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INTRODUZIONE
La maggior parte dei capannoni che sorgono nel territorio emiliano investito dalla sequenza
sismica del 2012 stata costruita in un periodo precedente allentrata in vigore di criteri di
progetto specifici per la resistenza alle azioni sismiche. Come conseguenza, le ben note
carenze dei collegamenti fra tegoli di copertura e travi, fra travi e pilastri e fra questi e i
pannelli di rivestimento erano sistematicamente presenti in queste aree, e tale circostanza
stata la maggiore responsabile dei gravi danni subiti da tali edifici fino a distanze di 20 km
dall'epicentro (Savoia et al. 2012, Minghini at al. 2014a, b). Nellarea urbana di Ferrara si
stimato che laccelerazione risentita durante la sequenza sismica emiliana del 2012 non abbia
superato il valore di 0.07g. Per tale motivo gli edifici prefabbricati presenti nelle aree
periferiche della citt a destinazione industriale-artigianale hanno subito al pi danni
modesti. L'edificio analizzato nel presente articolo, tipologicamente simile a capannoni pi
prossimi agli epicentri e rivelatisi molto vulnerabili, stato reso fruibile a seguito di interventi
locali effettuati ai sensi del D.L. 74/2012 e sono descritti da Baraldi et al. (2012). Per tale
edificio la presente nota illustra alcune proposte di intervento che consentono, sulla base di
analisi numeriche in campo elastico lineare, di elevare il livello di sicurezza ad oltre il 60%
della sicurezza richiesta agli edifici di nuova costruzione. Le proposte vengono poi validate
tramite analisi dinamiche non lineari, che rappresentano lo strumento pi sofisticato fra
quelli oggi disponibili per la valutazione del rischio sismico delle costruzioni (Magliulo et al.
2008). Da tali analisi emerge come gli interventi proposti possano garantire il pieno
adeguamento delledificio.
1 Ricercatore
Alle estremit Nord e Sud presente un solaio intermedio di peso pari a 7 kN/m2 e carico
variabile di competenza di 2 kN/m2, realizzato con pannelli alveolari disposti su una luce di 7
m. Il sostegno al solaio fornito da due allineamenti di travi rettangolari in c.a.p. disposte
parallelamente ai lati minori delledificio. Lallineamento di travi di bordo si trova a sua volta
in semplice appoggio su due pilastri dangolo, di sezione 7060 cm al piano terra e 5060 cm
al piano primo, e tre pilastri intermedi aventi sezione quadrata 5050 cm. Di questi solo uno,
posizionato al centro del lato minore delledificio, prosegue fino in copertura con funzione di
sostegno per i pannelli di rivestimento, mentre i due rimanenti hanno altezza 3.9 m. Le travi
porta-solaio allinterno del capannone sono sostenute da cinque pilastri 5050 cm alti 3.9 m.
Figura 3 - Stralci di una tavola architettonica: (a) pianta del piano terra e sezioni (b) B-B, (c) A-A e (d) C-C
indicate in Figura 3(a).
Le fondazioni sono costituite da plinti a bicchiere a base quadrata o rettangolare (Figura 3b, c,
d). Levidenza sperimentale dei terremoti emiliani del 2012 ha chiaramente evidenziato come
la pavimentazione industriale in calcestruzzo abbia costituituito un vincolo alla traslazione
orizzontale, collocando cos la posizione della cerniera plastica alla quota della
pavimentazione stessa invece che alla quota del collare del plinto. Tuttavia, per il caso in
esame, in cui i pilastri principali si trovano sul perimetro delledificio, il vincolo dincastro alla
base dei pilastri stato posto in corrispondenza della sommit del collo del bicchiere.
Il rivestimento dell'edificio realizzato da pannelli di calcestruzzo a sviluppo orizzontale con
intercapedine di materiale isolante, per uno spessore totale di 20 cm. Il peso dei pannelli
stato stimato in 3.6 kN/m2. I pannelli sono vincolati alla superficie esterna dei pilastri. I
collegamenti superiori sono ottenuti tramite un tipico profilo canale, mentre quelli inferiori
prevedono lalloggiamento di un profilo metallico inclinato verso lalto e zancato nel pilastro
in apposite tasche predisposte nel pannello.
A Ovest ledificio collegato al Dipartimento di Fisica tramite una passerella pedonale a
struttura metallica (Figura 4a). I pilastri principali sono dotati in sommit di una mensola
tozza per il sostegno delle vie di corsa di un carroponte da 100 kN (Figura 4b). Dettagli della
passerella e della via di corsa del carroponte sono riportati in Figura 5.
