strutture consolidate
Nicola Augenti, professore di Tecnica delle Costruzioni, Università degli Studi di Napoli Federico II
Fulvio Parisi, ricercatore di Tecnica delle Costruzioni, Università degli Studi di Napoli Federico II
Introduzione
La definizione del comportamento meccanico della muratura costituisce tuttora un problema aperto
per la modellazione strutturale delle costruzioni esistenti, oltre ad assumere particolare importanza per
una corretta valutazione della sicurezza e per la progettazione degli interventi di consolidamento. Un
aspetto essenziale, in particolare per quanto riguarda la muratura ordinaria (ovvero quella priva di
armatura), che caratterizza la maggior parte del costruito storico italiano, risiede nella reale natura del
materiale utilizzato, costituito da un assemblaggio di elementi lapidei e malta, talvolta molto caotico
come nel caso delle murature di pietrame, oppure costituito da un nucleo interno di materiale scadente,
nel caso delle murature “a sacco”. Tale aspetto comporta molteplici implicazioni:
• La corretta modellazione della muratura deve avere, quale punto iniziale, la definizione tipologica,
geometrica, meccanica e dello stato di conservazione dei singoli materiali costitutivi, ovvero degli
elementi lapidei e dei giunti di malta.
• Una scarsa qualità o uno stato di degrado molto avanzato dei singoli materiali costituenti, ovvero degli
elementi lapidei (soprattutto nel caso di pietre naturali) o della malta, possono pregiudicare
notevolmente il comportamento meccanico d’insieme (cioè monolitico) della muratura.
• La discontinuità dell’assemblaggio murario e l’interazione tra materiali differenti determina, in linea di
principio, la necessità di considerare leggi di contatto o elementi d’interfaccia che, ad esempio nel caso
delle murature di laterizio, governano spesso le modalità di crisi e di danneggiamento delle pareti.
• La caratterizzazione sperimentale, la diagnostica (importante per individuare eventuali condizioni di
dissesto già esistenti o in corso) e la definizione delle proprietà meccaniche della muratura, devono
essere necessariamente coerenti con una logica multi-scala, che si muove dai singoli materiali costituenti
verso l’intero assemblaggio murario.
Sebbene esistano specifiche tecniche di modellazione multi-scala della muratura, la maggior delle quali
parte basate sul metodo degli elementi finiti e su procedimenti di omogeneizzazione lineare o non
lineare, in campo professionale il più delle volte è possibile, oltre che utile, trattare la muratura come
singolo materiale omogeneo equivalente, al quale vengono assegnate opportune leggi costitutive (ossia
legami tensione–deformazione), proprietà meccaniche, criteri di crisi e danneggiamento. Ciò va tenuto
nella dovuta considerazione soprattutto in presenza di sistemi di rinforzo.
È bene tuttavia sottolineare che la modellazione della muratura come materiale unico è valida
soltanto quando si ritiene che elementi lapidei e malta possano interagire bene tra loro, garantendo un
comportamento monolitico. In caso contrario, sia per effetto delle azioni sismiche che delle azioni di altra
natura, la muratura potrà subire fenomeni di disgregazione e quindi perdere la propria integrità [1].
1
In tali frangenti, la modellazione attraverso metodi semplificati può costituire un grave errore che
neutralizza completamente le successive analisi e verifiche di sicurezza strutturale. Accade spesso, infatti,
che si ricorra ad un modello continuo di muratura, sia nella macro-modellazione ad elementi finiti, sia
nella modellazione più semplificata a macro-elementi (per verifiche di sicurezza delle pareti di un
edificio nel loro piano), oppure a macro-blocchi (per verifiche di sicurezza nei riguardi di meccanismi
locali al di fuori del piano delle pareti). Ebbene, qualora la muratura non possieda la qualità adatta a
sviluppare un comportamento d’insieme, le modalità di crisi individuate attraverso l’analisi della
struttura [2] possono essere completamente disattese dal comportamento reale. È del tutto evidente
che la perdita d’integrità della muratura determina, il più delle volte, collassi prematuri della struttura
come osservato in occasione di terremoti recenti [3]. Trascurare tale fenomeno di crisi alla scala del
“materiale” muratura, sia nella valutazione della sicurezza che nell’eventuale progettazione del
consolidamento strutturale, può dare luogo a pericolose sovrastime della capacità portante o, in maniera
equivalente, a sottostime della vulnerabilità. Lo stesso consolidamento, d’altronde, può essere
completamente vanificato se non progettato per scongiurare gli effettivi fenomeni di crisi che la muratura
e la struttura nel suo insieme possono subire.
