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POLITECNICO DI MILANO

Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni


Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile - Architettura

IMPIEGO DI COMPOSITI FRCM PER IL RETROFITTING ANTISISMICO DI


EDIFICI IN MURATURA. APPLICAZIONE AL PROGETTO DI RECUPERO
DELL’EX PADIGLIONE MATERNITÀ DELL’OSPEDALE DI LECCO

Relatore
Prof. ing. Marco Di Prisco

Correlatori
Prof. arch. Manuela Grecchi
Ing. Marco Carlo Rampini

TESI DI LAUREA

Francesco Bestetti 795688


Giorgio Marco Mattiolo 795996

Anno Accademico 2017/2018


ABSTRACT (IT)
I numerosi fenomeni sismici avvenuti in Italia negli ultimi anni hanno messo in evidenza la
necessità di salvaguardare il patrimonio edilizio nazionale e hanno incentivato la ricerca
di soluzioni tecnologiche innovative ed efficaci per il rinforzo antisismico delle costruzioni
esistenti. In tale contesto si inserisce la ricerca sui compositi fibrorinforzati a matrice inorganica
(FRCM) sui quali sono state pubblicate solo di recente delle linee guida che ne definiscano le
modalità di impiego e la caratterizzazione.
L’obiettivo di questa tesi è lo studio del comportamento di alcune delle numerose soluzioni
possibili di rete in fibra di vetro e matrice a base cementizia o di calce che formano il composito.
A tale scopo è stata effettuata una campagna di prove sperimentali al termine delle quali
è stata scelta una sola tipologia di composito, approfondita attraverso la realizzazione di
modelli numerici con i quali sono stati definiti i parametri necessari per l’applicazione ad un
caso studio. Di quest’ultimo, scelto appositamente in muratura portante in quanto soluzione
predominante nel panorama degli immobili italiani, è stata svolta in fase preliminare la verifica
della vulnerabilità sismica della sua struttura attraverso un modello a telaio equivalente, con
riferimento alle normative vigenti NTC 2018. La successiva analisi con aggiunta del rinforzo
ha permesso di valutare gli effetti del FRCM stesso.
L’edificio è l’ex Padiglione maternità appartenente al vecchio complesso ospedaliero di
Lecco, abbandonato per anni e successivamente dato in concessione al Politecnico di Milano
con l’obbiettivo di rifunzionalizzarlo e inglobarlo nel Polo universitario di Lecco, come avverrà
entro il prossimo anno.
Al progetto di rinforzo strutturale del padiglione si affianca una proposta di recupero
architettonico, alternativa a quella in fase di attuazione. Precede l’ideazione dell’intervento
una fase di inquadramento del contesto in cui si inserisce il lotto e un’indagine conoscitiva
dello stato di fatto con cui si definiscono la geometria, i materiali con il relativo stato di
conservazione e la tecnologia.
Il progetto prevede l’inserimento di servizi a disposizione per la città e per il Campus e un
intervento che risulti, da un lato, poco invasivo essendo uno stabile sottoposto a tutela
dalla Soprintendenza e, dall’altro, riconoscibile per le soluzioni architettoniche adottate. Si
propone, quindi, il sopralzo di un piano adibito a sala espositiva con una copertura reticolare in
calcestruzzo fibrorinforzato il cui rivestimento traslucido ne enfatizza la visibilità nel panorama
cittadino. L’intento di tale soluzione è il richiamo alle opere di Pierluigi Nervi in relazione al
carattere delle attività a cui è adibita, fra cui l’esposizione di modelli di studio delle sue opere.
Le strategie tecnologiche, impiantistiche ed energetiche selezionate sono state sottoposte
alle relative verifiche in modo da garantire l’efficienza e l’adeguatezza a livello normativo del
progetto di recupero dell’edificio.
ABSTRACT (EN)
The numerous seismic phenomena that occurred in Italy in recent years have highlighted the
need to preserve the national building heritage and have boosted the search for innovative
and effective technological solutions for anti-seismic retrofitting of existing buildings. In this
context, research into fiber reinforced cementitious matrix (FRCM) composites has recently
resulted in guidelines defining their use and features.
The objective of the present dissertation is the study of the behavior of some of the various
possible solutions of glass-fiber mesh and cementitious matrix or lime which form the
composite. To this end, an experimental testing campaign was carried out resulting in the
choice of a single type of composite, also through numerical models, to define the necessary
parameters for a case study. The case study – specifically chosen in load-bearing masonry
as this represents the main solution in the Italian building scenario – was evaluated for its
seismic vulnerability through an equivalent frame model, according to the current NTC2018
regulation. The subsequent analysis, with the addition of the reinforcement, made it possible
to evaluate the effects of FRCM.
The building involved is the maternity ward of the former hospital in Lecco, which was
abandoned for years and later given to Politecnico di Milano to be requalified and incorporated
into the university campus in Lecco, which will happen within next year.
Besides the structural reinforcement project of the ward there is also a proposal for architectural
refurbishment, alternative to the one being implemented. The design of the intervention was
preceded by the overview of the context in which the lot was inserted, and a cognitive survey
of its actual state as to geometry, materials and technology was carried out.
The project involves the inclusion of services for the city and the Campus, as well as an
intervention that is both non-invasive – as the building is protected by the Superintendence
– and recognizable for the architectural solutions adopted. Therefore, an added storey is
proposed to be used as exhibition hall, with a reticular roof in fiber-reinforced concrete, whose
translucent coating makes it recognizable in the city landscape. This solution aims at referring
to the works of Pierluigi Nervi regarding its intended use, including the exhibition of study
models of works.
The selected technological, plant-engineering and energetic strategies have been subjected
to relevant tests in order to guarantee efficiency and regulatory accordance of the building
recovery project.
INDICE

01 ANALISI PRELIMINARI 1

01.1 ANALISI TERRITORIALE 3


01.1.1 Inquadramento 3
01.1.2 Accessibilità a scala extraurbana 4
01.2 ANALISI URBANISTICA E DI QUARTIERE 6
01.2.1 Evoluzione storica 6
01.2.2 Luoghi di interesse 8
01.2.3 Destinazioni d’uso 9
01.2.4 Accessibilità a scala urbana 10
01.2.5 Vincoli 12
01.2.6 Funzioni di interesse 12
01.3 ANALISI DEL LOTTO DI PROGETTO 14
01.3.1 Contesto 14
01.3.2 Sistema dei flussi esterni 16
01.3.3 Permeabilità del lotto 17
01.4 ANALISI FDOM 18

02 INDAGINI CONOSCITIVE 23

02.1 INTRODUZIONE 25
02.2 EVOLUZIONE STORICA DELL’EDIFICIO 25
02.3 RILIEVO DELLO STATO DI FATTO 26
02.3.1 Rilievo metrico 27
02.4 ANALISI DELLE STRUTTURE MURARIE 32
02.4.1 Edifici in muratura 32
02.5 RILIEVO DELLA STRUTTURA ESISTENTE 41
02.5.1 Prove endoscopiche 43
02.5.2 Prove con martinetti 44
02.5.3 Prove SONREB 46
02.5.4 Prove di taglio 48

INDICE I
03 PROGETTO ARCHITETTONICO 51

03.1 INTRODUZIONE 53
03.2 PROGRAMMA FUNZIONALE E DESTINAZIONI D’USO 53
03.3 RIFERIMENTI PROGETTUALI 55
03.3.1 Sopralzo dell’edifico 55
03.4 CONCEPT E SVILUPPO VOLUMETRICO 59
03.4.1 Layout funzionale 66
03.5 PROGETTO 68
03.5.1 Masterplan 68
03.5.2 Sviluppo di piante e sezioni 69
03.5.3 Sviluppo dei prospetti 75
03.5.4 Demolizioni e costruzioni 81
03.6 VERIFICHE NORMATIVE 82
03.6.1 Sicurezza antincendio 82
03.6.2 Accessibilità 89

04 PROGETTO TECNOLOGICO 95

04.1 NORMATIVA PER L’INVOLUCRO EDILIZIO 97


04.2 REQUISITI DEGLI ELEMENTI COSTRUTTIVI 100
04.2.1 Requisiti termici: (Decreto 26/6/2015) 100
04.2.2 Requisiti igrometrici: (DM 18 Dicembre 1975) 101
04.2.3 Condizioni acustiche: (DPCM 5/12/97) 104
04.2.4 Tenuta all’aria: (DM 18 Dicembre 1975) 105
04.2.5 Tenuta all’acqua: (DM 18 Dicembre 1975) 105
04.2.6 Resistenza al fuoco delle strutture: (DM 26 Agosto 1992) 106
04.2.7 Reazione al fuoco dei materiali: (DM 26 Agosto 1992) 106
04.2.8 Resistenza agli urti: (DM 18 Dicembre 1975) 106
04.3 PRESTAZIONI DEI PACCHETTI TECNOLOGICI 107
04.3.1 Edificio esistente 107
04.3.2 Intervento di sopraelevazione 110
04.4 ANALISI ILLUMINOTECNICA 115
04.4.1 Introduzione 115
04.4.2 Contesto 116
04.4.3 Le grandezze e i fattori dell’ambiente luminoso 116
04.4.4 Illuminazione artificiale 125

II INDICE
04.5 NORMATIVA PER IL COMFORT TERMICO 126
04.5.1 Bilancio termico e comfort del corpo umano 127
04.5.2 Parametri di controllo 130
04.5.3 Parametro integrato per il comfort: la temperatura operativa 130
04.6 NORMATIVA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA 136
04.6.1 Indice di prestazione energetica 136
04.7 PARAMETRI ANALIZZATI E RAPPRESENTAZIONE 138
04.7.1 Comfort termico: metodo statico e adattivo 138
04.7.2 Fabbisogno termico: calore sensibile e latente 139
04.7.3 Bilancio energetico 140
04.8 SIMULAZIONE DINAMICA CON TRNSYS 141
04.8.1 Flusso di lavoro 142
04.8.2 Caratteristiche e impostazioni del modello base 144
04.8.3 Analisi comfort termico ed efficienza energetica 146
04.9 STRATEGIE ENERGETICHE 160
04.9.1 Schematic design 161
04.9.2 Layout impiantistico 164

05 PROGETTO STRUTTURALE 167

05.1 INTRODUZIONE 169


05.2 CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO (FRC) 170
05.3 PROPRIETÀ MECCANICHE DEI MATERIALI 175
05.4 PROGETTO DEL GRATICCIO 176
05.4.1 Definizione della geometria 176
05.4.2 Analisi dei carichi 176
05.4.3 Calcolo della combinazione delle azioni 182
05.4.4 Dimensionamento e verifica delle travi 184
05.4.5 Dimensionamento e verifica del pilastro 198
05.4.6 Messa in opera 203
05.4.7 Progetto della connessione tra moduli 206
05.5 PROGETTO DELLA PIASTRA IN CALCESTRUZZO 212
05.5.1 Geometria della piastra 212
05.5.2 Analisi dei carichi e modellazione 213
05.5.3 Risultati dell’analisi ad elementi finiti 213
05.5.4 Dimensionamento e verifica della piastra 215

INDICE III
06 VULNERABILITÀ SISMICA 231

06.1 INTRODUZIONE 233


06.2 COMPORTAMENTO SISMICO DEGLI EDIFICI IN MURATURA 235
06.3 CARICHI AGENTI 237
06.3.1 Carichi permanenti 238
06.3.2 Carichi variabili 239
06.4 ANALISI DEI MASCHI MURARI 240
06.4.1 Ripartizione delle forze orizzontali 241
06.5 MODELLAZIONE CON METODO A TELAIO EQUIVALENTE 245
06.5.1 Validazione del modello 248
06.5.2 Modellazione della struttura esistente 259
06.6 DEFINIZIONE DELL’AZIONE SISMICA 265
06.7 ANALISI STATICA LINEARE 272
06.7.1 Confronto con Midas 275
06.8 ANALISI MODALE 277
06.9 COMBINAZIONE DEI CARICHI 280
06.10 VERIFICHE DI SICUREZZA 281
06.10.1 Pressoflessione nel piano 282
06.10.2 Pressoflessione fuori piano 284
06.10.3 Taglio nel piano 287
06.10.4 Flessione e taglio nelle travi di accoppiamento 287
06.11 MECCANISMI DI COLLASSO 289
06.11.1 Analisi cinematica lineare 291
06.11.2 Analisi cinematica non lineare 292
06.11.3 Verifica di sicurezza in stato limite si salvaguardia della vita 293
06.11.4 Tipologie di meccanismi 294
06.11.5 Verifica a flessione verticale di parete 303

07 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 313

07.1 INTRODUZIONE 315


07.2 MATERIALI 317
07.2.1 Rinforzo in fibra di vetro 317
07.2.2 Matrice 319

IV INDICE
07.2.3 Fibre disperse 321
07.2.4 Comportamento globale del composito 322
07.3 PREPARAZIONE DEI PROVINI 323
07.3.1 Prove di trazione 323
07.3.2 Prove di strappo (Single lap) 325
07.4 PROVE SPERIMENTALI 326
07.4.1 Strumenti 326
07.4.2 Prove di trazione diretta 326
07.4.3 Prove di strappo 327
07.5 RISULTATI SPERIMENTALI 328
07.5.1 Prove di trazione diretta 328
07.5.2 Fattore di efficienza (EF) 336
07.5.3 Prove di strappo (Single Lap) 340
07.6 TARATURA NUMERICA DEL RINFORZO 347
07.6.1 Modello numerico del FRCM 347
07.6.2 Taratura del modello in muratura 351
07.6.3 Modellazione dei setti ESISTENTI e rinforzo 356
07.7 VERIFICHE DEI SETTI RINFORZATI 364
07.7.1 Definizione dei parametri dei setti rinforzati 365
07.7.2 Confronto tra valori di resistenze a taglio 368
07.7.3 Esito delle verifiche con FRCM 370

08 CONCLUSIONI 391

INDICE DELLE FIGURE 397


INDICE DELLE TABELLE 405
BIBLIOGRAFIA 415
RIFERIMENTI NORMATIVI 418
SITOGRAFIA 422
RINGRAZIAMENTI 425
APPENDICI 427

INDICE V
ANALISI PRELIMINARI
01.1 Analisi territoriale
01.2 Analisi urbanistica
01.3 Analisi del lotto di progetto
01.4 Analisi FDOM

01
01.1 ANALISI TERRITORIALE
01.1.1 INQUADRAMENTO
La realizzazione di un progetto richiede un’adeguata conoscenza del lotto di intervento affin-
ché le scelte, gli obiettivi e le strategie adottate siano coerenti ed integrate con il contesto in
cui ci si inserisce e ne rispondano alle necessità. Il primo passo è stato, dunque, l’analisi della
città di Lecco sotto diversi aspetti: geografico, climatico, storico e urbanistico.

01.1.1.1 ASPETTI GEOGRAFICI


Capoluogo dell’omonima provincia lombarda, Lecco copre una superficie di circa 45 km2, di
cui circa 12 km2 di area urbanizzata.
Si inserisce in una conca tra le Prealpi ad est ed il tratto finale del ramo orientale del lago di
Como in cui ha inizio il fiume Adda che riprende il suo corso immettendosi nel lago di Garlate.
Altri corsi d’acqua la percorrono come i tre torrenti del Gerenzone, Caldone e Bione che
hanno origine nella fascia montuosa che sovrasta la città.
Ha un’altitudine che varia dai 214 metri sul livello del mare dell’area del centro fino ai 1875
metri della cima del monte Resegone. Quest’ultimo è noto per la sua morfologia che mostra
una sorta di “denti rocciosi” tali da farlo sembrare una sega, al punto da essere diventato un
elemento caratteristico del paesaggio della zona, visibile sin da Milano. Insieme al gruppo
delle Grigne domina la catena montuosa che circoscrive Lecco. Sull’altra riva dell’Adda, a
ovest, si trova il monte Barro nel quale è stato costituito l’omonimo parco regionale a tutela
della flora e fauna che custodisce.
Per quanto riguarda l’aspetto relativo alla sismicità, la città di Lecco presenta un rischio sismi-
co molto basso e distribuito in modo uniforme sul territorio. Il comune è stato infatti classificato
Figura 01.1 | Veduta da satellite di Lecco
con indicazione del lotto (Google Maps)

ANALISI PRELIMINARI 3
come zona 3 dalla protezione civile nazionale. Si approfondirà l’argomento al Capitolo 6.

01.1.1.2 ASPETTI CLIMATICI


Il territorio in cui si colloca la città, al contempo montuoso e lacustre, presenta un clima
continentale con temperature moderate, infatti nel periodo invernale le minime medie sono
superiori a 0°. Generalmente, i valori di umidità relativa risultano essere elevati durante tutto
l’anno (intorno al 75% di media), con il rischio di determinare del disconfort in particolare nel
periodo estivo.
La causa di questo fenomeno si può attribuire alla presenza del lago e alle frequenti preci-
pitazioni - che in media raggiungono i 150 mm mensili - anche nei mesi più caldi, al punto
che si arriva ad avere circa 15 giorni di pioggia tra aprile e luglio.1 Nonostante ciò, le nevicate
avvengono di rado nella zona urbana.
Infine, i flussi del vento provengono tipicamente da due direzioni predominanti, nord, caratte-
rizzate da velocità maggiori e sud; la presenza del massiccio montuoso delle Alpi Orobie ad
ovest garantisce un modesto riparo per il territorio.

Figura 01.2 | Temperature medie mensili


(Meteonorm)

01.1.2 ACCESSIBILITÀ A SCALA EXTRAURBANA


Data la collocazione geografica, a livello extraurbano la città di Lecco risulta essere un impor-
tante crocevia a livello di arterie stradali e di linee ferroviarie.

01.1.2.1 SISTEMA VIARIO


La strada principale che attraversa la città è la superstrada SS 36, detta “del Lago di Como
e dello Spluga”, che rappresenta un collegamento diretto per Monza e Milano da un lato e
per la Valtellina dall’altro. Altre direttrici minori consentono di raggiungere Como ed i comuni
limitrofi quali Malgrate, Valmadrera e Galbiate come la strada provinciale SP 37 e la statale
SS 583. Anche la provinciale SP 72 è rilevante per raggiungere i comuni che si affacciano sul
lago come Mandello del Lario e Abbadia Lariana.

4 ANALISI PRELIMINARI
01.1.2.2 RETE FERROVIARIA
Lecco è uno snodo fondamentale a livello ferroviario grazie alla stazione dei treni le cui di-
mensioni garantiscono un collegamento ai principali capoluoghi di provincia lombardi come
Milano, Monza, Como, Bergamo e Sondrio. Le principali linee sono la RegioExpress RE8,
facente parte dei treni regionali veloci, che dalla stazione centrale di Milano raggiunge Tirano,
le linee regionali R7, R13 e R18, dirette rispettivamente a Bergamo, a Sondrio e a Como e,
infine, le linee suburbane S7 e S8 che raggiungono la stazione milanese di Porta Garibaldi
passando per i comuni della Brianza.

01.1.2.3 SERVIZIO PUBBLICO EXTRAURBANO


A supplemento del trasporto ferroviario che non raggiunge i comuni limitrofi è disposta una
rete di trasporto pubblico extraurbano su gomma di cui esistono molteplici linee a servizio
principalmente dell’utenza lavorativa e soprattutto scolastica.
Le destinazioni principali del servizio pubblico sono Galbiate e Pescate, Valmadrera e Civate,
Abbadia Lariana e Mandello del Lario come riportato nell’immagine in cui sono indicate le
linee che le raggiungono.
In piazza Lega Lombarda, oltre alla stazione ferroviaria, si trova la stazione degli autobus,
capolinea di numerose linee; altra fermata di rilievo è Largo Caleotto, posta di fronte al centro
commerciale delle Meridiane.

Figura 01.3 | Principali linee di trasporto


pubblico interurbano

ANALISI PRELIMINARI 5
Si può affermare che sia ben sviluppata la rete di trasporti pubblici, nonostante sia rilevante il
traffico dovuto al trasporto privato su gomma.

01.2 ANALISI URBANISTICA E DI QUARTIERE


Dalla scala extraurbana si è passati all’analisi a livello comunale e di quartiere per definire le
caratteristiche del contesto in cui il lotto di progetto si inserisce. Considerando i tredici rioni
in cui la città si articola, si tratta del rione di Pescarenico, posto nella zona centro-orientale,
poco distante dal centro storico e posta tra il fiume Adda e la linea ferroviaria. L’area su cui
si interviene è quella del campus universitario della sede di Lecco del Politecnico di Milano
- in particolare l’edificio attualmente chiuso e senza funzione del padiglione dell’ex-maternità
dell’ospedale vecchio - racchiusa tra la via Amendola, una delle arterie urbane principali, che
collega il lungolago con la parte più interna dell’insediamento, e dalle due strade minori di via
Ghislanzoni e via Previati.

01.2.1 EVOLUZIONE STORICA


La prima analisi effettuata si è rivolta allo sviluppo storico della città anche attraverso le prin-
cipali mappe catastali e cartografiche dal Catasto Lombardo-Veneto, elaborato nella seconda
metà dell’800 per volontà del governo austriaco allo scopo censuario e fiscale, ad oggi.
In seguito all’Unità d’Italia, Lecco si presentava come un’aggregazione di 13 comuni, distinti
a livello fisico e geografico, che raggiungevano una popolazione di circa 16.000 abitanti che
viveva principalmente di pesca e di produzione e lavorazione della seta nelle numerose filan-
de presenti nella città e dintorni. Tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, Lecco assiste ad
uno sviluppo economico notevole grazie alla nascita di industrie siderurgiche la cui espansio-
ne è tale da renderla una delle principali città industriali italiane. Ciò determina un’espansione
del comune anche nelle zone periferiche con l’edificazione di numerosi capannoni industriali
e edifici residenziali, andando a colmare le aree rurali che si frapponevano tra i diversi centri
abitati. Un’altra conseguenza inevitabile è l’incremento degli abitanti che raggiungono quasi
le 40.000 unità grazie anche all’annessione dei paesi limitrofi minori avvenuta nel 1928. Il
rapido ampliamento a livello edilizio impedisce, tuttavia, di definire un piano regolatore che
stabilisse un’impostazione razionale del tessuto urbano causando una distribuzione caotica
dell’edificato. Inoltre, la realizzazione della rete ferroviaria che consente il collegamento con i
principali capoluoghi porta un enorme beneficio alla città a livello economico, ma che ancora
una volta influisce negativamente sull’urbanistica che vede la città spaccata in due zone.
A cavallo tra ‘800 e ‘900, vengono realizzati parte degli edifici che caratterizzano l’area di

6 ANALISI PRELIMINARI
interesse oggetto dell’analisi; risale a questo periodo storico, infatti, la realizzazione della
prima porzione dell’ex complesso ospedaliero, costituita dai padiglioni che attualmente com-
prendono la parte amministrativa della nuova sede del polo universitario.
Come risulta dalla cartografia dell’IGM del 1944, la restante porzione di edificato relativo
all’ospedale, tra cui l’edificio di studio, è associabile al primo dopoguerra. Ad eccezione di
alcuni fabbricati, già negli anni ’40 il territorio circostante l’area di progetto risultava delineato.
Nella seconda metà del ‘900 si verificò la crisi delle principali industrie della città, in concomi-
tanza con una generale crisi dell’industria italiana, che condusse allo smantellamento di tutte
le grandi acciaierie che avevano rappresentato Lecco per un secolo, trasferendo l’attività
Figura 01.4 | Cartografia IGM, 1888
lavorativa principale al settore terziario del turismo. Figura 01.5 | Cartografia CTR

Dal 1993 è stata introdotta nella città una sezione del Politecnico di Milano, inizialmente in
via Oggiono, recentemente trasferitasi in via Previati (2013), andando a riqualificare tutto
il complesso occupato dal vecchio ospedale, con uno nuovo destinato a ospitare tutte le
strutture necessarie al Politecnico, incluse le residenze per studenti e un edificio per il Centro
Nazionale di Ricerca CNR.
Si può, quindi, concludere dall’analisi storica che, ad eccezione del centro storico, la maggio-
ranza degli edifici cittadini risulta realizzata tra fine ’800 e i primi trenta anni del ‘900, mentre
l’area di intervento rientra in un contesto di nuova costruzione.

ANALISI PRELIMINARI 7
Figura 01.8 | Evoluzione storica nei
pressi del lotto

01.2.2 LUOGHI DI INTERESSE


Lecco è una città principalmente turistica, perciò offre numerose attrattive non solo a livello
naturalistico, ma anche architettonico, artistico e culturale. Dunque, al di là del bel lungolago
e delle escursioni o arrampicate che si possono effettuare dal monte Barro al Resegone,
si contano numerosi edifici e monumenti legati alla sua storia e ai personaggi che l’hanno
rappresentata, tra cui spicca il Manzoni con il suo romanzo “I promessi sposi”. Nel complesso
degli edifici religiosi si ricorda:

Figura 01.6 | Basilica di San Nicolò


Figura 01.7 | Palazzo delle paure

8 ANALISI PRELIMINARI
-- la Basilica romana prepositurale minore di San Nicolò, il cui aspetto attuale di stampo
neoclassico si deve all’architetto Giuseppe Bovara che ci lavorò tra il 1831 e il 1862, alla
quale si accede tramite una scalinata da piazza Cermenati, con il relativo campanile di San
Nicolò in stile neogotico, risalente al 1904;
-- il Santuario di Nostra Signora della Vittoria, eretto a memoria dei caduti della Grande
Guerra i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1818 per terminare nel 1932, quando venne
consacrata.
Come architettura civile, invece, tra le principali attrazioni si trova:
-- Villa Manzoni, la residenza paterna del poeta Alessandro Manzoni, ora sede del Civico
museo manzoniano e della Pinacoteca comunale. L’edificio in stile neoclassico suscita
grande interesse per il valore architettonico, ma soprattutto storico e culturale;
-- la torre Viscontea, voluta dalla famiglia Visconti, è la rimanenza della cinta muraria
di quello che era il castello della città, abbattuto poi dagli austriaci. Venne edificata nel
XIV secolo e ricoprì diverse funzioni tra cui carcere fino a diventare, oggi, sede di mostre
temporanee dei Musei Civici e dell’Assessorato Cultura del Comune di Lecco;
-- il Palazzo delle Paure fu realizzato nel 1906 come sede della dogana, venne abbattuto
e ricostruito nel 1916 in stile eclettico neomedievale; nel 1964 divenne sede dell’intendenza
della finanza e del catasto fino a divenire sede museale.

01.2.3 DESTINAZIONI D’USO


Da un’analisi generale della distribuzione delle funzioni nel tessuto cittadino si può notare
che l’uso del suolo rispecchia l’evoluzione subita nel corso della storia; infatti, la separazione
determinata dalla ferrovia individua una zona a nord ovest, quella del centro storico in cui si
ha la concentrazione di edifici residenziali, pubblici e commerciali, mentre nella parte a sud
est c’è una maggiore concentrazione di edifici che hanno o avevano una funzione industriale.
Bisogna sottolineare anche la presenza rilevante di strutture relative ai servizi di istruzione,
dalla scuola primaria all’università e che la loro locazione sia tendenzialmente in prossimità
della stazione ferroviaria.
Un altro fattore importante è il sistema di verde pubblico e privato, indice di benessere sociale
ed ambientale, oltre che servizio importante soprattutto per una città che si trova inserita in
un contesto naturale tanto rilevante da essere simbolo di Lecco come il lago e il Resegone.
Tuttavia, le aree verdi di maggiore estensione risultano essere quelle private degli edifici
residenziali e dei poli commerciali.
I parchi pubblici sono di dimensioni contenute e discontinui a causa della densità del costru-
ito; un’eccezione è rappresentata dal lungolago in cui si è sviluppato un percorso alberato,
intervallato da aree verdi pubbliche attrezzate, che si snoda per tutta la sua l’estensione. In
prossimità del lotto di progetto, si inserisce un giardino pubblico con accesso da via Amendola.
Sempre nella zona circostante via Amendola, gli edifici sul lato della strada rivolto al lago,

ANALISI PRELIMINARI 9
rappresentando le ultime propaggini del centro cittadino, risultando essere principalmente
ad uso residenziale e commerciale e lo stesso avviene per via Previati; dall’altro lato si ha
la scuola elementare comunale De Amicis. Nella zona disposta principalmente lungo via
Ghislanzoni, il tessuto urbano ha mantenuto un carattere più industriale: di fronte al lotto
di progetto si presenta l’area della Ex Piccola Velocità oggi destinata a servizi comunali -
principalmente il mercato cittadino - e, proseguendo lungo la stessa via, si trova l’ex fabbrica
Biocosmes, prossima a tutta l’area industriale del Caleotto. Si ha poi il polo universitario del
Politecnico di Milano, come detto in precedenza, servizio di istruzione che occupa l’area su
cui sorgeva il precedente ospedale, all’interno del quale di inserisce l’edificio su cui si effettua
l’intervento.
Per quanto riguarda il sistema dei parcheggi, ad eccezione di quelli che si possono trovare
lungo le strade urbane, ne sono presenti diversi, principalmente a pagamento. I principali,
con le capienze maggiori, sono posti a ridosso degli snodi viari e di collegamento principali,
come la stazione o il terminal delle autolinee di Largo Caleotto e del centro commerciale delle
Meridiane. Un altro parcheggio è posto nell’area della Piccola, privato e di notevoli dimensioni.

Figura 01.9 | Distribuzione del verde


pubblico
Figura 01.10 | Uso del suolo

01.2.4 ACCESSIBILITÀ A SCALA URBANA


Dalla valutazione del sistema di accesso a livello extraurbano alla città si è passati alla mobi-
lità urbana, fino a concentrarsi sull’area di studio, analizzando i collegamenti pedonali rispetto
ai punti nodali del trasporto pubblico extraurbano, come la stazione ferroviaria ed il terminal

10 ANALISI PRELIMINARI
delle autolinee, ed ai principali parcheggi cittadini fino al centro storico.
Si può notare che dal sito del Politecnico ci sono dei passaggi pedonali diretti che conducono
alla stazione dei treni, al centro commerciale delle Meridiane e al centro storico: tutti i servizi
di interesse risultano raggiungibili velocemente entro un raggio di 10/15 minuti. Manca tut-
tavia una pista ciclabile che si connetta direttamente a quella principale costeggiante il lago.
A livello di mobilità a motore, non essendo il lotto nelle strette vicinanze del centro, ma in una
posizione strategica lungo una delle vie di transizione urbane principali che collega la città
da nord-est a sud-ovest, è facilmente raggiungibile e offre dei posti auto nelle traverse di via
Amendola, oltre al già citato parcheggio della Piccola.
La rete di mezzi pubblici che garantisce la mobilità a livello urbano, consente di raggiungere Figura 01.11 | Accessibilità al lotto

ANALISI PRELIMINARI 11
il Politecnico grazie alla fermata di pertinenza “Mercato”, servita da tre linee di autobus (linee
3, 5, 8) che riescono a coprire buona parte dei quartieri cittadini.

01.2.5 VINCOLI
Per definire l’intervento da effettuare all’interno di un lotto è necessario verificare il tipo di
vincolo presente sul suolo onde evitare che ne impedisca la realizzazione.
Si è, dunque, tenuto conto dei vincoli previsti dal Piano di Governo del Territorio (PGT) di
Lecco come la fascia di rispetto dei territori con termini ai laghi, secondo l’articolo 142 lett. b
D. Lgs. 42 del 2004, della fascia di rispetto ferroviario che prevede di mantenere una distanza
minima dalla linea ferroviaria di 30 metri, secondo il Dpr 753/80, delle aree di salvaguardia
del rischio archeologico e, infine della presenza o meno di un vincolo direttamente applicato
sull’immobile, nel rispetto dell’articolo 10 D. Lgs. 42/2004. Come si vede nell’immagine, tutte
le eventuali restrizioni che potrebbero influire sul sito non lo coinvolgono, ad eccezione del
vincolo imposto dalla Soprintendenza su alcune porzioni dell’edificio per il quale, essendo
considerato come bene culturale di interesse storico-artistico, è previsto che rimangano im-
mutate le facciate e la scala semicircolare della facciata a sud ovest.

Figura 01.12 | Vincoli

01.2.6 FUNZIONI DI INTERESSE


Le funzioni presenti nella città sono state analizzate in relazione al bacino d’utenza e al lotto
interessato dall’intervento, perciò rivolte ad un’utenza come quella degli studenti del polo
universitario, per i quali sono presenti nell’area circostante molti servizi di supporto a quelli
già offerti dallo stesso Istituto.
Il primo servizio necessario è quello di punti di ristoro attrezzati; il Politecnico offre un servizio
bar/mensa che viene, ovviamente, affiancato da una serie di punti ristoro che offrono servizi
opportunamente diversificati per studenti ed impiegati; ciò è dovuto anche alla presenza nella

12 ANALISI PRELIMINARI
zona di numerosi uffici. A ciò si aggiungono il polo mercatale, in cui è organizzato con ca-
denza settimanale il mercato cittadino, che offre molti punti di ristoro e il centro commerciale
“Le Meridiane”, che offre tutti i servizi garantiti da un supermercato e che dista dal lotto pochi
minuti a piedi.
Nelle funzioni relative all’ambito didattico rientrano anche servizi di stampa, aule studio e
biblioteche: in questo caso tutte sono offerte dal Politecnico, tuttavia spesso le aule libere per
lo studio e per lavorare sui progetti richiesti dai corsi accademici possono rivelarsi insufficienti
anche in ragione del fatto che esse siano concesse ad enti esterni per i quali vengono affitta-
te. Al di fuori del campus universitario non c’è un’offerta che consenta agli studenti di fruirne
rimanendo nei pressi della sede, infatti, per esempio, la biblioteca comunale si trova ad un
Figura 01.13 | Funzioni di interesse

chilometro di distanza, circa in prossimità della stazione; non è, quindi, immediata la possi-
bilità di utilizzo per chi si trova, appunto, al Politecnico. Per quanto riguarda le sale stampa,
oltre ad essercene una all’interno del polo, ce ne sono diverse nell’intorno a disposizione degli
studenti che ne fanno largo impiego, perciò questo servizio è garantito.
Una funzione assolta dal Politecnico nelle sedi di Milano, ma che non ha riscontro a Lecco, è
la presenza di un servizio di incubatore di imprese, chiamato PoliHub. Dal momento che an-
che nel contesto cittadino lecchese in generale non sono attivi servizi di questo tipo, potrebbe
essere utile per i laureati o lavoratori che vogliano creare una start up poter usufruire di spazi

ANALISI PRELIMINARI 13
adibiti a piccoli uffici in cui poter stabilire la nuova impresa personale.
Un altro aspetto che si può considerare in merito alle funzioni connesse all’ambiente univer-
sitario è la possibilità di esporre i lavori ed i progetti degli studenti prodotti in ambito di tesi,
ricerche o di laboratori. È frequente l’esposizione di elaborati interessanti e plastici o ancora
di produzioni esterne nei corridoi o negli spazi liberi degli edifici del polo le cui dimensioni lo
consentono, tuttavia non possono essere mantenute a lungo. Potrebbe, dunque, essere utile
ragionare sulla presenza di spazi che fungano da sale espositive permanenti in cui poter
allestire delle mostre, anche temporanee, nel momento in cui ce ne sia la necessità. Al di fuori
del polo, questo tipo di funzione la possono svolgere edifici che attualmente rivestono funzioni
di gallerie o di musei, come il Palazzo delle Paure, che però, oltre ad essere distanti dal polo,
sono adibiti a mostre che abbiano una rilevanza a livello anche sovraccomunale.
Dunque, si può affermare che i servizi garantiti siano soddisfacenti sia come varietà che come
accessibilità, ma potenzialmente implementabili con l’aggiunta di spazi studio e lavoro per gli
studenti e spazi per esposizioni.

01.3 ANALISI DEL LOTTO DI PROGETTO


Nell’ultima fase delle analisi si è affrontato nel dettaglio lo studio del lotto di progetto, analiz-
zando il complesso di edifici presenti e le caratteristiche intrinseche dell’area sia per quanto
riguarda il sistema di flussi e della sua accessibilità da parte di un’utenza esterna, sia per
quanto riguarda la permeabilità del lotto da un punto di vista fisico, del rumore e visivo.

01.3.1 CONTESTO
L’individuazione degli edifici che compongono il polo universitario e delle loro caratteristiche
è importante in quanto rappresenta il contesto principale con cui l’edificio soggetto dell’inter-
vento dovrà dialogare.

Figura 01.14 | Politecnico di Milano,


Polo territoriale di Lecco

14 ANALISI PRELIMINARI
Il complesso è andato a sostituire quello che un tempo era l’ospedale di Lecco, di inizio ‘900,
del quale il nuovo intervento ha voluto mantenere dei fabbricati, come l’edificio a “pettine”,
in quanto caratteristico di quell’architettura e del periodo in cui è stato progettato, ma anche
realizzare costruzioni ex novo.
Si osserva, perciò, una tipologia di intervento che, da un lato, pone attenzione nel mante-
nere inalterati gli edifici preesistenti e le relative caratteristiche (come si può vedere nelle
residenze Loos e nella direzione in cui ci si è attenuti agli originali ripristinando gli elementi
come le cornici delle finestre ed intervenendo sulla copertura con una soluzione nuova, ma
che si rifacesse alle peculiarità dell’esistente come il tetto a falde); dall’altro vuole essere un
manifesto di quelle discipline di cui si insegna, volte alla ricerca delle tecnologie può evolute e

Figura 01.15 | Polo territoriale di Lecco,


area dell’ex-ospedale (Google Maps)

della composizione architettonica che sappia essere moderna, ma capace di dialogare con il
contesto. Le cromie neutre che caratterizzano le nuove costruzioni sono pensate per mettere
in risalto i fabbricati recuperati.
Gli edifici disposti lungo via Ghislanzoni, le residenze e la direzione sono quelle più vicine
al padiglione su cui si interviene, quindi le più influenti. Il loro esempio e i vincoli presenti
sull’edificio orientano l’intervento di recupero su una strategia di intervento poco invasivo e
che non sovrasti a livello cromatico e materico la parte preesistente.
Un ultimo aspetto rilevante del contesto di progetto è la presenza della Piccola, classificata

ANALISI PRELIMINARI 15
come Area di Trasformazione Urbana (ATU), cioè un’area per la quale si prevede potenzial-
mente una riqualifica; ne sono una prova i bandi indetti per ottenere proposte di progetto.

01.3.2 SISTEMA DEI FLUSSI ESTERNI


Per comprendere l’accessibilità e i flussi dell’area si è svolta un’analisi sui percorsi principali
di accesso. Innanzitutto, bisogna sottolineare il fatto che il lotto di progetto attualmente risulta
inaccessibile in quanto delimitato da una recinzione preesistente in lamiera che ne impedi-
sce l’ingresso a causa del pericolo che può costituire l’edificio abbandonato da decenni. Si
parla di percorsi di accesso al polo universitario, comunque adiacente al padiglione e di cui
quest’ultimo andrà a far parte.

Figura 01.16 | Sistema dei flussi

L’utenza che interessa maggiormente è sicuramente quella degli studenti che spesso proven-
gono da località extracomunali e arrivano a Lecco in treno, perciò il flusso che seguono per
raggiungere l’università è quello che parte dalla stazione ferroviaria, attraversando prima via
Sassi e poi via Marco D’Oggiono. In alternativa, anche gli studenti che giungendo in macchina
parcheggiano alle Meridiane o alla Piccola confluiscono nello stesso incrocio di via Amendola
dove, inoltre, si trova la fermata dell’autobus. L’accesso favorito per il Politecnico risulta,
quindi, quello da via Ghislanzoni. Ciò è avallato dal fatto che l’ingresso delle residenze Adolf
Loos, inaugurate nel 2014, sia proprio in questa via. L’altro accesso è posto in via Previati,

16 ANALISI PRELIMINARI
a livello ribassato rispetto al piano terra degli edifici universitari, per cui vi si accede da una
scalinata o eventualmente tramite l’ascensore.
I due accessi principali definiscono un asse viario che costituisce la corte del polo, ad esclusivo
uso pedonale, ma importante per il collegamento tra le due vie. Un ulteriore asse ortogonale
al primo sarebbe presente e congiungerebbe via Amendola alla corte del polo se non fosse
impedito dalla presenza della recinzione che isola l’edificio dell’ex-maternità.

01.3.3 PERMEABILITÀ DEL LOTTO


Si è quindi analizzata la permeabilità dell’area di progetto secondo tre diverse caratteristiche:
sonora, visiva e fisica.

Figura 01.17 | Sistema della


permeabilità

ANALISI PRELIMINARI 17
Per quanto riguarda la prima, l’area di studio è affiancata su due lati da altrettante strade,
fonte di rumorosità più o meno intense: via Ghislanzoni, grazie al senso unico di marcia e ad
un modesto traffico, riesce a contenere i livelli medi di indice sonoro che si attestano su valori
di 60 - 65 dBA, mentre la più trafficata via Amendola raggiunge un livello di rumorosità medio
compreso tra 78 e 83 dBA, superiore al livello massimo accettabile per un corretto comfort
acustico. Per quanto riguarda l’area interna del polo universitario e le sue corti interne, invece,
si presenta un livello di rumorosità molto basso, tra i 45 e i 50 dBA.2
Passando all’analisi della permeabilità visiva e fisica, si verifica subito una stretta correlazione
tra le due in quanto le barriere che circondano il padiglione superano i due metri di altezza e
sono piene su tre lati, lasciando spazio alla vista solo su uno, quello rivolto verso la corte del
polo.

01.4 ANALISI FDOM


A conclusione delle analisi svolte si è realizzata un’analisi FDOM - acronimo di forze, debo-
lezze, opportunità e minacce -, cioè uno studio sintetico il cui obiettivo è quello di definire le
caratteristiche principali, positive e negative, dell’oggetto di studio in relazione con il contesto
in cui si colloca.
Definendo cinque categorie principali di fattori, cioè Connessioni, Ambiente, Identità, Società
e Infrastrutture/servizi, è emersa la tabella riportata di seguito. Identificando gli aspetti princi-
pali si può riassumere gli aspetti principali dicendo che i caratteri di Forza più rilevanti sono
la posizione strategica di vicinanza ai servizi pubblici urbani ed extraurbani e la posizione
all’interno del polo universitario del Politecnico; le Debolezze riguardano, invece, la condizio-
ne di abbandono e l’inaccessibilità dell’edificio che non ne valorizzano l’importanza storica; le
Opportunità di cui gode il lotto sono la presenza di un parco attrezzato in adiacenza, i percorsi
pedonali di collegamento al centro storico e alla stazione e la direzione del flusso principale;
infine, le Minacce sono rappresentate dall’inquinamento acustico e i dislivelli sia all’interno del
lotto di progetto sia rispetto alla Piccola, rispetto alla quale risulta, quindi, isolato.

18 ANALISI PRELIMINARI
Figura 01.18 | Analisi FDOM

ANALISI PRELIMINARI 19
NOTE
1 <http://www.centrometeolombardo.com>
2 S. Girola, L. Luchini, L. Menna, Bonaventura 2.0: Strategie progettuali ed energetiche per la riqualificazione
dell’edilizia scolastica esistente. Applicazione alla scuola elementare “E. De Amicis” sita in Lecco, tesi di
laurea, Politecnico di Milano, a.a. 2014-2015

20 ANALISI PRELIMINARI
ANALISI PRELIMINARI 21
INDAGINI CONOSCITIVE
02.1 Introduzione
02.2 Evoluzione storica dell’edificio
02.3 Rilievo dello stato di fatto
02.4 Analisi delle strutture murarie
02.5 Rilievo della struttura esistente

02
02.1 INTRODUZIONE
Per poter effettuare un progetto di recupero di un edificio, è necessario che se ne conosca
l’origine e l’evoluzione che lo ha interessato nell’arco della sua vita e che se ne comprenda-
no le caratteristiche a livello architettonico, materico e di stato di conservazione. Un’analisi
approfondita consente di indirizzare e supportare le scelte architettoniche e funzionali e di
definire delle strategie efficaci. Il fatto che il padiglione rivesta anche una certa importanza
a livello storico, per la quale grava un vincolo imposto dalla Soprintendenza, rende la cono-
scenza dello stato di fatto un fattore imprescindibile.

02.2 EVOLUZIONE STORICA DELL’EDIFICIO


La lettura della relativa scheda SIRBeC ha consentito di definire gli eventi principali della cro-
nistoria dell’edificio, pur non essendo riportati nello specifico tutti gli avvenimenti che l’hanno
interessato.
All’inizio del secolo, l’aumento della popolazione locale con la conseguente maggiore richie-
sta di posti letto nei servizi ospedalieri cittadini ha portato alla nascita dell’ospedale di Lecco
nel lotto su cui oggi sorge il polo universitario del Politecnico. Nel 1930, per espandere il
complesso, viene realizzato il progetto del Padiglione della maternità dell’ospedale ad opera
degli architetti Pietro Amigoni (1904-1963) e Mario Ruggeri (1904-1990) che viene costruito
e terminato nel 1935.
L’intervento più rilevante è stato quello del sopralzo dei un piano delle ali laterali dell’edificio
la cui data non è precisata, ma si aggira attorno agli anni ’50.
Con la dismissione ed il trasferimento dell’ospedale nella nuova sede nel 1990, il padiglione
viene abbandonato e lasciato inutilizzato, oltre che privo di manutenzione, per un ventennio,
fino a quando la Provincia di Lecco dà l’edificio in concessione per 50 anni al Politecnico di
Milano. Viene, dunque, approvato nel 2009 un progetto per la ristrutturazione e rifunzionaliz-
zazione del lotto per renderlo un Centro Espositivo Museale.1 I finanziamenti necessari per
la realizzazione sono stati messi a disposizione dalla Provincia, proprietaria del fabbricato, e
dal Comune, con il contributo della Fondazione Cariplo e in parte del Politecnico. Con i primi
lavori effettuati dalla ditta vincitrice del bando per l’appalto del cantiere, si è manifestata la ne-
cessità di bonifica da amianto alla quale è seguita l’operazione di rinforzo a livello strutturale
e sostituzione dei solai esistenti. Tuttavia, il fallimento della ditta ha imposto l’interruzione dei
lavori, protrattasi fino al primo semestre del 2018 quando, con la nuova impresa appaltatrice,

INDAGINI CONOSCITIVE 25
Figura 02.1 | Vista del fronte nord
dell’edificio da via Amendola,1935 ca.
(Archivio Provincia di Lecco)

hanno finalmente ripreso a pieno regime. Il termine dei lavori è previsto per il 2020 e determi-
nerà un ampliamento del polo universitario.

02.3 RILIEVO DELLO STATO DI FATTO


Il primo passo per l’analisi dell’edificio è stato il rilievo fotografico effettuato dall’esterno della
recinzione del lotto a causa di problemi legati all’accessibilità. Le informazioni ricavate sono
state sufficienti per poter verificare la completezza dei disegni tecnici di piante, sezioni e
prospetti derivanti dal rilievo con stazione totale precedentemente effettuato dal Politecnico.
Dove necessario, sono state apportate le modifiche per correggere eventuali incongruenze
e per definire le caratteristiche materiche dell’edificio per le quali è stata considerata anche
la Relazione delle indagini conoscitive realizzata da RGM Prove2, che ha eseguito le prove
statiche sulle strutture portanti del padiglione.
Figura 02.2 | Vista del fronte nord
dell’edificio da via Amendola, oggi

26 INDAGINI CONOSCITIVE
02.3.1 RILIEVO METRICO
Attraverso il rilievo metrico si è stabilita, in primis, la quota altimetrica dell’area che si pone ad
un’altezza ribassata rispetto alle strade ad essa tangenti; si ha di 1,70 metri di dislivello nel
punto in cui è massima, cioè rispetto a via Amendola, e di 60 cm rispetto al cortile del campus
essendo la strada in quella direzione in discesa.
È stata, poi, definita la geometria del fabbricato. Si compone di quattro piani fuori terra e un
sottotetto non abitabile e molto ridotto come superficie rispetto agli altri. La copertura è a falde
come tutti gli edifici che sono stati mantenuti dell’ex complesso ospedaliero e, in generale,
dell’edilizia lecchese. È presente anche un piccolo interrato accessibile da una scala posta
a ridosso della facciata sul fronte nord-est, collegato a una bocca di lupo che si snoda lungo
tutto il perimetro dell’edificio, profondo circa 1,5 metri ed inaccessibile.
Il padiglione nel complesso si articola in tre volumi principali: due ali laterali al cui interno si
trovano le stanze più capienti e uno centrale in cui sono presenti, oltre ad una sala lunga e
stretta, i vani ascensore ed il vano scala di forma semicircolare che caratterizza la facciata
sul fronte sud. Si riporta la pianta del piano secondo come esempio di piano tipo essendo tutti
Figura 02.3 | Rilevo metrico-materico:
pressoché uguali eccetto la disposizione dei tavolati interni.
pianta piano secondo

La posizione ad angolo tra via Amendola e via Ghislanzoni, con il cortile che occupa i lati ri-
manenti consente di non avere altri fabbricati in adiacenza, così da non subire l’oscuramento
delle ombre e di avere tutte le facciate finestrate; inoltre, a prescindere dalla recinzione che
lo racchiude, sarebbe accessibile da ogni parte e direttamente collegato al cortile del polo di
cui farà parte. Gli ingressi sono posti sul fronte sud: due centrali, simmetrici rispetto alla scala
principale per il piano terra e uno laterale raggiungibile da una scalinata in ferro aggiunta

INDAGINI CONOSCITIVE 27
Figura 02.4 | Rilievo metrico: prospetto
sud

successivamente, che conduce al primo piano. In origine, tuttavia, si accedeva dal fronte nord
che doveva essere probabilmente quello principale, infatti è l’unico su cui viene realizzata la
fascia al primo piano di rivestimento in mattoni.
Esternamente, l’elemento caratterizzante la geometria dell’edificio è la simmetria ad eccezio-
ne dei volumi posti sul lato lungo via Amendola, in parte aggiunti con interventi successivi alla
costruzione. I volumi, arretrati o sporgenti tra di loro, conferiscono movimento alle facciate.
La disposizione delle finestre si ripete uguale su tutti i livelli con la sola variazione delle
altezze che cambiano seguendo quelle dei relativi piani.
Ogni finestra è racchiusa all’interno di una cornice, richiamata anche dalle fasce che corrono
su alcuni tratti delle facciate e dal cornicione di gronda in sommità. I primi due piani sono
scanditi dall’utilizzo di materiali differenti e sul fronte nord-ovest il secondo e terzo piano
le finestre sono poste in fasce rientranti che definiscono delle lesene che conferiscono alla
facciata un carattere quasi monumentale.