Figura 4 - Laboratorio di Fisica (Blocco G). Lato Ovest (a) e vista dellinterno (b).
Figura 5 - Laboratorio di Fisica (Blocco G). Particolare della passerella (a) e dellinterno (b).
Figura 6 - Laboratorio di Fisica (Blocco G). Particolare dei pilastri 70x60 cm (a) e 50x50 cm (b).
Quadro di danno e interventi locali a seguito degli eventi sismici del 2012
Gli eventi sismici del 2012 non hanno provocato danni agli elementi strutturali. Si sono per
evidenziate fessurazioni nei tamponamenti interni al primo piano nelle zone a doppio volume
e distacchi e fessurazioni diffuse nei pannelli di rivestimento (Figura 8a,b,c). La distanza dagli
epicentri delle scosse principali, superiore a 30 km, ha giocato un ruolo determinante sul
quadro di danno, in quanto ledificio alla data del sisma presentava tutte le carenze nei
collegamenti evidenziate dal D.L. 74/2012, responsabili di gravi danni e crolli nei capannoni
situati in prossimit degli epicentri. Dopo la scossa del 29 maggio, si sono pertanto resi
necessari interventi locali di messa in sicurezza finalizzati alla eliminazione delle carenze e
quindi alla fruibilit post-sismica. Gli interventi effettuati sono stati descritti da Baraldi et al.
Figura 8 - Laboratorio di Fisica (Blocco G): (a), (b), (c) danni ai pannelli di tamponamento; (d) configurazione
impiantistica nelle camere bianche.
Figura 9 - Interventi locali di collegamento fra tegoli e travi di copertura: (a) particolare esecutivo
dellancoraggio e (b) angolare di ancoraggio a installazione avvenuta.
Criteri di modellazione
Gli elementi strutturali (travi e pilastri) sono stati modellati tramite elementi beam. Le travi,
semplicemente appoggiate ai pilastri, sono state collegate a questi per mezzo di nodi cerniera.
Come anticipato in precedenza, alla base dei pilastri, in corrispondenza della quota sommitale
del collo dei plinti a bicchiere, sono stati posti vincoli di incastro perfetto.
Figura 10 - Viste assonometriche del modello agli elementi finiti con in evidenza (a) copertura e pannelli di
rivestimento e (b) travi, pilastri e solai intermedi.
a
b
c
Figura 11 - Modellazione (a) del tegolo con elementi bidimensionali e (b) della sua connessione con la trave;
(c) connessione fra tegolo e trave, entrambi modellati con elementi beam.
a
b
Figura 12 - Collegamenti tra pannelli e pilastri (a) superiore e (b) inferiore.
z
y u x
z
x
z
c
a
b
Figura 13 - Modellazione dei pannelli orizzontali con elementi beam: (a) vista solida, (b) fili fissi e (c) e gradi di
libert svincolati nella connessione con il pilastro.
Per tenere conto della notevole influenza delle connessioni tegolo-trave sul comportamento
globale (Baraldi et al. 2012) riproducendone accuratamente il sistema di trasferimento degli
sforzi sono stati realizzati modelli di riferimento che fanno uso per i tegoli di elementi plate
(Figura 11a). Allo scopo di minimizzare le sollecitazioni di progetto sugli elementi di
ancoraggio adottati per la messa in sicurezza (Figura 9), Baraldi et al. (2012) hanno proposto
di realizzare collegamenti incernierati sia nel piano verticale sia in quello orizzontale. Tali
collegamenti sono stati riprodotti svincolando alla traslazione nella direzione ortogonale alla
trave una delle anime del tegolo (Figura 11b). Baraldi et al. (2012) hanno mostrato inoltre che
tale tipologia di collegamento lunica a poter essere realizzata con tasselli meccanici
facilmente reperibili in commercio, in quanto ancoraggi con un pi elevato grado di
iperstaticit, ad esempio quelli che prevedono il collegamento alla trave di entrambe le
nervature del tegolo, conducono a sforzi di progetto sui tasselli abbondantemente al di fuori
dei domini di interazione taglio-trazione forniti dai produttori.
