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Antonio Borri

Alessandro De Maria

Manuale per la valutazione dell’Indice di Qualità Muraria (IQM)1

Sommario
Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria (IQM) per la valutazione della qualità meccanica delle
murature è nato nel 2002, presso l’Università di Perugia, ed è stato perfezionato nel corso degli anni
successivi grazie anche alle ricerche condotte in ambito ReLUIS.
Esso si basa su un esame visivo dei paramenti e della sezione di un pannello murario, con lo scopo
di verificare il grado di rispetto delle regole dell’arte muraria. Sulla base di tali verifiche si perviene
ad un indice numerico che appare ben correlato sia con i parametri meccanici più significativi della
muratura in esame, sia con le risposte strutturali attese.
Inoltre, IQM consente una valutazione della maggiore o minore propensione alla disgregazione
delle murature soggette alle azioni sismiche.

Parole chiave
Qualità muraria, metodo IQM, regola dell’arte, disgregazione muraria, caratteristiche meccaniche
delle murature, risposta sismica, costruzioni esistenti in muratura.

1. Premessa

Le costruzioni storiche italiane costituiscono un patrimonio di inestimabile valore, purtroppo


soggetto a ripetute e gravi perdite a causa dei sismi.
L’analisi delle loro vulnerabilità strutturali e le conseguenti proposte di intervento per la riduzione
del rischio presentano spesso alcune singolari dicotomie.
Da un lato vengono proposti, in particolare dal mondo accademico, metodi di analisi sofisticati e
complessi, che spesso sfociano in modelli astratti, lontani dalla realtà materica delle costruzioni
murarie. La complessità di questi metodi rende difficile, se non impossibile, un esame critico dei
risultati ottenuti, che in genere conducono alla necessità di interventi invasivi, spesso tanto
inaccettabili quanto inappropriati.
Dall’altro lato, c’è la tendenza, da parte degli Enti deputati alla tutela di queste costruzioni
(Soprintendenze e Ministero per i Beni Culturali) a porre in secondo piano le analisi e le esigenze di
tipo strutturale, considerando assolutamente prioritaria la “conservazione” intesa in senso stretto
[1].
Nell’ampio spazio che esiste tra metodi di analisi sofisticati e complessi e l’assenza “tout court” di
qualsiasi tipo di analisi, c’è posto indubbiamente per metodi semplici, basati sul buon senso
ingegneristico, utili per valutazioni sintetiche orientative e capaci di evidenziare in modo speditivo
talune criticità.

1
Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria IQM è stato proposto e messo a punto da Antonio Borri e da Alessandro
De Maria; hanno contribuito alla sua verifica ed al suo perfezionamento Giulio Castori e Marco Corradi. I contenuti del
presente Manuale, in download da www.iqmindex.com, sono stati pubblicati in: A. Borri, M. Corradi, A. De Maria,
(2020). The Failure of Masonry Walls by Disaggregation and the Masonry Quality Index. Heritage 2020, 3(4), 1162-
1198; https://doi.org/10.3390/heritage3040065 - 22 Oct. 2020.
1
Il metodo IQM si inserisce in questa logica, potendo fornire, in un modo semplice ed operativo,
alcune indicazioni sulle caratteristiche meccaniche che ci si possono attendere da una determinata
tipologia muraria. Tale approccio risulta utile, in particolare, nel settore delle costruzioni storiche,
dove non si possono effettuare prove sperimentali invasive.
Il metodo IQM, inoltre, si accorda perfettamente con il percorso progettuale o di valutazione della
sicurezza tracciato nelle NTC 2018 [2] e nella relativa Circolare esplicativa n. 7 del 2019 [3].
Ad esempio, il paragrafo C8.5.3.1 si apre con la seguente affermazione:
“la muratura, in una costruzione esistente è il risultato dell’assemblaggio di materiali diversi, in
cui la tecnica costruttiva, le modalità di posa in opera, le caratteristiche meccaniche dei materiali
costituenti e il loro stato di conservazione, determinano il comportamento meccanico dell’insieme”.
Tale frase, posta proprio in apertura dei paragrafi relativi alle costruzioni esistenti in muratura,
amplia l’orizzonte della analisi di qualità muraria stabilendo esplicitamente che il comportamento
meccanico della muratura non dipende solo dai parametri di resistenza e rigidezza ma anche e
soprattutto dalla tessitura, dallo stato di conservazione e dalla tecnica costruttiva.

Un altro paragrafo di nuova introduzione delle NTC 2018 che promuove l’impiego di IQM si trova
al C.8.5.3.1 laddove si parla delle prove sperimentali per la conoscenza della muratura e si può
leggere:
“A seguito delle indagini, è necessario valutare, per ogni prova, il grado di rappresentatività sia
della classe tipologica attribuita al materiale, sia dei valori medi delle caratteristiche meccaniche
dell’edificio da utilizzare nelle modellazioni.
A questo scopo possono essere utili metodi che, avvalendosi della lettura visiva dei paramenti e
della sezione, consentano di ottenere delle stime di tali caratteristiche attraverso indicatori di
qualità muraria, purché elaborati con procedure di comprovata attendibilità”.
In questo capoverso delle NTC 2018 si ipotizza per IQM anche l’impiego di “conferma” della
rappresentatività della prova eseguita.

Nel presente lavoro si propone tale procedura IQM con varie finalità:
 fornire criteri metodologici di analisi della qualità muraria;
 fornire un parametro sintetico e quantitativo per valutare la qualità muraria;
 valutare qualitativamente il comportamento di una muratura, evidenziandone la diversità in
base alla direzione della sollecitazione;
 valutare preventivamente la maggiore o minore propensione di una muratura al fenomeno
della disgregazione, indicando quei casi nei quali è richiesta una maggiore attenzione nei
confronti di questa problematica;
 fornire una stima numerica dei principali parametri meccanici associati ad una muratura e
necessari per il calcolo strutturale (resistenze a taglio e a compressione, moduli elastici).

2. Esperienze dei sismi recenti

I sismi che hanno colpito l’Italia centrale nel 2016 hanno confermato l’importanza, dal punto di
vista della risposta strutturale di una costruzione, della qualità meccanica dei suoi elementi murari
verticali, o “qualità muraria” tout court, intesa come l’insieme di quelle caratteristiche tipologiche-
costruttive (materiali impiegati, tessitura, organizzazione della sezione, etc.) che ne influenzano in
modo determinante il comportamento strutturale.
Si è visto infatti come le risposte degli edifici siano state diverse in funzione delle differenze di
qualità muraria: nelle zone vicino agli epicentri la maggior parte delle costruzioni costituite da
murature caotiche ed irregolari hanno subìto crolli totali o parziali per disgregazione, mentre invece

2
gli edifici realizzati con muratura tessuta a regola d’arte e ben costruiti (o ben consolidati, come nel
centro storico di Norcia) hanno fornito, in generale, risposte positive [4][5].
Da ricordare anche il rovinoso comportamento delle chiese, in particolare nella zona di Norcia (ma
non solo), crollate o gravemente danneggiate, tutte costituite da murature in pietrame caotico e non
rispettose di alcuna regola dell’arte, mai consolidate, o almeno non in modo significativo [6][7][8].

A B/C E IRR. MISTA REG.


100%
IRR. 13% 33% 54%
80%

60%
MISTA 25% 56% 19%
40%

REG. 46% 39% 15% 20%

0%
0% 20% 40% 60% 80% 100% 0 1 2 3 4 5
Indice di danno
Figura 1. Edifici del centro storico di Norcia (PG) a seguito degli eventi sismici del 2016: influenza della tipologia
di muratura sull’agibilità degli edifici (a) e sulla percentuale cumulata di edifici con indice di danno inferiore al
valore riportato sull’asse delle ascisse (b). Le tessiture murarie sono distinte in regolari, irregolari e miste. Per
l’agibilità si hanno i seguenti esiti: A = agibile; B / C = temporaneamente/parzialmente inagibile; E = inagibile. I
livelli di danno vanno da 0 = assenza di danno a 5 = crollo (tratta da [9]).

È vero che la realtà è complessa e difficilmente inquadrabile in schemi rigidi, ed in generale non si
può dire che l’unica causa dei crolli sia stata la cattiva qualità muraria. Infatti, in molti casi, alla
cattiva qualità muraria si sono aggiunte carenze nei collegamenti, presenza di elementi spingenti ed
altri elementi di vulnerabilità. Tuttavia, l’osservazione effettuata nei luoghi colpiti dai sismi passati
in occasione della compilazione delle schede di rilievo del danno per gli edifici ordinari ha mostrato
come, sui grandi numeri (considerando cioè, per l’analisi del danno, un campione numericamente
significativo di edifici) il fattore “qualità muraria” sia risultato molto significativo (figura 1).
Quanto osservato nei sismi del 2016 conferma quindi l’importanza di considerare questo aspetto, in
particolare quando si è chiamati ad esprimere valutazioni di sicurezza o a progettare interventi di
consolidamento per un edificio in muratura in zone ad elevata pericolosità sismica.

3. La “gerarchia dei meccanismi” per gli edifici esistenti in muratura

Come noto, la muratura tradizionale, categoria nella quale si può far ricadere gran parte delle
murature esistenti in Italia, non è un “materiale” nel senso moderno del termine, cioè il risultato di
un processo industriale, codificato e controllato. Si tratta, invece, di un prodotto di tipo artigianale,
che può presentarsi con varianti e declinazioni dipendenti dal luogo, dall’epoca di realizzazione,
dall’importanza dell’edificio, dalla porzione dell’edificio in esame, dall’abilità delle maestranze
impegnate per la sua realizzazione, ecc.
L’assemblaggio, più o meno ordinato e razionale di elementi, con l’interposizione di una malta,
quasi sempre di scarse capacità meccaniche (che comunque quasi mai aveva una funzione vera e
propria di legante, ma serviva solo a regolarizzare le superfici di appoggio tra gli elementi) ha dato
luogo ad un materiale con caratteristiche molto particolari: non resistente a trazione, non lineare nei
suoi comportamenti, disomogeneo ed anisotropo.
La grande variabilità nei materiali, nei dettagli costruttivi e nelle diverse soluzioni di cantiere, ha
portato a differenti “declinazioni” delle regole costruttive, con “dialetti” costruttivi diversificati fra
le varie zone geografiche e nelle varie epoche storiche. Ciascuna di queste tipologie murarie ha,
evidentemente, caratteristiche meccaniche sue proprie ed un diverso tipo di comportamento
3
meccanico. Ciò influenza in modo sostanziale, insieme alla efficacia dei collegamenti tra i diversi
elementi strutturali, la risposta della costruzione nel suo complesso.
La qualità di questi due aspetti (qualità muraria e collegamenti) risulta fondamentale ai fini di una
corretta risposta sismica ed in tal senso, in modo del tutto schematico e basandosi sulle numerose
osservazioni post sismiche effettuate, si possono ipotizzare tre diverse tipologie di comportamento.

- Tipo 0 (“disgregazione”) –
Se una muratura è di qualità meccanica scadente (ad esempio: malta povera, elementi di forma
irregolare e dimensioni medio-piccole, paramenti scollegati tra loro) sotto l’effetto di azioni
dinamiche e cicliche rilevanti non è capace di “tenere insieme” gli elementi che la costituiscono e si
disgrega. L’elemento murario non riesce a fornire alcun tipo di risposta strutturale valida, perché
qualsiasi meccanismo (locale o globale) viene anticipato dal fenomeno della disgregazione muraria
e “implode” su sé stesso (crollo “a candela”) lasciando ai piedi del pannello un accumulo di macerie
minute. Questo comportamento viene qui denominato “di tipo disgregativo” e l’individuazione di
un parametro capace di fornire indicazioni preventive su di esso è oggetto di specifico
approfondimento nel presente articolo (fig.2a).

- Tipo 1 (“meccanismi di tipo locale”) –


Se invece la muratura ha qualità meccaniche sufficienti per rispondere all’azione sismica che la
sollecita senza disgregarsi, allora possono instaurarsi gli opportuni meccanismi resistenti. In
particolare, possono formarsi delle catene cinematiche fra gli elementi che, in genere, si
sconnettono in corrispondenza di punti deboli della muratura (basi di appoggio, finestre, lesioni
preesistenti, riseghe di pareti, innesti di solai, etc…). Si parla, in questi casi, di un comportamento
per “meccanismi di tipo locale” (fig. 2b).

a b
Figura 2. a) Comportamento disgregativo di una muratura di pessima qualità in un edificio vicino a Norcia (PG)
dopo il sisma del 30 ottobre 2016; b) Comportamento di tipo locale, con innesco di un cinematismo di
ribaltamento di un edificio nel centro storico di Norcia (PG) dopo il sisma del 30 ottobre 2016.

- Tipo 2 (“meccanismi di tipo complessivo/globale”) –


Se la qualità muraria è come prima descritta, cioè tale da poter confidare su un comportamento
meccanico valido, e se, in aggiunta a quanto sopra, i collegamenti sono efficaci ed estesi all’intero
edificio, allora ci si può attendere un comportamento per “meccanismi di tipo complessivo” o “di
tipo globale”. Esso consiste nella capacità delle pareti murarie di opporsi all’azione sismica
mediante una risposta d’insieme, dove ciascun elemento fornisce un proprio contributo. Ad
esempio, se nel sistema di pareti si ha la rottura di un maschio murario o di una fascia di piano, il
4
carico sismico portato dall’elemento collassato viene ridistribuito sugli altri maschi e sulle fasce
costituenti il sistema resistente. In tal modo non si ha più un comportamento di tipo locale, ma si ha
una risposta globale, caratterizzata, a sua volta, dal grado di rigidezza e della capacità di ripartizione
degli impalcati.

Da quanto detto può discendere, in modo schematico, ma in linea del tutto generale, una strategia di
analisi e progettazione degli interventi per gli edifici esistenti in muratura, che può essere
denominata (in analogia con la “gerarchia delle resistenze” propria degli edifici in c.a.) come
“gerarchia dei meccanismi” per le costruzioni murarie.
Essa è sintetizzata nella tabella 1 ed è costituita da una serie di controlli (e di azioni conseguenti)
ciascuno dei quali corrisponde ad una determinata problematica. I controlli e gli interventi più
opportuni da attuare sono gerarchizzati in funzione della loro importanza, così da poter conseguire,
alla fine, un adeguato comportamento complessivo della costruzione.
In altri termini: ogni passo è propedeutico al passo successivo, e realizzare un intervento senza aver
prima garantito il soddisfacimento del requisito precedente può vanificare l’effetto dell’intervento
stesso.

