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Alessandro De Maria
Sommario
Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria (IQM) per la valutazione della qualità meccanica delle
murature è nato nel 2002, presso l’Università di Perugia, ed è stato perfezionato nel corso degli anni
successivi grazie anche alle ricerche condotte in ambito ReLUIS.
Esso si basa su un esame visivo dei paramenti e della sezione di un pannello murario, con lo scopo
di verificare il grado di rispetto delle regole dell’arte muraria. Sulla base di tali verifiche si perviene
ad un indice numerico che appare ben correlato sia con i parametri meccanici più significativi della
muratura in esame, sia con le risposte strutturali attese.
Inoltre, IQM consente una valutazione della maggiore o minore propensione alla disgregazione
delle murature soggette alle azioni sismiche.
Parole chiave
Qualità muraria, metodo IQM, regola dell’arte, disgregazione muraria, caratteristiche meccaniche
delle murature, risposta sismica, costruzioni esistenti in muratura.
1. Premessa
1
Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria IQM è stato proposto e messo a punto da Antonio Borri e da Alessandro
De Maria; hanno contribuito alla sua verifica ed al suo perfezionamento Giulio Castori e Marco Corradi. I contenuti del
presente Manuale, in download da www.iqmindex.com, sono stati pubblicati in: A. Borri, M. Corradi, A. De Maria,
(2020). The Failure of Masonry Walls by Disaggregation and the Masonry Quality Index. Heritage 2020, 3(4), 1162-
1198; https://doi.org/10.3390/heritage3040065 - 22 Oct. 2020.
1
Il metodo IQM si inserisce in questa logica, potendo fornire, in un modo semplice ed operativo,
alcune indicazioni sulle caratteristiche meccaniche che ci si possono attendere da una determinata
tipologia muraria. Tale approccio risulta utile, in particolare, nel settore delle costruzioni storiche,
dove non si possono effettuare prove sperimentali invasive.
Il metodo IQM, inoltre, si accorda perfettamente con il percorso progettuale o di valutazione della
sicurezza tracciato nelle NTC 2018 [2] e nella relativa Circolare esplicativa n. 7 del 2019 [3].
Ad esempio, il paragrafo C8.5.3.1 si apre con la seguente affermazione:
“la muratura, in una costruzione esistente è il risultato dell’assemblaggio di materiali diversi, in
cui la tecnica costruttiva, le modalità di posa in opera, le caratteristiche meccaniche dei materiali
costituenti e il loro stato di conservazione, determinano il comportamento meccanico dell’insieme”.
Tale frase, posta proprio in apertura dei paragrafi relativi alle costruzioni esistenti in muratura,
amplia l’orizzonte della analisi di qualità muraria stabilendo esplicitamente che il comportamento
meccanico della muratura non dipende solo dai parametri di resistenza e rigidezza ma anche e
soprattutto dalla tessitura, dallo stato di conservazione e dalla tecnica costruttiva.
Un altro paragrafo di nuova introduzione delle NTC 2018 che promuove l’impiego di IQM si trova
al C.8.5.3.1 laddove si parla delle prove sperimentali per la conoscenza della muratura e si può
leggere:
“A seguito delle indagini, è necessario valutare, per ogni prova, il grado di rappresentatività sia
della classe tipologica attribuita al materiale, sia dei valori medi delle caratteristiche meccaniche
dell’edificio da utilizzare nelle modellazioni.
A questo scopo possono essere utili metodi che, avvalendosi della lettura visiva dei paramenti e
della sezione, consentano di ottenere delle stime di tali caratteristiche attraverso indicatori di
qualità muraria, purché elaborati con procedure di comprovata attendibilità”.
In questo capoverso delle NTC 2018 si ipotizza per IQM anche l’impiego di “conferma” della
rappresentatività della prova eseguita.
Nel presente lavoro si propone tale procedura IQM con varie finalità:
fornire criteri metodologici di analisi della qualità muraria;
fornire un parametro sintetico e quantitativo per valutare la qualità muraria;
valutare qualitativamente il comportamento di una muratura, evidenziandone la diversità in
base alla direzione della sollecitazione;
valutare preventivamente la maggiore o minore propensione di una muratura al fenomeno
della disgregazione, indicando quei casi nei quali è richiesta una maggiore attenzione nei
confronti di questa problematica;
fornire una stima numerica dei principali parametri meccanici associati ad una muratura e
necessari per il calcolo strutturale (resistenze a taglio e a compressione, moduli elastici).
I sismi che hanno colpito l’Italia centrale nel 2016 hanno confermato l’importanza, dal punto di
vista della risposta strutturale di una costruzione, della qualità meccanica dei suoi elementi murari
verticali, o “qualità muraria” tout court, intesa come l’insieme di quelle caratteristiche tipologiche-
costruttive (materiali impiegati, tessitura, organizzazione della sezione, etc.) che ne influenzano in
modo determinante il comportamento strutturale.
Si è visto infatti come le risposte degli edifici siano state diverse in funzione delle differenze di
qualità muraria: nelle zone vicino agli epicentri la maggior parte delle costruzioni costituite da
murature caotiche ed irregolari hanno subìto crolli totali o parziali per disgregazione, mentre invece
2
gli edifici realizzati con muratura tessuta a regola d’arte e ben costruiti (o ben consolidati, come nel
centro storico di Norcia) hanno fornito, in generale, risposte positive [4][5].
Da ricordare anche il rovinoso comportamento delle chiese, in particolare nella zona di Norcia (ma
non solo), crollate o gravemente danneggiate, tutte costituite da murature in pietrame caotico e non
rispettose di alcuna regola dell’arte, mai consolidate, o almeno non in modo significativo [6][7][8].
60%
MISTA 25% 56% 19%
40%
0%
0% 20% 40% 60% 80% 100% 0 1 2 3 4 5
Indice di danno
Figura 1. Edifici del centro storico di Norcia (PG) a seguito degli eventi sismici del 2016: influenza della tipologia
di muratura sull’agibilità degli edifici (a) e sulla percentuale cumulata di edifici con indice di danno inferiore al
valore riportato sull’asse delle ascisse (b). Le tessiture murarie sono distinte in regolari, irregolari e miste. Per
l’agibilità si hanno i seguenti esiti: A = agibile; B / C = temporaneamente/parzialmente inagibile; E = inagibile. I
livelli di danno vanno da 0 = assenza di danno a 5 = crollo (tratta da [9]).
È vero che la realtà è complessa e difficilmente inquadrabile in schemi rigidi, ed in generale non si
può dire che l’unica causa dei crolli sia stata la cattiva qualità muraria. Infatti, in molti casi, alla
cattiva qualità muraria si sono aggiunte carenze nei collegamenti, presenza di elementi spingenti ed
altri elementi di vulnerabilità. Tuttavia, l’osservazione effettuata nei luoghi colpiti dai sismi passati
in occasione della compilazione delle schede di rilievo del danno per gli edifici ordinari ha mostrato
come, sui grandi numeri (considerando cioè, per l’analisi del danno, un campione numericamente
significativo di edifici) il fattore “qualità muraria” sia risultato molto significativo (figura 1).
Quanto osservato nei sismi del 2016 conferma quindi l’importanza di considerare questo aspetto, in
particolare quando si è chiamati ad esprimere valutazioni di sicurezza o a progettare interventi di
consolidamento per un edificio in muratura in zone ad elevata pericolosità sismica.
Come noto, la muratura tradizionale, categoria nella quale si può far ricadere gran parte delle
murature esistenti in Italia, non è un “materiale” nel senso moderno del termine, cioè il risultato di
un processo industriale, codificato e controllato. Si tratta, invece, di un prodotto di tipo artigianale,
che può presentarsi con varianti e declinazioni dipendenti dal luogo, dall’epoca di realizzazione,
dall’importanza dell’edificio, dalla porzione dell’edificio in esame, dall’abilità delle maestranze
impegnate per la sua realizzazione, ecc.
L’assemblaggio, più o meno ordinato e razionale di elementi, con l’interposizione di una malta,
quasi sempre di scarse capacità meccaniche (che comunque quasi mai aveva una funzione vera e
propria di legante, ma serviva solo a regolarizzare le superfici di appoggio tra gli elementi) ha dato
luogo ad un materiale con caratteristiche molto particolari: non resistente a trazione, non lineare nei
suoi comportamenti, disomogeneo ed anisotropo.
La grande variabilità nei materiali, nei dettagli costruttivi e nelle diverse soluzioni di cantiere, ha
portato a differenti “declinazioni” delle regole costruttive, con “dialetti” costruttivi diversificati fra
le varie zone geografiche e nelle varie epoche storiche. Ciascuna di queste tipologie murarie ha,
evidentemente, caratteristiche meccaniche sue proprie ed un diverso tipo di comportamento
3
meccanico. Ciò influenza in modo sostanziale, insieme alla efficacia dei collegamenti tra i diversi
elementi strutturali, la risposta della costruzione nel suo complesso.
La qualità di questi due aspetti (qualità muraria e collegamenti) risulta fondamentale ai fini di una
corretta risposta sismica ed in tal senso, in modo del tutto schematico e basandosi sulle numerose
osservazioni post sismiche effettuate, si possono ipotizzare tre diverse tipologie di comportamento.