Nel paragrafo successivo si discutono alcune problematiche di particolare interesse per i professionisti,
delle quali è disponibile una trattazione estesa nel testo “Teoria e Tecnica delle Strutture in Muratura”
(https://www.ingenio-web.it/25871-tutta-la-teoria-e-tecnica-delle-strutture-in-muratura-in-un-libro-di-
augenti-e-parisi) di cui gli scriventi sono autori [4].
2
scorrimento lungo i giunti di malta). Per le murature con tessitura irregolare (come, ad esempio, quelle in
pietrame), la crisi per taglio da scorrimento non può verificarsi e, pertanto, la resistenza fv0 non viene
fornita.
Al contrario, riguardo le altre tipologie di muratura vengono proposti intervalli di valori per entrambe
le resistenze a taglio puro, potendo verificarsi l’uno o l’altro meccanismo di crisi nel piano delle
pareti. In generale, i valori contenuti nella Circolare C.S.LL.PP. 21.01.2019 n.7 [11] non sono vincolanti e
possono, essere definiti in modo più accurato dalle Regioni, tenendo in conto le specificità costruttive di
ciascun territorio. Va inoltre osservato che i valori delle proprietà meccaniche sono stati riferiti alle
seguenti condizioni “medie” delle murature:
• malta di calce dotata di caratteristiche modeste (con resistenza media a compressione
fmm = 0.7÷1.5 MPa);
• assenza di ricorsi (cosiddette “listature”);
• paramenti semplicemente accostati o mal collegati tra loro;
• muratura non consolidata.
Rispetto a quest’ultimo punto, nel seguito vengono formulate alcune osservazioni circa gli effetti degli
interventi di consolidamento. In presenza di malta di buona qualità, ovvero caratterizzata da fmm ≥ 2 MPa,
si può determinare un incremento di resistenza a compressione monoassiale della muratura (fm) compreso
tra il 20% e il 70%. Nel caso di muratura in mattoni pieni e malta di calce, il coefficiente amplificativo
segue una legge d’incremento non lineare con fm, variando tra 1.40 e 1.67 in corrispondenza di una
resistenza iniziale fm crescente da 2.60 MPa a 4.30 MPa.
Dopo aver selezionato i valori da assegnare alle proprietà meccaniche della muratura (in particolare a fm,
a 0 e a fv0) è necessario definire il modello di capacità che, a seconda della tecnica di analisi adottata
(elementi finiti, elementi discreti, macro-elementi, ecc.), consiste nella definizione di legami funzionali
differenti, come quelli di seguito menzionati:
• legami tensione–deformazione, funzioni di plasticizzazione e leggi di flusso (associato o non associato),
nel caso di modelli ad elementi finiti;
• legami forza-spostamenti generalizzati (tensione–deformazione, forza–spostamento, forza–drift, ecc.),
lineari o non lineari, a seconda del metodo adottato, e modelli di resistenza per le crisi a taglio (Lamé-
Rankine, Mohr-Coulomb, Mann-Müller, Turnšek-Čačovič, ecc.) nei modelli a macro-elementi.
Significativi avanzamenti sono stati ottenuti nella modellazione costitutiva finalizzata alla definizione di
modelli a macro-elementi con interazione tra sforzo normale, momento flettente e sforzo di taglio. A
tale proposito gli scriventi hanno proposto modelli costitutivi completamente non lineari [12] per
muratura sollecitata a compressione monoassiale, in direzione parallela o perpendicolare ai letti di
malta, che possono essere utilmente impiegati per assegnare un comportamento differente ai macro-
elementi rappresentativi dei pannelli di maschio e di fascia. La Figura 1 mostra un confronto fra i due
legami costitutivi proposti, che si distinguono soprattutto nella fase post-picco di degrado della resistenza
a compressione.