Comportamento Intervento
STEP Situazione strutturale Analisi più adatta
sismico prioritario

Preliminare CONOSCENZA DELLA COSTRUZIONE

Migliorare la qualità
Muratura di qualità meccanica Disgregazione Valutazione qualità
0 della muratura e la
insufficiente muratura muraria
sua coesione interna
Analisi cinematica Inserire vincoli
dei meccanismi di (catene,
collasso collegamenti, etc…)
Muratura di sufficiente qualità Locale (formazione Analisi per carichi Rinforzo di solai e
1
Assenza di collegamenti efficaci di cinematismi) verticali (solai, coperture (se
copertura) necessario)
Ricognizione delle Eliminare
vulnerabilità locali vulnerabilità
Complessivo
(risposta d’insieme e Analisi non lineare su Migliorare resistenza
Impalcati carichi per zone modello 3D e capacità
Muratura di deformabili d’influenza) Analisi non lineare deformativa degli
sufficiente qualità e Assenza di effetti per allineamenti elementi resistenti
presenza di torcenti globali
2
collegamenti efficaci e Globale (risposta
diffusi sull’intera d’insieme e carichi Migliorare resistenza
costruzione Impalcati proporzionali alle Analisi non lineare su e capacità
rigidi rigidezze) modello 3D deformativa degli
Presenza di effetti elementi resistenti
torcenti globali
Tabella 1. La “gerarchia dei meccanismi” per gli edifici esistenti in muratura.

Il passo iniziale di ogni analisi deve essere la conoscenza della costruzione e, in particolare,
l’osservazione della qualità muraria; se questa è insufficiente, allora qualsiasi analisi basata su
modelli meccanici risulta del tutto inutile: la costruzione non riesce a fornire alcun tipo di risposta
strutturale, perché qualsiasi comportamento meccanico (locale o globale) viene anticipato dal
fenomeno della disgregazione muraria.

5
Questo concetto è ben chiarito in un documento per la ricostruzione post sisma 2016 [10] nel quale
è scritto: “Come primo punto occorre considerare la capacità o meno della tipologia muraria
dell’edificio in esame di avere un comportamento strutturale vero e proprio. Infatti, nel caso in cui
la muratura tenda a disgregarsi e decomporsi sotto azioni cicliche ripetute, viene vanificato
qualsiasi tipo di intervento che non sia capace anche di ostacolare tale disgregazione; in queste
situazioni perdono significato sia i valori delle caratteristiche di resistenza e deformabilità di cui
alle normative, sia i metodi di analisi ivi previsti”.
Nella stessa direzione va anche quanto scritto nelle NTC 2018 [2] o meglio, nella relativa Circolare
esplicativa [3] dove si legge: “la rappresentazione della struttura come catena cinematica di corpi
rigidi è attendibile solo se la parete non è vulnerabile nei riguardi di fenomeni di disgregazione”.
La gerarchia dei meccanismi non è tuttavia da intendere in modo rigido. Come detto, è solo uno
schema concettuale che associa alle diverse situazioni strutturali della costruzione in esame (in
particolare dei due elementi più importanti, ovvero la qualità muraria ed i collegamenti) gli esiti
finali che ci si possono attendere dopo un sisma di intensità rilevante.

4. Metodo IQM - introduzione

Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria (IQM) per la valutazione della qualità meccanica delle
murature è nato nel 2002, presso l’Università di Perugia, ed è stato perfezionato nel corso degli anni
successivi grazie anche alle ricerche condotte in ambito ReLUIS [9] [11] [12] [13] [14] [15] [16]
[17] [18] [19] [20] [21].
Esso consiste nel determinare un indice numerico che dipende dal rispetto o meno di alcune
condizioni relative alla corretta ed efficace messa in opera della muratura: i cosiddetti parametri
della “regola dell’arte”.

Il metodo IQM si basa sull’esame visivo della muratura della quale si vuole valutare la qualità
meccanica. Risulta di semplice ed immediata applicazione e consente di ottenere, senza effettuare
prove sperimentali (spesso non possibili, come nel caso degli edifici tutelati) indicazioni sulle
caratteristiche meccaniche che ci si possono attendere da quella muratura.
La qualità meccanica di una data muratura è diversa per ciascuna delle tre possibili direzioni
dell’azione sollecitante il pannello murario; si hanno quindi, in generale, tre diversi indici IQM:
IQMV per azioni verticali, IQMFP per azioni orizzontali fuori piano ed IQMNP per azioni orizzontali
nel piano. I parametri che vengono considerati sono:
MA. = qualità della malta / efficace contatto fra elementi / zeppe;
P.D.= ingranamento trasversale / presenza dei diatoni;
F.EL. = forma degli elementi resistenti;
D.EL. = dimensione degli elementi resistenti;
S.G. = sfalsamento dei giunti verticali / ingranamento nel piano della parete;
OR. = orizzontalità dei filari;
RE.EL. = resistenza degli elementi.

Basandosi sull’osservazione dei paramenti e della sezione muraria si valuta il rispetto o meno delle
regole dell’arte: i possibili giudizi per ciascun parametro sono:
R. = rispettato;
P.R. = parzialmente rispettato;
N.R. = non rispettato.

Ai giudizi attribuiti per ciascun parametro corrispondono dei punteggi che, composti tra di loro,
conducono ai tre valori cercati: IQMV, IQMFP e IQMNP. Mediante tali valori si può classificare la
muratura in esame in una delle tre possibili categorie di qualità via via decrescente: A, B o C,
6
avendo così un’indicazione di tipo sintetico: da una muratura di categoria A ci si può attendere un
buon comportamento strutturale; da una muratura di categoria B un comportamento di media
qualità; da una muratura in categoria C è logico attendersi una risposta alle sollecitazioni di tipo
insoddisfacente.
Inoltre, grazie alle buone correlazioni che sono state osservate tra valori IQM e i principali
parametri meccanici delle murature, si possono ottenere delle stime dei valori di resistenze e
deformabilità.

5. Giudizio sulla qualità della muratura

In questo capitolo si individueranno i fattori che costituiscono la “regola dell’arte” nell’ambito delle
costruzioni di muratura. Successivamente saranno dati semplici criteri per definire la presenza, la
presenza parziale o l’assenza dei parametri della regola dell’arte. Sarà poi valutata la risposta di un
pannello murario ad una serie di azioni sollecitanti e si studierà, per ogni azione, come varia la
risposta di tale pannello a seconda della presenza, della parziale presenza o dell’assenza dei vari
parametri della regola dell’arte – e quindi in funzione della tipologia della muratura. Si potrà, in tal
modo, individuare quali sono i parametri della regola dell’arte che, se presenti, garantiscono una
buona qualità della muratura. Si perverrà, infine, ad un giudizio sintetico della qualità muraria per
ogni tipologia muraria e per ogni tipo di azione cui il pannello è sottoposto.

5.1 Ipotesi di base


L’oggetto di studio è il pannello murario considerato isolato. La forma del pannello è
parallelepipeda di altezza h, base b e spessore t. Il fatto che esso sia isolato significa che non è
connesso né interagente con altri pannelli (ad esempio con pareti ad esso ortogonali) né con solai
sovrastanti.
Il pannello non ha vincoli di alcun tipo lungo le quattro facce verticali e sulla faccia superiore. La
faccia inferiore sarà appoggiata al terreno e quest’ultimo è considerato indeformabile2.

Il pannello considerato può essere sottoposto a diversi tipi di azione classificabili in tre categorie:

Carichi verticali. Fra di essi si hanno la forza verticale concentrata (ad esempio quella dovuta ad
una trave infilata nella muratura) e la forza verticale distribuita sulla faccia superiore del pannello
(ad esempio quella dovuta ad un solaio o ad una parete sovrastante).

Azioni orizzontali che impegnano il pannello murario nel suo piano medio. Fra di esse si ricordano
le azioni sismiche rappresentate da una forza orizzontale complanare al pannello e posta sulla sua
sommità. Solitamente tali azioni sono dovute ai terremoti e riescono ad impegnare i pannelli murari
in questa direzione solo se la concezione globale dell’edificio è scatolare.

Azioni che impegnano il pannello murario ortogonalmente al suo piano medio. Si tratta di
sollecitazioni dovute a carichi eccentrici (es. il momento flettente dovuto a solai eccentrici
appoggiati sul bordo della parete) o a spinte di volte, archi, coperture ma, più spesso e più
pericolosamente, si tratta di sollecitazioni dovute al sisma. Fra esse si ricordano: una forza
orizzontale (concentrata o distribuita) agente in sommità del pannello e ad esso ortogonale; un
momento flettente rappresentato da un vettore verticale (responsabile del cosiddetto “effetto arco” o

2
I fenomeni di cedimento fondale sono esclusi dalla presente analisi.
7
flessione orizzontale della parete); un momento flettente rappresentato da un vettore orizzontale
(responsabile della flessione verticale della parete).

I parametri della regola dell’arte influiscono in maniera diversa sulla risposta del muro a seconda
del tipo di azione che sollecita il pannello. Per tale motivo appare corretto studiare separatamente i
tre casi.

5.2 Definizione di “regola dell’arte”


La “regola dell’arte” è l’insieme di tutti quegli accorgimenti costruttivi che, se eseguiti durante la
costruzione di un muro, ne garantiscono il buon comportamento e ne assicurano la compattezza ed
il monolitismo. Essa deriva da una pratica costruttiva millenaria e dall’osservazione diretta del
comportamento delle murature sia in fase statica che sotto sisma ed è codificata nei manuali di
epoca antica e premoderna3. Nel seguito si darà una sintetica descrizione degli elementi che, tutti
insieme, definiscono la regola dell’arte; prima di questo però sembra opportuno svolgere un rapido
excursus sull’evoluzione della Regola dell’Arte per l’edificazione di murature così come è stata
concepita nei vari trattati e manuali nel corso della storia.

Il primo trattato tecnico sull’architettura (e forse il primo trattato tecnico in assoluto) è quello di
Vitruvio [22] che già nel 23 a.C. fornisce una descrizione precisa e puntuale di come debba essere
edificata una muratura a regola d’arte.
Vitruvio dice (De Arch. II, 8, 7) che i Greci, noti per l’ottima qualità delle loro costruzioni, «plana
conlocantes et longitudines eorum alternis in crassitudinem instruentes, non media farciunt, sed e
suis frontatis perpetuam et unam crassitudinem parietum consolidant. Praeterea interponunt
singulos crassitudine perpetua utraque parte frontatos, quos "διατονους" appellant, qui maxime
religando confirmant parietum soliditatem»
(collocano le pietre in piano e alzano la struttura muraria alternandole nel senso della lunghezza
e dello spessore, non riempiono la parte intermedia, ma ottengono con i rivestimenti frontali
un'unica struttura solida. Inoltre, a intervalli dispongono di traverso al muro da una parte all'altra
una di queste pietre che chiamano diatoni con la funzione di legare e consolidare l'opera muraria).

Figura 3. Colonna Traiana, Roma. Costruzione di un muro.

3
Si veda al riguardo la bibliografia [22] [23] [24] [25] [26] [27] [28] [29] [30] [31] [32] [33] [34].
8
Leon Battista Alberti nel 1450 circa (De Re Aedificatoria, III, 8) [23] descrive le tipologie di
riempimento di un muro…
«Vi sono due tipi di riempimento: l'uno è quello che viene introdotto nello spazio vuoto tra gli
involucri, e consta di conglomerato; l'altro consta di pietre ordinarie, ma rozze, e in questo caso più
che riempire si dovrebbe dire costruire. È chiaro che l'uno e l'altro sono stati escogitati a scopo di
risparmio, dal momento che a fare questa parte di muro si destina qualsiasi pietra piccola e rozza:
perché certo nessuno si sarebbe risolto di propria iniziativa a ricorrere a pietre piccole o a scaglie se
vi fosse stata abbondanza di pietre grandi e squadrate»
«Per avere la maggior durata possibile, sarebbe meglio che anche l'intera parete fosse riempita del
tutto, e a tutti i livelli, con pietre squadrate. Ad ogni modo, qualunque sia il materiale pietroso con
cui si decide di colmare lo spazio tra gli involucri, si deve fare il possibile per disporlo su filari
ordinati e ben bilanciati. Del pari sarà utile far attraversare lo spessore del muro tra un involucro e
l'altro da un certo numero di pietre ordinarie, non troppo distanti tra loro, per tener collegati
insieme gli involucri e per evitare che il materiale di getto, una volta introdotto nel muro, possa far
pressione sulle pareti degli involucri».

I trattatisti successivi ad Alberti si occupano di classificare le varie tipologie murarie ed evidenziano


sostanzialmente gli stessi aspetti di buona regola costruttiva già illustrati da Vitruvio ed Alberti.
Fra questi autori si ricordano: Palladio (1570), Scamozzi, Vittone, Milizia (1600-700), Rondelet,
Quatremère de Quincy.

Figura 4. Andrea Palladio [24]. Muratura di pietra squadrata.

Figura 5. Francesco Milizia [27]. Principali tipologie murarie.

Il Valadier nel 1832 descrive la muratura isodoma o pseudoisodoma, interamente in pietra


squadrata (e in tal caso è giudicata come la muratura più resistente) oppure con riempimento. In
questo secondo caso è bene «che debba riempirsi di pietrame, calce, ghiaia, che si dice in arte
riempitura a sacco; bisogna filaro per filaro fare questa riempitura adattando i pezzi di pietra o
qualunque altro materiale che sia ben netto e che la calce lo rivesta da pere tutto, cosicché non vi
restin voti, né spazj troppo grandi riempiti di sola calce». Di tanto in tanto è bene porre pietre

9
'frontali' lunghe quanto il muro. Se è possibile sarebbe opportuno anche fare qualche corso di
sola pietra.
Nicola Cavalieri di San Bertolo nel 1855 per la prima volta si discosta dallo schema vitruviano a fa
una rassegna delle murature contemporanee.

