non troppo repentine in modo da non creare tensioni interne non desiderate). In ogni caso, non solo tali aspetti vanno curati per garantire una perfetta riuscita dellintervento. Anche se nei vari manuali di consolidamento le fasi operative possono sembrare le stesse, ogni malta necessit di variare alcune caratteristiche che possono risultare determinanti nel decretare la scelta pi opportuna del prodotto da adoperare. La preparazione della superficie, come precedentemente elencato, risulta fondamentale per non causare delle fuoriuscite di materiale durante le iniezioni e tale aspetto pu rappresentare una discriminante se la facciata da consolidare ha un paramento faccia a vista o presenta un intonaco affrescato. Anche la scelta delle dimensioni dei fori, relazionato alla dimensione degli inerti e alla fluidit delle varie malte, pu rappresentare una valida motivazione per la scelta di un prodotto rispetto ad un altro, in quanto in situazioni dove siano presenti degli apparati decorativi appare sconsigliabile effettuare perforazioni di grosso diametro (3 4 cm). Una fase particolarmente delicata , inoltre, legata alla necessit, per alcuni prodotti, di effettuare una saturazione con acqua delle murature sia per non far assorbire al paramento lacqua didratazione delle malte sia per eliminare i residui sciolti provocati durante la perforazione. In molti casi, infatti, non solo laspetto estetico pu determinare delle controindicazioni a tale fase, che pu risultare dannosa anche per leccesso di umidit che si creerebbe in situazioni fortemente vacuolorizzate. La stessa preparazione del composto, in molti casi a due componenti, deve rappresentare una fase da eseguire con la massima attenzione: attraverso un miscelatore meccanico o con un semplice trapano dotato di frusta possibile raggiungere la fluidit desiderata che, in ogni caso, deve essere verificata soprattutto nel caso di pareti di grandi dimensioni che possono necessitare di un gran quantitativo di materiale. La fluidit, infatti, varia con il tempo e mantenere un grado di viscosit accettabile non pu essere garantito aggiungendo altra acqua allimpasto che provocherebbe un crollo delle resistenze caratteristiche. E da rilevare, inoltre, che anche le pressioni e lesecuzione delle iniezioni variano in parte con il materiale utilizzato. La presenza di una muratura fortemente danneggiata determina, infatti, la necessit di operare con pressioni non elevate, in modo da evitare il formarsi di tensioni pericolose allinterno di una struttura gi lesionata. Appare pertanto evidente come, per tale metodologia dintervento gli aspetti legati alle metodologie di messa in opera, forse ritenuti secondari, assumano un ruolo determinante nella riuscita dellintervento. Un errore d'esecuzione in tale caso non assorbito da un possibile coefficiente di sicurezza causando linefficacia del consolidamento. E opportuno ricordare, infatti, che lesperienza desumibile dagli edifici danneggiati in Umbria e Marche dal terremoto del 1997 dimostrano come, la cattiva esecuzione di certi interventi, abbia determinato un'inefficacia di tali soluzioni evidenziando, errori grossolani di messa in opera che sono difficilmente valutabili in fase preventiva se non con un controllo accurato della fase realizzativa. Nonostante possa apparire molto oneroso, anche tale intervento necessita di un collaudo finale, solo in tal caso possibile determinare lottenimento del risultato prefissato; carotaggi della parete dopo il consolidamento o la comparazione d'indagini ultrasoniche prima e dopo l'intervento permettono di valutare la riaggregazione del tessuto murario e ladesione del composto agli elementi lapidei in modo da programmare, in caso di risultati insoddisfacenti, una nuova fase dellintervento. Il consolidamento murario, se eseguito a regola darte, aumenta notevolmente la rigidezza della zona iniettata squilibrando la risposta sismica della struttura. Il consolidamento ideale dovrebbe essere eseguito in modo uniforme su tutta la struttura aumentando la resistenza dellintera compagine muraria e evitando zone non consolidate che diventano punti di debolezza per la struttura stessa.
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SCHEDA B.5 INIEZIONI LOCALIZZATE Principi funzionali di base Contrariamente al consolidamento diffuso, che si applica a quelle situazioni in cui la muratura presenta una scarsa qualit muraria e un degrado significativo, la riparazione delle lesioni viene effettuata quando la muratura, a seguito di un dissesto specifico presenta lesioni, ovvero quando viene meno la continuit nella tessitura dei suoi elementi. Si sottolinea come la riparazione delle lesioni debba sempre seguire una diagnosi che individui precisamente la natura del dissesto e anticipare temporalmente gli interventi di consolidamento nei riguardi dello stesso (cedimenti di fondazione, rotazioni di pareti murarie). Tale tecnica consiste, quindi, nel ripristino della continuit a cavallo delle lesioni, attraverso iniezione di malta di granulometria opportuna o di resina (lintervento non in grado di fornire alcuna resistenza a trazione, in quanto si ritengono altrimenti risolte le cause che hanno portato al dissesto.) Tale intervento si pone in alternativa allintervento di scuci e cuci (vedi scheda B.1.2) che, invece mira a ripristinare loriginale tessitura muraria, avendo per il vantaggio di non asportare ulteriore materiale. Campi dapplicazione Tutte le murature ed in particolare la muratura scadente. Lefficacia dellintervento subordinata, in ogni caso alla rimozione delle cause che hanno determinato lo stato fessurativo oggetto dellintervento.Murature particolarmente danneggiate nelle quali non possibile effettuare manomissioni o asportazione di materiale Applicazione della tecnica e fasi operative Di seguito sono riportate per punti le fasi operative necessarie per una corretta esecuzione di tale tecnica dintervento. 1. Nel caso non sia possibile inserire direttamente le cannule nella lesione necessario eseguire dei fori con trapano a rotazione ( 14 mm) in corrispondenza della lesione stessa. Nel caso di lesione passante, i fori andranno effettuati su entrambe le facce. I fori dovranno avere una profondit variabile con lo spessore murario (almeno 20 cm) e dovranno essere posti con un interasse massimo di 40 cm. 2. Posizionamento delle cannule in ciascun foro per una profondit di circa 5 cm. 3. Stuccatura della lesione e dei giunti adiacenti se fortemente degradati, utilizzando, se possibile, la stessa malta da iniezione o in alternativa una malta a pronta presa. 4. Preparazione con trapano e frusta della miscela ed iniezione nella muratura partendo dai fori inferiori e procedendo verso i fori superiori. Accorgimenti varianti e limiti Nel caso di una muratura a sacco, con un riempimento realizzato con materiale incoerente, tale tecnica pu comportare uneccessiva quantit di materiale iniettato; ci pu determinare delle zone a maggiore rigidezza rispetto alla muratura corrente. I danni osservati nelle strutture consolidate con iniezioni di malta sono, in molti casi, da imputare ad una distribuzione non omogenea della malta, quasi sempre cementizia e quindi, alla possibilit di favorire la formazione di linee di frattura lungo i cunicoli in cui si infiltrata la malta.Tale intervento dovrebbe essere accompagnato da un pre-consolidamento diffuso della muratura tramite iniezioni di malta che comporterebbe un aumento di costo In tale caso necessario valutare lesigenza di un pre-consolidamento diffuso della muratura tramite iniezioni (vedi scheda B.1.4) o in alternativa, iniettare materiale non troppo fluido, per evitare uneccessiva diffusione. Particolare attenzione va posta in occasione di pareti affrescate.
Figura B.5.1 - Schema delle modalit operative
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SCHEDA B.6 CUCITURE ARMATE O INIEZIONI ARMATE Principi funzionali di base Il metodo consiste nella cucitura di lesioni attraverso una fitta rete di barre iniettate disposte in maniera casuale o su pi file ad interasse variabile. Lidea connessa alla volont di fornire localmente una certa resistenza a trazione.La tecnica non coerente con il funzionamento delle costruzioni in muratura che sono realizzate senza far affidamento sulla resistenza a trazione della muratura. Campi dapplicazione La tecnica invasiva, irreversibile e poco efficace dal punto di vista strutturale. Inoltre, di difficile valutazione lefficacia dellancoraggio delle barre nella muratura che comunque dovrebbe essere fortemente iniettata. Considerata le caratteristiche tipologiche delle murature Molisane tale tecnica da evitare come intervento sistematico di consolidamento della muratura, per l'insieme di impatti prodotti 1 . Applicazione della tecnica e fasi operative Di solito viene impiegata negli incroci murari dangolo e nei collegamenti tra muri perimetrali e di spina. Fasi operative dellintervento: individuazione della disposizione dei perfori; foratura della muratura con sonde esclusivamente rotative. I fori possono essere inclinati a 45 oppure orizzontali, disposti lungo i giunti su tutto lo spessore. Linterasse funzione dello spessore e della presenza di diatoni nella muratura; pulitura dei fori per mezzo di getto ad aria in pressione e lavaggio con acque per garantirne una migliore aderenza tra muratura e malta successivamente iniettata; inserimento delle barre dacciaio munite di distanziatori perimetrali per evitare il contatto con la muratura; iniezione della malta a bassa pressione (inferiore a 2 atm). In alcuni casi opportuno realizzare efficienti ancoraggi con piastre alle estremit delle barre al fine di eliminare rischio di sfilamento. Utilizzando barre piegate a L si rende necessario solo un ancoraggio allestremit opposta; riempimento della testa del foro e copertura degli eventuali ancoraggi con malta cementizia e/o resina. Accorgimenti varianti e limiti Tale intervento fortemente sconsigliato e comunque da considerare solo in mancanza di alternative valide da dimostrare con dettagliata specifica tecnica. Pu essere consentito dopo la presentazione di accertata e documentata verifica inserita in un ampio programma di interventi. In alternativa allancoraggio chimico la barra metallica potr essere passante e collegata alla muratura con piastre metalliche su entrambi i lati (vedi scheda B.1.3.)
Figura B.6.1 - Schema delle modalit operative
1 Direttive per la redazione ed esecuzione di progetti di restauro comprendenti interventi di miglioramento e manutenzione nei complessi architettonici di valore storico-artistico in zona sismica (approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con integrazioni e specificazioni nella seduta del 28/11/1997, prot. 564.