- Tipo 0 (“disgregazione”) –
Se una muratura è di qualità meccanica scadente (ad esempio: malta povera, elementi di forma
irregolare e dimensioni medio-piccole, paramenti scollegati tra loro) sotto l’effetto di azioni
dinamiche e cicliche rilevanti non è capace di “tenere insieme” gli elementi che la costituiscono e si
disgrega. L’elemento murario non riesce a fornire alcun tipo di risposta strutturale valida, perché
qualsiasi meccanismo (locale o globale) viene anticipato dal fenomeno della disgregazione muraria
e “implode” su sé stesso (crollo “a candela”) lasciando ai piedi del pannello un accumulo di macerie
minute. Questo comportamento viene qui denominato “di tipo disgregativo” e l’individuazione di
un parametro capace di fornire indicazioni preventive su di esso è oggetto di specifico
approfondimento nel presente articolo (fig.2a).
a b
Figura 2. a) Comportamento disgregativo di una muratura di pessima qualità in un edificio vicino a Norcia (PG)
dopo il sisma del 30 ottobre 2016; b) Comportamento di tipo locale, con innesco di un cinematismo di
ribaltamento di un edificio nel centro storico di Norcia (PG) dopo il sisma del 30 ottobre 2016.
Da quanto detto può discendere, in modo schematico, ma in linea del tutto generale, una strategia di
analisi e progettazione degli interventi per gli edifici esistenti in muratura, che può essere
denominata (in analogia con la “gerarchia delle resistenze” propria degli edifici in c.a.) come
“gerarchia dei meccanismi” per le costruzioni murarie.
Essa è sintetizzata nella tabella 1 ed è costituita da una serie di controlli (e di azioni conseguenti)
ciascuno dei quali corrisponde ad una determinata problematica. I controlli e gli interventi più
opportuni da attuare sono gerarchizzati in funzione della loro importanza, così da poter conseguire,
alla fine, un adeguato comportamento complessivo della costruzione.
In altri termini: ogni passo è propedeutico al passo successivo, e realizzare un intervento senza aver
prima garantito il soddisfacimento del requisito precedente può vanificare l’effetto dell’intervento
stesso.
Comportamento Intervento
STEP Situazione strutturale Analisi più adatta
sismico prioritario
Migliorare la qualità
Muratura di qualità meccanica Disgregazione Valutazione qualità
0 della muratura e la
insufficiente muratura muraria
sua coesione interna
Analisi cinematica Inserire vincoli
dei meccanismi di (catene,
collasso collegamenti, etc…)
Muratura di sufficiente qualità Locale (formazione Analisi per carichi Rinforzo di solai e
1
Assenza di collegamenti efficaci di cinematismi) verticali (solai, coperture (se
copertura) necessario)
Ricognizione delle Eliminare
vulnerabilità locali vulnerabilità
Complessivo
(risposta d’insieme e Analisi non lineare su Migliorare resistenza
Impalcati carichi per zone modello 3D e capacità
Muratura di deformabili d’influenza) Analisi non lineare deformativa degli
sufficiente qualità e Assenza di effetti per allineamenti elementi resistenti
presenza di torcenti globali
2
collegamenti efficaci e Globale (risposta
diffusi sull’intera d’insieme e carichi Migliorare resistenza
costruzione Impalcati proporzionali alle Analisi non lineare su e capacità
rigidi rigidezze) modello 3D deformativa degli
Presenza di effetti elementi resistenti
torcenti globali
Tabella 1. La “gerarchia dei meccanismi” per gli edifici esistenti in muratura.
Il passo iniziale di ogni analisi deve essere la conoscenza della costruzione e, in particolare,
l’osservazione della qualità muraria; se questa è insufficiente, allora qualsiasi analisi basata su
modelli meccanici risulta del tutto inutile: la costruzione non riesce a fornire alcun tipo di risposta
strutturale, perché qualsiasi comportamento meccanico (locale o globale) viene anticipato dal
fenomeno della disgregazione muraria.
5
Questo concetto è ben chiarito in un documento per la ricostruzione post sisma 2016 [10] nel quale
è scritto: “Come primo punto occorre considerare la capacità o meno della tipologia muraria
dell’edificio in esame di avere un comportamento strutturale vero e proprio. Infatti, nel caso in cui
la muratura tenda a disgregarsi e decomporsi sotto azioni cicliche ripetute, viene vanificato
qualsiasi tipo di intervento che non sia capace anche di ostacolare tale disgregazione; in queste
situazioni perdono significato sia i valori delle caratteristiche di resistenza e deformabilità di cui
alle normative, sia i metodi di analisi ivi previsti”.
Nella stessa direzione va anche quanto scritto nelle NTC 2018 [2] o meglio, nella relativa Circolare
esplicativa [3] dove si legge: “la rappresentazione della struttura come catena cinematica di corpi
rigidi è attendibile solo se la parete non è vulnerabile nei riguardi di fenomeni di disgregazione”.
La gerarchia dei meccanismi non è tuttavia da intendere in modo rigido. Come detto, è solo uno
schema concettuale che associa alle diverse situazioni strutturali della costruzione in esame (in
particolare dei due elementi più importanti, ovvero la qualità muraria ed i collegamenti) gli esiti
finali che ci si possono attendere dopo un sisma di intensità rilevante.
Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria (IQM) per la valutazione della qualità meccanica delle
murature è nato nel 2002, presso l’Università di Perugia, ed è stato perfezionato nel corso degli anni
successivi grazie anche alle ricerche condotte in ambito ReLUIS [9] [11] [12] [13] [14] [15] [16]
[17] [18] [19] [20] [21].
Esso consiste nel determinare un indice numerico che dipende dal rispetto o meno di alcune
condizioni relative alla corretta ed efficace messa in opera della muratura: i cosiddetti parametri
della “regola dell’arte”.
Il metodo IQM si basa sull’esame visivo della muratura della quale si vuole valutare la qualità
meccanica. Risulta di semplice ed immediata applicazione e consente di ottenere, senza effettuare
prove sperimentali (spesso non possibili, come nel caso degli edifici tutelati) indicazioni sulle
caratteristiche meccaniche che ci si possono attendere da quella muratura.
La qualità meccanica di una data muratura è diversa per ciascuna delle tre possibili direzioni
dell’azione sollecitante il pannello murario; si hanno quindi, in generale, tre diversi indici IQM:
IQMV per azioni verticali, IQMFP per azioni orizzontali fuori piano ed IQMNP per azioni orizzontali
nel piano. I parametri che vengono considerati sono:
MA. = qualità della malta / efficace contatto fra elementi / zeppe;
P.D.= ingranamento trasversale / presenza dei diatoni;
F.EL. = forma degli elementi resistenti;
D.EL. = dimensione degli elementi resistenti;
S.G. = sfalsamento dei giunti verticali / ingranamento nel piano della parete;
OR. = orizzontalità dei filari;
RE.EL. = resistenza degli elementi.
Basandosi sull’osservazione dei paramenti e della sezione muraria si valuta il rispetto o meno delle
regole dell’arte: i possibili giudizi per ciascun parametro sono:
R. = rispettato;
P.R. = parzialmente rispettato;
N.R. = non rispettato.
Ai giudizi attribuiti per ciascun parametro corrispondono dei punteggi che, composti tra di loro,
conducono ai tre valori cercati: IQMV, IQMFP e IQMNP. Mediante tali valori si può classificare la
muratura in esame in una delle tre possibili categorie di qualità via via decrescente: A, B o C,
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avendo così un’indicazione di tipo sintetico: da una muratura di categoria A ci si può attendere un
buon comportamento strutturale; da una muratura di categoria B un comportamento di media
qualità; da una muratura in categoria C è logico attendersi una risposta alle sollecitazioni di tipo
insoddisfacente.
Inoltre, grazie alle buone correlazioni che sono state osservate tra valori IQM e i principali
parametri meccanici delle murature, si possono ottenere delle stime dei valori di resistenze e
deformabilità.
In questo capitolo si individueranno i fattori che costituiscono la “regola dell’arte” nell’ambito delle
costruzioni di muratura. Successivamente saranno dati semplici criteri per definire la presenza, la
presenza parziale o l’assenza dei parametri della regola dell’arte. Sarà poi valutata la risposta di un
pannello murario ad una serie di azioni sollecitanti e si studierà, per ogni azione, come varia la
risposta di tale pannello a seconda della presenza, della parziale presenza o dell’assenza dei vari
parametri della regola dell’arte – e quindi in funzione della tipologia della muratura. Si potrà, in tal
modo, individuare quali sono i parametri della regola dell’arte che, se presenti, garantiscono una
buona qualità della muratura. Si perverrà, infine, ad un giudizio sintetico della qualità muraria per
ogni tipologia muraria e per ogni tipo di azione cui il pannello è sottoposto.
Il pannello considerato può essere sottoposto a diversi tipi di azione classificabili in tre categorie:
Carichi verticali. Fra di essi si hanno la forza verticale concentrata (ad esempio quella dovuta ad
una trave infilata nella muratura) e la forza verticale distribuita sulla faccia superiore del pannello
(ad esempio quella dovuta ad un solaio o ad una parete sovrastante).
Azioni orizzontali che impegnano il pannello murario nel suo piano medio. Fra di esse si ricordano
le azioni sismiche rappresentate da una forza orizzontale complanare al pannello e posta sulla sua
sommità. Solitamente tali azioni sono dovute ai terremoti e riescono ad impegnare i pannelli murari
in questa direzione solo se la concezione globale dell’edificio è scatolare.