In una successiva fase di modellazione, per limitare i tempi di calcolo, ai modelli di riferimento
sono stati sostituiti modelli meno onerosi che, pur facendo uso anche per i tegoli di elementi
beam (Figura 11c), riproducono accuratamente deformate modali e relative frequenze di
c
Figura 14 - Deformate modali relative (a) al primo, (b) al secondo e (c) al terzo modo di vibrare delledificio
utilizzando il Set 1, corrispondenti rispettivamente alle frequenze f1 = 0.71 Hz (T1 = 1.40 s), f2 = 0.76 Hz (T2 =
1.32 s) e f3 = 0.79 Hz (T2 = 1.26 s).
Tabella 1 - Verifiche di sicurezza effettuate tramite analisi lineari per lo Stato di Fatto (SdF) e lo Stato di
Progetto (SdP) nelle due ipotesi di intervento e per pilastri non fessurati (NF) e fessurati (F).
Verifiche
Rigidezza
pilastri
Tipo pilastro
7060, l = 1.1%
5060, l = 0.8%
5050, l = 0.5%
5050, l = 0.5%
vibrazione delledificio. Il peso proprio delle intelaiature metalliche dei lucernari presenti in
copertura stato affidato come carico di linea ai tegoli adiacenti.
Al fine di tener conto del contributo irrigidente dei pannelli di rivestimento, collegati alla
struttura portante nella maniera rappresentata in Figura 12, si fatto uso di un sistema di
elementi beam (Figura 13a) collegato ai pilastri attraverso elementi rigidi (Figura 13b),
definendo opportuni svincoli rotazionali e alla traslazione verticale (Figura 13c).
Il fattore di struttura adottato nelle valutazioni di vulnerabilit, pari a q = 1.5, tiene conto
dellassenza di dettagli costruttivi di tipo antisismico.
contatto con una rondella in neoprene che dovrebbe consentire il movimento relativo tra
pannelli e pilastri (Figura 15). Con un tale intervento, il minimo coefficiente di sicurezza per il
Set 2 risulta pari a 0.34 per pilastri integri e a 0.44 per pilastri fessurati (Tabella 1, SdP, 1a
ipotesi). Lintroduzione di sistemi di controvento efficaci presuppone un intervento di
irrigidimento della copertura, sicuramente costoso e reso difficoltoso dalla presenza dei
lucernari. Pertanto, per innalzare il coefficiente di sicurezza appare necessario procedere
intervenendo localmente sui pilastri oppure riducendo le masse sismiche.
Figura 15 - Collegamento dei pannelli di tamponamento ai pilastri in grado di disaccoppiare il movimento del
rivestimento da quello della struttura, ReLUIS et al. (2012).
Figura 16 - Pannelli di tamponamento: (a) pannelli esistenti in calcestruzzo e (b) pannelli sandwich adottati
nella seconda ipotesi di intervento.
Figura 17 - Confinamento alla base dei pilastri mediante angolari e calastrelli metallici (immagine tratta da
ReLUIS et al. 2012).
La seconda ipotesi di intervento consiste nella sostituzione dei pannelli in calcestruzzo con
pannelli sandwich leggeri costituiti da due lamiere con interposta schiuma poliuretanica, del
peso complessivo di circa 0.5 kN/m2 (Figura 16b). Oltre a determinare una significativa
riduzione delle masse, tale scelta, peraltro motivata dal quadro fessurativo evidenziato da
alcuni dei pannelli in calcestruzzo a seguito dei terremoti del 2012 (Figura 8a,b,c), va nella
direzione di un efficientamento energetico delledificio. Rientra inoltre in questa seconda
ipotesi dintervento lincremento del confinamento delle sezioni critiche dei pilastri tramite
angolari e calastrelli metallici (Figura 17), motivato tra l'altro dalla presenza di staffe aperte
nei pilastri esistenti. Le analisi sono state infine ripetute utilizzando il fattore di struttura
q = 2, maggiore di quello adottato nelle analisi precedenti ma comunque contenuto allo scopo
di non incrementare significativamente il contributo degli effetti del 2 ordine. Come
evidenziato dalla Tabella 1 (SdP, 2a ipotesi), le verifiche nel caso di pilastri fessurati portano
ora a coefficienti di sicurezza soddisfacenti e sempre maggiori di 0.6.
Figura 19 - Discretizzazione dei pilastri di Figura 6 e Figura 7 mediante fibre a comportamento non lineare.
accelerogrammi, nelle verifiche consentito fare riferimento ai valori medi degli effetti pi
sfavorevoli.