Figura 02.5 | Rilievo metrico: prospetto


nord

28 INDAGINI CONOSCITIVE
02.3.1.1 RILIEVO MATERICO
Come detto in precedenza, la valutazione dei materiali, per quanto riguarda i prospetti, è
stata fatta sulla base delle fotografie e del sopralluogo seppure esterno al lotto, mentre è
grazie alla Relazione delle indagini conoscitive3 che è stato possibile individuare i materiali
che compongono gli elementi costruttivi dell’edificio.
Innanzitutto, la struttura è stata realizzata con muratura portante i cui maschi hanno uno
spessore variabile che si riduce dalle 5 teste, cioè 65 cm, alle 3 teste, 38 cm, salendo di piano.
Al piano terra alcune pareti si presentano in muratura di pietra, arrivando ad uno spessore
di 80 cm. A livello di tutti i solai, la muratura si interrompe poggiando su un cordolo in calce-
struzzo la cui presenza è stata verificata effettuando delle rimozioni di porzioni di intonaco
in corrispondenza dei solai. In conseguenza delle aggiunte successive alla costruzione del
fabbricato come i sopralzi delle ali, sono stati inseriti dei pilastri in tutti i piani, sempre in
calcestruzzo lungo il corridoio centrale che attraversa l’edificio per il lungo. Le loro fondazioni
consistono in plinti a base quadrata di 230x230 cm.
Esternamente, il materiale predominante a livello di rivestimento risulta essere l’intonaco di
colore beige, affiancato da una fascia in pietra naturale che risulta, sui fronti nord e par-
zialmente est ed ovest, sormontata da una in mattoni a vista. Nello stato attuale, i mattoni
sono anche visibili come tamponamenti di alcune finestre, ma senza ricucitura del paramento
murario. Sempre sulla facciata verso via Ghislanzoni, il rivestimento in pietra risulta interrotto

Figura 02.6 | Rivestimenti della facciata


fronte sud
Figura 02.7 | Rivestimenti della facciata
fronte nord

nella zona centrale perché sostituito da uno omogeneo in cemento.


Le cornici delle finestre e le varie fasce che caratterizzano le facciate, oltre all’importante
cornicione della gronda, sono in calcestruzzo; i pluviali bianchi sono realizzati in pvc, mentre
i telai delle finestre e i rispettivi avvolgibili, nel caso in cui fossero rimasti, sono in legno
verniciato sempre di bianco. La copertura è rivestita con tradizionali coppi in cotto.
Si riportano alcuni i prospetti realizzati per il rilievo per la cui legenda dei codici dei materiali
si rimanda alle tavole B10 per il prospetto nord e B11 per gli altri due.

INDAGINI CONOSCITIVE 29
Figura 02.8 | Rilievo materico: prospetto
nord con codici identificativi dei materiali

Figura 02.9 | Rilievo materico: prospetti


est e ovest con codici identificativi dei
materiali

02.3.1.2 RILIEVO DEL DEGRADO


Per la definizione dello stato di conservazione dell’edificio ci si è basati unicamente sul rilievo
fotografico che, per quanto possibile, ha consentito di individuare le forme di degrado più
evidenti e di ipotizzarne la tipologia. Ne è risultata una mappatura completa su tutto lo stabile,
anche se non eccessivamente dettagliata. Per la copertura non è stato possibile effettuare il
rilievo.
Le patologie identificate sulle facciate sono state definite in funzione del materiale su cui si
sono manifestate. Si può notare dai prospetti riportati che le più ricorrenti sono relative all’in-
tonaco come le efflorescenze, le esfoliazioni e i distacchi; questi ultimi, tuttavia, in alcuni casi
sono stati realizzati in fase di analisi dei materiali precedente al primo intervento di recupero,
per cui non hanno natura legata a fenomeni fisici o chimici. Sul fronte nord è evidente la
presenza di patina biologica.
Le fasce di rivestimento in pietra e mattoni sono quelle meglio conservate, infatti presentano
sporadici fenomeni di mancanze o, come per l’intonaco, efflorescenze e patina biologica.
La quasi totalità dei serramenti è stata rimossa e in parte murata; dove sono presenti, i telai
in legno, in cui manca quasi sempre il vetro, volgono in stato di rovina.
Lo stesso vale per le porte di accesso, serrate con delle reti metalliche. Per la legenda dei

30 INDAGINI CONOSCITIVE
Figura 02.10 | Rilievo del degrado:
prospetto sud con codici identificativi
delle tipologie di degrado

Figura 02.11 | Rilievo del degrado:


prospetto nord con codici identificativi
delle tipologie di degrado

codici di degrado presenti nelle immagini si rimanda alle tavole di rilievo B13 e B14.
Per una valutazione approssimativa della condizione dei materiali e dell’interno dell’edificio si
è fatto affidamento a documentazioni provenienti dal Politecnico legate ai rilievi precedenti e
ad elaborati di tesi in cui si è studiato lo stabile. Se ne è dedotto che, nonostante la situazione
non ottimale del rivestimento principalmente in intonaco, la muratura portante sia in uno stato
di conservazione buono, anche se fenomeni di disgregazione dei giunti e erosione dei mattoni
interessino alcune pareti.
Più critica risulta la situazione della copertura che non presenta strati di impermeabilizzazio-
ne, affidata unicamente al rivestimento in coppi direttamente appoggiato su un telaio in legno,
e del sottotetto il cui solaio è pericolante. Il progetto reale che si andrà a realizzare prevede,
infatti, la rimozione di entrambe le strutture.
Per l’aspetto tecnologico, comunque, si rimanda al paragrafo seguente in cui vengono de-
scritti gli esiti dell’analisi effettuata sulla struttura esistente e dei calcoli per la realizzazione
dei nuovi solai e del rinforzo tramite rivestimento in intonaco armato o incamiciatura che ha
interessato alcuni elementi portanti.

INDAGINI CONOSCITIVE 31
02.4 ANALISI DELLE STRUTTURE MURARIE
Il progetto di recupero dell’edificio prevede l’aggiunta di un piano che significa la presenza di
carichi aggiuntivi per la struttura esistente. Per valutarne la capacità portante e la sicurezza
e verificare la fattibilità dell’intervento, risulta necessario effettuare un’analisi adeguata dei
setti murari e comprendere i comportamenti e le caratteristiche meccaniche delle strutture in
muratura.
L’analisi è stata effettuata in accordo con la normativa vigente:
-- D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche per le Costruzioni;
-- D.M. 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per le Costruzioni;
-- Circolare 2 febbraio 2009, n.617, Istruzioni per l’applicazione delle Nuove Norme
Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14 gennaio 2008.

02.4.1 EDIFICI IN MURATURA


La muratura è una tecnica di costruzione, non un vero e proprio materiale, infatti prevede
l’associazione di due materiali: gli elementi resistenti e la malta impiegata come collante e re-
golarizzazione delle superfici di contatto per garantire un’aderenza continua tra i componenti.
Essendo di facile realizzazione e versatile nell’uso dei materiali, la muratura ha origini molto
Figura 02.12 | Tipologie murarie
(Borri, Problematiche strutturali e
aspetti normativi < www.slideshare.
net/problematiche-strutturali-e-aspetti-
normativi-prof-borri>)

antiche, come si può osservare dalle opere conservatesi fino ad oggi di Egizi, Greci e Romani,
per citarne alcune tra le meglio sviluppate e conservate. Generalmente i blocchi possono
essere di materiali naturali, come la pietra, o artificiali, come i laterizi che conferiscono le
caratteristiche di pesantezza, durabilità ed elevata inerzia termica.
Le proprietà della muratura dipendono dalla geometria, dalla posa in opera e dalla zona in cui
è realizzata la costruzione. È fondamentale che la disposizione dei mattoni segua la Regola
d’arte, cioè sia tale da avere giunti sfalsati tra loro affinché ci sia un trasferimento degli sforzi
efficace che permetta agli elementi di lavorare in modo solidale e che le file di mattoni siano

32 INDAGINI CONOSCITIVE
legate tra loro per avere una struttura monolitica, altrimenti si rischia che lavorino come pareti
affiancate.
Oltre a questi accorgimenti che interessano la singola parete, è importante che si guardi
anche alla struttura nella sua interezza. Infatti, affinché i muri portanti disposti ortogonalmente
tra loro possano lavorare insieme, è necessario che siano connessi con giunti che permettano
il trasferimento di sforzi così da garantire la resistenza in ogni direzione: tale comportamento
è definito “scatolare”.
Lo spessore della parete è variabile a seconda della necessità ed è multiplo della larghezza
minore del mattone, la testa, da cui deriva la definizione del muro in base al numero di teste
che lo compone.

Figura 02.13 | Tecniche di disposizione


dei mattoni (L.Guardigli, Edifici
storici, AT1 <www.docplayer.it/
At1-luca-guardigli-edifici-storici>)

02.4.1.1 COMPONENTI
In passato la pietra era molto utilizzata in quanto facilmente reperibile in prossimità della co-
struzione; utilizzata in blocchi squadrati e rifiniti, risulta di difficile lavorazione. I laterizi, invece,
essendo di natura artificiale poiché composti da una miscela di acqua e argilla, garantiscono
la possibilità di evoluzione del sistema di produzione che ha permesso di ottenere elementi
sempre più rispondenti alle caratteristiche richieste. La dimensione dei comuni mattoni pro-
dotti in laterizio è di 25x12,5x5 cm.
I blocchi o mattoni per muratura, oggi, a seconda delle dimensioni, si presentano di diver-
se tipologie: mattoni pieni, semipieni, forati con possibilità di essere armati o isolati. Sulla
percentuale di foratura, cioè percentuale in volume dei vuoti, si basa la classificazione dei
mattoni in laterizio e in calcestruzzo. Si riporta la tabella delle classi da NTC18.
Tabella 02.1 | Classificazione degli
elementi in laterizio (NTC2018)

INDAGINI CONOSCITIVE 33
La malta è composta da leganti, non leganti ed eventuali additivi. I leganti possono essere di
diverso tipo e definiscono le proprietà di resistenza della malta; i principali sono il cemento
e la calce. I non leganti sono l’acqua e la sabbia: la prima deve essere dosata in modo da
garantire la lavorabilità, ma non ridurre le proprietà meccaniche, la seconda si oppone al ritiro
della malta e ne aumenta il volume così da ridurne il costo. La produzione può avvenire in
fabbrica, per cui è richiesto che siano a prestazione garantita o in cantiere purché sia definita
da specifiche di progetto.
Le malte sono classificate in base alla loro resistenza media a compressione fm che ne defi-
nisce le prestazioni meccaniche e che non può essere inferiore ai 2,5 MPa come propone la
normativa dalla quale si riporta la classificazione dei tipi di malte.

Tabella 02.2 | Classe di malte a


prestazione garantita (NTC2018)

02.4.1.2 CARATTERISTICHE MECCANICHE DELLA MURATURA


Nonostante la muratura si componga di due soli materiali, la definizione delle sue caratteristi-
che meccaniche risulta molto complessa essendo influenzata dalla modalità di accoppiamento
dei materiali e della deformabilità dei giunti che risente del loro spessore. La determinazione
di tali caratteristiche prevede l’esecuzione di prove sperimentali su un numero minimo di 6
muretti campione oppure con alcune limitazioni che dipendono dalle proprietà dei componenti.
I parametri fondamentali per definire una muratura sono le resistenze caratteristiche a com-
pressione (fk) e a taglio in assenza di azione assiale (fvk0) e i moduli di elasticità longitudinale
(E) e tangenziale (G).
La stima della resistenza a compressione in assenza di prove sperimentali per murature
in mattoni artificiali o in pietra con giunti di spessore compreso tra 5 e 15 mm, può essere
effettuata a partire dalla resistenza a compressione dei mattoni (fbk) e dalla classe della malta,
seconda la seguente tabella:
Tabella 02.3 | Valori di fk per murature
in elementi artificiali pieni e semipieni
espressi in N/mm2 (NTC2018)

34 INDAGINI CONOSCITIVE
Tabella 02.4 | Valori di fk per murature
in elementi naturali di pietra squadrata
espressi in N/mm2 (NTC2018)

In modo analogo avviene la definizione della resistenza caratteristica a taglio in assenza di


tensioni normali (fvk0), con un’ulteriore distinzione in funzione del tipo di malta.

Tabella 02.5 | Resistenza caratteristica a


taglio in assenza di tensioni normali fvk0
espressi in N/mm2 (NTC2018)

In sede di progetto, anche i moduli di elasticità si possono determinare in maniera analitica in


modo approssimativa, secondo le formule:
E = 1000∙fk
G = 0,4∙E
La muratura si caratterizza per una forte asimmetria tra il comportamento a compressione
e a trazione, infatti, la resistenza a compressione è circa 20/30 volte maggiore di quella a
trazione e ciò si deve al fatto che entrambi i suoi componenti possiedono queste stesse
proprietà, benché raggiungano valori ultimi differenti come si può vedere dal grafico elaborato
dal professor Gambarotta per la pubblicazione Caratteristiche meccaniche della muratura4,
come risultato della sua campagna sperimentale.
Il comportamento della muratura è un compromesso tra quello della malta, più debole e
duttile, e dei mattoni la cui curva sforzo-deformazione risulta essere elasto-fragile. La curva
della muratura rappresenta la non linearità del legame costitutivo. In ogni caso si assume che
la resistenza a trazione sia nulla.

INDAGINI CONOSCITIVE 35
Figura 02.14 | Risposta tensione-
deformazione di laterizio, muratura e
malta (L. Gambarotta, Caratteristiche
meccaniche della muratura, DISEG -
Centro di Ricerca sui Ponti in Muratura)

Le proprietà descritte determinano un comportamento anisotropo della muratura che, infatti,


risponde in maniera differente a seconda della direzione della sollecitazione: ad un’ottima
risposta quando soggetta a carico verticale corrisponde una altrettanto scarsa capacità di
assorbire carichi laterali come quelli sismici; la causa è legata al fatto che entra in gioco la
componente di resistenza a trazione.
Da questi fenomeni dipendono le principali modalità di rottura della muratura che possono
verificarsi sia nel piano che fuori piano.
Quelle dovute alle sollecitazioni nel piano avvengono per scorrimento dei giunti, per fessura-
zione dei blocchi in laterizio o per un meccanismo misto. La precedenza di un meccanismo
rispetto ad un altro dipende dalle proprietà e qualità dei materiali utilizzati, dalla modalità della
messa in opera e dallo stato in cui sono conservati nel caso di edifici esistenti: all’aumentare
dello spessore dei giunti si riduce la capacità portante della muratura, per cui si prevede una
rottura per scorrimento, mentre nel caso in cui la malta fosse molto performante si può avere
la fessurazione dei mattoni, situazione che si manifesta principalmente con mattoni forati.
Generalmente, il primo caso si ha per valori di sforzo di compressione bassi, mentre se essi
dovessero avvicinarsi alla capacità ultima del materiale, si potrebbe verificare una rottura per
schiacciamento della muratura.

36 INDAGINI CONOSCITIVE
Figura 02.15 | Modalità di rottura della
muratura: da sinistra, lesione per
frattura dei laterizi; rottura e scorrimento
tra i giunti di malta; scorrimento tra i
giunti di malta; schiacciamento della
parete (Comportamento meccanico
della muratura <https://slideplayer.it/
slide/587609>)

Nel caso del fuori piano, che interessa la parete nella direzione di minore rigidezza, si possono
evidenziare, in maniera sintetica, due situazioni di crisi per il raggiungimento della resistenza
a flessione: il caso in cui la rottura sia parallela ai giunti orizzontali, indicativo del fatto che
l’ammorsamento verticale del maschio sia più debole di quello orizzontale, e il caso di rottura
verticale, legato al miglior ammorsamento nell’altra direzione.
Dei meccanismi di rottura fuori piano, comunque, si parlerà approfonditamente nel Capitolo 6.

02.4.1.3 COSTRUZIONI ESISTENTI


Per effettuare un intervento su un edificio in muratura esistente, è necessario indagare le
proprietà meccaniche dei materiali e degli elementi strutturali con cui si lavora e studiare i
dettagli costruttivi. La valutazione di queste caratteristiche può essere effettuata mediante
analisi specifiche con strumenti adeguati o, in alternativa, si può fare affidamento a dei valori
di riferimento dei parametri meccanici proposti dalle normative.
Si distinguono tre tipologie di indagini:
-- Indagini in situ limitate con cui è possibile individuare la tipologia della muratura e com-
pletare le informazioni sulle proprietà dei materiali ottenute dalla letteratura. Sono basate su
esami visivi della superficie muraria condotti dopo la rimozione di una porzione di intonaco
al fine di individuare forma e dimensione dei blocchi di cui è costituita. È da valutare, anche
in maniera approssimata, la compattezza della malta ed infine la capacità degli elementi
murari di assumere un comportamento monolitico.
-- Indagini in situ estese sono effettuate in maniera estesa e sistematica. Attraverso prove
con martinetto piatto doppio e prove di caratterizzazione dei componenti della muratura si
individua la tipologia della. Qualora esista una comprovata corrispondenza tipologica per
materiali e dettagli costruttivi, in sostituzione delle prove sulla costruzione oggetto di studio
possono essere utilizzate prove eseguite su altre costruzioni presenti nella stessa zona.
-- Indagini in situ esaustive servono per ottenere informazioni quantitative sulla resistenza
del materiale. In aggiunta alle verifiche visive ed alle prove di cui ai punti precedenti, si ef-
fettua un’ulteriore serie di prove sperimentali tali da consentire di valutare le caratteristiche
meccaniche della muratura. Tali prove, effettuate generalmente in situ o in laboratorio su
elementi non disturbati prelevati dalle strutture dell’edificio, possono comprendere prove di
compressione diagonale su pannelli o prove combinate di compressione verticale e taglio.

INDAGINI CONOSCITIVE 37
Anche in questo caso, possono essere utilizzate prove eseguite su altre costruzioni pre-
senti nella stessa zona.
A seconda del livello di approfondimento acquisito nella conoscenza del materiale in se-
guito alle indagini effettuate, si distinguono tre livelli di conoscenza (LC) a cui si associa un
rispettivo fattore di conoscenza (FC) e le modalità di definizione dei valori medi dei parametri
meccanici:
-- il livello di conoscenza LC3 si intende raggiunto quando siano stati effettuati il rilievo
geometrico, le verifiche in situ estese ed esaustive sui dettagli costruttivi e le indagini in situ
esaustive sulle proprietà dei materiali; il corrispondente fattore di confidenza è FC = 1. Le
resistenze si assumono pari ai valori minimi degli intervalli riportati in Tabella 02.6 per la
tipologia muraria in considerazione e i moduli elastici pari ai valori medi degli intervalli della
medesima tabella;
-- il livello di conoscenza LC2 si intende raggiunto quando siano stati effettuati il rilievo
geometrico, le verifiche in situ estese ed esaustive sui dettagli costruttivi e le indagini in
situ estese sulle proprietà dei materiali; il corrispondente fattore di confidenza è FC = 1,2.
Le resistenze e i moduli elastici si assumono pari ai valori medi degli intervalli riportati in
Tabella 02.6 per la tipologia muraria in considerazione;
-- il livello di conoscenza LC1 si intende raggiunto quando siano stati effettuati il rilievo
geometrico, verifiche in situ limitate sui dettagli costruttivi ed indagini limitate sulle proprietà
dei materiali; il corrispondente fattore di confidenza è FC = 1,35. I valori delle resistenze e
dei moduli elastici si valutano in base al numero di prove effettuate e ai risultati ottenuti da
esse; qualora fossero maggiori di tre, i parametri si ottengono dalla media dei risultati delle
prove.
La tabella estratta dalla Circolare 617/2009 propone i valori di riferimento dei parametri mec-
canici (minimi e massimi) e del peso specifico medio per diverse tipologie di muratura, nelle
seguenti condizioni: malta con caratteristiche scarse, assenza di ricorsi (listature), paramenti
semplicemente accostati o mal collegati, muratura non consolidata e tessitura a regola d’arte
nel caso di elementi regolari. Sono riportati i valori di resistenza media a compressione della
muratura (fm), resistenza media a taglio (τ0), il valore medio del modulo di elasticità longitu-
dinale (E), il valore medio del modulo di elasticità tangenziale (G) e il peso specifico medio
della muratura (w).

38 INDAGINI CONOSCITIVE
Tabella 02.6 | Valori di riferimento dei
parametri meccanici e peso specifico
medio per diverse tipologie di muratura
(Circolare 617)

È possibile che si manifestino situazioni in cui la muratura possieda caratteristiche migliori


rispetto ai suddetti elementi di valutazione. Tali situazioni si hanno in presenza di:
-- malta con caratteristiche buone o ottime in modo da garantire una maggiore tenuta dei
giunti; giunti sottili di spessore inferiore ai 10 mm essendo i punti più critici della muratura;
-- listature e ricorsi orizzontali generalmente di mattoni interposti a strati di pietrame;
-- elementi di collegamento trasversale tra i paramenti;
-- interventi di consolidamento come possono essere l’iniezione di miscele leganti e l’ag-
giunta dell’intonaco armato.
Un ulteriore parametro che comporta l’introduzione di un coefficiente, ma in questo caso volto
a ridurre la resistenza del materiale è la presenza di un nucleo interno scadente e/o ampio
all’interno di murature costituite da due paramenti accostati.
In tali casi le caratteristiche meccaniche saranno ottenute applicando dei coefficienti correttivi
ai valori delle proprietà appena riportati al fine di migliorarli, secondo le modalità indicate nella
seguente tabella:

INDAGINI CONOSCITIVE 39
Tabella 02.8 | Coefficienti correttivi dei
parametri meccanici indicati in Tabella
02.5 (Circolare 617)

I parametri espressi nelle tabelle non sono quelli di progetto da utilizzare nelle verifiche di
sicurezza in quanto, oltre ad essere ridotti del valore del fattore di conoscenza (FC), devono
anche tenere in considerazione il coefficiente parziale di sicurezza sulla resistenza a com-
pressione della muratura (γM), comprensivo delle incertezze di modello e di geometria, fornito
dalla seguente tabella, in funzione delle classi di esecuzione e a seconda che gli elementi
resistenti utilizzati siano di categoria I o di categoria II.

Tabella 02.7 | Valori del coefficiente γM


in funzione della classe di esecuzione e
della categoria degli elementi resistenti
(NTC18)

Per quanto riguarda la definizione delle Classi di esecuzione, generalmente la normativa si


riferisce a edifici di nuova realizzazione; se l’oggetto di studio è già esistente gli si attribuisce
la condizione più penalizzante.
Si attribuisce la Classe 2 nel caso di:
-- disponibilità di specifico personale qualificato e con esperienza, dipendente dell’impre-
sa esecutrice, per la supervisione del lavoro (capocantiere);
-- disponibilità di specifico personale qualificato e con esperienza, indipendente dall’im-
presa esecutrice, per il controllo ispettivo del lavoro (direttore dei lavori).
La Classe 1 è attribuita qualora siano previsti, oltre ai controlli di cui sopra, le seguenti
operazioni:
-- controllo e valutazione in loco delle proprietà della malta e del calcestruzzo;
-- dosaggio dei componenti della malta “a volume” con l’uso di opportuni contenitori di
misura e controllo delle operazioni di miscelazione o uso di malta premiscelata certificata
dal produttore.

40 INDAGINI CONOSCITIVE
02.5 RILIEVO DELLA STRUTTURA ESISTENTE
La conoscenza delle proprietà dei materiali e della struttura in esame è legata alle prove
statiche effettuate sull’edificio nel 2012 dallo studio RGM Prove5, affidate dall’impresa di co-
struzioni a cui il Politecnico aveva appaltato il cantiere prima del fallimento della stessa. Sullo
stabile sono state effettuate prove endoscopiche, prove con i martinetti piatti singoli e doppi
e prove a taglio ai fini di una corretta individuazione del sistema strutturale e del suo stato di
sollecitazione.
Dal successivo Progetto di variante strutturale. Relazione di calcolo svolta dallo Studio
Genovesi6 si sono ricavati i parametri effettivamente utilizzati per le verifiche sugli elementi
strutturali e le caratteristiche dei solai leggeri Plastbau-Metal posti in sostituzione di quelli
esistenti.
Tali parametri sono riportati nella tabella estratta dalla relazione di cui sopra. Si osserva che
come resistenza a compressione e a taglio sono stati utilizzati i valori minimi presenti nella
Tabella 02.6, mentre per i moduli di elasticità sono stati considerati dei valori medi rispet-
to all’intervallo proposto dalla Circolare 617. Per ottenere i parametri di calcolo sono stati
considerati anche i coefficienti correttivi dati dalla presenza di giunti sottili e di cordoli in cal-
cestruzzo che garantiscono migliori prestazioni alla muratura in esame. La densità è relativa
alle pareti in laterizio.
Tabella 02.9 | Parametri meccanici
degli elementi in muratura dell’edificio
analizzato (Progetto di variante
strutturale - Relazione di calcolo, a cura
dello Studio Genovesi, Lecco 2012)

La completezza dei dati ottenuti ha garantito un livello di conoscenza LC3 e di conseguenza


un fattore di conoscenza unitario. Si riportano le piante di tutti i piani con l’indicazione degli
elementi su cui sono state effettuate le prove e le tipologie murarie e di solai.

INDAGINI CONOSCITIVE 41
Figura 02.16 | Indicazione tipologia di
solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano terra

Figura 02.17 | Indicazione tipologia di


solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano primo

Figura 02.18 | Indicazione tipologia di


solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano secondo

42 INDAGINI CONOSCITIVE
Figura 02.19 | Indicazione tipologia di
solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano terzo

02.5.1 PROVE ENDOSCOPICHE


Le prove endoscopiche, che rientrano nella tipologia delle indagini non distruttive, sono state
effettuate per poter definire i materiali che compongono le pareti dell’edificio ai vari piani.
Lo strumento utilizzato è l’endoscopio, rigido o flessibile, che consente di osservare diret-
tamente la morfologia, la tipologia e lo stato di conservazione dei materiali delle strutture
inserendosi attraverso fori di piccolo diametro realizzati nell’elemento portante.
Come riportato nelle piante, i materiali che compongono la muratura sono la pietra per la qua-
si totalità delle pareti al piano terra e i mattoni in laterizio per il resto dell’edificio. Si osserva,
inoltre, una rastremazione dei setti murari verso l’alto e ciò determina un passaggio da muri a

INDAGINI CONOSCITIVE 43
Figura 02.20 | Risultati delle prove
endoscopiche sulla composizione delle
pareti in muratura (Relazione delle
indagini conoscitive, a cura di RGM
Prove, Lecco 2012)

5 teste al piano terra e per una porzione dei piani primo e secondo, a muri a 4 teste per i due
piani intermedi, fino a ridursi a muri a 3 teste all’ultimo piano.

02.5.2 PROVE CON MARTINETTI


Le prove con i martinetti piatti vengono utilizzate nella diagnostica di edifici e strutture in mu-
ratura; sono condotte in situ utilizzando metodi non distruttivi e consentono di individuare le
effettive condizioni statiche della struttura, lo stato tensionale e il modulo elastico. Nell’edificio
studiato, sono state effettuate prove sia con martinetti piatti singoli sia con martinetti doppi.
La prova con martinetto piatto singolo ha consentito la determinazione della tensione agente.
Essa prevede, prima dell’esecuzione del taglio orizzontale, l’applicazione di una coppia di
basi deformometriche (capisaldi costituiti da placchette metalliche con foro calibrato al centro
cementate alla muratura con resina) superiormente ed inferiormente al piano di taglio la cui
distanza viene misurata tramite un deformometro digitale. Successivamente si esegue il
Figura 02.21 | Prova su muratura (M14)
con martinetto singolo (Relazione delle
indagini conoscitive, a cura di RGM
Prove, Lecco 2012)
Figura 02.22 | Prova su muratura (M14)
con martinetto doppio (Relazione delle
indagini conoscitive, a cura di RGM
Prove, Lecco 2012)

44 INDAGINI CONOSCITIVE
taglio, con disco diamantato, e si effettua una seconda misura: l’esecuzione del taglio de-
termina l’annullamento delle tensioni trasmesse attraverso il materiale asportato e quindi un
avvicinamento delle basi. Dopo aver inserito il martinetto piatto, si imprime una pressione
tale da ripristinare lo stato tensionale iniziale tornando a leggere una distanza tra le basi
deformometriche pari alla situazione pre-taglio. In conclusione, si registra la pressione e si
scarica il martinetto.
Il calcolo della tensione avviene secondo la seguente formula:

σ = [ ( Amart - Amart* ) / Asa ] ∙ C ∙ Km ∙ Preg ∙ 1,02


dove:
Amart è il valore dell’area del martinetto;
Amart* è il valore dell’area del martinetto eventualmente sporgente dalla sagoma del taglio;
Asa è il valore della sagoma del taglio;
Km è il coefficiente di correzione sulla percentuale di pressione che si riesce a trasferire
alla superficie del materiale in cui si è inserito il martinetto;
1,02 è il coefficiente di trasformazione da bar a kg/cm2.
Le prove con i martinetti piatti doppi hanno permesso di determinare le caratteristiche di
deformabilità; esse si eseguono delimitando con due tagli orizzontali paralleli un campione
significativo di muratura nei quali vengono posti i martinetti oleodinamici azionati da una
pompa oleodinamica. Quindi, si esegue una prova di compressione monoassiale in direzione
normale al piano di posa mettendo in pressione per gradini successivi i martinetti e monito-
rando e registrando le deformazioni.
Vengono di norma effettuati dei cicli iniziali di carico-scarico (da 1 a 3 cicli) con pressioni
crescenti per visualizzare la progressiva plasticizzazione della malta (elemento normalmente
più debole).
Figura 02.23 | Grafico Sforzo-
deformazione della Prova n.1 (M1)con
martinetti doppi (Relazione delle indagini
conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco
2012)

INDAGINI CONOSCITIVE 45
Dai dati ricavati, si ottiene il modulo elastico della muratura come rapporto tra l’incremento
di pressione applicata e la deformazione media specifica calcolata su ogni gradino di carico.
Alla pressione applicata si applica un coefficiente Km come per la prova a martinetto singolo.
Si riportano in tabella i risultati degli sforzi e dei moduli elastici per il primo e secondo ciclo di
sforzi ottenuti dalle due prove nei punti indicati nelle piante in figura 02.16-19.

Figura 02.24 | Parametri geometrici


e meccanici ottenuti dalle prove con Codice Piano Materiale N. teste σ E I ciclo E II ciclo
martinetti effettuate martinetti [N/mm2] [N/mm2] [N/mm2]
M1 Terra Pietra 0,86 20091,80 15967,00
M2' Terra Laterizio 5,00 0,78
M3 Terra Pietra 0,39 3773,00 2179,10
M4 Terra Pietra 0,33
M5 Secondo Laterizio 4,00 0,27
M6 Secondo Laterizio 4,00 0,41 3557,90 2100,20
M7' Secondo Laterizio 4,00 0,27
M8 Secondo Laterizio 4,00 0,37 4192,30 2236,80
M9 Terzo Laterizio 3,00 0,26 1135,70 102,50
M10 Terzo Laterizio 5,00 0,25 2714,70 2453,70
M11 Terzo Laterizio 3,00 0,39 4599,90 2533,90
M12 Primo Laterizio 4,00 0,62 4558,00 2466,20
M13 Primo Laterizio 4,00 0,53 3356,80 2183,00
M14 Primo Laterizio 4,00 0,51 3500,20 2259,60
M15 Primo Laterizio 4,00 0,66 4406,70 2645,30

I valori ottenuti di modulo di elasticità per il secondo ciclo di sforzo sono generalmente accet-
tabili in quanto si avvicinano a quello medio proposto da normativa di 2300 MPa.

02.5.3 PROVE SONREB


Il metodo SONREB (SONic REBound) prevede la combinazione dei dati provenienti dalle
indagini ultrasoniche basate sulla misura della velocità di propagazione di impulsi ultrasonici
localmente e dalle rilevazioni della durezza superficiale tramite sclerometro sui singoli ele-
menti su cui è stata effettuata: plinti e pilastri in calcestruzzo armato.
Per le prove ultrasoniche si è fatto uso di un rilevatore ad ultrasuoni comprendente una sonda
per l’emissione dell’impulso ondulatorio e una sonda ricevente il segnale oltre ad una centra-
lina di acquisizione dei dati. Dopo che tali impulsi hanno attraversato il materiale interposto,
il tempo di transito viene misurato da un contatore e, insieme allo spessore dell’elemento,
consente di determinare la velocità di attraversamento del materiale.

46 INDAGINI CONOSCITIVE
Figura 02.25 | Schema di una prova
SONREB (G. Brunetti, Tecniche di
indagine non distruttive e monitoraggio,
2007)
Figura 02.26 | Prova SONREB su parete
in muratura (Relazione delle indagini
conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco
2012)

In seguito, sul medesimo elemento strutturale si effettuano le prove di durezza ottenendo


l’indice di rimbalzo caratteristico come media degli indici rilevati. La coppia di valori medi di
indice e velocità di attraversamento permette di calcolare il valore della resistenza caratteristi-
ca del calcestruzzo analizzato. Si riporta la tabella con i valori di resistenza di tutti gli elementi
portanti analizzati.

Tabella 02.10 | Valori di resistenza


Codice Elemento Rcompres a compressione ottenuti dalle prove
[daN/cm2] SONREB

S1 Pilastro 185,00
S2 Pilastro 220,00
S3 Plinto 160,00
S4 Pilastro 200,00
S5 Pilastro 330,00
S6 Pilastro 260,00
S7 Pilastro 250,00
S8 Pilastro 200,00
S9 Pilastro 220,00
S10 Pilastro 240,00
S11 Pilastro 220,00
S12 Pilastro 350,00
S13 Pilastro 220,00
S14 Pilastro 220,00
S15 Pilastro 300,00

INDAGINI CONOSCITIVE 47
02.5.4 PROVE DI TAGLIO
Le prove di resistenza al taglio sono state eseguite applicando una forza su uno dei lati mi-
nori di un elemento di muratura precedentemente isolato, al fine di determinarne la capacità
resistente a taglio. La spinta agente sul mattone è generata da un martinetto oleodinamico; il
contrasto è dato dalla muratura retrostante.

Figura 02.27 | Prova di resistenza a


taglio su parete in muratura (Relazione
delle indagini conoscitive, a cura di RGM
Prove, Lecco 2012)

Sono state effettuate solamente tre prove, una per tipologia di parete in base al numero di
teste, da 3 a 5.

Figura 02.28 | Schema di prove di


resistenza a taglio su muri a tre, quattro
e cinque teste

Oltre al fatto che la resistenza ottenuta risulta molto maggiore di quella suggerita da normativa
(circa 0,1 N/mm2), i campioni utilizzati sono in numero eccessivamente ridotto per rappresen-
tare una componente significativa di tutto l’edificio; si è, dunque, scelto di non prendere in
considerazione i valori ottenuti e di fare affidamento alla Relazione di calcolo dello Studio
Genovesi7.
Tabella 02.11 | Parametri ottenuti dalla
prova di resistenza a taglio Codice Piano N. teste Forza Rtaglio
taglio [N] [N/mm2]
T1 Terra 5 57280,00 0,96
T2 Secondo 4 55490,00 0,98
T3 Terzo 3 18260,00 0,32

48 INDAGINI CONOSCITIVE
NOTE
1 SIRBeC scheda ARL, Padiglione maternità e infanzia dell’Ospedale, a cura di M.A. Breda, A. Piefermi,
Lecco 2010.
2 RGM Prove di Ing. Rosa Marcello e co., Nuovo centro espositivo museale via Amendola, angolo via
Ghislanzoni. Relazioni delle indagini conoscitive, Lecco 2012.
3 Ibidem.
4 L. Gambarotta, Caratteristiche meccaniche della muratura, DISEG-Centro di Ricerca sui Ponti in
Muratura, p 16.
5 RGM Prove di Ing. Rosa Marcello e co., Nuovo centro espositivo museale via Amendola, angolo via
Ghislanzoni. Relazioni delle indagini conoscitive, Lecco 2012.
6 Studio Genovesi, Progetto di variante strutturale. Relazione di calcolo, Lecco 2012.
7 Ibidem.

INDAGINI CONOSCITIVE 49
PROGETTO ARCHITETTONICO
03.1 Introduzione
03.2 Programma funzionale e destinazioni d’uso
03.3 Riferimenti progettuali
03.4 Concept e sviluppo volumetrico
03.5 Progetto
03.6 Verifiche normative

03
03.1 INTRODUZIONE
Il processo di elaborazione del progetto di recupero e rifunzionalizzazione dell’Ex Padiglione
Maternità è direttamente collegato all’analisi dello stato di fatto da cui sono diepndono le
possibilità di intervento sull’edificio, tenendo in considerazione le sue proprietà, i suoi vincoli
e le analisi del contesto in cui si inserisce grazie alle quali è stato possibile comprendere le
potenzialità e le debolezze del lotto d’interesse.
La sfida progettuale è stata quella di riuscire a coniugare un obiettivo architettonico alle esi-
genze funzionali e alle destinazioni d’uso che il fabbricato è destinato ad ospitare, ponendo
attenzione alla fattibilità e alle prestazioni richieste a livello tecnologico e strutturale.

03.2 PROGRAMMA FUNZIONALE E DESTINAZIONI D’USO


Le funzioni introdotte nel progetto sono state scelte in base alle richieste presentate dalla
committenza attraverso il Documento Preliminare alla Progettazione (DPP) e le esigenze
emerse dalle analisi sulla città di Lecco e sul polo territoriale del Politecnico.
Il risultato previsto è un edificio che sia flessibile nel senso che sia in grado di svolgere più
servizi ed interagire con utenze diverse; si intende, quindi, ricercare un punto di incontro tra
la città e il polo universitario – che l’edificio andrà a completare - coniugando le funzioni che
possano interessare entrambi ed allo stesso tempo mantenersi distinte in base alle necessità.
Dalla consultazione del DPP è emersa, in primis, la necessità di trovare sistemazione all’ar-
chivio “Badoni”, ovvero tutte le carte, i documenti, i progetti e le tavole della storica azienda
lecchese. Il materiale venne interamente depositato presso i Musei civici nel 1989 per poi
essere trasferito in un apposito capannone di conservazione a Cremona.
Per comprenderne l’importanza, si può affermare che la storia della società rappresenti quella
dello sviluppo industriale della città nel 1900. Nata nel 1922, la Antonio Badoni Lecco fu una
tra le principali società italiane di costruzioni di locomotive, di carpenterie metalliche e veicoli
speciali per il trasporto. Nel dicembre del 1991, la società apriva la procedura di concordato
preventivo, fino al fallimento nel 1993.
Le dimensioni del contenuto sono esprimibili attraverso le parole dell’assessore all’urbanistica
Gaia Bolognini, la quale, in seguito alla visita dell’attuale deposito insieme ad un responsabile
della Sovrintendenza Archivistica, ha commentato: “I documenti sono moltissimi: basti pen-
sare che l’archivio è composto da oltre 70 bancali su cui si trovano scatole in legno e appositi
schedari in metallo ricolmi di carte, progetti e disegni”.1

PROGETTO ARCHITETTONICO 53
Figura 03.1 | Bancali nell’attuale
deposito dell’archivio Badoni Per una funzione simile saranno necessari degli ambienti adibiti a vero e proprio archivio in
(leccoonline.com)
Figura 03.2 | Tavola conservata cui siano garantite delle condizioni igrotermiche tali da consentire la conservazione dei docu-
in archivio con progetti originali menti sia immagazzinati sia esposti. Tale spazio rappresenta uno dei servizi che accomuna
(leccoonline.com)
il Politecnico con la comunità cittadina in quanto deve essere fruibile da entrambi per poter
apprendere parte della storia di Lecco e nozioni relative al l’ambito di meccanica e metallurgia
in cui si inserisce il suo contenuto.
Il secondo aspetto importante riportato dal Documento è l’esposizione relativa al “Laboratorio
Nervi”, cioè uno spazio in cui poter esporre modelli, fotografie e tavole di studio relative alle
opere dell’ingegnere, oltre che un ambiente didattico in cui sia possibile apprendere nozioni
sulle modalità di utilizzo di nuovi materiali per l’edilizia ispirandosi a Nervi.
Un’altra categoria di funzioni di cui è risultata evidente la necessità sono degli spazi flessibili
che comprendano ambienti di lavoro a servizio dell’università come locali per il co-working e
gli workshop e spazi per incubatrici di imprese che si inseriscano nel progetto del PoliHub,
ovvero le Start up del Politecnico, già presenti in altre sedi, come quella milanese di Bovisa,
e che si vogliono ampliare e introdurre in nuove realtà come, appunto, quella lecchese in cui
non si hanno dei veri e propri ambienti adibiti a tale funzione. In tale contesto si inseriscono
anche altri servizi richiesti dalla sede universitaria come sale riunioni e una nuova sala stam-
pa, ad integrazione di quella già presente.
La flessibilità di spazi a cui si è accennato riguarda il fatto di prevedere degli ambienti la
cui disposizione interna, anche delle pareti divisorie oltre che dell’arredo, sia modificabile
in modo che possano svolgere differenti funzioni a seconda della necessità dell’utilizzatore,
come nel caso in cui siano richieste in affitto da terzi per svolgere, ad esempio, lezioni priva-
te. Si ribadisce, quindi, il giovamento che la comunità lecchese può trarre da un intervento
comunque legato al polo universitario.
Si conclude con un ultimo servizio richiesto dal DPP di cui si è avuto riscontro anche in segui-
to alle analisi effettuate sul territorio e sul polo universitario, cioè dei locali per l’esposizione
di mostre. Si è rivelato il bisogno di trovare una soluzione che fosse in grado di soddisfare la
ricerca di spazi espositivi per materiali differenti che si possano più o meno integrare tra loro.

54 PROGETTO ARCHITETTONICO
Figura 03.3 | Programma funzionale e
destinazioni d’uso

03.3 RIFERIMENTI PROGETTUALI


Le scelte progettuali effettuate si sono basate in parte sulle opere di architetti le cui soluzioni
architettoniche interessassero o fossero una espressione, simile a quella ricercata, di uno dei
punti principali da cui si è partiti per definire l’intervento. Tali punti sono l’aggiunta di un nuovo
volume in sostituzione della copertura esistente, l’utilizzo di un materiale di rivestimento che
sia leggero, la necessità di avere scale esterne per rispetto delle norme di sicurezza e l’intro-
duzione di un elemento di rimando a Pierluigi Nervi. È seguita un’operazione di adattamento
e personalizzazione della soluzione architettonica all’edificio assunto come caso studio.

03.3.1 SOPRALZO DELL’EDIFICO


Il primo aspetto da tenere in considerazione riguarda l’effettiva possibilità di intervenire sull’e-
dificio in quanto, essendo storico, presenta dei vincoli imposti dalla Soprintendenza. Il decreto
di vincolo che ricade sull’ex maternità impone il mantenimento della scala semicircolare sulla
facciata sud e delle facciate con i rispettivi rivestimenti.
Per realizzare un progetto che non si limitasse alla sostituzione delle componenti degradate e
al riassetto degli interni, è stata elaborata una soluzione per la quale era prevista la rimozione
della copertura esistente e il sopralzo di un piano dell’edificio. L’aggiunta di un volume in

PROGETTO ARCHITETTONICO 55
copertura è una tipologia di intervento già applicata su stabili esistenti in numerosi progetti ad
opera di progettisti anche celebri di cui si riportano quelli ritenuti più significativi per il caso in
esame.
Il primo esempio è la seconda sede spagnola del CaixaForum, promossa dalla Fondazione
della banca catalana “la Caixa”, inaugurata nel 2008 a Madrid, il cui incarico del progetto è
stato affidato ai due architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron. L’edificio pubblico
ospita sale espositive, un bar ristorante e degli uffici.
Il nuovo volume, che occupa la posizione della precedente Central Elétrica del Mediodía
(1899), presentava le pareti perimetrali in mattoni vincolate dalla Soprintendenza essendo
uno dei pochi esempi sopravvissuti di architettura industriale cittadina e per tale motivo sono
state recuperate; il basamento in pietra, invece, è stato tagliato e sostituito da tre nuclei
in calcestruzzo, opportunamente rivestiti da poligoni in lamiera d’acciaio inossidabile che
inglobano ascensori e scale. Il volume dell’edificio è stato svuotato interamente e privato
della copertura e sull’involucro laterizio rimasto sono state chiuse tutte le aperture originarie e
aperte altre estranee alla logica compositiva dello stile ottocentesco industriale. La peculiarità
dell’intervento risiede nell’aggiunta del quarto piano; esso poggia sopra le pareti originarie
dell’involucro in mattoni, mentre la sua ossatura metallica è ricoperta da pannelli in ferro
ossidato, alcuni dei quali traforati. Il profilo imponente del volume è stato sapientemente
alleggerito dalle sagome a falde che riprendono le forme delle case circostanti.

Figura 03.4 | Herzog e De Meuron,


Caixaforum facciata nord, Madrid 2008
(inexhibit.com)
Figura 03.5 | Herzog e De Meuron,
Caixaforum facciata sud, Madrid 2008
(inspiration.detail.de)

Un altro esempio assunto come riferimento è il recupero del Palazzo di Giustizia di Strasburgo
del 2017, il cui progetto è stato realizzato dallo studio spagnolo Garcés-De Seta-Bonet
Arquitectes. L’intervento ha lasciato invariate le facciate monumentali dell’edificio esistente,
prediligendo un rifacimento degli interni e l’introduzione di un volume nuovo in copertura.
Dalla strada quasi non è percepibile l’esito del recupero che, invece, si percepisce all’interno
grazie alla luminosità che le grandi vetrate sulla corte interna garantiscono. I due elementi
che conferiscono al progetto qualità funzionale e spaziale sono il cortile creato nel cuore del
Palais e il nuovo volume che ospita le aule di tribunale. Sui diversi piani, spazi progettati

56 PROGETTO ARCHITETTONICO
Figura 03.6 | Garces, De Seta, Bonet,
come gallerie vetrate intorno a un patio offrono una vista piacevole sul giardino interno che Palazzo di Giustizia, Strasburgo 2017
(garces-deseta-bonet.com)
si presenta come premessa ad una composizione più generale sul tetto. La sagoma e il Figura 03.7 | Garces, De Seta, Bonet,
materiale del nuovo ed ultimo livello interagiscono con quelle dei tetti aguzzi della città, le Palazzo di Giustizia, Strasburgo 2017
(domusweb.it)
cui falde inclinate riflettono le variazioni cromatiche del cielo. I lucernari sono sapientemente
integrati nel tetto per fornire l’illuminazione zenitale ad ambienti meno illuminati come l’Aula,
la caffetteria e la biblioteca.

03.3.1.1 RIVESTIMENTO LEGGERO


Il padiglione maternità presenta una struttura in muratura portante che, nei capitoli successivi,
si andrà a studiare e a verificare rispetto alle normative vigenti. Prevedendo l’aggiunta di un
piano, è stato necessario mantenere degli accorgimenti tali per cui si è ricercata una soluzio-
ne che fosse poco gravosa a livello di carico sulla struttura esistente. La scelta del materiale
è ricaduta sul policarbonato, in quanto oltre ad essere estremamente leggero, soprattutto in
confronto ad un’ipotetica soluzione in vetro, risulta essere più prestante in termini di trasmit-
tanza termica e luminosa e garantisce la traslucidità; tale caratteristica permette di percepire
attraverso il materiale ciò che gli sta dietro, anche se non nettamente.
Un esempio di utilizzo di questo materiale similmente a quanto inteso per il caso studio si
è ritrovato nell’architetto Steven Holl con la Nuova residenza presso l’ambasciata svizzera,
progettata e realizzata tra il 2001 e il 2006 a Washington D.C. e soprattutto l’espansione del
Museo Nelson-Atkins progettato nel 1999 e terminato nel 2007 a Kansas City.
Il progetto di ampliamento ha proposto l’annessione di cinque volumi di forme irregolari
caratterizzati dal rivestimento traslucido tale da renderli dei lucernari connessi tra loro e
con l’edificio originale, con cui si pongono in contrasto, attraverso il Giardino delle Sculture,
formando nuovi spazi e angoli di visione. La fusione tra paesaggio, architettura ed arte è stata
realizzata mediante la collaborazione con i curatori del museo e gli artisti per raggiungere una
relazione dinamica e solidale tra i tre elementi.
I nuovi volumi si presentano con forme minimali con rivestimento interamente traslucido ad
eccezione di alcune aperture di vetro trasparente e i profili tra i pannelli e sugli angoli in vista.

PROGETTO ARCHITETTONICO 57
Figura 03.8 | Steven Holl Architects,
Ampliamento del Nelson-Atkins
Art Museum, Kansas City 2007,
(aasarchitecture.com)
Figura 03.9 | Steven Holl Architects,
Ampliamento del Nelson-Atkins Art
Museum: interni, Kansas City 2007,
(archdaily.com)

03.3.1.2 SGUARDO A NERVI


La sala espositiva, oltre ad ospitare mostre temporanee, sarà adibita all’esposizione perma-
nente delle tavole e dei modelli relativi alle opere di Pierluigi Nervi. Il fatto di ospitare una
sezione dedicata ad un personaggio che, per le facoltà presenti all’interno del polo di Lecco,
può essere molto stimolante e di esempio per gli studenti, ha portato a considerare l’idea
di introdurre un elemento che richiamasse l’ingegnere e il suo operato: la scelta è ricaduta
sull’aspetto strutturale per il quale Nervi ha sempre proposto soluzioni innovative e che ha
saputo coniugare abilmente con forme architettoniche.
Una tipologia strutturale che caratterizza il suo lavoro è la soluzione a graticcio concepita in
modo che gli elementi portanti siano disposti seguendo la distribuzione degli sforzi così ren-
derli più efficaci e ottimizzarne le sezioni. Si può riscontrare tale soluzione nelle aviorimesse
costruite nel periodo bellico e demolite dai tedeschi al termine del conflitto, ritenute esempi
paradigmatici delle potenzialità del calcestruzzo armato nel campo delle grandi coperture.
Altro caso emblematico è rappresentato dalla stazione di Napoli Centrale progettata nel 1954
e terminata nel 1960 in collaborazione con Giuseppe Vaccaro, i cui elementi di maggior inte-
resse che si riscontrano sono la struttura reticolare della copertura lasciata a vista con vetrate
che garantiscono l’ingresso della luce e i pilastri che si aprono a “V” a sorreggerla.