Azioni che impegnano il pannello murario ortogonalmente al suo piano medio. Si tratta di
sollecitazioni dovute a carichi eccentrici (es. il momento flettente dovuto a solai eccentrici
appoggiati sul bordo della parete) o a spinte di volte, archi, coperture ma, più spesso e più
pericolosamente, si tratta di sollecitazioni dovute al sisma. Fra esse si ricordano: una forza
orizzontale (concentrata o distribuita) agente in sommità del pannello e ad esso ortogonale; un
momento flettente rappresentato da un vettore verticale (responsabile del cosiddetto “effetto arco” o
2
I fenomeni di cedimento fondale sono esclusi dalla presente analisi.
7
flessione orizzontale della parete); un momento flettente rappresentato da un vettore orizzontale
(responsabile della flessione verticale della parete).
I parametri della regola dell’arte influiscono in maniera diversa sulla risposta del muro a seconda
del tipo di azione che sollecita il pannello. Per tale motivo appare corretto studiare separatamente i
tre casi.
Il primo trattato tecnico sull’architettura (e forse il primo trattato tecnico in assoluto) è quello di
Vitruvio [22] che già nel 23 a.C. fornisce una descrizione precisa e puntuale di come debba essere
edificata una muratura a regola d’arte.
Vitruvio dice (De Arch. II, 8, 7) che i Greci, noti per l’ottima qualità delle loro costruzioni, «plana
conlocantes et longitudines eorum alternis in crassitudinem instruentes, non media farciunt, sed e
suis frontatis perpetuam et unam crassitudinem parietum consolidant. Praeterea interponunt
singulos crassitudine perpetua utraque parte frontatos, quos "διατονους" appellant, qui maxime
religando confirmant parietum soliditatem»
(collocano le pietre in piano e alzano la struttura muraria alternandole nel senso della lunghezza
e dello spessore, non riempiono la parte intermedia, ma ottengono con i rivestimenti frontali
un'unica struttura solida. Inoltre, a intervalli dispongono di traverso al muro da una parte all'altra
una di queste pietre che chiamano diatoni con la funzione di legare e consolidare l'opera muraria).
3
Si veda al riguardo la bibliografia [22] [23] [24] [25] [26] [27] [28] [29] [30] [31] [32] [33] [34].
8
Leon Battista Alberti nel 1450 circa (De Re Aedificatoria, III, 8) [23] descrive le tipologie di
riempimento di un muro…
«Vi sono due tipi di riempimento: l'uno è quello che viene introdotto nello spazio vuoto tra gli
involucri, e consta di conglomerato; l'altro consta di pietre ordinarie, ma rozze, e in questo caso più
che riempire si dovrebbe dire costruire. È chiaro che l'uno e l'altro sono stati escogitati a scopo di
risparmio, dal momento che a fare questa parte di muro si destina qualsiasi pietra piccola e rozza:
perché certo nessuno si sarebbe risolto di propria iniziativa a ricorrere a pietre piccole o a scaglie se
vi fosse stata abbondanza di pietre grandi e squadrate»
«Per avere la maggior durata possibile, sarebbe meglio che anche l'intera parete fosse riempita del
tutto, e a tutti i livelli, con pietre squadrate. Ad ogni modo, qualunque sia il materiale pietroso con
cui si decide di colmare lo spazio tra gli involucri, si deve fare il possibile per disporlo su filari
ordinati e ben bilanciati. Del pari sarà utile far attraversare lo spessore del muro tra un involucro e
l'altro da un certo numero di pietre ordinarie, non troppo distanti tra loro, per tener collegati
insieme gli involucri e per evitare che il materiale di getto, una volta introdotto nel muro, possa far
pressione sulle pareti degli involucri».
9
'frontali' lunghe quanto il muro. Se è possibile sarebbe opportuno anche fare qualche corso di
sola pietra.
Nicola Cavalieri di San Bertolo nel 1855 per la prima volta si discosta dallo schema vitruviano a fa
una rassegna delle murature contemporanee.
Nel 1860 a seguito del sisma distruttivo che colpì Norcia venne emanato un regolamento per la
ricostruzione. Agli articoli 26 e 27 si descrivono le modalità migliori per la ricostruzione di
murature:
“Art. 26.
Nella costruzione dei muri la pietra da usarsi sarà conciata, spungosa, stratiforme di qualità
resistente, e di dimensione non soverchiamente piccola, i ciottoli rotolosi saranno affatto
esclusi dalle parti murarie sopra terra, e potranno soltanto permettersi nei fondamenti. Nelle volte
dovranno sempre usarsi o mattoni, o pietra spungosa.
Art. 27.
Per la formazione della malta, la calce dovrà essere di tutto sasso bianco, portata in pezzi, non
lasciata sfiorire all’aria, ma regolarmente smorzata con acqua, e mantenuta in consistenza
molle, quando abbia a conservarsi per qualche tempo. L’arena, o sabbia sarà depurata dalla terra e
dalle grosse breccie, …”
Analoghe regole sono suggerite dal regolamento del 1917 per la ricostruzione dopo il sisma di
Citerna:
“Le nuove murature in luogo di quelle demolite dovranno essere fatte con buona malta e mattoni
ovvero pietrame, rimanendo esclusi i ciottoli arrotondati”.
Tali semplici regole sono state incredibilmente rimosse dalla cultura tecnica per quasi un secolo,
travolte dalla moderna concezione legata al calcolo della struttura ed alla cultura del cemento
armato. Si deve infatti aspettare la vigente Circolare n. 617 del 2 febbraio 2009 del C. Sup. LL. PP.
per ritrovare sostanzialmente gli stessi accorgimenti citati da Vitruvio circa 2000 anni prima:
“Di particolare importanza risulta la presenza o meno di elementi di collegamento trasversali (es.
diatoni), la forma, tipologia e dimensione degli elementi, la tessitura, l’orizzontalità delle
giaciture, il regolare sfalsamento dei giunti, la qualità e consistenza della malta.
Di rilievo risulta anche la caratterizzazione di malte (tipo di legante, tipo di aggregato, rapporto
legante/aggregato, livello di carbonatazione), e di pietre e/o mattoni (caratteristiche fisiche e
meccaniche)”
“Importante è anche valutare la capacità degli elementi murari di assumere un comportamento
monolitico in presenza delle azioni, tenendo conto della qualità della connessione interna e
trasversale”
Nella normativa per le costruzioni vigente NTC 2018 [2] e relativa Circolare n. 7 del 2019 [3] sono
confermati i parametri della regola dell’arte reintrodotti esplicitamente nel 2008, che, se presenti,
consentono di moltiplicare resistenze e moduli elastici delle murature per appositi coefficienti
migliorativi.
Nella Circolare esplicativa si afferma chiaramente: “La muratura, in una costruzione esistente è il
risultato dell’assemblaggio di materiali diversi, in cui la tecnica costruttiva, le modalità di posa in
opera, le caratteristiche meccaniche dei materiali costituenti e il loro stato di conservazione,
determinano il comportamento meccanico dell’insieme”.
Come si è potuto constatare da questa sinteticissima rassegna storica, i principali aspetti di buona
regola dell’arte di murare sono piuttosto costanti nel tempo e possono essere riassunti come di
seguito elencato.
10
Malta di buona qualità / efficace contatto fra elementi / zeppe. Questo requisito, necessario per
trasmettere e ripartire le azioni fra le pietre in maniera uniforme e per portare le forze fino al
terreno, si ottiene o per contatto diretto fra elementi squadrati (es. opus quadratum) o tramite la
malta (è questa la maggior parte dei casi) o, per muri irregolari con malta degradata, grazie a pietre
di dimensione minore inserite nei giunti, le cosiddette “zeppe”. La malta oltre che regolarizzare il
contatto tra le pietre, se di buona qualità, assicura una certa resistenza di natura coesiva alla
muratura e tale contributo può diventare importante se mancano gli altri parametri della regola
dell’arte in grado di garantire la monoliticità del muro.
Figura 6. Esempi di malta di cattiva qualità o perché assente dall’intero spessore murario o perché non aderente
agli elementi murari.
Figura 7. Diverso comportamento per azioni ortogonali al muro di pareti ingranate o non ingranate
trasversalmente [35] [36].
Elementi resistenti di forma squadrata. La presenza di due facce orizzontali sufficientemente piane
assicura la mobilitazione delle forze d’attrito, cui si deve gran parte della capacità di una parete di
resistere a sollecitazioni orizzontali ad essa complanari. Infatti, l’attrito si mobilita principalmente
11
sotto l’effetto della forza peso della muratura sovrastante la superficie di scorrimento. È intuitivo
che l’attrito si massimizza per le superfici di scorrimento ortogonali alla forza peso, dunque per
superfici di scorrimento orizzontali. Da quanto detto consegue che questo è uno dei requisiti
necessari per ottenere un buon ingranamento fra gli elementi della parete.
Figura 8. Parete composta da elementi di forma sferica che non sono in grado di offrire alcuna resistenza se non
opportunamente confinati (come ad es. in certe murature romane) – [35] [36]
Elementi resistenti di grande dimensione rispetto allo spessore del muro assicurano, come i diatoni,
un buon grado di monoliticità della parete. Inoltre, proprio in virtù della loro grande dimensione, si
tratta di elementi di grande peso e spesso ben ingranati fra loro e difficili da muovere.