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SCHEDA B.7.A DIATONI ARTIFICIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO Principi funzionali di base La tecnica dintervento consiste nella realizzazione di elementi artificiali di forma cilindrica, gettati in opera allinterno di fori trasversali passanti, realizzati con la carotatrice. Con il termine diatono si individua, infatti, un elemento passante che veniva disposto, pi o meno regolarmente, in direzione trasversale al piano della parete muraria nei muri a due o tre cortine, per realizzare un legame tra i due paramenti. Nelle murature fatte a regola darte limpiego dei diatoni assumeva un carattere sistematico, mentre nelle murature scadenti, quindi realizzate con pietre non lavorate, si collocava solo qualche pietra di dimensione maggiore trasversalmente ma senza un criterio ben definito. La tecnica proposta finalizzata, pertanto, allinserimento di diatoni artificiali, utilizzando cio i materiali che la moderna tecnologia mette a disposizione e fornendo alla parete quegli elementi che una muratura di buona qualit dovrebbe gi avere. Pertanto, dal punto di vista statico la struttura muraria viene rinforzata senza essere modificato il suo originario funzionamento. Campi dapplicazione La tecnica pu essere impiegata anche in murature di qualit molto scadente in quanto, non vengono trasmesse presollecitazioni; i diatoni si collegano, infatti, alla muratura grazie alle caratteristiche debolmente espansive della malta iniettata. In tale caso la scadente qualit dellapparato murario rende necessario una maglia di diatoni pi fitta. Nei riguardi della conservazione tale intervento risulta perfettamente leggibile ma comporta, anche se puntualmente, lasportazione di una certa porzione della muratura originaria (rispetto alla tecnica dei tirantini anti espulsivi - vedi scheda B.1.3); per contro limpatto visivo decisamente minore risultando i diatoni meno evidenti in una muratura faccia a vista e del tutto nascosti in presenza di intonaco. La tecnica consigliata proprio nel caso di murature molto povere per le quali i vincoli di conservazione sono meno stringenti e dove spesso, lalternativa rischia di essere la demolizione o luso di metodi ancora pi invasivi (vedi scheda B.1.8). La rigidezza a taglio del diatono rende tale tecnica efficace anche nel caso di azioni sismiche in quanto, il collegamento tra i paramenti porta a realizzare una parete monolitica trasversalmente e quindi meno vulnerabile a meccanismi di ribaltamento. Applicazione della tecnica e fasi operative 1 - Esecuzione dei fori: lesecuzione dei fori, di diametro 15 cm (figura B.1.7.1), avviene con una sonda a rotazione (non a percussione perche troppo distruttiva), fissata alla muratura con particolari ancoraggi e regolata con appositi registri per effettuare carotature orizzontali; la velocit di rotazione e di avanzamento della sonda dipendono dalla qualit della muratura su cui si va ad agire. E buona norma effettuare il foro sulle pietre di dimensioni maggiori in modo tale da evitare lespulsione dele pietre pi piccole.
Figura B.7.1 Realizzazione dei fori con sonda a rotazione 2 - Inserimento dellarmatura: il diatono che viene inserito nella muratura deve avere una certa resistenza a trazione, cosa che possiedono gli elementi lapidei (diatoni naturali). quindi opportuno inserire una minima armatura; questa pu consistere in tre o quattro barre di piccolo diametro ( 8 mm)legate da una spirale. Preparata larmatura minima viene inserita allinterno del foro, dotato di distanziatori per un corretto posizionamento (figura B.1.7.2).
Figura B.7.2 - Inserimento dellarmatura
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3 - Sigillatura: posizionata larmatura necessario chiudere le estremit (figura B.1.7.3) in modo da sigillare gli spazi che inevitabilmente restano intorno ai tappi ed evitare, cos, la fuoriuscita della miscela iniettata; nella faccia dove avviene liniezione necessario lasciare due fori per permettere allaria di uscire nella fase di iniezione e alla malta di avere la massima aderenza con la muratura. Pu essere necessaria unoperazione di stuccatura nella zona circostante il foro, sia per evitare fuoriuscite di malta sia per contrastare le azioni che si verificano nel momento in cui il diatono lavora.
Figura B.7.3 - Stuccatura delle due estremit 4 - Iniezione: la malta utilizzata deve avere caratteristica leggermente espansiva in quanto il diatono lavora tanto meglio quanto migliore laderenza con la parete circostante: a tal fine, onde evitare la presenza di zone di vuoto, viene iniettata in leggera pressione (figura B.1.7.4). Non deve essere troppo fluida in quanto pu essere iniettata agevolmente nel foro; una malta molto fluida presenterebbe, infatti un certo ritiro e tenderebbe a permeare lintera muratura circostante, fatto non necessario ed in contraddizione con ricercata puntualit dellintervento. Per scegliere il tipo di malta da iniettare si consiglia di effettuare analisi chimiche dei materiali esistenti in modo da utilizzare malte compatibili.
Figura B.7.4 Iniezione di malta in pressione Accorgimenti varianti e limiti E importante notare come con questo metodo, la quantit di malta utilizzata risulta essere molto minore rispetto ad un intervento tramite iniezioni (vedi scheda B.1.4) in quanto, essa resta confinato alla sola zona del diatono. Nel caso di murature di pregio opportuno utilizzare armature non deteriorabili (barre in acciaio inox, titanio o in materiali compositi, quali fibre di carbonio). In murature faccia a vista, le estremit della carota estratta possono essere tagliate in piccoli dischi ed applicate per coprire il diatono gettato in opera.
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SCHEDA B.7.B DIATONI ARTIFICIALI IN ACCIAIO Principi funzionali di base Analogamente alla scheda B.1.7.A, la finalit di tale intervento legata alla creazione di un collegamento (resistente a taglio) tra i paramenti esterni di una muratura, tramite linserimento di diatoni artificiali. La tecnica dintervento consiste nella realizzazione di elementi artificiali di forma cilindrica costituiti da un tubo in acciaio, forato lungo la superficie laterale inserito allinterno di fori trasversali passanti, realizzati con la carotatrice e iniettati con malta espansiva. Si ricorda che, con il termine diatono sindividua quellelemento passante che veniva disposto, pi o meno regolarmente, in direzione trasversale al piano della parete muraria nei muri a due o tre cortine, per realizzare un legame tra i due paramenti. Nelle murature fatte a regola darte limpiego dei diatoni assumeva un carattere sistematico mentre, nelle murature scadenti, quindi realizzate con pietre non lavorate, si collocava solo qualche pietra di dimensione maggiore trasversalmente, ma senza un criterio ben definito. Campi dapplicazione La tecnica pu essere impiegata anche in murature di qualit molto scadente in quanto non vengono trasmesse presollecitazioni; i diatoni si collegano, infatti, alla muratura grazie alle caratteristiche debolmente espansive della malta iniettata. In tale caso la scadente qualit dellapparato murario rende necessario una maglia di diatoni pi fitta. Nei riguardi della conservazione tale intervento risulta perfettamente leggibile ma comporta, anche se puntualmente, lasportazione di una certa porzione della muratura originaria (rispetto alla tecnica dei tirantini anti-espulsivi - scheda B.1.3); per contro limpatto visivo decisamente minore, risultando i diatoni meno evidenti in una muratura faccia a vista e del tutto nascosti in presenza di intonaco. La tecnica consigliata proprio nel caso di murature molto povere, per le quali i vincoli di conservazione sono meno stringenti e dove spesso, lalternativa rischia di essere la demolizione o luso di metodi ancora pi invasivi (vedi scheda B.1.8). La rigidezza a taglio del diatono rende tale tecnica efficace anche nel caso di azioni sismiche, in quanto il collegamento tra i paramenti porta a realizzare una parete monolitica trasversalmente e quindi meno vulnerabile a meccanismi di ribaltamento. Applicazione della tecnica e fasi operative 1 - Esecuzione dei fori: lesecuzione dei fori, di diametro 15 cm (figura B.1.7.1), avviene con una sonda a rotazione (non a percussione perche troppo distruttiva), fissata alla muratura con particolari ancoraggi e regolata con appositi registri per effettuare carotature orizzontali; la velocit di rotazione e di avanzamento della sonda dipendono dalla qualit della muratura su cui si va ad agire. E buona norma effettuare il foro sulle pietre di dimensioni maggiori in modo tale da evitare lespulsione dele pietre pi piccole. 2 - Inserimento dellarmatura: il diatono che viene inserito nella muratura deve resistere a taglio, coratteristiche che possiedono gli elementi lapidei (diatoni naturali). quindi realizzato da un tubo in acciaio di sezione 3-5 mm e diametro di 120 mm forato lungo il perimetro. (figura B.1.7.2). 3 - Sigillatura: posizionato il tubo necessario chiudere le estremit (figura B.1.7.3), in modo da sigillare gli spazi che inevitabilmente restano intorno ai tappi, ed evitare, cos, la fuoriuscita della miscela iniettata; nella faccia dove avviene liniezione necessario lasciare due fori, per permettere allaria di uscire nella fase di iniezione e, alla malta di avere la massima aderenza con la muratura. Pu essere necessaria unoperazione di stuccatura nella zona circostante il foro, sia per evitare fuoriuscite di malta sia per contrastare le azioni che si verificano nel momento in cui il diatono lavora. 4 - Iniezione: la malta utilizzata deve avere caratteristica leggermente espansiva, in quanto il diatono lavora tanto meglio quanto migliore laderenza con la parete circostante: a tal fine, onde evitare la presenza di zone di vuoto, viene iniettata in leggera pressione (figura B.1.7.4). Si inietta una malta fluida capace di fuoriuscire dai fori ed avvolgere il tubo, in modo da realizzare un collegamento lungo il perimetro con la muratura. Per scegliere il tipo di malta da iniettare si consiglia di effettuare analisi chimiche dei materiali esistenti in modo da utilizzare malte compatibili. Accorgimenti varianti e limiti E importante notare come con questo metodo la quantit di malta utilizzata risulta essere molto minore rispetto ad un intervento tramite iniezioni (vedi scheda B.1.4) in quanto, essa resta confinato alla sola zona del diatono. Nel caso di murature di pregio opportuno utilizzare armature non deteriorabili (barre in acciaio inox, titanio o in materiali compositi, quali fibre di carbonio). In murature faccia a vista, le estremit della carota estratta possono essere tagliate in piccoli dischi ed applicate per coprire il diatono gettato in opera.
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SCHEDA B.8 BETONCINO ARMATO Principi funzionali di base La tecnica di consolidamento mediante intonaci armati consiste nel realizzare, in aderenza alla superficie del paramento murario, di solito quella esterna, una parete di materiale a base cementizia, armata con rete metallica e resa solidale alla stessa con barre ancorate nella muratura per almento 2/3 dello spessore murario. In tale situazione la lastra fornisce un confinamento parziale alla dilatazione trasversale dei paramenti (spanciamento). Tale metodo dintervento permette di aumentare la rigidezza e la resistenza grazie allapporto di unulteriore sezione resistente in c.a. La muratura non risulta sgravata dalle sollecitazioni di compressione in quanto, il betoncino inizialmente scarico, la parete consolidata beneficia, infatti, dellintervento solo nei riguardi deventuali incrementi di carico.