Figura 03.10 | Pierluigi Nervi,


Aviorimessa, Orbetello 1939
(comunicazionetecnologica.com)
Figura 03.11 | G. Vaccaro, P. Nervi,
Stazione Centrale, Napoli 1960
(danpizz.net)

58 PROGETTO ARCHITETTONICO
03.4 CONCEPT E SVILUPPO VOLUMETRICO
La prima ipotesi di intervento si è concentrata sulla planimetria nel tentativo di integrare il
lotto di progetto nel polo universitario e definire una nuova viabilità ed accessibilità pedonale
nell’area. Il muro di via Ghislanzoni e le recinzioni che circondano l’edificio, infatti, creano
delle cortine che rendono frammentato il contesto in cui si inserisce la sede del Politecnico
senza dare un accesso diretto da via Amendola, una delle arterie principali della città. Come
è rappresentato nell’immagine, l’apertura ed il collegamento del lotto al cortile garantirebbe
un ingesso diretto, inoltre, essendo il padiglione in una posizione a ridosso di un incrocio
fortemente visibile, diventerebbe punto di connessione sia fisica che figurata tra la città e
l’ambiente universitario, attualmente circoscritto rispetto al contesto.

Figura 03.12 | Planimetria del lotto


con indicazione accessi precedente
all’intervento
Figura 03.13 | Planimetria del lotto
con indicazione accessi successiva
all’intervento

PROGETTO ARCHITETTONICO 59
Si passa dunque all’illustrazione, attraverso degli schemi semplificati, delle fasi del processo
compositivo che hanno portato alla definizione del volume finale dell’edificio in seguito all’in-
tervento di recupero.
La prima fase è quella appena descritta con l’individuazione degli accessi impediti e l’unica
strada percorribile per l’ingresso al Politecnico. La difficoltà di dialogo tra via Amendola e il
polo è accentuata dai dislivelli presenti nel cortile di fronte al padiglione.

Figura 03.14 | Fase 1: individuazione


criticità

60 PROGETTO ARCHITETTONICO
Si procede con l’apertura e il collegamento dei percorsi pedonali e l’individuazione dei due
ingressi al padiglione: uno sul fronte sud, già esistente, che consente l’afflusso verso il cortile
principale del lotto; l’altro sul fronte nord, esistente al tempo del progetto originale, poi chiuso.
L’abbassamento del livello del terreno intorno all’edificio ha portato alla realizzazione di uno
spazio ribassato rispetto al livello stradale, così da avere più accessi sullo stesso livello e non
su piani differenti. Sono stati evidenziati i percorsi interni principali sia orizzontali sia verticali
per verificarne l’adeguatezza rispetto alle nuove normative e alle nuove funzioni.

Figura 03.15 | Fase 2: apertura


collegamenti

PROGETTO ARCHITETTONICO 61
Per conferire all’edificio maggiore coerenza di volumi che lo compongono, sono stati rimossi
i locali che affacciavano su via Amendola, così da riportare la pianta ad una situazione di
perfetta simmetria. Il secondo intervento rilevante a livello volumetrico è stato il sopralzo: eli-
minata la copertura esistenze e il locale di accesso a quest’ultima, si provvede a sopraelevare
tutto di un piano.

Figura 03.16 | Fase 3: demolizione e


sopralzo

62 PROGETTO ARCHITETTONICO
Dal momento che la normativa dei Vigili del Fuoco prevede che ci siano delle uscite di emer-
genza verso l’esterno e a causa dell’affluenza importante prevista per l’edificio in seguito
alle nuove funzioni attribuitegli, si è provveduto all’aggiunta di due rampe di scale esterne. I
volumi delle scale sono stati ottenuti per estrusione del corpo centrale dello stabile, fino ad
una profondità che fosse un compromesso tra le possibilità concesse dalle distanze minime
richieste rispetto alla strada da un lato e alla sede del rettorato dall’altra e la dimensione
minima per delle scale che possano considerarsi utili ai fini della sicurezza antincendio. La
scelta di disporre i corpi scale sui prospetti laterali è legata anche alla volontà di lasciare
pressoché invariate le facciate dei due fronti principali.

Figura 03.17 | Fase 4: inserimento scale


esterne

PROGETTO ARCHITETTONICO 63
Il piano di nuova progettazione è pensato come una fiera espositiva in piccolo, quindi vengo-
no individuati dei volumi adibiti a padiglioni che andranno ad ospitare la parte espositiva del
complesso e il corridoio che collega gli spazi tra loro e attraverso il quale si accede alle sale.
Anche i locali di servizio sono connessi ed accessibili dal percorso centrale.

Figura 03.18 | Fase 5: individuazione


padiglioni espositivi

64 PROGETTO ARCHITETTONICO
L’ultima fase consiste nella definizione delle forme conclusive del nuovo piano. Tutti i volumi
presentano una copertura a falde che riprende quella precedente e, più in generale, quella
caratteristica del patrimonio edilizio lecchese. La distinzione tra i padiglioni espositivi e gli
ambienti di distribuzione e di servizio si mette in evidenza tramite la differenza di rivestimento
utilizzato: i primi sono in policarbonato così da consentire l’ingresso di luce diffusa, gli altri
sono in lamiera color tortora. Le tonalità chiare che contraddistinguono il quinto piano hanno
la finalità di evitare che, con il nuovo intervento, l’edificio esistente passi in secondo piano.

Figura 03.19 | Fase 6: definizione volumi


e materiali

PROGETTO ARCHITETTONICO 65
03.4.1 LAYOUT FUNZIONALE
La diversità dei servizi che l’edificio va ad ospitare ha richiesto una disposizione ragionata
degli stessi sui cinque piani anche in relazione ai carichi d’esercizio direttamente dipendenti
dalle funzioni.
Essendo posto all’ingresso del polo universitario, il padiglione ospita al piano terra l’atrio di
accesso con doppio affaccio nella zona centrale e lateralmente i depositi dell’archivio Badoni.
La scelta è dettata dal fatto che quest’ultimo rappresenta una funzione aperta ad ogni utenza
e non necessariamente legata al Politecnico, inoltre, dal punto di vista più tecnico, gli si as-
sociano i valori di carico maggiori. Al primo piano, sopra i locali dei depositi, sono disposti gli
spazi legati alle necessità dell’archivio come sale espositive e di consultazione dei documenti.
I due piani superiori, secondo e terzo, sono stati adibiti a uffici per start up e spazi co-working
o polifunzionali, mentre l’ultimo piano è stato dedicato alla sala espositiva vera e propria
contenente in parte il materiale su Nervi ed in parte mostre temporanee.
Nelle piante, in rosso e nelle relative sfumature, sono indicati i locali di servizio e di distribuzio-
ne verticale. Nell’interrato sono stati previsti gli impianti di condizionamento con un accesso
esterno.

66 PROGETTO ARCHITETTONICO
Figura 03.20 | Layout funzionale

PROGETTO ARCHITETTONICO 67
03.5 PROGETTO
È possibile, ora, concentrarsi nel dettaglio sullo sviluppo architettonico in pianta e in prospetto
dell’edificio. Durante il processo generativo si è mantenuto sempre in considerazione la vo-
lontà di mantenere e valorizzare le caratteristiche architettoniche e distributive dell’esistente
e di proporre una stretta correlazione con il polo di cui entra a far parte, ma anche con il
contesto urbano in cui si inserisce.

03.5.1 MASTERPLAN
A livello planimetrico, gli aspetti principali presi in considerazione per l’intervento sono stati il
collegamento diretto tra il polo e via Amendola, la gestione dei dislivelli del lotto in modo da
garantire l’accessibilità per tutti, la continuità con il cortile.
La quota del terreno è stata uniformata a quella del piano terra dell’edificio, ribassata sia
rispetto alle vie Ghislanzoni ed Amendola, sia rispetto al resto dell’area universitaria. Questo
ha significato la necessità di creare delle rampe di collegamento: una scalinata principale
risolve un dislivello di 1,20 m conducendo direttamente all’ingresso dell’edificio, mentre una
secondaria dall’altra strada scende di 1,50 m e porta al cortile protetto del lotto. Sui tre lati
di accesso si sviluppano delle rampe con pendenza inferiore all’8% come prescritto dalla
normativa. Il dislivello presente sui due lati che danno sulle strade è risolto mediante una
fascia di verde con una leggera pendenza.
Sono stati mantenuti gli alberi di fronte all’edificio già presenti nel lotto, definendo un perimetro
al giardino che li contiene. Gli altri spazi verdi sono realizzati con geometrie che seguono la
pavimentazione e la sagoma dello stabile, riprendendo la tipologia che caratterizza lo spazio
esterno del polo. Per indicare chiaramente la continuità e la connessione del lotto di progetto
con il resto del campus è stata ripresa e continuata la pavimentazione realizzata in blocchi di
calcestruzzo gettati in opera, delimitati da fughe per lo scolo delle acque.
Figura 03.21 | Masterplan

68 PROGETTO ARCHITETTONICO
03.5.2 SVILUPPO DI PIANTE E SEZIONI
Il piano interrato esistente presentava un unico locale posizionato sotto l’attuale atrio del
piano terra a cui si collegavano una serie di cunicoli, probabilmente bocche di lupo, disposti
intorno al perimetro dell’edificio. Dal momento che il terreno è stato livellato ad una quota
più bassa rispetto a quella che era in precedenza, tali corridoi sono stati demoliti e il locale
interrato è stato ampliato collegandoci uno spazio antistante, per il quale è stato disposto
un accesso esterno attraverso una scalinata di servizio che affianca il volume centrale di
ingresso, restando, comunque, in disparte.
La funzione attribuita al piano è quella di locale impianti non essendo abitabile ed avendo un
diretto collegamento con l’esterno. Per l’inserimento degli impianti di maggiore ingombro, è
stata progettata una botola posta sopra il locale di nuova realizzazione, il cui rivestimento è lo
stesso della pavimentazione esterna in modo che risulti mimetica; con l’utilizzo di macchine
di cantiere, come una gru, è possibile sollevare la porzione mobile della copertura del locale
e calare al suo interno gli impianti necessari. Ciò rende più agevole anche un’eventuale so-
stituzione degli stessi.
A fianco del corridoio al termine della scala di accesso è predisposta una bocca di lupo che
consente l’aerazione dell’interrato richiesta dalle normative per eventuali esalazioni e scarichi
degli impianti.
Il locale preesistente è collegato ad un ulteriore corridoio cieco la cui funzione è quella di
permettere alle tubazioni di aria e acqua in entrata e uscita dagli impianti di passare attraver-
so i cavedi impiantistici disposti lungo i vani ascensore, così da permettergli di raggiungere
agevolmente tutti i piani.

Figura 03.22 | Pianta piano interrato

Il piano terra presenta due ingressi su fronti opposti di cui uno è quello principale e dà ac-
cesso all’atrio che conduce al corridoio centrale dal quale si raggiunge l’ufficio che si occupa

PROGETTO ARCHITETTONICO 69
della gestione dei servizi presenti nel padiglione. Gli spazi laterali sono occupati dai depositi
dell’archivio in cui tutta la documentazione relativa alla società Badoni è conservata all’interno
di compactus a scorrimento disposti in modo da lasciare un percorso perimetrale che consen-
ta l’illuminazione naturale degli ambienti. Dai questi locali è possibile l’evacuazione tramite le
uscite di emergenza laterali dalle quali, tuttavia, non è consentito l’ingresso per la sicurezza
del materiale d’archivio.
Dei quattro vani ascensore esistenti, due sono stati mantenuti e riutilizzati per il loro scopo
originale ed affiancati da due cavedi in cui passano gli impianti che dal locale nell’interrato
salgono per tutti i piani. A questo piano, gli spazi retrostanti sono stati utilizzati per i servizi
igienici.
Generalmente, la superficie utile di ogni piano è di circa 800 mq e la pianta risulta composta
da un corpo centrale e due laterali collegati da un corridoio che attraversa per il lungo tutto
l’edificio e al quale sono collegati i tre accessi, uno centrale e due laterali. È evidente la forte
simmetria che caratterizza le sezioni orizzontali.

Figura 03.23 | Pianta piano terra

Il primo piano è strettamente collegato a livello funzionale al terra in quanto è stato occupato
dai servizi connessi all’archivio: il corpo centrale ospita delle sale per la consultazione, mentre
i locali alle estremità sono destinati all’esposizione delle tavole e dei documenti di maggiore
interesse posti nelle teche o appesi.
Questo piano e i due superiori presentano una divisione interna tra locali con pareti divisorie a
secco che sono intervallate da aperture finestrate per garantire luminosità anche al corridoio
centrale e rendere gli spazi permeabili e non isolati. Le porte di accesso hanno apertura verso

70 PROGETTO ARCHITETTONICO
l’esterno per ragioni di sicurezza, ma essendo poste a filo interno del muro, non invadono lo
spazio distributivo.
I bagni sono stati realizzati in prossimità delle due uscite laterali, con accesso dal corridoio
in posizione tale da consentire l’occupazione della superficie di parete perimetrale minima in
modo da non ridurre l’ingresso di luce naturale. Sono, dunque, ciechi e entrambi divisi in base
ai sessi, oltre ad essere attrezzati per disabili.

Figura 03.24 | Pianta piano primo

Il secondo piano è progettato per ospitare le incubatrici di imprese. Gli spazi sono pensati sia
per il lavoro individuale, quindi, come uffici privati, sia come open space; tutti gli uffici sono
situati nelle ali dell’edificio. La zona centrale, invece, presenta una serie di servizi comuni
come la sala stampa, le sale riunioni e un locale ricreativo. Di fronte alla scala principale è
situato un ufficio per la gestione del servizio.

Figura 03.25 | Pianta piano secondo

PROGETTO ARCHITETTONICO 71
Un’impostazione simile è stata data al terzo piano in cui si trovano i locali per il co-working. In
questo caso, però, gli spazi sono pensati per essere tutti open, senza uffici privati, solo una
serie di postazioni di lavoro separate da scaffali che definiscono lo spazio. Anche a questo
piano il corpo centrale presenta i servizi comuni: la sala stampa, le sale per le riunioni, lo
spazio per lo svago e l’ufficio amministrativo.

Figura 03.26 | Pianta piano terzo

La peculiarità di questi locali risiede nel fatto che siano flessibili, infatti sono presenti delle
pareti divisorie mobili che a seconda dell’esigenza garantiscono una differente distribuzione
dello spazio interno. Gli uffici open space all’occorrenza possono diventare aule o locali più
piccoli ad uso privato essendo prevista da parte del Politecnico la possibilità di affitto degli
Figura 03.27 | Flessibilità della
spazi a disposizione. Per le aule è presente un deposito per sedie e tavoli nel caso se ne
disposizione interna dei locali avesse necessità.

72 PROGETTO ARCHITETTONICO
L’ultimo piano, aggiunto ex novo, è stato adibito a sala espositiva. Per rispondere al requisito
di pianta interamente libera e al contempo elaborare una soluzione che fosse un omaggio al
professor Nervi, si è progettato un telaio composto da pilastri perimetrali a V e un graticcio
che compone le falde della copertura. Per ottenere una struttura non eccessivamente pe-
sante, quindi ridurre le sezioni degli elementi, si è fatto ricorso all’HPFRC, un calcestruzzo
fibrorinforzato ad alte prestazioni.
Ai lati dei vani scala e ascensore sono disposti i locali di servizio, ovvero un deposito per il
materiale necessario agli allestimenti, due locali impianti in cui sono riposte le UTA e i servizi
igienici. Tale disposizione di locali e relative funzioni ha ripercussioni sui prospetti, come si
vedrà in seguito.

Figura 03.28 | Pianta piano quarto

Come già detto, l’edificio è organizzato su cinque piani più uno interrato. Le altezze dell’inter-
piano variano per ogni piano rimanendo tra i 3,50 e i 4 m al netto dei controsoffitti, considerando
che, da normativa, agli spazi pubblici è richiesto un minimo di 3 metri.
L’ultimo piano presenta un’altezza a livello di gronda di 2,70 m, mentre il colmo varia a secon-
da del volume considerato: dai 4,90 m del volume centrale ai 5,85 dei laterali maggiori. Nel
complesso il fabbricato raggiunge una quota massima di 23,15 metri.
Si nota che l’ingombro del piano in aggiunta rispetta quello della preesistenza di cui viene
mantenuto anche il cornicione in cemento che delimita il passaggio dal vecchio al nuovo.
Nella sezione trasversale B-B si osserva che le falde mantengono lo stesso allineamento; ciò
è dovuto al fatto che, per scelta progettuale, tutte le coperture abbiano un’inclinazione pari a
30° in modo che le falde dell’intero corpo centrale dell’edificio rivestite in lamiera si manten-
gano sullo stesso piano e vengano prolungate fino a ricoprire anche le nuove scale esterne.
In questo modo, i volumi dei padiglioni espositivi in policarbonato, essendo le soluzioni più
rilevanti all’interno del progetto, emergono sia in planimetria che nei prospetti principali con
maggiore evidenza.

PROGETTO ARCHITETTONICO 73
Figura 03.29 | Sezione trasversale A-A

Figura 03.31 | Sezione trasversale B-B

Figura 03.30 | Vista planimetrica

74 PROGETTO ARCHITETTONICO
03.5.3 SVILUPPO DEI PROSPETTI
Il trattamento dei prospetti è fondamentale per realizzare il dialogo tra il nuovo e l’esistente
con armonia e nello stesso tempo per l’integrazione con il contesto.
Il primo aspetto importante da sottolineare che ha una forte influenza sulle scelte dei prospetti
è la necessità di mantenimento delle facciate e dei materiali di rivestimento tali quali erano
quelli in origine; inevitabile conseguenza è che l’intervento principale si orienti in copertura ed
in minima parte sui lati corti.
In secondo luogo, si è ricercata una soluzione che non risultasse eccessivamente invasiva e
non andasse a oscurare l’esistente che di per sé non ha un carattere architettonico rilevante.
Ne è derivata la scelta di materiali chiari, tra cui il già citato policarbonato e la lamiera per
richiamare i nuovi edifici del campus dei quali, tuttavia non è ripreso il colore bianco, ma uno
più neutro come il tortora.
La lamiera è stata utilizzata come rivestimento degli spazi di servizio come i corpi scale e i
locali dell’ultimo piano non adibiti a zone espositive. L’orientamento della lamiera è orizzonta-
le, a richiamare quello di tutto il prospetto suddiviso in fasce di materiali in particolare sul lato
nord in cui si passa dalla pietra, al laterizio, all’intonaco.
Dalla copertura in lamiera che riveste per il lungo tutto l’edificio fino a raggiungere e ricoprire i
vani scale esterni, emergono i cinque padiglioni in policarbonato. Essi rappresentano la parte
espositiva vera e propria, da cui la scelta del materiale traslucido che garantisce l’ingresso di
luce abbondante e diffusa. Il rivestimento si compone di pannelli che si incastrano a vicenda
disposti verticalmente e vincolati da profili metallici alle estremità. In questi profili di finitura
sono inseriti i canali di gronda che tramite pluviali conducono l’acqua nel cornicione esistente
che individua il passaggio dal vecchio al nuovo. Figura 03.32 | Prospetto sud

PROGETTO ARCHITETTONICO 75
A livello architettonico, il vantaggio della soluzione in policarbonato è la possibilità di intra-
vedere la struttura a graticcio che vi sta alle spalle e che caratterizza il nuovo intervento
diventando una sintesi dei punti da cui si era partiti per la definizione del progetto. La struttura
si intravede di giorno e diventa preponderante di notte con l’accensione delle luci interne
Figura 03.33 | Prospetto nord mettendo in risalto la sua complessità rispetto alla semplicità geometrica dei prospetti.

I prospetti laterali si caratterizzano per l’introduzione delle scale di sicurezza, anch’esse in


acciaio verniciato dello stesso colore della lamiera che le riveste e con una copertura che
prosegue quella dell’edifico. Lo stesso vale per i parapetti pieni. Il vano emerge rispetto alla
parete in muratura di 4 m in modo da garantire ai gradini una larghezza di 1,80 metri.

Figura 03.34 | Prospetto ovest

76 PROGETTO ARCHITETTONICO
Figura 03.35 | Vista da via Ghislanzoni

PROGETTO ARCHITETTONICO 77
Figura 03.36 | Vista dall’interno del
Campus

78 PROGETTO ARCHITETTONICO
Figura 03.37 | Vista notturna dall’interno
del Campus

PROGETTO ARCHITETTONICO 79
Figura 03.38 | Vista degli interni: sala
espositiva

80 PROGETTO ARCHITETTONICO
03.5.4 DEMOLIZIONI E COSTRUZIONI
Poiché il progetto si sviluppa a partire da un impianto esistente, risulta importante valutare la
dimensione degli interventi e la loro collocazione sia come demolizione sia come costruzione
ex novo. Tale confronto è fondamentale in particolare nel momento in cui si sono effettuate
variazioni rilevanti sulla muratura portante. Quest’ultima situazione, comunque, non riguarda
il caso di studio. In tal senso sono state effettuate delle comparazioni tra lo stato di fatto
e il progetto in cui si può osservare attraverso la distinzione tra gialli (demolizioni) e rossi
(costruzioni) l’entità delle modifiche apportate all’edificio.
Si riportano solamente le piante del piano interrato, terra e primo piano in quanto il secondo e
terzo sono simili a quest’ultimo e il quarto è tutto di nuova progettazione.

Figura 03.39 | Demolizioni e costruzioni,


piano interrato

All’interrato si osserva la rimozione delle bocche di lupo lungo il perimetro dell’edificio e l’ag-
giunta del locale per gli impianti e della scala per accedervi.
Al piano terra ed al primo piano principalmente sono state effettuate modifiche alle pareti di-
visorie interne. Rilevante è la demolizione dei volumi sul lato di via Amendola e l’introduzione
delle scale di sicurezza.

Figura 03.40 | Demolizioni e costruzioni,


piano terra

PROGETTO ARCHITETTONICO 81
Figura 03.41 | Demolizioni e costruzioni,
piano primo

03.6 VERIFICHE NORMATIVE


Per una corretta progettazione è importante il rispetto dei parametri imposti dalle normative
in ambito di sicurezza contro gli incendi e di accessibilità per garantire la fruibilità dei servizi
offerti dal complesso anche per i portatori di handicap, soprattutto in relazione al fatto che
l’edificio ospita funzioni pubbliche. Vengono riportati di seguito i procedimenti di verifica di tali
requisiti.

03.6.1 SICUREZZA ANTINCENDIO


Al fine di garantire la sicurezza degli utenti del complesso edilizio è necessario soddisfare i
requisiti relativi alla prevenzione e protezione dagli incendi previsti dalle normative vigenti sul
territorio nazionale di cui si elencano le principali a cui si è fatto riferimento:
-- D.M del 3 agosto 2015, Codice di prevenzione incendi - Approvazione di norme tecniche
di prevenzione incendi, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139;
-- D.M. n. 569 del 20 maggio 1992, Norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e
arti-stici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre;
-- D.P.R. n. 418 del 30 giugno 1995, Norme di sicurezza antincendio per gli edifici di
interesse storico-artistico destinati a biblioteche e archivi;
-- Circolare N° 4 del 1° marzo 2002, Linee guida per la valutazione della sicurezza antin-
cendio nei luoghi di lavoro ove siano presenti persone disabili;
-- D.M. del 22 febbraio 2006, Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per
la progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici.

82 PROGETTO ARCHITETTONICO
La necessità di utilizzare diversi testi normativi è legato al fatto che l’edificio ospita numerose
funzioni alle quali corrispondono parametri di progettazione diversificati. In generale, gli obiet-
tivi fondamentali che si vogliono raggiungere con la prevenzione incendi sono la riduzione
delle occasioni di incendio, appunto, la limitazione di propagazione delle fiamme e del fumo
sia all’interno del fabbricato sia all’esterno e verso le costruzioni limitrofe, la possibilità che le
squadre di soccorso dei vigili del fuoco possano operare in maniera agevole ed in sicurezza
e la possibilità che gli occupanti possano raggiungere le via di fuga ed evacuare l’edificio
indenni.
Innanzitutto, seguendo le indicazioni del Codice di Prevenzione, è stato individuato il Profilo
di Rischio relativo alla salvaguardia della vita umana (Rvita) dell’edificio definito attraverso due
fattori:
-- δocc caratteristiche prevalenti degli occupanti che si trovano nel compartimento
antincendio;
-- δα velocità caratteristica prevalente di crescita dell’incendio riferita al tempo tα, in
secondi, impiegato dalla potenza termica per raggiungere il valore di 1000 kW.2
Dalla tabella riportata si deduce che il caso in esame rientra nella classe B2, non critica.

Tabella 03.1 | Caratteristiche prevalenti


degli occupanti (D.M. 3 agosto 2015
- Codice di prevenzione incendi)

Al fine di limitare la propagazione dell’incendio e dei suoi effetti verso le altre attività o all’in-
terno della stessa, è prevista la compartimentazione dell’edificio. Devono, dunque, essere
inseriti in compartimenti distinti ciascun piano interrato e fuori terra di attività multipiano e
aree le cui attività presentino profili di rischio differenti. Questo secondo caso non si presenta
in questo progetto in quanto le funzioni sono divise in base ai piani; è sufficiente, perciò, la
compartimentazione tra essi.

PROGETTO ARCHITETTONICO 83
È imposta anche una superficie massima per ogni compartimento che per il Profilo di rischio
B2, per fabbricati inferiori a 24 m, risulta essere pari a 8000 mq, di molto oltre la superficie di
ogni piano che è di circa 800 mq. Si conclude definendo che ogni piano corrisponda ad un
compartimento. Essi devono quindi risultare separati da strutture e sistemi di compartimenta-
zione che, per edifici di altezza complessiva inferiore ai 24 m, devono garantire dei requisiti di
resistenza al fuoco di R e REI/EI 60 in modo da impedire la propagazione dell’incendio da uno
all’altro. A separazione dei piani sono state poste delle porte antincendio che isolano le scale:
quella centrale non presenta filtro, ma è una scala protetta (condizione sufficiente sempre in
relazione all’altezza minore di 24 m), mentre le scale di emergenza laterali non necessitano
di alcun filtro dando direttamente sull’esterno.
Si è affrontata, in seguito, la questione del sistema di esodo che assicuri agli occupanti la
possibilità di raggiungere o permanere in un luogo sicuro. La sua progettazione dipende
dal Profilo di rischio e dall’affollamento di ciascun compartimento determinato moltiplicando
la densità di affollamento per la superficie lorda del compartimento stesso. Tale densità di
affollamento è reperibile dalla seguente tabella:
Tabella 03.2 | Densità di affollamento
(D.M. 3 agosto 2015 - Codice di
prevenzione incendi)

84 PROGETTO ARCHITETTONICO
I parametri descritti permettono anche di definire il numero minimo di uscite richieste per ogni
compartimento per le quali si fa ancora riferimento al Codice di prevenzione antincendi dal
quale si riporta la relativa tabella.
Rimanendo al di sotto di 1000 occupanti per piano, sono previste almeno tre uscite di
sicurezza.

Tabella 03.3 | Numero minimo di uscite


da compartimento, piano, soppalco
(D.M. 3 agosto 2015 - Codice di
prevenzione incendi)

Il requisito è soddisfatto essendo state predisposte le uscite laterali e quella centrale. È ri-
chiesta anche una lunghezza massima d’esodo che per un Profilo B2 non deve superare i 50
metri. Data la distribuzione delle vie di fuga, i percorsi non risultano mai superiori a 25 metri.
Per quanto riguarda le vie d’esodo verticali, la larghezza minima è pari a 1,20 m e non può
essere inferiore alla massima larghezza di ciascuna delle porte di accesso alla stessa. In
aggiunta, il D.M. del 22 febbraio 2006 prevede che la loro larghezza utile sia multipla del
modulo di uscita e non inferiore a due moduli. Il modulo è assunto pari a 60 cm. La larghezza
totale delle uscite da ogni piano, espressa in numero di moduli, è determinata dal rapporto tra
il massimo affollamento e la capacità di deflusso del piano.
I valori della capacità di deflusso di ogni modulo devono essere inferiori ai seguenti valori:
-- 50 per locali con pavimento a quota compresa tra più o meno 1 m rispetto al piano di
riferimento;
-- 37,5 per locali con pavimento a quota compresa tra più o meno 7,5 m rispetto al piano
di riferimento;
-- 33 per locali con pavimento a quota al di sopra o al di sotto di 7,5 m rispetto al piano di
riferimento.3
Si riporta la tabella con il numero di moduli necessari a seconda delle funzioni e dei piani. Tabella 03.4 | Parametri per la verifica
della capacità di deflusso

Piano Funzione Densità Sup Affollamento Affollamento Capacità di N. moduli N. moduli


[m2] per piano deflusso richiesti effettivi
T Archivio 0,2 430 86 94 50 1,9 8
T Uffici 0,4 19 8
T Atrio e servizi 304
1 Archivio 0,2 372 75 121 38 3,2 8
1 Consultazione 0,2 226 46

PROGETTO ARCHITETTONICO 85
Piano Funzione Densità Sup Affollamento Affollamento Capacità di N. moduli N. moduli
[m2] per piano deflusso richiesti effettivi
1 Servizi 162
2 Start Up 0,2 574 115 115 33 3,5 8
2 Servizi 184
3 Coworking 0,2 574 115 115 33 3,5 8
3 Servizi 184
4 Sala expo 0,4 701 264 264 33 8,0 8
4 Servizi 98

Ne risulta che l’ultimo piano, in cui si ha la sala espositiva, è quello che richiede il maggior
numero di moduli. La loro distribuzione ne prevede tre per le porte di accesso alle scale
esterne e due per quella centrale. Dal momento che la disposizione è la stessa su tutti i piani,
tale soluzione di dimensione delle porte si ripete in tutti.
Per il D.M. n. 569 del 20 maggio 1992, nel caso di edifici esistenti adibiti a musei, mostre o
sale espositive, la capienza massima ai vari piani è stabilita dalla capacità di deflusso garan-
tita dal sistema delle vie d’uscita e non il contrario, ovvero che le vie d’uscita si progettano in
funzione dell’affollamento in quanto nelle preesistenze risulta più complesso e non sempre
fattibile l’introduzione di nuovi punti di accesso. Nel caso dell’ultimo piano, gli 8 moduli con
capacità di 33 persone consentono una capienza massima di 264 utenti.
Per consentire la messa in sicurezza anche a persone con ridotte o impedite capacità motorie,
sono stati previsti degli spazi calmi, ovvero dei luoghi sicuri, statici, contigui e comunicanti con
una via di esodo verticale od in essa inserito. Tali spazi non dovranno costituire intralcio alla
fruibilità delle vie di esodo ed avere caratteristiche tali da garantire la permanenza di persone
in attesa dei soccorsi. Nel progetto sono stati inseriti in uno spazio del pianerottolo delle scale
esterne in modo da soddisfare tutti i requisiti richiesti.
Altro aspetto importante per la sicurezza in tale ambito è il controllo dell’incendio per il quale
sono previsti dei presidi antincendio da installare negli ambienti interni che possono essere gli
estintori d’incendio e impianti di protezione attiva come la rete di idranti, gli impianti manuali o
automatici ad acqua e ad altri agenti estinguenti.
Gli estintori e gli impianti devono essere conformi alle disposizioni normative vigenti ed essere
mantenuti a regola d’arte secondo quanto prescritto dalle specifiche regolamentazioni, dalle
norme di buona tecnica e dalle istruzioni fornite dal fabbricante.
Gli estintori garantiscono una protezione di base efficace su un principio d’incendio, della
eventuale propagazione nell’attività. La tipologia degli estintori installati deve essere selezio-
nata in riferimento alle classi di incendio determinate secondo la valutazione del rischio. Nel
caso in esame si ricade nella classe di minor rischio (A).

86 PROGETTO ARCHITETTONICO
Tabella 03.5 | Classi di incendio secondo
la norma europea EN 2 (D.M. 3 agosto
2015 - Codice di prevenzione incendi)

Gli estintori devono essere sempre disponibili per l’uso immediato e pertanto sono stati col-
locati agli accessi dei vari locali ed in modo tale che da ogni punto dell’attività sia possibile
raggiungerne uno con un percorso effettivo di lunghezza inferiore a 20 metri.
Nel caso in cui la superficie lorda di ciascun piano, come nel padiglione maternità, sia supe-
riore a 200 mq, deve essere installato un numero di estintori di classe A tale che la capacità
estinguente totale CA sia non inferiore alla capacità estinguente minima CA,min calcolata come
segue:
CA,min = 0,21 · S

con S superficie lorda di ciascun piano dell’attività espressa in m2.


Almeno il 50% della CA,min deve essere fornita da estintori con capacita estinguente non infe-
riore a 34 A. Si riporta un esempio di calcolo per estintori di classe a dal Codice di prevenzione
incendi.

Figura 03.42 | Esempio di calcolo per gli


estintori di classe A (D.M. 3 agosto 2015
- Codice di prevenzione incendi)

Considerando il caso del piano terra, la cui superficie lorda è pari a 958 mq ed è simile su tutti
i piani, risulta una capacità estinguente totale necessaria di 201 A. Per far fronte alla richiesta,
sono stati disposti 6 estintori di classe 34 A.
Gli idranti, invece, devono essere collocati ad ogni piano in prossimità degli accessi, delle
scale, delle uscite, dei locali a rischio e dei depositi; la loro ubicazione deve, comunque,
consentire di poter intervenire in ogni ambiente dell’attività. Ne sono stati disposti due, nel
corridoio in modo da essere facilmente raggiungibili, in prossimità delle uscite laterali.
Come ultimo aspetto, si accenna al fatto che debba essere sempre consentito l’accesso al
lotto da parte dei mezzi di soccorso dei Vigili del fuoco; il passaggio deve essere largo almeno

PROGETTO ARCHITETTONICO 87
3,50 m, con un’altezza libera di 4 e una pendenza minore del 10%. Per gli uffici ubicati in
edifici di altezza superiore a 12 m, deve essere assicurata la possibilità di accostamento
all’edificio delle autoscale dei pompieri, almeno ad una qualsiasi finestra o balcone di ogni
piano, purché ciò consenta di raggiungere tutti i locali di piano tramite percorsi interni al piano
stesso. La rampa di collegamento del lotto con il campus (larga 10 metri e con una pendenza
minore del 6%) e il cortile circostante l’edificio ex maternità (di larghezza minima 2,50 m)
garantiscono l’intervento agevole dei Vigili del fuoco in ogni punto dello stabile.
Si riportano le piante con indicazioni delle vie di fuga e della posizione dei dispositivi e degli
impianti antincendio per il piano terra ed il primo piano. I tre piani superiori non sono stati
rappresentati dal momento che, come sistemi di prevenzione, presentano le stesse caratte-
Figura 03.43 | Rispetto normativa
antincendio, piano terra ristiche del primo piano.

88 PROGETTO ARCHITETTONICO
Figura 03.44 | Rispetto normativa
antincendio, piano primo

03.6.2 ACCESSIBILITÀ
L’accessibilità rappresenta la possibilità di libero movimento e utilizzo di tutti i servizi da parte
delle persone con disabilità. Si tratta, dunque, dell’abbattimento delle barriere architettoniche
secondo tre principi:
-- L’accessibilità che rappresenta la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o
impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio ed ogni sua parte, poter-
vi accedere in maniera agevole e utilizzare le attrezzature in condizioni di sicurezza ed
autonomia;

PROGETTO ARCHITETTONICO 89
-- La visitabilità intesa come la possibilità di accedere agli spazi di relazione e ad almeno
un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Rappresenta, quindi, un livello di accessibilità
limitato a una parte più o meno estesa dell’edificio e delle sue unità immobiliari;
-- L’adattabilità è l’ultimo principio con cui si intende la possibilità di modificare nel tempo
lo spazio costruito, a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente e agevolmente
fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria e sensoriale.
I requisiti veri e propri di cui tenere conto nella progettazione sono riportati principalmente nei
seguenti documenti normativi:
-- D.M. n. 236 del 14 Giugno 1989, Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’acces-
sibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica
Figura 03.45 | Rispetto normativa sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento delle barriere architettoniche;
accessibilità al piano terra
-- D.P.R. n. 503 del 24 Luglio 1996, Regolamento recante norme per l’eliminazione delle
barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici;
-- D.P.R. n. 384 del 27 Aprile 1978, Regolamento concernente le norme di attuazione
dell’art. 27 della legge n. 118 del 30 Marzo 1971 a favore degli invalidi civili in materia di
barriere architettoniche e di trasporti pubblici. Tale decreto è stato abrogato e gli standard
che prevedeva sono rientrati nel DPR n. 503.

90 PROGETTO ARCHITETTONICO
Si riportano le prescrizioni principali prese in considerazione in fase di progettazione:
-- La presenza di almeno un percorso esterno per l’accesso all’edificio fruibile da persone
con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale e dotato di pavimentazione antisdruc-
ciolevole. Come mostrato in pianta, i dislivelli presenti nel lotto vengono risolti con delle
rampe che garantiscono il raggiungimento degli ingressi dello stabile.
-- Le rampe devono presentare un a larghezza minima di 0,90 m per consentire il transito
di una persona, 1,50 m per consentire l’incrocio di due persone; sono richiesti, inoltre dei
ripiani orizzontali di sosta di dimensioni minime 1,50x1,50 m ogni 10 di percorso. Infine, la
pendenza della rampa non può superare l’8%. Anche in questo caso, tutte le dimensioni
sono rispettate e sono presenti i pianerottoli dove i percorsi superano i 10 metri.
-- La larghezza minima dei percorsi è di 1 metro, con allargamenti atti a consentire l’inver-
sione di marcia da parte di persona su sedia a rotelle e le porte di accesso, se principali,
devono avere una luce netta di 80 cm, altrimenti 75. il corridoio principale non risulta mai più
stretto di 2,50 m; gli altri percorsi presentano una dimensione minima di 1,20 metri.
-- Un altro aspetto riguarda i servizi igienici che prevedono uno spazio necessario minimo
per l’accostamento e il trasferimento laterale dalla sedia a ruote alla tazza w.c. e al bidet,
ove previsto di 100 cm misurati dall’asse dell’apparecchio sanitario; uno spazio necessario
minimo per l’accostamento frontale della sedia a ruote al lavabo di 80 cm misurati dal
bordo anteriore del lavabo; la presenza di corrimano in prossimità della tazza w.c., posto ad
altezza di 80 cm dal calpestio e di diametro 3-4 cm e se fissato a parete, posto a 5 cm dalla
stessa. Nella pianta dei bagni tipo che si ripetono ad ogni piano si mostra la disposizione
delle attrezzature richieste e l’adeguatezza delle dimensioni per la movimentazione delle
carrozzine.
-- Infine, la distribuzione verticale deve essere garantita da ascensori con dimensioni
minime della cabina pari a 1,40 m di profondità e 1,10 m di larghezza con luce minima della
porta di 0,80 metri posta sul lato corto. All’interno dell’edificio sono presenti due ascensori
con vani di 1,85x1,30 m, che raggiungono tutti i piani.

Figura 03.46 | Pianta tipo dei servizi


igienici

PROGETTO ARCHITETTONICO 91
NOTE
1 Cit. P. V., Lecco: alla scoperta dell’archivio Badoni, in attesa del trasloco nell’ex maternità, Lecconline, 05
febbraio 2018, <http//:www.leccoonline.com>.
2 D.M. 3 agosto 2015, n. 139, in materia di “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai
sensi dell’articolo 15 del d.lgs 8 marzo 2016”, par. G.3.2: Profilo di rischio Rvita.
3 D.M. 22 febbraio 2006, in materia di “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici”, par. 6.2: Capacità di
deflusso.

92 PROGETTO ARCHITETTONICO
PROGETTO ARCHITETTONICO 93
PROGETTO TECNOLOGICO
04.1 Normativa per l’involucro edilizio
04.2 Requisiti degli elementi costruttivi
04.3 Prestazioni dei pacchetti tecnologici
04.4 Analisi illuminotecnica
04.5 Normativa per il comfort termico
04.6 Normativa per l’efficienza energetica
04.7 Parametri analizzati e rappresentazione

04
04.8 Simulazione dinamica con TRNsys
04.9 Strategie energetiche
Il progetto tecnologico definisce le tecnologie costruttive utilizzate e illustra le soluzioni
adottate per rispondere a tutti i requisiti di comfort dell’involucro edilizio; in particolare ha
l’obiettivo di conciliare le esigenze architettoniche con l’attenzione al comfort interno degli
ambienti, (acustico, termico, igrometrico e luminoso) così da ottenere, tramite mirate scelte
impiantistiche, un edificio ad elevata sostenibilità energetica.

04.1 NORMATIVA PER L’INVOLUCRO EDILIZIO


L’efficienza energetica degli edifici rappresenta sicuramente uno dei temi più recenti su cui
si sono concentrati maggiormente gli sforzi del legislatore al fine di definire degli indirizzi
specifici in materia. A livello nazionale la più recente legislazione in materia consiste nella
Legge n. 90 del 3 Agosto 2013, che recepisce la Direttiva 2010/31/UE, e nei rispettivi Decreti
attuativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale nel Luglio 2015 e cogenti da ottobre dello stesso
anno. L’obiettivo, come indicato nella Direttiva europea, è quello di avere edifici a energia
quasi zero (NZEB, Near Zero Energy Building), dove “il fabbisogno energetico molto basso o
quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnova-
bili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”1 .
A livello nazionale, l’edificio a energia quasi zero è quello che soddisfa i requisiti “finali” in
vigore dal 1° Gennaio 2019 (2021 per gli edifici privati) in termini di fabbisogni energetici per
la climatizzazione estiva ed invernale, riportati nel Decreto 26 Giugno 2015 - Applicazione
delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prestazioni e
dei requisiti minimi degli edifici, e per la produzione di acqua calda sanitaria coperti da fonti
rinnovabili come previsto dal D.Lgs. n. 28 del 3 Marzo 2011.
La logica seguita dal Decreto è quella di definire delle tipologie di intervento (nuove costruzio-
ni, ristrutturazioni e riqualificazioni) e in funzione di queste applicare i nuovi requisiti previsti
all’intero edificio, come nel caso di nuove costruzioni, o solo ad una parte di esso, ad esempio
nel mero ampliamento di un fabbricato esistente.
In particolare, le ristrutturazioni vengono divise in funzione:
-- della parte di superficie disperdente S, intesa come la superficie che delimita il volume
climatizzato V rispetto all’esterno, al terreno, ad ambienti a diversa temperatura o ambienti
non dotati di climatizzazione, interessata dall’intervento;
-- della ristrutturazione o meno degli impianti di climatizzazione.
Considerando l’ipotesi progettuale effettuata per l’edificio esistente caratterizzato sostanzial-
mente da:
-- interventi che interessano l’involucro edilizio in una percentuale S > 50%;

PROGETTO TECNOLOGICO 97
-- rifacimento degli impianti di climatizzazione;
si può affermare che, tra le classi di intervento definite dal Decreto, l’ipotesi progettuale in og-
getto rientra della tipologia di ristrutturazione importante di primo livello, dovendo adempiere
ai nuovi requisiti sull’intero l’edificio e risultando dunque assimilabile, dal punto di vista della
normativa energetica, ad una nuova costruzione.
Si passa ora a definire nel dettaglio i requisiti dettati dal Decreto. Quest’ultimo prevede la
verifica dei seguenti punti:
-- prestazioni invernali dell’involucro:
-- verifica del coefficiente medio globale di scambio termico dell’involucro per trasmissione
per unità di superficie (H’t espresso in W/m2K);
-- verifica dell’indice di prestazione termica utile per la climatizzazione invernale (EPH,nd
espresso in kWh/m2).
-- Prestazione estiva dell’involucro:
-- verifica dell’area solare equivalente estiva per unità di superficie utile Asol,est / Asol,utile della
parte trasparente di involucro;
-- verifica della trasmittanza termica periodica (YIE, espressa in W/m2K) degli elementi di
involucro opaco o in alternativa è possibile effettuare la verifica della massa superficiale MS
di tali elementi;
-- verifica dell’indice di prestazione termica utile per la climatizzazione estiva (EPC,nd
espresso in kWh/m2).
-- prestazione energetica globale:
-- verifica dell’indice di prestazione energetica globale (EPgl,tot espresso in kWh/m2), che
dipende da tutti i consumi energetici sopra menzionati;
-- verifiche dei rendimenti degli impianti.
A differenza del precedente D.Lgs. 192/05, la normativa cogente cambia la modalità con cui
i valori limite sono individuati: si passa infatti ad un concetto di edificio di riferimento o target,
con cui “si intende un edificio identico in termini di geometria (sagoma, volumi, superficie
calpestabile, superficie degli elementi costruttivi e dei componenti), orientamento, ubicazione
territoriale, destinazione d’uso e situazione al contorno e avente caratteristiche termiche e
parametri energetici predeterminati. Con edificio di riferimento si intende quindi un edificio
avente un fabbricato di riferimento e degli impianti tecnici di riferimento”2 .
Nella fattispecie vengono fornite le trasmittanze termiche U degli elementi tecnici che com-
pongono l’involucro del fabbricato di riferimento che non sono vincolanti anche per l’edificio
reale, a patto che l’utilizzo di soluzioni aventi prestazioni minori dei valori tabellati venga
compensata da altri componenti o accorgimenti energetici3 .
Occorre precisare che i valori di trasmittanza sopra citati sono comprensivi delle maggiora-
zioni dovute ai ponti termici e dunque, risultano ben inferiori ai limiti indicati nel D.Lgs. 192/05
e successivi.

98 PROGETTO TECNOLOGICO
Tabella 04.1 | Trasmittanze termiche
degli elementi tecnici adottate dalla
Regione Lombardia (Decreto n.176 del
12 gennaio 2017 – Allegato B)

PROGETTO TECNOLOGICO 99
04.2 REQUISITI DEGLI ELEMENTI COSTRUTTIVI
Le stratigrafie progettuali devono rispondere ad una serie di requisiti molto significativi per
un edificio scolastico, individuati in base alle rispettive classi di esigenze che, sia per le chiu-
sure che per le partizioni interne, risultano essere: benessere, sicurezza, aspetto, fruibilità e
gestione.
Tra i più importanti, al fine di caratterizzare positivamente gli elementi tecnici in questione, si
annoverano:
-- requisiti termici;
-- requisiti igrometrici;
-- requisiti acustici;
-- tenuta all’aria;
-- tenuta all’acqua;
-- resistenza al fuoco delle strutture;
-- reazione al fuoco dei materiali;
-- resistenza agli urti.
Si passa ora a descrivere i punti salienti di ognuna delle categorie sopra elencate con l’ac-
cortezza di far riferimento alla relativa normativa di pertinenza e sottolineando infine i risvolti
sulle scelte progettuali adottate.

04.2.1 REQUISITI TERMICI: (DECRETO 26/6/2015)


Nello sviluppo delle soluzioni tecnologiche del progetto sono stati presi in considerazione
gli aspetti del Decreto discussi nel paragrafo precedente. In particolare, al fine di valutare la
prestazione energetica delle stratigrafie adottate, si è calcolato il rispettivo valore di trasmit-
tanza termica e confrontato con i valori normativi dell’edificio di riferimento, intendendoli alla
stregua di trasmittanze limite. La riqualificazione energetica dell’edificio esistente, tuttavia, è
fortemente condizionata dal vincolo architettonico agente sullo stesso: la strategia adottata
tiene conto di questo limite operando un intervento di coibentazione sul lato interno della
Figura 04.1 | Membrana termoriflettente muratura.
(Over-All Over-Foil 311 - Scheda tecnica
Al fine di raggiungere le prestazioni energetiche prefissate, evitando l’utilizzo di isolanti tra-
di prodotto)
dizionali che richiederebbero grandi spessori e porterebbero una sensibile riduzione della
superficie calpestabile degli ambienti interni, si è scelto di utilizzare una membrana sottile
termoriflettente multistrato, di spessore 9 mm (tipo Over-All Over-Foil 311) che, abbinata da
entrambi i lati ad una camera d’aria ferma di spessore 20 mm, permette di avere valori di
resistenza termica di 2,30 m2K/W, con un’efficacia termica pari a 8,3 cm di polistirene avente
λ = 0,036 W/mK.
Il rispetto dei valori di trasmittanza forniti dal Decreto, in concomitanza ad una adeguata

100 PROGETTO TECNOLOGICO


inerzia termica, permette da un lato di raggiungere più agevolmente le prestazioni energeti-
che richieste dal Decreto grazie alle ridotte dispersioni termiche dell’involucro e, dall’altro, di
far fronte alle oscillazioni della temperatura esterna, condizione assolutamente necessaria
per il benessere termico degli occupanti.