Figura 9. Elementi di grande dimensione coinvolgono maggiori zone di muratura nella distribuzione dei carichi,
sia verticali sia orizzontali. Inoltre, diminuiscono le zone di malta (giunti) solitamente più deboli degli elementi
lapidei o di pietra [37].
Presenza di sfalsamento fra i giunti verticali. Tale condizione, insieme alla forma squadrata delle
pietre, permette “l’effetto catena” che fornisce una certa resistenza a trazione alla muratura. Inoltre,
anche se le pietre non sono squadrate, se si hanno giunti regolarmente sfalsati si mobilita un’altra
grande risorsa resistente delle murature: l’ingranamento fra gli elementi resistenti (anche detto
“effetto incastro”).
Figura 10. Effetto positivo dello sfalsamento dei giunti verticali sulla resistenza ad azioni orizzontali perché
aumenta la superficie sottoposta all’attrito (“pseudoresistenza a trazione”) [37].
12
Presenza di filari orizzontali. Tale requisito induce una buona distribuzione dei carichi verticali in
quanto si ottiene un vincolo di appoggio regolare. Ma l’orizzontalità dei filari assume importanza
anche in occasione delle azioni sismiche poiché essa consente l’oscillazione attorno a cerniere
cilindriche orizzontali senza danneggiare la muratura. Per gli stessi motivi sono importanti anche i
ricorsi orizzontali in mattoni che con interasse periodico regolarizzano le murature in pietre e
ciottoli. Inoltre l’orizzontalità dei filari permette all’attrito di esplicare il suo effetto benefico
(l’attrito è ortogonale alla forza peso dunque si esplica al massimo su superfici orizzontali)
Figura 11. Uno dei benefici indotti dalla presenza di filari orizzontali: capacità di oscillazione della parete [35]
[36] [11].
Buona qualità degli elementi resistenti. Questo requisito tende ad evitare tre situazioni: che gli
elementi siano intrinsecamente deboli (ad esempio i mattoni di fango che si utilizzano in certe zone
del mondo); che essi siano mattoni fortemente forati; che essi siano degradati, ad esempio per
umidità o per esposizione alle intemperie.
Figura 12. Un esempio di cattiva qualità degli elementi in una muratura: il vento proveniente dalla galleria nel
corso degli anni ha eroso profondamente le pietre in arenaria della parete.
13
5.3 Valutazione della regola dell'arte
L’indice IQM è distinto in base alla possibile direzione dell’azione sollecitante il generico pannello
murario.
Dunque, si avranno tre indici di qualità muraria:
IQM per azioni verticali, IQMV
IQM per azioni orizzontali fuori piano IQMFP
IQM per azioni orizzontali nel piano. IQMNP
Tale indice dipende dalla presenza di alcuni parametri caratteristici della corretta ed efficace messa
in opera della muratura: i cosiddetti parametri della “regola dell’arte”. Tramite l’osservazione della
muratura si valuterà il grado di rispetto di ogni parametro della regola dell’arte sulla base di alcune
regole che saranno definite nel seguito.
Il risultato finale sarà un indice IQM (variabile fra 0 e 10) per la tipologia muraria esaminata
distinto in base alla direzione dell’azione sollecitante.
Inoltre, sarà possibile determinare una “categoria” di appartenenza della muratura – A, B o C –
associata al comportamento strutturale del pannello murario sollecitato.
Ad una muratura di categoria A corrisponde un buon comportamento strutturale; ad una muratura di
categoria B corrisponde un comportamento di media qualità; una muratura in categoria C manifesta
un comportamento insoddisfacente di fronte ad eventuali sollecitazioni.
5.4 Criteri di giudizio sul rispetto dei parametri della regola dell’arte
Per attribuire un giudizio sulla qualità della muratura, come si è detto, è indispensabile valutare
(analiticamente o qualitativamente) in che misura sono rispettati i parametri caratterizzanti la regola
dell’arte. Solo dopo questa operazione preliminare sarà possibile comporre i giudizi parziali in una
valutazione sintetica.
Esprimere un giudizio sul rispetto di un dato elemento della regola dell’arte è difficile per vari
motivi.
In primo luogo esiste la problematica, non affrontata in questa breve nota, che per conoscere
occorre osservare e certi parametri da giudicare sono difficilmente osservabili senza effettuare
indagini o saggi, non a caso la conoscenza della costruzione è stata inserita come step preliminare
nel percorso di valutazione e progetto illustrato al paragrafo 3. Una operazione di valutazione della
qualità muraria è certamente difficile (ed in molti casi impossibile) se non si accetta di dover
eseguire le necessarie indagini. Si tenga conto che ci si sta riferendo a saggi e non a prove: si tratta
di levare l’intonaco in alcune zone dell’edificio e di effettuare saggi visivi in profondità. Per tale
motivo, il presupposto fondamentale alla base del metodo di valutazione indicato in questo capitolo
è che i tecnici ed i progettisti incaricati di intervenire su un fabbricato esistente in muratura
svolgano le necessarie indagini volte a caratterizzare la muratura, investendo le risorse economiche
che occorrono. I costi aggiuntivi di tali indagini nella fase del “processo diagnostico” possono
consentire, nel breve periodo, un risparmio sugli interventi e, nel lungo termine, un risparmio sui
14
costi di ricostruzione (che certamente si renderebbero necessari domani se oggi, per mancanza di
conoscenza, si progettassero interventi inadeguati) in caso di danneggiamento dell’immobile.
15
Qualità della malta / efficace contatto fra elementi / zeppe4 (MA.)
RISPETTATA
PARZIALMENTE RISPETTATA
NON RISPETTATA/PESSIMA*
4
La tematica della qualità della malta è stata svolta con il contributo della UR 8 (Politecnico di Milano, Prof.ssa L.
Binda, Arch. G. Cardani). Per approfondimenti riguardanti la malta nelle murature e le tecniche di valutazione della sua
efficacia si rimanda ai contributi di tale UR 8 nell’ambito delle ricerche ReLUIS [37].
16
Per la corretta valutazione della qualità della malta è necessario eseguire un saggio per valutare le
caratteristiche della muratura in profondità. Spesso una malta degradata in superficie (nei primi 6
cm orientativamente) può risultare di buona qualità all’interno della muratura. In tal caso l’efficacia
della malta è tanto maggiore quanto più è spessa la parete.
PARZIALMENTE RISPETTATA
NON RISPETTATA
h=1m
LMT = 160 cm LMT = 176 cm
PARZIALMENTE RISPETTATA
h=1m
LMT = 145 cm LMT = 126 cm
NON RISPETTATA
5
Per l’idea originale della LMT e per una analisi più approfondita si vedano i lavori di Doglioni e altri e, nell’ambito
ReLUIS, i contributi su tale argomento dell’unità di ricerca 18 (Università di Venezia) [39] [40].
18
il valore dell’LMT si ottiene misurando, su un tratto di 1 m di altezza, la lunghezza della linea
centrale più breve che attraversa il nucleo murario in verticale, aderendo al lato interno dei conci
dell’uno o dell’altro paramento.
La valutazione del parametro PD tramite la LMT trasversale potrà essere effettuata se è osservabile
la sezione della parete. Tale condizione può non essere soddisfatta; in questo caso si svolgerà la
valutazione della presenza dei diatoni tramite l’osservazione dei paramenti esterni della parete e
l’esecuzione di saggi come spiegato in precedenza.
Blocchi sbozzati
PARZIALMENTE RISPETTATA
NON RISPETTATA
19
Dimensione degli elementi resistenti (D.EL.)
RISPETTATA
PARZIALMENTE RISPETTATA
NON RISPETTATA
20
Sfalsamento fra i giunti verticali / Ingranamento nel piano (S.G.)
( Valutazione qualitativa )
RISPETTATO
PARZIALMENTE RISPETTATO
NON RISPETTATO
6
La parete con tessitura di mattoni disposti tutti di testa è particolarmente vulnerabile alle azioni sismiche nel piano in
quanto ha dei percorsi preferenziali per la formazione delle lesioni a 45°. Queste, infatti, seguirebbero l’andamento dei
giunti senza mai interessare i mattoni e tale comportamento causa una sostanziale inefficacia dell’ingranamento nel
piano della parete. Dal punto di vista dello “sfalsamento dei giunti verticali” si potrebbe affermare che questi risultano
sfalsati di una distanza troppo piccola per essere efficaci (circa 3 cm di sfalsamento fra un giunto verticale ed i due
giunti del filare sottostante).
21
Sfalsamento fra i giunti verticali (S.G.)
( valutazione quantitativa tramite la LMT7 nelle facce della parete )
RISPETTATO
7
Per l’idea originale della LMT e per una analisi più approfondita si vedano i lavori di Doglioni e altri e, nell’ambito
ReLUIS, i contributi su tale argomento dell’unità di ricerca 18 (Università di Venezia) [39] [40].
8
Si legga la nota 6.
9
È il caso, ad esempio, di linee LMT che passano su percorsi formati da pietre molto arrotondate che quindi non sono
in grado di fornire il necessario ingranamento in quanto non riescono ad incastrarsi fra loro.
22
Nota sulla LMT
LMT (sulla faccia della parete) “Linea di Minimo Tracciato” sulla faccia della parete.
si individuino su una porzione di muratura di 1m x 1m le linee di minimo tracciato più brevi che
attraversano verticalmente la porzione di muratura suddetta senza mai intersecarsi e senza mai
tagliare le pietre o i mattoni. La media delle loro lunghezze fornisce il valore della LMT su quella
faccia della parete.