L’integrazione, in forma chiusa o numerica, dei legami tensione–deformazione ha consentito di
esaminare l’evoluzione dei domini di resistenza a presso-flessione dei pannelli murari, all’aumentare
della massima deformazione estensionale impressa alle sezioni trasversali [13].
È utile osservare come, soprattutto nel caso di costruzioni esistenti, sia necessario simulare il
degrado di resistenza che la muratura manifesta all’aumentare del livello di deformazione a cui è
sottoposta, cosa che verrebbe totalmente trascurata qualora si adottasse, ad esempio, un legame
elastico-perfettamente plastico, o persino rigido-plastico.
3
1
0.8
0.6
s/fc
0.4
5
sia commisurato all’effettivo beneficio che la muratura può manifestare allorché venga consolidata
mediante iniezioni di miscele leganti. A tal fine, le prove in sito di iniettabilità delle miscele all’interno
della muratura, oltre che eventuali prove non distruttive come quelle soniche, potranno confermare
l’efficacia dell’intervento di consolidamento. Tale osservazione sottende, infatti, la decrescente
amplificazione delle proprietà meccaniche nel passaggio dalla muratura di pietrame a quella in
mattoni pieni o semipieni di laterizio. Il coefficiente amplificativo previsto dalle norme si applica
tanto ai parametri di resistenza quanto ai moduli elastici della muratura.
Valori maggiori del coefficiente di amplificazione, contenuti nell’intervallo [1.2, 2.5], possono essere
applicati qualora si effettui un consolidamento della muratura mediante intonaco armato, sebbene si
debbano considerare opportune riduzioni nel caso di pareti con spessore superiore a 70 cm. Appare
opportuno osservare che, negli ultimi quindici anni, la ricerca scientifica e l’industria delle
costruzioni hanno fatto notevoli passi avanti nello sviluppo di intonaci armati innovativi, ovvero sistemi
di rinforzo applicati esternamente alle murature e basati sull’impiego di materiali compositi a matrice
inorganica (indicati con diversi acronimi come FRCM, IMG, CRM). La Figura 3 mostra la notevole
efficacia di tali interventi nel miglioramento della resistenza a taglio e della pseudo-duttilità di
deformazione, mediante curve sperimentali derivanti da prove di compressione diagonale su pannelli
murari rinforzati attraverso tre modalità differenti [17]:
• FRCM applicato su di un solo paramento;
• FRCM applicato su di un solo paramento in combinazione con fiocchi trasversali di GFRP (ovvero
materiale composito a matrice polimerica con fibre di vetro);
• FRCM applicato su entrambi i paramenti.
1
Non rinforzato
Rinforzato su 1 lato
0.8
Rinforzato su 1 lato con fiocchi
Rinforzato su 2 lati
0.6
[MPa]
0.4
0.2
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5
g [%]
Figura 3 – Curve sperimentali ricavate per pannelli murari rinforzati mediante FRCM
L’analisi dei risultati sperimentali ha mostrato coefficienti amplificativi della resistenza a taglio puro
superiori a quelli che corrispondono all’applicazione dell’intonaco armato di tipo tradizionale. Non è
inoltre da sottovalutare la possibilità di minimizzare l’incremento di massa sismica prodotto
dall’applicazione del rinforzo FRCM, quasi trascurabile rispetto all’intonaco armato classico. Prove
sismiche quasi-statiche nel piano di pareti forate in scala reale [18] hanno dimostrato l’efficacia di tale
rinforzo, che consente di raggiungere valori molto elevati della capacità di spostamento soprattutto
quando il danneggiamento si concentra nei pannelli di fascia (ovvero nelle porzioni di muratura al
disopra delle aperture) e alla base dei pannelli di maschio. In un precedente articolo degli scriventi
(https://www.ingenio-web.it/26217-i-pannelli-di-fascia-nelle-pareti-in-muratura-sollecitate-da-azioni-
6
sismiche) si è infatti discusso il ruolo importante giocato dalle fasce di piano nel comportamento
sismico delle pareti in muratura.