Nel 1860 a seguito del sisma distruttivo che colpì Norcia venne emanato un regolamento per la
ricostruzione. Agli articoli 26 e 27 si descrivono le modalità migliori per la ricostruzione di
murature:
“Art. 26.
Nella costruzione dei muri la pietra da usarsi sarà conciata, spungosa, stratiforme di qualità
resistente, e di dimensione non soverchiamente piccola, i ciottoli rotolosi saranno affatto
esclusi dalle parti murarie sopra terra, e potranno soltanto permettersi nei fondamenti. Nelle volte
dovranno sempre usarsi o mattoni, o pietra spungosa.
Art. 27.
Per la formazione della malta, la calce dovrà essere di tutto sasso bianco, portata in pezzi, non
lasciata sfiorire all’aria, ma regolarmente smorzata con acqua, e mantenuta in consistenza
molle, quando abbia a conservarsi per qualche tempo. L’arena, o sabbia sarà depurata dalla terra e
dalle grosse breccie, …”

Analoghe regole sono suggerite dal regolamento del 1917 per la ricostruzione dopo il sisma di
Citerna:
“Le nuove murature in luogo di quelle demolite dovranno essere fatte con buona malta e mattoni
ovvero pietrame, rimanendo esclusi i ciottoli arrotondati”.

Tali semplici regole sono state incredibilmente rimosse dalla cultura tecnica per quasi un secolo,
travolte dalla moderna concezione legata al calcolo della struttura ed alla cultura del cemento
armato. Si deve infatti aspettare la vigente Circolare n. 617 del 2 febbraio 2009 del C. Sup. LL. PP.
per ritrovare sostanzialmente gli stessi accorgimenti citati da Vitruvio circa 2000 anni prima:
“Di particolare importanza risulta la presenza o meno di elementi di collegamento trasversali (es.
diatoni), la forma, tipologia e dimensione degli elementi, la tessitura, l’orizzontalità delle
giaciture, il regolare sfalsamento dei giunti, la qualità e consistenza della malta.
Di rilievo risulta anche la caratterizzazione di malte (tipo di legante, tipo di aggregato, rapporto
legante/aggregato, livello di carbonatazione), e di pietre e/o mattoni (caratteristiche fisiche e
meccaniche)”
“Importante è anche valutare la capacità degli elementi murari di assumere un comportamento
monolitico in presenza delle azioni, tenendo conto della qualità della connessione interna e
trasversale”

Nella normativa per le costruzioni vigente NTC 2018 [2] e relativa Circolare n. 7 del 2019 [3] sono
confermati i parametri della regola dell’arte reintrodotti esplicitamente nel 2008, che, se presenti,
consentono di moltiplicare resistenze e moduli elastici delle murature per appositi coefficienti
migliorativi.
Nella Circolare esplicativa si afferma chiaramente: “La muratura, in una costruzione esistente è il
risultato dell’assemblaggio di materiali diversi, in cui la tecnica costruttiva, le modalità di posa in
opera, le caratteristiche meccaniche dei materiali costituenti e il loro stato di conservazione,
determinano il comportamento meccanico dell’insieme”.

Come si è potuto constatare da questa sinteticissima rassegna storica, i principali aspetti di buona
regola dell’arte di murare sono piuttosto costanti nel tempo e possono essere riassunti come di
seguito elencato.

10
Malta di buona qualità / efficace contatto fra elementi / zeppe. Questo requisito, necessario per
trasmettere e ripartire le azioni fra le pietre in maniera uniforme e per portare le forze fino al
terreno, si ottiene o per contatto diretto fra elementi squadrati (es. opus quadratum) o tramite la
malta (è questa la maggior parte dei casi) o, per muri irregolari con malta degradata, grazie a pietre
di dimensione minore inserite nei giunti, le cosiddette “zeppe”. La malta oltre che regolarizzare il
contatto tra le pietre, se di buona qualità, assicura una certa resistenza di natura coesiva alla
muratura e tale contributo può diventare importante se mancano gli altri parametri della regola
dell’arte in grado di garantire la monoliticità del muro.

Figura 6. Esempi di malta di cattiva qualità o perché assente dall’intero spessore murario o perché non aderente
agli elementi murari.

Ingranamento trasversale / presenza di diatoni. Questo requisito impedisce la suddivisione della


parete in più paramenti semplicemente costruiti l’uno a ridosso dell’altro e, inoltre, permette la
distribuzione del carico su tutto lo spessore del muro anche in quei casi in cui c’è un carico gravante
sul bordo della parete (ad es. un solaio appoggiato solo sull’interno). Il requisito può essere
soddisfatto grazie ai “diatoni”, ossia pietre passanti attraverso tutto lo spessore della parete.
Ugualmente efficaci sono legature con elementi laterizi o di pietra non completamente passanti ma
in grado di interessare gran parte dello spessore della parete ed ingranati fra loro (“semidiatoni”).

Figura 7. Diverso comportamento per azioni ortogonali al muro di pareti ingranate o non ingranate
trasversalmente [35] [36].

Elementi resistenti di forma squadrata. La presenza di due facce orizzontali sufficientemente piane
assicura la mobilitazione delle forze d’attrito, cui si deve gran parte della capacità di una parete di
resistere a sollecitazioni orizzontali ad essa complanari. Infatti, l’attrito si mobilita principalmente
11
sotto l’effetto della forza peso della muratura sovrastante la superficie di scorrimento. È intuitivo
che l’attrito si massimizza per le superfici di scorrimento ortogonali alla forza peso, dunque per
superfici di scorrimento orizzontali. Da quanto detto consegue che questo è uno dei requisiti
necessari per ottenere un buon ingranamento fra gli elementi della parete.

Figura 8. Parete composta da elementi di forma sferica che non sono in grado di offrire alcuna resistenza se non
opportunamente confinati (come ad es. in certe murature romane) – [35] [36]

Elementi resistenti di grande dimensione rispetto allo spessore del muro assicurano, come i diatoni,
un buon grado di monoliticità della parete. Inoltre, proprio in virtù della loro grande dimensione, si
tratta di elementi di grande peso e spesso ben ingranati fra loro e difficili da muovere.

Figura 9. Elementi di grande dimensione coinvolgono maggiori zone di muratura nella distribuzione dei carichi,
sia verticali sia orizzontali. Inoltre, diminuiscono le zone di malta (giunti) solitamente più deboli degli elementi
lapidei o di pietra [37].

Presenza di sfalsamento fra i giunti verticali. Tale condizione, insieme alla forma squadrata delle
pietre, permette “l’effetto catena” che fornisce una certa resistenza a trazione alla muratura. Inoltre,
anche se le pietre non sono squadrate, se si hanno giunti regolarmente sfalsati si mobilita un’altra
grande risorsa resistente delle murature: l’ingranamento fra gli elementi resistenti (anche detto
“effetto incastro”).

Figura 10. Effetto positivo dello sfalsamento dei giunti verticali sulla resistenza ad azioni orizzontali perché
aumenta la superficie sottoposta all’attrito (“pseudoresistenza a trazione”) [37].

12
Presenza di filari orizzontali. Tale requisito induce una buona distribuzione dei carichi verticali in
quanto si ottiene un vincolo di appoggio regolare. Ma l’orizzontalità dei filari assume importanza
anche in occasione delle azioni sismiche poiché essa consente l’oscillazione attorno a cerniere
cilindriche orizzontali senza danneggiare la muratura. Per gli stessi motivi sono importanti anche i
ricorsi orizzontali in mattoni che con interasse periodico regolarizzano le murature in pietre e
ciottoli. Inoltre l’orizzontalità dei filari permette all’attrito di esplicare il suo effetto benefico
(l’attrito è ortogonale alla forza peso dunque si esplica al massimo su superfici orizzontali)

Figura 11. Uno dei benefici indotti dalla presenza di filari orizzontali: capacità di oscillazione della parete [35]
[36] [11].

Buona qualità degli elementi resistenti. Questo requisito tende ad evitare tre situazioni: che gli
elementi siano intrinsecamente deboli (ad esempio i mattoni di fango che si utilizzano in certe zone
del mondo); che essi siano mattoni fortemente forati; che essi siano degradati, ad esempio per
umidità o per esposizione alle intemperie.

Figura 12. Un esempio di cattiva qualità degli elementi in una muratura: il vento proveniente dalla galleria nel
corso degli anni ha eroso profondamente le pietre in arenaria della parete.

13
5.3 Valutazione della regola dell'arte
L’indice IQM è distinto in base alla possibile direzione dell’azione sollecitante il generico pannello
murario.
Dunque, si avranno tre indici di qualità muraria:
 IQM per azioni verticali, IQMV
 IQM per azioni orizzontali fuori piano IQMFP
 IQM per azioni orizzontali nel piano. IQMNP

Tale indice dipende dalla presenza di alcuni parametri caratteristici della corretta ed efficace messa
in opera della muratura: i cosiddetti parametri della “regola dell’arte”. Tramite l’osservazione della
muratura si valuterà il grado di rispetto di ogni parametro della regola dell’arte sulla base di alcune
regole che saranno definite nel seguito.
Il risultato finale sarà un indice IQM (variabile fra 0 e 10) per la tipologia muraria esaminata
distinto in base alla direzione dell’azione sollecitante.
Inoltre, sarà possibile determinare una “categoria” di appartenenza della muratura – A, B o C –
associata al comportamento strutturale del pannello murario sollecitato.
Ad una muratura di categoria A corrisponde un buon comportamento strutturale; ad una muratura di
categoria B corrisponde un comportamento di media qualità; una muratura in categoria C manifesta
un comportamento insoddisfacente di fronte ad eventuali sollecitazioni.

5.4 Criteri di giudizio sul rispetto dei parametri della regola dell’arte
Per attribuire un giudizio sulla qualità della muratura, come si è detto, è indispensabile valutare
(analiticamente o qualitativamente) in che misura sono rispettati i parametri caratterizzanti la regola
dell’arte. Solo dopo questa operazione preliminare sarà possibile comporre i giudizi parziali in una
valutazione sintetica.

Esprimere un giudizio sul rispetto di un dato elemento della regola dell’arte è difficile per vari
motivi.

In primo luogo esiste la problematica, non affrontata in questa breve nota, che per conoscere
occorre osservare e certi parametri da giudicare sono difficilmente osservabili senza effettuare
indagini o saggi, non a caso la conoscenza della costruzione è stata inserita come step preliminare
nel percorso di valutazione e progetto illustrato al paragrafo 3. Una operazione di valutazione della
qualità muraria è certamente difficile (ed in molti casi impossibile) se non si accetta di dover
eseguire le necessarie indagini. Si tenga conto che ci si sta riferendo a saggi e non a prove: si tratta
di levare l’intonaco in alcune zone dell’edificio e di effettuare saggi visivi in profondità. Per tale
motivo, il presupposto fondamentale alla base del metodo di valutazione indicato in questo capitolo
è che i tecnici ed i progettisti incaricati di intervenire su un fabbricato esistente in muratura
svolgano le necessarie indagini volte a caratterizzare la muratura, investendo le risorse economiche
che occorrono. I costi aggiuntivi di tali indagini nella fase del “processo diagnostico” possono
consentire, nel breve periodo, un risparmio sugli interventi e, nel lungo termine, un risparmio sui

14
costi di ricostruzione (che certamente si renderebbero necessari domani se oggi, per mancanza di
conoscenza, si progettassero interventi inadeguati) in caso di danneggiamento dell’immobile.

Un secondo problema è il seguente: è semplice riconoscere le due situazioni limite, di rispetto e di


non rispetto di un dato parametro della regola dell’arte. Le osservazioni sul campo delle murature
presenti in casi reali hanno però mostrato che esistono anche situazioni intermedie, non riferibili né
al rispetto né al mancato rispetto della regola dell’arte. Perciò è stata introdotta, per ogni parametro
considerato, una categoria di giudizio denominata “parziale rispetto” della regola dell’arte.
Nelle schede seguenti sono riportati alcuni parametri che aiutano a riconoscere la presenza della
regola dell’arte in una muratura.
Si anticipa sin da ora il significato di alcune abbreviazioni utilizzate:

Parametri della regola dell’arte:


MA. = qualità della malta / efficace contatto fra elementi / zeppe;
P.D. = ingranamento trasversale / presenza dei diatoni;
F.EL. = forma degli elementi resistenti;
D.EL. = dimensione degli elementi resistenti;
S.G. = sfalsamento dei giunti verticali / ingranamento nel piano della parete;
OR. = orizzontalità dei filari;
RE.EL. = resistenza degli elementi.

Giudizio sul rispetto dei parametri della regola dell’arte:


R. = parametro rispettato;
P.R. = parametro parzialmente rispettato;
N.R. = parametro non rispettato.

15
Qualità della malta / efficace contatto fra elementi / zeppe4 (MA.)
RISPETTATA

a) Malta in buono stato e ben conservata, con giunti


di dimensione non eccessiva rispetto alle pietre o ai
mattoni oppure con giunti ampi ma di malta di
ottima qualità;
b) Muratura con grandi elementi squadrati e priva di
malta o con strato di malta sottilissimo. In tal caso
si intende “rispettato” il requisito di un efficace
contatto fra le pietre.

PARZIALMENTE RISPETTATA

a) Malta di qualità intermedia, con giunti non


eccessivamente erosi.
b) Murature con elementi irregolari e malta
degradata ma con zeppe efficacemente inserite negli
spazi fra gli elementi.

NON RISPETTATA/PESSIMA*

a) Malta scadente o degradata e polverulenta e del


tutto priva di coesione.
b) Malta assente (escluso il caso di muratura di
grossi elementi squadrati).
c) Giunti di malta di dimensioni eccessive,
paragonabili a quelle degli elementi se la malta non
è di ottima qualità.
d) Muratura di elementi porosi (es. tufo) con scarsa
aderenza fra la malta e gli stessi elementi.
* la malta sarà giudicata “pessima” se le caratteristiche riportate in tabella sono molto accentuate
oppure sono diffuse sulla quasi totalità del paramento murario.

Nota sulla valutazione convenzionale

4
La tematica della qualità della malta è stata svolta con il contributo della UR 8 (Politecnico di Milano, Prof.ssa L.
Binda, Arch. G. Cardani). Per approfondimenti riguardanti la malta nelle murature e le tecniche di valutazione della sua
efficacia si rimanda ai contributi di tale UR 8 nell’ambito delle ricerche ReLUIS [37].
16
Per la corretta valutazione della qualità della malta è necessario eseguire un saggio per valutare le
caratteristiche della muratura in profondità. Spesso una malta degradata in superficie (nei primi 6
cm orientativamente) può risultare di buona qualità all’interno della muratura. In tal caso l’efficacia
della malta è tanto maggiore quanto più è spessa la parete.