PARZIALMENTE RISPETTATA
NON RISPETTATA
23
Qualità degli elementi resistenti (RE.EL.)
RISPETTATA
NON RISPETTATA
24
5.5 Tabelle di sintesi sui criteri di giudizio dei parametri della regola dell'arte
10
LMT (sezione) significa “Linea di Minimo Tracciato” interna alla sezione della parete. Il valore dell’LMT si ottiene
misurando, su un tratto di 1m di altezza, la lunghezza della linea centrale più breve che attraversa il nucleo murario in
verticale, aderendo al lato interno dei conci dell’uno o dell’altro paramento. La valutazione del parametro PD tramite la
LMT trasversale potrà essere effettuata se è osservabile la sezione della parete. Tale condizione può non essere
soddisfatta; in questo caso si svolgerà la valutazione della presenza dei diatoni tramite l’osservazione dei paramenti
esterni della parete e l’esecuzione di saggi come spiegato in precedenza.
25
Sfalsamento giunti verticali / Ingranamento nel piano (S.G.)
Metodo quantitativo11 Metodo qualitativo
Giunti verticali allineati.
Parete a paramento unico: LMT < 140.
Giunti allineati verticalmente su due o più
Parete a doppio paramento: LMT < 140 su una faccia e LMT < 160
elementi in ampie porzioni della parete.
sull’altra faccia.
NR Parete di soli diatoni di mattoni pieni, anche
Parete di soli diatoni di mattoni pieni, qualunque sia il valore di LMT.
con giunti verticali sfalsati.
Parete con pietre di piccole dimensioni qualunque sia il valore di LMT.
Evidente assenza d’ingranamento su una o
Evidente assenza d’ingranamento su una o più linee verticali della parete.
più linee verticali della parete.
Parete a paramento unico: LMT fra 140 e 160.
Parete a doppio paramento: Giunto verticale in posizione intermedia tra
PR a) entrambi i paramenti con LMT fra 140 e 160. zona centrale dell’elemento inferiore e il
b) LMT rispettato su una faccia e non rispettato sull’altra faccia. suo bordo.
c) LMT rispettato su una faccia e parzialmente rispettato sull’altra faccia.
Giunti verticali in corrispondenza della
Parete a paramento unico: LMT > 160
zona centrale dell’elemento inferiore
R Parete a doppio paramento: LMT > 160 su entrambe le facce.
(escluso il caso di parete in mattoni pieni
disposti solo a diatoni).
IQM verticale
NR PR R
OR V 0 1 2
PD V 0 1 1
FEL V 0 1.5 3
11
LMT (sulla faccia della parete) significa “Linea di Minimo Tracciato” sulla faccia della parete. Si individuino su una
porzione di muratura di 1m x 1m le linee di minimo tracciato più brevi che attraversano verticalmente la porzione di
muratura suddetta senza mai intersecarsi e senza mai tagliare le pietre o i mattoni. La media delle loro lunghezze
fornisce il valore della LMT su quella faccia della parete.
26
SG V 0 0.5 1
DEL V 0 0.5 1
MA V 0 0.5 2
REEL V 0.3 0.7 1
Tabella 2. Punteggi da attribuire ai parametri della regola dell’arte per IQM verticale.
Azioni verticali
Una parete sottoposta ad un carico verticale (e solo ad esso) solitamente ha motivo di andare in crisi
o per instabilità oppure rottura per compressione.
Poiché il metodo di analisi qui illustrato si basa sull’ipotesi di analizzare pannelli murari osservabili
solo per una limitata estensione (1 metro quadro nell’ipotesi peggiore) si darà nel seguito maggior
peso all’evenienza di una rottura per compressione, pur non trascurando il fenomeno dell’instabilità,
importante su tese murarie snelle ed estese.
27
Affinché avvenga la rottura per compressione (almeno per carichi ordinari) è necessario che
l’elemento resistente sia intrinsecamente debole (ad esempio i laterizi forati, i mattoni di fango,
etc…) oppure che la muratura sia fortemente degradata (ad esempio perché sottoposta ad agenti
atmosferici o ad umidità). Se si verifica una di queste due condizioni allora si è nella situazione in
cui R.EL. = NR. In tal caso i rimanenti parametri della regola dell’arte perdono di importanza; per
questo motivo se R.EL. = NR. il fattore moltiplicativo nella formula che dà IQM è molto basso e si
ottiene un IQM basso.
Se la qualità dei blocchi o delle pietre è elevata allora la rottura per compressione può essere
facilitata da concentrazione delle tensioni all’interno della muratura.
I parametri che più di altri impediscono delle errate diffusioni delle tensioni nel solido murario sono
la presenza di blocchi squadrati (F.EL.), l’orizzontalità dei filari (OR.) e la buona qualità della
malta (MA.).
Come si può vedere dalla tabella 2, i parametri cui è stato attribuito maggior peso nella valutazione
del comportamento di una parete soggetta a carichi verticali sono proprio F.EL. , OR. e MA.
Per quanto riguarda il fenomeno dell’instabilità, esso è tenuto in conto premiando con 1 punto il
rispetto o il rispetto parziale del parametro P.D. (presenza di diatoni-ingranamento della parete) e
distinguendo questi due casi dal caso di totale assenza di ingranamento (non rispetto del parametro
P.D.) in cui anche l’instabilità può diventare un motivo di crisi in quanto la snellezza della parete su
più paramenti aumenta rispetto al caso della stessa parete monolitica.
In base ad alcune evidenze sperimentali [41] è emerso che nel caso delle murature in mattoni pieni
(o in blocchi di dimensioni e caratteristiche paragonabili a quelle dei mattoni) la resistenza
tangenziale media e quella a compressione media del pannello murario sono fortemente influenzate
dalla qualità della malta.
Tale osservazione, confermata anche da alcuni modelli ad elementi finiti [41], si può spiegare col
fatto che:
- in tali tipologie murarie spesso la tessitura è tale che è possibile arrivare a rottura senza
avere fenomeni di ingranamento o incastro fra gli elementi, a differenza di quanto avviene
per le murature in pietra;
- in tali tipologie murarie la malta, anche se di elevata qualità, risulta sensibilmente meno
resistente dei blocchi o poco aderente ad essi. Ciò fa in modo che l'intero fenomeno
fessurativo dalla sua insorgenza sino alla rottura si esplichi esclusivamente sui giunti di
malta (nelle sue due forme: o rompendo la malta o causandone il distacco dalla superficie
del mattone).
Tali fenomeni non insorgono, ad esempio, per il caso di muratura in blocchi di pietra squadrata per
le quali la funzione della malta è solamente quella di regolarizzare l’appoggio fra una pietra e l’altra
e dove i letti di malta hanno dimensioni esigue e pertanto prevalgono fenomeni di ingranamento o
incastro fra le pietre.
Si tiene conto di ciò mediante un coefficiente correttivo "r" che riduce adeguatamente IQM. Detto
coefficiente va applicato solamente al caso delle murature in mattoni pieni o blocchi di analoghe
dimensioni e caratteristiche.
7. Determinazione di IQM
I punteggi ottenuti dalle tabelle 2, 3 e 4 sono poi inseriti nelle formule riportate di seguito,
ottenendo un punteggio globale, corrispondente ai tre IQM (Indice di Qualità Muraria) introdotti in
precedenza.
Nelle formule sono introdotti anche i due coefficienti:
- m (coefficiente correttivo per malta di pessima qualità; vale per tutti i tipi di muratura);
- g (coefficiente correttivo per giunti ampi; vale solo per murature di mattoni pieni).
I valori di tali coefficienti, la cui introduzione si è resa necessaria a seguito dei disposti delle NTC
2018 e della Circolare n. 7 del 2019, sono definiti nel seguito.
Il coefficiente correttivo r (distinto in rV, rFP ed rNP) dipende dal parametro MA ed assume i valori
riportati in tabella 5 sotto:
Parametro
rV rFP rNP
MA
NR 0,2 1 0,1
PR 0,6 1 0,85
R 1 1 1
Tabella 5. Coefficiente correttivo r.
g = 0.7 in caso di muratura in mattoni pieni con giunti di malta ampi (spessore > 13 mm);
g = 1.0 in tutti gli altri casi.
Dunque, tale procedura conduce a tre valori di IQM compresi fra 0 e 10: uno per ogni direzione di
sollecitazione.
Inoltre, i valori sono dipendenti dalla tipologia di elemento resistente (mattoni pieni/blocchi
equivalenti o altro tipo di elemento).
Il metodo IQM è indicato anche per una classificazione delle murature in funzione della loro
risposta a sollecitazioni verticali, orizzontali fuori piano ed orizzontali nel piano.
Per inciso si nota che la determinazione del comportamento meccanico di un pannello murario
sottoposto ad azioni orizzontali (sia nel suo piano che fuori piano) è alla base dell’applicazione del
metodo dell’analisi limite.
30
Nella tabella 6 si entra con i tre valori di IQM determinati grazie alle formule precedentemente
riportate e si legge direttamente la categoria di appartenenza della muratura in riferimento alle tre
azioni sollecitanti.
