Sei sulla pagina 1di 21

Analisi dinamiche non lineari a sostegno delle

ipotesi di intervento di miglioramento sismico


del Laboratorio dellINFN di Ferrara
Uso di una modellazione a plasticit diffusa per analisi timehistory di un edificio prefabbricato in c.a. colpito dagli eventi
sismici emiliani del maggio 2012
AUTORI: Fabio Minghini 1, Federico Piccoli 2, Nerio Tullini 3

INTRODUZIONE
La maggior parte dei capannoni che sorgono nel territorio emiliano investito dalla sequenza
sismica del 2012 stata costruita in un periodo precedente allentrata in vigore di criteri di
progetto specifici per la resistenza alle azioni sismiche. Come conseguenza, le ben note
carenze dei collegamenti fra tegoli di copertura e travi, fra travi e pilastri e fra questi e i
pannelli di rivestimento erano sistematicamente presenti in queste aree, e tale circostanza
stata la maggiore responsabile dei gravi danni subiti da tali edifici fino a distanze di 20 km
dall'epicentro (Savoia et al. 2012, Minghini at al. 2014a, b). Nellarea urbana di Ferrara si
stimato che laccelerazione risentita durante la sequenza sismica emiliana del 2012 non abbia
superato il valore di 0.07g. Per tale motivo gli edifici prefabbricati presenti nelle aree
periferiche della citt a destinazione industriale-artigianale hanno subito al pi danni
modesti. L'edificio analizzato nel presente articolo, tipologicamente simile a capannoni pi
prossimi agli epicentri e rivelatisi molto vulnerabili, stato reso fruibile a seguito di interventi
locali effettuati ai sensi del D.L. 74/2012 e sono descritti da Baraldi et al. (2012). Per tale
edificio la presente nota illustra alcune proposte di intervento che consentono, sulla base di
analisi numeriche in campo elastico lineare, di elevare il livello di sicurezza ad oltre il 60%
della sicurezza richiesta agli edifici di nuova costruzione. Le proposte vengono poi validate
tramite analisi dinamiche non lineari, che rappresentano lo strumento pi sofisticato fra
quelli oggi disponibili per la valutazione del rischio sismico delle costruzioni (Magliulo et al.
2008). Da tali analisi emerge come gli interventi proposti possano garantire il pieno
adeguamento delledificio.

1 Ricercatore

di Tecnica delle Costruzioni, Universit degli studi di Ferrara, fabio.minghini@unife.it


civile, federico.piccoli@student.unife.it
3 Professore associato di Tecnica delle Costruzioni, Universit degli studi di Ferrara, nerio.tullini@unife.it
2 Ingegnere

IL LABORATORIO DI FISICA DELLUNIVERSIT DI FERRARA


Inquadramento delledificio
L'edificio prefabbricato oggetto di studio situato all'interno del Polo Scientifico-Tecnologico
dellUniversit di Ferrara e ospita il laboratorio pesante dell'Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare (INFN). La struttura denominata Blocco G e risale al 2002 (Figura 1 e 2).

Caratteristiche geometriche e carichi


Il Blocco G ha pianta di forma rettangolare di lati 6126 m e altezza sotto trave di 9 m (Figura
3a). La struttura portante verticale costituita da pilastri prefabbricati di sezione rettangolare
7060 cm disposti con interasse di 10 m in corrispondenza dei lati maggiori delledificio. In
copertura i pilastri sostengono due allineamenti di travi precompresse con sezione a L.
Queste, a loro volta, sono di appoggio a tegoli binervati in c.a.p. disposti nella direzione
ortogonale alle travi su una luce di 24 m (Figura 3b,c,d). La copertura pesa complessivamente
5.7 kN/m2 ed ai fini del comportamento sismico deve essere considerata deformabile.

Figura 1 - Il blocco G all'interno del Polo Scientifico-Tecnologico.

Figura 2 - Laboratorio di Fisica (Blocco G). Veduta panoramica (Lato Est).

Alle estremit Nord e Sud presente un solaio intermedio di peso pari a 7 kN/m2 e carico
variabile di competenza di 2 kN/m2, realizzato con pannelli alveolari disposti su una luce di 7
m. Il sostegno al solaio fornito da due allineamenti di travi rettangolari in c.a.p. disposte
parallelamente ai lati minori delledificio. Lallineamento di travi di bordo si trova a sua volta
in semplice appoggio su due pilastri dangolo, di sezione 7060 cm al piano terra e 5060 cm
al piano primo, e tre pilastri intermedi aventi sezione quadrata 5050 cm. Di questi solo uno,
posizionato al centro del lato minore delledificio, prosegue fino in copertura con funzione di
sostegno per i pannelli di rivestimento, mentre i due rimanenti hanno altezza 3.9 m. Le travi
porta-solaio allinterno del capannone sono sostenute da cinque pilastri 5050 cm alti 3.9 m.

Figura 3 - Stralci di una tavola architettonica: (a) pianta del piano terra e sezioni (b) B-B, (c) A-A e (d) C-C
indicate in Figura 3(a).