04.2.2 REQUISITI IGROMETRICI: (DM 18 DICEMBRE 1975)

Riguardo alle verifiche igrometriche, la normativa afferma che “nelle condizioni di temperatura
previste per l’impiego della chiusura opaca, in nessun punto della faccia interna di questa pos-
sano aversi fenomeni di condensazione”4 . “I materiali porosi, isolanti termici, devono essere
opportunamente protetti dai fenomeni di condensazione con idonee barriere antivapore”.5
I fenomeni di condensa interstiziale o superficiale, oltre ad influire negativamente sul comfort
degli occupanti dei locali interni, contribuiscono significativamente al degrado dei materiali
edilizi favorendo ad esempio le formazioni di muffe.
L’analisi viene effettuata seguendo le indicazioni della UNI EN ISO 13788 - Temperatura
superficiale interna per evitare l’umidità superficiale critica e condensazione interstiziale
- Metodo di calcolo. La norma definisce un metodo di riferimento per determinare la tempe-
ratura superficiale interna minima dei componenti edilizi tale da evitare crescita di muffe, in
corrispondenza a valori prefissati di temperatura e umidità relativa interna stabilita secondo
l’uso che è stato previsto per l’edificio.
Inoltre, viene indicato il metodo per la valutazione del rischio di condensazione interstiziale
dovuta alla diffusione del vapore acqueo e le relative condizioni al contorno da utilizzare nei
calcoli.
Di seguito si riporta brevemente il procedimento utilizzato. I dati necessari per il calcolo sono
i seguenti:
-- i valori di conduttività termica dei materiali sono riportati nella UNI 10351 e nella UNI
11300-1, mentre i dati riguardanti la permeabilità al vapore sono presenti sempre nella UNI
10351 e nella più aggiornata UNI EN ISO 10456. La resistenza degli strati d’aria è stata
desunta dalla UNI 6946, mentre per la resistenza delle murature e dei solai esistenti si è
consultato la UNI 10355. Per alcune delle soluzioni progettuali adottate sono state inoltre
consultate le schede tecniche relative ai materiali scelti;
-- i dati climatici (temperatura aria esterna e umidità esterna per ogni mese) sono stati
desunti dalla UNI 10349; Si passa al calcolo dell’umidità relativa interna come prescritto al
punto 4.2.4 della norma tramite

pi = pe + ∆p ∙ 1,1

dove Δp (l’incremento della pressione di vapore) è funzione della temperatura e della

PROGETTO TECNOLOGICO 101


destinazione d’uso dell’edificio ricavabile dall’Appendice A della UNI 13788, classe 3 “Uffici,
negozi”.
La verifica di condensa superficiale considera nell’ambiente interno la temperatura di 20°C e
l’umidità relativa interna massima accettabile in corrispondenza della superficie pari all’80%,
e si effettua come segue:
-- si calcola il valore minimo accettabile della pressione di saturazione, psat, da cui si ricava
la temperatura superficiale minima accettabile tsi,min grazie alla relazione numerica presente
nell’Appendice E della norma;
-- da questo valore di tsi,min si ricava quindi la “qualità termica” minima dell’involucro edilizio
richiesta, espressa come fRsi,min “fattore di temperatura di progetto sulla superficie interna”,
funzione della testerna, tinterna, tsi,min;
-- si definisce il mese critico, ovvero quello con il più alto valore richiesto di fRsi,min. Il fattore
di temperatura per questo mese viene indicato con fRsi,max e il componente edilizio deve
essere progettato in modo tale da avere la seguente espressione considerando Rsi = 0,25
come caso più sfavorevole di rischio di condensazione in un angolo.
(1 - Ucomponente ∙ Rsi ) = fRsi > fRsi,max
Per scongiurare il pericolo di condensa superficiale è importante cercare di mantenere ele-
vata la temperatura superficiale evitando che scenda al di sotto della temperatura di rugiada:
ciò si può ottenere utilizzando pareti ben coibentate ossia con bassi valori di trasmittanza.
È evidente dunque la stretta relazione con il requisito termico discusso in precedenza e l’im-
portanza di un adeguato livello di coibentazione su tutte le chiusure verso l’esterno, al fine
di rendere quanto più omogenea e adeguata possibile la temperatura delle superfici interne,
scongiurando l’insorgenza di detti fenomeni e favorendo il raggiungimento delle condizioni di
benessere ambientale.
Particolare attenzione in questo senso è stata posta, oltre che allo sviluppo di pacchetti tec-
nologici dalle elevate prestazioni termiche, anche alla risoluzione dei nodi costruttivi della
porzione di edificio esistente: infatti, la presenza del vincolo architettonico impone di adottare
una strategia di riqualificazione energetica che lavora essenzialmente all’interno e che si
scontra inevitabilmente con la problematica dei ponti termici. In queste porzioni, se non risolte
o contenute adeguatamente, l’incremento dei flussi termici porta una riduzione delle tempe-
rature superficiali con le possibili ripercussioni esposte in precedenza.
La verifica di condensa interstiziale sfrutta il metodo di Glaser:
-- le condizioni al contorno sono state calcolate in precedenza (temperature, umidità in-
terna ed esterna). In aggiunta, per ogni strato si considera la resistenza alla diffusione del
vapore μ e lo spessore equivalente di aria Sd ricavati dalle stesse fonti citate in precedenza;
-- per ogni mese si calcola la distribuzione della temperatura alle interfacce, della pres-
sione di saturazione (ricavabile in funzione della prima) e della distribuzione di vapore
(pressione parziale di vapore) attraverso il componente;

102 PROGETTO TECNOLOGICO


-- la verifica consiste nel controllare che la pressione parziale del vapore pvap sia sempre
inferiore alla pressione di saturazione psat. Se le due rette si incrociano, i punti di contatto
rappresentano le interfacce di condensazione. In questa eventualità, si calcola per ogni
mese il flusso di vapore per controllare che la condensa evapori nel periodo estivo e che sia
inferiore ai limiti ammissibili per evitare il degrado del pacchetto tecnologico.
Esemplificativa in questo senso è la chiusura verticale del piano terra, realizzata in muratura
piena, che nello stato di fatto presenta problematiche inerenti sia la condensa superficiale
che quella interstiziale. Si è dunque progettato l’intervento di riqualificazione aumentando la
resistenza termica della stratigrafia e posizionando una barriera al vapore sul lato interno, al
fine di eliminare le sopracitate problematiche.

Figura 04.2 | C.V.04a - Chiusura in


pietra

PROGETTO TECNOLOGICO 103


04.2.3 CONDIZIONI ACUSTICHE: (DPCM 5/12/97)
Per gli edifici adibiti all’istruzione devono essere rispettati i valori nella figura seguente:

Tabella 04.2 | Requisiti acustici per gli


edifici scolastici (DPCM 5/12/97)

dove le grandezze di riferimento sono:


-- potere fonoisolante apparente R’w, caratterizza la capacità di una partizione realizzata
in opera, divisoria tra due ambienti differenti, di abbattere i rumori aerei. L’apice indica che
è un che deve essere rispettato mediante misurazioni in opera;
-- isolamento acustico standardizzato di facciata D2nm,nT,w, caratterizza la capacità di una
facciata di abbattere i rumori aerei provenienti dall’esterno, il pedice 2m indica che la misu-
ra va eseguita a 2 metri dalla facciata stessa, mentre nT indica che la misura deve essere
normalizzata sulla base del tempo di riverberazione proprio dell’ambiente interno;
-- livello di rumore di calpestio normalizzato L’nw, caratterizza la capacità di un solaio rea-
lizzato in opera di abbattere i rumori di carattere impattivo, da calpestio;
-- livello massimo di pressione sonora ponderata A con costante di tempo slow LASmax,
indicatore del livello di rumorosità prodotta dagli impianti tecnologici per servizi a funziona-
mento discontinuo;
-- livello continuo equivalente di pressione sonora, ponderata A, LAeq, indicatore del livello
di rumorosità prodotta dagli impianti tecnologici per servizi a funzionamento continuo;
-- tempo di riverberazione T60 è il tempo necessario perché un determinato suono decada
di 60 dB all’interno di un locale. Il parametro varia al variare della frequenza considerata.
La tematica del rumore e il relativo benessere acustico negli ambienti sono di cruciale impor-
tanza in quanto condiziona fortemente la vivibilità degli spazi. In linea generale, ogni edificio
è soggetto a rumori provenienti sia dall’esterno che dall’interno: nella prima categoria una
delle fonti principali di disturbo è sicuramente il traffico veicolare, soprattutto se il plesso è in
adiacenza a strade di traffico medio - elevato.
Nel caso dell’intervento in oggetto, le analisi del contesto svolte precedentemente mostrano
come l’adiacente via Ghislanzoni raggiunga un livello di rumorosità che può essere fonte di
disturbo per un’attività di tipo didattico, tuttavia le chiusure in muratura portante grazie alla
loro elevata massa superficiale (mediamente pari a 650 kg/m2) presentano già di partenza
una buona risposta all’onda sonora trasmessa per via aerea; l’interposizione di una contropa-
rete interna ne migliora ulteriormente la prestazione permettendo di ottemperare ai requisiti
citati in precedenza.
Per ovviare alle problematiche acustiche dovute all’interferenza di differenti attività in spazi
adiacenti, la scelta delle finiture interne nel caso di contropareti e controsoffitti si è mossa ver-
so materiali caratterizzati da un alto assorbimento acustico, contribuendo dunque a migliorare

104 PROGETTO TECNOLOGICO


Figura 04.3 | Propagazione del rumore
il comfort acustico degli ambienti confinati. per via aerea
Figura 04.4 | Propagazione del rumore
È possibile infine effettuare un’ulteriore suddivisione in funzione delle modalità con cui il ru-
per via solida
more si propaga: per via aerea quando, a partire dalla sorgente che emette il rumore, questo
si diffonde nell’aria e attraverso le pareti divisorie ad ambienti confinanti; per via solida dove
le vibrazioni generate da un sorgente si trasmettono attraverso le strutture dell’edificio e da
queste nell’aria degli ambienti (detti anche rumori impattivi di calpestio).
Nel dettaglio, quest’ultima tipologia è particolarmente critica soprattutto in considerazione
della continuità degli elementi strutturali e della loro rigidezza, che favorisce la propagazione
delle vibrazioni e, quindi, del rumore.
Al fine di garantire le adeguate prestazioni di isolamento acustico al calpestio, nella pro-
gettazione delle partizioni orizzontali si è provveduto a desolidarizzare la pavimentazione
rispetto la struttura portante (tecnica del pavimento galleggiante) mediante l’interposizione di
uno strato elastico. La corretta progettazione ed esecuzione dei dettagli costruttivi tra solaio
e pareti sono fondamentali per evitare l’insorgenza di ponti acustici che vanificherebbero
l’effetto di tale soluzione.

04.2.4 TENUTA ALL’ARIA: (DM 18 DICEMBRE 1975)


“La chiusura esterna considerata nel suo insieme (comprendente, cioè, tutti gli elementi che
la compongono quali infissi, giunti, ecc.) deve assicurare nel locale, delimitato da chiusure
considerate stagne e dalla chiusura in esame, una tenuta tale che sia possibile realizzare
nell’ambiente anzidetto una pressione statica di 10 mm di colonna d’acqua con un ventila-
tore di portata non superiore a 10 m3/h per ciascun m2 di superficie frontale della chiusura
considerata”.6 Il requisito consente di limitare le infiltrazioni d’aria esterna, contribuendo al
benessere termico dell’ambiente confinato e diminuendo le dispersioni termiche attraverso
l’involucro edilizio.
Per adempiere a quanto detto si è fatto particolare attenzione alla scelta del rivestimento
interno ed esterno avendo cura di garantirne la continuità con i telai dei serramenti.

04.2.5 TENUTA ALL’ACQUA: (DM 18 DICEMBRE 1975)


“Le chiusure esterne verticali e orizzontali, considerate nel loro complesso e particolarmente
nei giunti e negli infissi, debbono essere realizzate in modo da assicurare che non possano
avvenire attraverso di esse infiltrazioni di acqua di pioggia”7 .
Negli elementi tecnici interessati, si è provveduto all’utilizzo di facciate ventilate o all’interpo-
sizione di strati impermeabilizzanti che proteggono gli strati sensibili all’acqua.

PROGETTO TECNOLOGICO 105


04.2.6 RESISTENZA AL FUOCO DELLE STRUTTURE: (DM 26 AGOSTO 1992)
Come definito dal Decreto, le strutture devono essere realizzate in modo da garantire una
resistenza al fuoco di almeno R60 per strutture portanti e di separazioni, per scuole di altezza
antincendio fino a 24m.
Questo requisito è stato assolto schermando dette strutture attraverso opportuni rivestimenti
in lastre di gesso rivestito che, grazie al loro ridotto spessore e ad una resistenza al fuoco fino
a R180, consentono di raggiungere le prestazioni prefissate.

04.2.7 REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI: (DM 26 AGOSTO 1992)


Come riportato al §3.1 della sopracitata norma:
-- negli atrii, nei corridoi, nei disimpegni, nelle scale, nelle rampe, nei passaggi in genere,
è consentito l’impiego dei materiali di classe 1 in ragione del 50% massimo della loro super-
ficie totale (pavimento + pareti + soffitto + proiezioni orizzontali delle scale). Per le restanti
parti debbono essere impiegati materiali di classe 0;
-- in tutti gli altri ambienti è consentito che le pavimentazioni, compresi i relativi rivestimen-
ti, siano di classe 2 e che gli altri materiali di rivestimento siano di classe 1; oppure di classe
2 se in presenza di impianti di spegnimento automatico asserviti ad impianti di rivelazione
incendi;
-- i materiali di rivestimento combustibili, ammessi nelle varie classi di reazione al fuoco
debbono essere posti in opera in aderenza agli elementi costruttivi, di classe 0 escludendo
spazi vuoti o intercapedini;
-- i materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambe le facce (tendaggi, ecc.) devono
essere di classe di reazione al fuoco non superiore a 1.
Il comportamento in caso di incendio è fondamentale ai fini della sicurezza in quanto gli
elementi tecnici devono conservare la stabilità e non propagare sostanze tossiche o fumi,
oltre a non favorire la propagazione stessa del fuoco ai livelli superiori.
La scelta dei materiali nelle stratigrafie progettuali è avvenuta in funzione della destinazione
d’uso (ad esempio prodotti incombustibili per le vie d’esodo) e delle compartimentazioni.
Anche in questo caso si è scelto di utilizzare delle lastre in gesso rivestito, sia per le contropa-
reti che i controsoffitti, in modo da coniugare le prestazioni di reazione al fuoco richieste alle
già citate esigenze di comfort acustico.

04.2.8 RESISTENZA AGLI URTI: (DM 18 DICEMBRE 1975)


“Per la resistenza all’urto di corpo molle di grandi dimensioni (urti accidentali) le pareti,
soggette alle opportune prove, dovranno fornire una resistenza alle sollecitazioni indotte,
secondo le modalità di prova, non inferiore a 25 kgm, sotto tale sollecitazione d’urto, esse non
dovranno presentare lesione alcuna o danneggiamenti tali da pregiudicare caratteristiche di
sicurezza, di tenuta, di complanarità o di estetica”.8

106 PROGETTO TECNOLOGICO


04.3 PRESTAZIONI DEI PACCHETTI TECNOLOGICI
Conclusa la fase di analisi dei requisiti richiesti, si è giunti a sviluppare un abaco dei pacchetti
tecnologici in cui si riporta la descrizione puntuale degli strati e le prestazioni raggiunte sia
dal punto di vista termico, mediante i parametri di trasmittanza, sfasamento, attenuazione,
l’andamento delle temperature superficiali e all’interfaccia tra i materiali costituenti, sia igro-
metrico, attraverso la già discussa verifica della condensa superficiale e interstiziale.
Al fine di agevolare la lettura, ciascuna scheda analizza in dettaglio la stratigrafia maggior-
mente ricorrente nell’intervento e di questa ne riporta la rispettiva rappresentazione in scala:
eventuali soluzioni alternative della stessa stratigrafia, ad esempio nella scelta di una diversa
tipologia di materiale nella finitura, sono segnalate da un asterisco e riportate in fondo alla
scheda.

04.3.1 EDIFICIO ESISTENTE


Le chiusure verticali sono coibentate internamente utilizzando un isolante termoriflettente
applicabile direttamente sul rinforzo in malta a base di calce laddove previsto, o su uno strato
di regolarizzazione in sostituzione dell’intonaco preesistente. La camera d’aria per il corretto
funzionamento dell’isolante è realizzata da un lato da una controparete con doppia lastra di
cartongesso e dall’altro da porzioni di malta adesiva che hanno il compito di aderire alla rete
d’aggancio di cui è dotato l’isolante e fissarlo nella posizione corretta.

Figura 04.5 | C.V.05a - Chiusura in


laterizio

PROGETTO TECNOLOGICO 107


Tra le chiusure orizzontali, quella inferiore prevede l’eliminazione degli strati esistenti sostituiti
da un solaio controterra areato con casseri a perdere in PVC. Il raggiungimento delle pre-
stazioni termiche è garantito dallo strato di isolamento termico in poliuretano espanso rigido,
scelto per la bassa conducibilità termica e l’elevata resistenza a compressione.

Figura 04.6 | C.O.03 - Solaio controterra

108 PROGETTO TECNOLOGICO


Le partizioni interne orizzontali presentano una struttura in elementi prefabbricati Plastbau
metal in calcestruzzo precompresso, e tutte sono provviste di un sistema radiante a con-
trosoffitto compatibile atto a cablare sia le plafoniere che i diffusori di aria laddove previsti
negli ambienti. All’estradosso la tecnica è quella del pavimento flottante e il passaggio degli
impianti avviene a pavimento all’interno di canalette annegate nel sottofondo impiantistico.
Le partizioni interne verticali infine permettono il passaggio degli impianti grazie all’utilizzo
di soluzioni “a secco”: nella fattispecie si tratta di contropareti collocate in adiacenza alle
murature esistenti o di pareti a singola o doppia orditura.

Figura 04.7 | P.O.02a - Solaio Plastbau


metal

PROGETTO TECNOLOGICO 109


La copertura in capriata lignea e l’ultimo solaio esistente vengono interamente rimossi per
essere sostituiti da un solaio in calcestruzzo armato a piastra che funga da interfaccia tra la
maglia strutturale portante del piano terzo e l’intervento al piano quarto, redistribuendone i
carichi e garantendo il funzionamento a diaframma.

Figura 04.8 | P.O.04a - Solaio a piastra

04.3.2 INTERVENTO DI SOPRAELEVAZIONE


Le chiusure opache di nuova progettazione al piano quarto sono realizzate con tecnologia a
secco e consentono di includere al loro interno il graticcio strutturale in FRC mantenendo la
possibilità di passaggio degli impianti elettrici o di ventilazione laddove previsti. Il rivestimento
all’estradosso è in lamiera in zinco-titanio ad aggraffatura ripiegata e ancorata ad un assito

110 PROGETTO TECNOLOGICO


in doghe sostenuto da montanti in legno. Un’intercapedine d’aria garantisce che il surriscal-
damento della lamiera non vada a compromettere le caratteristiche dello strato isolante in
polistirene espanso.

Figura 04.9 | C.O.05 - Copertura

PROGETTO TECNOLOGICO 111


La tecnologia per la parte trasparente dell’involucro al piano quarto è costituita da pannelli
estrusi in policarbonato alveolare con giunto ad incastro laterale protetti sul lato esterno dai
raggi UV e sorretti alle estremità da profili d’intelaiatura perimetrale in alluminio anodizzato.
Il sistema comprende staffe intermodulo, guarnizioni e quant’altro necessario per la posa e
la perfetta tenuta all’acqua per l’applicazione in copertura e in parete garantita dal produttore
(tipo Akraplast AKRAPAN).

Figura 04.10 | Connessione ad incastro


con staffa di ancoraggio su arcareccio
(Akraplast Akrapan - Scheda tecnica di
prodotto)

Figura 04.11 | Profilo Halfen HTU L’ancoraggio del sistema alla struttura portante in FRC avviene tramite la predisposizione di
(Halfen HTU - Scheda tecnica di
canali di connessione in acciaio (tipo Halfen HTU) nella fase di prefabbricazione del sistema
prodotto)
modulare che compone il graticcio strutturale al quarto piano. Le staffe intermodulo, che
garantiscono la connessione del sistema in policarbonato alla struttura portante tramite un
aggancio ad incastro, vengono fissate all’estradosso dei travetti in calcestruzzo fibrorinforzato
tramite viti per acciaio.
Di seguito si riportano degli stralci inerenti alle sezioni tecnologiche redatte. Per la visione
degli elaborati inerenti i nodi, si rimanda alle tavole progettuali.

Figura 04.12 | C.O.06 - Copertura in


policarbonato

112 PROGETTO TECNOLOGICO


Figura 04.13 | Sezione tecnologica 01

PROGETTO TECNOLOGICO 113


Figura 04.14 | Sezione tecnologica 02

114 PROGETTO TECNOLOGICO


04.4 ANALISI ILLUMINOTECNICA
04.4.1 INTRODUZIONE
L’illuminazione naturale ha sempre avuto un ruolo fondamentale sia dal punto di vista compo-
sitivo, sia in relazione al comfort e agli aspetti funzionali; è, infatti, una risorsa importante per
la progettazione di opere energeticamente sostenibili e qualitativamente confortevoli poiché
si traduce nel benessere degli individui che lo occupano oltre a permettere una riduzione dei
consumi legati all’illuminazione artificiale.
Tra i fattori che determinano l’illuminazione naturale ricordiamo i più incisivi come la posizione
geografica, le condizioni meteorologiche, le dimensioni e posizione di finestre e locali. È com-
pito del progettista ottimizzare le soluzioni in relazione a questi aspetti, ricercando il maggiore
utilizzo possibile dell’apporto di luce naturale, gratuita, prima di ricorrere a quella artificiale.
Quest’ultima, garantita da opportuni apparecchi di illuminazione, permette di integrare quella
naturale nei momenti in cui i valori minimi di illuminamento richiesti dalla normativa non pos-
sono essere in parte o del tutto garantiti.
Una progettazione attenta dell’illuminazione deve mirare ad ottenere requisiti tra cui il livello
d’illuminazione adeguato, l’equilibrio delle luminanze, la protezione dai fenomeni di abbaglia-
mento ed una prevalenza della componente diretta su quella diffusa. Infatti, nel caso di una
disponibilità di luce naturale eccessiva in un ambiente chiuso si possono creare svantaggi tra
cui l’incremento del fabbisogno energetico per la climatizzazione e l’eccessivo irraggiamento,
con conseguenti condizioni visive inadeguate.
In quest’ottica, negli ultimi decenni si è avuto un considerevole progresso nello sviluppo di
sistemi di schermatura e controllo della luce, permettendone l’utilizzo anche in condizioni
meno favorevoli, controllando o riducendo l’ingresso della componente diretta, in modo da
assicurare un comfort sia termico che visivo.
Al fine di rispettare i criteri generali per il benessere e la sicurezza degli occupanti necessari
per i vari ambienti, si è fatto riferimento alle seguenti normative vigenti:
-- Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975. Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia
scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osser-
varsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica;
-- UNI 10840:2000. Luce e illuminazione, locali scolastici. criteri per l’illuminazione artifi-
ciale e naturale;
-- UNI EN 12464-1. Illuminazione dei Luoghi di Lavoro;
Nel rispetto di tali normative, sono stati presi in considerazione per il progetto di illuminazione
tre parametri: il Fattore medio di luce diurna (FLD), l’illuminamento e la luminanza, verificati
attraverso il software VELUX Daylight Visualizer fornito dall’azienda Velux, come si spiegherà
nei prossimi paragrafi.

PROGETTO TECNOLOGICO 115


Figura 04.15 | Illuminanza, luminanza,
fattore medio di luce diurna (E. Galdi,
L. Pavone, The buildings of tomorrow.
Today, Velux Italia)

04.4.2 CONTESTO
L’orientamento ed il percorso del sole oltre alla disposizione delle ombre all’interno dell’area
di progetto sono di fondamentale importanza in fase di progettazione in quanto consentono
di effettuare valutazioni sulle superfici vetrate e su eventuale posizionamento di opportune
schermature.
Questi fattori sono stati ricavati mediante l’utilizzo del software Autodesk Revit Architecture
2017, conducendo le simulazioni nelle giornate dei due solstizi (21 giugno – 21 dicembre).
Dalle immagini si evince che le facciate rivolte a sud-est e sud-ovest necessitano di scher-
mature solari in quanto sono sottoposte a lungo alla radiazione solare diretta. Non saranno,
invece, necessarie per le altre due.

Figura 04.16 | Percorso solare invernale


Figura 04.17 | Percorso solare estivo

04.4.3 LE GRANDEZZE E I FATTORI DELL’AMBIENTE LUMINOSO

04.4.3.1 FLD
Il fattore di luce diurna FLD è la misura, espressa in percentuale, della quantità di luce diurna
disponibile in uno spazio. Si definisce come il rapporto tra l’illuminamento del piano di lavoro
in una posizione determinata (Eint) e l’illuminamento che si avrebbe, nelle identiche condi-
zioni di tempo e luogo, su una superficie orizzontale esposta all’aperto in modo da ricevere
luce dall’intera volta celeste, senza irraggiamento diretto del sole (Eest), come si rappresenta

116 PROGETTO TECNOLOGICO


nell’immagine seguente. Tale fattore, quindi, rappresenta un indicatore rispetto a come si
percepisce visualmente un ambiente, senza dipendere dal livello di illuminamento esterno,
ma solo dalle relazioni geometriche tra punto considerato all’interno dell’ambiente e la volta
celeste. In formula:
FLD (%) = ( Eint / Eest ) ∙ 100

Figura 04.18 | Schematizzazione del


Fattore di luce diurna (“Renzo PIANO,
Carlo PIANO et alii, Almanacco
dell’Architetto, Bologna: Proctor Edizioni,
2012”)

04.4.3.2 FLDm
Il valore dei FLD varia a seconda del punto considerato all’interno di un ambiente, perciò si in-
troduce un nuovo fattore: il fattore medio di luce diurna (FLDm), ovvero il risultato di una media
su più punti di misura dello spazio interno in rapporto con l’esterno. Questo valore consente di
valutare le condizioni di illuminazione naturale confortevoli e il livello di illuminazione globale
nel locale di interesse.
Nella sua valutazione bisogna prendere in considerazione tre componenti:
-- componente cielo (CC), cioè la luce proveniente direttamente dalla parte di cielo visibile
dal punto considerato; è direttamente proporzionale alla dimensione della finestra e alla
trasparenza del vetro;
-- componente riflessa esterna (CRE), cioè la luce riflessa da oggetti esterni; in questo
caso rientrano parametri come il colore del terreno e degli edifici circostanti;
-- componente riflessa interna (CRI), ovvero tutta la luce che entra attraverso la finestra e
che non raggiunge il piano di lavoro direttamente, ma solo dopo essere state riflessa dalle
superfici interne; è tanto più grande quanto più chiari sono i colori delle pareti e del soffitto.
Dunque, la somma delle tre contributi darà il fattore medio.
Per il calcolo dell’FLDm si fa riferimento alle condizioni di cielo coperto e il modello che si adot-
ta per descrivere la luminanza del cielo in tale condizione è quello standard CIE (Commission
Internationale de l’Éclairage).
Il procedimento analitico che consente di ottenere il valore di FLD, calcolato in assenza di
contributi dovuti alla luce artificiale, è rappresentato dalla seguente formula:

PROGETTO TECNOLOGICO 117


FLDm = (Af ∙ τ ∙ ε ∙ ψ) / [(1 - rm) · Stot]
dove:
Af è l’area della superficie della finestra escluso il telaio
τ è il fattore di trasmissione luminosa del vetro
ε è il fattore finestra, rappresentativo della posizione di volta celeste vista dal baricentro
della finestra:
ε = 1,0
ε = 0,5
ε < 0,5
ψ è il fattore di riduzione del fattore finestra
Stot è l’area totale delle superfici che delimitano l’ambiente
rm è il fattore medio di riflessione luminosa delle superfici che delimitano l’ambiente

Le normative fissano dei valori di FLDm minimi da garantire in ogni ambiente a seconda della
destinazione d’uso. Si riporta la tabella con i valori relativi alle principali funzioni di interesse
secondo la UNI 10840 “Locali scolastici: criteri per l’illuminazione artificiale e naturale”.

Tabella 04.3 | Valori di FLD minimi per


ambienti scolastici (UNI 10840) Tipo di ambiente, di compito visivo o di attività ηm
(%)
Sale di lettura ≥3
Ingressi ≥1
Scale ≥1
Aule comuni e Aula Magna ≥2
Biblioteca: scaffali -
Biblioteca: area di lettura ≥3
Magazzini materiale didattico ≥1
Bagni ≥1

Occorre precisare che il fattore di luce diurna non dovrebbe mai essere usato da solo come
indicatore per la progettazione di edifici a basso consumo energetico e alta qualità dell’am-
biente luminoso, specialmente in climi mediterranei dove il numero di ore di sole annuale
risulta elevato. Infatti, dimensionare una finestra sulla base di una giornata con cielo coperto
in clima mediterraneo porta sicuramente a sovradimensionarla, causando livelli di illumi-
namento eccessivi nella maggior parte dei giorni e, soprattutto, inutili maggiori dispersioni
termiche in inverno e guadagni solari in estate.
Per la verifica dell’FLDm sulla parte di edificio esistente è stata effettuata la simulazione per
i piani terra, primo e ultimo, trascurando i rimanenti due piani perché simili, come soluzione,
al primo.

118 PROGETTO TECNOLOGICO


Dalle immagini riportate e dalla relativa tabella è possibile confrontare i valori ottenuti con i
livelli di FLDm prescritti dalle normative. Il piano terra presenta i valori più bassi, ciononostante
si attengono ai limiti dato che le funzioni al suo interno – l’atrio e gli spazi di archivio non adibi-
to a consultazione – non hanno necessità di fattori elevati. Al piano primo, anche se per poco,
alcuni locali non raggiungono il 3% di FLDm previsto; ciò è dovuto al fatto che l’intervento sulle
finestre è limitato a causa de vincoli posti sull’edificio dalla soprintendenza.
Differente è la situazione al quarto piano in cui è possibile osservare che il rivestimento
prevalentemente in policarbonato garantisce un ingresso di luce tale per cui le prescrizioni
normative siano sempre ampiamente rispettate. Sono state, comunque, previste delle tende
interne utilizzate come schermature, ma anche per eventuali esigenze richieste per le mostre.

Figura 04.19 | Verifica fattore di luce


diurna medio, vista planimetrica: piano
terra

Figura 04.20 | Verifica fattore di luce


diurna medio, vista planimetrica: piano
primo

Figura 04.21 | Verifica fattore di luce


diurna medio, vista planimetrica: piano
quarto

PROGETTO TECNOLOGICO 119


04.4.3.3 ILLUMINAMENTO
L’illuminamento è una grandezza espressa in lux [lx = lm/m2] che rappresenta il rapporto tra
il flusso luminoso ricevuto da una superficie e l’area della superficie stessa. Indica la quantità
di luce che colpisce un’unità di superficie. L’illuminamento e la sua distribuzione influenzano
notevolmente la percezione del compito visivo e la sua esecuzione in modo rapido, sicuro
e confortevole. In condizioni abituali d’illuminazione sono richiesti circa 20 lux per percepire
in modo corretto i lineamenti del volto umano. Tale valore è stato adottato come il più basso
della scala degli illuminamenti. I valori di illuminamento ottimale per ogni zona devono essere
conformi alle raccomandazioni contenute nella norma UNI EN 12464-1 “Illuminazione dei
Luoghi di Lavoro” i cui valori di interesse per l’edificio in questione sono indicati nella tabella
seguente:
Tabella 04.4 | Valori di illuminamento
minimi per ambienti di lavoro (UNI EN Locali Em [lux] Note
12464-1)
Aree di circolazione 100
Archivi 200
Area di lettura 500
Uffici 500 Illuminazione regolabile
Fiere, padiglioni espositivi 300
Oggetti esposti insensibili alla luce - Illuminaizone dettata da esigenze
della mostra

Anche in questo caso, per la verifica dei valori di illuminamento, è stato utilizzato il software
della VELUX. Il programma restituisce delle viste in pianta o tridimensionali in falsi colori
definiti secondo una scala cromatica che si sovrappone agli oggetti sottoposti a rendering.
Vengono riportate le piante su cui sono state effettuate le verifiche che risultano soddisfatte
per tutti i locali interessati.
Bisogna fare una precisazione sul modello cielo: esso consente di specificare le condizioni di
irraggiamento solare secondo i modelli CIE Standard General Sky tra varie opzioni disponibili
che si riportano di seguito:
-- cielo sereno: modello di cielo in assenza di nuvole;
-- cielo intermedio: la distribuzione di luminanza varia in funzione della posizione del sole
e del grado di nuvolosità. Il software propone un modello intermedio tra cielo sereno e cielo
coperto;
-- cielo coperto: modello di cielo a luminanza costante per tutti i suoi punti.
-- Altri aspetti che influiscono sulla simulazione sono le specifiche dei materiali associati
agli oggetti caratterizzanti il progetto e il mese, giorno e ora in cui si vuole effettuare la
verifica. Sono, dunque, stati scelti i due solstizi e l’equinozio di primavera come giorni più
significativi, a mezzogiorno.

120 PROGETTO TECNOLOGICO


Le verifiche sono state svolte per il piano terzo, rappresentativo anche degli altri tre sottostanti
e il piano quarto perché di nuova realizzazione.
Relativamente al primo caso, è emerso dalle tabelle riportate sotto che, chiaramente, la situa-
zione migliore si ha a giugno, tuttavia i lux richiesti da normativa non vengono mai soddisfatti
e ciò si verifica anche agli altri piani. Per compensare l’insufficienza di luce in entrata, essen-
do impossibile aumentare la superficie finestrata, si installeranno impianti di illuminazione Tabella 04.5 | Valori di illuminamento
medio (Em) e uniformità (U) per i locali
artificiale. del terzo piano

Ufficio NO Ufficio SO Ufficio NE Ufficio SE Riunioni O


P 3° Em U Em U Em U Em U Em U
21-mar 208,60 0,39 273,30 0,21 205,20 0,40 262,70 0,18 141,80 0,39
21-giu 271,36 0,38 303,67 0,22 279,40 0,36 292,10 0,17 183,20 0,26
21-dic 128,20 0,36 183,50 0,19 143,43 0,35 171,63 0,20 130,52 0,20

Riunioni E Sala stampa Ufficio Sala relax Corridoio


P 3° Em U Em U Em U Em U Em U
21-mar 139,90 0,31 157,90 0,27 127,20 0,28 162,50 0,31 86,30 0,15
21-giu 171,20 0,32 228,80 0,26 249,10 0,25 263,30 0,25 127,50 0,15
21-dic 133,52 0,20 100,97 0,27 104,96 0,22 125,81 0,23 57,94 0,13

Per quanto riguarda l’ultimo piano, come avviene per l’FLDm, anche nel caso dell’illumina-
mento si ottengono valori molto elevati in tutte e tre le stagioni, grazie al rivestimento in
policarbonato che consente in ingresso rilevante di luce, garantendo però un buon comfort
visivo dovuto al fatto che la bassa trasmittanza luminosa del materiale traslucido diffonde in
maniera omogenea i raggi di luce evitando fenomeni di abbagliamento, come si spiegherà
nel paragrafo successivo.
Le opere all’interno dello spazio espositivo non sono a rischio di rovina a causa dell’elevata
illuminazione in quanto trattasi si tavole di studio e modelli recenti, successivi alle opere
dell’ingegner Nervi. Anche per questo piano si riporta la tabella con i valori a confronto tra i Tabella 04.6 | Valori di illuminamento
medio (Em) e uniformità (U) per i locali
mesi più critici di dicembre e giugno e quest’ultimo ripetuto nel caso con le schermature.
del quarto piano

Sala expo NO Sala expo SO Sala expo NE Sala expo SE Sala expo N Corridoio
P 4° Em U Em U Em U Em U Em U Em U
21-giu 1112,90 0,61 1050,30 0,55 1125,70 0,61 1052,40 0,54 1115,40 0,56 311,80 0,29
21-giu 358,70 0,54 332,80 0,48 356,60 0,56 332,70 0,49 257,00 0,68 93,70 0,32
21-dic 423,10 0,65 418,30 0,59 422,00 0,64 420,70 0,57 412,60 0,61 185,80 0,32

PROGETTO TECNOLOGICO 121


Figura 04.22 | Verifica valori di
illuminamento piano quarto - 21/12
Figura 04.23 | Verifica valori di
illuminamento piano quarto senza
schermature - 21/06
Figura 04.24 | Verifica valori di
illuminamento piano quarto con
schermature - 21/06

04.4.3.4 LUMINANZA
La luminanza è la quantità di luce riflessa da una superficie e la si calcola utilizzando come
unità di misura la candela al metro quadrato [Cd/mq]. Misura la sensazione di abbagliamento
percepita dall’occhio umano e la sua distribuzione nello spazio può essere descritta in rela-
zione alla posizione di un osservatore e ad una direzione di osservazione.
Il comfort visivo è garantito da una adeguata gradazione dei contrasti nel campo visivo inteso
come campo centrale di visione, sfondo e ambiente, risulta perciò importante la “mappatura”
delle luminanze all’interno di un ambiente. Infatti, sebbene l’occhio sia capace di adattarsi

122 PROGETTO TECNOLOGICO


ad ampie variazioni di luminanza, non può adattarsi contemporaneamente a due livelli molto
diversi. L’occhio minimizza il problema cercando di concentrarsi su una sola area di diversa
luminosità alla volta, se però le aree sono entrambe nella parte centrale del campo visivo, la
concentrazione su una sola di esse diventa difficile. Ne deriva l’affaticamento dell’occhio do-
vuto ai continui aggiustamenti a cui è costretto. Inoltre, se le differenze di luminanza all’interno
del campo visivo diventano eccessive si verifica anche il fenomeno dell’abbagliamento che
causa fastidio o riduzione delle capacità visive; risulta, quindi, indispensabile nella progetta-
zione verificare che il contrasto di luminanze resti all’interno dei seguenti rapporti:

Tabella 04.7 | Rapporti luminanza limite


Rapporti luminanza limite prescritti X Y Z prescritti
Tra il compito visivo e le superfici più scure ad esso adiacenti (max) 3/1 3/1 5/1
Tra il compito visivo e le superfici più chiare ad esso adiacenti (min) 1/3 1/3 1/5
Tra il compito visivo e le superfici lontane più scure (max) 1/10 1/20 -
Tra il compito visivo e le superfici lontane più chiare (min) 1/10 1/20 -
Tra gli apparecchi di illuminazione e le superfici ad essi adiacenti 20/1 - -
Ovunque entro il campo visivo (max) 40/13 - -

dove:
X ambienti dove è possibile controllare le riflessioni ovunque
Y ambienti dove è possibile controllare le riflessioni in prossimità all’area di lavoro;
Z ambienti dove non è possibile controllare le riflessioni.
Dalle analisi effettuate in un locale significativo del piano terzo, lo spazio co-working esposto
a sud-est, è emerso che i rapporti di luminanza, valutati il giorno 12 giugno alle ore 12:00,
risultano essere superiori ai valori di comfort riportati nella tabella precedente; si è optato, per-
ciò, per l’inserimento di sistemi di schermatura per la regolazione a fini energetici e di comfort.
Essendo un intervento di recupero, affinché la soluzione adottata fosse poco invasiva, si è
scelto di utilizzare delle tende esterne a rullo meccaniche, utili per schermare l’irraggiamento
in particolare nelle stagioni più calde, ma principalmente per il controllo dell’intensità solare. A
differenza delle tende interne, quelle esterne hanno il vantaggio di evitare l’accumulo di calore
all’interno del locale.
La simulazione è stata effettuata nello stesso locale e giorno, prima in assenza poi in pre-
senza delle tende, per ottenere un confronto che consentisse di valutare l’efficacia della
soluzione adottata. I valori di rapporti di luminanza restituiti rientrano negli intervalli di accet-
tabilità previsti. Sono state riportate le viste render del locale nei due casi, con le isolinee che
rappresentano i valori di cui sopra.
Per simulare con il software la presenza delle tende è stata variata la trasmittanza luminosa
del vetro, ridotta dal 84% al 15%.

PROGETTO TECNOLOGICO 123


Figura 04.25 | Verifica valori luminanza
senza schermature nello spazio
coworking piano terzo

Figura 04.26 | Verifica valori luminanza


con schermature nello spazio coworking
piano terzo

Per quanto riguarda l’analisi dei valori di luminanza effettuata in uno degli spazi della sala
espositiva al quarto piano, locale a sud-ovest, è emerso che non si verificano fenomeni di
abbagliamento grazie all’effetto del policarbonato che, come detto in precedenza, consente
l’ingresso alla luce in modo diffuso, così da garantire uniformità di valori impedendo l’abba-
gliamento. Ciò si può osservare dai valori ottenuti con la simulazione che è stata effettuata sia
in assenza di oscuranti, sia con tende abbassate.

124 PROGETTO TECNOLOGICO


Figura 04.27 | Verifica valori luminanza
senza schermature nello spazio
espositivo piano quarto

Figura 04.28 | Verifica valori luminanza


senza schermature nello spazio
espositivo piano quarto

04.4.4 ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE


Infine, si riportano alcune considerazioni relative all’illuminazione artificiale, senza approfon-
dire la tematica nel caso specifico. Un’ottimale integrazione tra luce naturale e artificiale è
fondamentale per garantire un significativo risparmio energetico in un progetto, non essendo
realistico pensare di utilizzare l’illuminazione naturale in modo continuo, data la sua variabile
disponibilità nel tempo. La scelta del sistema di illuminazione artificiale ha quindi un ruolo
strategico per raggiungere l’obiettivo di ottimo nell’illuminazione giornaliera.

PROGETTO TECNOLOGICO 125


In particolare, nell’edificio oggetto di recupero, l’illuminamento dei locali della parte preesisten-
te generalmente non raggiungono i valori previsti dalle normative, perciò risulta necessario
implementare il sistema di illuminazione interno, facendo ricorso, appunto, alla luce artificiale.
Anche all’ultimo piano si prevede un impianto che garantisca l’illuminazione dei locali ciechi e
nella sala espositiva qualora la si voglia aprire a visite serali.
Si utilizzeranno, dunque, sistemi di illuminazione a controsoffitto che compenseranno la quota
parte di luce che le finestre non sono in grado di garantire all’utenza. In questo ambito vanno
considerati una serie di fattori quali: la quantità e la qualità della luce diffusa, un’illuminazione
adeguata al tipo di lavoro o funzione che si deve svolgere nell’ambiente, una corretta disloca-
zione delle sorgenti luminose per evitare squilibri di luminosità o abbagliamenti e una giusta
tonalità di luce per garantire il comfort visivo.

04.5 NORMATIVA PER IL COMFORT TERMICO


Al fianco del benessere visivo-illuminotecnico si pone la questione del comfort termoigro-
metrico ambientale interno agli spazi, comunemente definito come quel particolare stato
della mente che esprime soddisfazione in una condizione di scambio termico con l’ambiente
circostante.
Come avviene per la progettazione illuminotecnica, la normativa si compone del Testo Unico
sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro DM 81/2008 affiancato da altre norme internazionali per la
valutazione delle condizioni indagate.
Il primo riferimento è rappresentato dalla UNI EN ISO 7730, che nel tema dell’ergonomia degli
ambienti termoregolati definisce i metodi analitici e di interpretazione del benessere termico
mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale.
Si completa il quadro con la UNI EN 15251, la quale definisce i criteri per la valutazione
dell’ambiente interno e per la valutazione della prestazione energetica degli edifici, in relazio-
ne alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica.
Le norme elencate vengono stese sulla base dei medesimi studi ma propongono soluzioni
differenti. Per una corretta interpretazione che integri i vari aspetti del comfort si effettueranno
valutazioni che combinano gli indirizzi di valutazione da esse tracciati. Di seguito vengono
illustrati i concetti e i parametri legati al benessere termoigrometrico e successivamente i
metodi di analisi considerati per la valutazione interna agli ambienti.

126 PROGETTO TECNOLOGICO


04.5.1 BILANCIO TERMICO E COMFORT DEL CORPO UMANO
La tendenza all’omotermia dell’organismo umano, cioè la necessità di mantenere costante la
temperatura del nucleo del corpo a circa 37°C entro il ristretto margine di mezzo grado, risulta
il punto focale per analizzare le condizioni di benessere. L’organismo è dotato di un sistema
di termoregolazione che, nel momento in cui varino le condizioni ambientali o l’attività svolta,
provvede a mantenere la temperatura costante. I meccanismi che consentono all’essere
umano di mantenere tale condizione possono essere di tipo naturale o involontario, come
l’attività fisiologica vasomotoria, la sudorazione o i brividi, oppure possono essere di tipo
artificiale o volontario, come il controllo dell’abbigliamento e la modificazione delle condizioni
ambientali attraverso i sistemi impiantistici.
La determinazione del bilancio termico del corpo umano inserito in un ambiente avviene
considerando l’interazione tra molteplici fattori. Per garantire uno stato confortevole il corpo
deve essere in equilibrio con l’ambiente; la forma dell’equazione di bilancio che rappresenta
questa condizione è:
M – ( W + ERES + CRES + C + R + E + K ) = 0
Dove:
M è il metabolismo energetico;
W è la potenza meccanica ceduta all’ambiente;
ERES è la potenza termica ceduta all’ambiente nella respirazione come calore latente;
CRES è la potenza termica ceduta all’ambiente nella respirazione come calore sensibile;
C è la potenza termica ceduta all’ambiente per convezione;
R è la potenza termica ceduta all’ambiente per irraggiamento;
E è la potenza termica ceduta all’ambiente per evaporazione dalla pelle;
K è la potenza termica ceduta all’ambiente per conduzione.
L’equazione del bilancio termico è riportata in forma semplificata per la definizione del
comfort negli edifici dal professor P.O. Fanger dopo una serie di studi avvenuti negli anni ‘60.
L’equazione del comfort elaborata fornisce uno strumento operativo che, a partire dalla mi-
sura dei parametri microclimatici, permette di valutare le condizioni alle quali viene garantito
nell’ambiente lavorativo il comfort termico. Viene rappresentata come:

f ( M, clo, Ta, V, Tmr, rh ) = 0

Alla base dell’equazione vi sono parametri sia di carattere fisico legati all’ambiente, rap-
presentati da temperatura dell’aria, velocità dell’aria, temperatura media radiante, grado
igrometrico o umidità relativa, sia grandezze relative allo stato del soggetto, rappresentate
dall’attività svolta con il relativo metabolismo energetico e la resistenza termica dell’abbiglia-
mento. Risulta chiaro come i primi siano parametri controllabili dai progettisti degli spazi e al
contrario gli altri siano totalmente a discrezione dell’utente.

PROGETTO TECNOLOGICO 127


Al fianco di questi si inseriscono altri parametri legati all’insoddisfazione locale che si può
generare per condizioni particolari. Nel dettaglio si può presentare disagio a causa di correnti
d’aria, differenza verticale della temperatura dell’aria, pavimenti caldi o freddi e asimmetria
radiante. Si riportano di seguito nel dettaglio i parametri in gioco.

04.5.1.1 TEMPERATURA DELL’ARIA A BULBO SECCO


La temperatura dell’aria Ta è misurabile con uno psicrometro rispettivamente in corrispon-
denza del bulbo secco. Questa rappresenta il fattore ambientale fondamentale definendo la
possibilità di dissipazione del calore per convezione. Risulta molto influenzabile dalle varia-
zioni degli altri parametri dell’ambiente.

04.5.1.2 VELOCITÀ DELL’ARIA


La dissipazione di calore è favorita dalla velocità dell’aria v anche senza variazione della
temperatura della stessa. Il fenomeno è provocato dall’aumento della dissipazione del calore
per convezione, fino a quando la temperatura dell’aria rimane inferiore a quella della pelle,
accelerando l’evaporazione del sudore con relativo raffrescamento fisiologico, soprattutto con
umidità relativa intorno a valori del 50%. La misura viene effettuata con un anemometro,
indicato per ambienti chiusi anche in presenza di piccoli movimenti d’aria in corrispondenza
di spifferi. Le reazioni medie soggettive al movimento dell’aria sono:
-- Fino a 0,25 m/s impercettibile;
-- 0,25 - 0,50 m/s piacevole;
-- 0,50 - 1,00 m/s sensazione di aria in movimento;
-- 1,00 - 1,50 m/s corrente d’aria da lieve a fastidiosa;
-- Oltre 1,50 m/s fastidiosa.
Figura 04.29 | Bilancio energetico
umano

04.5.1.3 TEMPERATURA MEDIA RADIANTE


La temperatura media radiante Tmr si definisce per gli scambi di calore per irraggiamento.
È definita come quella temperatura uniforme di una cavità in cui una perdita di calore per
radiazione è uguale a quella di una persona considerata in una stanza reale. Si tratta di
un valore approssimato, dato che la misurazione richiede molto tempo, calcolato tramite la
temperatura di globo, la temperatura dell’aria e la velocità dell’aria. Un termometro a globo

128 PROGETTO TECNOLOGICO


nero risulta sensibile sia alla temperatura dell’aria che al calore per irraggiamento. Questo
strumento sferico simula il corpo umano ed i relativi scambi convettivi e radiativi, anche la
forma più congeniale sarebbe quella ellissoidale per non sovrastimare le aliquote provenienti
da soffitto e pavimento. Nota la temperatura e la velocità dell’aria, si combinano i dati riuscen-
do a determinare la temperatura media radiante dell’ambiente in condizioni di equilibrio. In
alternativa, la temperatura media radiante può essere calcolata con buona accuratezza da
sei valori misurati di temperatura piana radiante.

04.5.1.4 UMIDITÀ RELATIVA


Indice della quantità di vapore contenuta nell’aria dell’ambiente, l’umidità relativa RH si mi-
sura con un igrometro. Solitamente percentuali medie pari a 40%-60% non hanno effetti sul
comfort, a differenza di alte percentuali, che impediscono la dissipazione del calore, e basse
percentuali, che tendono a provocare la secchezza della pelle e delle mucose. È strettamente
collegata alla temperatura dell’aria: relazionate da un rapporto inverso, in combinazione con
alte temperature è idoneo ridurre il contenuto di vapore e viceversa.

04.5.1.5 METABOLISMO
L’energia metabolica, detta anche tasso metabolico o metabolismo M, è il risultato dell’attività
del corpo ed il suo ammontare dipende dall’attività muscolare. Normalmente, tutta l’attività
muscolare viene trasformata in energia termica. Tradizionalmente, il metabolismo viene
misurato in met (1 met = 58,15 W/m2 di superficie corporea). Un adulto mediamente ha una
superficie corporea di 1,7 m2, quindi, in condizioni di comfort termico, con un livello di attività
pari a 1 met avrà un metabolismo e quindi una dispersione di energia pari a circa 100 W. Sono
state elaborate tabelle che permettono di correlare valori di energia termica all’occupazione
svolta.

Tabella 04.8 | Tasso metabolico per tipo


di attività svolta

PROGETTO TECNOLOGICO 129


04.5.1.6 1RESISTENZA TERMICA DELL’ABBIGLIAMENTO
L’abbigliamento riduce la dispersione di energia dal corpo umano e pertanto è classificato
in funzione del livello di isolamento termico fornito. L’unità di misura solitamente usata per
la resistenza termica dell’abbigliamento è il clo. La scala dei clo è strutturata in modo che
ad una persona nuda corrisponda un valore di 0,0 mentre un abbigliamento maschile da
ufficio abbia una resistenza termica pari a 1,0 clo. Il valore totale della resistenza termica
dell’abbigliamento può essere calcolato se si conoscono i capi di vestiario indossati dalla
persona in oggetto con i corrispondenti valori di resistenza, facendo una semplice addizione
di questi valori ricavabili da tabelle predefinite dagli studi di settore.