Categoria muratura
Direzione azione
A B C
Azioni verticali 5 ≤ IQ ≤ 10 2,5 ≤ IQ < 5 0 ≤ IQ < 2,5
Azioni ortogonali 7 ≤ IQ ≤ 10 4 < IQ < 7 0 ≤ IQ ≤ 4
Azioni complanari 5 < IQ ≤ 10 3 < IQ ≤ 5 0 ≤ IQ ≤ 3
Tabella 6. Metodo dei punteggi: attribuzione delle categorie murarie.
Nel seguito si caratterizzano le categorie murarie in base alla tipologia di azione sollecitante.
31
Per azioni orizzontali nel piano:
una muratura di categoria A ha basse probabilità di lesionarsi; essa può definirsi come una
muratura di buona qualità;
una muratura di categoria B, in caso di sisma, ha buone probabilità di lesionarsi,
specialmente se le pareti sono sottili o se sono poche rispetto all’area coperta dall’edificio;
tuttavia tali lesioni nella maggior parte dei casi saranno di scarsa entità; tale categoria
definisce le murature di media qualità;
una muratura di categoria C ha molte probabilità di lesionarsi nel piano delle pareti e le
lesioni che subirà saranno, nella maggior parte dei casi, ampie; pertanto nella categoria C
rientrano le murature di scarsa qualità.
Per determinare una correlazione fra IQM ed i valori meccanici della muratura proposti dalle NTC
2018 si sono utilizzate le murature descritte nelle stesse NTC e precisamente nella Circolare
Esplicativa. Le murature previste nella Circolare 7 del 201912 (Tab. C8.5.I) limitatamente al caso
delle murature esistenti non consolidate sono date da 8 tipologie di base. A partire da tali tipologie,
tramite la tabella C8.5.II, la Circolare Esplicativa consente di modificare alcune caratteristiche della
muratura e di derivare altre diverse tipologie murarie, fino ad arrivare ad un totale di 74 tipologie
murarie quando siano eseguite tutte le combinazioni possibili. Queste 74 tipologie murarie desunte
dalla Circolare verranno qui denominate “murature di normativa”. Per esse, naturalmente, sono noti
i parametri f , τ0 , fV0 , G ed E in quanto sono proposti nella tabella della Circolare Esplicativa nella
forma di valore minimo e valore massimo assumibili dal parametro in esame.
In appendice si riportano, per tutte e 74 le murature di normativa, i valori dei parametri meccanici e
i valori di IQM verticale, nel piano e fuori piano.
Fra tutte le correlazioni analizzate, quelle che meglio descrivono la corrispondenza fra IQM e
parametri meccanici delle murature sono le seguenti:
- correlazione di IQM verticale con f;
- correlazione di IQM nel piano con τ0;
- correlazione di IQM nel piano con fV0;
- correlazione di IQM nel piano con G;
- correlazione di IQM verticale con E.
12
A causa di un presumibile errore di stampa, nella tabella C8.5.I per la muratura a conci sbozzati compare solo il
valore minimo della resistenza a compressione f pari a 2 N/mm2. Per elaborare le correlazioni presentate nel seguito si è
supposto che il valore massimo della resistenza a compressione f per tale tipologia muraria sia uguale a 3 N/mm2.
32
dal valore (minimo, medio o massimo) del parametro meccanico della stessa muratura. Inoltre, sul
diagramma la correlazione è rappresentata dalla curva esponenziale o parabolica per la quale risulta
minima la distanza rispetto ai punti rappresentativi delle murature virtuali. L’equazione della curva
è riportata sotto il diagramma. Nelle figure da 13 a 17 si riportano alcuni grafici di tali correlazioni
con l’indicatore R2 del grado di correlazione.
L’indicatore R2 (valore massimo assumibile pari ad 1) dà una misura di quanto la curva approssimi
correttamente i valori puntuali. Un indice R2 pari ad 1 corrisponde ad una perfetta coincidenza dei
valori puntuali con quelli forniti dalla curva. Esso è definito nel modo seguente:
SSE
R2 1
SST
SSE Yi YPi
2
Y
2
SST Yi
2
n
i
dove si indicano con Yi il valore del parametro meccanico in esame per la muratura di normativa i-
esima; con Ypi il valore dello stesso parametro meccanico previsto dalla curva di correlazione; con
Xi il valore assunto dall’indice di qualità muraria IQM per la muratura di normativa i-esima; con n
il numero di valori puntuali a disposizione (nel caso studiato n = 74).
Le leggi di correlazione trovate sono le seguenti:
- IQMNP con i valori minimi, medi e massimi di τ0 (resistenza media tangenziale - criterio di
Turnsek e Cacovic)
τ0 min = 0.0002x2 + 0.0071x + 0.0151 R² = 0.8389
2
τ0 med = 0.0005x + 0.0086x + 0.0199 R² = 0.9220
τ0 max = 0.0007x2 + 0.0102x + 0.0248 R² = 0.8572
(con x = IQMNP)
- IQMNP con i valori minimi, medi e massimi di fV0 (resistenza media tangenziale – criterio di
rottura a scaletta)
fV0 min = 0.0347x0.8392 R² = 0.8810
0.8024
fV0 med = 0.0528x R² = 0.9187
fV0 max = 0.0710x0.7806 R² = 0.9013
(con x = IQMNP)
- IQMNP con i valori minimi, medi e massimi di G (modulo di elasticità tangenziale medio)
G min = 212.22e0.1430x R² = 0.6688
0.1426x
G med = 256.13e R² = 0.6963
G max = 299.87e0.1423x R² = 0.7103
(con x = IQMNP)
- IQMV con i valori minimi, medi e massimi di modulo di E (modulo di elasticità normale medio)
E min = 608.54e0.1551x R² = 0.7105
33
E med = 740.08e0.1538x R² = 0.7225
E max = 871.37e0.1528x R² = 0.7270
(con x = IQMV)
Figura 13. Curve di correlazione fra il valore medio di f (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM V.
34
Figura 14. Curve di correlazione fra il valore medio di τ0 (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM NP.
Figura 15. Curve di correlazione fra il valore medio di fV0 (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM NP.
35
Figura 16. Curve di correlazione fra il valore medio di G (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQMNP.
Figura 17. Curve di correlazione fra il valore medio di E (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM V.
36
11. Le conferme sperimentali per la correlazione IQMNP vs τ0
Nella figura 18 si riporta un diagramma di sintesi dei risultati delle prove sperimentali di
compressione diagonale. Per ciascuna muratura sperimentata è stato preliminarmente valutato
IQMNP in modo tale da rendere possibile la correlazione tra IQMNP e la resistenza a taglio ottenuta
dalla prova sperimentale.
37
Figura 18. Diagramma di correlazione τ0 minimo, medio e massimo vs IQMNP e punti corrispondenti alle prove di
compressione diagonale.
Il metodo IQM può consentire di valutare a priori la capacità di una muratura di fornire un
comportamento strutturale coerente con i modelli ipotizzati dai diversi metodi di analisi
(meccanismi locali e/o globali). Spesso, infatti, la risposta al sisma di una costruzione è quella della
disgregazione muraria, che anticipa e preclude qualsiasi comportamento di tipo strutturale e, in
questi casi, qualsiasi analisi basata su approcci di tipo meccanico (cinematismi) o tensionale-
deformativo risulta del tutto inappropriata.
Poiché spesso il fenomeno della disgregazione è una evoluzione infausta di un meccanismo locale,
appare logico considerare come discriminante il valore dell’indice IQM fuori del piano (IQMFP).
È vero che usare il metodo IQM per prevedere se un edificio sottoposto ad azioni sismiche si
disgregherà o meno può apparire velleitario, perché tale comportamento dipende, oltre che dalla
qualità muraria, da molti altri fattori: l’intensità sismica, la direzione dell’azione, la durata
dell’evento, i modi di vibrare dell’edificio, etc. Tuttavia, ci sono alcune considerazioni che invitano
a procedere su questa strada.
Anzitutto, nessuno dei metodi proposti per l’analisi strutturale delle costruzioni murarie esistenti è
in grado di fornire risultati di assoluta certezza; ogni metodo, per quanto possa essere raffinato e
complesso, considera solo un limitato insieme di aspetti che determinano la risposta e ne trascura
altri.
Questo risulta particolarmente vero per gli edifici storici, che, come ricordato in [43], risultano
spesso “condizionati da notevoli incertezze nella definizione delle proprietà meccaniche dei
materiali e delle condizioni di vincolo tra gli elementi. Queste costruzioni non sono state
38
progettate utilizzando i principi della meccanica dei materiali e delle strutture bensì con un
approccio basato sull’intuizione e l’osservazione, utilizzando i principi dell’equilibrio dei corpi
rigidi e sperimentando il comportamento delle costruzioni già realizzate”.
Si può aggiungere che la presenza di criticità locali, assai frequenti negli edifici storici, può rendere
gli schemi seguiti dai vari metodi di analisi strutturale ben poco rappresentativi della realtà.
In genere, quindi, i risultati devono essere assunti in modo critico ed è bene che siano affiancati da
analisi di tipo qualitativo, possibilmente basate sull’osservazione di casi analoghi. Con questo tipo
di approccio si propone di utilizzare il metodo IQM in chiave predittiva nei riguardi della
disgregazione, sottolineandone, anticipatamente, il carattere probabilistico. Così, quando si
affermerà che “una muratura si può disgregare se il suo IQM è inferiore ad un certo valore”, si
intende dire solo che, basandosi sulle osservazioni fatte in occasione dei sismi precedenti, tipologie
murarie che avevano quelle determinate caratteristiche hanno presentato il fenomeno della
disgregazione con notevole frequenza, ed è quindi logico attendersi un comportamento simile per
sismi di analoghe caratteristiche.