Le fondazioni sono costituite da plinti a bicchiere a base quadrata o rettangolare (Figura 3b, c,
d). Levidenza sperimentale dei terremoti emiliani del 2012 ha chiaramente evidenziato come
la pavimentazione industriale in calcestruzzo abbia costituituito un vincolo alla traslazione
orizzontale, collocando cos la posizione della cerniera plastica alla quota della
pavimentazione stessa invece che alla quota del collare del plinto. Tuttavia, per il caso in
esame, in cui i pilastri principali si trovano sul perimetro delledificio, il vincolo dincastro alla
base dei pilastri stato posto in corrispondenza della sommit del collo del bicchiere.
Il rivestimento dell'edificio realizzato da pannelli di calcestruzzo a sviluppo orizzontale con
intercapedine di materiale isolante, per uno spessore totale di 20 cm. Il peso dei pannelli
stato stimato in 3.6 kN/m2. I pannelli sono vincolati alla superficie esterna dei pilastri. I
collegamenti superiori sono ottenuti tramite un tipico profilo canale, mentre quelli inferiori
prevedono lalloggiamento di un profilo metallico inclinato verso lalto e zancato nel pilastro
in apposite tasche predisposte nel pannello.
A Ovest ledificio collegato al Dipartimento di Fisica tramite una passerella pedonale a
struttura metallica (Figura 4a). I pilastri principali sono dotati in sommit di una mensola
tozza per il sostegno delle vie di corsa di un carroponte da 100 kN (Figura 4b). Dettagli della
passerella e della via di corsa del carroponte sono riportati in Figura 5.

Figura 4 - Laboratorio di Fisica (Blocco G). Lato Ovest (a) e vista dellinterno (b).

Figura 5 - Laboratorio di Fisica (Blocco G). Particolare della passerella (a) e dellinterno (b).

Figura 6 - Laboratorio di Fisica (Blocco G). Particolare dei pilastri 70x60 cm (a) e 50x50 cm (b).

Figura 7 - Sezioni trasversali dei pilastri 70x60 cm (a) e 50x50 cm (b).


Immagini di un pilastro perimetrale di sezione 7060 cm alto 9 m e di un pilastro di sezione
5050 cm alto 3.9 m sono riportate in Figura 6, mentre i corrispondenti dettagli di armatura
sono messi in evidenza nelle sezioni trasversali di Figura 7.

Quadro di danno e interventi locali a seguito degli eventi sismici del 2012
Gli eventi sismici del 2012 non hanno provocato danni agli elementi strutturali. Si sono per
evidenziate fessurazioni nei tamponamenti interni al primo piano nelle zone a doppio volume
e distacchi e fessurazioni diffuse nei pannelli di rivestimento (Figura 8a,b,c). La distanza dagli
epicentri delle scosse principali, superiore a 30 km, ha giocato un ruolo determinante sul
quadro di danno, in quanto ledificio alla data del sisma presentava tutte le carenze nei
collegamenti evidenziate dal D.L. 74/2012, responsabili di gravi danni e crolli nei capannoni
situati in prossimit degli epicentri. Dopo la scossa del 29 maggio, si sono pertanto resi
necessari interventi locali di messa in sicurezza finalizzati alla eliminazione delle carenze e
quindi alla fruibilit post-sismica. Gli interventi effettuati sono stati descritti da Baraldi et al.

(2012). Spesso la configurazione impiantistica ha reso difficoltosa la messa in opera degli


ancoraggi (Figura 8d). Un dettaglio del collegamento tegolo-trave riportato in Figura 9.

Figura 8 - Laboratorio di Fisica (Blocco G): (a), (b), (c) danni ai pannelli di tamponamento; (d) configurazione
impiantistica nelle camere bianche.

Figura 9 - Interventi locali di collegamento fra tegoli e travi di copertura: (a) particolare esecutivo
dellancoraggio e (b) angolare di ancoraggio a installazione avvenuta.

Propriet dei materiali


Il valore caratteristico prescritto dal progetto originale del 2000 per la resistenza cubica a 28
giorni del conglomerato utilizzato per i pilastri pari a 50 MPa, mentre la prescrizione per
lacciaio indica la classe FeB44k (fyk = 430 MPa). Per una valutazione preliminare della
sicurezza delledificio con analisi in campo lineare si fatto riferimento ai valori di progetto
delle propriet dei materiali (Set 1). In seguito, allo scopo di valutare lopportunit di
effettuare prelievi di materiale da sottoporre a prova, le analisi sono state ripetute con
riferimento alle propriet medie dedotte dai certificati di prova allegati alla relazione di
collaudo, applicando alternativamente i fattori di confidenza FC = 1.35 (Set 2), relativo al
livello di conoscenza LC1, e FC = 1 (Set 3), appropriato nel caso di una conoscenza accurata.