Tabella 04.9 | Resistenza termica


dell’abbigliamento

04.5.2 PARAMETRI DI CONTROLLO

04.5.3 PARAMETRO INTEGRATO PER IL COMFORT: LA TEMPERATURA OPERATIVA


I parametri sopra descritti influiscono sulla dispersione di energia in modo differente e non è
sufficiente misurarne uno solo. Per semplificare la caratterizzazione di un ambiente termico
confinato, monitorando un numero inferiore di parametri, sono stati introdotti nella pratica
alcuni parametri integrati. Uno dei più rilevanti è la temperatura operativa TOP.
Si tratta di un indicatore parziale del benessere termico, definita come quella temperatura
uniforme dell’aria e delle pareti dell’ambiente che provocherebbe per il soggetto lo stesso
scambio termico per convezione e radiazione che si ha nell’ambiente reale. Riassume l’effetto
di tre grandezze precedentemente illustrate: la temperatura dell’aria, la temperatura media
radiante, la velocità dell’aria. In termini analitici tale definizione si traduce nell’espressione:

TOP = ( hr ∙ tr + hc ∙ ta ) / ( hr + hc )
dove:

130 PROGETTO TECNOLOGICO


hr, hc coefficienti di scambio termico, radiante e convettivo rispettivamente;
tr, ta temperatura media radiante e temperatura dell’aria rispettivamente.
Nella pratica ove la differenza tra temperatura media radiante e temperatura dell’aria è infe-
riore a 4°C e la velocità dell’aria è inferiore a 0,2 m/s, come possibile prevedere nel nostro
ambiente, si può assumere TOP pari alla media aritmetica di Tmr e Ta:

TOP = ( Tmr+Ta ) / 2

Questo è possibile definendo a priori le condizioni per le altre variabili da considerare. Nel
caso studio si assumono valori accettabili in periodo invernale, dato che come vedremo più
avanti il periodo estivo sarà trattato diversamente, per le condizioni da simulare in un ambien-
te didattico:
-- Resistenza termica abbigliamento: 1 clo
-- Umidità relativa media: 50%
-- Attività metabolica: 12 met

04.5.3.1 INDICI DI BENESSERE: PMV E PPD


Le condizioni di benessere all’interno di un ambiente sono determinate per una data attività e
per un certo abbigliamento dai valori delle quattro grandezze microclimatiche ambientali che
soddisfino l’equazione di benessere, come visto sopra. Dato un certo ambiente all’interno
del quale si svolge una certa attività nasce pertanto il problema di valutare il microclima e
cioè di stabilire se sono verificate le condizioni di benessere ed eventualmente individuare lo
scostamento da tali condizioni.
A tale scopo il professor Fanger ha definito degli indici che in funzione delle variabili micro-
climatiche dessero una indicazione delle sensazioni termoigrometriche provate dal soggetto.
Tra gli indici più significativi vi sono:
-- PMV (Predicted Mean Vote): Prevede il giudizio soggettivo di un gruppo di persone nei
confronti dell’ambiente;
-- PPD (Dissatisfied Predicted Percentage): Prevede il numero di insoddisfatti nei con-
fronti dell’ambiente.
L’indice PMV è basato sul bilancio di energia termica del corpo umano. Come specificato
sopra, ci si trova in equilibrio quando l’energia termica generata all’interno del corpo è uguale
all’energia termica dispersa nell’ambiente. Come per la TOP, alla quale si ricollega per valu-
tazioni quantitative, può essere determinato quando sono stimati l’attività e l’abbigliamento
oltre a misurare i seguenti parametri ambientali: temperatura dell’aria, temperatura media
radiante, velocità relativa dell’aria e pressione parziale del vapore d’acqua. L’indice PMV
consente di prevedere il voto medio espresso dagli occupanti di un dato ambiente, suppo-
nendo di chiedere a ciascuno di loro un giudizio di sensazione nei riguardi del microclima.

PROGETTO TECNOLOGICO 131


La formulazione dell’indice si basa sull’impiego integrato dell’equazione di bilancio termico e
dell’analisi statistica. Per quantificare una scala numerica di sensazione termica soggettiva si
fa riferimento all’espressione di un voto secondo la tabella riportata.

Figura 04.30 | Funzione di correlazione


tra PMV e PPD
Tabella 04.10 | Valutazioni sensazione
termica (UNI EN 7730)

Mettendo in relazione con il carico termico i dati sperimentali di sensazione di circa 1300
persone posti in ambiente le cui variabili microclimatiche potevano essere controllate, Fanger
elaborò l’equazione che definisce l’indice PMV.
Considerando l’approccio statistico nella definizione dell’indice PMV ci si rende conto di come
esso esprima il voto medio nei confronti del microclima dalla maggioranza dei soggetti, ma
è chiaro che individualmente i singoli giudizi si disperdano intorno a tale valore. Al fine di
prevedere il numero delle persone che comunque non saranno soddisfatte dal microclima,
Fanger elaborò l’indice PPD, definito tramite una correlazione che lo lega al PMV. In tal modo
è stato ottenuto il diagramma seguente, il quale mostra come, anche per PMV = 0, risulti PPD
= 5%, non esistendo condizioni ambientali che possano soddisfare il 100% delle persone.
Il massimo ottenibile su base statistica è, quindi, il soddisfacimento del 95% delle persone.

04.5.3.2 I RISULTATI RIPORTATI DALLA UNI 7730


Gli studi relativi al benessere ambientale e gli indici microclimatici proposti dal professor
Fanger furono alla base della norma UNI EN ISO 7730. Come visto, si avrà sempre una
percentuale di persone insoddisfatte, nonostante questo è possibile indicare ambienti che
si prevede siano accettabili per una certa percentuale di occupanti. Negli edifici, in base
alla loro destinazione d’uso, potrebbe essere desiderabile fissare dei livelli di qualità in base
a considerazioni di carattere economico, energetico ed ambientale. La norma propone tre
classi di qualità di comfort termico in termini di percentuale di insoddisfatti:

Figura 04.31 | Classi di comfort secondo


la UNI EN 7730

132 PROGETTO TECNOLOGICO


Seguendo tale logica, la UNI EN 15251 propone 4 categorie di edifici e per ognuna definisce
le qualità di comfort termico in termini di percentuale di insoddisfatti. Categorie che possono
essere adottate anche come classi di comfort alla stregua di quelle indicate sopra.
Per ogni ambiente esiste una temperatura operativa ottimale, corrispondente a PVM=0,
funzione dall’attività e dell’abbigliamento degli occupanti. La norma propone dei grafici in cui
viene indicata la temperatura operativa ottimale e il range di temperatura ammissibile in fun-
zione di abbigliamento e dell’attività svolta per ciascuna delle tre categorie. È in questo modo
che sono stati ottenuti gli intervalli da adottare nella verifica dei dati estratti dalle simulazioni
che verranno esposte successivamente. Risultano da norma i valori riportati nella tabella
seguente.

Figura 04.32 | Classi di comfort in


relazione agli ambienti

04.5.3.3 ALTERNATIVA DATA DALLA UNI 15251


La norma UNI 7730 è basata su un modello che considera le persone all’interno degli am-
bienti come soggetti passivi di scambio termico e prescrive temperature ottimali costanti
per entrambi i periodi climatizzati. Soprattutto per il periodo estivo, questo approccio si è
dimostrato inadeguato dopo che negli ultimi anni molti ricercatori hanno messo in dubbio la
validità del tipo di impostazione statica ed hanno introdotto il concetto di adattamento all’am-
biente termico che spiega come il contesto e la storia termica di ciascun soggetto possano
modificare le aspettative e le preferenze termiche degli occupanti.
Alla base del concetto adattivo c’è la convinzione che il soggetto, consciamente o inconscia-
mente, svolga un ruolo attivo nella creazione delle condizioni termiche che preferisce e che
per raggiungere più facilmente la soddisfazione nei confronti del microclima attua un proces-
so di adattamento, definito come processo di graduale diminuzione delle reazioni individuali
agli stimoli ambientali.
La naturale reazione di adattamento viene suddivisa dalla norma a seconda della tipologia di
adattamento che il soggetto attua, nel dettaglio si genera:
-- Adattamento comportamentale
-- Adattamento fisiologico
-- Adattamento psicologico

PROGETTO TECNOLOGICO 133


La prima tipologia include tutte le azioni condotte, coscientemente e non, da un individuo al
fine di interagire sui flussi di calore del bilancio termico corporeo. Tali azioni possono essere
sotto classificate in personali, come la rimozione di un indumento, tecnologiche, come l’ac-
censione di un sistema di condizionamento, e culturali, come riposare durante le ore più calde
della giornata.
Quello fisiologico dipende dalla capacità dell’uomo di acclimatarsi ad un ambiente attraverso
una naturale riduzione dell’attività metabolica. Questo meccanismo è maggiormente svilup-
pato nei popoli che fronteggiano costantemente condizioni climatiche estreme nelle regioni
terrestri più avverse.
La dimensione psicologica di adattamento termico si riferisce all’alterazione percettiva delle
informazioni sensoriali dovuta alle passate esperienze. La temperatura di comfort personale
può risultare anche molto diversa da quella termostatica poiché condizionata dall’assuefazio-
ne allo stimolo esterno.
Negli studi alla base della normativa si individua una correlazione tra le effettive sensazioni
termiche e le principali grandezze climatiche, in particolare negli edifici privi di impianti di
climatizzazione meccanica. È stata individuata una correlazione diretta tra la temperatura di
comfort interno, che è possibile assumere come la temperatura operativa TOP, e la tempera-
tura esterna. Come suggerito in differenti studi dei professori M.A. Humphreys, e J.F. Nicols,
l’equazione risulta del tipo:
Tco = a ∙ Tout + b
dove:
Tco temperatura interna di comfort (TOP);
Tout temperatura esterna di riferimento;
a costante che rappresenta la correlazione tra Tco e Tout;
b costante che rappresenta la temperatura minima accettabile.
La temperatura esterna di riferimento può essere la temperatura media mensile oppure la
cosiddetta Running Mean External Temperature, la quale rappresenta una combinazione
lineare delle temperature medie giornaliere dei giorni precedenti, calcolata giornalmente.
Supponendo di utilizzare quest’ultima, per la quale definizione in termici analitici si rimanda
direttamente al testo della normativa che la adotta, la UNI 15 251 introduce tre diverse cate-
gorie di comfort utilizzate per il periodo estivo:

-- Categoria I Tco = 0,33 ∙ Tout + 18,8 ± 2;


-- Categoria II Tco = 0,33 ∙ Tout + 18,8 ± 3;
-- Categoria III Tco = 0,33 ∙ Tout + 18,8 ± 4;
-- Categoria discomfort IV Tco oltre i limiti di categoria III.

Come è possibile osservare dalla composizione analitica delle formule dei limiti delle categorie,

134 PROGETTO TECNOLOGICO


queste si generano dalla formula sopra esposta suggerita dagli studi effettuati e dalle fasce di
accettabilità individuate dalla norma, nel dettaglio:

-- ΔTco = ± 2°C Categoria I


-- ΔTco = ± 3°C Categoria II
-- ΔTco = ± 4°C Categoria III

Si procederà, applicando tali indicazioni alle condizioni climatiche presenti a Lecco, con la
definizione dei limiti di comfort da adottare per il progetto nella fase estiva. La percentuale di
discomfort ritenuta accettabile dalla normativa risulta pari al 10 % sul totale delle ore occupa-
zionali ricadute in classe D/categoria IV. Anche se si tratta di un modello di analisi sviluppato
per edifici con ventilazione naturale e comportamento molto attivo degli utenti, sono state
sviluppate integrazioni impiantistiche che permettono di prevederne l’utilizzo anche in am-
bienti controllati.

04.5.3.4 SPECIFICA DA D.M. 81/2008


In conclusione, si specifica che negli ambienti didattici la temperatura dell’aria normata dal
D.Lgs. 81/08 va da 24 a 27°C nei mesi estivi e da 18 a 22°C nei mesi invernali, con scarto
di 1°C in entrambi i casi, e una differenza tra temperatura interna ed esterna massima con-
sigliata di 7°C.

Figura 04.33 | Visualizzazione categorie


di comfort secondo UNI 15 251

PROGETTO TECNOLOGICO 135


04.6 NORMATIVA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
A partire dalle prime crisi energetiche degli anni ‘70 si è assistito a un cambiamento signi-
ficativo nel settore delle politiche energetiche con particolare riferimento all’applicazione di
nuovi strumenti normativi e nuove metodologie per l’applicazione di misure tecnico-normative
finalizzate all’uso razionale dell’energia e alla valutazione delle relative azioni di policy. La
normativa italiana in tema di efficienza energetica è guidata dalla politica europea il cui qua-
dro normativo ha subito negli ultimi anni un florido sviluppo.
Nel settore delle costruzioni, l’iter parte dalla legge 10/1991, la prima legge quadro finalizzata
a regolare le modalità progettuali e la gestione del sistema edificio/impianto, arrivando al
Decreto n. 63/2013 e collegata legge n. 90/2013. In attuazione di questa legge sono stati
emanati una serie di decreti nel tempo ed a chiusura del quadro normativo in termini di ef-
ficienza energetica in edilizia si presentano tre decreti attuativi portati dal DM. 26/6/2015.
In Italia è data disponibilità alle regioni ed altri enti locali di intervenire sui livelli richiesti nei
parametri di giudizio, ovviamente solo prevedendo limiti migliorativi rispetto a quelli statali.
In questi documenti attuali, in particolare con il decreto sui requisiti minimi, si fa esplicito
riferimento alle norme UNI/TS 11300 in tutte le sue parti, CTI 14/2013, ed UNI EN 15193 che
definiscono le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici.
La prestazione energetica degli edifici è determinata sulla base della quantità di energia
necessaria annualmente per soddisfare le esigenze legate ad un uso standard dell’edificio e
corrisponde al fabbisogno energetico annuale globale in energia primaria per il riscaldamento,
il raffrescamento, per la ventilazione, per la produzione di acqua calda sanitaria e, nel settore
non residenziale, per l’illuminazione, gli impianti ascensori e scale mobili.
La novità più importante è l’introduzione del concetto di edificio di riferimento, ossia un edificio
identico a quello di progetto o reale in termini di geometria, orientamento, ubicazione territoria-
le, destinazione d’uso e situazione al contorno e avente caratteristiche termiche e parametri
energetici predeterminati, utilizzato per definire le prestazioni raggiunte dal progetto studiato.

04.6.1 INDICE DI PRESTAZIONE ENERGETICA


Il progettista verifica che l’indice di prestazione energetica globale dell’edificio progettato
espresso in energia primaria totale (EPgl,tot) e gli indici di prestazione termica utile per il riscal-
damento ed il raffrescamento (EPH,nd, EPC,nd) siano inferiori ai valori dei corrispondenti indici
limite calcolati per l’edificio di riferimento (EPgl,tot,limite, EPH,nd,limite, EPC,nd,limite). In combinazione
si verifica anche che l’efficienza media stagionale dell’impianto di climatizzazione invernale,
di produzione dell’acqua calda sanitaria e dell’impianto di climatizzazione estiva, compreso
l’eventuale controllo dell’umidità, (ηH, ηW, ηC) sia superiore ai valori delle corrispondenti effi-
cienze indicate per l’edificio di riferimento (ηH,limite, ηW,limite, ηC,limite).

136 PROGETTO TECNOLOGICO


Nel dettaglio l’indice EPgl,tot viene così definito:

EPgl,tot = EPH,tot + EPC,tot + EPW,tot + EPV,tot + EPL,tot + EPT,tot

dove:
EPH,tot indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale
EPC,tot indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva
EPW,tot indice di prestazione energetica per la produzione di acqua calda sanitaria
EPV,tot indice di prestazione energetica per la ventilazione
EPL,tot indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale
EPT,tot indice di prestazione energetica per il trasporto di persone e cose
È possibile raggiungere la definizione degli elementi con strumenti di calcolo e software
commerciali i quali garantiscono che i valori degli indici di prestazione energetica abbiano
uno scostamento massimo di ± 5% rispetto ai corrispondenti parametri determinati con l’ap-
plicazione dello strumento nazionale di riferimento.
La norma nelle sue parti fornisce tutti i dettagli per la definizione corretta dei parametri e i
relativi valori da adottare nelle conversioni ed infine le verifiche da effettuare. Si rimanda al
testo integrale per approfondimenti.

Figura 04.34 | Componenti per la


definizione della prestazione energetica
di un edificio non residenziale

Nel caso studio in esame, il lavoro svolto sull’efficientamento energetico si concentra esclu-
sivamente sul modello del piano di nuova edificazione e sulle prestazioni energetiche legate
alla climatizzazione invernale ed estiva, in un’ottica di ottimizzazione e verifica che punta a
realizzare il miglior comfort termico interno combinato al massimo contenimento dei consumi
legati a riscaldamento e raffrescamento. Questo lavoro è svolto considerando tutte le condi-
zioni interne che possano influenzare il comportamento energetico del modello architettonico.

PROGETTO TECNOLOGICO 137


04.7 PARAMETRI ANALIZZATI E RAPPRESENTAZIONE
04.7.1 COMFORT TERMICO: METODO STATICO E ADATTIVO
Come emerso durante la trattazione riguardante la normativa di riferimento, all’interno del
quale sono state esplicitate le nozioni scientifiche e i parametri utilizzabili per effettuare con-
siderazioni sul comfort termico, si individuano due modelli di analisi: statico, riferito agli studi
del professor Fanger ed introdotto dalla norma UNI 7730, e adattivo, riferito alle capacità di
adattamento dell’uomo e proposto dalla norma UNI 15 251.
Il modello statico deriva dalla teoria dei bilanci termici applicati al corpo umano e da studi
statistici condotti in laboratorio, è stato sviluppato a partire dagli anni ’60 e rappresenta lo
standard attualmente “predominante” a cui si fa riferimento in materia. Il modello adattivo
deriva da una serie di studi statistici condotti in edifici reali negli ultimi anni, considera che
molto spesso le persone sono più tolleranti di quanto suggerisce il modello statico di Fanger,
rappresenta il nuovo standard europeo introdotto anche per edifici meccanicamente control-
lati, e, soprattutto, permette di ottenere comfort a costi energetici molto inferiori rivelandosi
ideale per coniugarsi con i consumi energetici in un’ottica efficiente.

Figura 04.35 | Confronto modello


statico e modello statico+adattivo con
identificazione percentuali di comfort

138 PROGETTO TECNOLOGICO


Date queste caratteristiche, le analisi e i confronti svolti nel progetto si basano sui dati orari di
Temperatura Operativa (TOP) rapportati ai limiti di comfort individuati con una combinazione
dei due modelli di analisi, che vede il modello statico utilizzato nel periodo invernale ed il
modello adattivo per il periodo estivo.
La rappresentazione dei risultati avviene con grafici a dispersione che collegano la TOP con
la Running Mean External Temperature, ossia la temperatura ambiente esterna di riferimento,
e l’individuazione dei limiti di comfort. A questo si aggiunge un grafico a pila che raggruppa
le percentuali di ore annuali che ricadono nelle differenti categorie di comfort termico, a cui
si è scelto di aggiungere un’ulteriore categoria denominata IV*. Così come la categoria IV
rappresenta la percentuale di utenza in condizione di discomfort, la categoria IV* rappresenta
il segmento di tale popolazione che si trova in alto a destra nel grafico a dispersione, fuori
dalla fascia di comfort. In tali condizioni, ossia con temperatura interna superiore a quella
dell’ambiente esterno a sua volta inferiore ai 15°C, si consideri che è sufficiente aprire i
serramenti per raffrescare con aria esterna e riportarsi dunque in condizioni di comfort.

04.7.2 FABBISOGNO TERMICO: CALORE SENSIBILE E LATENTE


Per studiare il fabbisogno termico in termini di potenza ed energia utile vengono individuati
il calore sensibile Qsens, energia termica che produce una variazione di temperatura nell’aria,
e calore latente Qlat, energia termica necessaria per il passaggio di stato che non determina
variazione di temperatura ed influente nel periodo estivo. Ricavando i dati di calore sensibile
e latente a step orari, questi vengono analizzati con grafici a pila su scala mensile, per capire
dove si collochino le criticità e il riflesso dei cambiamenti attuati sui periodi di attivazione degli
impianti, e annuale, per ottenere il fabbisogno termico totale e comprendere la stagione con Figura 04.36 | Fabbisogno energetico,
rappresentazione mensile e annuale
il maggior contributo.

Obbiettivi finali della simulazione energetica sono definire la massima potenza in relazione ai
picchi di carico finalizzata al dimensionamento degli impianti e definire l’energia totale utilizzata

PROGETTO TECNOLOGICO 139


per ottenere le condizioni desiderate al fine di valutare il fabbisogno termico. Riuscendo a
definire questi valori è possibile arrivare ad effettuare stime di costi e di consumi energetici
finali dell’utente, convertendo l’energia utile ottenuta dal software in finale e successivamente
in primaria, integrando secondo normativa con i contributi energetici di tutte le componenti
impiantistiche.

04.7.3 BILANCIO ENERGETICO


Il bilancio energetico di un edificio consiste nell’analisi quantitativa dei flussi di energia che
esso scambia con l’intorno, considerato come sistema aperto. Questo bilancio è condizionato
da vari fattori: il clima del contesto, le caratteristiche geometriche e tecnologiche dell’involu-
cro, dal grado di utilizzazione degli apporti gratuiti, dal comportamento degli utenti, dal grado
di ventilazione e ricambio aria richiesto, dalle caratteristiche degli impianti e dai periodi di
utilizzazione di questi ultimi. Si compone dei seguenti contributi:
-- Qrisc fabbisogno ideale energia termica dell’edificio per riscaldamento;
-- Qgint guadagni termici interni dovuti a persone, luci artificiali ed altro;
-- Qsol guadagni termici solari derivanti dalla radiazione diretta e riflessa;
-- Qraff fabbisogno ideale energia termica dell’edificio per raffrescamento;
-- Qinf perdite termiche per infiltrazioni di aria nell’edificio;
-- Qvent perdite termiche per ventilazione e ricambio aria;
-- Qtrasm perdite termiche per trasmissione attraverso l’involucro.
La visualizzazione dei dati avviene tramite grafici a pila affiancati che mettono a confronto
i guadagni e le perdite. Le quantificazioni si svolgono sull’arco temporale annuale e consi-
derano le interazioni termiche che avvengono tra tutte le componenti illustrate nell’elenco
dettagliato sopra. Il bilancio energetico suddiviso nelle sue quote permette di individuare al
meglio quali siano i fattori con la maggior influenza e di conseguenza che richiedano maggior
attenzione. In seguito, dove possibile, si potrà intervenire con strategie di controllo e conte-
nimento delle parti interessate e comprendere a livello di spese dove conviene investire le
risorse economiche per ottenere il massimo ritorno.

Figura 04.37 | Bilancio energetico per


guadagli e perdite

140 PROGETTO TECNOLOGICO


04.8 SIMULAZIONE DINAMICA CON TRNSYS
La simulazione dinamica è una metodologia di calcolo su base oraria con la quale diventa
possibile considerare i fenomeni di interazione tra le variabili considerate. Nel campo della
progettazione architettonica consente di verificare il comportamento degli edifici e degli im-
pianti e di prevedere gli effetti di scelte progettuali anche complesse, simulando l’andamento
reale dei consumi. Le informazioni ottenibili riguardano non solo i bilanci termici e le condizio-
ni termiche e igrometriche all’interno del fabbricato, ma anche i consumi di energia elettrica,
l’illuminazione e la verifica delle condizioni di comfort e quanto implementabile in base alle
caratteristiche dei software impiegati.
TRNsys è un ambiente di simulazione che permette di studiare il comportamento del siste-
ma edificio-impianto in regime dinamico. Il software è caratterizzato da una struttura aperta
e modulare basata su DLL che consente all’utente e a sviluppatori esterni di aggiungere
facilmente componenti autoprodotti, utilizzando i comuni linguaggi di programmazione (C,
C++, PASCAL, FORTRAN, ecc.). Inoltre, TRNsys può essere facilmente connesso ad altre
applicazioni, sia per il pre/post-processing dei dati, sia per chiamate interattive durante le
simulazioni (Microsoft Excel, Matlab, ecc.).

Figura 04.38 | Icone del software e sue


principali componenti

Le principali applicazioni di TRNsys comprendono le simulazioni del comportamento ener-


getico degli edifici, l’analisi del funzionamento di sistemi solari (termico e PV); l’analisi del
funzionamento di impianti HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning), gli studi sulla
ventilazione naturale, il riscaldamento/raffrescamento radiante; i sistemi per lo sfruttamento
di fonti energetiche rinnovabili.
Il software è composto da tre differenti moduli:
-- Simulation Studio: ambiente di progettazione computazionale che permette di as-
semblare un sistema di simulazione energetica. Si possono creare scenari più o meno
complessi mediante l’assemblaggio di una serie di componenti, detti Type, caricati da una
libreria interna al programma. Ogni Type è caratterizzata da un modello matematico che
descrive il funzionamento del singolo componente e da un numero variabile di parametri,
input e output. Il software si avvale del motore di calcolo EnergyPlus.
-- TRNbuild: applicazione per la definizione del modello energetico-solare-illuminotecnico.
Permette di integrare le caratteristiche tecnologiche e gli impianti, stabilire le condizioni al

PROGETTO TECNOLOGICO 141


Figura 04.39 | Logica di funzionamento
di un type in Simulation Studio

contorno, i parametri di controllo e i dati da estrarre. Per quanto riguarda le informazioni


geometriche, permette di partire da una conformazione vuota ove implementare tutte le
informazioni oppure lasciare che sia il plugin TRNsys3D per SketchUp a compilare tali
informazioni a seguito della modellazione tridimensionale dell’edificio in elementi termici,
oltre che solo geometrici.
-- TRNedit/TRNsed: software di scrittura che permette di modificare manualmente i file di
input e di creare applicazioni “stand-alone” da implementare nell’ambiente di simulazione.
Richiede la conoscenza dei linguaggi di lettura e scrittura informatica utilizzati dal software.

04.8.1 FLUSSO DI LAVORO


Successivamente all’analisi delle condizioni climatiche al contorno e alla definizione di una
strategia preliminare da seguire nel processo di ottimizzazione, si procede con la definizione
degli input di partenza ovvero i dati climatici, contenuti nel file climatico, ed i componenti
tecnologici delle partizioni da utilizzare nell’edificio, già definite in fase di progettazione tec-
nologica. A questi si aggiunge il modello geometrico-termico costruito con TRNsys3D con
particolare attenzione alla definizione delle proprietà degli elementi in esso contenuti: zone
termiche e di ombreggiamento, tipologia di elemento tecnico e condizioni al contorno e di
contatto tra gli elementi modellati.
Successivamente si procede con l’importazione del modello tridimensionale in Simulation
Studio, durante la quale viene richiesto il file climatico per la geolocalizzazione e l’orienta-
mento. A questo punto si accede all’ambiente di lavoro in cui si trovano già alcuni Type minimi
necessari per poter svolgere simulazioni. Tra questi il Type 56 rappresenta il modello geome-
trico e termico dell’edificio, cui l’applicativo TRNbuild permette di interfacciarcisi e impostare
le caratteristiche della ventilazione meccanica, del riscaldamento, del raffrescamento, dei
guadagni interni e altri parametri. All’interno dell’ambiente di lavoro in Simulation Studio si
procede con la composizione del modello collegando opportunamente input e output dei di-
versi Type che si decide di implementare, per concludere lanciando la simulazione dinamica.
Una volta analizzati i dati prodotti dalla simulazione è possibile rielaborare i parametri asse-
gnati al modello rappresentativo dell’edificio oggetto di studio, procedendo per step successivi
e confronti fino al maggior grado di ottimizzazione.
alla pagina seguente:
Figura 04.40 | Schematizzazione del
flusso di lavoro

142 PROGETTO TECNOLOGICO


PROGETTO TECNOLOGICO 143
04.8.2 CARATTERISTICHE E IMPOSTAZIONI DEL MODELLO BASE
Si descrivono di seguito le impostazioni implementate nel modello energetico tramite le fun-
zionalità di TRNbuild che rimarranno invariate nelle successive simulazioni.

Figura 04.41 | Spazi espositivi al piano


quarto di nuova progettazione, modello
3D implementato in TRNbuild

04.8.2.1 INFILTRAZIONI DI ARIA


Nell’impostazione delle perdite per infiltrazione si tiene conto della qualità degli infissi e i loro
elementi, di quella realizzativa dell’edificio ed in questo caso, avendo un impianto di venti-
lazione meccanica controllata, delle occasionali aperture effettuate dagli utenti nell’arco di
frequentazione dell’edificio. Considerando la qualità e le caratteristiche degli infissi di nuova
installazione e la tecnica costruttiva dell’edificio con buona qualità esecutiva si assume un
valore di infiltrazione oraria pari a 0,1 vol/h, presente durante tutto l’anno.

04.8.2.2 PONTI TERMICI


Nel considerare la presenza di ponti termici nell’edificio si fa riferimento alle indicazioni fornite
dall’associazione ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning
Engineers), che per la tecnica e qualità costruttiva adottata indica un valore da impostare di
0,05 W/m2K, applicato al totale della somma delle superfici dell’involucro edilizio per tutto
l’anno.

04.8.2.3 CARICHI INTERNI


Per i carichi dovuti alla presenza di persone le linee guida ASHRAE indicano i valori da
impiegare nella condizione peggiore estesa a tutto l’anno, in base al tipo di attività svolta. Si
considera la presenza in ogni locale espositivo mediamente di 20 persone, le quali individual-
mente apportano una componente termica sia sensibile sia latente per un totale pari a 130 W
come da ASHRAE, corrispondente a un’attività di lavoro leggera sedentaria. L’informazione
sui periodi di affollamento è inserita nel software tramite la combinazione di due schedule di

144 PROGETTO TECNOLOGICO


controllo della presenza degli individui combinate tra loro: una settimanale che definisce la
presenza degli utenti dal lunedì al venerdì, e una giornaliera che stabilisce l’affollamento dalle
Figura 04.42 | Schedule giornaliera e
8:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00 secondo una frequentazione lavorativa. settimanale di occupazione

Per i carichi dovuti all’impiego di luci artificiali le caratteristiche proprie dei corpi illuminanti
Figura 04.43 | Condizioni accensione e
derivano dalle precedenti analisi illuminotecniche svolte. Si prevede l’utilizzo di punti luce a spegnimento illuminazione artificiale
plafoniera per una potenza di 5 W/m2 simulando che l’energia di alimentazione passi total-
mente allo spazio chiuso. Le condizioni di accensione e spegnimento dei corpi illuminanti
sono dettate dal flusso luminoso proveniente dall’esterno, di conseguenza si attiveranno se
si verificheranno meno di 300 lux, valore minimo da normativa per uno spazio espositivo, e
passeranno in condizione off se si verificheranno oltre 380 lux, quelli garantiti dalle lampade.
Inoltre, si considera l’impiego dell’illuminazione artificiale soltanto dal lunedì al venerdì e dalle
8:00 alle 18:00.

04.8.2.4 VENTILAZIONE MECCANIZZATA


Si prospetta di implementare un impianto di ventilazione meccanizzata controllata con tasso
di ricambio d’aria pari a 3 vol/h, programmato per attivarsi in prima mattinata e continuare per
tutto il periodo di occupazione, garantendo così il fabbisogno minimo di volumi orari durante la
permanenza di persone. L’impianto è programmato per essere attivo dalle 7:00 alle 18:00 di
modo che all’arrivo degli occupanti l’ambiente si trovi già in condizioni ambientali controllate,
Figura 04.44 | Schedule giornaliera
sfruttando per quanto possibile la temperatura più bassa dell’aria esterna durante la stagione e settimanale di attivazione della
calda per raffrescare l’edificio nelle ore mattutine. ventilazione, invernale ed estiva

PROGETTO TECNOLOGICO 145


04.8.3 ANALISI COMFORT TERMICO ED EFFICIENZA ENERGETICA
Le analisi del fabbisogno termico si concentrano sul modello del piano ultimo di nuova pro-
gettazione e sulle prestazioni energetiche legate alla climatizzazione invernale ed estiva, in
un’ottica di ottimizzazione e verifica che punta a realizzare il miglior comfort termico interno
combinato al massimo contenimento dei consumi legati a riscaldamento e raffrescamento. Al
termine dell’ottimizzazione degli ambienti di nuova edificazione all’ultimo piano le simulazioni
vengono estese all’intero corpo edilizio comprensivo dei piani inferiori in configurazione di
progetto al fine di stimarne globalmente i consumi.

04.8.3.1 ANALISI DELLE CONDIZIONI AL CONTORNO


Prima di procedere è necessario analizzare le condizioni climatiche relative alla località in
cui si opera al fine di comporre un primo scenario delle problematiche da affrontare nella
progettazione. A tal fine si sfruttano i dati registrati dalle stazioni climatiche collocate sul
territorio, interpolati sulla località specifica (Lecco IT, Latitudine = 45,850°, Longitudine =
9,380°, Altitudine = 606 m), raccolti all’interno di un file climatico in formato standard e da
implementare nel software.
Si osserva innanzitutto la presenza di caratteristiche tipiche del clima temperato, caratteriz-
zato da temperature principalmente comprese tra 0 e 30°C, umidità relativa media intorno
al valore ideale del 50% anche nei giorni estivi e direzione prevalente del vento nord-sud
con intensità contenuta in valori bassi. La radiazione solare media non supera i 500 W/m2 e
in generale il luogo è connotato da molte giornate di cielo coperto. Si osserva anche come
all’interno di una stessa stagione la variazione di temperatura tra le giornate può arrivare fino
a 20°C.
Queste informazioni forniscono un quadro tipico del nord Italia prealpino all’interno del quale
si ritiene che un edificio aperto al pubblico, prevalentemente occupato durante la stagio-
ne invernale ma accessibile tutto l’anno, presenterà criticità di comfort e consumi legati al
periodo invernale e soprattutto estivo, anche in relazione alle considerazioni svolte in sede
tecnologica osservando le condizioni che si creano con grandi volumi di ricambio aria orario
e l’impiego di grandi superfici trasparenti, ove il periodo non critico risulta la mezza stagione
in cui è possibile ventilare naturalmente. Incognita resta la presenza di molti individui in un
ambiente dalle dimensioni contenute che potrebbe apportare carichi interni rilevanti in combi-
nazione agli effetti della radiazione solare.

04.8.3.2 IMPIANTO DI RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO


I periodi di accensione degli impianti vengono definiti per il periodo invernale dal D.P.R. 26
alla pagina seguente: agosto 1993, n. 412 integrato con D.P.R. 551/99 - Art. 9 - Limiti di esercizio degli impianti ter-
Figura 04.45 | Dati climatici riferiti alla
mici. Lecco entra a far parte, al di sotto dei 400 m s.l.m, della zona climatica E, ove è previsto
località di Lecco (Meteonorm)
come limite massimo il funzionamento del riscaldamento per 14 ore giornaliere dal 15 ottobre

146 PROGETTO TECNOLOGICO


PROGETTO TECNOLOGICO 147
al 15 aprile. Per quanto riguarda il raffrescamento, non esiste ancora una normativa che ne
limiti il periodo di utilizzo data le necessità di alcune destinazioni d’uso con elevati carichi
interni, nonostante negli ultimi anni il consumo per raffrescamento a livello nazionale abbia
superato quello per riscaldamento. Di conseguenza, si imposta un periodo base indicativo
che comprende i giorni tra il 15 giugno e il 15 settembre.

Figura 04.46 | Schedule annuale di


attivazione impianti di riscaldamento e
raffrescamento

La programmazione utilizzata per gestire i periodi di attivazione settimanale degli impianti è


la stessa per entrambe le stagioni ed è già rappresentata dal periodo di occupazione degli
spazi da parte degli utenti.
Nell’interfaccia di TNRbuild si procede con l’attivazione dell’impianto di riscaldamento al
quale viene richiesto di mantenere una determinata temperatura a seconda che ci si trovi
nel periodo di riscaldamento e che ci sia presenza di persone. La temperatura di impianto è
determinata tramite la seguente funzione:
Triscaldamento = 5 * HEATING_ON + 15
In questo modo si richiede all’impianto di garantire in ogni caso 15°C interni all’ambiente
anche senza occupazione. Diversamente, si richiederà che il riscaldamento si attivi per man-
tenere la temperatura di 20°C.
Allo stesso modo si attiva l’impianto di raffrescamento a patto che si verifichi la condizione
stagionale e di occupazione. La temperatura di impianto è determinata secondo la forma:
Traffrescamento = - 34 * COOLING_ON + 60
In questo modo si richiede all’impianto di garantire 26° in presenza di persone nella stagione
calda, altrimenti dovrà raffrescare fino ad una temperatura pari a 60°C, valore impossibile che
esclude l’attivazione impiantistica.
L’impianto di raffrescamento dell’aria svolge anche un controllo sull’umidità, necessario per
garantire comfort nel periodo estivo. Sempre il D.Lgs. 81/08 definisce per gli ambienti un

148 PROGETTO TECNOLOGICO


valore di umidità relativa consigliata che sia compreso tra il 45% e il 55%, con massimo
accettabile del 70%. Per questo motivo all’interno della sezione delegata al comportamento
dell’impianto di raffrescamento si implementa la funzione di controllo dell’umidità relativa al
fine di mantenerla costante al 50% negli intervalli di attività dell’impianto. Per farlo si sfrutta
lo stesso input COOLING_ON inserito nella seguente funzione, dal momento che i due com-
portamenti sono contemporanei:
UR = ( - 50 * COOLING_ON + 100)%
In questo modo l’attivazione del raffrescamento garantirà contemporaneamente una tem-
peratura inferiore a 26°C con dispendio di energia sensibile ed un valore di umidità relativa
pari al 50% con relativo dispendio di energia latente; nel periodo rimanente invece il valore di
umidità resterà incontrollato.

Figura 04.47 | Comfort termico


sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Caso base

PROGETTO TECNOLOGICO 149


I primi risultati riportati si riferiscono alla simulazione del caso base o di partenza, che presenta
serramenti con vetro standard e nessun tipo di schermatura né di ventilazione meccanizzata.
L’attivazione degli impianti per riportarsi alle condizioni di comfort permette di avere in questo
caso un’indicazione qualitativa sui consumi che ne derivano in termini energetici, ancora
molto alti.

04.8.3.3 TECNOLOGIA DELL’INVOLUCRO


Le componenti del fabbisogno energetico dell’edificio vengono rappresentate separatamente
nel grafico del bilancio energetico. Ad influire maggiormente sul fabbisogno attualmente
sono le perdite per trasmissione, dovute alla resistenza al passaggio del calore attraverso
l’involucro, composto in gran parte da superficie vetrata. Inoltre, la grande superficie e l’alta
conducibilità termica del materiale comportano guadagni solari eccessivi durante la stagione
calda con la difficoltà di mantenere temperature accettabili specialmente nei periodi di transi-
zione fra la stagione fredda e l’attivazione dell’impianto di raffrescamento. Per contrastare tali
fenomeni le soluzioni comprendono la riduzione della superficie trasparente e l’impiego di un
materiale più prestante termicamente.
Constatata la volontà architettonica di mantenere i padiglioni espositivi riconoscibili dall’ester-
no con forme essenziali che ne lasciassero trasparire la complessa soluzione strutturale al
loro interno, si è intervenuti soltanto sul materiale, passando dal vetro al policarbonato opaco
bianco. Di seguito si riportano i valori di trasmittanza termica (u-value), guadagno solare
(g-value) e trasmissione nel visibile (T-vis) per i due materiali.

EXT_WINDOW_GLASS
u-value 1,06 W/m2K
g-value 0,586
T-vis 0,769

EXT_WINDOW_POLYC
u-value 1,24 W/m2K
g-value 0,642
T-vis 0,760

Si riscontra come le perdite per trasmissione siano notevolmente diminuite e così il fabbisogno
annuale che ne risente positivamente. In particolare, nel periodo invernale la riduzione dei
consumi dovuta al maggior potere isolante del policarbonato supera il corrispettivo aumento
del fabbisogno per raffrescamento nel periodo estivo.

150 PROGETTO TECNOLOGICO


Figura 04.48 | Comfort termico
sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Involucro in policarbonato
(ventilazione meccanizzata disattivata)

04.8.3.4 SISTEMA DI SCHERMATURA INTERNO MOBILE


Al fine di ridurre gli apporti solari durante il periodo estivo, si decide di implementare un
sistema di schermature solari mobili. In particolare, l’esigenza di mantenere inalterata la per-
cezione dall’esterno dell’involucro traslucido dei padiglioni espositivi ha portato a scegliere un
sistema di schermatura interno costituito da tende a rullo attivate sulla base della radiazione
solare in ingresso. Tale sistema è efficace nel controllare la luminosità a seconda delle esi-
genze dell’utenza, ma presenta uno scarso rendimento in termini schermatura dall’energia
in ingresso in quanto la radiazione prima di fermarsi sulla tenda ha già superato l’involucro
trasparente, rimanendo all’interno dell’ambiente sotto forma di infrarosso per una parte ri-
levante. Il sistema di tende completamente abbassato arriva a schermare l’intera porzione
trasparente dell’involucro, che dipendentemente dallo spessore della tenda e dal tessuto di

PROGETTO TECNOLOGICO 151


Figura 04.49 | Condizioni attivazione
oscuramenti mobili
cui è costituita si è stimato corrisponda al 90% di schermatura dalla radiazione in ingresso.
Si riportano due estratti del funzionamento annuale delle tende, uno in periodo invernale e
uno estivo, dai quali si può intuire come al superamento del setpoint di attivazione esse si
attivino abbassandosi, finché la radiazione non torna sotto il valore stabilito.

Figura 04.50 | Comfort termico


sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Shading (ventilazione
meccanizzata disattivata)

152 PROGETTO TECNOLOGICO


Fin già dalla simulazione svolta con ventilazione meccanizzata disattivata si riscontra come
l’implementazione di schermature mobili riduca leggermente al contempo guadagni solari e
perdite per raffrescamento, abbassando quindi il fabbisogno energetico. I vantaggi maggiori
si ottengono però in termini di comfort termico dove il problema delle temperature eccessive a
fronte di un eccessivo irraggiamento attraverso le porzioni trasparenti dell’involucro trova una
soluzione efficace abbassando generalmente le temperature operative.
Si riportano di seguito i risultati derivanti dalla medesima simulazione con l’aggiunta del ri-
cambio d’aria forzato, non considerata fino a questo momento dal momento che l’effetto dei
parametri modificati finora sarebbe stato offuscato dall’importante contributo al fabbisogno
dovuto all’energia da spendere per climatizzare l’aria proveniente dall’esterno. D’ora in avanti,
dopo aver impostato alcuni parametri importanti per la gestione del clima all’interno dell’edi-
ficio si procederà con ventilazione attivata. I risultati di questa prima simulazione riportano
un’impennata dei consumi energetici derivanti dall’impiego di aria alle condizioni esterne.

Figura 04.51 | Comfort termico


sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Shading

PROGETTO TECNOLOGICO 153


04.8.3.5 RECUPERATORE DI CALORE NELLA VENTILAZIONE MECCANIZZATA

Figura 04.52 | Flusso aria senza e con


recuperatore di calore

Allo scopo di ridurre le perdite per ventilazione, che rappresenta ora la quota più rilevante nel
bilancio energetico, si introduce un recuperatore di calore entalpico aria/aria con un’efficienza
nello specifico pari al 70%.
Questa particolare implementazione nel modello avviene sfruttando alcuni Type a disposizione

Figura 04.53 | Comfort termico


sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Recuperatore di calore

154 PROGETTO TECNOLOGICO


in Simulation Studio, i quali, collegati tra loro e con alcuni output ed input del sistema edificio
definito in TRNbuild, permettono di riprodurre il funzionamento di un recuperatore di calore
aria/aria con fluido in entrata dall’ambiente esterno che scambia energia con il flusso in uscita
dagli ambienti per trasmettere al sistema di ventilazione meccanizzata la temperatura da
adottare in entrata sull’aria rinnovata.
Si osserva come utilizzando un recuperatore di calore si riesca quasi a dimezzare il fabbiso-
gno invernale ed a contenere in forma limitata anche quello estivo. Le migliorie evidenziate
portano ad una grande riduzione dei consumi energetici rendendo l’adozione di questa inte-
grazione altamente auspicabile.
Riguardo al bilancio energetico, in seguito al maggior controllo sulle temperature dell’aria
ricambiata in ambiente si ha una riduzione delle perdite per ventilazione che sono la causa
principale di dispersione e continuano ad esserlo. A questo si aggiunge una riduzione del raf-
frescamento, come evidenziato dal fabbisogno. Tutto viene bilanciato dalla evidente riduzione
del riscaldamento come sopra osservato.

04.8.3.6 REGOLAZIONE DEI PERIODI DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI


Si ritiene utile intervenire ampliando il periodo di raffrescamento alle mezze stagioni.
Osservando i dati estratti nel dettaglio si decide di estendere il periodo dal giorno 1 maggio al
30 settembre, riducendo il periodo gestito in regime libero. Diversamente il periodo di riscal-
damento non mostra evidenze che suggeriscano di ridurre il periodo dal momento che la sua
funzione regola la temperatura garantendo 20°C, quindi nei periodi verso le mezze stagioni,
dove si possono aver anche temperature più alte, questo sistema non interviene e in parallelo
le categorie di comfort adattivo si allineano ai cambiamenti di temperatura esterna.

Figura 04.54 | Calendario di attivazione


degli impianti, intervalli analizzati

Si genera un leggero miglioramento delle condizioni di comfort a fronte di un fabbisogno ener-


getico pressoché invariato. Il mese di maggio, fino ad ora non gestito, genera l’incremento
maggiore del fabbisogno di raffrescamento abbinato ad un aumento della quota di ottobre.
Tale leggero aumento di consumi è considerato accettabile per le migliorie di comfort appor-
tate. Il bilancio energetico resta invariato in quanto le modifiche avvengono internamente
tra le quote delle perdite dove l’incremento di raffrescamento si traduce in diminuzione di
trasmissione e ventilazione, essendo che il mese di maggio gestito con gli impianti genera un
flusso verso l’interno del calore anche in quel periodo, come nel resto dell’estate.

PROGETTO TECNOLOGICO 155


Figura 04.55 | Comfort termico
sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Periodo utilizzo degli impianti

04.8.3.7 REGOLAZIONE DELLE TEMPERATURE DEGLI IMPIANTI


Si introduce una variazione nelle temperature operative richieste nell’ambiente interno agli
impianti, procedendo per tentativi al seguito di verificare la modifica dei parametri ad essi rela-
tivi ed il conseguente aumento dei consumi porti ad un effettivo miglioramento delle condizioni
di comfort interno agli ambienti.
Come primo passo si corregge la temperatura di esercizio degli spazi durante l’inverno alli-
neandola al valore di 22°C calcolato secondo la normativa UNI EN 7730, come illustrato nei
paragrafi dedicati a inizio capitolo.
L’intervento operazionale da effettuare per attuare questa modifica nelle simulazioni, si
traduce nella modifica della funzione di controllo delle temperature all’interno di Trnbuild,

156 PROGETTO TECNOLOGICO


illustrate nella parte relativa alla climatizzazione. Il valore minimo di temperatura richiesto ne-
gli ambienti quando non sono occupati viene mantenuto identico al caso precedente, avendo
osservato che si tratta di un limite raggiunto in pochissime occasioni. La nuova forma della
funzione diventa:
Triscaldamento = 7 * RISCALDAMENTO_ON + 15

In questo modo si ottengono i valori desiderati nella gestione delle temperature secondo
la verifica dell’occupazione degli spazi sia settimanale sia annuale. I risultati riportano una
diminuzione della percentuale di insoddisfatti in classe IV analogamente ad un prevedibile
aumento del fabbisogno invernale.

Figura 04.56 | Comfort termico


sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Regolazione temperatura
riscaldamento

PROGETTO TECNOLOGICO 157


Si procede con la correzione della temperatura di esercizio degli spazi durante la stagione
estiva portandola al valore di 24°C. Analogamente alla regolazione della temperatura di im-
pianto per il riscaldamento, la nuova forma della funzione di controllo diventa:

Traffrescamento = - 36 * COOLING_ON + 60

Tale formulazione, se verificate le condizioni di presenza di persone in periodo di raffresca-


mento, stabilisce il setpoint di attivazione dell’impianto ogni qualvolta la temperatura supererà
i 24°C. Tale intervento comporta un aumento degli utenti appartenenti alla classe I, senza
però influire sulla percentuale di utenza insoddisfatta, a fronte di un aumento del fabbisogno
energetico per raffrescamento.

Figura 04.57 | Comfort termico


sul dettaglio ore di occupazione,
quantificazione comfort, fabbisogno
totale e mensile, bilancio energetico
totale - Regolazione temperatura
raffrescamento

158 PROGETTO TECNOLOGICO


04.8.3.8 MODELLO COMPLETO
A conclusione dell’analisi effettuata, dopo aver applicato i parametri che portassero alla
massima riduzione del fabbisogno energetico e insieme producessero un buon grado di sod-
disfazione per le condizioni di comfort interno agli ambienti relativi agli spazi espositivi posti
al piano quarto di nuova edificazione, si effettua un ultimo passaggio aggiungendo al modello
precedentemente studiato la parte restante dell’edificio in esame.
Per avere un’indicazione riguardo il fabbisogno energetico globale dell’edificio infatti si è scel-
to di impostare un modello predittivo di quello che potrebbe essere il comportamento termico
effettivo del fabbricato durante il suo utilizzo, senza procedere con ulteriori considerazioni sul
comfort termico all’interno di tali ambienti.

Figura 04.58 | Edificio completo di


preesistenze, corpi esterni oscuranti
e piano quarto di nuova edificazione,
modello 3D implementato in TRNbuild

Tale operazione viene effettuata aggiungendo gli ambienti ai piani inferiori completi di aper-
ture e solai interpiano all’interno dell’ambiente di modellazione tridimensionale Sketchup
utilizzando l’applicativo TRNsys3D, ripercorrendo le operazioni già effettuate in precedenza
per la definizione dei nuovi ambienti termici da controllare separatamente tramite l’interfaccia
TRNbuild. Vengono inoltre aggiunti i corpi scala laterali come elementi costituenti superfici
ombreggianti, in quanto ambienti aperti ed esterni all’involucro edilizio.
Vengono inserite le informazioni riguardanti le proprietà dei materiali presenti nei pacchetti tec-
nologici dell’edificio in stato di progetto ed assegnati alle superfici disperdenti corrispondenti.

PROGETTO TECNOLOGICO 159


Infine, si è passati ad una definizione indicativa dei carichi interni dovuti ad affollamento,
illuminazione artificiale e presenza di componenti elettrici, conservando la programmazione
già stabilita per il modello relativo al solo piano espositivo. I parametri di impianto rimangono
Figura 04.59 | Fabbisogno totale e invariati così come le condizioni di attivazione degli oscuranti, questa volta costituiti da tende
mensile, bilancio energetico totale -
Modello completo
a rullo esterne.

I dati relativi a fabbisogno e bilancio energetico mostrano come il comportamento globale


dell’edificio risulti molto differente da quello del solo piano superiore, in particolare si eviden-
zia come la tendenza ad avere un alto fabbisogno estivo per raffrescamento risulti limitata allo
studio del solo piano espositivo. I piani inferiori sono caratterizzati da un basso rapporto vuoti/
pieni e dalla buona prestazione dell’involucro isolato, in grado di ammortizzare l’alto fabbiso-
gno per raffrescamento relativo alla stagione estiva dello spazio espositivo precedentemente
studiato. Le criticità principali si concentrano nella stagione invernale che rappresenta oltre il
75% del fabbisogno annuale, il bilancio energetico mostra invece come le perdite principali
siano causate dalla ventilazione meccanizzata. Dal momento che i volumi orari di ricambio
d’aria sono ai minimi da normativa per quanto concerne spazi rispettivamente a destinazione
mostre, uffici e archivi, è possibile considerare un maggiore impegno economico investendo
in un sistema più efficiente di recupero del calore dall’aria esausta in uscita dall’edificio.