I valori individuati e proposti in questo articolo si basano comunque su una serie piuttosto ampia di
casi esaminati nei terremoti più rilevanti degli ultimi decenni, sia di collassi murari, sia di elementi
che invece hanno resistito. Per questi casi è stato valutato l’indice IQMFP e si è pervenuti ad un
valore “limite”, al di sotto del quale un gran numero di pannelli murari aventi quelle caratteristiche
ha manifestato il fenomeno della disgregazione.
Si tratta evidentemente di un metodo di tipo euristico, che necessita di verifiche e di
approfondimenti, ma in ogni caso, in attesa di metodi che possano fornire risposte più specifiche e
puntuali, l’indice IQMFP può segnalare la richiesta di una maggiore o minore attenzione nei riguardi
del problema della disgregazione muraria.
Peraltro, tale approccio risulta in linea con quanto disposto dalle NTC 2018 [2] che, al paragrafo 8.5
introducono questo fondamentale concetto di “comportamento strutturale atteso”: “Nelle costruzioni
esistenti le situazioni concretamente riscontrabili sono le più diverse ed è quindi impossibile
prevedere regole specifiche per tutti i casi. Di conseguenza, il modello per la valutazione della
sicurezza dovrà essere definito e giustificato dal progettista, caso per caso, in relazione al
comportamento strutturale atteso”.
39
Figura 19. Stabilità dei muri in funzione della snellezza, secondo Rondelet [28].
Guardando tali murature, Rondelet osserva che “sembra che il tempo (e quindi: sismi e vento, ndr)
le abbia ridotte all’altezza a cui i muri isolati, …, possono sostenersi”. Ciò può essere interpretato
anche nel modo che segue: la parte di muro a quota superiore a 12 volte lo spessore tende a
disgregarsi, in particolare per l’effetto di azioni orizzontali. Occorre ricordare che Rondelet ha
basato le sue considerazioni sull’esame di costruzioni poste, in Italia, in zone a sismicità limitata
(Firenze, Roma) o media (Napoli) e quindi i valori delle snellezze da lui indicati andrebbero
“rimodulati” per le zone aventi sismicità più elevate.
Giuffrè, nel già citato [37] interpreta le osservazioni di Rondelet in chiave sismica, introducendo
però anche il tema della “qualità muraria”.
È questa la strada che appare più opportuna per applicare il metodo IQM al tema della
disgregazione muraria: ripartire proprio dagli insegnamenti di A. Giuffrè, che osserva come il
collasso sotto azioni orizzontali derivi da una perdita di monoliticità (e quindi poi di equilibrio)
sulla quale influiscono le caratteristiche tipologiche di una muratura, ed in particolare il rispetto o
meno delle regole dell’arte.
Giuffrè descrive il meccanismo di ribaltamento di tre pareti con le stesse dimensioni (base e
altezza), nelle stesse condizioni di carico e costituite dagli stessi materiali (figura 20, tratta da [37]).
Ciò che cambia nelle tre pareti è la disposizione degli elementi: si passa da una configurazione a
regola d’arte con muratura sostanzialmente monolitica, a situazioni dove tale monoliticità viene via
via persa. Infatti, come si legge nelle figure riportate, si abbatte in maniera significativa il valore
della risultante delle forze orizzontali necessaria per innescare il ribaltamento della parete.
Man mano che la monoliticità viene meno si ha una diminuzione anche della capacità di
spostamento, come si può vedere dal diagramma forza-spostamento (che oggi si chiamerebbe
“curva di capacità”).
Le parole con cui Giuffrè descrive tale fenomeno sono di una chiarezza esemplare:
“l’evidente riduzione di efficacia dei diatoni, più corti dello spessore del muro nell'esempio B e
anche più radi lungo l’altezza nell'esempio C, si traduce in un minor valore della forza orizzontale
che produce il ribaltamento. Tanto minore quanto più la disposizione delle pietre si allontana da
quella ipotizzata all’inizio. La parete muraria si disgrega per difetto di equilibrio in una sua parte
prima che la forza agente raggiunga il valore che avrebbe provocato il ribaltamento della parete
monolitica. I diatoni garantiscono il monolitismo del muro se sono disposti secondo le regole; ogni
loro difetto si traduce in minor resistenza”.
Il concetto che Giuffrè vuole sottolineare è che la parete muraria si disgrega per la perdita di
equilibrio di una sua porzione. Mette così in evidenza come la capacità di una parete alle azioni
orizzontali non dipenda solamente dalla loro geometria o dalla resistenza dei materiali costituenti; a
monte di tutto c’è la qualità muraria, dalla quale dipende il monolitismo della parete: il mancato
rispetto delle regole dell’arte porta alla perdita di monoliticità.
40
Figura 20. Ribaltamento di pareti murarie al variare della tessitura (figura tratta da [37]).
La capacità di spostamento non è quindi una questione puramente geometrica, ma dipende anche
dalla qualità muraria, e le formule che solitamente si adoperano, basate su rapporti dimensionali dei
macroelementi (ad es. B/H per il ribaltamento di un muro isolato) forniscono un limite superiore
della capacità del cinematismo, accettabile da un punto di vista ingegneristico solo se la qualità
muraria è medio-alta. Viceversa, per murature di cattiva qualità, si rischiano pericolose sovrastime e
l’accelerazione sismica associata ai cinematismi di collasso può risultare molto inferiore.
A titolo di esempio, si veda il filmato del crollo di un edificio nei pressi di Foligno (PG) a seguito di
una delle scosse del sisma del 1997 [53]. Inizialmente sembrano attivarsi alcuni meccanismi
resistenti; sulla facciata in primo piano si aprono e si chiudono alcune lesioni, per due o tre volte;
inoltre, il prospetto lato strada sembra inclinarsi per un cinematismo fuori piano. Ma tutto ciò dura
pochi istanti; la pessima qualità muraria non consente l’evoluzione di tali meccanismi e porta alla
perdita di equilibrio di varie porzioni murarie. Dapprima si disgrega la facciata posta in primo
piano; a seguire si ha il crollo del prospetto laterale e poi dell’intero edificio. Si vede quindi come la
risposta della costruzione sia ben lontana da quei comportamenti meccanici alla base della teoria dei
cinematismi, che non hanno possibilità di avvenire proprio a causa della disgregazione muraria.
42
Le macrocategorie murarie considerate sono elencate nella Tabella 7. Per ciascuna macrocategoria
possono essere applicati dei parametri amplificativi, nei casi seguenti: malta di buone
caratteristiche, presenza di ricorsi (o listature), presenza sistematica di elementi di collegamento
trasversale tra i paramenti. Inoltre, è possibile tener conto dei casi in cui la malta sia particolarmente
scadente (nel seguito definita “di pessima qualità”) e, per le murature in mattoni, di una eventuale
ampiezza eccessiva dei giunti di malta.
Macrocategorie murarie
Muratura in pietrame disordinata (ciottoli, pietre erratiche e irregolari)
Muratura a conci sbozzati, con paramenti di spessore disomogeneo
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura
Muratura irregolare di pietra tenera (tufo, calcarenite, etc…)
Muratura a conci regolari di pietra tenera (tufo, calcarenite, etc…)
Muratura a blocchi lapidei squadrati
Muratura in mattoni pieni e malta di calce
Muratura in mattoni semipieni con malta cementizia (es.: doppio UNI foratura minore o uguale al 40%)
Tabella 7. – Macrocategorie murarie considerate nella normativa [2] [3].
Rimandando a [20] [21] per una disamina approfondita, qui si espone direttamente la conclusione di
tale disamina.
Tenendo come riferimento le macrocategorie delle tipologie murarie contemplate nella normativa
italiana, sulla base delle esperienze condotte nei rilevamenti post sismici dei vari terremoti italiani,
si è proposto di utilizzare, per gli edifici ordinari posti in zone con pericolosità sismica medio-alta,
il valore di IQMFP = 4 come valore di soglia. Valori di IQMFP eguali od inferiori a 4 dovrebbero
richiamare l’attenzione nei confronti di possibili fenomeni disgregativi da parte di chi effettua una
valutazione di sicurezza o si accinge ad intervenire su un edificio in zone sismica.
È opportuno ricordare che l’approccio qui proposto è, essenzialmente, di tipo statistico ed è basato
sulle osservazioni condotte dagli autori di [20] [21]. Del resto, la finalità è quella di fornire
indicazioni sulle caratteristiche delle murature per le quali più frequentemente si è assistito al
fenomeno della disgregazione in occasione di eventi sismici. Fatte salve, ovviamente, tutte le
possibili eccezioni e casistiche particolari.
Le considerazioni sull’insieme delle tipologie murarie possono essere sintetizzate come segue.
I fattori maggiormente significativi nel favorire fenomeni disgregativi sono apparsi: malta di
pessima qualità ed assenza di connessione trasversale fra i paramenti. Quando erano presenti
entrambe queste situazioni si è assistito spesso a crolli per disgregazione. Quando invece era
presente una sola di queste situazioni allora il comportamento è sembrato dipendere, tipologia per
tipologia, da altri fattori, come qualità della malta e/o presenza di ricorsi orizzontali.