Presenza di diatoni / ingranamento trasversale (P.D.)


(Valutazione “convenzionale” svolta senza osservare l’intera sezione muraria)
RISPETTATA

Paramento ben tessuto; blocchi o pietre di


dimensione paragonabile a quella dello spessore
della parete; presenza sistematica di pietre
disposte di testa.

PARZIALMENTE RISPETTATA

Situazione intermedia fra il rispetto ed il non


rispetto di tale parametro.

Paramento ben tessuto ed ordinato almeno su


una faccia; alcune pietre sono disposte di testa;
spessore del muro non eccessivo rispetto alle
dimensioni delle pietre (orientativamente: pietre
di lunghezza massima almeno pari ai 2 / 3 dello
spessore della parete).

NON RISPETTATA

Pietre piccole rispetto allo spessore del muro;


assenza di pietre palesemente disposte in senso
trasversale alla parete (di testa).

Nota sulla valutazione convenzionale


Per svolgere la valutazione convenzionale è assolutamente consigliabile eseguire uno o più saggi
all’interno della muratura, in corrispondenza delle pietre che ad un esame esterno appaiono disposte
di punta. Il saggio dovrà far capire se tali pietre penetrano in profondità nello spessore della parete e
se effettivamente possono essere ingranate con le pietre disposte sulla faccia opposta della parete.
La valutazione dell’ingranamento trasversale senza eseguire almeno un saggio interno può dare
risultati attendibili soltanto in alcuni casi (es. per murature in laterizio o in blocchi squadrati regolari
di spessore ridotto).
17
È da notare che grazie a questo saggio si potranno desumere anche altre utili informazioni non
ottenibili con il semplice esame esterno delle due facce della parete. Ad esempio, si potrà valutare la
consistenza della malta all’interno della muratura (spesso lo strato esterno di malta è quello più
deteriorato e non indicativo del reale stato di conservazione della malta).
Si potranno valutare anche la presenza di vuoti interni o la forma e dimensione delle pietre
all’interno della parete.

Presenza di diatoni / ingranamento trasversale (P.D.)


( valutazione tramite la LMT5 trasversale – Sezione interamente osservabile)
RISPETTATA

LMT maggiore di 155 cm

h=1m
LMT = 160 cm LMT = 176 cm
PARZIALMENTE RISPETTATA

LMT compresa fra 155 cm e 125 cm

h=1m
LMT = 145 cm LMT = 126 cm
NON RISPETTATA

LMT inferiore a 125 cm


h=1m

Pietre di piccole dimensioni qualunque sia il


valore di LMT (es. parete con sacco interno)

LMT = 110 cm LMT = 120 cm

Nota sulla LMT


LMT (sezione)  “Linea di Minimo Tracciato” interna alla sezione della parete.

5
Per l’idea originale della LMT e per una analisi più approfondita si vedano i lavori di Doglioni e altri e, nell’ambito
ReLUIS, i contributi su tale argomento dell’unità di ricerca 18 (Università di Venezia) [39] [40].
18
 il valore dell’LMT si ottiene misurando, su un tratto di 1 m di altezza, la lunghezza della linea
centrale più breve che attraversa il nucleo murario in verticale, aderendo al lato interno dei conci
dell’uno o dell’altro paramento.
La valutazione del parametro PD tramite la LMT trasversale potrà essere effettuata se è osservabile
la sezione della parete. Tale condizione può non essere soddisfatta; in questo caso si svolgerà la
valutazione della presenza dei diatoni tramite l’osservazione dei paramenti esterni della parete e
l’esecuzione di saggi come spiegato in precedenza.

Forma degli elementi resistenti (F.EL.)


RISPETTATA

Prevalenza di elementi di forma


squadrata o sbozzata oppure mattoni o
laterizi di forma parallelepipeda su Blocchi squadrati
entrambe le facce della parete.

Blocchi sbozzati
PARZIALMENTE RISPETTATA

Compresenza di elementi irregolari o


ciottoli e blocchi di forma squadrata o
mattoni.
Pareti con una faccia di blocchi di
forma regolare o mattoni e l’altra faccia
di ciottoli od elementi di forma
irregolare.
Elementi arrotondati o irregolari ma con
interstizi riempiti di zeppe ben inserite.

NON RISPETTATA

Prevalenza di elementi di forma


irregolare o arrotondata oppure ciottoli Blocchi di forma
su entrambe le facce della parete. irregolare, arrotondata
o ciottoli.

19
Dimensione degli elementi resistenti (D.EL.)
RISPETTATA

Prevalenza di elementi con la loro dimensione


maggiore sopra i 40 cm.
In tali pareti i blocchi solitamente sono così
grossi da interessare gran parte dello spessore
della parete e quindi essi possono svolgere anche
la funzione di diatoni.

PARZIALMENTE RISPETTATA

Prevalenza di elementi con la loro dimensione


maggiore fra 20 e 40 cm.
Compresenza di elementi di dimensione
variabile.

NON RISPETTATA

Prevalenza di elementi con la loro dimensione


maggiore sotto i 20 cm.

Parete di soli diatoni in mattoni pieni.

20
Sfalsamento fra i giunti verticali / Ingranamento nel piano (S.G.)
( Valutazione qualitativa )
RISPETTATO

Prevalenza di giunti verticali in corrispondenza


della zona centrale dell’elemento inferiore o
comunque tali da garantire un sufficiente grado
di incastro tra gli elementi.

Va escluso il caso di parete in mattoni pieni


disposti solo a diatoni.

PARZIALMENTE RISPETTATO

Prevalenza di giunti verticali in posizione


intermedia tra zona centrale dell’elemento
inferiore e il suo bordo.

Compresenza di giunti verticali adeguatamente


sfalsati e giunti verticali allineati.

NON RISPETTATO

Giunti verticali allineati.


Giunti sostanzialmente allineati verticalmente su
due o più elementi in ampie porzioni della
parete.
Parete di soli diatoni di mattoni pieni, anche con
giunti verticali sfalsati6.
Evidente assenza di ingranamento nel piano della
parete.

6
La parete con tessitura di mattoni disposti tutti di testa è particolarmente vulnerabile alle azioni sismiche nel piano in
quanto ha dei percorsi preferenziali per la formazione delle lesioni a 45°. Queste, infatti, seguirebbero l’andamento dei
giunti senza mai interessare i mattoni e tale comportamento causa una sostanziale inefficacia dell’ingranamento nel
piano della parete. Dal punto di vista dello “sfalsamento dei giunti verticali” si potrebbe affermare che questi risultano
sfalsati di una distanza troppo piccola per essere efficaci (circa 3 cm di sfalsamento fra un giunto verticale ed i due
giunti del filare sottostante).
21
Sfalsamento fra i giunti verticali (S.G.)
( valutazione quantitativa tramite la LMT7 nelle facce della parete )
RISPETTATO

Parete a paramento unico: LMT > 160

Parete a doppio paramento: LMT > 160 su


entrambe le facce.
LMT = 166 ; h muro = 1 m. Paramento unico.
PARZIALMENTE RISPETTATO

Parete a paramento unico: LMT fra 140 e 160.

Parete a doppio paramento:


a) entrambi i paramenti con LMT fra 140 e 160.
b) LMT rispettato su una faccia e non rispettato
sull’altra faccia.
c) LMT rispettato su una faccia e parzialmente LMT = 158 su entrambe le facce
rispettato sull’altra faccia. h muro = 1 m.
NON RISPETTATO

Parete a paramento unico: LMT < 140

Parete a doppio paramento: LMT < 140 su una


faccia e LMT < 160 sull’altra faccia.
LMT faccia esterna = 146 ;
Parete di soli diatoni di mattoni pieni, qualunque LMT faccia interna < < 140
sia il valore di LMT8.  SG non è rispettato.
h muro = 1 m
Parete con pietre di piccole dimensioni
qualunque sia il valore di LMT.

Evidente assenza d’ingranamento su una o più


linee verticali della parete qualunque sia il valore
di LMT9.
LMT = 113 – h muro = 1 m.

7
Per l’idea originale della LMT e per una analisi più approfondita si vedano i lavori di Doglioni e altri e, nell’ambito
ReLUIS, i contributi su tale argomento dell’unità di ricerca 18 (Università di Venezia) [39] [40].
8
Si legga la nota 6.
9
È il caso, ad esempio, di linee LMT che passano su percorsi formati da pietre molto arrotondate che quindi non sono
in grado di fornire il necessario ingranamento in quanto non riescono ad incastrarsi fra loro.
22
Nota sulla LMT
LMT (sulla faccia della parete)  “Linea di Minimo Tracciato” sulla faccia della parete.
 si individuino su una porzione di muratura di 1m x 1m le linee di minimo tracciato più brevi che
attraversano verticalmente la porzione di muratura suddetta senza mai intersecarsi e senza mai
tagliare le pietre o i mattoni. La media delle loro lunghezze fornisce il valore della LMT su quella
faccia della parete.

Presenza di filari orizzontali (OR.)


ORIZZONTALITÀ RISPETTATA

Filari orizzontali su gran parte della parete, senza


presentare interruzioni di continuità per tratti
lunghi circa 100 cm e su entrambe le facce della
parete.

Murature listate con listature a interasse inferiore


a 100 cm.

PARZIALMENTE RISPETTATA

Situazioni intermedie fra il rispetto e il non


rispetto, compreso il caso di filari orizzontali
solo su una faccia della parete.

Pietre di forma non squadrata ma disposte con


regolarità in riferimento all’orizzontalità

NON RISPETTATA

I tratti orizzontali sono interrotti con frequenza


decimetrica o presentano evidenti sfalsamenti
sull’intera facciata muraria.

23
Qualità degli elementi resistenti (RE.EL.)
RISPETTATA

Pietre non degradate o poco degradate

Muratura con pochi elementi degradati


(orientativamente meno del 10%)

Mattoni pieni cotti

Elementi di tufo duro vulcanico

Elementi laterizi con foratura < 55%

Blocchi in calcestruzzo (anche forati)


PARZIALMENTE RISPETTATA

Alcuni elementi della muratura sono degradati


(orientativamente fra il 10% ed il 50%)

Elementi laterizi con foratura fra 70% e 55%

Elementi in tufo tenero e poroso (calcarenite)

NON RISPETTATA

Elementi degradati in misura superiore al 50%.

Elementi laterizi con percentuale di foratura >


70%

Mattoni in fango o argilla non cotta

24
5.5 Tabelle di sintesi sui criteri di giudizio dei parametri della regola dell'arte

Forma degli elementi resistenti (F.EL.)


NR Prevalenza di elementi di forma irregolare o arrotondata oppure ciottoli su entrambe le facce della parete.
Compresenza di elementi irregolari o ciottoli e blocchi di forma squadrata o mattoni. Pareti con una faccia di blocchi di
PR forma regolare o mattoni e l’altra faccia di ciottoli od elementi di forma irregolare. Elementi arrotondati o irregolari ma
con interstizi riempiti di zeppe ben inserite.
Prevalenza di elementi di forma squadrata o sbozzata oppure mattoni o laterizi di forma parallelepipeda su entrambe le
R facce della parete.

Presenza diatoni / ingranamento trasversale (P.D.)


Sezione muraria non visibile
Sezione muraria Orizzontalità dei filari (OR.)
(osservazione facce parete ed
visibile10
esecuzione di saggi interni)
LMT inferiore a 125 cm. Pietre piccole rispetto allo spessore del
I tratti orizzontali sono interrotti o con
Pietre di piccole muro; assenza di pietre palesemente
NR NR evidenti sfalsamenti sull’intera facciata
dimensioni qualunque sia disposte in senso trasversale alla parete
muraria.
il valore di LMT. (“di testa” ).
Paramento ben tessuto ed ordinato
LMT compresa fra 155 almeno su una faccia; alcune pietre Situazioni intermedie fra il rispetto e il non
PR cm e 125 cm. sono disposte “di testa”; spessore del PR rispetto, compreso il caso di filari orizzontali
muro non eccessivo rispetto alle solo su una faccia della parete.
dimensioni delle pietre.
Filari orizzontali su gran parte della parete,
Paramento ben tessuto; blocchi o pietre senza presentare interruzioni di continuità
di dimensione paragonabile a quella (per tratti lunghi circa 100 cm) e su
R LMT maggiore di 155 cm R
dello spessore della parete; presenza entrambe le facce della parete.
sistematica di pietre disposte “di testa”. Murature listate con listature a interasse
inferiore a 100 cm.

Resistenza elementi (RE.EL.) Dimensione degli elementi (D.EL.)


Elementi degradati (> 50% del totale degli elementi). Prevalenza di elementi con la loro dimensione
NR Elementi laterizi con percentuale di foratura > 70%. NR maggiore sotto i 20 cm.
Mattoni in fango o argilla non cotta. Parete di soli diatoni in mattoni pieni.
Elementi della muratura degradati ( fra 10% e 50% del
Prevalenza di elementi con la loro dimensione
totale degli elementi).
PR PR maggiore fra 20 e 40 cm.
Elementi laterizi con foratura fra 70% e 55%.
Compresenza di elementi di dimensione variabile.
Elementi in tufo tenero (calcarenite).
Pietre non degradate o poco degradate.
Muratura con pochi elementi degradati (< 10%).
Prevalenza di elementi con la loro dimensione
R Mattoni pieni cotti. Elementi di tufo duro (vulcanico). R maggiore sopra i 40 cm.
Elementi laterizi con foratura < 55%.
Blocchi in calcestruzzo (anche forati).