04.9 STRATEGIE ENERGETICHE


A conclusione del progetto tecnologico si è affrontato uno studio sulle strategie energetiche,
sulle tecnologie e sulle tipologie di impianti da utilizzare nel progetto per ottenere le migliori
condizioni di salubrità degli ambienti interni.

160 PROGETTO TECNOLOGICO


04.9.1 SCHEMATIC DESIGN
Trattandosi di destinazione pubblica ad uso misto didattico/espositivo/archivio, l’edificio risulta
sottoposto a notevoli carichi interni dovuti dall’elevato numero d’utenza e ad una conseguente
richiesta di elevati ricambi d’aria. Proprio la necessità di dover trattare grandi volumi d’aria, ha
condotto alla scelta di un impianto di ventilazione meccanizzata costituito da un’unità tratta-
mento aria UTA abbinata ad uno scambiatore di calore, che consentisse, oltre a controllarne
la salubrità ed i parametri igrometrici, anche di abbattere le perdite per ventilazione, che nel
caso di una ventilazione naturale sarebbero risultate molto elevate.
Per quanto riguarda la climatizzazione invernale ed estiva, la produzione di calore risulta
affidata all’uso di pompe di calore geotermiche che permettono di prelevare il calore dal
sottosuolo attraverso l’uso di sonde verticali a circuito chiuso. Questa tecnologia altamente
efficiente si basa su un semplice principio di funzionamento: da una sorgente di calore natu-
rale, nel nostro caso il calore contenuto nel terreno, viene assorbita energia termica dal fluido
termovettore presente all’interno del circuito chiuso, che la trasporta e la rilascia per poter
essere utilizzata ai fini del riscaldamento.
La ricerca di attenzione per l’ambiente e di una sostenibilità energetica ha trovato un ulteriore
campo di applicazione nell’adozione di un sistema di recupero delle acque meteoriche, da
utilizzare per il fabbisogno idricosanitario secondario (scarichi dei sanitari) e per l’irrigazione
del verde esterno. Sono state quindi predisposte delle vasche di accumulo sotto la superficie
della piazza esterna, adibite a raccogliere l’acqua piovana proveniente dalle coperture degli
edifici, dopo essere stata opportunamente convogliata in condotti di drenaggio; l’acqua recu-
perata, dopo essere stata filtrata e depurata dalle possibili impurità, risulta pronta per l’utilizzo
predisposto.
Il raffrescamento passivo è possibile sfruttando la ventilazione meccanizzata dell’impianto ad
aria dell’edificio, soprattutto nelle stagioni intermedie quando la temperatura esterna risulta
mediamente inferiore rispetto a quella interna, e durante i mesi più caldi sfruttando il sistema
del “free cooling” nelle ore notturne.
In sede progettuale si ritiene utile realizzare degli schemi progettuali che riassumano le
interazioni tra le varie strategie attive e passive individuate per gestire l’edificio. Questa raf-
figurazione permette di osservare il comportamento distinto in varie stagioni e individuare
eventuali criticità, le contemporaneità nell’utilizzo dei sistemi e la funzionalità attribuita ad
ogni elemento strategico. Si tratta di un elemento utile sia in fase di dimensionamento degli
impianti sia come strumento di comunicazione con altri soggetti esterni alla progettazione
dell’edificio, ma che è necessario ne comprendano il funzionamento, come esperti di vari
settori e, soprattutto, utenti finali che utilizzeranno gli spazi.

PROGETTO TECNOLOGICO 161


Figura 04.60 | Schematic design -
comportamento invernale

162 PROGETTO TECNOLOGICO


Figura 04.61 | Schematic design -
comportamento estivo

PROGETTO TECNOLOGICO 163


04.9.2 LAYOUT IMPIANTISTICO
L’eterogeneità delle attività svolte e la loro apertura alla fruizione da parte dell’utenza univer-
sitaria comporta una variabilità, oltre che nei tempi di utilizzo, anche nella quantità di utenza
coinvolta. È stato quindi scelto un impianto di ventilazione meccanizzata a portata variabile,
che consentisse di regolare il volume d’aria necessaria ad ogni locale in funzione dell’affol-
lamento interno; ciò è stato possibile posizionando in ogni ambiente una sonda di qualità
dell’aria, che, attraverso la lettura della percentuale di CO2 presente, permettesse di gestire il
volume dei ricambi d’aria proveniente dall’unità trattamento aria.
La climatizzazione invernale ed estiva, che in questo caso è stata considerata dato l’utilizzo
dei servizi presenti anche durante la stagione più calda, è stata affidata ad un impianto di
climatizzazione ad acqua con pannelli radianti a soffitto, collegato ad una pompa di calore
geotermica reversibile ed ad una centrale frigorifera che di supporto per la fase di picco;
la prima permette di fornire calore durante i periodi di riscaldamento, mentre la seconda
consente invece di assorbire calore durante la stagione estiva.

Figura 04.62 | Layout impiantistico -


sezione trasversale

164 PROGETTO TECNOLOGICO


NOTE
1 Direttiva 2010/31/UE.
2 Decreto Attuativo 26 Giugno 2015, in attuazione della Legge n. 90 del 3 Agosto 2013, Appendice A.
3 Quanto detto vale per gli edifici di nuova costruzione o ristrutturazioni importanti di 1° livello. Nelle
altre tipologie di intervento indicate nel Decreto 26/6/15, (ristrutturazione importante di 2° livello o
riqualificazione energetica) si passa alla verifica diretta del valore di trasmittanza termica dell’elemento
tecnico che dovrà risultare minore o uguale dei valori tabellati riportati nell’Appendice B del Decreto o, nel
territorio della Regione Lombardia, nell’Allegato B del D.d.u.o. 30 Luglio 2015, n. 6480.
4 Estratto dal DM 18/12/1975 paragrafo 5.3.4, Condizioni termoigrometriche e qualità dell’aria - controlli e
misure di laboratorio.
5 Estratto dal DM 18/12/1975 paragrafo 5.3.17, Condizioni termoigrometriche e qualità dell’aria - Prescrizioni
relative alla condensazione.
6 Estratto dal DM 18/12/1975 paragrafo 5.3.14, Condizioni termoigrometriche e qualità dell’aria - Prescrizioni
relative alla tenuta d’aria.
7 Estratto dal DM 18/12/1975 paragrafo 5.3.14, Condizioni termoigrometriche e qualità dell’aria - Prescrizioni
relative alla tenuta all’acqua.
8 Estratto dal DM 18/12/1975 paragrafo 5.4, Condizioni di sicurezza.

PROGETTO TECNOLOGICO 165


PROGETTO STRUTTURALE
05.1 Introduzione
05.2 Calcestruzzo fibrorinforzato (FRC)
05.3 Proprietà meccaniche dei materiali
05.4 Progetto del graticcio
05.5 Progetto del solaio a piastra

05
05.1 INTRODUZIONE
L’aspetto relativo alla progettazione strutturale del quarto piano è rilevante in quanto la strut-
tura da un lato deve rispondere all’esigenza di una sala espositiva di godere di ampi spazi
liberi e dall’altro non deve risultare eccessivamente ingombrante essendo in gran parte a
vista.
Dal momento che gli spazi a disposizione ospiteranno modelli e tavole di studio delle opere
di Pier Luigi Nervi, la scelta progettuale adottata si è ispirata alle soluzioni dell’ingegnere
andando a riprendere i sistemi a graticcio utilizzati da lui in più occasioni.

Figura 05.1 | Pierluigi Nervi,


Aviorimessa, Orbetello 1939
(comunicazionetecnologica.com)

Come spiegato nel Capitolo 3, si è fatto riferimento alle aviorimesse (in particolare quella
dell’idroscalo di Orbetello (GR) realizzata tra il 1939 e demolita nel 1942) e alla stazione di
Napoli Centrale, i cui elementi di maggior interesse sono la struttura reticolare della copertura
lasciata a vista con vetrate che garantiscono l’ingresso della luce e i pilastri che si aprono a
“V” a sorreggerla.
L’utilizzo del sistema a graticcio e di un materiale altamente prestante come il calcestruzzo
fibrorinforzato (FRC), ha consentito di ottenere gli scopi prefissati di pianta libera, disponendo
tutti i pilastri sul perimetro e nei locali di servizio, e di dimensioni ridotte delle sezioni che
rendono il telaio leggero sia a livello di massa che grava sulla struttura sottostante, sia a
livello visivo. Anche la scelta del materiale cementizio è legata alla destinazione dell’ambiente
di nuova realizzazione, dunque risulta coerente l’utilizzo di un componente caratterizzante
l’intera opera di Nervi.
L’altro tema rilevante è l’interazione tra il nuovo volume e l’edificio esistente sopra il quale
andrà a posizionarsi, in merito al quale l’obbiettivo finale è quello di evitare la presenza di

PROGETTO STRUTTURALE 169


carichi concentrati che determinino una sollecitazione eccessiva sulla muratura esistente e
problematiche a livello tecnologico; si è optato, perciò, per un solaio a piastra in calcestruzzo
armato che vada ad incastrarsi sui maschi murari e che sia in grado di redistribuire tutti i
carichi derivanti dal piano superiore.
In questo capitolo si approfondiscono la progettazione e la verifica della piastra e del gratic-
cio, elemento, quest’ultimo, caratterizzante la componente nuova del progetto di recupero
dell’edificio in questione, sia esternamente, grazie al rivestimento traslucido che consente di
intravederlo, sia all’interno essendo interamente a vista.
Le normative vigenti a cui si è fatto riferimento per le verifiche condotte sono le seguenti:
-- D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche delle Costruzioni;
-- CNR - DT 2006, n. 204, Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo di
Strutture di Calcestruzzo Fibrorinforzato;
-- Model Code 2010, Volume 1, Volume 2;
-- UNI EN 1992-1-1: 2005: Eurocodice 2. Progettazione delle strutture in calcestruzzo.

05.2 CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO (FRC)


Come già accennato, il materiale scelto per la progettazione della struttura a graticcio è il
calcestruzzo fibrorinforzato (FRC), cioè un materiale composito costituito da una matrice
cementizia in cui sono annegate fibre discrete.
I parametri geometrici che caratterizzano queste ultime, secondo la norma CNR-DT 204/2006,
sono la lunghezza (L), il diametro equivalente, ovvero il diametro di un cerchio di area uguale
all’area media della sezione trasversale della fibra, la forma e il rapporto d’aspetto, definito
come il rapporto tra la lunghezza della fibra e il suo diametro equivalente.
I materiali di cui sono composte possono variare e sono acciaio, carbonio, polimeri, vetro o
altri materiali naturali.
In termini strutturali, il contributo che le fibre offrono a livello strutturale nel fibrorinforzato si
manifesta nel comportamento post-picco e nella capacità di garantire una resistenza residua
a trazione anche in seguito alla fessurazione dell’elemento.
Il FRC, essendo un composito, possiede un comportamento globale differente rispetto a
quello del solo calcestruzzo, infatti, ad eccezione della resistenza a compressione e delle pro-
prietà elastiche che si considerano pressoché invariate, la fragilità del materiale risulta ridotta
e la tenacità aumentata. Allo stato limite di esercizio, le differenze principali consistono nella
riduzione di apertura di fessure e della loro distanza reciproca che determinano un aumento
del numero di fessure ed influiscono, quindi, positivamente sulla durabilità dell’elemento. Allo

170 PROGETTO STRUTTURALE


stato limite ultimo, invece, la presenza di fibre consente di utilizzare un quantitativo inferiore
di armatura tradizionale.
In funzione della quantità di fibre presenti all’interno del materiale (< o > 2% del volume), il
comportamento post-picco dell’elemento soggetto a trazione uniassiale può avere due diversi
andamenti: hardening e softening.
Nel primo caso, il legame carico-spostamento presenta un ramo discendente (comportamen-
to degradante), ma è caratterizzato da una resistenza residua e da una tenacità maggiore
rispetto al calcestruzzo bianco; si assiste ad una localizzazione della fessura. Nel secondo
caso, il comportamento può diventare incrudente grazie alla comparsa di una multi-fessura-
zione a cui segue una localizzazione.

Figura 05.2 | Curva carico (P) –


spostamento (δ) per conglomerati
fibrorinforzati caratterizzati da: a - basse
percentuali di fibre; b - alte percentuali di
fibre (CNR-DT 204/2006)

Per analizzare il comportamento del FRC come materiale omogeneo, il Model Code 2010
suggerisce un approccio di tipo prestazionale che identifichi sperimentalmente la curva costi-
tutiva a trazione attraverso opportune prove su campioni tra cui la prova a flessione su 3 punti
su una trave con intaglio, come si riporta nell’immagine sottostante:

Figura 05.3 | Prova di flessione su


quattro punti di carico proposta nella
UNI 11039 (CNR-DT 204/2006)

PROGETTO STRUTTURALE 171


L’output della prova è un diagramma forza applicata - spostamento, espresso in termini di
Crack Mouth Opening Displacement (CMOD), ossia apertura di fessura alla bocca dell’intaglio:
Figura 05.4 | Diagramma forza applicata
- deformazione (Model Code 2010)

Dalla relazione F-CMOD è possibile determinare i parametri necessari per classificare il tipo
di materiale, che rappresentano la resistenza residua a trazione per flessione e possono
essere espressi con la formula:
fRj = 3 ∙ Fj ∙ l / 2 ∙ b ∙ hsp2
dove:
fRj è la resistenza residua a trazione per flessione corrispondente a un valore di CMOD
pari a CMODj;
Fj è il carico corrispondente a CMOD = CMODj;
l, b sono le dimensioni del provino;
hsp è l’altezza del provino trascurando la presenza dell’intaglio.
Al fine di classificare la resistenza post-picco del FRC e possibile assumere un comportamen-
to elastico lineare, considerando i due valori caratteristici limite di resistenza residua allo SLE
e allo SLU, chiamati rispettivamente fR1k e fR3k. Il primo rappresenta la resistenza residua non
caratteristica corrispondente a un valore di CMOD = CMOD1 = 0,5 mm cioè il limite di apertura
di fessura ammessa in esercizio, mentre il secondo corrisponde ad un valore di CMOD =
CMOD3 = 2,5 mm, ossia il limite di apertura di fessura ammesso per lo SLU.
Una volta noti i valori caratteristici, è possibile definire la classe a cui appartiene il FRC
individuata dall’associazione di un e una lettera: fR1k ne definisce il “numero” (1.0, 1.5, 2.0,
2.5, 3.0, 4.0, 5.0, 6.0, 7.0, 8.0, … [MPa]); il rapporto fR3k / fR1k che definisce la pendenza dopo
il picco del modello elastico lineare permette di associare la lettera. È possibile distinguere
cinque diversi casi:
-- a: 0,5 ≤ fR3k / fR1k ≤ 0,7
-- b: 0,7 ≤ fR3k / fR1k ≤ 0,9
-- c: 0,9 ≤ fR3k / fR1k ≤ 1,1
-- d: 1,1 ≤ fR3k / fR1k ≤ 1,3
-- e: 1,3 ≤ fR3k / fR1k

172 PROGETTO STRUTTURALE


Per descrivere il comportamento a trazione uniassiale del FRC è possibile utilizzare una
legge costitutiva che lega lo sforzo sigma all’apertura di fessura w. In base alle prove di
flessione e possibile definire due diversi modelli, illustrati in figura:
Figura 05.5 | Legami costitutivi
semplificati tensione-apertura della
fessura (CNR-DT 204/2006)

Il primo modello descrive il comportamento rigido-plastico, mentre il secondo quello elasti-


co-lineare, softening o hardening post-picco. In questi due modelli si trovano i valori di fFts e
fFtu che rappresentano rispettivamente la resistenza residua allo SLE e allo SLU.
Il modello rigido-plastico considera l’intera forza di compressione concentrata sulla fibra su-
periore della sezione, come si può vedere nello schema riportato.

Figura 05.6 | Andamento degli sforzi


sulla sezione in FRC per il modello
costitutivo rigido - plastico (Model Code
2010)

Ne deriva la presenza del solo valore di fFtu , che può essere determinato attraverso
l’espressione:
fFtu= fR3 / 3

Nel modello elastico-lineare si trovano, invece, entrambi i valori fFts e fFtu, che possono essere
definiti come segue:
f = 0,45 ∙ fR1

fFtu = fFts- wu / CMOD3 ∙ ( fFts - 0,5 ∙ fR3 + 0,2 ∙ fR1 ) ≥ 0

dove wu è l’apertura di fessura ultima e dipende dalla duttilità richiesta alla struttura.

PROGETTO STRUTTURALE 173


Le espressioni di wu ≠ CMOD e fFtu sono ottenute considerando una legge costitutiva ela-
stica-lineare tra i punti con ascissa CMOD1 e CMOD3 fino al punto con ascissa wu, come
illustrato in figura:
Figura 05.7 | Legge costitutiva elastica-
lineare (Model Code 2010)

Attraverso l’equilibrio sezionale è possibile definire i valori di sforzo corrispondenti all’apertura


di fessura CMOD1 e CMOD3 considerando nel primo caso una distribuzione lineare degli
sforzi di compressione e che il comportamento a trazione sia elasto-plastico, fino a un valore
di apertura di fessura corrispondente al limite di esercizio (CMOD1), mentre nel secondo
caso considerando che lo sforzo di compressione sia applicato solo alla fibra superiore della
sezione e che la distribuzione degli sforzi di trazione sia lineare:
Figura 05.8 | Diagrammi tensionali per
la determinazione della resistenza a
trazione (CNR-DT 204/2006)

I legami costitutivi finora introdotti sono espressi in termini di tensione - apertura di fessura
(sigma - w). Attraverso la definizione della lunghezza caratteristica lcs dell’elemento struttura-
le, è possibile il passaggio da questi legami costitutivi a legami del tipo sforzo – deformazione.
Quest’ultima può essere, dunque, espressa come segue:

ε = w / lcs

174 PROGETTO STRUTTURALE


In presenza di armatura tradizionale, la lunghezza caratteristica può essere valutata con la
seguente espressione:
lcs = min { srm, y }

dove srm è il valore medio della distanza tra le fessure e y è la distanza dell’asse neutro
dal bordo teso della sezione valutata in fase elastica fessurata, trascurando la resistenza a
trazione pre e post-fessurazione del calcestruzzo fibrorinforzato.
Nel caso di sezioni senza armature tradizionali soggette a flessione, tensoflessione o pres-
soflessione, con risultante esterna alla sezione stessa, la quantità s è assunta pari all’altezza
della sezione.

05.3 PROPRIETÀ MECCANICHE DEI MATERIALI


Per realizzare il graticcio è stato utilizzato un calcestruzzo fibrorinforzato HPFRC (high perfor-
mance fibrereinforced concrete) i cui valori di resistenza sono fFts= 3,7 MPa e fFtu= 1,84 MPa.
Ricavando i valori di fR1 e fR3, pari rispettivamente a 8,22 MPa e 6,95 MPa, e il rapporto tra i
due, è possibile definire la classe a cui appartiene il FRC.
Dal momento che il valore di rapporto di resistenza residua appartiene all’intervallo b ( 0.7 ≤
fR3k / fR1k ≤ 0.9 ) la classe in cui ricade il materiale considerato è la 8B. A livello di resistenza a
compressione, la classe a cui appartiene il calcestruzzo per la matrice del FRC è la C80/95,
quindi ad alte prestazioni.
Per quanto riguarda il calcestruzzo del solaio, è stata scelta una classe C25/30. Solitamente,
nelle strutture in calcestruzzo armato tradizionali la resistenza a trazione del calcestruzzo
viene trascurata in quanto esigua; tuttavia per il FRC la presenza delle fibre migliora il com-
portamento a trazione dell’elemento rendendo necessario il calcolo dei valori di fctm e fctk del
materiale. Le Norma Tecniche per le Costruzioni 2018 impongono il calcolo della resistenza a
trazione media del calcestruzzo in base alle classi secondo le formule:

fctm = 0,30 ∙ fck2/3 per classi < C50/60

fctm = 2,12 ∙ ln [ 1 + fcm / 10 ] per classi > C50/60

Mentre la resistenza a trazione caratteristica corrispondente a un frattile del 5% può essere


valutata come
fctk = 0,70 ∙ fctm

PROGETTO STRUTTURALE 175


Dividendo i valori caratteristici per il coefficiente di sicurezza del calcestruzzo (γ = 1,5), è
possibile ricavare i valori di progetto da utilizzare per le verifiche.
Nella tabella seguente sono riportati i valori ottenuti secondo il procedimento di cui sopra.

Tabella 05.1 | Parametri meccanici delle


classi dei calcestruzzi scelti Classe di fck Rck fctm fctk fcd
resistenza [MPa] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa]
C80/95 80 95 4,84 3,39 45,33
C25/30 25 30 2,31 1,62 14,17

Per quanto riguarda l’acciaio per l’armatura tradizionale, per entrambi i casi è stata scelta la
classe B450C. Anche per l’acciaio, i valori di progetto possono essere calcolati introducendo
il coefficiente di sicurezza che y = 1,15. Le caratteristiche meccaniche sono riportate nella
tabella.

Tabella 05.2 | Parametri meccanici


dell’acciaio di armatura Classe di acciaio fyk fyd
per c.a. [MPa] [MPa]
B450C 450 391,30

05.4 PROGETTO DEL GRATICCIO


05.4.1 DEFINIZIONE DELLA GEOMETRIA
La struttura si compone di una serie di pilastri disposti lungo le facciate nord e sud, con forma
a “V” che reggono delle travi di gronda sulle quali si innestano i graticci delle falde inclinati a
30° composti da rombi di lato variabile a seconda del corpo che si sta considerando: quello
centrale e i due laterali più piccoli hanno lato di 1,30 metri, mentre i laterali di dimensioni
maggiori presentano un lato di 1,50 metri.

05.4.2 ANALISI DEI CARICHI


Al fine di procedere al dimensionamento della struttura è stato necessario definire i carichi
variabili e permanenti che agiscono sulla stessa; i carichi permanenti sono rappresentati dal
peso proprio del graticcio (G1) e del rivestimento in policarbonato o in lamiera (G2) a seconda
della falda considerata, mentre i carichi variabili sono dati da quelli di esercizio, dalla neve e
dal vento.

176 PROGETTO STRUTTURALE


05.4.2.1 CARICO DELLA NEVE
Secondo la normativa, il carico della neve viene valutato mediante la seguente espressione:

qs = µi · qsk ·CE · Ct
dove:
qs è il carico della neve sulla copertura;
µi è il coefficiente di forma della copertura, valutato in base all’angolo formato dalla falda
con l’orizzontale che nel caso in esame risulta pari a 30° per cui risulta pari a 0,8;
Tabella 05.3 | Valori del coefficiente di
forma (NTC18)

qsk è il valore di riferimento del carico della neve al suolo espresso in kN/m2, che dipende
dalle condizioni locali di clima ed esposizione. L’area di progetto si trova a Lecco per cui
appartiene alla zona “I - Alpina”, ad una altitudine caratteristica As di 210 m, da cui deriva la
formula per definirlo:
qsk = 1,39 ∙ [ 1 + ( As / 728 )2 ]

CE è il coefficiente di esposizione e può essere utilizzato per modificare il valore del carico
della neve in copertura in funzione delle caratteristiche specifiche dell’area in cui sorge
l’opera. Si considera la topografia di Lecco in classe Normale.
Tabella 05.4 | Valori di CE per diverse
classi di esposizione (NTC18)

Ct è il coefficiente termico che viene utilizzato per tenere conto della riduzione del carico
di neve a causa dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore dell’edificio.
In assenza di uno specifico studio merito al materiale isolante utilizzato in copertura, si
considera di valore unitario.
In base alle caratteristiche dell’area di progetto e della costruzione, il carico di neve sulla
copertura risulta pari a qs = 1,21 kN/m2.
Si riportano in tabella i valori appena definiti:

PROGETTO STRUTTURALE 177


Tabella 05.5 | Coefficienti relativi
all’azione agente della neve µi As qsk CE Ct qs
[m] [kN/m2] [kN/m2]
0,80 210,00 1,51 1,00 1,00 1,21

Tuttavia, essendo la copertura a falde con inclinazione di 30°, è necessario considera le com-
ponenti del carico agente che nel caso di quello da neve si valutano con lo schema seguente:

Figura 05.9 | Componenti del carico


da neve sulla copertura inclinata (M.
Andreolli, R. Tomasi, Esempio di
dimensionamento di una copertura in
legno, Università degli studi di Trento,
2009)

da cui:
qperp = qs ∙ ( cosα )2 = 0,90 kN/m2

qpar = qs ∙ sinα ∙ cosα = 0,52 kN/m2

Trascurando il contributo della componente parallela, possiamo ricavare il carico lineare


moltiplicando il valore del carico distribuito per l’interasse delle travi, variabile in funzione allo
spazio espositivo considerato, valutato in funzione della modalità di distribuzione del carico
sui moduli romboidali che compongono il graticcio.

05.4.2.2 CARICHI DI ESERCIZIO


A seconda della tipologia di ambiente considerato, si assume un valore di carico di esercizio
proposto dalle Norme Tecniche. La soluzione in esame rientra nella categoria H delle coper-
ture accessibili per sola manutenzione e riparazione a cui corrisponde un valore di carichi
verticali uniformemente distribuiti qk pari a 0,50 kN/m2.

178 PROGETTO STRUTTURALE


Tabella 05.6 | Valori dei sovraccarichi
per alcune categorie d’uso delle
costruzioni (NTC18)

Come descritto in precedenza per il carico da neve, anche in questo caso è necessario con-
siderare le componenti del carico; si ottiene un valore di componente verticale del carico di
esercizio pari a 0,43 kN/m2.

05.4.2.3 CARICO DEL VENTO


L’azione generalmente orizzontale che il vento esercita sugli edifici varia in funzione dello
spazio e del tempo. Per calcolarla è necessario stimare la velocità di riferimento vb, che
rappresenta il valore caratteristico della velocità del vento a 10 m dal suolo su un terreno di
categoria di esposizione II, mediata su 10 minuti e con un tempo di ritorno di 50 anni. In as-
senza di indagini specifiche, è possibile valutarla secondo le NTC18 attraverso l’espressione:

Vb = vb,0 ∙ ca
dove:
Vb,0 è la velocità base di riferimento al livello del mare, assegnata in funzione della zona
in cui sorge la costruzione;
ca è il coefficiente di altitudine.

PROGETTO STRUTTURALE 179


Dalla tabella riportata, rientrando Lecco nella zona 1 con una altitudine inferiore ai 1000 metri,
si ricavano i valori di cui sopra; si ottiene, perciò, una velocità di riferimento pari a 25 m/s.
Per quanto riguarda il calcolo della pressione del vento, la normativa impone l’uso della se-
guente espressione:
p = qr · ce · cp · cd
dove:
qr è la pressione cinetica di riferimento, data dall’espressione:

q = 1 / 2 · p · v2

con p = 1,25 kg/m3 che rappresenta la densità dell’aria, assunta convenzionalmente co-
stante, mentre v è la velocità di riferimento del vento calcolata in precedenza. Dunque, qr
risulta pari a 0,39 kN/m2.
ce è il coefficiente di esposizione che dipende dall’altezza z sul suolo del punto considera-
to, dalla topografia del terreno e dalla categoria di esposizione del sito. In assenza di analisi
specifiche che tengano in conto la direzione di provenienza del vento e l’effettiva scabrezza
e topografia del terreno che circonda la costruzione, per altezze sul suolo che non siano
maggiori di z = 200 m, esso è dato dalla formula:

ce(z) = k · r2 · ct · ln ( z / z0 ) · [ 7 + ct · ln ( z / z0 )] per z > zmin

ce(z) = ce(zmin) per z < zmin

dove:
ct è il coefficiente di topografia che viene generalmente posto pari a 1, sia per le
zone pianeggianti sia per quelle ondulate, collinose e montane;
kr, z0, zmin sono assegnati in funzione alla categoria di esposizione del sito ove sorge
l’edificio; per definirli è necessario stabilire una classe di rugosità del terreno secondo la
seguente tabella:

Tabella 05.7 | Parametri per la


definizione del coefficiente di
esposizione (NTC18)

Considerando il sito in classe di esposizione IV, è possibile definire i valori di ce in funzione


dell’altezza dell’edificio:

180 PROGETTO STRUTTURALE


Tabella 05.8 | Valore del coefficiente di
Ce z esposizione in funzione della quota z
[m]
1,63 0,00
1,63 3,80
1,68 8,60
1,97 13,10
2,13 16,50
2,29 20,25
2,37 22,75

Cp è il coefficiente di pressione è un coefficiente aerodinamico che dipende dalla


tipologia e dalla geometria della costruzione e dal suo orientamento rispetto alla direzione
del vento.
Le superfici inclinate, considerando l’azione del vento parallela al suolo, possono essere Figura 05.10 | Forza applicata
soggette sia a pressione che depressione. Si distinguono, dunque, le falde sottovento, staticamente con distribuzione
riconducibile a pressioni e
sempre soggette a depressione, e le falde sopravento, soggette a pressioni per α > 33° o depressioni (biblus.acca.it/
depressioni per α ≤ 33°. calcolo-del-vento-sulle-costruzioni)

L’edificio in esame presenta falde inclinate di 30° in entrambe le direzioni, perciò si rientra
nel caso di falde soggette a depressioni. Il coefficiente di pressione risulta positivo, se
associato a pressioni e negativo, se associato a depressioni. Esso è dato dalla somma di
due coefficienti:
Cpi coefficiente di pressione interna che, per costruzioni che hanno una parete con
aperture di superficie minore di 1/3 di quella totale, per elementi sottovento vale -0,20;
Cpe coefficiente di pressione esterna che, per elementi sottovento, vale -0,40.
Il valore di Cp che si ottiene è pari a -0,60.
Cd è il coefficiente dinamico tiene conto degli effetti riduttivi associati alla non

PROGETTO STRUTTURALE 181


contemporaneità delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alla rispo-
sta dinamica della struttura. Non essendo stato determinato mediante analisi specifiche,
può essere assunto cautelativamente pari ad 1, essendo che l’edificio in questione non
eccede gli 80 metri.
Definiti tutti i parametri necessari, è possibile esprimere il valore della pressione del vento
agente sulla costruzione in funzione dell’altezza della stessa:
Tabella 05.9 | Valore della pressione del
vento sulla copertura in funzione della z P
quota z
[m] [kN/m2]
0,00 -0,38
3,80 -0,38
8,60 -0,39
13,10 -0,46
16,50 -0,50
20,25 -0,54
22,75 -0,56

Poiché il valore di Cp è negativo in quanto associato a depressioni sulle falde, si ottengono


pressioni del vento negative cioè favorevoli; ne consegue che l’azione del vento viene trascu-
rata nel calcolo delle azioni agenti rimanendo così a favore di sicurezza. Per quanto riguarda
le pareti verticali, l’azione del vento è stata trascurata per semplicità di calcolo.

05.4.3 CALCOLO DELLA COMBINAZIONE DELLE AZIONI

La normativa definisce gli stati limite ultimi e di esercizio e per ognuno di essi propone le
combinazioni delle azioni agenti come vengono riportate:

Combinazione fondamentale per lo stato limite ultimo:

γG1 · G1 + γG2 · G2 + γP · P + γQ1 · Qk1 + γQ2 · ψ02 · Qk2 + γQ3 · ψ03 · Qk3 + …
dove:
G rappresenta le azioni permanenti che agiscono durante tutta la vita nominale della co-
struzione, come il peso proprio degli elementi strutturali (G1) e degli elementi non strutturali
(G2);
Q rappresenta le azioni variabili con Qk1 l’azione variabile dominante e Qk2 e Qk3 le azioni
variabili che possono agire contemporaneamente a quella dominante.
La norma fornisce i coefficienti parziali di sicurezza γ pari a 1,3 per i carichi permanenti

182 PROGETTO STRUTTURALE


strutturali e 1,5 per quelli permanenti non strutturali e variabili e i valori dei coefficienti di
combinazione ψ che dipendono dal tipo di azione variabile o dalla categoria in cui ricade
l’edificio in funzione della sua destinazione d’uso. In questo caso le categorie considerate
sono la “Categoria H” e la “Neve” per il caso in cui, come a Lecco, si sia sotto i 1000 m. Ne
derivano i seguenti coefficienti
Tabella 05.10 | Valori dei coefficienti di
Categoria/Azione variabile ψ0j ψ1j ψ2j combinazione (NTC18)

Categoria H - Coperture accessibili per sola manutenzione 0,6 0,2 0,0


Neve (a quota < 1000 m s.l.m.) 0,5 0,2 0,0

Combinazione caratteristica rara impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) irreversibili:

G1 + G2 + P + Qk1 + ψ02 · Qk2 + ψ03 · Qk3 + …

Combinazione frequente, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE)
reversibili:
G1 + G2 + P + ψ11 · Qk1 + ψ22 · Qk2 + ψ23 · Qk3 + …

Combinazione quasi permanente (SLE), generalmente impiegata per gli effetti a lungo
termine:
G1 + G2 + P + ψ21 · Qk1 + ψ22 · Qk2 + ψ23 · Qk3 + …

Allo SLE, la combinazione caratteristica rara non considera i coefficienti di sicurezza parziali,
mentre i coefficienti di combinazione sono analoghi a quelli definiti per lo SLU.
Di seguito sono riportate le combinazioni di carico utilizzate allo SLU e allo SLE distinte in base
alla porzione di copertura presa in considerazione, infatti i carichi variano in funzione della
dimensione dei moduli e dalla tipologia di rivestimento esterno in policarbonato o lamiera. Per
gli stati limite ultimi è stata fatta la distinzione tra il caso con carico della neve prevalente e
carico di esercizio prevalente: il primo caso risulta essere sempre quello più gravoso. Tutti i
valori carichi sono espressi i kN/m.
Per quanto riguarda il corpo centrale ed i due laterali minori, si hanno i seguenti carichi: Tabella 05.11 | Combinazioni di carico
per i volumi centrale e laterali minori

Stato limite γG1 G1 γG2 G2,poli γQk1 Qk1 γQk2 ψ02 Qk2 TOT
SLU_prev. Neve 1,30 0,86 1,50 0,04 1,50 0,59 1,50 0,50 0,28 2,27
SLU_prev. Esercizio 1,30 0,86 1,50 0,04 1,50 0,28 1,50 0,50 0,59 2,04
SLE_Rara 0,86 0,04 0,28 0,50 0,59 1,47
SLE_Quasi perm. 0,86 0,04 0,28 0,00 0,59 0,90

PROGETTO STRUTTURALE 183


Tabella 05.12 | Combinazioni di carico Per quanto riguarda i corpi laterali maggiori, si hanno i seguenti carichi:
per i volumi laterali maggiori

Stato limite γG1 G1 γG2 G2,poli G2,lamiera γQk1 Qk1 γQk2 ψ02 Qk2 TOT
SLU_prev. Neve 1,30 0,86 1,50 0,05 0,83 1,50 0,68 1,50 0,50 0,33 2,60
SLU_prev. Esercizio 1,30 0,86 1,50 0,05 0,83 1,50 0,33 1,50 0,50 0,68 2,33
SLE_Rara 0,86 0,05 0,83 0,33 0,50 0,68 1,50
SLE_Quasi perm. 0,86 0,05 0,83 0,33 0,00 0,68 0,83

Tabella 05.13 | Combinazioni di carico


per il volume centrale con rivestimento Infine, per il padiglione centrale rivestito in lamiera, si hanno i seguenti carichi:
in lamiera

Stato limite γG1 G1 γG2 G2,lamiera γQk1 Qk1 γQk2 ψ02 Qk2 TOT
SLU_prev. Neve 1,30 0,86 1,50 2,09 1,50 1,73 1,50 0,50 0,83 7,47
SLU_prev. Esercizio 1,30 0,86 1,50 2,09 1,50 0,83 1,50 0,50 1,73 6,79
SLE_Rara 0,86 2,09 0,83 0,50 1,73 4,64
SLE_Quasi perm. 0,86 2,09 0,83 0,00 1,73 2,96

05.4.4 DIMENSIONAMENTO E VERIFICA DELLE TRAVI


In seguito, è stato realizzato il modello dell’intera struttura sul software Midas Gen, applicando
i carichi definiti in precedenza, ottenendo così i valori delle azioni agenti e degli spostamenti
sui singoli elementi.
Figura 05.11 | Pianta strutturale del
Il dimensionamento di travi e pilastri è stato effettuati prendendo in considerazione gli elementi
sistema a graticcio in FRC

184 PROGETTO STRUTTURALE


trave e pilastro maggiormente sollecitati; per semplicità, tali elementi sono indicati di seguito
mantenendo la stessa numerazione che è stata definita dal programma.

05.4.4.1 VERIFICA A PRESSOFLESSIONE (SLU)


Poiché le travi che compongono il graticcio sono inclinate, le verifiche sono state effettuate
a pressoflessione essendo rilevante anche il contributo dell’azione assiale. Si è, dunque,
definito un dominio di rottura M-N all’interno del quale rientrassero tutti i punti corrispondenti
alle azioni di momento flettente ed azione assiale agenti sulle travi più sollecitate così da
impedire la crisi della sezione.

Figura 05.12 | Indicazione degli elementi


trave verificati a pressoflessione

Si riportano tutte le coppie di valori di azioni agenti degli elementi trave più sollecitati:
Tabella 05.14 | Momenti e azioni assiali
Elemento MEd NEd agenti sugli elementi trave scelti
[kNm] [kNm]
166 32,18 -50,86
212 -36,62 -58,73
116 -25,73 -34,93
290 -4,68 113,41
762 -28,93 -36,31

Si è, dunque, costruito il dominio utilizzando le equazioni di congruenza, di equilibrio alla


traslazione e di equilibrio alla rotazione, secondo le seguenti ipotesi di calcolo:
-- conservazione delle sezioni piane;
-- perfetta aderenza acciaio-calcestruzzo;
-- resistenza a trazione del calcestruzzo nulla;
-- rottura del cls determinata dal raggiungimento della sua capacità deformativa ultima a
compressione;

PROGETTO STRUTTURALE 185


-- tensioni del cls e dell’armatura valutate attraverso i diagrammi tensioni-deformazioni
(σ-ε).
I valori di resistenze e di deformazioni ultime dei materiali utilizzate sono i seguenti:

Tabella 05.15 | Valori di resistenze e


deformazioni di acciaio e calcestruzzo εyd fyd εcu εc2 fcd fFtud fFtsd
fibrorinforzato [-] [MPa] [-] [-] [MPa] [MPa] [MPa]
0,002 391,30 0,0035 0,002 45,33 1,22 3,70

Inizialmente è stata assunta una sezione di 300x200 mm con due barre di armatura al lembo
superiore e due al lembo inferiore, per rispettare il quantitativo minimo imposto dalla norma-
tiva, con diametro di 16 mm (Φ16), da ottimizzare sempre nel rispetto dei limiti imposti dalle
NTC18 in merito al copriferro, interferro e al rapporto geometrico di armatura.
Al fine della protezione delle armature dalla corrosione, lo strato di ricoprimento di calcestruz-
zo deve essere dimensionato in funzione dell’aggressività dell’ambiente e della sensibilità
delle armature alla corrosione, tenendo anche conto delle tolleranze di posa delle armature.
il copriferro viene assunto pari a 30 mm.
L’interferro si pone maggiore del minore tra 20 mm e il diametro della barra, perciò, nel caso
in esame, 16 mm.
Il rapporto geometrico di armatura (ρ) richiesto da normativa prevede che nel caso delle travi
rientri nell’intervallo:
1,4 / fyd < ρ < ρcomp + 3,5 / fyd

Per definire il dominio M-N sono stati calcolati i momenti resistenti (MRd) e le resistenze a
compressione (NRd) nelle cinque regioni di rottura come riportato di seguito. La sezione presa
in esame presenta le seguenti caratteristiche geometriche:

Figura 05.13 | Ipotesi preliminare di


sezione

Regione di Rottura 0: punto A


Si considera la sezione interamente fessurata con le fibre distaccate e le armature di entrambi
i lembi snervate con deformazione indeterminata.

186 PROGETTO STRUTTURALE


Figura 05.14 | Diagrammi di sforzi e
deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 0

Dall’equilibrio alla traslazione si ricava l’azione assiale resistente di progetto:

NRd = fyd · As + fyd · As’ + fFtud · Ac

Dall’equilibrio alla rotazione si ha il momento resistente di progetto:

MRd = fyd · As · ys + fyd · As’ · ys’ + fFtud · Ac · ( yG - h / 2 )

Regione di Rottura 1: punto B


Si considera la sezione parzializzata con calcestruzzo a rottura e l’armatura tesa inferiore
snervata ed armatura compressa superiore elastica. Le fibre presentano una distribuzione di
sforzi lineare fino al raggiungimento della resistenza limite.

Figura 05.15 | Diagrammi di sforzi e


deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 1

Attraverso l’equazione di congruenza si è ricavata la posizione dell’asse neutro x:

x = εcu / ( εcu + εs ) ∙ d

Si è, poi, verificato che le armature siano effettivamente snervate, ovvero che la loro

PROGETTO STRUTTURALE 187


deformazione sia superiore a quella di snervamento. Nel caso delle barre tese la deforma-
zione è pari a:
εs = εcu∙ ( d - x ) / x > εyd

Nel caso delle barre compresse la deformazione è pari a:

εs’ = εcu ∙ ( x - d’ ) / x < εyd

Essendo εs’ < εyd dalle equazioni costitutive si è utilizzato:

σs’ = εs’ ∙ Es.

Considerando i termini appena definiti, dall’equilibrio alla traslazione si ricava l’azione assiale
resistente di progetto:

NRd = 0,8 ∙ b ∙ x ∙ fcd - fyd ∙ As + σ’s ∙ As’ - [ fFtud ∙ b ∙ (h-x) + ( fFtsd - fFtud ) ∙ b ∙ (h-x) / 2 ]

Dall’equilibrio alla rotazione si ha il momento resistente di progetto:

MRd = 0,8 ∙ b ∙ x ∙ fcd ∙ ( x - 0,4x ) + fyd ∙ As ∙ ( h - d’ - x ) + σ’yd ∙ As’ ( x - d’ ) +


[ fFtud ∙ b ∙ ( h - x ) ∙ ( h - x ) / 2 + ( fFtsd - fFtud ) ∙ b ∙ ( h - x ) / 2 ( h - x ) / 3 ]

Regione di Rottura 2: punto C


Si considera la sezione parzializzata con calcestruzzo a rottura e l’armatura sia inferiore tesa,
sia superiore compressa snervata. Le fibre presentano una distribuzione di sforzi lineare fino
al raggiungimento della resistenza limite.

Figura 05.16 | Diagrammi di sforzi e


deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 2

188 PROGETTO STRUTTURALE


Attraverso l’equazione di congruenza si è ricavata la posizione dell’asse neutro x:

x = εcu / ( εcu + εs ) ∙ d

Dall’equilibrio alla traslazione si ricava l’azione assiale resistente di progetto:

NRd = 0,8 ∙ b ∙ x ∙ fcd + fyd ∙ ( As’ - As ) - [ fFtud ∙ b ∙ ( h - x ) + ( fFtsd - fFtud ) ∙ b ∙ ( h - x ) / 2 ]

Dall’equilibrio alla rotazione si ha il momento resistente di progetto:

MRd = 0,8 ∙ b ∙ x ∙ fcd ∙ ( x - 0,4x ) + fyd ∙ As ∙ ( h - d’ - x ) + fyd ∙ As’ ∙ ( x - d’ ) +


[ fFtud ∙ b ∙ ( h - x ) ∙ x / 2 + ( fFtsd - fFtud ) ∙ b ∙ ( h - x ) / 2 ∙ ( x / 3 ) ]

Regione di Rottura 3: punto D


Si considera la sezione interamente reagente per cui x si assume uguale all’altezza h della
sezione; il contributo delle fibre a compressione viene trascurato. L’armatura inferiore è ela-
stica e quella superiore compressa snervata

Figura 05.17 | Diagrammi di sforzi e


deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 3

Si verifica la deformazione delle armature che nel caso delle inferiori è pari a:

εs = εcu / h ∙ d’ < εyd


Perciò,
σs’ = εs’ ∙ Es.

Nel caso delle barre compresse la deformazione è pari a:

εs’ = εcu / h ∙ ( h - d’ ) > εyd

PROGETTO STRUTTURALE 189


Dall’equilibrio alla traslazione si ricava l’azione assiale resistente di progetto:

NRd = 0,8 ∙ b ∙ x ∙ fcd + fyd ∙ As’ + σs ∙ As

Dall’equilibrio alla rotazione si ha il momento resistente di progetto:

MRd = 0,5 ∙ b ∙ x ∙ fcd∙ 0,25 ∙ x - σs ∙ As∙ ( h / 2 - d’) + fyd∙ As’∙ ( h / 2 - d’) - 0,3 ∙ x ∙ b ∙ fcd ∙ 0,15 ∙x

Regione di Rottura 4: punto E


Si considera la sezione interamente reagente per cui x si assume uguale all’altezza h della
sezione. L’armatura sia inferiore sia superiore è compressa e snervata.

Figura 05.18 | Diagrammi di sforzi e


deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 4

Dall’equilibrio alla traslazione si ricava l’azione assiale resistente di progetto:

NRd = b ∙ h ∙ fcd + fyd ∙ ( As + As’)

Dall’equilibrio alla rotazione si ha il momento resistente di progetto:

MRd = fyd ∙ ( As’- As ) ∙ ( h / 2 - d’).

Unendo i punti trovati con questo procedimento è stato possibile costruire il dominio di inte-
razione M-N.
Affinché tale dominio verifichi tutti i valori agenti, è stato effettuato il calcolo con procedimento
iterativo tramite il foglio di calcolo Excel per mezzo del quale si è giunti alla definizione di una
sezione che, nel rispetto di tutti i limiti imposti in precedenza, risulta essere di 150x250 mm
con tre barre longitudinali al lembo superiore e tre al lembo inferiore, come rappresentato in
figura 05.19:

190 PROGETTO STRUTTURALE


Figura 05.19 | Sezione di progetto delle
travi del graticcio
Si riportano tutti i punti ottenuti con il procedimento descritto sopra:

Tabella 05.16 | Momenti e azioni assiali


Regione MRd NRd resistenti della sezione nelle diverse
[kNm] [kNm] regioni di rottura a pressoflessione

0 0,00 472,06
1 66,60 -200,19
2 105,46 -752,83
3 48,67 -1663,42
4 0,00 -2172,06

Il dominio M-N ottenuto è il seguente:

Figura 05.20 | Dominio M-N della


sezione della trave. Le coppie di azioni
agenti (in rosso) ricadono nel dominio

PROGETTO STRUTTURALE 191


Dal diagramma si evince che tutti i punti considerati e definiti in precedenza delle azioni agenti
rientrano al suo interno. La sezione è, dunque, verificata a pressoflessione.

05.4.4.2 VERIFICA A TAGLIO DELLA TRAVE (SLU)


Per quanto riguarda la verifica a taglio, si è considerata la trave maggiormente sollecitata a
taglio, ricavata dal modello su Midas e si è effettuato il controllo della resistenza della sezione
ottenuta dalla verifica a pressoflessione secondo le direttive del Model Code 2010. Si riporta
in pianta l’elemento preso in esame.
Figura 05.21 | Indicazione degli elementi
trave verificati a taglio

Per elementi caratterizzati da materiale con comportamento a trazione degradante ed in


assenza di armatura trasversale convenzionale, come nel caso in esame, il MC10 propone la
seguente formula per il calcolo della resistenza a taglio:

VRd = { 0,18 / γc ∙ k ∙ [ 100 ∙ ρ1 ∙ ( 1 + 0,75 ∙ fFtuk / fctk ) ∙ fck ]1/3 + 0,15 ∙ σcp } ∙ bw ∙ d

Con un valore minimo pari a

VRd,min = ( νmin + 0,15 ∙ σcp ) ∙ bw ∙ d


Dove
νmin è un coefficiente pari a 0,035 ∙ k3/2 ∙ fck1/2;
γc coefficiente parziale del calcestruzzo compresso riferito alla resistenza cilindrica fck;
k è un fattore che tiene conto dell’effetto scala ottenuto con

k = 1+√(200 / d) ≤ 2,00;

d è l’altezza utile della sezione;


ρ1 è la percentuale di armatura ancorata al lembo teso nella sezione considerata per la
verifica, da assumersi pari a:
ρ1 = Asl / ( bw ∙ d ) ≤ 0,02

192 PROGETTO STRUTTURALE


Asl è l’area dell’armatura tesa sufficientemente ancorata oltre la sezione considerata
per la verifica;
fFtuk è il valore caratteristico della resistenza residua ultima a trazione del calcestruzzo
fibrorinforzato, valutata da legame costitutivo rigido-plastico o dal legame costitutivo lineare
assumendo wu = 1,5 mm;
fctk è il valore caratteristico della resistenza a trazione della matrice come definita dalla
Normativa vigente;
fck è il valore caratteristico della resistenza cilindrica a compressione come definita
dalla Normativa vigente;
σcp = NEd / Ac è la tensione media agente sulla sezione trasversale di solo calcestruzzo (Ac)
per effetto dell’azione assiale (NEd) dovuta al carico esterno;
bw è la più piccola corda nella parte tesa della sezione trasversale dell’elemento.
Si riportano in tabella i valori di tutti i membri dell’equazione introdotti:
Il valore di taglio resistente risulta maggiore di quello agente, infatti risulta rispettata la
relazione:

Tabella 05.17 | Parametri geometrici e


γc d k Asl ρ1 fFtuk fctk fck σ cp bw meccanici della trave per il calcolo della
[mm] [mm2] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa] [mm] resistenza a taglio
1,50 212,00 1,89 1206,37 0,04 3,32 3,39 80,00 0,97 150,00

VEd = 34,80 kN < VRd = 103,19 kN

Uno dei vantaggi dati dalla presenza di fibre è la possibilità di evitare l’inserimento delle
armature trasversali; è necessario però verificare che ci siano le condizioni per cui si possano
evitare. La normativa fornita dal CNR (CNR-DT 204/2006) consente di omettere le staffe nel
caso in cui sia rispettata la seguente limitazione:

fFtuk ≥ √(fck) / 20 = 0,45

La condizione risulta soddisfatta.