MODELLAZIONE IN CAMPO ELASTICO LINEARE


Le immagini del modello numerico del Blocco G utilizzati per le analisi dinamiche con spettro
di risposta sono riportate in Figura 10. Di seguito sono riportati i criteri di modellazione
adottati, i principali risultati delle verifiche di sicurezza e le ipotesi di intervento per il
miglioramento sismico. In accordo con il D.L. 74/2012, lobiettivo degli interventi proposti
stato il conseguimento della condizione fa,SLV = ag,SLV/ag,ref,SLV 0.6, essendo fa,SLV il fattore di
accelerazione, ag,SLV la PGA corrispondente al raggiungimento dello SLV e ag,ref,SLV la PGA di
riferimento fornita dalle NTC 2008.

Criteri di modellazione
Gli elementi strutturali (travi e pilastri) sono stati modellati tramite elementi beam. Le travi,
semplicemente appoggiate ai pilastri, sono state collegate a questi per mezzo di nodi cerniera.
Come anticipato in precedenza, alla base dei pilastri, in corrispondenza della quota sommitale
del collo dei plinti a bicchiere, sono stati posti vincoli di incastro perfetto.

Figura 10 - Viste assonometriche del modello agli elementi finiti con in evidenza (a) copertura e pannelli di
rivestimento e (b) travi, pilastri e solai intermedi.

a
b
c
Figura 11 - Modellazione (a) del tegolo con elementi bidimensionali e (b) della sua connessione con la trave;
(c) connessione fra tegolo e trave, entrambi modellati con elementi beam.

a
b
Figura 12 - Collegamenti tra pannelli e pilastri (a) superiore e (b) inferiore.

z
y u x
z

x
z

c
a
b
Figura 13 - Modellazione dei pannelli orizzontali con elementi beam: (a) vista solida, (b) fili fissi e (c) e gradi di
libert svincolati nella connessione con il pilastro.
Per tenere conto della notevole influenza delle connessioni tegolo-trave sul comportamento
globale (Baraldi et al. 2012) riproducendone accuratamente il sistema di trasferimento degli
sforzi sono stati realizzati modelli di riferimento che fanno uso per i tegoli di elementi plate
(Figura 11a). Allo scopo di minimizzare le sollecitazioni di progetto sugli elementi di
ancoraggio adottati per la messa in sicurezza (Figura 9), Baraldi et al. (2012) hanno proposto
di realizzare collegamenti incernierati sia nel piano verticale sia in quello orizzontale. Tali
collegamenti sono stati riprodotti svincolando alla traslazione nella direzione ortogonale alla
trave una delle anime del tegolo (Figura 11b). Baraldi et al. (2012) hanno mostrato inoltre che
tale tipologia di collegamento lunica a poter essere realizzata con tasselli meccanici
facilmente reperibili in commercio, in quanto ancoraggi con un pi elevato grado di
iperstaticit, ad esempio quelli che prevedono il collegamento alla trave di entrambe le

nervature del tegolo, conducono a sforzi di progetto sui tasselli abbondantemente al di fuori
dei domini di interazione taglio-trazione forniti dai produttori.
In una successiva fase di modellazione, per limitare i tempi di calcolo, ai modelli di riferimento
sono stati sostituiti modelli meno onerosi che, pur facendo uso anche per i tegoli di elementi
beam (Figura 11c), riproducono accuratamente deformate modali e relative frequenze di

c
Figura 14 - Deformate modali relative (a) al primo, (b) al secondo e (c) al terzo modo di vibrare delledificio
utilizzando il Set 1, corrispondenti rispettivamente alle frequenze f1 = 0.71 Hz (T1 = 1.40 s), f2 = 0.76 Hz (T2 =
1.32 s) e f3 = 0.79 Hz (T2 = 1.26 s).

Tabella 1 - Verifiche di sicurezza effettuate tramite analisi lineari per lo Stato di Fatto (SdF) e lo Stato di
Progetto (SdP) nelle due ipotesi di intervento e per pilastri non fessurati (NF) e fessurati (F).
Verifiche

Rigidezza
pilastri

Fattore di accelerazione pilastri,


fa,SLV
Set 1
Set 2
Set 3
SdF(1)
NF
0.58
0.61
0.76
F(2)
0.57
0.61
0.90
SdP, 1a ipotesi NF
0.33
0.34
0.43
(2)
F
0.42
0.44
0.57
SdP, 2a ipotesi NF
0.49
0.51
0.65
(2)
F
0.63
0.65
0.85
(1)
Si osserva il collasso per taglio delle connessioni pannello-pilastro
(2)
Rigidezza flessionale ridotta tramite il coefficiente 0.5

Tipo pilastro
7060, l = 1.1%
5060, l = 0.8%
5050, l = 0.5%
5050, l = 0.5%

vibrazione delledificio. Il peso proprio delle intelaiature metalliche dei lucernari presenti in
copertura stato affidato come carico di linea ai tegoli adiacenti.
Al fine di tener conto del contributo irrigidente dei pannelli di rivestimento, collegati alla
struttura portante nella maniera rappresentata in Figura 12, si fatto uso di un sistema di
elementi beam (Figura 13a) collegato ai pilastri attraverso elementi rigidi (Figura 13b),
definendo opportuni svincoli rotazionali e alla traslazione verticale (Figura 13c).
Il fattore di struttura adottato nelle valutazioni di vulnerabilit, pari a q = 1.5, tiene conto
dellassenza di dettagli costruttivi di tipo antisismico.