Campi dapplicazione Tale tecnica dintervento molto usata in virt della facilit di esecuzione, della possibilit di intervenire soltanto dallesterno e della possibilit di un dimensionamento empirico ed intuitivo. In realt lintervento risulta incompatibile con i principi della conservazione per i seguenti motivi: irreversibilit: praticamente impossibile rimuovere la paretina in c.a. senza danneggiare completamente la muratura; invasivit: occulta i paramenti murari, modificando le forme e le dimensioni della costruzione; incompatibilit: altera le propriet fisiche traspirabilit, permeabilit al vapore ed isolamento termico e le caratteristiche di deformabilit delle parete. Inoltre lintervento si mostra molto vulnerabile nei confronti diagenti ambientali, per la possibilit di corrosione dei connettori trasversali se non vengono posti in opera barre in acciaio inox e, della debolezza dellancoraggio. In relazione a tale aspetto viene, infatti, ricordato come lefficacia dei connettori sia pressoch nulla se essi non siano passanti ed ancorati nella faccia opposta o con una piastra metallica . Di solito nella pratica i connettori sono stati semplicemente inseriti nei fori praticati nella muratura e raramente debolmente ancorati con malta cementizia. Quindi pur riconoscendone lefficacia strutturale il suo impiego nelledilizia storica deve essere comunque evitato. I possibili campi dapplicazione sono il consolidamento di singoli maschi murari, fortemente danneggiati, per i quali lalternativa sarebbe la ricostruzione (tecnica, peraltro, non priva di contro-indicazioni per le ridistribuzioni di sollecitazioni conseguenti). Nel caso dinterventi localizzati, va valutato lincremento di rigidezza dellelemento consolidato rispetto a quelli originari adiacenti. Applicazione della tecnica e fasi operative Per quanto riguarda le modalit esecutive utile ricordare le regole e le indicazioni fornite dalle normative tecniche che da tempo considerano tale intervento (e ci spiega il suo largo impiego nel recente passato). Si riporta di seguito lelenco dei paragrafi delle Normative Tecniche regionali e nazionali che considerano tale tecnica di consolidamento: Legge Regionale Friuli Venezia Giulia, D.T. 2 del Novembre 1977 (1.2.2.2 Lastre di cemento armato) Decreto 2 Luglio 1981 (3.4.2.3 Applicazioni di lastre e reti metalliche elettrosaldate) Circolare 30 Luglio 1981 (3.3.3 Applicazioni di lastre e reti metalliche elettrosaldata) Circolare 10 Aprile 1997 (Allegato 3.4 Applicazioni di lastre e reti metalliche elettrosaldate) Di seguito sono indicate le fasi operative, da cui emerge la problematicit di una corretta esecuzione, peraltro imprescindibile per un buon esito dellintervento 1. Preparazione della parete: valgono essenzialmente le considerazioni gi esposte per lintervento di iniezioni di malta (vedi scheda INIEZIONI DI MALTA). In particolare necessario, se presente, asportare lintonaco e la messa a nudo della tessitura muraria, attraverso spazzolatura e lavaggio della muratura con getto dacqua o aria a bassa pressione. Inoltre necessario una stuccatura con malta cementizia a presa rapida di fessure e vuoti macroscopici. Nelloperazione di lavaggio la superficie della parete va portata a saturazione, in modo da evitare sottrazione dacqua al materiale spruzzato che pu pregiudicare la corretta presa 2. Perforazioni: la perforazione della muratura da effettuarsi per mezzo di trapani o sonde a rotazione; i fori, distribuiti in modo uniforme sulla parete, devono creare una maglia regolare ed essere leggermente inclinati in modo da favorire il loro successivo riempimento con malta cemetizia..
Figura B.8.1 Fasi operative
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1. Inserimento di barre : generalmente vengono utilizzati tondini per c.a. ad aderenza migliorata del diametro variabile da 4 a 8 mm; essi vengono posizionati per battitura attraverso i giunti di malta, sfruttando eventualmente le lesioni presenti, oppure infilati in fori praticati appositamente che, successivamente possono anche essere sigillati con iniezione di malta. Per un corretto funzionamento i tondini di acciaio vengono saltati ovvero risvoltati al di sopra della rete in modo da migliorare il collegamento tra la lastra e la parete e lancoraggio nella muratura si spinge a circa 2/3 lo spessore della muratura. Il loro numero pu variare a seconda dei casi e, di solito non scende al di sotto di due barre ogni m 2 . E opportuno realizzare anche connessioni tra le lastre e gli elementi trasversali di contorno (cordoli, fondazioni, etc.). 2. Posizionamento delle armature: in genere si usano delle reti elettrosaldate con barre di diametro di 3-6 mm con maglia 10x10 oppure 15x15 cm. La rete viene posizionata di solito sul lato esterno distanziata almeno di 1 cm dalla parete. Buona regola di risvoltare di almeno 50 cm in corrispondenza delle intersezioni con murature ortogonali e prevedere delle zone di sovrapposizione delle reti elettrosaldate di almeno 20 cm. Posizionata la rete si piegano i tiranti ad uncino di 90. 3. Esecuzione delle lastre: la posa in opera della miscela di legante realizzata, previo accurato lavaggio e bagnatura fino a saturazione della muratura, con procedure diverse in funzione dello spessore della lastra che si vuole applicare. Per spessori modesti (35 cm) la paretina realizzata spruzzando meccanicamente la malta cementizia ad alto contenuto di cemento (gunite), sulla rete in uno o pi passaggi. Nel caso di paretine delevato spessore (615 cm), peraltro da evitarsi, necessario in la predisposizione di unapposita casseratura per contenere il getto di calcestruzzo. Accorgimenti, varianti e limiti La corrosione dellarmatura e lancoraggio modesto alla muratura sono indicatori di elevata vulnerabilit per questo tipo di intervento. Inoltre, come rilevato nella realt molisana dopo gli interventi eseguiti dopo il terremoto del 1984, sono gi presenti elevati fenomeni di degrado che si manifestano con unesfoliazione superficiale della lastra esterna e con fessurazioni e distacchi dalla parete in muratura. A tali fenomeni di degrado sono da associare meccanismi di collasso, indotti dallo stesso intervento che nel caso delle pareti di grande dimensione, come quelle delle chiese, possono risultare molto accentuati. Il meccanismo pi probabile quello dovuto alla rottura dei connettori e al ribaltamento della lastra esterna. A causa della mancata aderenza tra la lastra e la muratura e della corrosione dei collegamenti durante lazione sismica, la lastra esterna, distaccata dalla parete, pi libera di deformarsi e si comporta in modo autonomo con elevata possibilit di ribaltamento per la modesta rigidezza flessionale.
Figura B.8.2 Possibili problematiche connesse allapplicazione di tale intervento
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Si rimanda per maggiori dettagli alla valutazione della vulnerabilit di questa tecnica costruttiva svolta nellambito di una ricerca finanziata dal GNDT 1 , di cui si riporta un estratto. Lazione mutua tra muro e paretina pu essere suddivisa in due singoli meccanismi causati dalla applicazione delle seguenti azioni. Una prima azione che agisce sulla paretina la spinta esercitata dallo strato superiore della muratura, ormai plasticizzata e pi libera di deformarsi trasversalmente, sulla parte corrispondente della parete di contenimento. Tale spinta viene contrastata dai due tiranti, che sviluppano le due reazioni T1 e T2 (Figura B.1.8.3). Risulta evidente che la barra superiore, per effetto della maggiore sollecitazione, arriva alla plasticizzazione prima di quella inferiore. A platicizzazione avvenuta del tirante superiore la parete tende ad incurvarsi e la deformata che ne consegue presenta la concavit verso lesterno. Si pu supporre, per laltro tipo di azione e secondo una schematizzazione approssimata che, lo sforzo di taglio P venga trasmesso tutto alla testa della paretina con una eccenricit pari a s/2. La tensione che si sviluppa in mezzeria della paretina approssivativamente uniforme nello spessore ed offre la reazione a tale sforso in corrispondenza al baricentro dello stesso. Le due forze P risultano disassate di circa s/2 e danno origine ad una coppia che viene equilibrata da unaltra di verso opposto composta dalle reazioni dei tiranti T1 e T2 e dalla forza risultante C delle compressioni che si generano in testa alla muratura dove la paretina si appoggia.. Anche in questo caso la paretina tender ad incurvarsi ma, la deformata avr concavit rivolta verso linterno, mentre il tirante pi sollecitato e quindi il primo a raggiungere la plasticizzazione, sar quello inferiore. Queste due azioni, in realt, si combinano nel sollecitare la paretina; ma, mentre la prima si pu ritenere non vari significativamente al variare dello spessore , la seconda dipende invece in maniera diretta da questo parametro, per effetto della variazione del braccio della coppia. Quello che si pu supporre che aumentando lo spessore, il secondo meccanismo divenga predominante sul primo portando prima allinstabilit la paretina. Il modello relativamente semplice come quello proposto pu cogliere solo in parte i fenomeni che realmente avvengono. In base alle analisi svolte possibile effettuare una serie di ipotesi sullimpiego delle paretine armate ed stato osservato che il caso con consolidamento effettuato con applicazione della paretina solo da un lato non ha registrato alcun aumento della resistenza ; ci probabilmente dovuto ad una concomitanza di diversi aspetti: limpossibilit di eseguire un adeguato ancoraggio delle barre trasversali alla muratura , che in genere presenta bassa resistenza la scarsa aderenza superficiali allinterfaccia dei due materiali, che non permette quindi il trasferimento dello sforzo applicato dalla muratura alla paretina armata; il possibile innesco di una sollecitazione flessionale anomala dovuta al fatto che la muratura caricata, deformandosi in base alle proprie caratteristiche meccaniche, perviene a collasso prima che la lastra in c.a. possa attivare il proprio effetto; il consolidamento con paretine un metodo semplice e rapido e adatto per murature anche molto scadenti, ma necessita di un adeguato dimensionamento sia in quanto altera le rigidezze sia a compressione che a taglio della muratura originaria, sia in relazione ai fenomeni di instabilit possibili delle lastre, per effetto della scarsa presenza di collegamenti trasversali: Di queste considerazioni si deve tenere conto soprattutto in tema di comportamento sotto azioni sismiche.
In tale caso determinante lo spessore della parete, che nel caso sia elevato (superiore a 5 cm), pu favorire linstabilit della paretina. Ulteriori meccanismi di collasso possono essere indotti dallaumento notevole della rigidezza andando ad alterare il comportamento originario della struttura. Ci pu determinare, soprattutto nei casi di non uniforme esecuzione, degli scompensi di rigidezza che possono produrre effetti torcenti o modifiche nella ripartizione tra le pareti delle forze orizzontali dovute al sisma. Anche se in linea di principio gli spessori delle lastre potrebbero essere molto contenuti (3-4 cm), nella realt essi risultano, almeno localmente, molto maggiori in quanto esiste, come in parte gi citato, la necessit di sovrapposizione della maglia elettrosaldata (in alcuni punti anche 3 strati). Inoltre anche se non condivisibile, esiste la tendenza da parte delle imprese di regolarizzare la superficie della parete, eliminando deformazioni e fuori piombo presenti in origine. Nelle figure sono illustrati alcuni interventi effettuati in Molise dopo il terremoto del 1984 per i quali si evidenzia lo stato di degrado e lo stato fessurativo.