05.4.4.3 VERIFICA DELLE TENSIONI (SLE)


La verifica delle tensioni da NTC18 prevede che i valori di sforzo agente su ogni elemento sia
inferiore ad un valore di sforzo ammissibile per il calcestruzzo e per l’acciaio, rispettivamente
pari a:
-- σc,adm = 0,6 ∙ fck = 48 MPa per il calcestruzzo nel caso della verifica con combina-
zione rara;
-- σc,adm = 0,4 ∙ fck =32 MPa per il calcestruzzo nel caso della verifica con

PROGETTO STRUTTURALE 193


combinazione quasi permanente;
-- σc,adm = 0,8 ∙ fyk = 360 MPa per l’acciaio in entrambi i casi.
Per la verifica vengono prese in considerazione le due travi con maggiore sollecitazione a
momento flettente e azione assiale agenti per la condizione rara e per la condizione quasi
permanente (indicate nella Tabella 05.18) come indicate in pianta:
La sezione del pilastro soggetta a pressoflessione rimane interamente reagente, con asse

Figura 05.22 | Indicazione degli elementi


trave verificati in esercizio

neutro che non la interseca, finché la risultante cade all’interno del nocciolo centrale d’inerzia,
cioè fintanto che
e<u
Tuttavia, come mostrato in seguito nella verifica effettuata, ciò non si verifica; la sezione
risulta, perciò, sempre parzializzata.
La e rappresenta l’eccentricità, cioè la distanza dal baricentro della sezione e il punto di
applicazione della forza assiale di compressione N, data dal rapporto

e=M/N

mentre u è la dimensione del nocciolo centrale di inerzia valutato come:

u = i2 / ( h / 2 ) = 47,56 mm
con:
i2 = Ii / Ai = 5944,55 mm2

e le caratteristiche geometriche sono riferite alla sezione omogeneizzata delle travi:

Ii = [ ( Ac + Af,tot ∙ αe) ∙ h2 ] / 12 + ( As+ As’) ∙ αe ∙ ( h/2 - d’ )2 = 3,45 ∙ 108 mm4

Ai = Ac + ( As + As’ + Af,tot ) ∙ αe = 5,80 ∙ 104 mm2

194 PROGETTO STRUTTURALE


Ac = h ∙ b = 3,75 ∙ 104 mm2

Ast = As + As’ = 1,21 ∙ 103 mm2

Af,tot = Af ∙ N = 1,62 ∙ 102 mm2


dove:
Af = π ∙ ( d / 2 )2 = 0,50 mm2 è l’area di una singola fibra di diametro pari a 0,80 mm;
N è il numero di fibre supposto per una sezione delle dimensioni della trave calcolato arro-
tondandolo per eccesso:
N = (Vf ∙ α ) / Af =322

Vf è il volume delle fibre calcolato come l’1% della sezione, pari a 375 mm3;
α è un coefficiente assunto pari a 0,43.
Per la verifica si calcolano i valori di sforzi agenti nell’acciaio e nel calcestruzzo per ogni
Figura 05.23 | Geometria della sezione
della trave con relativo nocciolo centrale
di inerzia

elemento considerato imponendo l’equilibrio alla traslazione ed alla rotazione della sezione in
esame, utilizzando la seguente distribuzione di sforzi per entrambi gli stati limite di esercizio:
Poiché, dalla congruenza:
Figura 05.24 | Diagramma delle tensioni
in stati limite di esercizio (CNR-DT
204/2006)

PROGETTO STRUTTURALE 195


εc / x = εs / ( y - d’)

εc / x = εs’ / ( x - d’)

È possibile ricavare lo sforzo agente sulle barre d’acciaio inferiori e superiori in funzione dello
sforzo nel calcestruzzo:
σs = αe ∙ σc ∙ ( y - d’) / x;

σs’ = αe ∙ σc ∙ ( x - d’) / x

Attraverso le equazioni di equilibrio alla traslazione e alla rotazione indicate di seguito, si


ottengono i valori della posizione dell’asse neutro x e dello sforzo agente nella sezione di
calcestruzzo:
- N + C + σs’ ∙ As’ - Z - σs ∙ As = 0

con C e Z rispettivamente la risultante delle compressioni e delle trazioni, pari a

C = σc ∙ b ∙ x / 2

Z = fFts ∙ ( h - x ) ∙ b

- fFtsk ∙ b ∙ ( h - x ) ∙ [ h / 2 - ( h - x ) / 2 + e ] - σs ∙ As ∙ ( e + h / 2 - d’) + σs’ ∙ As’ ∙ ( e - h / 2 - d’) +


+ σc ∙ b ∙ h / 2 ∙ ( e - h / 2 - x / 3 ) - fR1 ∙ ( b ∙ h2 ) / 6 = 0

Risolvendo il sistema si ottengono i valori necessari per effettuare il confronto con gli sforzi
ammissibili. Si riportano tutti i valori ottenuti per gli elementi verificati per entrambe le combi-
nazioni in esercizio:
Si osserva che ogni valore rispetta il limite imposto dalla normativa, perciò le verifiche risul-
tano soddisfatte.

Tabella 05.18 | Parametri geometrici e


meccanici per la verifica delle tensioni Trave SLE e x σc σ c,adm σs σ s’ σ s,adm
ammissibili nella sezione [mm] [mm] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa]
212 Rara 625,40 145,17 9,53 48,00 65,81 105,53 360,00
290 Rara 41,19 248,01 3,00 48,00 -6,54 38,11 360,00
166 Q. perm. 696,05 156,57 6,55 32,00 34,77 74,38 360,00
290 Q. perm. 41,74 229,78 2,58 32,00 -2,99 32,27 360,00

196 PROGETTO STRUTTURALE


05.4.4.4 VERIFICA DELL’APERTURA DI FESSURA (SLE)
Gli elementi presi in considerazione per la verifica sono le stesse travi considerate preceden-
temente. Affinché la verifica sia soddisfatta, il Model Code 2010 impone di rispettare il limite
di apertura di fessura limite wlim pari a 0,1 mm; inoltre, la norma impone di garantire che le
fessure non siano continue e che la zona compressa sia almeno pari a 50 mm.
Per il calcolo dell’apertura di fessura di progetto in esercizio, il MC10 propone l’utilizzo della
seguente formula:

wd = 2 ∙ { k ∙ c + 1 / 4 ∙ ( Φs / ρs,ef ) ∙ ( fctm - fFtsm ) / τbm } ∙ 1 / Es ∙ ( σs - β ∙ σsr + ηr ∙ εsh ∙ Es )

Dove:
fFtsm è la resistenza residua media a trazione allo stato limite di esercizio pari a 7,93 MPa;
σsr è lo sforzo massimo nell’acciaio in una fessura durante lo stadio di formazione delle
fessure:
σsr = fctm / ρs,ef ∙ (1 + αe ∙ ρs,ef )

con ρs,ef = As / Ac,ef cioè il rapporto tra l’area di acciaio e l’area effettiva del calcestruzzo in
trazione per il calcolo della quale si è utilizzata l’altezza della sezione ridotta in base alla
posizione dell’asse neutro;
σs è lo sforzo nell’acciaio calcolato in esercizio con combinazione rara, come in precedenza;
β è un coefficiente empirico che valuta le deformazioni medie in funzione del tipo di carico,
assunto pari a 0,4;
ηr è un coefficiente che tiene conto del contributo del ritiro, assunto in questo caso di
valore unitario;
εsh è la deformazione da ritiro pari a 0,0002;
τbm valuta lo sforzo tangenziale medio di aderenza tra l’acciaio ed il calcestruzzo e vale:

τbm = 1,8 ∙ fctm = 8,71 MPa;


c è il copriferro di 30 mm;
k è un parametro empirico che tiene conto dell’influenza del copriferro di calcestruzzo e
che può essere assunto pari ad 1 per semplicità.
Ottenuti i parametri appena definiti, si sono calcolate le aperture di fessura dei due elementi
considerati. Si riportano tutti i risultati nella tabella seguente:

Tabella 05.19 | Parametri geometrici e


Trave x Ac,ef ρs,ef σ sr σs wd meccanici per la verifica di apertura di
[mm] [mm2] [MPa] [MPa] [mm] fessura

212 145,17 15724,93 0,08 98,96 65,81 0,013


290 248,01 298,06 4,05 1,88 -6,54 0,012

PROGETTO STRUTTURALE 197


Entrambi i valori di aperture di fessura risultano inferiori al valore limite e la dimensione della
zona compressa risulta sempre superiore ai 50 mm, come richiesto da norma. La verifica
risulta soddisfatta.

05.4.5 DIMENSIONAMENTO E VERIFICA DEL PILASTRO


Il procedimento effettuato per i pilastri è pressoché lo stesso utilizzato per le travi. Nei casi in
cui i passaggi effettuati siano identici, verranno riportati solo i risultati con eventuali osserva-
zioni in merito.

05.4.5.1 VERIFICA A PRESSOFLESSIONE (SLU)


In primis, sono stati selezionati gli elementi maggiormente sollecitati di cui si riportano tutte le
coppie di valori di azioni agenti:
Figura 05.25 | Indicazione degli elementi
pilastro verificati a pressoflessione

Tabella 05.20 | Momenti e azioni assiali


agenti sugli elementi trave scelti Pilastro MEd NEd
[kNm] [kNm]
55 -40,47 -100,34
460 -35,29 -73,43
256 32,93 -51,19
425 -19,40 -160,26

Si è, dunque, definito un dominio di rottura M-N all’interno del quale rientrassero tutti i punti
corrispondenti alle azioni di momento flettente ed azione assiale agenti sui pilastri più solleci-
tati così da impedire la crisi della sezione.
La sezione assunta in questo caso è stata la stessa calcolata per le travi per motivi estetici,
infatti il progetto prevede che tutta la struttura appaia come un sistema unico ed omogeneo,

198 PROGETTO STRUTTURALE


perciò si è svolta la verifica considerando la sezione da 250x150 con tre barre di armatura
Φ16 ad entrambi i lembi e con gli stessi valori copriferro ed interferro.
Per i pilastri, la normativa prevede che il rapporto geometrico di armatura (ρ) rientri
nell’intervallo:
0,01 < ρ < 0,04

I punti del dominio M-N risultante sono gli stessi definiti in precedenza che, per completezza,
sono riproposti in tabella:

Tabella 05.21 | Momenti e azioni assiali


Regione MRd NRd resistenti della sezione nelle diverse
[kNm] [kNm] regioni di rottura a pressoflessione

0 0,00 472,06
1 66,60 -200,19
2 105,46 -752,83
3 48,67 -1663,42
4 0,00 -2172,06

Il dominio M-N ottenuto è il seguente:


Figura 05.26 | Dominio M-N della
sezione del pilastro. Le coppie di azioni
agenti (in rosso) ricadono nel dominio

Dal diagramma si evince che tutti i punti considerati e definiti in precedenza delle azioni agenti
rientrano al suo interno. La sezione è, dunque, verificata.

PROGETTO STRUTTURALE 199


05.4.5.2 VERIFICA A COMPRESSIONE (SLU)
Prendendo in considerazione il pilastro con azione assiale agente maggiore, lo si è verificato
calcolando la resistenza a compressione di progetto secondo la formula da NTC18:

fcd = ( αcc ∙ fck ) / γc = 1700 kN


Dove
αcc è il coefficiente riduttivo per le resistenze di lunga durata pari a 0,85;
fck è la resistenza caratteristica cilindrica a compressione del calcestruzzo a 28 giorni pari
a 80 MPa;
γc è il coefficiente parziale di sicurezza relativo al calcestruzzo pari a 1,5.
L’azione assiale NEd massima agente, ricavata tramite Midas Gen, è pari a 160,26 kN. Si
verifica la condizione
NEd < NRd

05.4.5.3 INSERIMENTO DELL’ARMATURA MINIMA NEL PILASTRO


L’armatura longitudinale presente all’interno del pilastro deve rispettare il più restrittivo tra i tre
limiti di progetto – tecnologico, meccanico, geometrico – che impongono dei valori minimi per
l’area di acciaio presente nella sezione.
Il limite tecnologico da normativa è l’area di quattro barre longitudinali con diametro non
inferiore a 12 mm, perciò l’area minima è pari a 452,39 mm2.
Il limite meccanico si ottiene dalla formula:

As,min = 0,1 ∙ NEd / fyd = 40,96 mm2

Il limite geometrico, infine, è dato da:

As,min = Ac ∙ ρs = 112,50 mm2


con ρs = 0,03%.
Il limite più restrittivo da rispettare è quello tecnologico; il valore dell’area di acciaio presente
nella sezione calcolata con la verifica alla pressoflessione è di 1206,38 mm2, che supera
ampiamente il valore di area minima prevista dalla normativa.
Per quanto riguarda le armature trasversali, assumendo che la struttura in questione abbia
una classe di duttilità alta (CD”A”), le NTC18 affermano che all’estremità di tutti i pilastri,
per una lunghezza pari a quella delle zone dissipative, le barre longitudinali devono essere
contenute da staffe. Sono, inoltre, imposti valori minimi di diametro, il passo e il rapporto ωwd.
Il primo deve essere non inferiore a

max { 6 mm; 0,4 ∙ dbl,max ∙ √ ( fyd,l / fyd,st ) } = 6,40 mm

200 PROGETTO STRUTTURALE


dove:
dbl,max = 16 mm è il diametro massimo delle barre longitudinali;
fyd,l e fyd,st sono, rispettivamente, la tensione di snervamento di progetto delle barre longitu-
dinali e delle staffe.
Si è assunto un diametro pari a 8 mm da cui l’area della barra è pari a 50,27 mm2.
Per quanto riguarda il passo delle staffe, non deve superare la minore delle seguenti quantità:
-- 1/3 del lato minore della sezione trasversale;
-- 12,5 cm;
-- 6 volte il diametro delle barre longitudinali.
Il passo massimo è pari a 48 mm.
La definizione della lunghezza della zona dissipativa, in assenza di analisi più accurate, si
ottenere assumendo la maggiore tra le seguenti quantità:
-- L’altezza della sezione;
-- 1/6 dell’altezza libera del pilastro;
-- 45 cm;
-- L’altezza libero del pilastro se inferiore a 3 volte l’altezza della sezione.
La maggiore risulta essere 45 cm. Dividendo quest’ultima per il passo massimo si ottiene il
numero di staffe necessario. Si hanno, quindi, 10 barre per zona dissipativa per un totale di
20 per pilastro.
Per il calcolo del rapporto meccanico dell’armatura trasversale di confinamento all’interno
della zona dissipativa, si utilizza la formula seguente:

ωwd = ( Volstaffe / Volnucleo cls) ∙ fyd / fcd

Il valore limite del rapporto imposto dalle NTC è 0,08 che risulta maggiore di quello di progetto
nel caso di 10 staffe. Aumentandone il numero a 16 per zona critica, si ottiene un valore di
rapporto meccanico pari a 0,083, sufficiente a soddisfare il requisito. Il numero di staffe sale
a 32 per pilastro.

05.4.5.4 VERIFICA DELLE TENSIONI (SLE)


Per la verifica vengono presi in considerazione i due pilastri con maggiore sollecitazione a
momento flettente e azione assiale agenti per la condizione rara e quasi permanente (pilastro
55 e pilastro 425) come indicati in figura:

PROGETTO STRUTTURALE 201


Figura 05.27 | Indicazione degli elementi
pilastro verificati in esercizio

Anche nel caso dei pilastri, l’eccentricità è sempre maggiore della dimensione del nocciolo
(e > u), quindi la sezione risulta sempre parzializzata. La sezione ed i suoi valori geometrici
sono assunti uguali alle travi.
Figura 05.28 | Sezione di progetto dei
pilastri del graticcio

Tramite la congruenza e le equazioni di equilibrio alla traslazione e alla rotazione, si otten-


gono i valori della posizione dell’asse neutro x, dello sforzo agente nel calcestruzzo e nelle
barre. Si riportano tutti i valori ottenuti per gli elementi verificati per entrambe le combinazioni
in esercizio:

202 PROGETTO STRUTTURALE


Tabella 05.22 | Parametri geometrici e
Pilastro SLE e x σc σ c,adm σs σ s’ σ s,adm meccanici per la verifica delle tensioni
ammissibili nella sezione
[mm] [mm] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa]
425 Rara 121,21 226,22 5,33 48,00 -5,02 66,51 360,00
55 Rara 401,84 151,93 10,42 48,00 61,81 117,22 360,00
425 Q. perm. 107,27 220,40 4,03 32,00 -2,30 50,03 360,00
55 Q. perm. 377,36 163,60 7,36 32,00 32,64 84,70 360,00

Si osserva che ogni valore rispetta il limite imposto dalla normativa, perciò le verifiche risul-
tano soddisfatte.

05.4.5.5 VERIFICA DELL’APERTURA DI FESSURA (SLE)

Gli elementi presi in considerazione per la verifica sono gli stessi pilastri considerati per la
verifica delle tensioni ammissibili. Il limite imposto dal MC10 di apertura di fessura è wlim = 0,1
mm e la zona compressa deve essere almeno pari a 50 mm.
Ottenuti i parametri necessari per la verifica, secondo i procedimenti già descritti, si sono
calcolate le aperture di fessura dei due elementi considerati. Si riportano tutti i valori nella
tabella seguente:
Tabella 05.23 | Parametri geometrici e
Pilastro x Ac,ef ρs,ef σ sr σs wd meccanici per la verifica di apertura di
[mm] [mm2] [MPa] [MPa] [mm] fessura

425 226,22 3567,12 0,34 22,45 -5,02 0,009


55 151,93 14710,61 0,08 92,58 61,81 0,013

I valori di aperture di fessura risultano entrambi inferiori al valore limite e la dimensione della
zona compressa risulta sempre superiore ai 50 mm, come richiesto da norma. La verifica
risulta soddisfatta.

05.4.6 MESSA IN OPERA


Dal momento che il calcestruzzo altamente prestante di cui si fa uso è colabile, al fine di
rendere più agevole la messa in opera, si è ritenuto opportuno gettare solamente il solaio a
piastra, i pilastri e alcune travi di gronda, mentre la parte restante, essendo i graticci composti
da moduli ripetuti, portarla e porla in opera come elementi prefabbricati. Infatti, la ripetitività
dei moduli che compongono il graticcio rende vantaggioso l’utilizzo della prefabbricazione.
Ogni modulo, all’estradosso dei travetti in FRC, presenta un sistema di ancoraggio dei
pannelli in policarbonato che avviene tramite la predisposizione di canali di connessione in
acciaio (tipo Halfen HTU) nella fase di prefabbricazione del sistema. Le staffe intermodulo,

PROGETTO STRUTTURALE 203


Figura 05.29 | Vista assonometrica delle
fasi costruttive della struttura in FRC

204 PROGETTO STRUTTURALE


che garantiscono la connessione del rivestimento alla struttura portante tramite un aggancio
ad incastro, vengono fissate tramite viti per acciaio.
La connessione tra i vari moduli avviene in mezzeria delle travi di cui sono composti in quanto
risulta essere il punto in cui la sezione è meno sollecitata, quindi è più semplice ripristina-
re la continuità della sezione resistente. Le estremità delle travi che costituiscono i moduli
terminano con la sezione dimezzata in altezza; da un lato del modulo è mantenuta la metà
bassa, dall’altra quella alta così che ci sia complementarietà tra gli elementi che vanno ad
attaccarsi. La connessione è mantenuta da due piastre imbullonate, in prossimità delle quali
si interrompono i profili in acciaio di ancoraggio del policarbonato.

05.4.6.1 VERIFICA DEI MODULI PREFABBRICATI IN FASE TRANSITORIA


La dimensione dei moduli è di circa 2x2 metri, perciò risultano adatti al trasporto stradale
su camion. La movimentazione in cantiere e la posa avvengono sollevando tramite gru i
moduli con ancoraggio nei quattro punti di intersezione delle travi; si è dunque effettuata la
verifica di resistenza dell’elemento in questa fase di lavorazione ricavando i momenti flettenti
agenti tramite il software Midas Gen. I valori ottenuti indicano che le sollecitazioni massime, in
corrispondenza dei punti di ancoraggio, si attestano su valori minori di 1 kNm, quindi risultano
molto inferiori alle effettive capacità degli elementi di cui il modulo è costituito, calcolate nei
paragrafi successivi.

Figura 05.30 | Indicazione dell’intensità


e della distribuzione dei momenti
flettenti sollecitanti il singolo modulo
prefabbricato in FRC in fase di
sollevamento mediante gru per la messa
in opera

PROGETTO STRUTTURALE 205


05.4.7 PROGETTO DELLA CONNESSIONE TRA MODULI
Come accennato, tra le travi dei moduli viene rispristinata la continuità attraverso una connes-
sione effettuata per mezzo di piastre in acciaio imbullonate tra loro. Quella inferiore presenta
le viti saldate sulla faccia a contatto con la trave così che non si vedano le bullonature sul
lato verso l’interno della sala espositiva, mentre sulla piastra superiore si avvitano i dadi.
Un ulteriore accorgimento per ridurre al minimo l’impatto visivo delle connessioni è quello di
inserire le piastre in apposite rientranze delle facce delle travi la cui profondità è tale per cui
esse risultino a filo degli elementi in calcestruzzo.
Nel punto in cui si ha il contatto tra le facce delle mensole delle travi, viene interposto un cu-
scinetto in neoprene di 5 mm, che consente eventuali piccoli spostamenti o rotazioni relative
tra gli elementi, senza che si corra il rischio che si manifestino dei fenomeni fessurativi. Tali
elementi sono stati ipotizzati di una lunghezza di 7 cm.
Figura 05.31 | Spaccato e vista
assonometrica della connessione tra
travi

Per definire le dimensioni degli elementi di connessione sono state effettuate le verifiche
previste dalle NTC18 in materia di bullonature. Dal momento che la sezione delle travi è molto
ridotta come larghezza, solo 15 cm, si è ipotizzato di utilizzare dei bulloni di classe elevata,
8.8, in modo da avere un diametro contenuto. Si sono ricavati i valori caratteristici di tensioni
di snervamento fyb e di rottura ftb delle viti.

Tabella 05.24 | Valori caratteristici delle


tensioni di snervamento e rottura delle
viti (NTC18)

206 PROGETTO STRUTTURALE


Si è scelto, in seguito, il tipo di bullone M14 di cui la tabella da NTC18 riporta la dimensione
della vite, l’area resistente della vite (Ares), la forza di precarico (Fp,C) ed i valori del momento
di serraggio (M) , corrispondenti a differenti valori del fattore k di cui è funzione lineare.
Tabella 05.25 | Coppie di serraggio per
bulloni 8.8 (NTC18)

Per il calcolo della resistenza a taglio delle viti e dei chiodi e per il rifollamento delle piastre
collegate per il caso in esame si adotta il fattore parziale γM2 pari a 1,25 come indicato.
Tabella 05.26 | Coefficienti di sicurezza
per la verifica delle unioni (NTC18)

Per quanto riguarda le piastre, si ipotizzano in acciaio S355 con è la resistenza caratteristica
a rottura dell’acciaio fyk pari a 355 MPa e ftk pari a 510 MPa. Si assume uno spessore iniziale
di 1 cm.
La normativa, in base all’ipotesi di posizionamento dei bulloni e alle loro dimensioni, impone
di verificare le distanze dai bordi dei fori (e1, e2) e la distanza di interasse tra i bulloni (p1, p2).
Figura 05.32 | Disposizione dei fori per
le realizzazione di unioni bullonate o
chiodate (NTC18)

PROGETTO STRUTTURALE 207


Tabella 05.27 | Posizione dei fori per
unioni bullonate e chiodate (NTC18)

dove d0 rappresenta il diametro nominale del foro di alloggiamento.


I fori devono avere diametro uguale a quello del bullone maggiorato al massimo di 1 mm, per
bulloni sino a 20 mm di diametro, e di 1,5 mm per bulloni di diametro maggiore di 20 mm. Per
la verifica effettuata si rientra nella condizione di Unioni non esposte a fenomeni corrosivi o
ambientali. Per le ipotesi di dimensioni assunte, risultano i seguenti valori geometrici:

Tabella 05.28 | Valori geometrici minimi


per il piatto in acciaio d0 t e 1= e 2 p1,min p1,max p2,min p2,max
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm]
15 10 18 33 140 36 140

Da cui la lunghezza (L) e la larghezza (B) delle piastre cadono rispettivamente nell’intervallo
tra 102 e 316 mm e 72 e 176 mm. Essendo la larghezza della trave di soli 15 cm, si assume
una B di 12 cm; l’area della sezione dei profili in acciaio vale 1200 mm2. La geometria delle
piastre da verificare si ipotizza sia la seguente:

Tabella 05.29 | Valori relativi alla


geometria del piatto in acciaio L B e1 e2 p1 p2 As
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm2]
15 10 18 33 140 36 140

Per poter procedere con le verifiche è necessario valutare lo schema delle forze che agiscono
nella sezione e che si distribuiscono nel collegamento bullonato.
Si ipotizza che il taglio si trasmetta tra i due elementi attraverso le due mensole tozze che
sono a contatto tramite il cuscinetto in neoprene, mentre il momento e l’azione assiale di
trazione siano trasmesse mediante le bullonature nelle quali risultano esserci delle azioni di

208 PROGETTO STRUTTURALE


taglio. Considerando il momento che tende le fibre inferiori, al lembo inferiore i tagli trasmessi
sui bulloni si sommeranno a quelli della trazione, mentre al lembo superiore, agiranno nel
verso opposto a questi ultimi.
Il taglio dato dalla forza di trazione su ogni bullone (VN,i) sarà pari ad 1/12 di N, mentre quello
dato dal momento (VM,i) sarà 1/12 del momento agente diviso per l’altezza media della sezio-
ne (h/2).
Figura 05.33 | Vista assonometrica delle
piastre con indicazione dei parametri
geometrici e delle azioni agenti su di
esse

Per definire il valore delle azioni agenti sono state considerate le travi più sollecitate alle tre
azioni principali considerando il caso peggiore per ogni verifica.

Tabella 05.30 | Azioni agenti sugli


Trave Stato Nmin Nmax Vz,min Vz,max My,min My,max elementi trave più sollecitati
limite [kN] [kN] [kN] [kN] [kNm] [kNm]
212 SLU -50,28 -49,89 9,28 9,34 3,24 3,26
SLE rara -34,73 -21,49 3,96 6,54 1,46 2,25
116 SLU -34,66 -34,27 -27,16 -26,93 -7,85 -7,76
SLE rara -24,59 -16,34 -18,91 -12,74 -5,54 -3,61
290 SLU 112,55 113,41 -1,77 -1,76 -1,61 -1,60
SLE rara 48,87 81,09 -1,26 -0,78 -1,15 -0,71
762 SLU -36,05 -35,79 33,77 34,06 -6,59 -6,51
SLE rara -24,87 -16,82 15,99 23,73 -4,66 -2,93

Si possono, quindi, effettuare le verifiche necessarie secondo NTC18. Vengono verificate le


mensole in FRC a taglio (SLU) e sforzo di compressione (SLE rara), le bullonature a taglio e
le membrature a rifollamento e trazione. Non si effettuano le verifiche a trazione sui bulloni
in quanto non sono presenti azioni di quel tipo nello schema adottato e di conseguenza non
risulta necessaria neanche quella a punzonamento della piastra.

PROGETTO STRUTTURALE 209


05.4.7.1 VERIFICA A TAGLIO DEI BULLONI
Per quanto riguarda i bulloni la resistenza di progetto a taglio Fv,Rd, per ogni piano di taglio che
interessa il gambo dell’elemento di connessione, può essere assunta pari a:

Fv,Rd = 0,6 ∙ ftbk ∙ Ares / γM2

per bulloni di classe 4.6, 5.6 e 8.8, pari a 44,20 kN, dove Ares indica l’area resistente della vite
e si adotta quando il piano di taglio interessa la parte filettata della vite.
Lo sforzo agente sul singolo bullone (Fv,Ed), come detto in precedenza, viene calcolato per il
lembo inferiore come:

Fv,Ed = N / 12 + [ M / ( h - t ) / 2 ] / 12 = 113,41 / 12 + (6,59 / 0,12) / 12 = 14,20 kN

Per quello superiore come:

Fv,Ed = N / 12 - [ M / ( h / 2 )] / 12 = 113,41 / 12 - (6,59 / 0,12) / 12 = 4,70 kN

Affinché la verifica sia positiva, è necessario che lo sforzo di taglio effettivamente agente sul
bullone sia minore della sua resistenza come avviene per entrambi i lembi.

05.4.7.2 VERIFICA A RIFOLLAMENTO DEI PIATTI


La resistenza di progetto a rifollamento (Fb,Rd) del piatto dell’unione bullonata può essere
assunta pari a:
Fb,Rd = k ∙ α ∙ ftk ∙ d ∙ t / γM2 = 37,90 kN
dove:
d è il diametro nominale del gambo del bullone,
t è lo spessore della piastra collegata,
ftk è la resistenza caratteristica a rottura del materiale della piastra collegata,
α = min { e1 / (3 ∙ d0) ; ftbk / ftk; 1 } per bulloni di bordo nella direzione del carico applicato,
k = min { 2,8 ∙ e2 / d0 – 1,7; 2,5 } per bulloni di bordo nella direzione perpendicolare al carico
applicato, essendo e1, e2, p1 e p2 indicati in Tabella 05.25.
La verifica di resistenza a rifollamento prevede il confronto della resistenza con la forza agen-
te sul singolo bullone:
Fv,Ed ≤ Fb,RD

Essendo quella massima agente pari a 14,20, risulta sempre soddisfatta.

210 PROGETTO STRUTTURALE


05.4.7.3 VERIFICA A TRAZIONE DEI PIATTI
La resistenza di progetto a trazione Nt,Rd di membrature con sezioni indebolite da fori per
collegamenti bullonati deve essere assunta pari al minore dei valori seguenti:
-- la resistenza plastica di progetto della sezione lorda (A),

Npl,Rd = Afyk / γM2 = 330,50 kN

-- la resistenza di progetto a rottura della sezione netta (Anet) in corrispondenza dei fori per
i collegamenti
Nu,Rd = 0,9 ∙ Anet∙ ftk / γM2 = 514,30 kN

Si considera, dunque, la resistenza minore delle due che risulta comunque maggiore di quella
agente pari a 113,41 kN.

05.4.7.4 VERIFICA A TAGLIO DELLE TRAVI


Le verifiche a taglio sono state effettuate seguendo la stessa modalità descritta al § 05.4.4.2 ,
proposta dal Model Code 2010, considerando metà della sezione della trave su cui erano stati
fatti i calcoli precedentemente. Si riportano i valori di tutti i parametri necessari per il calcolo
della resistenza a taglio:
Tabella 05.31 | Parametri geometrici e
γ1 d k Asl ρ1 σ cp bw vmin VRd,min meccanici della trave per il calcolo della
resistenza a taglio
[mm] [mm2] [MPa] [mm] [kN]
1,50 107,00 2,00 603,15 0,02 2,09 150,00 0,89 19,20

Il valore di taglio resistente risulta maggiore di quello agente, infatti viene rispettata la
relazione:
VEd = 34,06 kN < VRd = 53,70 kN.

05.4.7.5 VERIFICA DELLE TENSIONI DI COMPRESSIONE NELLE TRAVI


La verifica delle tensioni prevede che i valori di sforzo agente sulla sezione considerata sia
inferiore ad un valore di sforzo ammissibile per il calcestruzzo:

σc,adm = 0,6 ∙ fck = 48 MPa


nel caso di combinazione rara.
Si va a verificare la sezione più piccola, in quanto più critica, soggetta allo sforzo di compres-
sione dato dalla componente di azione di trazione trasmessa alle due viti che la attraversano,
quella della mensola.
L’area sollecitata è data dall’area lorda della sezione a cui si sottrae la superficie occupata

PROGETTO STRUTTURALE 211


dalle viti così da ottenere l’area netta di calcestruzzo (Anet) pari a 14030 mm2.
Essendo presenti nella connessione tre file di bulloni, l’azione assiale agente si ripartisce
tra di esse, perciò per valutare lo sforzo agente deve essere considerato 1/3 della forza. Lo
sforzo agente vale:
σc,Ed = ( N / 3 ) / Anet = 1,93 MPa

la verifica è ampiamente soddisfatta.

05.5 PROGETTO DELLA PIASTRA IN CALCESTRUZZO


La piastra è una soluzione vantaggiosa e funzionale per la realizzazione di impalcati grazie
ad una serie di fattori quali: la facilità costruttiva con conseguente riduzione dei tempi di lavo-
razione, gli spessori ridotti, l’elevata capacità di carico e le luci notevoli, anche se dipendenti
dalla tipologia adottata (fino a 8-9 metri nel caso di spessore costante). Nel progetto in esame
si è fatto uso di una piastra bidirezionale a spessore costante che presenta le caratteristiche
riportate sopra, ma anche degli svantaggi legati alla criticità della verifica al punzonamento e
alla necessità di controllo degli spostamenti; entrambe le verifiche verranno effettuate.

05.5.1 GEOMETRIA DELLA PIASTRA


Si assume uno spessore della piastra di 25 cm e il braccio della coppia interna (z) pari a 0,8
volte lo spessore, cioè 20 cm. Per l’armatura si utilizzano delle barre di acciaio B450C di
diametro 18 mm la cui area è, quindi, pari a 254,47 mm2. Per quanto riguarda il copriferro,
considerando una vita nominale Vn di 50 anni, si può fare riferimento alla seguente tabella da
Circolare 617 secondo la quale in un ambiente ordinario come quello di Lecco, con la tipo-
logia di calcestruzzo utilizzato, si assume un valore di 20 mm che, per avere una tolleranza
nella messa in opera si aumenta di 10 mm.
Tabella 05.32 | Copriferri minimi in mm
(Circolare applicativa 617)

212 PROGETTO STRUTTURALE


05.5.2 ANALISI DEI CARICHI E MODELLAZIONE
Al fine di procedere al dimensionamento della piastra è stato necessario definire i carichi
variabili e permanenti che agiscono sulla stessa; i carichi permanenti sono rappresentati dal
suo peso proprio (g1), dalle finiture del solaio, dagli impianti ed elementi di controsoffitto e
dalle pareti divisorie (g2); per queste ultime, il peso per unità di lunghezza si può tradurre in
distribuito, come previsto dalle NTC18: se 1,00 kN/m < G2< 2,00 kN/m, allora il distribuito sarà
assunto pari a 0,80 kN/m2. I carichi variabili sono dati da quelli di esercizio, considerando lo
spazio espositivo come ambiente suscettibile di affollamento. Per le verifiche agli stati limite
si sono utilizzate le combinazioni di carico fondamentale per lo SLU e rara per lo SLE. Si
riportano in tabella i valori di cui sopra:
Tabella 05.33 | Carichi distribuiti agenti
g1 g2,divisori g2,appesi g2,finiture q1 sul solaio a piastra
[kN/m2] [kN/m2] [kN/m2] [kN/m2] [kN/m2]
5,75 0,70 0,80 0,90 5,00

Si aggiungono, infine, i carichi proveniente dalla struttura soprastante, considerati, per sem-
plificazione, come sole azioni assiali ricavate da Midas. Esse non sono state moltiplicate per i
coefficienti della relativa combinazione di carico da utilizzare nei diversi stati limite, perché le
azioni prese dal software già sono il risultato delle combinazioni di carico.
La piastra è stata modellata con Midas Gen come elemento slab, composta da mesh, per
ottenere le azioni agenti, gli sforzi e le deformazioni o spostamenti per poter effettuare le
verifiche. In corrispondenza dei setti e dei pilastri su cui posa il solaio sono stati inseriti dei
vincoli di incastro.
Figura 05.34 | Modello a elementi finiti
del solaio realizzato con il software
Midas Gen

05.5.3 RISULTATI DELL’ANALISI AD ELEMENTI FINITI


Da Midas si sono ricavate le azioni agenti allo stato limite ultimo sulla piastra di interesse,
ovvero i momenti flettenti in direzione x e y (mxx, myy) e i momenti torcenti (mxy) le cui rispettive
rappresentazioni grafiche sono riportate di seguito.

PROGETTO STRUTTURALE 213


Figura 05.35 | Intensità dei momenti
(Mxx) agenti sul solaio in kNm

Figura 05.36 | Intensità dei momenti


(Myy) agenti sul solaio in kNm

Figura 05.37 | Intensità dei momenti


(Mxy) agenti sul solaio in kNm

214 PROGETTO STRUTTURALE


05.5.4 DIMENSIONAMENTO E VERIFICA DELLA PIASTRA

05.5.4.1 CALCOLO LOCALE DELL’ARMATURA (SLU)


Il metodo utilizzato per il calcolo dell’armatura della piastra è il calcolo locale che viene fatto
nell’ipotesi che l’armatura sviluppi nelle due direzioni, in presenza di carichi ultimi, i propri
momenti resistenti ultimi; ciò implica la sua illimitata duttilità e la trascurabilità del comporta-
mento elastico.
Assumendo positivo il momento che tende le fibre inferiori ed irrilevante quello torcente, lo
schema considerato per il calcolo, ripreso dalle Linee giuda per la progettazione delle piastre
in C.A. del professor P. G. Gambarova1, è il seguente:

Figura 05.38 | Elemento di piastra


con indicazione delle azioni interne
flettenti e torcenti (P.G. Gambarova, D.
Coronelli, P. Bamonte, Linee Giuda per
la progettazione di piastre in c.a., Patron
Editore, Bologna 2007)

Per determinare in quali punti verificare l’armatura sono stati considerati sei casi principali di
combinazioni di sollecitazioni flettenti e torcenti. I casi sono:

-- mxu, myu > 0, cioè caso di flessione doppia positiva (A);


-- mxu > 0 ; myu < 0 ; | myu | ≤ | mxyu | cioè caso di flessione negativa con forte torsione (B);
-- mxu < 0 ; myu > 0 ; | mxu | ≤ | mxyu | cioè caso di flessione negativa con forte torsione (C);
-- mxu > 0 ; myu < 0 ; | myu | > | mxyu | cioè caso di flessione fortemente negativa nel piano
y-z (D);
-- mxu < 0 ; myu > 0 ; | mxu | > | mxyu | cioè caso di flessione fortemente negativa nel piano
x-z (E);
-- mxu, myu < 0, cioè caso di flessione fortemente negativa (F).

I momenti indicati non si riferiscono alle azioni interne determinate tramite Midas (che saran-
no indicate in corsivo nelle tabelle successive), ma ai momenti sollecitanti l’armatura. Questa
distinzione si effettua perché per le barre al lembo inferiore il segno dei due è lo stesso,
mentre per quelle al lembo superiore è invertito.
In base a questi casi di sollecitazioni, sono stati ricavati da Midas i punti in cui si presentino le

PROGETTO STRUTTURALE 215


situazioni più critiche, indicati nella figura sottostante:
Figura 05.39 | Indicazione degli elementi
mesh verificati

I valori di azioni flettenti in entrambe le direzioni e torcenti, corrispondenti ai punti indicati in


pianta, sono riportate nella seguente tabella:

Tabella 05.34 | Momenti agenti negli


elementi più sollecitati come ricavati Caso Elemento mxu myu mxyu
dall’analisi strutturale [kNm] [kNm] [kNm]
A 3252 110,50 41,31 -0,49
B 632 23,60 -11,28 -14,95
C 270 -19,65 18,00 -43,71
D 260 80,80 -30,01 29,23
E 280 -29,98 80,26 29,02
F 3509 -172,72 -57,77 -24,94

Dalle azioni interne si definiscono i valori dei momenti sollecitanti le barre di acciaio sia al
lembo inferiore sia al lembo superiore. Nel primo caso, come detto in precedenza, i segni
saranno gli stessi, mentre nel secondo saranno invertiti.
Tabella 05.35 | Momenti sollecitanti le
barre d’acciaio al lembo inferiore Caso Elemento mxu myu mxyu
[kNm] [kNm] [kNm]
A 3252 110,50 41,31 0,49
B 632 23,60 -11,28 14,95
C 270 -19,65 18,00 43,71
D 260 80,80 -30,01 29,23
E 280 -29,98 80,26 29,02
F 3509 -172,72 -57,77 24,94

216 PROGETTO STRUTTURALE


Tabella 05.36 | Momenti sollecitanti le
Caso Elemento mxu myu mxyu barre d’acciaio al lembo superiore
[kNm] [kNm] [kNm]
F 3252 -110,50 -41,31 0,49
E 632 -23,60 11,28 14,95
B 270 19,65 -18,00 43,71
E 260 -80,80 30,01 29,23
D 280 29,98 -80,26 29,02
A 3509 172,72 57,77 24,94

Ad ogni caso definito in precedenza, corrisponde una formula che consente di calcolare il
momento agente sulle barre (mxu*, myu*) da considerare per il loro dimensionamento, tenendo
conto sia della sollecitazione flettente sia di quella torcente. Le formule corrispondenti ai
rispettivi casi sono le seguenti:
-- Caso A: mxu* = mxu + | mxyu |; myu* = myu + | mxyu |;
-- Caso B: mxu* = mxu + | mxyu |; myu* = myu + | mxyu |;
-- Caso C: mxu* = mxu + | mxyu |; myu* = myu + | mxyu |;
-- Caso D: mxu* = mxu + | mxyu2 / myu |; myu* = 0;
il valore negativo che si otterrebbe, in questo caso, per myu* significherebbe armatura in
direzione y compressa e quindi non necessaria, da cui si assume valore nullo. Si introdurrà
solo il valore minimo da normativa;
-- Caso E: mxu* = 0; myu* = myu + | mxyu2 / mxu |;
la situazione è la stessa del caso precedente, ma per le barre in direzione x, il cui quantita-
tivo sarà quello minimo richiesto;
-- Caso F: mxu* = 0; myu* = 0;
ancora si pone il valore nullo ai momenti agenti per non avere casi di armatura compressa.
Si riportano, rispettivamente per il lembo inferiore e superiore, i valori dei momenti calcolati
con le formule appena descritte, per tutti i punti.
Tabella 05.37 | Momenti sollecitanti le
Caso Elemento mxu myu barre d’acciaio al lembo inferiore
[kNm] [kNm]
A 3252 110,99 41,80
B 632 38,55 3,67
C 270 24,06 61,71
D 260 109,27 0,00
E 280 0,00 108,35
F 3509 0,00 0,00

PROGETTO STRUTTURALE 217


Tabella 05.38 | Momenti sollecitanti le
barre d’acciaio al lembo superiore Caso Elemento mxu myu
[kNm] [kNm]
F 3252 0,00 0,00
E 632 0,00 43,41
B 270 63,36 25,71
E 260 0,00 109,27
D 280 108,35 0,00
A 3509 0,00 0,00

Questo procedimento è ben schematizzato nel Diagramma di flusso elaborato dal professor
P. G. Gambarova2.
Figura 05.40 | Diagramma di flusso (P.G.
Gambarova, D. Coronelli, P. Bamonte,
Linee Giuda per la progettazione di
piastre in c.a., Patron Editore, Bologna
2007)

218 PROGETTO STRUTTURALE


Una volta determinati i momenti sollecitanti agenti nei punti più critici, si passa al calcolo
dell’area di acciaio necessaria nelle due direzioni in nella sezione di 1 metro di piastra attra-
verso le formule:
As,x = mxu* / ( z ∙ fyd );

As,y = myu* / ( z ∙ fyd )

Dividendo le aree ottenuto per l’area della singola barra (254,47 mm2) ed arrotondando per ec-
cesso, si ottiene il numero di barre necessarie e il momento resistente, MRd che garantiscono.

Tabella 05.39 | Valori relati alle barre al


Asx Asy n. barrex n. barrey Asx,eff Asy,eff MRd,x MRd,y lembo inferiore
[mm2] [mm2] [mm2] [mm2] [kNm] [kNm]
1418,21 534,11 6,00 3,00 1526,81 763,41 119,49 59,74
492,58 46,89 2,00 1,00 508,94 254,47 39,83 19,91
307,43 788,52 2,00 4,00 508,94 1017,88 39,83 79,66
1396,23 0,00 6,00 0,00 1526,81 0,00 119,49 0,00
0,00 1384,48 0,00 6,00 0,00 1526,81 0,00 119,49
0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

Tabella 05.40 | Valori relati alle barre al


Asx Asy n. barrex n. barrey Asx,eff Asy,eff MRd,x MRd,y lembo superiore
[mm2] [mm2] [mm2] [mm2] [kNm] [kNm]
0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00
0,00 554,74 0,00 3,00 0,00 763,41 0,00 59,74
809,60 328,52 4,00 2,00 1017,88 508,94 79,66 39,83
0,00 1396,23 0,00 6,00 0,00 1526,81 0,00 119,49
1384,48 0,00 6,00 0,00 1526,81 0,00 119,49 0,00
2525,66 1056,85 10,00 5,00 2544,69 1272,35 199,15 99,57

Si considera, poi, una generica giacitura, cioè la sezione in cui agisce il momento risultante
dalle intensità dei due momenti agenti nelle due direzioni x e y in quella sezione, con asse
normale n e asse tangente t, come rappresentata nella figura seguente:

PROGETTO STRUTTURALE 219


Figura 05.41 | Equilibrio di un elemento
di piastra limitato da una generica
giacitura di normale n (P.G. Gambarova,
D. Coronelli, P. Bamonte, Linee Giuda
per la progettazione di piastre in c.a.,
Patron Editore, Bologna 2007)

Affinché l’armatura sia verificata, le azioni agenti devono essere inferiori alle resistenti, quindi
devono essere rispettate le seguenti condizioni:

mnu ≤ mnu*;
mntu ≤ mntu*

Nel calcestruzzo armato e fessurato la resistenza a torsione si ha per continuità della zona
compressa, all’ingranamento degli inerti e all’azione spinotto sviluppata dall’armatura in
corrispondenza delle fessure. Questi tre meccanismi, anche se non attivi simultaneamente,
consentono di ottenere la seconda disuguaglianza sempre verificata.
Le azioni interne (mnu, mtu e mntu) della giacitura si calcola attraverso le espressioni:

mnu = mxu ∙ cos2θ + myu ∙ sin2θ + 2mxyu ∙ sinθ ∙ cosθ

mtu = mxu∙ sin2θ + myu ∙ cos2θ - 2mxyu ∙ sinθ ∙ cosθ

mntu = ( mxu - myu ) ∙ sinθ ∙ cosθ - mxyu ∙ ( sin2θ - cos2θ )

Con riferimento alla stessa giacitura, i momenti resistenti ultimi sviluppati dall’armatura assu-
mono le seguenti espressioni:

mnu* = mxu* ∙ cos2θ + myu* ∙ sin2θ

mtu* = mxu* ∙ sin2θ + myu* ∙ cos2θ

mntu* = ( mxu* - myu* ) ∙ sinθ ∙ cosθ

220 PROGETTO STRUTTURALE


In queste ultime non compare a secondo membro il momento torcente dal momento che
le barre sono prive di taglio e sviluppano, con il calcestruzzo compresso, solo un momento
flettente. Inoltre, la giacitura con normale non verrà considerata, così come verranno ignorati
i momenti mtu e mtu*.
La giacitura più critica, cioè la sezione in cui agisce il momento ultimo più elevato ed il volume
di acciaio richiesto è minimo, è quella a cui fare riferimento per il calcolo in fase di progetto.
Inoltre, il massimo sfruttamento del materiale impone che lungo la giacitura critica il momento
resistente sia uguale a quello sollecitante. Queste tre condizioni si esprimono nel sistema a
tre incognite (mxu*, myu*, θ) seguente:

Che deve rispettare le condizioni:

Sostituendo nel sistema le equazioni delle azioni interne e dei momenti resistenti ultimi e risol-
vendolo si trova l’angolo di giacitura critica θ - che risulta pari a 67° - da cui poi si ricavano i
valori sopra espressi dalle formule per poter effettuare le verifiche. Dal momento che non tutti
i valori dei momenti resistenti risultano maggiori di quelli agenti, si provvede ad aumentare il
numero di barre d’acciaio fino a soddisfare la verifica. Tabella 05.41 | Barre di armatura e
Tali valori sono riportati nelle seguenti tabelle, rispettivamente per lembo inferiore e superiore: momenti agenti e resistenti al lembo
inferiore della sezione

Elemento Barrex Barrey +Barrex +Barrey mnu mtu mntu mnu* mtu* mntu*
[kNm] [kNm] [kNm] [kNm] [kNm] [kNm]
3252 6,00 3,00 1 51,10 100,71 24,12 71,41 127,74 28,16
632 2,00 1,00 -16,74 29,06 1,76 22,83 36,91 7,04
270 2,00 4,00 5 -18,42 16,77 -44,22 158,82 60,25 -49,29
260 6,00 0,00 3 6,89 43,90 59,85 26,25 152,99 63,37
280 0,00 6,00 84,64 -34,36 -18,46 101,99 17,50 -42,25
3509 0,00 0,00 9 -92,24 -138,25 -58,28 152,99 26,25 -63,37

PROGETTO STRUTTURALE 221


Elemento Barrex Barrey +Barrex +Barrey mnu mtu mntu mnu* mtu* mntu*
[kNm] [kNm] [kNm] [kNm] [kNm] [kNm]
3252 6,00 3,00 1 51,10 100,71 24,12 71,41 127,74 28,16
632 2,00 1,00 -16,74 29,06 1,76 22,83 36,91 7,04
270 2,00 4,00 5 -18,42 16,77 -44,22 158,82 60,25 -49,29
260 6,00 0,00 3 6,89 43,90 59,85 26,25 152,99 63,37
280 0,00 6,00 84,64 -34,36 -18,46 101,99 17,50 -42,25
3509 0,00 0,00 9 -92,24 -138,25 -58,28 152,99 26,25 -63,37

Tabella 05.42 | Barre di armatura e


momenti agenti e resistenti al lembo
superiore della sezione Una volta definito il numero di barre al metro presenti nelle sezioni considerate, è necessario
verificare che sia rispettato il passo massimo imposto dall’Eurocodice 2 che, per l’armatura
principale, è pari a
min [ 400 mm; 3h ] = 400 mm

Mentre per le zone con carichi concentrati o valori di momento agente molto elevati vale

min [ 250 mm ; 2h ] = 250 mm

Gli altri limiti da rispettare sono, come per le travi, le aree di acciaio minima in zona tesa e
massima in zona tesa o compressa. Le formule che li definiscono sono le seguenti:

As,min = 0,26 ∙ fctm / fyk ∙ bt ∙ d = 306,77 mm2

As,min = 0,26 ∙ fctm / fyk ∙ bt ∙ d = 306,77mm2

dove:
bt è la lunghezza media della sezione tesa;
d è l’altezza utile della sezione.
Per semplicità e poiché buona parte delle sezioni considerate richiede 9 barre sia al lembo
inferiore sia superiore, si assume questo quantitativo valido per ogni sezione. Il passo delle
armature, dunque, risulta pari a 104,75 mm, che rispetta il minimo da normativa e soddisfa i
valori limite dell’area di acciaio essendo pari a 2290,22 mm2.
Si fa eccezione per la zona prossima ai pilastri dove il numero delle barre si infittisce al lembo
superiore a causa dei valori di momenti agenti più alti, per cui risultano ancora rispettati i
parametri limite essendo l’area totale pari a 4580,44 mm2, con un passo di 39,76 mm in
direzione x e 47,47 mm in direzione y.
La verifica delle barre longitudinali risulta soddisfatta.