Verifiche di sicurezza e interventi di miglioramento sismico


Nelle analisi dinamiche lineari con spettro di risposta si tenuto conto di un numero di modi
di vibrare tale da attivare non meno del 95% della massa complessiva, sia nelle due direzioni
orizzontali che nella direzione verticale. I primi tre modi di vibrare sono riportati in Figura 14.
I risultati delle verifiche di sicurezza per lo stato di fatto (SdF) sono riportati in Tabella 1 per i
due pilastri pi sollecitati con riferimento ai tre diversi set di valori delle propriet
meccaniche dei materiali e senza (NF) o con fessurazione (F). Con la prima di tali condizioni
vengono massimizzate le sollecitazioni, mentre con la seconda vengono massimizzati gli
spostamenti. Si noti come gi per la prima condizione il fattore di accelerazione dei pilastri sia
prossimo a 0.6 per il Set 1 e maggiore di tale valore per il Set 2, indicando che un solo prelievo
di conglomerato e acciaio da sottoporre a prova potrebbe consentire di evitare gli interventi
di miglioramento. Tuttavia, il modello evidenzia la prematura crisi per taglio delle connessioni
pannello-pilastro, che risultano soggette a sforzi superiori di un ordine di grandezza rispetto
alle corrispondenti resistenze.
Il collasso delle connessioni pannello-pilastro comporta la necessit di rivedere il modello
utilizzato, affidando ai pilastri la massa dei pannelli ma rinunciando al contributo della loro
rigidezza. Da qui nasce la prima ipotesi di intervento, che consiste nel disaccoppiare il
movimento dei pannelli nel loro piano da quello della struttura attraverso un opportuno
sistema di connessione. La soluzione scelta, presentata ad esempio nel documento
predisposto da ReLUIS et al. (2012), prevede di utilizzare tasselli chimici inghisati dallesterno
ai pilastri dopo aver forato i pannelli con tazza da 50-60 mm, saturare i fori nei pannelli con
schiuma poliuretanica ed infine serrare i tasselli su una rondella in acciaio posta a sua volta a

contatto con una rondella in neoprene che dovrebbe consentire il movimento relativo tra
pannelli e pilastri (Figura 15). Con un tale intervento, il minimo coefficiente di sicurezza per il
Set 2 risulta pari a 0.34 per pilastri integri e a 0.44 per pilastri fessurati (Tabella 1, SdP, 1a
ipotesi). Lintroduzione di sistemi di controvento efficaci presuppone un intervento di
irrigidimento della copertura, sicuramente costoso e reso difficoltoso dalla presenza dei
lucernari. Pertanto, per innalzare il coefficiente di sicurezza appare necessario procedere
intervenendo localmente sui pilastri oppure riducendo le masse sismiche.

Figura 15 - Collegamento dei pannelli di tamponamento ai pilastri in grado di disaccoppiare il movimento del
rivestimento da quello della struttura, ReLUIS et al. (2012).

Figura 16 - Pannelli di tamponamento: (a) pannelli esistenti in calcestruzzo e (b) pannelli sandwich adottati
nella seconda ipotesi di intervento.

Figura 17 - Confinamento alla base dei pilastri mediante angolari e calastrelli metallici (immagine tratta da
ReLUIS et al. 2012).

La seconda ipotesi di intervento consiste nella sostituzione dei pannelli in calcestruzzo con
pannelli sandwich leggeri costituiti da due lamiere con interposta schiuma poliuretanica, del
peso complessivo di circa 0.5 kN/m2 (Figura 16b). Oltre a determinare una significativa
riduzione delle masse, tale scelta, peraltro motivata dal quadro fessurativo evidenziato da
alcuni dei pannelli in calcestruzzo a seguito dei terremoti del 2012 (Figura 8a,b,c), va nella
direzione di un efficientamento energetico delledificio. Rientra inoltre in questa seconda
ipotesi dintervento lincremento del confinamento delle sezioni critiche dei pilastri tramite
angolari e calastrelli metallici (Figura 17), motivato tra l'altro dalla presenza di staffe aperte
nei pilastri esistenti. Le analisi sono state infine ripetute utilizzando il fattore di struttura
q = 2, maggiore di quello adottato nelle analisi precedenti ma comunque contenuto allo scopo
di non incrementare significativamente il contributo degli effetti del 2 ordine. Come
evidenziato dalla Tabella 1 (SdP, 2a ipotesi), le verifiche nel caso di pilastri fessurati portano
ora a coefficienti di sicurezza soddisfacenti e sempre maggiori di 0.6.