Figura B.8.3 - Possibili modalit di collasso
1 C.Modena, F.Pineschi, M.R. Valluzzi, Valutazione della vulnerabilit sismica di alcune classi di strutture esistenti, GNDT Gruppo Nazionale Difesa Terremoti, ISBN 88-900449-6-9- www.gndt.ingv.it
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SCHEDA B.9 CERCHIATURE METALLICHE: colonne o pilastri Principi funzionali di base Le colonne in elementi lapidei e i pilastri in muratura sono elementi strutturali prevalentemente compressi. Poich il collasso per compressione in un materiale fragile, sia esso un elemento lapideo o un materiale composito (muratura), avviene a seguito di deformazioni trasversali eccessive, lintervento pi efficace consiste nel contrastare tali dilatazioni attraverso una cerchiatura o fasciatura dellelemento. La cerchiatura pu essere realizzata con elementi metallici, eventualmente dotati di propriet meccaniche speciali (SMA- leghe a memoria di forma), o da fasce di fibre di carbonio posti in opera in punti discreti del manufatto nelle zone dove pi evidenti sono i fenomeni fessurativi e i rigonfiamenti. In genere le cerchiature metalliche vengono presollecitate al fine di fornire da subito un confinamento efficace allelemento strutturale. Il recente impiego nel restauro statico dei materiali compositi ed in particolare delle fasce in fibra di carbonio, ha portato ad una loro applicazione anche nella cerchiatura delle colonne. In questo caso, tuttavia, non possibile attribuire una presollecitazione. Campi di applicazione La cerchiatura, ancorch visibile e quindi in una certa misura invasiva per laspetto esteriore dellelemento architettonico, rappresenta la migliore soluzione nel consolidamento di colonne e pilastri circolari soggetti ad incipiente collasso per schiacciamento, in quanto efficace dal punto di vista statico e reversibile sotto il profilo della conservazione. Tale soluzione diventa problematica in presenza di colonne o pilastri con sezione di altra forma; infatti, per una sezione quadrata o rettangolare si verifica una concentrazione di tensioni negli spigoli ed una debole efficacia nella parte centrale dei quattro lati. Una piccola smussatura pu in parte risolvere questo tipo di problema a prezzo per, di una non completa reversibilit. Problemi analoghi possono anche nascere per colonne circolari con scanalature o nel caso di lacune o irregolarit di forma legate al degrado del tempo. In questi casi, la cerchiatura risulta essere efficace solo se realizzata con particolari accorgimenti. Applicazione della tecnica Esistono varie applicazioni della tecnica. La tecnica tradizionale prevede la cerchiatura delle colonne e dei pilastri mediante piatti metallici opportunamente sagomati, scaldati e serrati (figura B.1.9.1) oppure serrati a freddo, tramite bulloni o altri dispositivi. Nel primo caso, la cerchiatura pu essere adattata allelemento con maggiore precisione, sfruttando la malleabilit del materiale riscaldato e la sua tendenza al restringimento, durante il raffreddamento. In alcuni casi la variazione di temperatura pu provocare danni agli elementi sottoposti allintervento rendendo necessario lutilizzo di cerchiature a freddo. Queste ultime sono meno facili da realizzare e da porre in opera poich prevedono la preventiva formazione dellelemento, rendendo pi problematico il suo adattamento alla forma dellelemento. Figura B.9.1 Esempio di cerchiatura (tempio di Vesta a Roma) In ogni caso, i problemi connessi ad entrambe le applicazioni derivano anzitutto dalle variazioni di temperatura non compensate dalla cerchiatura e dalla eventuale complessit di forma delle colonne (circolare con scanalature, quadrata, rettangolare, poligonale, ecc.). Per pilastri a sezione quadrata o rettangolare, gli spigoli dovrebbero essere smussati, per evitare concentrazioni di tensione. Unalternativa, certamente di notevole impatto visivo, quella di posizionare angolari metallici negli spigoli e saldare ad essi i piatti per realizzare in tal modo una struttura di confinamento; si fa osservare come, adottando questa soluzione, non sia tuttavia possibile applicare una presollecitazione alla cerchiatura. Nel caso in cui colonne e pilastri abbiano forme complesse o sagomate, si pu ricorrere ad un altro tipo di cerchiaggio, detto gonfiato, che consiste nellinterposizione di un cuscinetto di malta espansiva tra lelemento metallico costituente la cerchiatura e la colonna. Tale accorgimento permette di evitare che si determinino concentrazioni di tensioni che potrebbero danneggiare gli spigoli e le
Figura B.9.2 - cerchiatura gonfiata
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irregolarit della colonna stessa (figura B.1.9.2). Lalternativa, in questo caso, pu portare a soluzioni distruttive, per eliminare le asperit. Infine, possibile applicare un particolare tipo di cerchiatura realizzata attraverso dispositivi SMA, cio a memoria di forma, che garantiscono unazione esercitata costante nel tempo, indipendentemente dalle variazioni delle sollecitazioni cui lelemento sottoposto (termiche, meccaniche, dinamiche). Nei casi di colonne ricoperte da intonaci e/o stucchi il cerchiaggio pu essere eseguito con fasce di FRP applicate previa preparazione della superficie con resine epossidiche. Per questa applicazione non possibile prevedere la precompressione iniziale.
Figura B.9.3 - Cerchiatura con dispositivi SMA Accorgimenti, varianti e limiti Uno dei principali limiti nellapplicazione di questa tecnica di consolidamento leffetto prodotto dalle variazioni di temperatura. Quando la temperatura ambiente cresce, lacciaio delle cerchiature si dilata maggiormente nella colonna in muratura, a causa dei differenti coefficienti di dilatazione, producendo un allentamento delle stesse e vanificando quindi lazione sulla colonna. Se la temperatura diminuisce si ha, al contrario, una maggiore contrazione delle cerchiature nei confronti della colonna e quindi una maggiore sollecitazione nellacciaio e nellelemento strutturale in senso trasversale. Nel caso, quindi, che la colonna da consolidare sia esposta a forti sbalzi termici, opportuno valutare con attenzione il livello di presollecitazione da attribuire in fase di esecuzione. In alternativa, si possono adottare le pi costose, ma efficaci, cerchiature con leghe a memoria di forma.
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SCHEDA B.10 FASCIATURA CON MATERIALI COMPOSITI Principi funzionali di base La tecnica consiste nellincollare alla struttura, mediante resine epossidiche, delle fasce ad alta resistenza, composte da tessuti di fibre di materiale composito (carbonio, vetroresina) immerso in una matrice polimerica. La tecnologia di tali sistemi compositi, denominati FRP, indicata per i rinforzi flessionali e di confinamento a compressione per elementi in calcestruzzo, legno e acciaio e per il rinforzo di pannelli e volte murarie. Essa efficacemente utilizzata da alcuni anni per la conservazione e il recupero delle strutture di interesse storico artistico in muratura. Le caratteristiche principali del sistema sono la resistenza meccanica e chimica, il peso e lo spessore limitati, la facilit e la duttilit di applicazione nei riguardi delladattamento a forme complesse e non perfettamente piane. I compositi, a parit di peso, forniscono prestazioni migliori dellacciaio, adesione perfetta alle superfici e spessori ridotti che fanno si che limpatto visivo sia trascurabile. Lintervento, in ogni caso, completamente reversibile in quanto le fasce sono semplicemente incollate alla superficie e possono essere rimosse in qualsiasi momento mediante un adeguato trattamento termico. Campi di applicazione Il campo di applicazione di questa tecnologia nei riguardi delle strutture in muratura, comprende: il confinamento degli elementi verticali compressi, il cerchiaggio di pareti murarie per evitarne il ribaltamento fuori dal piano; il rinforzo di volte. Lutilizzo di materiali compositi con scopo di cerchiatura o confinamento consente lefficace incremento sia del carico ultimo sia della duttilit e costituisce, pertanto, una valida alternativa allutilizzo di cerchiature rigide. Lintervento di fasciatura a base di FRP, pu essere utilizzato per il consolidamento di elementi verticali lapidei o in muratura (colonne, pilastri, ecc.), portanti o non portanti, soggetti a degradazioni di vario genere (fessurazioni, distacchi, ecc.). Tale intervento pu risultare indicato anche qualora si debba realizzare un consolidamento preventivo (ad es. per un cambio di destinazione duso). La cerchiatura degli elementi verticali compressi, secondo i casi e le prescrizioni progettuali, pu consistere nella fasciatura completa dei singoli elementi o in una fasciatura disposta secondo piani orizzontali. Unapplicazione particolare consiste nelleseguire una fasciatura di pilastri in muratura esclusivamente nei giunti di malta, mediante lutilizzo di un nastro di altezza molto ridotta. Una soluzione di questo tipo, inoltre, interessando una superficie molto ridotta rispetto a quella totale, non eccessivamente invasiva per il manufatto e consente di mantenere sostanzialmente inalterato il suo aspetto. Lintervento di cerchiaggio con le fibre di composito, pur non aumentando sensibilmente la rigidezza fuori dal piano delle murature, ha lo scopo di collegare efficacemente le murature ortogonali,chiudendo la scatola muraria. La tecnica consente di migliorare la risposta globale delledificio, conferendo, inoltre, una maggiore duttilit al sistema. La fasciatura con FRP pu essere utilizzata anche per contrastare il collasso della parte alta dei cantonali prodotto dalla spinta dei puntoni dei tetti a padiglione. In questi casi, si osserva la rotazione di un cuneo delimitato da superfici di frattura che assumono inclinazioni diverse in relazione alla qualit del materiale e alla presenza di aperture. Per rendere efficace lintervento, le fibre, devono essere prolungate oltre la linea di frattura fino a raggiungere una zona di muratura non interessata dal meccanismo utilizzando piastre di ancoraggio vincolate