Criterio di modellazione
Per il capannone in esame, le travi e i tegoli sono stati modellati attraverso elementi beam a
comportamento lineare mentre per i pilastri si fatto uso di una modellazione a fibre di tipo
"force-based" (Figura 19), nella quale per il conglomerato e lacciaio sono stati definiti
opportuni legami costituivi ciclici che includono funzioni di danneggiamento in grado di
riprodurre il degrado causato dallinput sismico. Il legame adottato per il conglomerato
(Figura 20a) derivato dal modello di Kent e Park (1971), che prevede un comportamento
parabolico fino alla resistenza di picco seguito da un ramo decrescente linearmente. La
resistenza di picco, la deformazione ultima e la pendenza del ramo decrescente possono
essere modificate per tenere conto del contributo del confinamento. Con riferimento allo stato
di fatto, a causa della staffatura non richiusa ad uncino attorno alle barre longitudinali (Figura
7), il contributo del confinamento stato completamente trascurato (curva rossa in Figura
20(a)). Al contrario, nel caso della seconda ipotesi di intervento, che prevede la realizzazione
di una calastrellatura metallica alla base dei pilastri (Figura 17), il coefficiente di efficienza al
confinamento ottenuto ai sensi della Circolare Ministeriale 02/02/2009, n. 617 tale da
a
b
Figura 20 - Legami costitutivi (a) del calcestruzzo e (b) dell'acciaio adottati nelle analisi non lineari.
consentire il raggiungimento di una deformazione ultima del conglomerato superiore allo
0.7% (curva blu in Figura 20a). Il legame costitutivo adottato per l'acciaio (Figura 20b) del
tipo elastico-perfettamente plastico. In accordo alle NTC 2008, per le resistenze a
compressione e snervamento rispettivamente di conglomerato e acciaio si fatto riferimento
ai valori medi. Nelle analisi si inoltre tenuto conto delle non linearit geometriche nei
pilastri, derivanti dagli sforzi assiali applicati nella configurazione deformata. La massa dei
pannelli di tamponamento, infine, stata affidata ai pilastri per aree di influenza.
Input sismico
Linput sismico utilizzato costituito da 7 terne di accelerogrammi naturali opportunamente
selezionati e scalati per ottenere la compatibilit con lo spettro di risposta elastico fornito
dalle NTC 2008 per il periodo di ritorno TR,SLV = 475 anni (Classe dUso II). Una delle terne
rappresentata da registrazioni effettuate il 29 maggio 2012 in localit San Felice sul Panaro, e
quindi prossima allepicentro della seconda delle due scosse principali del terremoto
emiliano. Si segnala che nelle analisi che seguono si considera lo spettro di risposta elastico
relativo agli edifici nuovi, senza alcuna riduzione al 60%. La ricerca degli accelerogrammi
stata effettuata attraverso il programma REXEL (Iervolino et al. 2010), che fa uso di algoritmi
di selezione sviluppati specificatamente per la banca dati accelerometrica italiana (ITACA)
gestita dallIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), per lo European Strongmotion Database (ESD) e per la banca dati mondiale denominata Selected Input Motion for
displacement-Based Assessment and Design (SIMBAD). I 7 eventi utilizzati nellanalisi,
provenienti da SIMBAD, sono riportati in Tabella 2 insieme a distanza epicentrale della
stazione di rilevamento, data, magnitudo momento (Mw), meccanismo di faglia e categoria di
sottosuolo ai sensi delle NTC 2008. Le tre componenti del terremoto di Northridge (IN0458 in
Tabella 2) sono riportate in Figura 21. Le accelerazioni di picco al suolo (PGA) e i fattori di
scala (SF), applicati alle registrazioni per ottenere la spettro-compatibilit, sono invece
riportati in Tabella 3. Infine, gli spettri di risposta elastici e lo spettro medio dei terremoti
scalati sono messi a confronto in Figura 22a ed in Figura 22b con gli spettri forniti dalle NTC
2008 per lo SLV, rispettivamente per le componenti orizzontali e per quella verticale.
Tabella 2 - Terremoti utilizzati come input sismico nelle analisi dinamiche non lineari.
Waveform
Denominazione
dell'evento
sismico
Identificativo
stazione
Distanza
epicentrale
[km]
Data
MW
Meccanismo di
faglia
Categoria di
sottosuolo
IN0034
Miyagi
MYG010
10
25/07/2003
6.1
inversa
IN0046
Niigata
NIG017
17
23/10/2004
6.3
inversa
IN0273
Niigata
NIG022
23
11/03/2011
6.2
inversa
IN0313
Emilia
SAN0
29/05/2012
6.0
inversa
IN0341
Christchurch
RHSC
14
21/02/2011
6.2
inversa
C*
IN0413
Irpinia
ALT
24
23/11/1980
6.9
diretta
IN0458
Northridge
ST_24087
11
17/01/1994
6.7
inversa
Tabella 3 - PGA e fattori di scala relativi al set di accelerogrammi naturali utilizzati come input sismico nelle
analisi dinamiche non lineari.