ANALISI DINAMICHE NON LINEARI


Per validare le proposte di intervento descritte nel paragrafo precedente sono stati
implementati modelli numerici in campo non lineare utilizzando il software open source
Opensees, sviluppato presso lUniversit di Berkeley in California (Mazzoni et al. 2009).
Lanalisi dinamica non lineare, che rientra fra le tipologie di analisi previste dalle NTC 2008,
consiste nellintegrazione delle equazioni del moto nel dominio del tempo e prevede la
modellazione della struttura tramite elementi finiti a comportamento non lineare. In
particolare, nel caso di elementi beam a plasticit diffusa (Figura 18), la generica sezione
trasversale viene suddivisa in fibre, a ciascuna delle quali viene associato un opportuno
legame costitutivo. Per riprodurre il comportamento di elementi strutturali in c.a.,
necessario distinguere nella sezione le fibre di calcestruzzo da quelle in cui sono presenti le
barre di armatura, in modo da associare ad esse i corrispondenti legami. inoltre possibile
differenziare le fibre di calcestruzzo presenti nel nucleo racchiuso dalla staffatura da quelle
situate nel copriferro, affidando eventualmente alle prime un legame costitutivo che tenga
conto opportunamente del confinamento. Le azioni interne alle estremit degli elementi finiti
(momenti, tagli, sforzo normale) si ottengono usualmente sommando i contributi delle singole
fibre sotto lipotesi di conservazione delle sezioni piane. Linput sismico costituito da set di
accelerogrammi, storie temporali di accelerazione applicate alla base della struttura,
riprodotte artificialmente o selezionate allinterno di banche dati contenenti registrazioni di
terremoti reali. I criteri di generazione o di scelta devono condurre ad accelerogrammi
compatibili con gli spettri di risposta previsti dalle NTC 2008 per lo stato limite considerato
nellanalisi. Quando la tipologia strutturale impone la messa in conto della componente
verticale dellazione sismica, come nel caso delle strutture di grande luce, linput
rappresentato da terne di accelerogrammi, costituite dalle due componenti orizzontali e da
quella verticale. Diversamente dalle analisi in campo elastico lineare, in cui si svolgono
confronti tra sollecitazioni e corrispondenti resistenze, le verifiche di sicurezza nelle analisi
non lineari vengono effettuate in termini di capacit di spostamento, deformazione o
rotazione delle sezioni critiche. In accordo con le NTC 2008, se si fa uso di almeno 7 terne di

Figura 18 - Modellazione a fibre di un elemento finito.

Figura 19 - Discretizzazione dei pilastri di Figura 6 e Figura 7 mediante fibre a comportamento non lineare.
accelerogrammi, nelle verifiche consentito fare riferimento ai valori medi degli effetti pi
sfavorevoli.

Criterio di modellazione
Per il capannone in esame, le travi e i tegoli sono stati modellati attraverso elementi beam a
comportamento lineare mentre per i pilastri si fatto uso di una modellazione a fibre di tipo
"force-based" (Figura 19), nella quale per il conglomerato e lacciaio sono stati definiti
opportuni legami costituivi ciclici che includono funzioni di danneggiamento in grado di
riprodurre il degrado causato dallinput sismico. Il legame adottato per il conglomerato
(Figura 20a) derivato dal modello di Kent e Park (1971), che prevede un comportamento
parabolico fino alla resistenza di picco seguito da un ramo decrescente linearmente. La
resistenza di picco, la deformazione ultima e la pendenza del ramo decrescente possono
essere modificate per tenere conto del contributo del confinamento. Con riferimento allo stato
di fatto, a causa della staffatura non richiusa ad uncino attorno alle barre longitudinali (Figura
7), il contributo del confinamento stato completamente trascurato (curva rossa in Figura
20(a)). Al contrario, nel caso della seconda ipotesi di intervento, che prevede la realizzazione
di una calastrellatura metallica alla base dei pilastri (Figura 17), il coefficiente di efficienza al
confinamento ottenuto ai sensi della Circolare Ministeriale 02/02/2009, n. 617 tale da

a
b
Figura 20 - Legami costitutivi (a) del calcestruzzo e (b) dell'acciaio adottati nelle analisi non lineari.
consentire il raggiungimento di una deformazione ultima del conglomerato superiore allo
0.7% (curva blu in Figura 20a). Il legame costitutivo adottato per l'acciaio (Figura 20b) del
tipo elastico-perfettamente plastico. In accordo alle NTC 2008, per le resistenze a
compressione e snervamento rispettivamente di conglomerato e acciaio si fatto riferimento
ai valori medi. Nelle analisi si inoltre tenuto conto delle non linearit geometriche nei
pilastri, derivanti dagli sforzi assiali applicati nella configurazione deformata. La massa dei
pannelli di tamponamento, infine, stata affidata ai pilastri per aree di influenza.