10
LMT (sezione) significa “Linea di Minimo Tracciato” interna alla sezione della parete. Il valore dell’LMT si ottiene
misurando, su un tratto di 1m di altezza, la lunghezza della linea centrale più breve che attraversa il nucleo murario in
verticale, aderendo al lato interno dei conci dell’uno o dell’altro paramento. La valutazione del parametro PD tramite la
LMT trasversale potrà essere effettuata se è osservabile la sezione della parete. Tale condizione può non essere
soddisfatta; in questo caso si svolgerà la valutazione della presenza dei diatoni tramite l’osservazione dei paramenti
esterni della parete e l’esecuzione di saggi come spiegato in precedenza.
25
Sfalsamento giunti verticali / Ingranamento nel piano (S.G.)
Metodo quantitativo11 Metodo qualitativo
Giunti verticali allineati.
Parete a paramento unico: LMT < 140.
Giunti allineati verticalmente su due o più
Parete a doppio paramento: LMT < 140 su una faccia e LMT < 160
elementi in ampie porzioni della parete.
sull’altra faccia.
NR Parete di soli diatoni di mattoni pieni, anche
Parete di soli diatoni di mattoni pieni, qualunque sia il valore di LMT.
con giunti verticali sfalsati.
Parete con pietre di piccole dimensioni qualunque sia il valore di LMT.
Evidente assenza d’ingranamento su una o
Evidente assenza d’ingranamento su una o più linee verticali della parete.
più linee verticali della parete.
Parete a paramento unico: LMT fra 140 e 160.
Parete a doppio paramento: Giunto verticale in posizione intermedia tra
PR a) entrambi i paramenti con LMT fra 140 e 160. zona centrale dell’elemento inferiore e il
b) LMT rispettato su una faccia e non rispettato sull’altra faccia. suo bordo.
c) LMT rispettato su una faccia e parzialmente rispettato sull’altra faccia.
Giunti verticali in corrispondenza della
Parete a paramento unico: LMT > 160
zona centrale dell’elemento inferiore
R Parete a doppio paramento: LMT > 160 su entrambe le facce.
(escluso il caso di parete in mattoni pieni
disposti solo a diatoni).

Qualità della malta / efficace contatto fra elementi / zeppe (MA.)


Malta scadente o degradata e polverulenta e del tutto priva di coesione. Malta assente (escluso caso previsto sotto
NR/ in “R” ).
PESSIMA* Giunti di malta di dimensioni eccessive, paragonabili a quelle degli elementi se la malta non è di ottima qualità.
Muratura di elementi porosi (es. tufo)con scarsa aderenza fra la malta e gli stessi elementi.
Malta di qualità intermedia, con giunti non eccessivamente erosi.
PR Murature con elementi irregolari e malta degradata ma con zeppe efficacemente inserite negli spazi fra elementi.
Malta in buono stato e ben conservata, con giunti di dimensione non eccessiva rispetto alle pietre o ai mattoni o
con giunti ampi e malta di ottima qualità.
R Muratura con grandi elementi squadrati e priva di malta o con strato di malta sottilissimo. In tal caso si intende
“rispettato” il requisito di un efficace contatto fra le pietre.
* la malta sarà giudicata “pessima” se le caratteristiche riportate in tabella sono molto accentuate oppure sono diffuse sulla quasi
totalità del paramento murario.

5.6 Attribuzione dei punteggi ai parametri della regola dell'arte


Nelle tabelle 2, 3 e 4 sono riportati i punteggi da attribuire ad ogni parametro della regola dell’arte
in funzione del suo rispetto, parziale rispetto o non rispetto ed in funzione del tipo di azione
sollecitante preso in considerazione (azione verticale, azione ortogonale al piano della parete,
azione orizzontale complanare alla parete).

IQM verticale
NR PR R
OR V 0 1 2
PD V 0 1 1
FEL V 0 1.5 3

11
LMT (sulla faccia della parete) significa “Linea di Minimo Tracciato” sulla faccia della parete. Si individuino su una
porzione di muratura di 1m x 1m le linee di minimo tracciato più brevi che attraversano verticalmente la porzione di
muratura suddetta senza mai intersecarsi e senza mai tagliare le pietre o i mattoni. La media delle loro lunghezze
fornisce il valore della LMT su quella faccia della parete.
26
SG V 0 0.5 1
DEL V 0 0.5 1
MA V 0 0.5 2
REEL V 0.3 0.7 1
Tabella 2. Punteggi da attribuire ai parametri della regola dell’arte per IQM verticale.

IQM fuori piano


NR PR R
OR FP 0 1 2
PD FP 0 1.5 3
FEL FP 0 1 2
SG FP 0 0.5 1
DEL FP 0 0.5 1
MA FP 0 0.5 1
REEL FP 0.5 0.7 1
Tabella 3. Punteggi da attribuire ai parametri della regola dell’arte per IQM fuori piano.

IQM nel piano


NR PR R
OR NP 0 0.5 1
PD NP 0 1 2
FEL NP 0 1 2
SG NP 0 1 2
DEL NP 0 0.5 1
MA NP 0 1 2
REEL NP 0.3 0.7 1
Tabella 4. Punteggi da attribuire ai parametri della regola dell’arte per IQM nel piano.

5.7 Criteri utilizzati per l’attribuzione dei punteggi


Il criterio seguito per differenziare il comportamento delle murature nei confronti dei tre tipi di
azione considerati consiste nell’attribuire ai vari parametri della regola dell’arte pesi differenti.
Dunque, un aspetto della regola dell’arte può risultare più o meno importante in funzione del tipo di
sollecitazione considerata.
Naturalmente ciò non significa che gli aspetti della regola dell’arte che hanno un peso minore in
tabella 2, 3 e 4 non abbiano alcuna influenza sul comportamento di una muratura nei confronti
dell’azione considerata. Si sottolinea, pertanto, la convenzionalità del metodo il cui scopo non è
quello – impossibile – di fornire una caratterizzazione certa del comportamento di una data
tipologia muraria, bensì quello di dare una indicazione di massima ed orientativa.

Azioni verticali
Una parete sottoposta ad un carico verticale (e solo ad esso) solitamente ha motivo di andare in crisi
o per instabilità oppure rottura per compressione.
Poiché il metodo di analisi qui illustrato si basa sull’ipotesi di analizzare pannelli murari osservabili
solo per una limitata estensione (1 metro quadro nell’ipotesi peggiore) si darà nel seguito maggior
peso all’evenienza di una rottura per compressione, pur non trascurando il fenomeno dell’instabilità,
importante su tese murarie snelle ed estese.
27
Affinché avvenga la rottura per compressione (almeno per carichi ordinari) è necessario che
l’elemento resistente sia intrinsecamente debole (ad esempio i laterizi forati, i mattoni di fango,
etc…) oppure che la muratura sia fortemente degradata (ad esempio perché sottoposta ad agenti
atmosferici o ad umidità). Se si verifica una di queste due condizioni allora si è nella situazione in
cui R.EL. = NR. In tal caso i rimanenti parametri della regola dell’arte perdono di importanza; per
questo motivo se R.EL. = NR. il fattore moltiplicativo nella formula che dà IQM è molto basso e si
ottiene un IQM basso.
Se la qualità dei blocchi o delle pietre è elevata allora la rottura per compressione può essere
facilitata da concentrazione delle tensioni all’interno della muratura.
I parametri che più di altri impediscono delle errate diffusioni delle tensioni nel solido murario sono
la presenza di blocchi squadrati (F.EL.), l’orizzontalità dei filari (OR.) e la buona qualità della
malta (MA.).
Come si può vedere dalla tabella 2, i parametri cui è stato attribuito maggior peso nella valutazione
del comportamento di una parete soggetta a carichi verticali sono proprio F.EL. , OR. e MA.
Per quanto riguarda il fenomeno dell’instabilità, esso è tenuto in conto premiando con 1 punto il
rispetto o il rispetto parziale del parametro P.D. (presenza di diatoni-ingranamento della parete) e
distinguendo questi due casi dal caso di totale assenza di ingranamento (non rispetto del parametro
P.D.) in cui anche l’instabilità può diventare un motivo di crisi in quanto la snellezza della parete su
più paramenti aumenta rispetto al caso della stessa parete monolitica.

Azioni orizzontali fuori piano


Una parete sottoposta ad azioni orizzontali che tendono a deformarla fuori dal suo piano ha delle
limitate porzioni di muratura che sono soggette a forti tensioni di compressione. Si pensi ad
esempio al caso di una parete che ribalta ed alle tensioni che tendono a schiacciare le pietre
posizionate vicino alla cerniera orizzontale. Per questo motivo si perviene ad un IQM molto basso
se la muratura ha elementi resistenti degradati o debolmente resistenti a compressione.
In caso contrario si valuta positivamente l’aspetto ritenuto fondamentale per la risposta delle
murature ad azioni fuori piano, ossia la loro monoliticità dovuta al buon ingranamento interno fra i
paramenti (P.D.). A tale parametro, infatti, è stato attribuito il peso maggiore.
Altri parametri cui è stato attribuito un peso elevato sono: la presenza di filari orizzontali (OR.), che
favoriscono l’oscillazione del muro attorno a cerniere orizzontali e la forma degli elementi resistenti
(F.EL.). Infatti, la presenza di elementi resistenti squadrati favorisce l’ingranamento interno fra i
paramenti della parete.

Azioni orizzontali complanari


Anche nel caso di azioni sollecitanti orizzontali complanari alla muratura la presenza di elementi
non resistenti a compressione oppure molto degradati conduce ad un basso valore di IQM. Se gli
elementi resistenti della muratura sono adeguati si procede alla valutazione degli altri parametri
della regola dell’arte.

La resistenza di una parete nel suo piano è dovuta a:


- coesione, aspetto conferito alla muratura da una malta di buona qualità (MA.);
- attrito; esso si esplica su superfici orizzontali (causa la verticalità della forza peso) di
elementi resistenti a contatto fra loro, di qui l’importanza del parametro F.EL. Ma non
basta: occorre anche che i giunti verticali siano sfalsati fra loro affinché l’attrito si possa
esplicare, dunque per questo motivo si dà importanza al parametro S.G.;
- ingranamento ed incastro fra i blocchi; tale aspetto può addirittura definire la pendenza della
lesione che si andrà a formare in caso di sisma e si capisce bene come tale lesione sia tanto
più facilitata a formarsi quanto più la sua pendenza sia verticale (specie nei meccanismi di
rotazione di cunei di muratura triangolari). L’incastro fra i blocchi è presente se si hanno
blocchi squadrati (F.EL.) e giunti verticali sfalsati (S.G.).
28
Da quanto detto discende che i tre parametri della regola dell’arte ritenuti fondamentali per
conferire alla muratura una buona resistenza ad azioni complanari sono la presenza di blocchi
squadrati, lo sfalsamento dei giunti verticali e la qualità della malta (F.EL., S.G. e MA).
È stato attribuito un peso maggiore anche alla presenza di diatoni (P.D.), importanti perché
consentono alle azioni orizzontali complanari di interessare l’intero spessore del muro e non solo il
paramento dove esse si esercitano direttamente.

6. Distinzione fra muratura in mattoni pieni/blocchi e muratura in pietrame

In base ad alcune evidenze sperimentali [41] è emerso che nel caso delle murature in mattoni pieni
(o in blocchi di dimensioni e caratteristiche paragonabili a quelle dei mattoni) la resistenza
tangenziale media e quella a compressione media del pannello murario sono fortemente influenzate
dalla qualità della malta.
Tale osservazione, confermata anche da alcuni modelli ad elementi finiti [41], si può spiegare col
fatto che:
- in tali tipologie murarie spesso la tessitura è tale che è possibile arrivare a rottura senza
avere fenomeni di ingranamento o incastro fra gli elementi, a differenza di quanto avviene
per le murature in pietra;
- in tali tipologie murarie la malta, anche se di elevata qualità, risulta sensibilmente meno
resistente dei blocchi o poco aderente ad essi. Ciò fa in modo che l'intero fenomeno
fessurativo dalla sua insorgenza sino alla rottura si esplichi esclusivamente sui giunti di
malta (nelle sue due forme: o rompendo la malta o causandone il distacco dalla superficie
del mattone).

Tali fenomeni non insorgono, ad esempio, per il caso di muratura in blocchi di pietra squadrata per
le quali la funzione della malta è solamente quella di regolarizzare l’appoggio fra una pietra e l’altra
e dove i letti di malta hanno dimensioni esigue e pertanto prevalgono fenomeni di ingranamento o
incastro fra le pietre.
Si tiene conto di ciò mediante un coefficiente correttivo "r" che riduce adeguatamente IQM. Detto
coefficiente va applicato solamente al caso delle murature in mattoni pieni o blocchi di analoghe
dimensioni e caratteristiche.

7. Determinazione di IQM

I punteggi ottenuti dalle tabelle 2, 3 e 4 sono poi inseriti nelle formule riportate di seguito,
ottenendo un punteggio globale, corrispondente ai tre IQM (Indice di Qualità Muraria) introdotti in
precedenza.
Nelle formule sono introdotti anche i due coefficienti:

- m (coefficiente correttivo per malta di pessima qualità; vale per tutti i tipi di muratura);
- g (coefficiente correttivo per giunti ampi; vale solo per murature di mattoni pieni).

I valori di tali coefficienti, la cui introduzione si è resa necessaria a seguito dei disposti delle NTC
2018 e della Circolare n. 7 del 2019, sono definiti nel seguito.

Caso di murature NON in mattoni pieni o blocchi ad essi equivalenti:

IQMV = m × RE.EL.V × (OR V + P.D.V + F.EL.V + S.G.V + D.EL.V + MAV )


29
IQMFP = 𝑚 × RE.EL.FP × (OR FP + P.D.FP + F.EL.FP + S.G.FP + D.EL.FP + MAFP )

IQMNP = 𝑚 × RE.EL.NP × (OR NP + P.D.NP + F.EL.NP + S.G.NP + D.EL.NP + MA.NP )

Caso di murature in mattoni pieni o blocchi ad essi equivalenti:

IQMV = m × g × rV × RE.EL.V × (OR V + P.D.V + F.EL.V + S.G.V + D.EL.V + MAV )

IQMFP = m × g × rFP × RE.EL.FP × (OR FP + P.D.FP + F.EL.FP + S.G.FP + D.EL.FP + MAFP )

IQMNP = m × g × rNP × RE.EL.NP × (OR NP + P.D.NP + F.EL.NP + S.G.NP + D.EL.NP + MANP )

Il coefficiente correttivo r (distinto in rV, rFP ed rNP) dipende dal parametro MA ed assume i valori
riportati in tabella 5 sotto:

Parametro
rV rFP rNP
MA
NR 0,2 1 0,1
PR 0,6 1 0,85
R 1 1 1
Tabella 5. Coefficiente correttivo r.