alla muratura. Le fibre in materiale composito possono, inoltre, essere utilizzate come intervento nei dissesti che interessano archi e volte, applicate sullintera superficie o in corrispondenza dei punti critici che si evidenziano attraverso il rilievo o la previsione del quadro fessurativo associato al meccanismo di collasso esaminato. In tali elementi strutturali, le fibre posizionate allintradosso, manifestano una limitata efficacia garantita solo dalladerenza tra lo strato di resina e la superficie dellelemento; si vengono a creare degli sforzi di trazione perpendicolari alle fibre (tiro a vuoto). Se lapplicazione viene effettuata allestradosso, la tensione di trazione nelle fibre, provoca invece una tensione di compressione sulla volta. Per questo motivo si consiglia lapplicazione delle fibre allestradosso degli archi e delle volte. Sulle volte a crociera i nastri di materiale composito possono essere posizionati allestradosso degli archi di imposta della volta e eventualmente anche sulle nervature diagonali. In alcuni casi il semplice intervento di placcaggio con fibre, pur essendo poco invasivo e facilmente removibile, pu essere tuttavia di scarsa efficacia. La fasciatura con fibre pu quindi essere associata alla costruzione di un arco di rinforzo allestradosso dellesistente, posizionando le fibre tra la volta e il nuovo arco di rinforzo. La presenza dellarco, oltre ad aumentare lo spessore in chiave, ha lo scopo di confinare la fibra obbligandola ad aderire allestradosso della volta. Soluzioni analoghe ma relative allapplicazione intradossale, sono poco praticabili su edifici monumentali. Lintervento con le fibre sulle volte pu essere associato alla sostituzione del rinfianco con frenelli di laterizio che, diminuiscono il peso gravante sulla volta. Se allintervento con i frenelli si aggiungono le fibre di composito con un sistema di ancoraggio, si limitano le possibilit di attivazioni dei meccanismi di collasso pi probabili. Applicazione della tecnica Il sistema applicativo varia in funzione delle caratteristiche generali degli elementi interessati e dal loro stato di conservazione. Generalmente, le diverse fasi consistono nellapplicazione: di un primer; di un resina adesiva; delle fibre (in nastri, tessuti, barre). Deve, inoltre, essere prevista una protezione o un trattamento finale dei vari strati. Esistono diverse tipologie,
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grammature e dimensioni di nastri e tessuti di fibre di materiale composito (carbonio, vetroresina). Lorientamento delle fibre pu essere di tipo unidirezionale, bidirezionale e di tipo quadriassiale. Per il confinamento a compressione mediante fasce disposte secondo piani orizzontali si possono utilizzare nastri di tipo unidirezionale, mentre per un aumento della resistenza a flessione vanno utilizzati i tessuti bidirezionali. Prima di procedere allapplicazione delle fibre necessario preparare le superfici, previa indagine preliminare e tracciatura delle aree da trattare. Le irregolarit superficiali e gli spigoli vivi possono comportare fenomeni di distacco e di esfoliazione al momento delladesione delle fibre di carbonio, pertanto nella zona di incollatura le asperit rilevanti devono essere regolarizzate, cos come devono essere stuccate tutte le cavit e fessurazioni. Per i pilastri quadrati o rettangolari, ad esempio, necessario procedere allarrotondamento degli angoli, con un raggio di curvatura che dipende dalla tipologia di materiale che si intende utilizzare (in ogni caso > 1 cm). La superficie deve essere priva di parti friabili o con scarsa coesione al sottofondo. Nei casi in cui presente lintonaco, questo deve essere rimosso sino al raggiungimento della superficie muraria. Preparata la superficie, si procede allapplicazione del primer a rullo o a pennello, nella quantit idonea allassorbimento del supporto che varia in ragione della porosit e della scabrezza della superficie. Nei casi in cui la superficie presenta irregolarit residue, si procede alla rasatura superficiale. Dopo lapplicazione dello strato di primer si pu procedere allapplicazione del primo strato di adesivo epossidico, applicato uniformemente mediante un rullo o un pennello. Anche in questo caso, la quantit da applicare pu variare in funzione della scabrezza superficiale del supporto. Infine si applica lo strato di rinforzo vero e proprio costituito dalle fibre di carbonio. I tessuti e i nastri sono ricoperti su di un lato da una pellicola protettiva: essi vanno applicati dal lato della fibra scoperta sullo strato di resina mentre sul lato della pellicola si esercita una leggera pressione in modo da far aderire le fibre alla struttura; dopo tale operazione si toglie la carta protettiva e si fa scorrere un rullo lungo la direzione delle fibre per favorire limpregnazione della resina, evitando la formazione di bolle daria. Dopo questa fase il tessuto deve presentarsi ben disteso e ben ancorato per assicurare una corretta trasmissione degli sforzi. Nella direzione longitudinale le strisce devono sovrapporsi per una ventina di centimetri, mentre trasversalmente, nei casi in cui prevista, sufficiente una sovrapposizione pi ridotta. In corrispondenza delle sovrapposizioni di tessuto si applica unulteriore mano di resina sulla superficie esterna. Dopo aver atteso il tempo necessario di presa (generalmente 1 ora), si procede allapplicazione del secondo strato di resina secondo le stesse modalit precedentemente descritte. Nel caso di superfici esposte direttamente ai raggi U.V. le fibre devono essere protette da unidonea pellicola. Quando prevista lesecuzione di un intonaco di finitura, come nel caso della fasciatura completa degli elementi, prima che il secondo strato di resina sia del tutto asciutto, si provvede allo spolvero con sabbia di quarzo per consentire laggrappaggio del rinzaffo dellintonaco o della malta. Esempio applicativo : Consolidamento di volte in mattoni con nastri di tessuto unidirezionale e bidirezionale in fibra di carbonio (in presenza di affreschi allintradosso). Il rinforzo strutturale tramite fasciature allestradosso seguir le seguenti fasi di lavorazione: Stuccatura accurata di eventuali lesioni o microlesioni allintradosso della volta da effettuare con idonee malte e successivo puntellamento delle strutture oggetto dellintervento. Pulizia dellestradosso, con eliminazione totale di parti inconsistenti e di qualsiasi materiale che possa pregiudicare il buon aggrappo delle lavorazioni seguenti. Eliminazione totale della polvere dallintera superficie da trattare da effettuare con aspirapolvere. Nel caso in cui la superficie di applicazione del rinforzo si presenti molto irregolare, si provveder a regolarizzarla con opportune malte idrauliche. Consolidamento di eventuali fessurazioni mediante intasamento con resina epossidica fluida a due componenti esente da solventi e che non presenti ritiri allatto dellindurimento. Se le lesioni superano i 4 mm si provveder a miscelare la resina epossidica nelle giuste proporzioni con sabbia di quarzo di opportuna granulometria. La resina epossidica sar preparata ed applicata seguendo le indicazioni della Casa Produttrice. Successiva stesura a spatola di adesivo epossidico tixotripico a due componenti esente da solventi con un consumo minimo di 4 kg/mq. Il prodotto avr la funzione di livellare la superficie da rinforzare e di realizzare uno strato adesivo per la successiva applicazione del rinforzo. Sulladesivo epossidico ancora fresco verr effettuato uno spolvero di quarzo in granulometria fine per rendere la superficie idonea per lancoraggio del successivo strato di malta. Ladesivo epossidico tixotropico sar preparato ed applicato seguendo scrupolosamente le indicazioni riportate nelle schede tecniche fornite dalla casa produttrice. Applicazione a fresco di tessuto di armatura unidirezionale o bidirezionale in fibra. Il tessuto dovr essere steso con rullo o spatola nella direzione di progetto ed incorporato nella massa resinosa facendo attenzione alla formazione di bolle daria. Accorgimenti, varianti e limiti Le prestazioni finali del sistema dipendono strettamente dalla corretta progettazione e dalla accuratezza con cui sono eseguite le diverse operazioni. In generale, vanno valutate attentamente le condizioni ambientali dintervento, in particolare nel corso della stagione invernale e in presenza di forte umidit. In caso di applicazione allaperto, gli elementi interessati devono essere protetti dagli agenti atmosferici (pioggia, polvere), con teli o altri tipi di barriere, sia durante le diverse fasi di lavoro che dopo aver completato il ciclo applicativo. La protezione delle fibre ottenibile, a lavorazione finita, anche mediante uno strato di intonaco. Dal punto di vista dellinvasivit, lintervento in ogni caso completamente reversibile in quanto le fasce sono
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semplicemente incollate alla superficie e possono essere rimosse in qualsiasi momento mediante un adeguato trattamento termico. Questo rende compatibile lintervento con le esigenze di recupero conservativo. Un limite costituito dalla necessit di dover smussare gli angoli in presenza di spigoli vivi. Il cerchiaggio con fibre pu trovare impiego anche nelle situazioni in cui il perimetro delledificio non sia convesso. In tali casi si possono posizionare dei tiranti negli spigoli interni per trattenere la fasciatura. Se la fasciatura con fibre viene utilizzata per contrastare il collasso della parte alta dei cantonali, necessario curare la zona terminale delle fibre risvoltandole, se possibile, attorno a nicchie ricavate sullo spessore murario, oppure utilizzando piastre di ancoraggio, vincolate alla muratura. Particolare cura deve essere riservata anche allancoraggio delle fibre nel consolidamento di volte. Nelle volte a crociera, le fibre, possono essere ancorate ai quattro angoli della volta in un getto di malta cementizia, predisposto ad ospitare una barra di ancoraggio che verr inserita diagonalmente in un opportuno preforo.