Input sismico
Linput sismico utilizzato costituito da 7 terne di accelerogrammi naturali opportunamente
selezionati e scalati per ottenere la compatibilit con lo spettro di risposta elastico fornito
dalle NTC 2008 per il periodo di ritorno TR,SLV = 475 anni (Classe dUso II). Una delle terne
rappresentata da registrazioni effettuate il 29 maggio 2012 in localit San Felice sul Panaro, e
quindi prossima allepicentro della seconda delle due scosse principali del terremoto
emiliano. Si segnala che nelle analisi che seguono si considera lo spettro di risposta elastico
relativo agli edifici nuovi, senza alcuna riduzione al 60%. La ricerca degli accelerogrammi
stata effettuata attraverso il programma REXEL (Iervolino et al. 2010), che fa uso di algoritmi
di selezione sviluppati specificatamente per la banca dati accelerometrica italiana (ITACA)
gestita dallIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), per lo European Strongmotion Database (ESD) e per la banca dati mondiale denominata Selected Input Motion for
displacement-Based Assessment and Design (SIMBAD). I 7 eventi utilizzati nellanalisi,
provenienti da SIMBAD, sono riportati in Tabella 2 insieme a distanza epicentrale della
stazione di rilevamento, data, magnitudo momento (Mw), meccanismo di faglia e categoria di
sottosuolo ai sensi delle NTC 2008. Le tre componenti del terremoto di Northridge (IN0458 in
Tabella 2) sono riportate in Figura 21. Le accelerazioni di picco al suolo (PGA) e i fattori di
scala (SF), applicati alle registrazioni per ottenere la spettro-compatibilit, sono invece
riportati in Tabella 3. Infine, gli spettri di risposta elastici e lo spettro medio dei terremoti
scalati sono messi a confronto in Figura 22a ed in Figura 22b con gli spettri forniti dalle NTC
2008 per lo SLV, rispettivamente per le componenti orizzontali e per quella verticale.

Tabella 2 - Terremoti utilizzati come input sismico nelle analisi dinamiche non lineari.
Waveform

Denominazione
dell'evento
sismico

Identificativo
stazione

Distanza
epicentrale
[km]

Data

MW

Meccanismo di
faglia

Categoria di
sottosuolo

IN0034

Miyagi

MYG010

10

25/07/2003

6.1

inversa

IN0046

Niigata

NIG017

17

23/10/2004

6.3

inversa

IN0273

Niigata

NIG022

23

11/03/2011

6.2

inversa

IN0313

Emilia

SAN0

29/05/2012

6.0

inversa

IN0341

Christchurch

RHSC

14

21/02/2011

6.2

inversa

C*

IN0413

Irpinia

ALT

24

23/11/1980

6.9

diretta

IN0458

Northridge

ST_24087

11

17/01/1994

6.7

inversa

Figura 21 - Accelerogrammi del terremoto di Northridge.

Tabella 3 - PGA e fattori di scala relativi al set di accelerogrammi naturali utilizzati come input sismico nelle
analisi dinamiche non lineari.
Waveform

Direzione X
PGA [m/s2]
SF

Direzione Y
PGA [m/s2]
SF

Direzione Z
PGA [m/s2]
SF

IN0034

1.951

1.0332

2.518

0.8007

2.543

0.2721

IN0046

3.2085

0.6283

2.2388

0.9005

1.1453

0.6043

IN0273

1.340

1.5046

1.144

1.7617

0.752

0.9204

IN0313

1.712

1.1779

2.174

0.9275

3.080

0.2247

IN0341

2.855

0.7062

2.454

0.8216

1.878

0.3685

IN0413

0.564

3.5746

0.549

3.6739

0.338

2.0471

IN0458

3.374

0.5976

3.021

0.6673

5.416

0.1278

Figura 22 - Confronto tra gli spettri scelti, lo spettro medio e lo spettro di norma della componente (a)
orizzontale e (b) verticale.

Risultati dellanalisi e verifiche della capacit rotazionale alla base dei pilastri
Con riferimento alla prima ipotesi di intervento, il file wmv allegato riporta la risposta della
struttura sollecitata dal terremoto (scalato) di Northridge, mentre i risultati relativi ad un
pilastro avente la sezione di Figura 7a sono riportati in Figura 23 ed in Figura 24 con
riferimento rispettivamente alla prima e alla seconda ipotesi di intervento. Leffetto della
riduzione delle masse dovuta alla sostituzione dei pannelli risulta evidente soprattutto dai
diagrammi ciclici momento-curvatura. Infatti, mentre nel caso dei pannelli in calcestruzzo si
osservano ampi cicli disteresi ed un significativo degrado (Figura 23), nel caso dei pannelli
sandwich larmatura a flessione del pilastro arriva a snervamento ma i cicli disteresi
presentano ampiezza assai ridotta (Figura 24), indicando un degrado limitato. Le analisi
effettuate tenendo conto degli interventi progettati non hanno evidenziato la nascita di labilit
per nessuno degli accelerogrammi utilizzati, indicando che i pilastri hanno resistenza
adeguata.