I dati sperimentali attualmente disponibili mostrano, infine, una minore efficacia della tecnica della
ristilatura armata con connessione dei paramenti, che dà luogo a coefficienti amplificativi variabili
nell’intervallo [1.1, 1.6] per la resistenza a compressione monoassiale fm e per le resistenze a taglio
puro 0 e fv0. Tale coefficiente va invece applicato, in misura ridotta del 50%,
ai moduli di elasticità normale e tangenziale. Nella Circolare C.S.LL.PP. 21.01.2019 n.7 [11] si assume
che effetti equivalenti si possano ottenere qualora la ristilatura su di un paramento venga sostituita
da un intonaco armato di limitato spessore, purché si pongano in opera gli elementi di connessione
trasversale.
L’introduzione di simili elementi (come diatoni artificiali o tirantini antiespulsivi) produce, senza dubbio, un
innalzamento della resistenza a compressione monoassiale della muratura, riducendo il rischio di
separazione fra i paramenti (splitting). Tale fenomeno di crisi, pur essendo maggiormente frequente nel
caso di muratura “a sacco”, si verifica anche nelle murature a più paramenti parzialmente collegati tra
loro, mentre in presenza di connessioni trasversali è limitato ai soli casi di carichi aventi notevole
intensità. I tirantini antiespulsivi producono, in particolare, un incremento della resistenza a trazione in
direzione perpendicolare al carico di compressione applicato, determinando un aumento di fm compreso
tra il 20% e il 50%. Alla luce di tale considerazione, la Circolare C.S.LL.PP. 21.01.2019 n.7 [11]
prevede un coefficiente amplificativo variabile nell’intervallo [1.2, 1.5].
Va infine tenuta in conto la possibilità di combinare gli interventi innanzi menzionati, amplificando le
proprietà meccaniche attraverso lil prodotto dei coefficienti amplificativi previsti per le singole
tecniche di consolidamento, a patto di non superare un coefficiente massimo complessivo compreso
nell’intervallo [1.3, 3.5].
Conclusioni
La presente nota ha focalizzato l’attenzione sulla modellazione della muratura di costruzioni esistenti,
prima e dopo il consolidamento strutturale attuabile con tecniche differenti. Le conoscenze
maturate attraverso studi teorici e sperimentali hanno consentito un significativo avanzamento delle
norme tecniche, reso possibile dall’analisi statistica dei dati e dalla loro interpretazione mediante
modelli meccanici di semplice impiego nella professione. I dati sperimentali disponibili in letteratura sono
stati elaborati per fornire valori di riferimento delle principali proprietà meccaniche, differenziati per
tipologia di muratura, condizioni di conservazione del materiale e interventi di consolidamento
effettuati. Come si è detto, però, i professionisti hanno oggi anche la possibilità di consultare on line i
dati prodotti da molteplici campagne sperimentali, grazie alla pubblicazione del MAsonry DAtabase
(MADA) sul sito web della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica e Strutturale (ReLUIS).
Pur essendo numerosi ancora i problemi aperti riguardo la modellazione meccanica della muratura, è
lecito comunque affermare che l’enorme capacità computazionale oggi disponibile consente simulazioni
del comportamento strutturale sempre più realistiche, che hanno già aperto molte strade per
sviluppi significativi dei metodi di analisi applicabili alle costruzioni esistenti in muratura, come quelli
basati su modellazioni a macro-elementi, ad elementi finiti o ad elementi discreti. Un aspetto
fondamentale che dovrà però caratterizzare sempre l’attività dell’ingegnere è la capacità di gestire in
modo appropriato i potenti software che consentono l’implementazione e l’elaborazione di modelli
meccanici sempre più raffinati. Ecco che allora i confronti con modelli semplici, ma di immediata
risoluzione, costituiranno sempre punto di riferimento imprescindibile per giungere a soluzioni
corrette, sia nella valutazione della sicurezza strutturale delle costruzioni in muratura che nella
progettazione degli interventi di consolidamento.
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