Figura B.10.1 - Esempi applicativi: Consolidamento volta a crociera con nastri in FRP e frenelli
Figura B.10.2 Schematizzazione applicazione di FRP Figura B.10.3 Ancoraggio dei nastri in FRP allimposta di una volta
Figura B.10.4 - Frenelli armati con nastri di FRP Figura B.10.5 - Baggiolo in betoncino epossidico per ancoraggio nastro in FRP
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1 . 0 5 1 . 2 0 0 . 7 0 0 . 7 0 1 . 2 0 6 . 7 5 6 . 7 5 B P i a n t a
s o t t o t e t t o A A 3 . 0 8 0 . 6 2 3 . 8 3 0 . 6 0 2 . 3 6 3 . 1 0 0 . 5 4 3 . 0 5 2 . 5 3 0 . 8 8 1.77 2.75 3.94 2.77 0.76 0 . 8 8 2 . 4 8 3 . 1 1 0 . 5 4 3 . 1 0 2 . 4 2 0 . 6 2 3 . 8 6 0 . 6 1 2 . 9 8 1 . 0 5 8 . 3 1 0.36 7.66 1.11 0.20 0.48
F i b r e
c u r v e
s u l l ' i n t e r a
s u p e r f i c i e A n c o r a g g i o
d e l l e
f i b r e
a l l a
m u r a t u r a
c o n
b a r r e
d i
r e s i n a
e p o s s i d i c a F i b r e
c u r v e F i b r e
o r i z z o n t a l i F i b r e
d i a g o n a l i
Figura B.10.5 - Disposizione nastri di FRP allestradosso di volte
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SCHEDA B.11 CORDOLO DI SOMMIT Principi funzionali di base La tecnica consiste nella realizzazione nella sommit delledificio, lungo il perimetro delle pareti, di un elemento strutturale con funzione di cordolo di coronamento che pu essere realizzato, in muratura armata, attraverso un cordolo reticolare piano metallico, in materiale composito, o in cemento armato. Le funzioni del cordolo sono quelle: di realizzare un collegamento continuo tra la struttura della copertura e i muri su cui questa insiste; di realizzare unazione di contenimento delle spinte delle travi dei tetti sulle murature; di distribuire i carichi verticali in condizioni statiche; di collegare le murature ortogonali; di favorire il comportamento scatolare realizzando un collegamento tra le pareti murarie. Inoltre, un intervento consigliabile poich se integrato con unidonea controventatura delle falde, assicura una buona trasmissione di tutte le spinte orizzontali agli elementi di muratura resistenti. Campi di applicazione La vulnerabilit sismica degli edifici storici significativamente condizionata dalla tipologia e dalla qualit delle connessioni tra i componenti dellorganismo edilizio stesso. Per limitare tale fonte di vulnerabilit quindi possibile realizzare dei cordoli in sommit dellopera. Questo intervento quasi sempre attuabile e pu essere utilizzato per contrastare lazione di ribaltamento di pareti fuori dal loro piano, per contrastare meccanismi di danno riguardanti elementi di copertura e per creare un buon collegamento tra le pareti murarie delledificio favorendo il comportamento scatolare delledificio. Applicazione della tecnica I cordoli possono essere realizzati: in muratura armata con acciaio; in muratura armata con FRP in acciaio; con fasce di FRP; in cemento armato; Le tipologie in c.a. e muratura armata oltre a fornire un confinamento delle spinte della copertura, svolgono anche unazione di ripartizione dei carichi sui pannelli murari mentre i cordoli in acciaio e con fasce in FRP hanno il solo scopo di ridurre le spinte del tetto e collegare le murature verticali. Di seguito sono indicate le fasi operative per la realizzazione dellintervento con cordoli: Scelte prioritarie: occorre stabilire se eseguire il cordolo per cantieri alternati (puntellando brevi tratti della copertura) oppure in ununica fase per ciascuna falda (puntellando lintera falda). Inoltre, occorre valutare se e come demolire la muratura esistente. Entrambe le scelte sono funzione delle caratteristiche proprie del sistema costruttivo e del complesso di interventi che riguardano la copertura. Opere di puntellatura: variano in relazione alle scelte del punto precedente. Quando possibile avere un sicuro e agevole appoggio conviene eseguire il cordolo in ununica fase per tutta la falda. Esecuzione del cordolo e ancoraggio della struttura. Cordolo in cemento armato. Nella pratica spesso, come suggerito anche dalla precedente normativa, sono state previste cordolature di larghezza pari a quella della muratura sottostante con una riduzione di larghezza fino a 6 cm per larretramento del filo esterno pari allo spessore della muratura e altezza pari e/ o superiore allo spessore della muratura. In molti casi tale tecnica non apparsa efficace come evidenziato dai dissesti rilevati dopo i recenti eventi sismici. Il cordolo in cemento armato consigliato deve essere eseguito per unaltezza non superiore al minore tra lo spessore della muratura e 40 cm, e deve essere eseguito per tutta la larghezza della muratura; in ununica fase per tutta la falda o per cantieri alternati. Prima del getto devono essere posizionati gli elementi metallici di collegamento cordolo - struttura del coperto. Pu essere realizzato con o senza lo smontaggio della copertura. Collegamenti: - Se si conserva il dormiente, esso viene collegato al cordolo a mezzo di barra dacciaio filettata ad unestremit e imbullonata (un collegamento ogni 50 cm. circa). I travicelli o puntoni saranno quindi collegati al cordolo con chiodatura o fasce metalliche se necessario. Senza ricorrere ad un elemento di legno con funzione di dormiente possibile utilizzare un cuneo per lappoggio dei travicelli o puntoni, realizzando un collegamento con il cordolo per mezzo di due zanche di ferro piatto. Quando possibile si pu realizzare un cordolo col bordo superiore inclinato come la falda. In questo caso i travicelli o puntoni vengono fissati con zanche annegate nel getto o con cuffie in acciaio. Il cordolo deve continuare anche a coronamento della muratura del timpano, con la stessa altezza e per tutta la larghezza del muro. In questo caso si provveder a collegare con esso la trave di colmo, a mezzo di una staffa metallica annegata nel cordolo. Larmatura del cordolo in c.a. di solito costituita da quattro barre in acciaio e da altre barre disposte lungo il lato maggiore in base alla larghezza della parete con una staffatura chiusa (sezione minima 6 mm) con interasse pari almeno
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allo spessore del cordolo. Per un migliore collegamento del cordolo alla muratura sottostante possono essere realizzate degli ancoraggi con barre in acciaio debolmente iniettate di malta a base di calce.
Cordolo in acciaio. Pu essere realizzato con o senza lo smontaggio della copertura. In presenza di murature con apprezzabili curvature orizzontali e molto irregolari bisogna sagomare il profilato e livellare larea dappoggio. Diverse sono le tipologie dei cordoli in acciaio. Una tipologia frequente quella di posizionare nella sommit delle pareti lungo il perimetro delledificio un profilo di acciaio (C, L) collegato negli spigoli ed eventualmente ancorato alla muratura sottostante con barre in acciaio debolmente iniettate con resine o malte espansive. Altra soluzione possibile quella di realizzare il collegamento allinterno mediante lapplicazione sul sottotetto, in aderenza alla muratura o sul lato interno della muratura, di un profilo a L o a C collegato alla muratura con ancoraggi meccanici o chimici a sua volta collegato alle strutture di copertura. Il cordolo pu essere realizzato anche da un traliccio costituito da profili piatti in acciaio saldati a una trave reticolare e poggiati di piatto sulla sommit delle pareti perimetrali. Il traliccio pu essere ancorato alla muratura sottostante con barre in acciaio iniettate con resine o malte espansive ed infine ricoperto da un sottile strato di malta. Anche in questo caso il traliccio pu essere collegato alle strutture di copertura con saldature o cuffie metalliche. Al cordolo in acciaio possono essere accoppiati dei tiranti disposti in senso trasversale costituiti da barre in acciaio ancorati sulle murature con capochiave a paletto, a bolzone o a piastra.
Cordolo in muratura armata con barre in acciaio da c.a. Tale cordolo si realizza bene nei tratti in piano mentre di pi difficile esecuzione nei tratti in pendenza dei timpani. Per la realizzazione occorre smontare la copertura ed eventualmente rimuovere, quando possibile, la parte sommitale della muratura. Si realizzano due paramenti di mattoni pieni ad incatenamento regolare con interposto un traliccio costituito da unarmatura costituita da barre di adeguata sezione (14-16mm) e staffe (almeno 6 mm di sezione) ad interasse non minore di 15 cm. Il collegamento tra i due paramenti integrato da armature e mattoni disposti in senso trasversale; i mattoni vengono allettati con malta cementizia limitando il getto alla copertura delle armature. Al cordolo possono essere collegati gli sporti di gronda, gli zampini e le travature di copertura.
Cordolo in muratura armato con materiale composito (travi in laterizio pieno lamellare) 1
La prima fase esecutiva riguarda la preparazione della superficie di appoggio degli interventi in laterizio con malta di allettamento per regolarizzare la superficie sulla quale si stende il primo strato di fibre di vetro e il primo livello di elementi in laterizio. I conci sono disposti in modo tale da evitare la sovrapposizione in verticale dei giunti di resina. Si procede quindi a disporre gli ulteriori strati di nastri in fibra di vetro incollati tramite resina epossidica, e con lutilizzo aggiuntivo di stucco epossidico per aiutare il coronamento degli eventuali vuoti o giunti tra elementi contigui. Terminata la stesura dei tre strati di materiale si passa alla solidarizzazione del cordolo con la muratura sottostante. Tale collegamento viene realizzato praticando delle perforazioni armate, per una profondit sufficiente a garantire lancoraggio dellelemento, con funzioni di connessione tra gli elementi in laterizio e la muratura sottostante. I fori sono realizzati a quinconce e allinterno di questi si inseriscono barre in fibra di vetro. Si richiude, quindi, il foro colando la quantit necessaria di resina allinterno del foro.
Cordolo in legno lamellare Il cordolo pu essere realizzato allo stesso modo del cordolo in acciaio disponendo lungo la sommit delle pareti perimetrali una trave in legno lamellare di sezione rettangolare (max 30 cm x 15 cm ) poggiata con il lato lungo e collegata con ancoraggi in acciaio iniettati con malte espansive o resine.
Accorgimenti, varianti e limiti Le funzioni svolte dai cordoli sono destrema importanza ai fini del comportamento strutturale delledificio; essi, infatti: limitano le spinte della copertura; ripartiscono i carichi sulla muratura in condizioni statiche; ripartiscono le spinte orizzontali indotte dal sisma; favoriscono il comportamento scatolare delledificio. Tutti questi obiettivi per non sono raggiungibili insieme, se non con interventi che possono stravolgere le strutture murarie, con grave pregiudizio per la conservazione e, se mal eseguiti, anche per la sicurezza delledificio. Nella pratica sono state spesso realizzate cordolature in c.a., a volte abbinate a piani rigidi, realizzate con coperture in latero-cemento. Tale metodo non risultato efficace portando in molti casi al crollo della parte sommitale delle murature. Questo pu essere spiegato osservando che il cordolo sommitale rigido in c.a., essendo molto meno deformabile della muratura su cui si appoggia, scarica le sollecitazioni verticali solo in alcuni punti del pannello spesso
1 A. Borri, A. Grazini, e A. Giannantoni , Cordoli di sommit realizzati con laterizio lamellare in FRP, Atti del XI Congresso Nazionale Lingegneria Sismica in Italia, Genova, 2004.
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localizzati nei cantonali. Leffetto stabilizzante dei carichi verticali non si esercita in modo continuo cos che porzioni di muratura, non trattenute e caricate, sotto unazione sismica ortogonale tendono a ribaltare. Nel caso di eccessivo irrigidimento della sommit delle pareti con cordoli in c.a, prossimi al piano di imposta delle volte, spesso si rilevato un danneggiamento localizzato allimposta che in alcuni casi ha provocato anche il crollo della stessa volta. Le cause di tale danneggiamento sono da attribuire al richiamo di azione sismica provocato dallaumento di rigidezza in sommit e allaumento della differenza di deformabilit dovuta alla presenza del cordolo molto rigido. La maggiore rigidezza, infatti, provoca un aumento di azione sismica con incremento dello spostamento globale e un aumento della differenza di deformabilit tra volta e parete. Se si realizzano quindi cordoli in cemento armato bisogna porre particolare attenzione alle dimensioni e alla rigidezza di tali elementi in rapporto alle caratteristiche della muratura sottostante. In generale si possono definire rigidi i cordoli di altezza maggiore di 40 cm. Una possibile alternativa quella di realizzare cordoli in muratura armata o in acciaio che pur avendo le stesse funzionalit di quelli in c.a non alterano in maniera significativa il funzionamento globale della fabbrica storica in muratura. Il cordolo-catena in acciaio, una sorta di tirante che, abbinato ad un profilo metallico, consente di assorbire le spinte orizzontali delle coperture. Questultimo intervento si pu prevedere con o senza lo smontaggio della copertura e pu essere realizzato sia per la singola parete, sia per tutto il perimetro realizzando un vero e proprio cerchiaggio. Il cordolo in acciaio non ridistribuisce le spinte del tetto sui setti murari che quindi continuano a ricevere gli stessi carichi, non alterando pertanto in maniera negativa i meccanismi resistenti delledificio. Tale intervento reversibile ma, negli edifici non intonacati, ha un elevato impatto visivo e richiede una manutenzione minima (trattamento antiruggine) se non coperto da intonaco. La tipologia in muratura armata richiede il rifacimento della porzione ultima di parete per realizzare un cordolo murario armato. E una soluzione gi ampiamente sperimentata che si pu adattare a molteplici situazioni strutturali e a varie tipologie di muratura. Esso ha una buona deformabilit verticale che gli consente di scaricare i pesi sulle murature sottostanti evitando gli effetti sui cantonali provocati da cordoli troppo rigidi. Pu essere realizzato sia in laterizio sia in pietra consentendo quindi il rispetto dellestetica delledificio. Lintervento non crea problemi di ponte termico.