sXmax==0.11015
0.091408

sZmax
mm

0.1

0.05
0
-0.05
-0.1

sXmin = -0.094291 m
sZmin = -0.13344 m

-0.15
-0.01 -0.005

0.005

-0.2

0.01

10

500

-500
-0.015

-0.01 -0.005

20

30

40

50

60

0.005

0.01

0.015

1000

500

-500

-1000
-0.01 -0.005

MXmax = 775.531 kNm

500

MZ
MX

-500

-1000

MZmin = -462.424 kNm


MXmin = -691.832 kNm
0

10

20

30

40

50

60

0.015

-500

-1000
-0.015

Taglio Z [kN]

Taglio [kN]

-100

0.1

0.01

-0.01 -0.005

0.005

100

-50

0.05

0.02

FX
FZ

50

0.015

Rotazione alla corda x [-]

FZmax = 79.0546 kN
FXmax = 45.7793 kN

-0.05

0.01

500

100

0.005

1000

Tempo [s]

50

-50
-0.1

x [1/m]

MZmax = 476.564 kNm

Rotazione alla corda z [-]

Taglio X [kN]

1000

Tempo [s]
Momento Flettente [kNm]

Momento Flettente Z [kNm]

z [1/m]

Momento Flettente X [kNm]

-500
-0.02 -0.015

sX
sZ

Momento Flettente X [kNm]

0.15

Spostamento [m]

Momento Flettente Z [kNm]

500

FXmin = -42.8728 kN
FZmin = -82.7661 kN
0

10

Spostamento X [m]

20

30

40

50

50

-50

-100
-0.2

60

-0.1

Tempo [s]

0.1

0.2

Spostamento Z [m]

0.15

400

0.1

0
-200
-400

0
-0.05
-0.1

sXmin
sZmin = -0.10659
m = -0.11156 m

-0.15
-4

-2

z [1/m]
600
400
200
0
-200
-400
-600
-0.015 -0.01 -0.005

-0.2

0.005

0.01

0.015

500

MZmin = -533.418 kNm


MXmin = -648.548 kNm
-1000

Taglio [kN]

Taglio X [kN]

-500

-1000
-6

0.1

-4

-2

10

20

30

40

50

60

FXmax = 42.6244 kN

FZmin = -78.6642 kN
10
20
30
40

6
-3

x 10

1000

500

-500

-1000
-0.015 -0.01 -0.005

0.005

0.01

0.015

FX
FZ

FXmin = -45.0689 kN

Tempo [s]

100

FZmax = 72.2602 kN

Rotazione alla corda x [-]

-100

x [1/m]

-500

-50

0.05

60

Tempo [s]

50

50

-0.05

40

MZ
MXmax = 674.702 kNm
MX
MZmax = 496.636 kNm

100

Spostamento X [m]

30

1000

50

-0.1

20

500

Tempo [s]

Rotazione alla corda z [-]

-50
-0.15

10

-3

x 10

Momento Flettente [kNm]

Momento Flettente Z [kNm]

0.05

1000

Taglio Z [kN]

-600
-6

sZ

Momento Flettente X [kNm]

200

sZmax = 0.1042 m
sXmax = 0.097266 m sX

Momento Flettente X [kNm]

600

Spostamento [m]

Momento Flettente Z [kNm]

Figura 23 - Pilastro di sezione 60x70 cm. Risultati dell'analisi time-history per il terremoto di Northridge a
seguito della prima ipotesi di intervento.

50

60

50

-50

-100
-0.2

-0.1

0.1

0.2

Spostamento Z [m]

Figura 24 - Pilastro di sezione 60x70 cm. Risultati dell'analisi time-history per il terremoto di Northridge a
seguito della seconda ipotesi di intervento.

b
Figura 25 - Time history delle rotazioni riscontrate e confronto con le rotazioni ammissibili per un pilastro
70x60 cm (a) e per un pilastro 50x50 cm (b) per il terremoto di Northridge a seguito della seconda ipotesi di
intervento.
Le verifiche di sicurezza per le sezioni critiche dei pilastri sono state condotte confrontando la
rotazione richiesta, determinata dallanalisi come valore medio delle rotazioni massime
prodotte dalle 7 terne di accelerogrammi, con la capacit rotazionale valutata tramite la
relazione (Circ. 02/02/2009, n. 617, C8A.6.1):
(1)
dove:
-el pari a 1.5 per gli elementi primari;
-Lv la luce di taglio;

-h l'altezza della sezione;


- lo sforzo assiale di compressione normalizzato;
- e ' sono le percentuali meccaniche di armatura longitudinale a trazione e compressione;
-fc, fy, fyw sono la resistenza a compressione del calcestruzzo e le resistenze a snervamento
delle barre longitudinali e delle staffe;
-sx la percentuale di armatura trasversale con sh interasse delle staffe nella zona critica;
-d la percentuale di eventuali armature diagonali in ciascuna direzione;
- un fattore di efficienza del confinamento.

b
Figura 26 - Confronto della richiesta in termini di rotazione con la capacit rotazionale dei pilastri del Blocco G
per il terremoto di Northridge a seguito della seconda ipotesi di intervento.
Le storie temporali delle rotazioni alla corda nelle due direzioni principali per un pilastro
7060 cm e per un pilastro 5050 cm prodotte dal terremoto di Northridge (IN0458 in