Waveform
Direzione X
PGA [m/s2]
SF
Direzione Y
PGA [m/s2]
SF
Direzione Z
PGA [m/s2]
SF
IN0034
1.951
1.0332
2.518
0.8007
2.543
0.2721
IN0046
3.2085
0.6283
2.2388
0.9005
1.1453
0.6043
IN0273
1.340
1.5046
1.144
1.7617
0.752
0.9204
IN0313
1.712
1.1779
2.174
0.9275
3.080
0.2247
IN0341
2.855
0.7062
2.454
0.8216
1.878
0.3685
IN0413
0.564
3.5746
0.549
3.6739
0.338
2.0471
IN0458
3.374
0.5976
3.021
0.6673
5.416
0.1278
Figura 22 - Confronto tra gli spettri scelti, lo spettro medio e lo spettro di norma della componente (a)
orizzontale e (b) verticale.
Risultati dellanalisi e verifiche della capacit rotazionale alla base dei pilastri
Con riferimento alla prima ipotesi di intervento, il file wmv allegato riporta la risposta della
struttura sollecitata dal terremoto (scalato) di Northridge, mentre i risultati relativi ad un
pilastro avente la sezione di Figura 7a sono riportati in Figura 23 ed in Figura 24 con
riferimento rispettivamente alla prima e alla seconda ipotesi di intervento. Leffetto della
riduzione delle masse dovuta alla sostituzione dei pannelli risulta evidente soprattutto dai
diagrammi ciclici momento-curvatura. Infatti, mentre nel caso dei pannelli in calcestruzzo si
osservano ampi cicli disteresi ed un significativo degrado (Figura 23), nel caso dei pannelli
sandwich larmatura a flessione del pilastro arriva a snervamento ma i cicli disteresi
presentano ampiezza assai ridotta (Figura 24), indicando un degrado limitato. Le analisi
effettuate tenendo conto degli interventi progettati non hanno evidenziato la nascita di labilit
per nessuno degli accelerogrammi utilizzati, indicando che i pilastri hanno resistenza
adeguata.
sXmax==0.11015
0.091408
sZmax
mm
0.1
0.05
0
-0.05
-0.1
sXmin = -0.094291 m
sZmin = -0.13344 m
-0.15
-0.01 -0.005
0.005
-0.2
0.01
10
500
-500
-0.015
-0.01 -0.005
20
30
40
50
60
0.005
0.01
0.015
1000
500
-500
-1000
-0.01 -0.005
500
MZ
MX
-500
-1000
10
20
30
40
50
60
0.015
-500
-1000
-0.015
Taglio Z [kN]
Taglio [kN]
-100
0.1
0.01
-0.01 -0.005
0.005
100
-50
0.05
0.02
FX
FZ
50
0.015
FZmax = 79.0546 kN
FXmax = 45.7793 kN
-0.05
0.01
500
100
0.005
1000
Tempo [s]
50
-50
-0.1
x [1/m]
Taglio X [kN]
1000
Tempo [s]
Momento Flettente [kNm]
z [1/m]
-500
-0.02 -0.015
sX
sZ
0.15
Spostamento [m]
500
FXmin = -42.8728 kN
FZmin = -82.7661 kN
0
10
Spostamento X [m]
20
30
40
50
50
-50
-100
-0.2
60
-0.1
Tempo [s]
0.1
0.2
Spostamento Z [m]
0.15
400
0.1
0
-200
-400
0
-0.05
-0.1
sXmin
sZmin = -0.10659
m = -0.11156 m
-0.15
-4
-2
z [1/m]
600
400
200
0
-200
-400
-600
-0.015 -0.01 -0.005
-0.2
0.005
0.01
0.015
500
Taglio [kN]
Taglio X [kN]
-500
-1000
-6
0.1
-4
-2
10
20
30
40
50
60
FXmax = 42.6244 kN
FZmin = -78.6642 kN
10
20
30
40
6
-3
x 10
1000
500
-500
-1000
-0.015 -0.01 -0.005
0.005
0.01
0.015
FX
FZ
FXmin = -45.0689 kN
Tempo [s]
100
FZmax = 72.2602 kN
-100
x [1/m]
-500
-50
0.05
60
Tempo [s]
50
50
-0.05
40
MZ
MXmax = 674.702 kNm
MX
MZmax = 496.636 kNm
100
Spostamento X [m]
30
1000
50
-0.1
20
500
Tempo [s]
-50
-0.15
10
-3
x 10
0.05
1000
Taglio Z [kN]
-600
-6
sZ
200
sZmax = 0.1042 m
sXmax = 0.097266 m sX
600
Spostamento [m]
Figura 23 - Pilastro di sezione 60x70 cm. Risultati dell'analisi time-history per il terremoto di Northridge a
seguito della prima ipotesi di intervento.