Il coefficiente correttivo “m” vale:

m = 0.7 in caso di malta pessima (fm < 0,7 N/mm2);


m = 1.0 in tutti gli altri casi

Il coefficiente correttivo “g” vale:

g = 0.7 in caso di muratura in mattoni pieni con giunti di malta ampi (spessore > 13 mm);
g = 1.0 in tutti gli altri casi.

Dunque, tale procedura conduce a tre valori di IQM compresi fra 0 e 10: uno per ogni direzione di
sollecitazione.
Inoltre, i valori sono dipendenti dalla tipologia di elemento resistente (mattoni pieni/blocchi
equivalenti o altro tipo di elemento).

8. Valutazione della categoria muraria

Il metodo IQM è indicato anche per una classificazione delle murature in funzione della loro
risposta a sollecitazioni verticali, orizzontali fuori piano ed orizzontali nel piano.
Per inciso si nota che la determinazione del comportamento meccanico di un pannello murario
sottoposto ad azioni orizzontali (sia nel suo piano che fuori piano) è alla base dell’applicazione del
metodo dell’analisi limite.
30
Nella tabella 6 si entra con i tre valori di IQM determinati grazie alle formule precedentemente
riportate e si legge direttamente la categoria di appartenenza della muratura in riferimento alle tre
azioni sollecitanti.

Categoria muratura
Direzione azione
A B C
Azioni verticali 5 ≤ IQ ≤ 10 2,5 ≤ IQ < 5 0 ≤ IQ < 2,5
Azioni ortogonali 7 ≤ IQ ≤ 10 4 < IQ < 7 0 ≤ IQ ≤ 4
Azioni complanari 5 < IQ ≤ 10 3 < IQ ≤ 5 0 ≤ IQ ≤ 3
Tabella 6. Metodo dei punteggi: attribuzione delle categorie murarie.

Le tre categorie possibili sono state denominate A, B e C. La categoria migliore è la A, la peggiore


è la C. Nella categoria B rientrano le murature di qualità intermedia.

9. Comportamento meccanico delle murature in base alla categoria IQM

Nel seguito si caratterizzano le categorie murarie in base alla tipologia di azione sollecitante.

Per azioni verticali:


 una muratura di categoria A difficilmente subisce lesioni e può essere considerata di buona
qualità;
 una muratura di categoria B ha bassa probabilità di collassare ma essa può lesionarsi; può
quindi considerarsi di media qualità;
 una muratura di categoria C ha elevata probabilità di subire lesioni o di andare fuoripiombo
per il fenomeno dell’instabilità, specie se di spessore limitato e se molto caricata e
specialmente in corrispondenza di carichi concentrati. In condizioni estreme risulta possibile
il collasso. Tale categoria di murature va considerata di scarsa qualità.

Per azioni orizzontali fuori piano:


 una muratura di categoria A è in grado di mantenere un comportamento monolitico. Essa ha
una probabilità molto bassa di lesionarsi o di collassare per azioni fuori piano se le pareti
sono ben collegate fra loro e ai solai; la muratura di categoria A è da ritenersi di buona
qualità. Le verifiche per meccanismi di collasso possono essere svolte ipotizzando un
comportamento monolitico delle pareti.
 una muratura di categoria B non è in grado di mantenere un comportamento monolitico ma
comunque neanche si disgrega se sottoposta ad azioni orizzontali fuori piano. Per tale
categoria di murature è probabile avere lesioni o spanciamenti in caso di sisma, ma è
difficile che esse collassino se sono ben collegate agli orizzontamenti ed ai muri di spina;
tali murature sono di media qualità. Le verifiche per meccanismi di collasso possono essere
svolte, in favore di sicurezza, ipotizzando che la muratura sia formata da due paramenti
distinti e non efficacemente connessi.
 una muratura di categoria C ha una elevata probabilità di disgregarsi in caso di sisma (tale
tema sarà approfondito nel seguito); per essa è molto probabile il collasso, anche in presenza
di efficaci collegamenti. Tali murature sono da ritenersi di scarsa qualità. Le verifiche per
meccanismi di collasso sono poco indicative in quanto non sono rispettate le ipotesi di
sufficiente coesione degli elementi murari.

31
Per azioni orizzontali nel piano:
 una muratura di categoria A ha basse probabilità di lesionarsi; essa può definirsi come una
muratura di buona qualità;
 una muratura di categoria B, in caso di sisma, ha buone probabilità di lesionarsi,
specialmente se le pareti sono sottili o se sono poche rispetto all’area coperta dall’edificio;
tuttavia tali lesioni nella maggior parte dei casi saranno di scarsa entità; tale categoria
definisce le murature di media qualità;
 una muratura di categoria C ha molte probabilità di lesionarsi nel piano delle pareti e le
lesioni che subirà saranno, nella maggior parte dei casi, ampie; pertanto nella categoria C
rientrano le murature di scarsa qualità.

10. Correlazione di IQM con i parametri meccanici della muratura

Per determinare una correlazione fra IQM ed i valori meccanici della muratura proposti dalle NTC
2018 si sono utilizzate le murature descritte nelle stesse NTC e precisamente nella Circolare
Esplicativa. Le murature previste nella Circolare 7 del 201912 (Tab. C8.5.I) limitatamente al caso
delle murature esistenti non consolidate sono date da 8 tipologie di base. A partire da tali tipologie,
tramite la tabella C8.5.II, la Circolare Esplicativa consente di modificare alcune caratteristiche della
muratura e di derivare altre diverse tipologie murarie, fino ad arrivare ad un totale di 74 tipologie
murarie quando siano eseguite tutte le combinazioni possibili. Queste 74 tipologie murarie desunte
dalla Circolare verranno qui denominate “murature di normativa”. Per esse, naturalmente, sono noti
i parametri f , τ0 , fV0 , G ed E in quanto sono proposti nella tabella della Circolare Esplicativa nella
forma di valore minimo e valore massimo assumibili dal parametro in esame.
In appendice si riportano, per tutte e 74 le murature di normativa, i valori dei parametri meccanici e
i valori di IQM verticale, nel piano e fuori piano.

Fra tutte le correlazioni analizzate, quelle che meglio descrivono la corrispondenza fra IQM e
parametri meccanici delle murature sono le seguenti:
- correlazione di IQM verticale con f;
- correlazione di IQM nel piano con τ0;
- correlazione di IQM nel piano con fV0;
- correlazione di IQM nel piano con G;
- correlazione di IQM verticale con E.

Ogni correlazione è stata eseguita tre volte:


1. nei confronti del valore medio del parametro meccanico indagato (cioè la media aritmetica
dei valori minimo e massimo suggeriti dalla Circolare esplicativa alle NTC 2018);
2. nei confronti del suo valore minimo riportato nella tabella citata;
3. nei confronti del suo valore massimo riportato nella tabella citata.

Ogni correlazione è rappresentata su un diagramma cartesiano avente in ascissa IQM (verticale o


nel piano) ed in ordinata il parametro meccanico d’interesse (f , 0 , fV0 , G oppure E, minimo,
medio o massimo). In tale diagramma per ognuna delle 74 murature di normativa è riportato un
punto; tale punto avrà le coordinate individuate dall’IQM (verticale o nel piano) della muratura e

12
A causa di un presumibile errore di stampa, nella tabella C8.5.I per la muratura a conci sbozzati compare solo il
valore minimo della resistenza a compressione f pari a 2 N/mm2. Per elaborare le correlazioni presentate nel seguito si è
supposto che il valore massimo della resistenza a compressione f per tale tipologia muraria sia uguale a 3 N/mm2.
32
dal valore (minimo, medio o massimo) del parametro meccanico della stessa muratura. Inoltre, sul
diagramma la correlazione è rappresentata dalla curva esponenziale o parabolica per la quale risulta
minima la distanza rispetto ai punti rappresentativi delle murature virtuali. L’equazione della curva
è riportata sotto il diagramma. Nelle figure da 13 a 17 si riportano alcuni grafici di tali correlazioni
con l’indicatore R2 del grado di correlazione.

L’indicatore R2 (valore massimo assumibile pari ad 1) dà una misura di quanto la curva approssimi
correttamente i valori puntuali. Un indice R2 pari ad 1 corrisponde ad una perfetta coincidenza dei
valori puntuali con quelli forniti dalla curva. Esso è definito nel modo seguente:
SSE
R2  1
SST
SSE   Yi  YPi 
2

   Y 
2

SST   Yi
2

n
i

dove si indicano con Yi il valore del parametro meccanico in esame per la muratura di normativa i-
esima; con Ypi il valore dello stesso parametro meccanico previsto dalla curva di correlazione; con
Xi il valore assunto dall’indice di qualità muraria IQM per la muratura di normativa i-esima; con n
il numero di valori puntuali a disposizione (nel caso studiato n = 74).
Le leggi di correlazione trovate sono le seguenti:

- IQMV con i valori minimi, medi e massimi di f (resistenza media a compressione)


f min = 1.048e0.1951x R² = 0.8121
0.1837x
f med = 1.4357e R² = 0.8355
f max = 1.8189e0.1769x R² = 0.8390
(con x = IQMV)

- IQMNP con i valori minimi, medi e massimi di τ0 (resistenza media tangenziale - criterio di
Turnsek e Cacovic)
τ0 min = 0.0002x2 + 0.0071x + 0.0151 R² = 0.8389
2
τ0 med = 0.0005x + 0.0086x + 0.0199 R² = 0.9220
τ0 max = 0.0007x2 + 0.0102x + 0.0248 R² = 0.8572
(con x = IQMNP)

- IQMNP con i valori minimi, medi e massimi di fV0 (resistenza media tangenziale – criterio di
rottura a scaletta)
fV0 min = 0.0347x0.8392 R² = 0.8810
0.8024
fV0 med = 0.0528x R² = 0.9187
fV0 max = 0.0710x0.7806 R² = 0.9013
(con x = IQMNP)

- IQMNP con i valori minimi, medi e massimi di G (modulo di elasticità tangenziale medio)
G min = 212.22e0.1430x R² = 0.6688
0.1426x
G med = 256.13e R² = 0.6963
G max = 299.87e0.1423x R² = 0.7103
(con x = IQMNP)

- IQMV con i valori minimi, medi e massimi di modulo di E (modulo di elasticità normale medio)
E min = 608.54e0.1551x R² = 0.7105
33
E med = 740.08e0.1538x R² = 0.7225
E max = 871.37e0.1528x R² = 0.7270
(con x = IQMV)

Figura 13. Curve di correlazione fra il valore medio di f (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM V.

34
Figura 14. Curve di correlazione fra il valore medio di τ0 (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM NP.

Figura 15. Curve di correlazione fra il valore medio di fV0 (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM NP.

35
Figura 16. Curve di correlazione fra il valore medio di G (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQMNP.

Figura 17. Curve di correlazione fra il valore medio di E (secondo le tabelle della circolare 2019) e IQM V.

36
11. Le conferme sperimentali per la correlazione IQMNP vs τ0

Al fine di valutare la correttezza delle correlazioni illustrate in precedenza si è pensato di ricorrere a


delle prove sperimentali su murature facenti parte di edifici esistenti. In particolare, si è studiata la
correlazione fra IQMNP e la resistenza tangenziale media 0 della muratura in quanto essa è il
parametro meglio correlato con IQM ed inoltre assume una significativa importanza per le verifiche
di sicurezza degli edifici in muratura.
Le sperimentazioni sono state svolte mediante prove di compressione diagonale in quanto esse sono
citate nella Circolare Esplicativa [3] al paragrafo C8.7.1.3.1.1.
Sono stati considerati 60 pannelli di cui 55 appartenenti ad edifici reali e sottoposti a prova in situ e
5 costruiti e sottoposti a prova in laboratorio.
Le prove sono state realizzate da: Università di Perugia (40 prove) [41], Università di Firenze [42]
(17 prove) ed Università di Trieste (3 prove).
Le murature provate in sito sono distribuite nelle regioni di: Umbria, Abruzzo, Emilia-Romagna e
Toscana.

La prova di compressione diagonale in situ consiste, in sintesi, nell’isolare un pannello di muratura


integra di forma quadrata con lato circa di 120 cm, tramite quattro tagli e nell’applicare sugli spigoli
di tale pannello delle forze diagonali che tendono a comprimerlo lungo una delle diagonali. Se il
pannello è costruito in laboratorio esso sarà di forma quadrata con lato 120 cm. Il pannello è
preliminarmente strumentato con degli estensimetri applicati lungo le diagonali che misurano
l’allungamento e l’accorciamento delle stesse diagonali. Ciò consente di valutare il diagramma
costitutivo della muratura che compone il pannello mettendo in relazione la tensione tangenziale  e
la deformazione a taglio . Portando il pannello a rottura è possibile determinare la resistenza
tangenziale media della muratura 0. La procedura di determinazione di 0 a partire da tale tipologia
di prova è illustrata al paragrafo C8.7.1.3.1.1 della Circolare Esplicativa ed è la procedura seguita
nel presente lavoro. In base a tale procedura, il valore della resistenza tangenziale della muratura a
partire dal carico diagonale massimo Fu applicato al pannello durante la prova è dato da:
Fu
0 
3A
dove A è la sezione orizzontale del pannello.

Nella figura 18 si riporta un diagramma di sintesi dei risultati delle prove sperimentali di
compressione diagonale. Per ciascuna muratura sperimentata è stato preliminarmente valutato
IQMNP in modo tale da rendere possibile la correlazione tra IQMNP e la resistenza a taglio ottenuta
dalla prova sperimentale.

37
Figura 18. Diagramma di correlazione τ0 minimo, medio e massimo vs IQMNP e punti corrispondenti alle prove di
compressione diagonale.

12. IQM e Disgregazione

Il metodo IQM può consentire di valutare a priori la capacità di una muratura di fornire un
comportamento strutturale coerente con i modelli ipotizzati dai diversi metodi di analisi
(meccanismi locali e/o globali). Spesso, infatti, la risposta al sisma di una costruzione è quella della
disgregazione muraria, che anticipa e preclude qualsiasi comportamento di tipo strutturale e, in
questi casi, qualsiasi analisi basata su approcci di tipo meccanico (cinematismi) o tensionale-
deformativo risulta del tutto inappropriata.