Figura B.11.1 Esempio di cordolo in muratura armata
Figura B.11.2 Esempio di cordolo in muratura ligneo
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Figura B.11.3 Alcuni esempi di cordolature in sommit della muratura
Figura B.11.4 Particolari costruttivi dei cordoli in laterizio lamellare con FRP
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SCHEDA B.12 INSERIMENTO DI CATENE Principi funzionali di base Le catene sono elementi costitutivi tradizionalmente impiegati con funzioni strutturali di collegamento, contenimento e ritegno e sono quindi sottoposte a sforzo di trazione. Nel campo del restauro esse sono utilizzate principalmente per: contrastare lazione di ribaltamento di pareti fuori dal loro piano (azione di ritegno), per assorbire spinte anomale (azione di contenimento) per conferire alledificio un comportamento scatolare funzionando da collegamento tra le varie parti (azione di collegamento). Campi di applicazione Le strutture in muratura, e specialmente gli edifici monumentali, risultano altamente vulnerabili nei confronti di unazione sismica in quanto presentano spesso un comportamento non scatolare. Per limitare questa fonte di vulnerabilit e conferire alla struttura un adeguato stato di collegamento tra le pareti ortogonali, si pu ricorrere allantica tradizione costruttiva dellinserimento di catene orizzontali, le quali sono chiamate a svolgere contemporaneamente unazione di collegamento e di ritegno. La posizione delle catene pressoch obbligata; esse potranno essere inserite allaltezza della quota dei solai intermedi o entro le strutture lignee dei tetti. Nel caso si operi su una chiesa le catene possono essere inserite in controfacciata, posizionate in adiacenza alla muratura allaltezza del fregio, per limitare i meccanismi di taglio nel piano, o in senso longitudinale aventi lo scopo di evitare il ribaltamento della stessa fuori dal proprio piano. Le catene hanno comune e diffuso impiego soprattutto nelle strutture arcuate e voltate spingenti, ove generalmente sono poste in opera alle reni degli elementi, ossia nella posizione staticamente pi corretta ed efficace. Le catene per il basso costo, la facilit dimpiego e la elevata efficacia vengono utilizzati usualmente anche per la messa in sicurezza dei monumenti nei casi di danno modesto. Applicazione della tecnica e fasi operative Le catene annegate o affiancate alle murature o poste a contrasto delle spinte laterali di archi e volte erano tradizionalmente realizzate in ferro forgiato e sono attualmente prodotte in acciaio, o in altre leghe inossidabili. Le catene sono bloccate, nella posizione prevista, con elementi detti bolzoni o paletti capochiave che, ancorano lestremit dellelemento alle murature, impedendone lo sfilamento per contrasto. I capochiavi utilizzabili possono essere di diverso tipo. Nel caso in cui siano metallici possono essere a paletto o a piastra. La soluzione di bolzoni metallici, si integra perfettamente con gli interventi storici presenti nella maggior parte delledilizia tradizionale in pietra o in laterizio. La scelta tra le due tipologie (a paletto o a piastra) dipende essenzialmente dalla qualit della muratura: nel caso in cui questa sia composta da elementi di piccole dimensioni la diffusione dello sforzo di contrasto esercitato sulla muratura non pu essere affidato alla sola dimensione del bolzone. In tal caso risulta quindi maggiormente conveniente utilizzare la tipologia a piastra. Se invece, la muratura costituita da elementi di dimensioni maggiori il solo bolzone a paletto, posizionato inclinato rispetto alla verticale, in modo da interessare il maggior numero di elementi, riesce a diffondere lo stato tensionale su unarea sufficientemente vasta grazie alla dimensione stessa degli elementi. Lestremit delle catene appositamente preparata per realizzare la loro connessione con gli elementi di ancoraggio. Tradizionalmente tale collegamento era garantito da bolzoni a paletto inseriti nelle asole terminali degli elementi. Attualmente la stessa funzione viene assolta da porzioni di profilati metallici generalmente a C o da piastre, eventualmente nervati per aumentare resistenza e rigidezza, dotate di fori filettati, entro i quali sinserisce la testa del tirante successivamente bloccata, ad esempio, da un dado. I capochiavi metallici potranno restare a vista o venire ricoperti con intonaco, evitando tuttavia di incassarli allinterno del paramento per non indebolire il muro i corrispondenza dellancoraggio della catena. Nel caso in cui la catena supera la lunghezza dei 10 metri, (sia per motivazioni strutturali che di facilit di messa in opera), la catena dovr essere costituita da pi pezzi, opportunamente collegati tra loro. Le unioni possono essere realizzate tramite elementi tenditori in grado di mettere in tiro la catena. Particolare attenzione dovr essere posta nellindividuazione dei punti in cui inserire gli organi di bloccaggio, in modo da garantire la corretta e stabile posizione e leffettivo funzionamento della catena. Il dispositivo pu, infatti, esercitare la sua azione solo se la sua estremit opposta a quella connessa alla struttura instabile ancorata ad elementi, strutture o organi di bloccaggio stabili e fermi. Al fine di progettare in modo corretto gli organi di ancoraggio sar inoltre necessario eseguire unanalisi dei materiali che costituiscono ledificio; nel caso in cui si operi su pareti in muratura di qualit scadente pu risultare necessario consolidare con iniezioni di malta una porzione di muro intorno al capochiave per un diamentro non inferiore a una volta e mezzo lo spessore, in modo da limitare gli effetti di punzonamento. Per la realizzazione delle perforazioni in cui andranno inseriti gli elementi di rinforzo consigliabile utilizzare procedure e strumenti che evitino di sollecitare le strutture e di indurre nuovi danni come avverrebbe con strumenti a percussione. In questa fase occorre realizzare, anche eventuali dispositivi di protezione degli elementi di rinforzo inserendo, ad esempio, nei fori di passaggio delle catene, guaine o rivestimenti che li isolano dai materiali attraversati, prevenendo eventuali danni futuri. Pu essere previsto un eventuale pre-tensionamento della catena che pu essere realizzato mediante tenditori intermedi, o esercitando un opportuno serraggio con eventuali dispositivi filettati o, ancora, agendo su cunei, zeppe, biette o altri organi in grado di indurre nellelemento la presollecitazione richiesta. Una volta posto in opera la catena e lelemento di bloccaggio necessario procedere alla sigillatura di essi con le parti
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del manufatto in cui sono inseriti. La sigillatura dovrebbe in ogni caso garantire la successiva ispezionabilit e ritesaggio dellelemento. Parti componenti: a) organi di ritegno o capochiave del tipo: piastre circolari, ellittiche o quadrate solitamente nervate radialmente in modo da aumentare la rigidezza flessionale. Il diametro od il lato solitamente variabile tra 30 e 50 cm; paletti, che dovrebbero essere posizionati inclinati a 45 rispetto allorizzontale in modo che il semipaletto inferiore agisca sul muro ortogonale. La lunghezza del paletto varia da 80 a 120 cm, misure inferiori possono comportare tensioni unitarie di contatto paletto-muro molto elevate. Eccessive lunghezze possono favorire gli effetti flessionali e, pertanto, lo spessore del paletto deve essere proporzionato alla lunghezza. b) giunti di connessione: vengono adottati quando non sono disponibili barre di lunghezza particolare e possono essere del tipo a forchetta con spinotto, a manicotto a vite, a gabbia; c) giunti di tensione del tipo a gabbia e a manicotto, a dado e vite impiegato per tiranti con organi di ritegno a piastra. d) tiranti: possono essere realizzati da normali barre in acciaio per armatura, con profilati piatti o quadri, con trefoli in acciaio armonico. Posa in opera: Le catene pi efficaci sono quelle poste non in asse con la muratura, libere di scorrere, disposte su una o due facce della muratura. Le catene con estremit filettate sono fissate alla piastra o bolzoni tramite dadi, in modo che il controllo dello stato di tensione della barra, eseguito con chiavi dinamometriche, consenta la stessa messa in tensione nel tirante; dopo tale operazione necessario porre un controdado in modo da evitare possibili allentamenti della bullonatura; la saldatura del dado alla piastra o al bolzone sconsigliabile in quanto impedisce possibili ritesature della catena (nel caso non siano presenti tenditori intermedi). In passato il tirante veniva riscaldato e bloccato alle estremit dal capochiave; la contrazione del medesimo per effetto del raffreddamento veniva impedita dalla presenza di strutture murarie e ci lo poneva in trazione, esercitando sulla muratura azioni orizzontali di contrasto a quelle deformati. Posizionamento: Catena in controfacciata libera di scorrere: posizionata in aderenza alla muratura, allinterno della parete e lasciata libera di scorrere per eventuali successivi ritensionamenti. Generalmente posizionata sopra al portale e alleventuale rosone. Ai lati viene bloccata tramite piastre o paletti inclinati. Catena longitudinale: vengono posizionate una o pi catene per lato della facciata ad una quota compresa tra 1/2 dellaltezza e la quota di sommit della parete laterale; le catene sono disposte allinterno della chiesa in aderenza alle pareti laterali ancorate in facciata e sul lato opposto della chiesa o in una colonna o parasta con un organo di ritegno. Le catene longitudinali di solito possono essere nascoste dalle cornici longitudinali, al di sotto delle imposte delle volte. Catene negli arconi e nelle volte: per contrastare le spinte degli arconi e delle volte vengono posizionate catene in prossimit delle reni. Nel caso delle volte a botte si metteranno in opera pi catene trasversali, distanziate in proporzione allo spessore dei muri che sostengono la volta. Le catene possono essere disposte anche in posizione estradossale al disopra della chiave dellarco, in modo da non essere visibili dallinterno della chiesa. In questo caso la catena viene sistemata alla quota dellestradosso e risulta molto meno efficace del caso precedente. Catene in copertura: in copertura le catene integrano le strutture con funzione di controventatura. Accorgimenti, varianti, limiti Le catene e gli organi di bloccaggio metallici inclusi nella muratura sono soggetti alla corrosione per effetto dellumidit in essa contenuta e possono quindi andare incontro a diminuzione della sezione resistente e, nei casi limite, alla totale scomparsa. La riduzione della sezione causa lindebolimento dei tiranti e conseguentemente, la perdita delle loro funzioni statiche. In tali casi, lintervento di consolidamento pu prevedere la sostituzione delle catene degradate, oppure linserimento, a fianco di esse, di nuovi elementi. La corrosione delle catene pu inoltre provocare ingenti danni nelle murature, poich il conseguente aumento del loro volume pu determinare tensioni che superano la resistenza dei manufatti in cui sono inseriti e determinare lesioni, rotture e spaccature. I tiranti liberi, come quelli inseriti allintradosso delle volte, sono invece soggetti a corrosione soprattutto per lazione dellumidit ambientale e risultano inoltre esposti a rischi dincendio o ad altri urti e indebite sollecitazioni indotte da carichi aggiuntivi non previsti allatto della progettazione e del dimensionamento. Particolare attenzione va posta nel dimensionamento dellelemento di ancoraggio in quanto, ad esempio, un paletto capochiave di tipo tradizionale, troppo esile oppure di lunghezza troppo esigua, pu cedere e deformarsi o spezzarsi, sotto lazione del carico concentrato che gli trasmette la catena. E necessario per anche verificare che lelemento di contrasto trasmetta alla parete un carico di compressione che non determini il punzonamento della muratura. Gli elementi di contrasto devono essere posizionati non eccessivamente vicini agli spigoli della costruzione, alle sue aperture o a discontinuit e punti deboli di varia natura. In alcuni casi, i problemi possono derivare dalleventuale eccesso di presollecitazione indotta nei tiranti, allatto della posa in opera, o dallaumento delle sollecitazioni di esercizio provocate da variazioni delle condizioni di carico gravanti sulle parti connesse o da mutamenti dei loro assetti geometrici. Ci pu provocare il punzonamento della muratura in corrispondenza dei punti di ancoraggio e di bloccaggio della catena, il ribaltamento di alcune porzioni dei manufatti connessi al tirante o lo snervamento di questultimo per superamento delle capacit di resistenza. Ultimo delicato aspetto riguarda il rischio di allentamento o di apertura degli organi o dei dispositivi di bloccaggio e di ancoraggio, poich ci provocherebbe, indipendentemente da ogni altro fenomeno, la perdita di efficacia del tirante. Occorre infine
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che tali dispositivi siano progettati e posti in opera in modo da consentire una periodica ispezione e manutenzione.