50
60
50
-50
-100
-0.2
-0.1
0.1
0.2
Spostamento Z [m]
Figura 24 - Pilastro di sezione 60x70 cm. Risultati dell'analisi time-history per il terremoto di Northridge a
seguito della seconda ipotesi di intervento.
b
Figura 25 - Time history delle rotazioni riscontrate e confronto con le rotazioni ammissibili per un pilastro
70x60 cm (a) e per un pilastro 50x50 cm (b) per il terremoto di Northridge a seguito della seconda ipotesi di
intervento.
Le verifiche di sicurezza per le sezioni critiche dei pilastri sono state condotte confrontando la
rotazione richiesta, determinata dallanalisi come valore medio delle rotazioni massime
prodotte dalle 7 terne di accelerogrammi, con la capacit rotazionale valutata tramite la
relazione (Circ. 02/02/2009, n. 617, C8A.6.1):
(1)
dove:
-el pari a 1.5 per gli elementi primari;
-Lv la luce di taglio;
b
Figura 26 - Confronto della richiesta in termini di rotazione con la capacit rotazionale dei pilastri del Blocco G
per il terremoto di Northridge a seguito della seconda ipotesi di intervento.
Le storie temporali delle rotazioni alla corda nelle due direzioni principali per un pilastro
7060 cm e per un pilastro 5050 cm prodotte dal terremoto di Northridge (IN0458 in
Tabella 2) sono riportate rispettivamente in Figura 25a ed in Figura 25b con riferimento alla
seconda ipotesi di intervento. Nelle stesse figure le rette orizzontali rappresentano le capacit
rotazionali valutate tramite l'equazione (1). Si noti come le rotazioni richieste siano sempre
inferiori ai valori di capacit. Le 30 barre verticali riportate negli istogrammi di Figura 26
(una per ogni pilastro delledificio) rappresentano i valori medi delle massime rotazioni
richieste, sempre con riferimento alla seconda ipotesi di intervento, dalle 7 terne di
accelerogrammi, mentre le rette orizzontali nelle stesse figure si riferiscono alle capacit
rotazionali minima e massima tra tutte quelle delle diverse tipologie di pilastro presenti
nelledificio. Si osservi come i valori medi delle rotazioni richieste si collochino tutti al di sotto
della retta orizzontale inferiore, corrispondente alla minima capacit rotazionale, indicando
che la seconda proposta di intervento conduce ad un livello di sicurezza superiore a quello
previsto dalla norma per un edificio di nuova costruzione.
CONCLUSIONI
La presente nota riporta i principali risultati delle valutazioni numeriche effettuate su un
edificio a struttura prefabbricata in c.a. situato nel Polo Scientifico-Tecnologico dellUniversit
di Ferrara. Le proposte di intervento definite su modelli lineari sono state validate tramite
analisi dinamiche non lineari (time-history) nelle quali gli elementi beam utilizzati per i
pilastri sono stati discretizzati per mezzo di fibre a comportamento non lineare. Con
riferimento ai valori medi delle resistenze dei materiali, il coefficiente di sicurezza finale
ottenuto dalle analisi lineari risulta pari a 0.85, mentre quello valutato con lanalisi timehistory supera lunit.
BIBLIOGRAFIA
Baraldi, D., Galvan, G., Minghini, F., Travagli, P. e Tullini, N. (2012). Interventi finalizzati alla
fruibilit post-sismica delle strutture prefabbricate del Polo Scientifico-Tecnologico
dellUniversit di Ferrara. Atti del Workshop I Collegamenti nelle Strutture Prefabbricate
organizzato da Universit di BergamoACI Italy Chapter, Bergamo, 5 ottobre 2012. Edizioni
IMREADY, 161-171.
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