Poiché spesso il fenomeno della disgregazione è una evoluzione infausta di un meccanismo locale,
appare logico considerare come discriminante il valore dell’indice IQM fuori del piano (IQMFP).
È vero che usare il metodo IQM per prevedere se un edificio sottoposto ad azioni sismiche si
disgregherà o meno può apparire velleitario, perché tale comportamento dipende, oltre che dalla
qualità muraria, da molti altri fattori: l’intensità sismica, la direzione dell’azione, la durata
dell’evento, i modi di vibrare dell’edificio, etc. Tuttavia, ci sono alcune considerazioni che invitano
a procedere su questa strada.
Anzitutto, nessuno dei metodi proposti per l’analisi strutturale delle costruzioni murarie esistenti è
in grado di fornire risultati di assoluta certezza; ogni metodo, per quanto possa essere raffinato e
complesso, considera solo un limitato insieme di aspetti che determinano la risposta e ne trascura
altri.
Questo risulta particolarmente vero per gli edifici storici, che, come ricordato in [43], risultano
spesso “condizionati da notevoli incertezze nella definizione delle proprietà meccaniche dei
materiali e delle condizioni di vincolo tra gli elementi. Queste costruzioni non sono state
38
progettate utilizzando i principi della meccanica dei materiali e delle strutture bensì con un
approccio basato sull’intuizione e l’osservazione, utilizzando i principi dell’equilibrio dei corpi
rigidi e sperimentando il comportamento delle costruzioni già realizzate”.
Si può aggiungere che la presenza di criticità locali, assai frequenti negli edifici storici, può rendere
gli schemi seguiti dai vari metodi di analisi strutturale ben poco rappresentativi della realtà.
In genere, quindi, i risultati devono essere assunti in modo critico ed è bene che siano affiancati da
analisi di tipo qualitativo, possibilmente basate sull’osservazione di casi analoghi. Con questo tipo
di approccio si propone di utilizzare il metodo IQM in chiave predittiva nei riguardi della
disgregazione, sottolineandone, anticipatamente, il carattere probabilistico. Così, quando si
affermerà che “una muratura si può disgregare se il suo IQM è inferiore ad un certo valore”, si
intende dire solo che, basandosi sulle osservazioni fatte in occasione dei sismi precedenti, tipologie
murarie che avevano quelle determinate caratteristiche hanno presentato il fenomeno della
disgregazione con notevole frequenza, ed è quindi logico attendersi un comportamento simile per
sismi di analoghe caratteristiche.
I valori individuati e proposti in questo articolo si basano comunque su una serie piuttosto ampia di
casi esaminati nei terremoti più rilevanti degli ultimi decenni, sia di collassi murari, sia di elementi
che invece hanno resistito. Per questi casi è stato valutato l’indice IQMFP e si è pervenuti ad un
valore “limite”, al di sotto del quale un gran numero di pannelli murari aventi quelle caratteristiche
ha manifestato il fenomeno della disgregazione.
Si tratta evidentemente di un metodo di tipo euristico, che necessita di verifiche e di
approfondimenti, ma in ogni caso, in attesa di metodi che possano fornire risposte più specifiche e
puntuali, l’indice IQMFP può segnalare la richiesta di una maggiore o minore attenzione nei riguardi
del problema della disgregazione muraria.
Peraltro, tale approccio risulta in linea con quanto disposto dalle NTC 2018 [2] che, al paragrafo 8.5
introducono questo fondamentale concetto di “comportamento strutturale atteso”: “Nelle costruzioni
esistenti le situazioni concretamente riscontrabili sono le più diverse ed è quindi impossibile
prevedere regole specifiche per tutti i casi. Di conseguenza, il modello per la valutazione della
sicurezza dovrà essere definito e giustificato dal progettista, caso per caso, in relazione al
comportamento strutturale atteso”.

12.1 Disgregazione muraria e regole dell’arte


Come detto, nelle costruzioni di scadente qualità muraria (ad esempio: malta povera, elementi di
forma irregolare e dimensioni medio-piccole, paramenti scollegati tra loro) sotto l’effetto di azioni
sismiche rilevanti la muratura è incapace di “tenere insieme” gli elementi che la costituiscono.
Questi, uno dopo l’altro, perdono l’equilibrio e il pannello murario si disgrega.
Perché tale fenomeno avvenga possono essere sufficienti le componenti orizzontali delle
accelerazioni sismiche, ma evidentemente se ci sono anche rilevanti componenti verticali, la
precarietà di quelle situazioni murarie si aggrava ulteriormente [44] .
Il comportamento disgregativo sotto sisma, osservato da tempo, negli anni più recenti è stato messo
in evidenza da vari ricercatori, fra i quali, solo per citarne alcuni: [37] [45] [46] [47] [48] [49] [50]
[51] [52].
A queste considerazioni si possono ricondurre anche le osservazioni di Rondelet [28], che ci ricorda
come “piuttosto la stabilità che la forza costituisce la solidità degli edifici” e quindi, basandosi
sull’osservazione di “edifici di tutti i generi” pone in relazione diretta la stabilità dei muri con la
loro snellezza: “un muro avrà una forte stabilità se ha per spessore l’ottava parte della sua altezza,
che la decima parte procurerà ad esso una stabilità media, e la duodecima il minor grado di
stabilità ch’esso può avere” (figura 19).

39
Figura 19. Stabilità dei muri in funzione della snellezza, secondo Rondelet [28].

Guardando tali murature, Rondelet osserva che “sembra che il tempo (e quindi: sismi e vento, ndr)
le abbia ridotte all’altezza a cui i muri isolati, …, possono sostenersi”. Ciò può essere interpretato
anche nel modo che segue: la parte di muro a quota superiore a 12 volte lo spessore tende a
disgregarsi, in particolare per l’effetto di azioni orizzontali. Occorre ricordare che Rondelet ha
basato le sue considerazioni sull’esame di costruzioni poste, in Italia, in zone a sismicità limitata
(Firenze, Roma) o media (Napoli) e quindi i valori delle snellezze da lui indicati andrebbero
“rimodulati” per le zone aventi sismicità più elevate.
Giuffrè, nel già citato [37] interpreta le osservazioni di Rondelet in chiave sismica, introducendo
però anche il tema della “qualità muraria”.
È questa la strada che appare più opportuna per applicare il metodo IQM al tema della
disgregazione muraria: ripartire proprio dagli insegnamenti di A. Giuffrè, che osserva come il
collasso sotto azioni orizzontali derivi da una perdita di monoliticità (e quindi poi di equilibrio)
sulla quale influiscono le caratteristiche tipologiche di una muratura, ed in particolare il rispetto o
meno delle regole dell’arte.
Giuffrè descrive il meccanismo di ribaltamento di tre pareti con le stesse dimensioni (base e
altezza), nelle stesse condizioni di carico e costituite dagli stessi materiali (figura 20, tratta da [37]).
Ciò che cambia nelle tre pareti è la disposizione degli elementi: si passa da una configurazione a
regola d’arte con muratura sostanzialmente monolitica, a situazioni dove tale monoliticità viene via
via persa. Infatti, come si legge nelle figure riportate, si abbatte in maniera significativa il valore
della risultante delle forze orizzontali necessaria per innescare il ribaltamento della parete.
Man mano che la monoliticità viene meno si ha una diminuzione anche della capacità di
spostamento, come si può vedere dal diagramma forza-spostamento (che oggi si chiamerebbe
“curva di capacità”).
Le parole con cui Giuffrè descrive tale fenomeno sono di una chiarezza esemplare:
“l’evidente riduzione di efficacia dei diatoni, più corti dello spessore del muro nell'esempio B e
anche più radi lungo l’altezza nell'esempio C, si traduce in un minor valore della forza orizzontale
che produce il ribaltamento. Tanto minore quanto più la disposizione delle pietre si allontana da
quella ipotizzata all’inizio. La parete muraria si disgrega per difetto di equilibrio in una sua parte
prima che la forza agente raggiunga il valore che avrebbe provocato il ribaltamento della parete
monolitica. I diatoni garantiscono il monolitismo del muro se sono disposti secondo le regole; ogni
loro difetto si traduce in minor resistenza”.
Il concetto che Giuffrè vuole sottolineare è che la parete muraria si disgrega per la perdita di
equilibrio di una sua porzione. Mette così in evidenza come la capacità di una parete alle azioni
orizzontali non dipenda solamente dalla loro geometria o dalla resistenza dei materiali costituenti; a
monte di tutto c’è la qualità muraria, dalla quale dipende il monolitismo della parete: il mancato
rispetto delle regole dell’arte porta alla perdita di monoliticità.

40
Figura 20. Ribaltamento di pareti murarie al variare della tessitura (figura tratta da [37]).

La capacità di spostamento non è quindi una questione puramente geometrica, ma dipende anche
dalla qualità muraria, e le formule che solitamente si adoperano, basate su rapporti dimensionali dei
macroelementi (ad es. B/H per il ribaltamento di un muro isolato) forniscono un limite superiore
della capacità del cinematismo, accettabile da un punto di vista ingegneristico solo se la qualità
muraria è medio-alta. Viceversa, per murature di cattiva qualità, si rischiano pericolose sovrastime e
l’accelerazione sismica associata ai cinematismi di collasso può risultare molto inferiore.
A titolo di esempio, si veda il filmato del crollo di un edificio nei pressi di Foligno (PG) a seguito di
una delle scosse del sisma del 1997 [53]. Inizialmente sembrano attivarsi alcuni meccanismi
resistenti; sulla facciata in primo piano si aprono e si chiudono alcune lesioni, per due o tre volte;
inoltre, il prospetto lato strada sembra inclinarsi per un cinematismo fuori piano. Ma tutto ciò dura
pochi istanti; la pessima qualità muraria non consente l’evoluzione di tali meccanismi e porta alla
perdita di equilibrio di varie porzioni murarie. Dapprima si disgrega la facciata posta in primo
piano; a seguire si ha il crollo del prospetto laterale e poi dell’intero edificio. Si vede quindi come la
risposta della costruzione sia ben lontana da quei comportamenti meccanici alla base della teoria dei
cinematismi, che non hanno possibilità di avvenire proprio a causa della disgregazione muraria.

12.2 Valore soglia di IQMFP ai fini della disgregazione muraria


Antonino Giuffrè ha indicato nella presenza e nella diffusione dei diatoni un parametro
determinante per un comportamento monolitico, capace di indirizzare il collasso di una parete
muraria verso il ribaltamento e non verso la disgregazione. Ma non si tratta evidentemente
dell’unico elemento da considerare. Gli altri parametri che possono contribuire a “tenere assieme”
gli elementi costituenti di una muratura sono quelli della regola dell’arte del buon costruire: qualità
della malta (o presenza di zeppe), forma e dimensione degli elementi, orizzontalità dei filari,
sfalsamento dei giunti verticali, resistenza dei singoli elementi. Questi requisiti, ove rispettati,
possono contrastare il distacco reciproco fra gli elementi costituenti il muro, o fra porzioni di esso.
Il metodo IQM considera già tutti questi parametri, ed in particolare il valore dell’IQMFP vuole
condensare in sé il rispetto o meno di quelle regole dell’arte rivolte ad ottenere un comportamento
di tipo monolitico.
Per individuare un possibile valore di soglia per IQM FP che possa indicare una maggiore o minore
propensione di una tipologia muraria al fenomeno della disgregazione sono state considerate le
tipologie murarie previste dalle norme tecniche italiane [2] [3], cercando di distinguere le situazioni
per le quali sono stati osservati, nei terremoti recenti, frequenti casi di disgregazione muraria, da
quelle per le quali sono stati osservati invece cinematismi relativi a meccanismi locali/globali senza
disgregazione muraria.
41
È chiaro che la realtà è assai più ampia e complessa, stante la grande varietà delle tipologie murarie
presenti nel territorio italiano, che rende difficile, se non impossibile, la redazione di un abaco
completo comprendente tutte le situazioni possibili. Ma le tipologie previste dalla normativa italiana
coprono comunque un gran numero di casi e perciò, se da questi si possono trarre delle
considerazioni di buona affidabilità, si può supporre che si possano estendere, in generale, ai casi
che lì non sono previsti.
Le osservazioni sulle quali ci si è basati (da cui le conseguenti limitazioni di applicazione del
metodo) hanno riguardato edifici ordinari di due-tre piani e riguardano esperienze sia dirette per i
sismi del 1997 (Umbria-Marche), del 2009 (L’Aquila), del 2012 (Emilia-Romagna) e del 2016
(Centro Italia) sia indirette (attraverso immagini e report) per altri sismi meno recenti, ma
comunque sempre di intensità rilevante (in modo particolare, Friuli 1976 e Irpinia 1980).
Per situazioni diverse (zone a sismicità più limitata o edifici specialistici come chiese, torri, etc)
sono necessarie opportune variazioni.
Inoltre, vanno ricordati alcuni importanti fattori non legati alla qualità muraria che certamente
hanno influito nella disgregazione muraria. Di seguito si illustrano quelli più frequentemente
riscontrati.
In primo luogo, si deve osservare che solo nei casi più gravi la disgregazione è un fenomeno che
investe l’intero edificio nella sua globalità; più spesso essa riguarda alcune porzioni dell’edificio e
deriva da una evoluzione negativa di cinematismi fuori piano.
Infatti, è capitato spesso di osservare casi di edifici con danni nel piano o fuori piano, rimasti in
piedi salvo che per alcune porzioni ben definite, crollate per disgregazione a causa di vulnerabilità
locali che predispongono tale fenomeno (spigoli scollegati, murature che sostengono elementi
spingenti, ridotte sezioni murarie, interazioni con edifici adiacenti, etc.).
Fra le carenze strutturali che influiscono sulla disgregazione merita una menzione particolare la
snellezza delle pareti, che ne facilita l’instabilizzazione fuori piano, specie se si tiene conto che ai
piani più alti degli edifici le murature, pur mantenendo la stessa altezza d’interpiano, hanno in
genere uno spessore inferiore rispetto ai livelli sottostanti.
Risulta influente anche il valore di sforzo assiale che carica i maschi murari. Come noto, entro i
limiti di resistenza dei materiali, tale azione assiale svolge sempre una funzione positiva e benefica
nella risposta delle pareti ad azioni orizzontali. In una parete con limitato valore di sforzo assiale la
muratura non riesce a mobilitare tutte le risorse resistenti legate all’attrito e all’ingranamento, e
pertanto è più suscettibile di disgregazione. Si noti che, anche su questo argomento, l’ultimo livello
degli edifici si trova svantaggiato.
Infine, bisogna ricordare che l’azione sismica che colpisce un edificio non è la stessa a tutti i livelli
dell’edificio, ma spesso risulta maggiore alle quote più elevate a causa degli effetti amplificativi
dinamici indotti dallo stesso edificio.
Pur considerando tutto quanto sopra, ovvero che in molti dei crolli esaminati hanno certo influito le
circostanze prima descritte, occorre dire che, almeno nella maggior parte di questi crolli, la scarsa
qualità muraria sembra aver rappresentato l’elemento critico principale.