Figura B.12.1 Schematizzazione dellancoraggio con paletto o bolzone
Figura B.12.2 Schematizzazione dellancoraggio con piastra nervata
Figura B.12.2 Esempio di catene in FRP
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SCHEDA B.13 COLLEGAMENTO DEI TERZERI CON LA MURATURA DEL TIMPANO Principi funzionali di base Lesigenza di conferire un comportamento scatolare alle strutture in muratura rende necessario eliminare possibili azioni di martellamento degli elementi della copertura sulla muratura del timpano. La tecnica, per le costruzioni esistenti, si basa sul collegamento delle membrature principali delle unit di orizzontamento (travi principali dei solai, travi di colmo o terzeri del tetto) con le pareti portanti delledificio. Campi di applicazione Questintervento assicura il corretto collegamento tra lorditura lignea della copertura e la muratura del timpano favorendo il comportamento scatolare delledificio. La tecnica di impiego universale e, risulta di facile e immediata realizzazione nelle costruzioni storiche in muratura. Applicazione della tecnica e fasi operative Il collegamento tra lorditura lignea e la muratura pu essere realizzato tramite bandelloni (o sogofese) di metallo (ferri piatti), oppure, pi raramente, di legno, chiodati o avvitati alle membrature principali della copertura e inseriti nella muratura del timpano alla quale sono fissati per mezzo di bolzoni capochiave o di altri organi simili. I bandelloni (o sogofese) possono essere applicati al bordo inferiore delle travi, ma, pi opportunamente, alle facce. La testa della trave pu essere irrobustita con lapplicazione di una staffa metallica. Ai bandelloni della tradizione costruttiva si tende oggi a sostituire piatti o barre metalliche ancorate alla muratura, oppure lamine in fibre di carbonio, fissate per incollaggio, che occupano uno spessore molto limitato. Collegamento delle travi di terzere con cuffie in acciaio alla muratura del timpano Nel caso in cui le travi di terzere risultano poggiate nella muratura del timpano, esse possono esercitare una azione di martellamento sulla muratura stessa che pu portare al collasso parziale della struttura. Il collegamento al timpano stesso pu essere effettuato in modi diversi, di cui alcuni sono di seguito illustrati: collegamento delle travi di terzere al timpano con due cuffie a C in lamiera sovrapposte alla trave e collegate alle travi con bulloni passanti e alla parete con tasselli meccanici o chimici che possono arrivare fino allesterno ed eventualmente ancorate con piastre metalliche. montaggio in aderenza alla parete del timpano di una trave reticolare realizzata con profili a C o angolari alla quale vengono collegate le travi di terzere. La trave reticolare, poggiata sulle pareti laterali, collegata al timpano con tasselli meccanici o chimici e/o piastre allesterno e controventata con tiranti metallici al cordolo perimetrale. Accorgimenti, varianti e limiti E sempre necessario dotare di organi di regolazione gli elementi di collegamento. E, inoltre, necessario realizzare i nodi di collegamento con la muratura in modo che abbiano invasivit minima evitando brecce o squarci di dimensioni considerevoli nelle pareti murarie.
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SCHEDA B.14 IRRIGIDIMENTO DELLA FALDA DELLA COPERTURA Principi funzionali di base Questo intervento, consigliabile in zona sismica, tende a migliorare il grado di rigidezza delle falde favorendo il comportamento dinsieme delledificio in occasione di un sisma. Pi concretamente si tratta di rendere meno deformabili le maglie dellorditura delle strutture di copertura, tramite la realizzazione di unidonea controventatura di falda con la realizzazione di croci di S. Andrea in acciaio o, lutilizzo di un tavolato incrociato. In alcuni casi, sopra il tavolato stato realizzato, in passato, un getto di calcestruzzo armato che pur rappresentando un controvento di falda, va ad aumentare la rigidezza e la massa del piano di copertura. Tale soluzione fortemente sconsigliata, in relazione alla scarsa efficacia dimostrata dopo gli eventi sismici dellUmbria e Marche (1997) e del Molise (2002). Campi di applicazione La tecnica si applica ai sistemi di copertura con lo scopo di riportare gli elementi strutturali a un funzionamento dinsieme. Lintervento, di facile esecuzione, attuabile in tutte le coperture di legno semplici, ben conservate, non sufficientemente rigide. Applicazione della tecnica e fasi operative Questo tipo di intervento sar adottato nei casi in cui, in presenza di unorditura complessivamente affidabile, si intende migliorare le caratteristiche di rigidezza e deformabilit nel piano delle falde. Per rendere efficace lintervento, devono essere precedentemente eseguite le eventuali riparazioni delle membrature della copertura e degli elementi di collegamento. Sono molto efficaci le applicazioni di controventature con elementi in legno o in acciaio (ferri piatti, barre o funi) posti in opera con tenditori disposti a croce di S. Andrea. I controventi di acciaio possono essere posizionati allintradosso o eventualmente allestradosso dellorditura della copertura e vengono collegati ad essa mediante cerchiature o cravatte metalliche ripiegate a U e inchiodate. Lancoraggio con la muratura avviene a mezzo di piastre metalliche posizionate allestradosso della stessa. Lirrigidimento delle falde di copertura pu inoltre essere realizzato mediante lesecuzione di un tavolato incrociato. Lintervento consiste nellapporre un doppio strato di tavole sovrapposte sulla struttura lignea esistente, il primo perpendicolarmente e quello superiore parallelamente allorditura della copertura. Per rendere collaborante il nuovo tavolato con la struttura esistente bisogna eseguire un efficace collegamento tra le due parti. Lunione pu avvenire mediante connettori realizzati con perni in acciaio o in legno interamente filettate ancorate allorditura lignea e passanti lintero spessore del tavolato. Accorgimenti, varianti e limiti Si sottolinea come deve essere, in ogni caso, evitato di creare eccessivi irrigidimenti del sistema; la duttilit , infatti, un requisito essenziale per le strutture in legno, sia per consentire le deformazioni indotte dalle variazioni igrotermiche, sia per assicurare la massima efficienza in caso di eventi sismici. La controventatura di falda, eseguita con elementi disposti allintradosso dellorditura, ha il vantaggio di poter essere attuata senza intervenire sulle parti strutturali secondarie e sul manto di copertura. Un suo limite quello di modificare, oltrech il funzionamento, anche laspetto della struttura intradossalmente. La realizzazione di una controventatura allestradosso, sia essa costituita da croci di S. Andrea o da tavolato incrociato, richiede invece lo smontaggio della copertura. Se si realizza il tavolato incrociato bisogna porre particolare attenzione al collegamento tra i nuovi elementi e lorditura esistente poich da ci dipende lefficacia dellintervento. Inspessimento della muratura con mattoni pieni Diatoni di ancoraggio tra l'UPN 80 all'estradosso del solaio di copertura Profili UPN 80 di collegamento dei controventi di falda Barre di controvento diam. 30 mm. poste in aderenza all'intradosso del solaio di copertura Collegamento con saldatura delle barre di controvento, ai puntoni della capriata ed ancorata al timpano del prospetto principale Capriata con profili UPN 80 realizzata in aderenza della capriata in acciaio al cordolo in c.a. delle pareti laterali Perforazione armata per aggancio Controventi di copertura Fissaggio dei controventi alla muratura ed ancorata al timpano del prospetto principale Capriata con profili UPN 80 realizzata in aderenza
Figura B.13.1 Esempi di collegamenti del timpano con lorditura della copertura
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SCHEDA B.15 CONSOLIDAMENTO DEGLI ARCHITRAVI Principi funzionali di base Gli architravi sono elementi strutturali orizzontali, costituiti da elementi monolitici (travi lignee o in acciaio o piattabande lapidee) o realizzati in muratura, (laterizio o pietra) posti al di sopra delle aperture, la cui funzione quella di sostenere il peso della muratura sovrastante e di eventuali altri carichi su essa gravanti. I carichi agenti sullarchitrave sono trasmessi sugli elementi verticali portanti (piedritti o spalle) che, sono assimilabili agli appoggi di estremit. Il peso della muratura gravante su un architrave definito dalla cosiddetta parabola di distacco, la cui freccia di non banale valutazione, in quanto funzione della tessitura della muratura e della presenza di ulteriori aperture nella parete muraria. Applicazione della tecnica e fasi operative Gli architravi possono essere realizzati con tecnologie e materiali diversi; alcune tipologie di architravi sono elencate di seguito: a) architrave in mattoni pieni; b) architrave in legno; c) architravi in pietra; Lintervento di consolidamento e miglioramento sismico varia in funzione della tipologia. Nel caso di architravi lignei possibile prevedere linserimento di profili in acciaio affiancati o in sostituzione di quelli esistenti, collegati tra di loro da barre filettate in acciaio inox. Una possibile successione delle fasi lavorative la seguente: - taglio della muratura per consentire linserimento delle travi in acciaio; - inserimento dei profili in acciaio nella muratura ; - allettamento dei mattoni pieni tra i profili con malta idraulica; - malta per iniezioni per chiusura finale a saturare gli eventuali spazi tra i vari materiali; - collegamento dei profili in acciaio tra di loro con barre filettate e bulloni in testa; - intonaco traspirante a chiusura dellintervento. Nel caso di architravi in muratura la tecnica dintervento pu essere analoga o si pu prevedere la ricostruzione dellarchitrave in muratura prevedendo in asse con larchitrave stesso un tirante collegato allestremit con due piastre metalliche in grado di conferire una presollecitazione tale da evitare la decompressione in caso di azione sismica.
Figura B.15.1 - Esempio di architrave in acciaio
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Riferimenti bibliografici
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