Le murature che sono apparse maggiormente soggette a disgregazione sono state quelle con
tessitura irregolare, in particolare quella in pietrame disordinato e quella in pietra tenera o tufo a
conci irregolari. Hanno avuto comportamenti migliori (in genere non disgregativi) le murature
dotate di orizzontalità dei filari, di connessione trasversale e di malta di qualità buona qualità.
Le murature in conci sbozzati e quelle in pietra a spacco, così come quelle in elementi di tufo
regolari, hanno avuto comportamenti migliori nel contrastare la disgregazione, specie nei casi di
connessione trasversale e buona qualità della malta.
Le murature in blocchi lapidei squadrati e quelle in mattoni semipieni con malta cementizia in
genere non hanno presentato fenomeni disgregativi.
43
Le murature in mattoni con malta a base calce hanno manifestato, in generale, un buon
comportamento, con l’esclusione del caso in cui avevano malta pessima e assenza di ingranamento
trasversale.
Quanto sopra trova riscontro nella figura 21, dove sono riportati, per ciascuna tipologia muraria, i
valori dell’indice IQMFP; le tipologie murarie sono distinte in base alla tessitura regolare/irregolare,
alla presenza/assenza di ingranamento trasversale e alla presenza/assenza di malta di pessima
qualità. In tale figura è evidenziato, con una linea rossa, il valore IQMFP = 4.
Come si può notare, le tipologie murarie aventi le carenze prima descritte (essenzialmente, murature
irregolari prive di connessione o regolari prive di connessione e malta pessima) stanno quasi tutte
sotto a tale linea. Peraltro, valori inferiori a 4 derivano da gravi mancanze nel rispetto delle regole
dell’arte; per esse appare quindi probabile la perdita di monoliticità per effetto di azioni sismiche.
Viceversa, murature, sia irregolari che regolari, ma con connessione trasversale e malta non
pessima, hanno quasi sempre valori di IQMFP maggiori di 4.
44
Figura 21. Valori dell’indice IQMFP per le murature contemplate nella normativa [2] [3].
45
12.4 Esempi di comportamento delle murature sotto sisma
Di seguito si presentano alcune delle osservazioni sulle quali ci si è basati per valutare la maggiore
o minore propensione alla disgregazione in base alle caratteristiche della muratura.
Le osservazioni hanno riguardato edifici ordinari di due-tre piani e si basano su esperienze sia
dirette per i sismi del 1997 (Umbria-Marche), del 2009 (L’Aquila), del 2012 (Emilia-Romagna) e
del 2016 (Centro Italia) sia indirette (attraverso immagini e report) per altri sismi meno recenti, ma
comunque sempre di intensità rilevante (in modo particolare, Friuli 1976 e Irpinia 1980).
Per una discussione più approfondita si rimanda a [20] [21].
Figura 22. Località Campi Basso, Norcia (PG). Edificio con muratura in pietrame disordinato con malta di
pessima qualità, assenza di ricorsi e di connessione trasversale, tetto e solai in laterocemento. Il
danneggiamento è stato di tipo disgregativo.
46
Figura 23. Edificio in pietrame ad Onna (AQ) con elementi disposti con una certa attenzione alla tessitura e
con una certa organizzazione (omogeneità delle pietre, inserimento di elementi piatti per realizzare le
bancate) e consolidato anche con un rinzaffo profondo della malta (visibile almeno nella parte non
intonacata). Alcuni elementi di dimensione media lasciano supporre un certo grado di connessione fra i
paramenti. La muratura di tale edificio è in pietrame disordinata ma con malta buona, ricorsi orizzontali e
connessione trasversale. L’edificio non ha manifestato fenomeni disgregativi e ha subìto solo lesioni nel
piano delle murature, fornendo una soddisfacente risposta al sisma del 2009. Occorre osservare che quasi
tutte le altre costruzioni di Onna, con qualità muraria inferiore (murature costituite da ciottoli di piccola
dimensione e arrotondati e malte terrose) si sono disgregate e sono state completamente devastate dalle
scosse sismiche [54].
Figura 24. Edificio in Accumoli (RI) con sistematico utilizzo di elementi lavorati e numerose pietre di media
e grande dimensione che interessano gran parte dello spessore del muro, conferendo un certo grado di
ingranamento trasversale. L’ingranamento viene meno all’ultimo livello, dove i paramenti sembrano
nettamente scollegati. La muratura di questo edificio è in conci sbozzati senza ricorsi e con ingranamento
trasversale per la parte inferiore e in conci sbozzati senza ricorsi e privi ingranamento trasversale per la parte
superiore. L’edificio, nel sisma del 2016, si è disgregato solo nella parte superiore. A tal proposito, si ricorda
quanto scritto in precedenza relativamente ai fattori (oltre alla cattiva qualità muraria) che predispongono
alla disgregazione.
47
Figura 25. Pescara del Tronto (AP). Un esempio di muratura in pietre a spacco con ricorsi, ma priva di
connessione trasversale, e con malta di cattiva qualità. Il sisma del 2016 ha causato danni riconducibili a
fenomeni disgregativi.
Figura 26. Edificio colpito dal sisma di Tuscania (VT) del 1971. La tipologia muraria è riconducibile alla
muratura irregolare in elementi di tufo con assenza di ricorsi e di ingranamento trasversale fra i paramenti,
malta pessima. Il terremoto, di magnitudo 5.6 Richter, ha causato un crollo di tipo disgregativo dell’edificio.
48
Figura 27. Muratura in blocchi di tufo a tessitura regolare con malta di qualità medio-alta (come testimoniato
dal fatto che le lesioni interessano i blocchi e non i letti di malta) e connessione trasversale presente
trattandosi di un paramento unico. L’edificio è sito alla periferia di Norcia (PG) ed il sisma del 2016 ha
prodotto un danneggiamento riconducibile a lesioni nel piano, senza disgregazione.
Figura 28. Edificio a San Pellegrino di Norcia (PG) con muratura in blocchi di tufo a tessitura regolare con
malta di cattiva qualità (in questo caso le lesioni interessano prevalentemente i letti di malta) e connessione
trasversale presente trattandosi di un paramento unico. Il sisma del 2016 ha prodotto un danneggiamento
riconducibile a lesioni di scorrimento e, probabilmente, ad azioni legate al sisma verticale sullo spigolo ed
alla differente altezza delle due unità strutturali interagenti. In questo caso si è avuto il distacco dei blocchi
con perdita di equilibrio sullo spigolo, con un principio di disgregazione.
49
Figura 29. Edificio in mattoni dopo il sisma del 2012 in Emilia-Romagna: il sisma ha causato disgregazione
della muratura, costituita da mattoni privi di connessione fra i due paramenti (come si osserva nella sezione
muraria scoperta dal sisma) e malta di pessima qualità.
52
Manuale per la valutazione dell’Indice di Qualità Muraria
(IQM)13
Indice
1. Premessa ....................................................................................................................................... 1
2. Esperienze dei sismi recenti.......................................................................................................... 2
3. La “gerarchia dei meccanismi” per gli edifici esistenti in muratura ............................................ 3
4. Metodo IQM - introduzione.......................................................................................................... 6
5. Giudizio sulla qualità della muratura ............................................................................................ 7
5.1 Ipotesi di base ........................................................................................................................ 7
5.2 Definizione di “regola dell’arte” ........................................................................................... 8
5.3 Valutazione della regola dell'arte ........................................................................................ 14
5.4 Criteri di giudizio sul rispetto dei parametri della regola dell’arte ..................................... 14
5.5 Tabelle di sintesi sui criteri di giudizio dei parametri della regola dell'arte........................ 25
5.6 Attribuzione dei punteggi ai parametri della regola dell'arte .............................................. 26
5.7 Criteri utilizzati per l’attribuzione dei punteggi .................................................................. 27
6. Distinzione fra muratura in mattoni pieni/blocchi e muratura in pietrame ................................ 29
7. Determinazione di IQM .............................................................................................................. 29
8. Valutazione della categoria muraria ........................................................................................... 30
9. Comportamento meccanico delle murature in base alla categoria IQM ..................................... 31
10. Correlazione di IQM con i parametri meccanici della muratura ............................................ 32
11. Le conferme sperimentali per la correlazione IQMNP vs τ0 .................................................... 37
12. IQM e Disgregazione .............................................................................................................. 38
12.1 Disgregazione muraria e regole dell’arte ......................................................................... 39
12.2 Valore soglia di IQMFP ai fini della disgregazione muraria ............................................ 41
12.3 Tipologie murarie considerate nella normativa italiana .................................................. 42
12.4 Esempi di comportamento delle murature sotto sisma .................................................... 46
13. Riferimenti bibliografici ......................................................................................................... 50
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Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria IQM è stato proposto e messo a punto da Antonio Borri e da Alessandro
De Maria; hanno contribuito alla sua verifica ed al suo perfezionamento Giulio Castori e Marco Corradi. I contenuti del
presente Manuale, in download da www.iqmindex.com, sono stati pubblicati in: A. Borri, M. Corradi, A. De Maria,
(2020). The Failure of Masonry Walls by Disaggregation and the Masonry Quality Index. Heritage 2020, 3(4), 1162-
1198; https://doi.org/10.3390/heritage3040065 - 22 Oct. 2020.
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