12.3 Tipologie murarie considerate nella normativa italiana


Le norme tecniche [2] [3] riportano, in una apposita tabella, alcune “macrocategorie” tipologiche,
nelle quali si possono far rientrare molte delle tipologie murarie esistenti. Lo scopo della tabella è
quello di indicare i valori numerici di riferimento per i principali parametri meccanici, necessari per
la modellazione e la valutazione di sicurezza di una costruzione. A partire da tali tipologie murarie
“di base”, che corrispondono a condizioni definite dalla norma stessa (tessitura a regola d’arte,
paramenti scollegati, malta di calce di modeste caratteristiche, assenza di ricorsi, assenza di
interventi di consolidamento) è possibile tenere conto di situazioni diverse, eventualmente osservate
sulla muratura in esame, ricorrendo ai coefficienti correttivi definiti da un’ulteriore tabella.

42
Le macrocategorie murarie considerate sono elencate nella Tabella 7. Per ciascuna macrocategoria
possono essere applicati dei parametri amplificativi, nei casi seguenti: malta di buone
caratteristiche, presenza di ricorsi (o listature), presenza sistematica di elementi di collegamento
trasversale tra i paramenti. Inoltre, è possibile tener conto dei casi in cui la malta sia particolarmente
scadente (nel seguito definita “di pessima qualità”) e, per le murature in mattoni, di una eventuale
ampiezza eccessiva dei giunti di malta.

Macrocategorie murarie
Muratura in pietrame disordinata (ciottoli, pietre erratiche e irregolari)
Muratura a conci sbozzati, con paramenti di spessore disomogeneo
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura
Muratura irregolare di pietra tenera (tufo, calcarenite, etc…)
Muratura a conci regolari di pietra tenera (tufo, calcarenite, etc…)
Muratura a blocchi lapidei squadrati
Muratura in mattoni pieni e malta di calce
Muratura in mattoni semipieni con malta cementizia (es.: doppio UNI foratura minore o uguale al 40%)
Tabella 7. – Macrocategorie murarie considerate nella normativa [2] [3].

Rimandando a [20] [21] per una disamina approfondita, qui si espone direttamente la conclusione di
tale disamina.

Tenendo come riferimento le macrocategorie delle tipologie murarie contemplate nella normativa
italiana, sulla base delle esperienze condotte nei rilevamenti post sismici dei vari terremoti italiani,
si è proposto di utilizzare, per gli edifici ordinari posti in zone con pericolosità sismica medio-alta,
il valore di IQMFP = 4 come valore di soglia. Valori di IQMFP eguali od inferiori a 4 dovrebbero
richiamare l’attenzione nei confronti di possibili fenomeni disgregativi da parte di chi effettua una
valutazione di sicurezza o si accinge ad intervenire su un edificio in zone sismica.

È opportuno ricordare che l’approccio qui proposto è, essenzialmente, di tipo statistico ed è basato
sulle osservazioni condotte dagli autori di [20] [21]. Del resto, la finalità è quella di fornire
indicazioni sulle caratteristiche delle murature per le quali più frequentemente si è assistito al
fenomeno della disgregazione in occasione di eventi sismici. Fatte salve, ovviamente, tutte le
possibili eccezioni e casistiche particolari.

Le considerazioni sull’insieme delle tipologie murarie possono essere sintetizzate come segue.
I fattori maggiormente significativi nel favorire fenomeni disgregativi sono apparsi: malta di
pessima qualità ed assenza di connessione trasversale fra i paramenti. Quando erano presenti
entrambe queste situazioni si è assistito spesso a crolli per disgregazione. Quando invece era
presente una sola di queste situazioni allora il comportamento è sembrato dipendere, tipologia per
tipologia, da altri fattori, come qualità della malta e/o presenza di ricorsi orizzontali.
Le murature che sono apparse maggiormente soggette a disgregazione sono state quelle con
tessitura irregolare, in particolare quella in pietrame disordinato e quella in pietra tenera o tufo a
conci irregolari. Hanno avuto comportamenti migliori (in genere non disgregativi) le murature
dotate di orizzontalità dei filari, di connessione trasversale e di malta di qualità buona qualità.
Le murature in conci sbozzati e quelle in pietra a spacco, così come quelle in elementi di tufo
regolari, hanno avuto comportamenti migliori nel contrastare la disgregazione, specie nei casi di
connessione trasversale e buona qualità della malta.
Le murature in blocchi lapidei squadrati e quelle in mattoni semipieni con malta cementizia in
genere non hanno presentato fenomeni disgregativi.

43
Le murature in mattoni con malta a base calce hanno manifestato, in generale, un buon
comportamento, con l’esclusione del caso in cui avevano malta pessima e assenza di ingranamento
trasversale.
Quanto sopra trova riscontro nella figura 21, dove sono riportati, per ciascuna tipologia muraria, i
valori dell’indice IQMFP; le tipologie murarie sono distinte in base alla tessitura regolare/irregolare,
alla presenza/assenza di ingranamento trasversale e alla presenza/assenza di malta di pessima
qualità. In tale figura è evidenziato, con una linea rossa, il valore IQMFP = 4.
Come si può notare, le tipologie murarie aventi le carenze prima descritte (essenzialmente, murature
irregolari prive di connessione o regolari prive di connessione e malta pessima) stanno quasi tutte
sotto a tale linea. Peraltro, valori inferiori a 4 derivano da gravi mancanze nel rispetto delle regole
dell’arte; per esse appare quindi probabile la perdita di monoliticità per effetto di azioni sismiche.
Viceversa, murature, sia irregolari che regolari, ma con connessione trasversale e malta non
pessima, hanno quasi sempre valori di IQMFP maggiori di 4.

44
Figura 21. Valori dell’indice IQMFP per le murature contemplate nella normativa [2] [3].

45
12.4 Esempi di comportamento delle murature sotto sisma
Di seguito si presentano alcune delle osservazioni sulle quali ci si è basati per valutare la maggiore
o minore propensione alla disgregazione in base alle caratteristiche della muratura.
Le osservazioni hanno riguardato edifici ordinari di due-tre piani e si basano su esperienze sia
dirette per i sismi del 1997 (Umbria-Marche), del 2009 (L’Aquila), del 2012 (Emilia-Romagna) e
del 2016 (Centro Italia) sia indirette (attraverso immagini e report) per altri sismi meno recenti, ma
comunque sempre di intensità rilevante (in modo particolare, Friuli 1976 e Irpinia 1980).
Per una discussione più approfondita si rimanda a [20] [21].

Figura 22. Località Campi Basso, Norcia (PG). Edificio con muratura in pietrame disordinato con malta di
pessima qualità, assenza di ricorsi e di connessione trasversale, tetto e solai in laterocemento. Il
danneggiamento è stato di tipo disgregativo.

46
Figura 23. Edificio in pietrame ad Onna (AQ) con elementi disposti con una certa attenzione alla tessitura e
con una certa organizzazione (omogeneità delle pietre, inserimento di elementi piatti per realizzare le
bancate) e consolidato anche con un rinzaffo profondo della malta (visibile almeno nella parte non
intonacata). Alcuni elementi di dimensione media lasciano supporre un certo grado di connessione fra i
paramenti. La muratura di tale edificio è in pietrame disordinata ma con malta buona, ricorsi orizzontali e
connessione trasversale. L’edificio non ha manifestato fenomeni disgregativi e ha subìto solo lesioni nel
piano delle murature, fornendo una soddisfacente risposta al sisma del 2009. Occorre osservare che quasi
tutte le altre costruzioni di Onna, con qualità muraria inferiore (murature costituite da ciottoli di piccola
dimensione e arrotondati e malte terrose) si sono disgregate e sono state completamente devastate dalle
scosse sismiche [54].

Figura 24. Edificio in Accumoli (RI) con sistematico utilizzo di elementi lavorati e numerose pietre di media
e grande dimensione che interessano gran parte dello spessore del muro, conferendo un certo grado di
ingranamento trasversale. L’ingranamento viene meno all’ultimo livello, dove i paramenti sembrano
nettamente scollegati. La muratura di questo edificio è in conci sbozzati senza ricorsi e con ingranamento
trasversale per la parte inferiore e in conci sbozzati senza ricorsi e privi ingranamento trasversale per la parte
superiore. L’edificio, nel sisma del 2016, si è disgregato solo nella parte superiore. A tal proposito, si ricorda
quanto scritto in precedenza relativamente ai fattori (oltre alla cattiva qualità muraria) che predispongono
alla disgregazione.

47
Figura 25. Pescara del Tronto (AP). Un esempio di muratura in pietre a spacco con ricorsi, ma priva di
connessione trasversale, e con malta di cattiva qualità. Il sisma del 2016 ha causato danni riconducibili a
fenomeni disgregativi.

Figura 26. Edificio colpito dal sisma di Tuscania (VT) del 1971. La tipologia muraria è riconducibile alla
muratura irregolare in elementi di tufo con assenza di ricorsi e di ingranamento trasversale fra i paramenti,
malta pessima. Il terremoto, di magnitudo 5.6 Richter, ha causato un crollo di tipo disgregativo dell’edificio.

48
Figura 27. Muratura in blocchi di tufo a tessitura regolare con malta di qualità medio-alta (come testimoniato
dal fatto che le lesioni interessano i blocchi e non i letti di malta) e connessione trasversale presente
trattandosi di un paramento unico. L’edificio è sito alla periferia di Norcia (PG) ed il sisma del 2016 ha
prodotto un danneggiamento riconducibile a lesioni nel piano, senza disgregazione.

Figura 28. Edificio a San Pellegrino di Norcia (PG) con muratura in blocchi di tufo a tessitura regolare con
malta di cattiva qualità (in questo caso le lesioni interessano prevalentemente i letti di malta) e connessione
trasversale presente trattandosi di un paramento unico. Il sisma del 2016 ha prodotto un danneggiamento
riconducibile a lesioni di scorrimento e, probabilmente, ad azioni legate al sisma verticale sullo spigolo ed
alla differente altezza delle due unità strutturali interagenti. In questo caso si è avuto il distacco dei blocchi
con perdita di equilibrio sullo spigolo, con un principio di disgregazione.

49
Figura 29. Edificio in mattoni dopo il sisma del 2012 in Emilia-Romagna: il sisma ha causato disgregazione
della muratura, costituita da mattoni privi di connessione fra i due paramenti (come si osserva nella sezione
muraria scoperta dal sisma) e malta di pessima qualità.

13. Riferimenti bibliografici


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[5] Borri, A., Sisti, R., Zaroli, A., Prota, A., Di Ludovico, M., 2018. Gli edifici di Campi Alto di Norcia nel sisma del
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[11] Responsabile scientifico: prof. Antonio Borri; coordinatore gruppo di ricerca: ing. Antonio Avorio. Studio sulla
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[23] Leon Battista Alberti. De Re Aedificatoria, 1452. Nel III libro (capitoli VI-IX) si parla di tipologie murarie e
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[25] Vincenzo Scamozzi, L'idea dell'architettura universale, 1615. In particolare, si leggano: Parte II, libro VIII, capo
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[26] Bernardo Vittone, Istruzioni diverse concernenti l'officio dell'Architetto Civile, 1766. Si affronta la questione delle
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[27] Francesco Milizia, Principi di architettura civile, 1785. Si veda: Parte III, libro III, capitolo I
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Costituisce il primo tentativo di classificazione delle murature indipendente da Vitruvio.
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52
Manuale per la valutazione dell’Indice di Qualità Muraria
(IQM)13

Indice

1. Premessa ....................................................................................................................................... 1
2. Esperienze dei sismi recenti.......................................................................................................... 2
3. La “gerarchia dei meccanismi” per gli edifici esistenti in muratura ............................................ 3
4. Metodo IQM - introduzione.......................................................................................................... 6
5. Giudizio sulla qualità della muratura ............................................................................................ 7
5.1 Ipotesi di base ........................................................................................................................ 7
5.2 Definizione di “regola dell’arte” ........................................................................................... 8
5.3 Valutazione della regola dell'arte ........................................................................................ 14
5.4 Criteri di giudizio sul rispetto dei parametri della regola dell’arte ..................................... 14
5.5 Tabelle di sintesi sui criteri di giudizio dei parametri della regola dell'arte........................ 25
5.6 Attribuzione dei punteggi ai parametri della regola dell'arte .............................................. 26
5.7 Criteri utilizzati per l’attribuzione dei punteggi .................................................................. 27
6. Distinzione fra muratura in mattoni pieni/blocchi e muratura in pietrame ................................ 29
7. Determinazione di IQM .............................................................................................................. 29
8. Valutazione della categoria muraria ........................................................................................... 30
9. Comportamento meccanico delle murature in base alla categoria IQM ..................................... 31
10. Correlazione di IQM con i parametri meccanici della muratura ............................................ 32
11. Le conferme sperimentali per la correlazione IQMNP vs τ0 .................................................... 37
12. IQM e Disgregazione .............................................................................................................. 38
12.1 Disgregazione muraria e regole dell’arte ......................................................................... 39
12.2 Valore soglia di IQMFP ai fini della disgregazione muraria ............................................ 41
12.3 Tipologie murarie considerate nella normativa italiana .................................................. 42
12.4 Esempi di comportamento delle murature sotto sisma .................................................... 46
13. Riferimenti bibliografici ......................................................................................................... 50

13
Il metodo dell’Indice di Qualità Muraria IQM è stato proposto e messo a punto da Antonio Borri e da Alessandro
De Maria; hanno contribuito alla sua verifica ed al suo perfezionamento Giulio Castori e Marco Corradi. I contenuti del
presente Manuale, in download da www.iqmindex.com, sono stati pubblicati in: A. Borri, M. Corradi, A. De Maria,
(2020). The Failure of Masonry Walls by Disaggregation and the Masonry Quality Index. Heritage 2020, 3(4), 1162-
1198; https://doi.org/10.3390/heritage3040065 - 22 Oct. 2020.
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