Tabella 2) sono riportate rispettivamente in Figura 25a ed in Figura 25b con riferimento alla
seconda ipotesi di intervento. Nelle stesse figure le rette orizzontali rappresentano le capacit
rotazionali valutate tramite l'equazione (1). Si noti come le rotazioni richieste siano sempre
inferiori ai valori di capacit. Le 30 barre verticali riportate negli istogrammi di Figura 26
(una per ogni pilastro delledificio) rappresentano i valori medi delle massime rotazioni
richieste, sempre con riferimento alla seconda ipotesi di intervento, dalle 7 terne di
accelerogrammi, mentre le rette orizzontali nelle stesse figure si riferiscono alle capacit
rotazionali minima e massima tra tutte quelle delle diverse tipologie di pilastro presenti
nelledificio. Si osservi come i valori medi delle rotazioni richieste si collochino tutti al di sotto
della retta orizzontale inferiore, corrispondente alla minima capacit rotazionale, indicando
che la seconda proposta di intervento conduce ad un livello di sicurezza superiore a quello
previsto dalla norma per un edificio di nuova costruzione.

CONCLUSIONI
La presente nota riporta i principali risultati delle valutazioni numeriche effettuate su un
edificio a struttura prefabbricata in c.a. situato nel Polo Scientifico-Tecnologico dellUniversit
di Ferrara. Le proposte di intervento definite su modelli lineari sono state validate tramite
analisi dinamiche non lineari (time-history) nelle quali gli elementi beam utilizzati per i
pilastri sono stati discretizzati per mezzo di fibre a comportamento non lineare. Con
riferimento ai valori medi delle resistenze dei materiali, il coefficiente di sicurezza finale
ottenuto dalle analisi lineari risulta pari a 0.85, mentre quello valutato con lanalisi timehistory supera lunit.

BIBLIOGRAFIA
Baraldi, D., Galvan, G., Minghini, F., Travagli, P. e Tullini, N. (2012). Interventi finalizzati alla
fruibilit post-sismica delle strutture prefabbricate del Polo Scientifico-Tecnologico
dellUniversit di Ferrara. Atti del Workshop I Collegamenti nelle Strutture Prefabbricate
organizzato da Universit di BergamoACI Italy Chapter, Bergamo, 5 ottobre 2012. Edizioni
IMREADY, 161-171.
D.L. n.74 del 6 Giugno 2012 recante "Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli
eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara,
Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012" .
Iervolino, I., Galasso, C., Cosenza, E. (2010). REXEL: computer aided record selection for codebased seismic structural analysis, Bulletin of Earthquake Engineering 8(2): 339362. DOI:
10.1007/s10518-009-9146-1.
Kent, D. C. e Park, R. (1971). Flexural members with confined concrete, Journal of Structural
Division, ASCE, 97(7), 1969-1990.
Magliulo, G., Fabbrocino, G. e Manfredi, G. (2008). Seismic assessment of existing precast
industrial buildings using static and dynamic nonlinear analyses, Engineering Structures,
30(9), 2580-2588.
Mazzoni, S., McKenna, F., Scott, M. H. e Fenves, G. L. (2009). OpenSEES User-CommandLanguage Manual, Version 2.0, Pacific Earthquake Engineering Research Center. disponibile
sul sito <http://OpenSEES.Berkeley.edu> (accesso luglio 2014).

Minghini, F., Ongaretto, E., Ligabue, V., Savoia, M. e Tullini, N. (2014a). Curve empiriche di
vulnerabilit per gli edifici prefabbricati colpiti dai terremoti emiliani del 2012. Atti del
Workshop Tecniche Innovative per il Miglioramento Sismico di Edifici Prefabbricati
organizzato da ACI Italy ChapterCTE, Bologna, SAIE, 22 ottobre 2014.
Minghini, F., Ongaretto, E., Ligabue, V., Savoia, M. e Tullini, N. (2014b). Un primo inventario dei
danni in edifici prefabbricati a seguito del sisma dellEmilia del 2012. Atti del XX Congresso
CTE, Milano, 6-8 novembre 2014.
ReLUIS, ASSOBETON, CNI, DPC (2012). "Linee di indirizzo per interventi locali e globali su
edifici industriali monopiano non progettati con criteri antisismici", Gruppo di Lavoro
Agibilit Sismica dei Capannoni Industriali, in collaborazione con la Federazione Regionale
Ordini Ingegneri dellEmilia Romagna, <www.reluis.it>.
Savoia, M., Mazzotti, C., Buratti, N., Ferracuti, B., Bovo, M., Ligabue, V. e Vincenzi, L. (2012).
Damages and collapses in industrial precast buildings after the Emilia earthquake,
Ingegneria Sismica-International Journal of Earthquake Engineering, 29(2-3), 120-131.

Potrebbero piacerti anche