222 PROGETTO STRUTTURALE


05.5.4.2 DI FLESSIONE (SLE)
La verifica delle tensioni prevede che i valori di sforzo agente sulle armature longitudinali di
entrambe le direzioni e i lembi delle sezioni considerate sia inferiore ad un valore di sforzo
ammissibile per l’acciaio, pari a

σs,adm = 0,8 ∙ fyk = 360 MPa

Il calcolo dello sforzo agente sulle barre è dato dalla formula:

σs,adm,x = mxu* / ( As,eff,x ∙ z )


σs,adm,y = myu* / ( As,eff,y ∙ z )

Si riportano i valori di tensioni delle sezioni analizzate e l’eventuale aggiunta di barre di ar-
matura dove le verifiche non risultino soddisfatte. Dove le tensioni sono di compressione non
sono richieste delle verifiche esplicite.
Tabella 05.43 | Barre di armatura e sforzi
Elemento Barrex Barrey +Barrex +Barrey σ sx σ sy agenti al lembo inferiore
[MPa] [MPa]
3252 6 3 311,55 273,77
632 2 1 1 252,49 72,11
270 2 4 236,37 134,72
260 6 0 238,56
280 0 6 354,83
3509 0 0

Tabella 05.44 | Barre di armatura e sforzi


Elemento Barrex Barrey +Barrex +Barrey σ sx σ sy agenti al lembo superiore
[MPa] [MPa]
3252 0 0
632 0 3 213,26
270 4 2 248,99 252,58
260 0 6 357,84
280 6 0 236,55
3509 10 5 1 353,07 325,03

PROGETTO STRUTTURALE 223


05.5.4.3 POSIZIONAMENTO DELLE ARMATURE LONGITUDINALI
Per il posizionamento delle armature è stata eseguita una verifica grafica dell’armatura lungo
la sezione longitudinale della piastra in corrispondenza dei pilastri centrali, comparando i
momenti resistenti MRd con quelli agenti MEd. In seguito all’assunzione del funzionamento
a traliccio tipico del calcestruzzo, al diagramma dei momenti sollecitanti si è applicata la
traslazione dei momenti lungo l’asse della piastra di una quantità pari a

σs,adm = ( 0,9 ∙ d ∙ cotθ ) / 2 = 180 mm


Figura 05.42 | Confronto tra il
diagramma del momento agente e
resistente sulla sezione trasversale del Si ottiene il diagramma seguente:
solaio

Per il dimensionamento delle lunghezze di ancoraggio si fa riferimento all’EC2 che propone


la formula seguente per il calcolo della lunghezza di progetto

lbd = α1 ∙ α2 ∙ α3 ∙ α4 ∙ α5 ∙ lb,rqd ≥ lb,min


dove:
lb,min si assume pari a 20 diametri delle barre longitudinali, pari a 360 mm;
αn sono coefficienti dati dalla norma a seconda della condizione che si considera, di tra-
zione o compressione: si assume la prima, da cui derivano i seguenti valori dei coefficienti:

α1 = 1
α2 = 1 - 0,15 ∙ (c - Φ) / Φ = 0,9
α3 = 1 - k ∙ λ = 0,9
α4 = 0,7
α5 = 1

lb,rqd è la lunghezza di ancoraggio di base richiesta che si calcola come:

lb,rqd = Φ / 4 ∙ σsd / fbd = 854,66 mm


dove:
σsd è lo sforzo agente sulla barra assunto pari a fyd = 391,00 MPa
fbd = 2,25 ∙ η1 ∙ η2 ∙ fctd = 2,06 è il valore dello sforzo finale delle barre; i coefficienti η,
relativi alle condizioni in cui sono le barre, sono assunti entrambi unitari.

224 PROGETTO STRUTTURALE


La lunghezza di ancoraggio di progetto lbd risulta pari a 484,59 mm.

05.5.4.4 VERIFICA A PUNZONAMENTO (SLU)


Per la complessità del fenomeno di rottura per punzonamento, le norme adottano un procedi-
mento di calcolo semplificato che prevede di definire una superficie di verifica in cui il valore
di taglio agente non deve eccedere un valore prefissato.
Se, sulla base del calcolo, la resistenza a trazione del calcestruzzo sul perimetro efficace
non è sufficiente per fornire la richiesta resistenza al punzonamento, vanno inserite apposite
armature al taglio. Ciò si verifica tendenzialmente nei punti in cui la piastra poggia sui pilastri
in cui ci sono sollecitazioni di taglio e momenti negativi notevoli.

Figura 05.43 | Rappresentazione


schematica della rottura per
punzonamento (P.G. Gambarova, D.
Coronelli, P. Bamonte, Linee Giuda per
la progettazione di piastre in c.a., Patron
Editore, Bologna 2007)

Per il calcolo del perimetro critico di verifica u1, rappresentato in figura, la formula è la
seguente:
u1 = 2 ∙ a + 2 ∙ b + 3 ∙ π ∙ d = 3644,96 mm

Figura 05.44 | Perimetro critico di


verifica (M. Colombo, Schemi equilibrati
con tiranti e puntoni)

Dove a e b sono le dimensioni del pilastro considerato (44x44 cm) e d è l’altezza utile della
sezione.
Per la valutazione della resistenza al punzonamento si fa riferimento all’Eurocodice 2. Non

PROGETTO STRUTTURALE 225


essendo uniforme la redistribuzione degli sforzi all’interno della zona considerata, l’EC2 pro-
pone il calcolo della sollecitazione inserendo dei coefficienti di amplificazione dello sforzo
medio ottenuto distribuendo uniformemente l’azione trasmessa dal pilastro sulla superficie,
secondo la formula:
vsd = β ∙ Vsd / ud = 0,98 MPa
dove:
Vsd = 621,24 kN è il valore di taglio agente massimo in direzione y, in corrispondenza del
pilastro (figura 05.45), ricavato da Midas;
β=1,15 è il coefficiente che considera la distribuzione non uniforme degli sforzi, che assume
valori differenti in base alla struttura e alla posizione del pilastro considerato.
Figura 05.45 | Indicazione dell’elemento
mesh verificato a punzonamento

La resistenza a punzonamento è data dalla resistenza a taglio del calcestruzzo incrementata


di un coefficiente k che considera gli effetti dell’ingranamento degli inerti lungo la fessura.
Un altro contributo importante è dato dall’armatura longitudinale al lembo superiore di cui la
formula considera la percentuale media tra le due percentuali corrispondenti alle due direzioni
su cui si dispongono le barre.
Se, dunque, si fa affidamento alla sola resistenza del calcestruzzo senza armatura da punzo-
namento, la formula è la seguente:

vRd,c = 0,18 / γc ∙ k ( 100 ∙ ρl ∙ fck )1/3 ≥ vmin


dove:
vmin = 0,035 ∙ k3/2 ∙ fck1/2

è la resistenza minima del calcestruzzo che vale 0,49 MPa;

k = 1 + √ (200 / d) ≤ 2

è il coefficiente di ingranamento;
ρl = √(ρlx ∙ ρiy) ≤ 0,02

226 PROGETTO STRUTTURALE


è la percentuale di armatura longitudinale media al di sopra del pilastro, pari a 0,01;

ρlx,y = ( π ∙ Φ2 / 4 ) nbarre / ( a + 3 ∙ d )∙h

sono i valori medi della percentuale di armatura tesa sopra il pilastro, calcolati rispetto
ad una larghezza pari alla dimensione del pilastro aumentato di 3 volte l’altezza utile su
ciascun lato; ρlx e ρiy valgono rispettivamente 0,011 e 0,005;
h è lo spessore della piastra.
Il valore di resistenza del calcestruzzo ottenuto vRd,c è pari a 0,63 MPa, quindi maggiore del
valore minimo, ma non sufficiente per soddisfare la verifica a punzonamento. È necessario
introdurre delle apposite armature per le quali si è scelto un diametro Φ14 con area 153,94
mm2.
Per valutare l’inserimento delle armature, la formula da utilizzare è la seguente:

vRd,CS = 0,75 ∙ vRd,c + 1,5 ∙ ( d / sr ) ∙ Asw ∙ fywd,ef ∙ sinα ∙ ( 1 / ud )


dove:
Asw = ( nbarre,x +nbarre,y ) ∙ 2 ∙ ( Φ2 ∙ π ) / 4

è l’area di un perimetro di armatura a taglio attorno al pilastro;


sr è il passo in direzione radiale dei perimetri di armatura a taglio; assumendo la presenza
di una sola linea di ferri piegati, il rapporto d / sr vale 0,67;
α è l’angolo tra l’armatura a taglio e il piano medio della piastra;

fywd,ef = 250 + 0,25 ∙ d = 300 MPa ≤ fyd

è la resistenza di snervamento effettiva dell’armatura a taglio.


Con l’inserimento dei tre ferri in direzione y e due in x si soddisfa la verifica del punzonamento
ottenendo una resistenza di progetto par a 1,06 MPa > 0,98 MPa agente. Si riporta la tabella
riassuntiva con i valori agenti e resistenti varificati:
Tabella 05.45 | Valori di taglio agenti e
vEd,y vmin vRd,c vRd,cs,y resistenti
[MPa] [MPa] [MPa] [MPa]
0,98 0,49 0,63 1,06

05.5.4.5 CONTROLLO DEGLI SPOSTAMENTI (SLE)


Infine, è necessario effettuare le verifiche di deformabilità per rispondere all’esigenza di pre-
servare l’aspetto e la funzionalità della piastra ed evitare danni a finiture ed infissi, soprattutto
in funzione del fatto che la tipologia di elemento dimensionato consente di utilizzare spessori

PROGETTO STRUTTURALE 227


contenuti. Ciò prevede di verificare che gli abbassamenti massimi dell’elemento in esercizio
siano inferiori a quelli imposti dalle normative. Per solai in generale, l’NTC18 impone come
limiti i seguenti rapporti:
-- δmax / L < 1 / 250 = 0,004 per assicurare la funzionalità estetica della struttura;
-- δ2 / L < 1 / 500 = 0,002 per assicurarsi l’integrità dei tramezzi e infissi.
dove:
L è la luce tra gli appoggi in diagonale;
δmax è lo spostamento nello stato finale;
δ2 è lo spostamento elastico dovuto ai carichi variabili.
La verifica è stata effettuata senza considerare la sezione parzializzata, si è valutato solo
il comportamento elastico della sezione pienamente reagente per semplicità di calcolo. Gli
spostamenti sono stati ottenuti dal modello di Midas Gen da cui si è assunto il valore di freccia
massima che si ha nell’area di solaio con luce maggiore, pari a 8,92 metri calcolati dagli assi
dei pilastri o setti alle estremità. Si riportano in tabella i valori di frecce ed i relativi rapporti che
mostrano che le verifiche in questione risultano soddisfatte.
Tabella 05.46 | Valori di frecce e rapporti
per la verifica dello spostamento δ max δ2 δ max/L δ 2/L
[mm] [mm]
13,40 4,90 0,002 0,001

Figura 05.46 | Intensità degli


spostamento del solaio in calcestruzzo
in metri

228 PROGETTO STRUTTURALE


NOTE
1 P.G. Gambarova, D. Coronelli, P. Bamonte, Linee Giuda per la progettazione di piastre in c.a., Patron
Editore, Bologna 2007.
2 Ibidem.

PROGETTO STRUTTURALE 229


VULNERABILITÀ SISMICA
06.1 Introduzione
06.2 Comportamento sismico degli edifici in muratura
06.3 Carichi agenti
06.4 Analisi dei maschi murari
06.5 Modellazione con metodo a telaio equivalente
06.6 Definizione dell’azione sismica
06.7 Analisi statica lineare

06
06.8 Analisi modale
06.9 Combinazione dei carichi
06.10 Verifiche di sicurezza
06.11 Meccanismi di collasso
06.1 INTRODUZIONE
La valutazione dei possibili effetti di un terremoto in una determinata area e un determinato
intervallo di tempo, in relazione alla sua intensità e probabilità di accadimento avviene attra-
verso un indicatore detto rischio sismico.
L’Italia risulta divisa in quattro zone di rischio in base al valore di accelerazione orizzontale
massima (ag) agente sul suolo con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni. Fino
a pochi anni fa, come indicato nell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.
3274/2003, il territorio di Lecco e comuni limitrofi apparteneva alla zona 4, cioè la classe
per la quale si prevede una quasi totale assenza di fenomeni sismici. Tuttavia, la Regione
Figura 06.1 | Mappa della pericolosità
sismica del territorio nazionale (Istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia)

VULNERABILITÀ SISMICA 233


Lombardia, tramite la Delibera dell’11 luglio 2014 n.2129 entrata in vigore nel 2016, al fine
di migliorare il livello di prevenzione in seguito ai terremoti avvenuti negli ultimi anni – come
quello in Abruzzo –, ha provveduto ad aggiornare le categorie di appartenenza di alcuni
comuni tra cui, appunto, quelli della provincia lecchese che sono entrati a far parte della
zona 3. Per questa classe di rischio sismico il territorio rientrante può essere soggetto a forti
terremoti, benché rari, e l’accelerazione massima convenzionale secondo le Norme Tecniche
delle Costruzioni si assume pari a 0,15 g; quella propria del comune di Lecco, comunque,
risulta inferiore e pari a 0,061 g.
Il rischio sismico viene valutato come la combinazione tra pericolosità, esposizione e vulne-
rabilità. La pericolosità sismica e l’esposizione sono caratteristiche di un territorio e indicano
rispettivamente la probabilità che, in una data area e in un certo intervallo di tempo, si verifichi
un terremoto che superi una soglia di intensità fissata e la possibilità che un territorio subisca
un danno più o meno elevato in termini economici, di perdita di vite umane e di beni architet-
tonici e culturali.
La vulnerabilità sismica, invece, è la predisposizione di una costruzione a subire danneg-
giamenti in funzione della tipologia dell’edificio, dell’adeguatezza della progettazione, della
modalità di realizzazione e della qualità dei materiali utilizzati.
Non si può intervenire per modificare la pericolosità e l’esposizione di un sito, tuttavia si può
agire sulla vulnerabilità, riducendola attraverso la messa in sicurezza dell’edificio. A tal fine, le
Norme Tecniche delle Costruzioni propongono una procedura di valutazione della sicurezza
per definirne gli interventi di ripristino opportuni, che consiste in un procedimento quantitativo
volto a determinare l’entità delle azioni agenti che la struttura è in grado di sostenere con il
livello di sicurezza minimo richiesto dalle norme stesse.
La procedura per definire una valutazione della vulnerabilità può essere condotta con diversi
gradi di approfondimento e di complessità di calcolo, ma deve essere giustificato in relazione
al comportamento strutturale atteso. I calcoli eseguiti ai fini di un progetto di adeguamento
sismico di una costruzione devono comunque essere coerenti con i metodi di analisi previsti
dalle normative.
Le Norme Tecniche delle Costruzioni propongono delle indicazioni generali da seguire che
prevedono:
-- un’analisi storico-critica che consenta di ricostruire il processo di realizzazione e le
successive modificazioni subite nel tempo dalla costruzione;
-- il rilievo geometrico-strutturale che dovrà essere riferito alla geometria complessiva, sia
della costruzione, sia degli elementi costruttivi, tenendo anche presenti la qualità e lo stato
di conservazione dei materiali e degli elementi costitutivi stessi;
-- la caratterizzazione meccanica dei materiali basandosi sulla documentazione già dispo-
nibile, su verifiche visive in situ e su indagini sperimentali;
-- la definizione del livello di conoscenza sulla base degli approfondimenti effettuati nelle

234 VULNERABILITÀ SISMICA


fasi conoscitive sopra riportate e dei fattori di confidenza correlati, da utilizzare come coeffi-
cienti riduttivi delle capacità meccaniche dei materiali nelle verifiche di sicurezza;
-- la valutazione delle azioni agenti e le loro combinazioni da considerare nel calcolo, sia
per la valutazione della sicurezza sia per il progetto degli interventi.
A questa fase conoscitiva, descritta al Capitolo 2, segue quella vera e propria di analisi strut-
turale dell’esistente la cui complessità consiste nella definizione del modello di calcolo che
sia semplificato, ma sufficientemente rappresentativo del comportamento reale della struttura
e la scelta del metodo di analisi. Nel capitolo seguente si spiega il procedimento seguito per
questa fase.
Le normative vigenti a cui si è fatto riferimento per le verifiche condotte sono le seguenti:
-- D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche delle Costruzioni;
-- UNI EN 1992-1-1: 2005: Eurocodice 2. Progettazione delle strutture in calcestruzzo;
-- D.M. 14 gennaio 2008, Norme Tecniche delle Costruzioni;
-- CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme
tecniche per le costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008.
-- Ordinanza P.C.M. 20 marzo 2003, n. 3274 (Suppl. Ord. Alla G.U. 8.5.2003, n. 105),
Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazio-
nale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica;
-- UNI EN 1998-1-1: 2005: Eurocodice 8. Progettazione delle strutture per la resistenza
sismica.

06.2 COMPORTAMENTO SISMICO DEGLI EDIFICI IN

MURATURA

La scarsa resistenza a trazione della muratura determina dei problemi a livello di azioni oriz-
zontali come possono essere quelle sismiche. L’efficacia delle capacità portanti dei muri si
manifestano nel caso di forze agenti nel loro piano, mentre nel caso di forze fuori piano non
si ha una resistenza apprezzabile e si può giungere a rottura per ribaltamento, flessione o
instabilità.
Questo discorso vale per una parete isolata; tuttavia, l’edificio va considerato nel suo
comportamento globale, quindi deve essere concepito e realizzato come un assemblaggio
tridimensionale di muri e solai in cui questi ultimi fungano da ripartitori delle forze sismiche tra
gli elementi verticali. Affinché possano assolvere tale funzione è necessario che posseggano
rigidezza e resistenza nel piano oltre ad un buon ammorsamento con la muratura.

VULNERABILITÀ SISMICA 235


Figura 06.2 | Schematizzazione del
comportamento scatolare dell’edificio
(Comportamento sismico e progetto
degli edifici in muratura, G. Magenes
Università degli Studi di Pavia)

Nel caso in cui ci siano tali requisiti, tutti i muri strutturali hanno funzione portante e di contro-
ventamento e la struttura presenta un comportamento scatolare che garantisce l’opportuna
stabilità e robustezza all’insieme. È il sistema più efficiente dal punto di vista statico per
edifici in muratura. Ciò deriva dal fatto che a resistere ad un’azione sismica sono le pareti
parallele a tale azione a cui quelle ortogonali devono poter trasferire tutto il carico; quindi, è
fondamentale che le pareti siano tra loro ben ammorsate tra loro.
Carenze nel collegamento fanno si che la struttura non sia in grado di sviluppare, durante
un terremoto, una risposta globale in cui le diverse pareti collaborino e si ripartiscano le
sollecitazioni indotte, ma lavoreranno come elementi indipendenti. In questo caso la risposta
che la parete tende ad esibire è dominata dal comportamento più debole, quello fuori piano.
Figura 06.3 | Deformata delle pareti
in funzione del tipo di cordolo e solaio
(Comportamento sismico e progetto
degli edifici in muratura, G. Magenes
Università degli Studi di Pavia)

La presenza di un cordolo continuo in calcestruzzo può aiutare a garantire la funzionalità


dei collegamenti longitudinali tra i muri di controvento, conferendo maggiore iperstaticità e
stabilità al sistema. Negli edifici storici, questa funzione è in parte svolta dalle catene con
capochiave, disposte parallelamente ed in adiacenza ai muri perimetrali. Il problema legato
a questa soluzione è il collegamento puntuale e non continuo alle pareti e la mancanza di
rigidezza flessionale del tirante.
Si può dire, in generale, che una buona progettazione strutturale e una corretta realizzazione
dei dettagli costruttivi, secondo la cosiddetta “Regola d’arte” garantisce un comportamento

236 VULNERABILITÀ SISMICA


strutturale che nella maggior parte dei casi risulta essere soddisfacente. Questo concetto è
ripreso dalle Norme Tecniche che sottolineano la necessità che i muri paralleli siano collegati
tra loro mediante incatenamenti realizzati per mezzo di armature metalliche o altro materiale
resistente a trazione e agli orizzontamenti mediante cordoli di piano di calcestruzzo armato.

06.3 CARICHI AGENTI


Per determinare le nuove sollecitazioni a cui è soggetta la struttura dell’edificio in seguito
all’intervento di recupero e analizzarne la vulnerabilità si devono valutare i carichi agenti sud-
divisi in permanenti strutturali, non strutturali e variabili. Essi sono inseriti nelle combinazioni
di carico utili ai fini dell’analisi con i rispettivi coefficienti di sicurezza e contemporaneità.
I carichi agenti sulla struttura a graticcio del piano di nuova progettazione sono stati determi-
nati al §05.4.2 e al §05.5.2 e ne vengono considerate solamente le componenti verticali. I loro
valori sono ricavati dal modello ad elementi finiti (FEM) della piastra su Midas e corrispon-
dono alle reazioni vincolari che si hanno nei punti di incastro a terra; sono espresse come
forze puntuali applicate ai nodi tra le mesh che compongono il solaio. Sommando le forze in
corrispondenza della posizione del setto sottostante si ottiene il carico concentrato agente;
Figura 06.4 | Reazioni vincolari sul
modello a elementi finiti del solaio

dividendo tale carico per la lunghezza del setto interessato si ricava il valore di carico lineare.
Essendo già stati utilizzati nei rispettivi stati limiti e, quindi, già moltiplicati per i relativi coeffi-
cienti nel calcolo del solaio e del graticcio, le loro componenti allo SLU vengono inserite nelle
combinazioni di carico con un coefficiente unitario per le verifiche sotto carichi verticali.
In corrispondenza dei pilastri le forza applicate sono state mantenute puntuali e la loro in-
tensità è elevata in quanto l’area di influenza che interessa i pilastri, generalmente, è ampia.
La somma dei carichi agenti sui setti permette di ottenere il valore di carico complessivo di tut-
to il piano che verrà applicato puntualmente nel baricentro delle masse del quarto impalcato.

VULNERABILITÀ SISMICA 237


Setti in Y Carico Lunghezza Carico Setti in X Carico Lunghezza Carico
puntuale setto lineare puntuale setto lineare
[kN] [m] [kN/m] [kN] [m] [kN/m]
y3-1 y3-40 247,00 4,25 58,19 x3-1 x3-14 138,00 1,18 116,95
y3-2 y3-39 182,00 1,50 121,33 x3-2 x3-13 175,00 1,04 168,27
y3-3 y3-38 271,00 1,22 222,13 x3-3 x3-12 174,00 1,04 167,31
y3-4 y3-37 84,00 0,48 175,00 x3-4 x3-11 110,00 1,24 88,71
y3-5 y3-36 27,00 1,49 18,12 x3-5 x3-10 246,00 2,95 83,53
y3-6 y3-35 369,00 5,54 66,67 x3-6 x3-9 253,00 2,59 97,68
y3-7 y3-34 875,00 - - x3-7 x3-8 257,00 2,52 102,19
y3-8 y3-33 208,00 4,00 52,00 x3-15 x3-26 13,00 1,72 7,56
y3-9 y3-32 161,00 1,24 129,84 x3-16 x3-25 123,00 2,04 60,29
y3-10 y3-31 287,00 1,02 281,37 x3-17 x3-24 128,00 1,52 84,21
y3-11 y3-30 407,00 - - x3-18 x3-23 254,00 1,78 142,70
y3-12 y3-29 302,00 4,76 63,51 x3-19 x3-22 284,00 - -
y3-14 y3-27 242,00 1,29 187,60 x3-20 x3-21 418,00 - -
y3-15 y3-26 21,00 0,87 24,14 x3-27 x3-34 351,00 1,98 177,27
y3-16 y3-25 44,00 1,10 40,00 x3-28 x3-33 740,00 - -
y3-17 y3-24 79,00 0,95 83,16 x3-29 x3-32 81,00 2,17 37,33
y3-18 y3-23 37,00 0,58 64,35 x3-30 x3-31 617,00 2,91 212,03
y3-19 y3-22 370,00 - - x3-35 x3-54 84,00 1,23 68,29
y3-20 y3-21 438,00 5,70 76,84 x3-36 x3-53 251,00 1,74 144,25
x3-37 x3-52 324,00 1,74 186,21
x3-38 x3-51 292,00 1,39 210,07
x3-39 x3-50 263,00 1,34 196,27
x3-40 x3-49 137,00 0,94 146,52
x3-41 x3-48 263,00 1,42 185,21
Tabella 06.1 | Carichi puntuali e lineari x3-42 x3-47 240,00 1,84 130,79
agenti sui setti in direzione y x3-43 x3-46 296,00 2,47 120,08
Tabella 06.2 | Carichi puntuali e lineari
agenti sui setti in direzione x x3-44 x3-45 129,00 1,63 79,14

06.3.1 CARICHI PERMANENTI


I carichi permanenti, ovvero le azioni che agiscono durante tutta la vita nominale di progetto
della costruzione, la cui variazione di intensità nel tempo è lenta e di modesta entità si suddi-
vidono in strutturali (G1) e non strutturali (G2).
I primi sono dati dagli elementi strutturali, cioè le pareti portanti, i pilastri, le travi e i solai.
Ognuno è caratterizzato da un peso specifico o distribuito: si assume che la muratura abbia

238 VULNERABILITÀ SISMICA


una densità di 18 kN/m3 e il calcestruzzo 25 kN/m3.
Sono considerati carichi permanenti non strutturali, invece, quelli presenti sulla costruzione
durante il suo normale esercizio, come le tamponature esterne, le partizioni interne, le fini-
ture sia interne che esterne e gli impianti. Come per i carichi G1, le azioni derivano dai pesi
dell’unità di volume con cui sono realizzati i materiali e dalla loro geometria. Elementi come
i divisori interni possono essere generalmente assunti come carichi equivalenti distribuiti nel
caso in cui i solai abbiano adeguata capacità di ripartizione trasversale. Infatti, il carico unifor-
memente distribuito g2 potrà essere correlato al peso proprio per unità di lunghezza G2 delle
partizioni nel modo seguente:
-- per elementi divisori con G2 ≤ 1,00 kN/m2; g2 = 0,40 kN/m²;
-- per elementi divisori con 1,00 ≤ G2 ≤ 2,00 kN/m2; g2 = 0, 80 kN/m²;
-- per elementi divisori con 2,00 ≤ G2 ≤ 3,00 kN/m2; g2 = 1,20 kN/m²;
-- per elementi divisori con 3,00 ≤ G2 ≤ 4,00 kN/m2; g2 = 1,60 kN/m²;
-- per elementi divisori con 4,00 ≤ G2 ≤ 5,00 kN/m2; g2 = 2,00 kN/m².1
I tramezzi previsti da progetto presentano un peso lineare pari a 1,36 kN/m, inserendosi nel
secondo caso; ne deriva un valore di carico distribuito pari a 0,80 kN/m2.
Per quanto riguarda i solai, il peso distribuito è definito nella Relazione di calcolo dello Studio
Genovesi2 che distingue i due tipi di Plastbau a seconda dello spessore, mentre i pannelli
radianti appesi che fungono da controsoffitto hanno un carico corrispondente pari a 15 kg/m2
come descritto nella relativa scheda tecnica.
Si riportano in tabella i valori dei carichi permanenti agenti:

Tabella 06.3 | Tipologie di carichi


Elementi Codice carico Peso specifico Peso specifico permanenti agenti nell’edificio
[kN/m3] [kN/m2]
Muratura in pietra G1 26,00 -
Muratura in pietra G1 18,00 -
Calcestruzzo G1 25,00 -
Solaio Plastbau (25 cm) G1 - 2,50
Solaio Plastbau (33 cm) G1 - 3,00
Partizione verticale G2 - 0,80
Carichi appoggiati al solaio G2 - 1,74
Pannelli radianti a soffitto G2 - 0,15

06.3.2 CARICHI VARIABILI


Infine, dal momento che i carichi da neve sono già stati considerati tra i carichi applicati in
sommità della struttura muraria esistente tra i variabili rientrano solamente i carichi dovuti alla
destinazione d’uso dell’opera, detti sovraccarichi. Nel caso in esame essi variano a seconda

VULNERABILITÀ SISMICA 239


dei piani essendo questi ultimi destinati ad ospitare funzioni differenti: il primo piano ospiterà
una parte dell’archivio, i piani secondo e terzo uffici e l’ultimo piano una sala espositiva. I
valori dei carichi per piano sono espressi nella tabella.

Tabella 06.4 | Valori dei sovraccarichi


per le diverse categorie d’uso delle Piano Funzioni qk
costruzioni (NTC18) [kN/m2]
Terra Aree per accumulo di merci e relative aree d’accesso: archivio 6,00
Primo Aree per accumulo di merci e relative aree d’accesso: archivio 6,00
Secondo Uffici aperti al pubblico 3,00
Terzo Uffici aperti al pubblico 3,00
Quarto Ambienti privi di ostacoli al movimento di persone: sale per esposizioni 5,00

06.4 ANALISI DEI MASCHI MURARI


Tutti gli elementi portanti verticali sono stati identificati da un codice che permetta di rico-
noscerli in modo univoco. Sono stati considerati solo i maschi murari che non presentano
aperture, quindi continui lungo tutto lo sviluppo in altezza dell’edificio. I setti sono stati distinti
per piano e per ognuno sono state definite tutte le proprietà geometriche di spessore, pro-
fondità e altezza, ricavate dai disegni delle sezioni orizzontali, e le proprietà meccaniche,
attribuite facendo delle assunzioni in base ai risultati delle analisi di rilievo.
Poiché le prove con i martinetti idraulici sono state effettuate solo su alcuni maschi, i valori
ricavati da questi ultimi di modulo di elasticità (E) sono stati assunti validi per tutti gli ele-
menti portanti: ad ogni setto sono state attribuite tali proprietà meccaniche, sulla base delle
caratteristiche comuni come il numero di teste della parete, il piano in cui si trovano e l’area
di influenza di solaio di loro competenza. Dal modulo di Young è stato possibile calcolare il
modulo di elasticità tangenziale G e, di conseguenza, il coefficiente di Poisson, dato dalla
formula:
ν=(E/2∙G)-1

Per quanto riguarda la resistenza a taglio, il valore a cui si è fatto riferimento è quello della
Relazione di calcolo3, pari a 0,12 MPa, essendo più cautelativo rispetto a quanto ottenuto
dalle prove di taglio. Inoltre, le prove si sono rivelate poco rappresentative in quanto effettuate
solo su tre setti, non sufficientemente rappresentativi per l’intera struttura: motivazione ulte-
riore per cui non considerarle.
È stato poi individuato il baricentro geometrico di ogni piano assumendo come origine
del sistema di riferimento un punto esterno, come rappresentato in pianta, sulla base del

240 VULNERABILITÀ SISMICA


quale sono stati calcolati i baricentri di ogni setto, necessari per la successiva definizione
dei baricentri di rigidezza. Per quest’ultimo, si considererà come nuova origine del sistema di
riferimento il baricentro geometrico.

Tabella 06.5 | Coordinate dei baricentri


Piano xG yG geometrici di ogni piano
[mm] [mm]
Terra 31125 11791
Primo 31125 11819
Secondo 31125 11819
Terzo 31125 11817

Data la simmetria dell’edificio, il valore in x è posto sull’asse. La pianta non si può conside-
rare regolare a causa delle numerose rientranze che la caratterizzano e risulta asimmetrica
rispetto all’asse x.
Le piante dei quattro piani sono riportate all’Appendice A con la codifica relativa ad ogni
maschio individuato.

06.4.1 RIPARTIZIONE DELLE FORZE ORIZZONTALI


Per stimare la distribuzione delle forze orizzontali agenti tra gli elementi portanti, si è conside-
rato ogni piano singolarmente, assumendo i relativi setti incastrati sia alla base sia in sommità
ipotizzando che siano collegati tra loro da un solaio rigido nel proprio piano. Le proprietà
descritte in precedenza sono state utilizzate per calcolare tutti i parametri necessari.
Il punto in cui vengono applicate le forze orizzontali è il baricentro delle masse, mentre il bari-
centro delle rigidezze è il punto di applicazione della risultante della struttura, ovvero il perno
attorno al quale roto-trasla il piano. Quando i due baricentri non coincidono, la loro distanza
rappresenta l’eccentricità che genera un momento torcente. Ne sono un effetto diretto gli
spostamenti elevati legati alle rotazioni di piano che interessano maggiormente gli elementi

Figura 06.5 | Effetto torcente sul piano


dovuto alla presenza di eccentricità

VULNERABILITÀ SISMICA 241


più deboli e lontani dal baricentro delle rigidezze. Per tale motivo, le normative consigliano
di progettare soluzioni regolari sia in pianta che in alzato in modo da avere percorsi di carico
diretti che evitino improvvise deviazioni nel loro trasferimento tra elementi portanti in modo da
ridurre i fenomeni torsionali ed avere solo effetti traslazionali.
Si è assunto che la densità dei materiali dei maschi murari distinti per piano sia la stessa,
inoltre la distribuzione dei tramezzi interni e dei carichi variabili è costante su tutta la pianta.
La conseguenza è che il baricentro delle masse coincide con quello geometrico definito in
precedenza.
Per calcolare il baricentro di rigidezza ci si è attenuti al procedimento descritto di seguito.
Considerando un singolo setto vincolato rigidamente ad entrambe le estremità e privo di aper-
ture, è possibile stimarne la rigidezza complessiva tenendo conto del contributo flessionale
e tagliante. La rigidezza flessionale dipende dallo schema statico che sia assume e varia in
base alla geometria del setto nelle due direzioni ed è data dalle seguenti formule:

KMxx,i = c ∙ E ∙ Iyy / H3

KMyy,i = c ∙ E ∙ Ixx / H3
dove:
c coefficiente dipendente dallo schema statico adottato; è pari a 12 nel caso di doppio
incastro;
E è il modulo di elasticità longitudinale;
H è l’altezza del setto;
Ixx e Iyy sono i momenti di inerzia calcolati, rispettivamente rispetto all’asse x e y, con la
formula:
I = b ∙ h3 / 3

valida per le sezioni rettangolari, come nel caso dei setti in esame.
La rigidezza a taglio si calcola secondo l’espressione:

KV,i = μ ∙ G ∙ A / H
dove:
μ è il fattore di taglio
G è il modulo di elasticità tangenziale;
A è l’area della sezione.
Si possono, quindi, definire le rigidezze nelle due direzioni:

Kxx,i = KMxx,i ∙ KV,i / ( KMxx,i + KV,i );

242 VULNERABILITÀ SISMICA


Ky,i = KMyy,i ∙ KV,i / ( KMyy,i + KV,i )

A questo punto si calcolano le coordinate baricentriche:

Tabella 06.6 | Coordinate dei baricentri


Piano xCR yCR delle rigidezze di ogni piano
[mm] [mm]
Terra 0,00 -1867,86
Primo 0,00 -1540,69
Secondo 0,00 -1540,69
Terzo 0,00 -1606,39

Figura 06.6 | Posizione dei baricentri di


masse e rigidezze in pianta

Da notare che i baricentri sono allineati rispetto all’asse di simmetria y, ma non rispetto a x.
Ne risulta un’eccentricità dalla quale deriva un momento torcente Mt = F ∙ e.
La ripartizione delle forze tra i setti portanti è stata valutata applicando separatamente due
forze, Fx e Fy, agenti nelle due direzioni x e y, di 100 kN l’una. Le formule che permettono di
definire la quota parte di carico che ogni elemento riceve sono le seguenti:

VULNERABILITÀ SISMICA 243


Dove
ey è l’eccentricità data dalla distanza in direzione y di Gm e GCR;
ex è l’eccentricità data dalla distanza in direzione x di Gm e GCR, nulla essendo i due punti
sovrapposti su tutti i piani;
yi e xi sono le coordinate dei baricentri dei setti rispetto ai baricentri di rigidezza dati da


xi = xCR - xi ; yi = yCR - yi

Nel caso in cui si applichi la Fx ogni setto ha una componente della forza in entrambe le
direzioni a causa dell’eccentricità che si ha rispetto a y; comunque, l’eccentricità è contenuta,
quindi la componente aggiuntiva ha valori molto ridotti. Nel caso di applicazione di Fy, l’eccen-
tricità è nulla, dunque si avrà solo la componente in y.
L’intensità della forza che riceve l’elemento portante è funzione della sua rigidezza nella dire-
zione dell’azione agente; ciò significa che i maschi murari orientati in direzione x assorbiranno
la quasi totalità della Fx e viceversa avverrà per la Fy.
I valori definiti in precedenza consentono di calcolare traslazioni e rotazioni che interessano
sia il piano, considerato rigido, sia i singoli setti. Le espressioni per il calcolo degli spostamenti
del piano sono

Si riporta la tabella con i valori ottenuti applicando entrambe le forze. Si nota che il momento
torcente rispetto a y risulta sempre nullo.

244 VULNERABILITÀ SISMICA


Tabella 06.7 | Momenti torcenti,
Piano Sx Sy Mt,x Mt,y θ spostamenti e rotazioni di piano
[m] [m] [kNm] [kNm] [-]
Terra 1,19E-05 1,05E-05 -186,79 0,00 -4,39E-08
Primo 3,26E-05 1,83E-05 -156,89 0,00 -5,96E-08
Secondo 3,01E-05 1,91E-05 -138,68 0,00 -5,44E-08
Terzo 2,32E-05 2,19E-05 -163,32 0,00 -7,76E-08

Per quanto riguarda i setti, la rotazione è la stessa del piano poiché quest’ultimo ruota rima-
nendo rigido, mentre per gli spostamenti valgono le formule:

Sx,i = Sx + Θ ∙ yi

Sy,i = Sy + Θ ∙ xi

Tutti i valori ottenuti per ogni setto sono riportati nelle tabelle nell’Appendice A.

06.5 MODELLAZIONE CON METODO A TELAIO

EQUIVALENTE

La valutazione del comportamento della struttura e delle azioni agenti su di essa è stata ese-
guita scegliendo di modellare l’edificio con il metodo denominato SAM, acronimo di Simplified
Analysis of Masonry buildings, proposto da Magenes e Calvi. Sviluppato presso l’Università
di Pavia per l’analisi globale di pareti multipiano caricate nel proprio piano è stato esteso
successivamente all’analisi di problemi tridimensionali. La nascita del metodo è conseguente
allo studio dei più ricorrenti quadri fessurativi che caratterizzano gli edifici esistenti e che
hanno evidenziato la concentrazione delle lesioni nelle zone più deboli delle pareti: i maschi
e le fasce di piano.
Il metodo ha un approccio semplificato in quanto prevede una modellazione per macroe-
lementi, basata sulla formulazione a telaio equivalente. L’obiettivo è quello di contenere il
numero dei gradi di libertà del problema e semplificare il processo di preparazione dei dati
di ingresso e di lettura ed interpretazione dei risultati, in modo da consentire l’analisi di interi
edifici4; ciononostante, descrive con un adeguato livello di precisione il comportamento della
struttura. Si può osservare, infatti, da un confronto effettuato dal professor Magenes, che i ri-
sultati in termini di Taglio – Spostamento per una parete modellata agli elementi finiti e a telaio

VULNERABILITÀ SISMICA 245


equivalente sono perfettamente sovrapponibili, nonostante il primo abbia una modellazione
più complessa e dunque più precisa in termini di risposta.

Figura 06.7 | Confronto fra l’analisi non


lineare agli elementi finiti e il metodo
SAM: Meccanismi di rottura e Curve
taglio-spostamento (G. Magenes, Metodi
Semplificati Per l’Analisi Sismica Non
Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia
2000)
Le pareti sono realizzate dall’assemblaggio di setti e fasce, connessi tramite dei nodi. I primi
due sono gli elementi più deboli, modellati mediante elementi monodimensionali beam con
resistenza finita, deformabili assialmente e a taglio. Alle estremità gli elementi nodo, supposti
infinitamente rigidi e resistenti, vengono modellati attraverso l’inserimento di bracci rigidi
(offsets) di opportuna estensione.

Figura 06.8 | Schematizzazione a telaio


equivalente di una parete caricata nel
piano e del singolo setto (G. Magenes,
Metodi Semplificati Per l’Analisi Sismica
Non Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia
2000)

L’altezza della parte deformabile, detta “altezza efficace” del maschio, viene definita secondo
quanto proposto da Dolce5 nel 1989, come riportato nell’immagine:

246 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.9 | Definizione dell’altezza
efficace dei maschi murari (G. Magenes,
Metodi Semplificati Per l’Analisi Sismica
Non Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia
2000)

Tracciate le direttrici che collegano le estremità superiori ed inferiori dei setti, dritte o inclinate
di 30° a seconda della situazione rappresentata nell’immagine, si può definire h’, cioè la
distanza tra i punti medi delle due direttrici per definire l’altezza efficace tramite la formula:

Heff = h’ + 1 / 3 ∙ D ∙ ( Ĥ - h’ ) / h’
con:
Ĥ l’altezza interpiano;
D la larghezza del setto.
Per i maschi murari, gli elementi monodimensionali che li rappresentano corrispondono ai loro
assi baricentrici. Si considera come ipotesi che essi abbiano un comportamento elasto-plasti-
co con limite in deformazione; si suppone, cioè, che il maschio abbia comportamento lineare
elastico finché non viene verificato uno dei possibili criteri di rottura. Tra questi meccanismi
previsti si trovano:
-- la rottura per pressoflessione o ribaltamento che avviene quando il momento flettente
in una delle sezioni estreme della parte deformabile del maschio raggiunge il valore ultimo;
-- la rottura per taglio con fessurazione diagonale che si ha quando il taglio nel maschio
raggiunge il valore ultimo;
-- la rottura per taglio-scorrimento che si assume avvenga lungo un letto di malta in corri-
spondenza di una delle sezioni estreme della parte deformabile.
L’elemento fascia è modellato da un elemento beam che non rappresenta il suo asse baricen-
trico, ma si pone in corrispondenza del cordolo tra il sottofinestra e l’architrave. Se si fosse
in assenza di elementi tenso-resistenti, come il cordolo in calcestruzzo armato o dei tiranti, si
trascurerebbe il contributo resistente delle fasce nei confronti delle sollecitazioni orizzontali;
in questo caso, i maschi murari sarebbero disaccoppiati e avrebbero un comportamento a
mensola.

VULNERABILITÀ SISMICA 247


Analogamente al maschio, la fascia mantiene gli offset rigidi alle estremità della parte defor-
mabile la cui lunghezza efficace, per aperture allineate verticalmente, si assume pari alla luce
libera delle aperture.
Per l’elemento fascia si distinguono due possibili meccanismi di rottura:
-- la rottura per pressoflessione che avviene nella stessa modalità in cui avviene per il
maschio;
-- la rottura per taglio ancora simile a quella dei maschi che tiene conto, però, della diversa
giacitura dei letti di malta rispetto alla linea d’asse dell’elemento e del fatto che la compres-
sione normale ai letti di malta al di sotto delle aperture sia praticamente nulla.
È possibile modellare le fasce secondo un criterio più semplificato ed uno più simile alla
situazione reale: il primo caso è stato visto in precedenza, mentre il secondo prevede l’intro-
duzione di tre elementi fascia corrispondenti rispettivamente all’asse baricentrico del cordolo,
dell’architrave e del sottofinestra.

Figura 06.10 | Modellazione di


una facciata (G. Magenes, Metodi
Semplificati Per l’Analisi Sismica Non
Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia
2000)

Infine, è possibile introdurre l’ipotesi di solai infinitamente rigidi nel piano per ridurre i gradi di
libertà cinematici, qualora lo si ritenga opportuno.

06.5.1 VALIDAZIONE DEL MODELLO


Prima di modellare l’edificio completo, per verificare la validità del metodo, sono stati rea-
lizzati dei modelli di pareti più semplici il cui comportamento risultante dalle analisi è stato
confrontato con i valori ottenuti dai calcoli effettuati con il programma Excel. Come esempio
da studiare si è scelta la parete a due piani in figura 06.11 con un setto pieno e della stessa
larghezza alle spalle, distante 6,50 m.
Seguendo le modalità di calcolo descritte, il baricentro geometrico, a cui si sovrappone quello
delle masse, e il baricentro delle rigidezze, non coincidono da momento che quest’ultimo
risulta più orientato verso il setto pieno perché caratterizzato da una maggiore rigidezza.
Dopo aver individuato con un codice tutti i setti in esame, sono stati calcolati i valori di forza
che ognuno riceve, i relativi spostamenti e gli spostamenti e le rotazioni del piano. Il proce-
dimento è stato effettuato applicando una forza F = 100 kN nel baricentro delle masse in

248 VULNERABILITÀ SISMICA


direzione parallela alle pareti per entrambi i piani, al solo scopo del confronto. I due piani sono
stati studiati individualmente considerando i risultati solo degli elementi appartenenti al piano
di applicazione dell’azione orizzontale.
Figura 06.11 | Piante piano terra e primo
della struttura analizzata

I valori del modulo di elasticità longitudinale e del coefficiente di Poisson sono stati mantenuti
pari a quelli proposti dal Progetto di variante strutturale. Relazione di calcolo6, da cui E = 2300
MPa e ν = 0,25.
Si riportano in tabella gli esiti dei calcoli effettuati, nei due casi:
-- forza appiccata al piano terra

Tabella 06.8 | Spostamenti e rotazioni


Sx Sy θ di piano nel caso di forza applicata al
[mm] [mm] [-] piano terra

0,12 0,00 0,00

Setto b h Ixx Iyy Kx,i Ky,i Fx,i Fy,i Sx Sy


[mm] [mm] [mm4] [mm4] [N/mm] [N/mm] [kN] [kN] [mm] [mm]
x0-1 765,00 540,00 1,00E+10 2,01E+10 18520,06 10092,63 5,53 0,73 0,30 -0,07
x0-2 1750,00 540,00 2,30E+10 2,41E+11 128688,19 23087,72 38,46 0,00 0,30 0,00
x0-3 765,00 540,00 1,00E+10 2,01E+10 18520,06 10092,63 5,53 -0,73 0,30 0,07
x0-4 5280,00 540,00 6,93E+10 6,62E+12 679345,19 69658,95 50,47 0,00 0,07 0,00

Tabella 06.9 | Parametri geometrici,


meccanici, distribuzione delle forze,
spostamenti e rotazioni dei setti

VULNERABILITÀ SISMICA 249


-- forza appiccata al piano primo

Tabella 06.10 | Spostamenti e rotazioni


di piano nel caso di forza applicata al Sx Sy θ
piano primo [mm] [mm] [-]
0,11 0,00 0,00

Setto b h Ixx Iyy Kx,i Ky,i Fx,i Fy,i Sx Sy


[mm] [mm] [mm4] [mm4] [N/mm] [N/mm] [kN] [kN] [mm] [mm]
x1-1 765,00 540,00 1,00E+10 2,01E+10 19750,78 10804,72 5,61 0,74 0,28 -0,07
x1-2 1750,00 540,00 2,30E+10 2,41E+11 134925,43 24716,68 38,31 0,00 0,28 0,00
x1-3 765,00 540,00 1,00E+10 2,01E+10 19750,78 10804,72 5,61 -0,74 0,28 0,07
x1-4 5280,00 540,00 6,93E+10 6,62E+12 699094,66 74573,75 50,48 0,00 0,07 0,00

Tabella 06.11 | Parametri geometrici,


meccanici, distribuzione delle forze,
spostamenti e rotazioni dei setti Una volta noti gli esiti dell’Excel, si è proceduto con la realizzazione del modello del caso
studio su Autocad.
Figura 06.12 | Schematizzazione della
struttura

Successivamente è stato importato sul software Midas, mantenendo proprietà meccaniche


del materiale e la geometria.

250 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.13 | Proprietà meccaniche
impostate su Midas Gen per la
definizione della muratura

I maschi e le fasce sono stati modellati come previsto dal metodo SAM, con le parti deforma-
bili e gli offset rigidi ai nodi che bloccano gli spostamenti in z e le rotazioni in x e y, calcolando
l’altezza effettiva con la formula proposta da Dolce7:

Tabella 06.12 | Parametri per la


Setto h’ D HEff H definizione dell’altezza deformabile del
[mm] [mm] [mm] [mm] setto

x0-1 2541,67 765,00 2600,00 2920,00


x0-2 1969,00 1750,00 2300,00 2920,00
x0-3 2271,67 765,00 2300,00 2920,00
x0-4 4878,41 5280,00 5280,00 2920,00
x1-1 1921,67 765,00 2000,00 2850,00
x1-2 1480,00 1750,00 1480,00 2850,00
x1-3 1921,67 765,00 2000,00 2850,00
x1-4 4528,41 5280,00 5280,00 2850,00

A tutti i setti è stato inserito un vincolo di incastro alla base. Inoltre, per la corretta redi-
stribuzione delle sollecitazioni, si è introdotta l’ipotesi dei solai infinitamente rigidi nel loro
piano che, quindi possono solamente traslare in direzione x e y e ruotare rispetto a z. I setti
risultano quindi connessi tra loro in sommità e alla base. Per definire i diaframmi rigidi su

VULNERABILITÀ SISMICA 251


Midas, vengono inserite le quote dei solai nell’interfaccia “Story Data” e selezionata l’opzione
“Consider” nella colonna “Floor Diaphragm”.
Figura 06.14 | Traslazione rigida del
diaframma di piano

Per un confronto più completo e per definire la soluzione per la modellazione più consona
sono state realizzate quattro soluzioni alternative della struttura analizzata:
-- A il primo modello comprende gli elementi maschio e fascia, dove i secondi schematiz-
zano l’intera porzione di muratura sopra e sotto le aperture, come spiegato in precedenza.
Gli elementi maschio si considerano interamente deformabili, mentre per le fasce, l’offset
rigido è rappresentato da un “link rigido” che impedisce spostamenti e rotazioni relative fra
i nodi da esso collegati. È lo schema che più si avvicina a quello analizzato con Excel;
Figura 06.15 | Schema del modello A

-- B il secondo modello comprende gli stessi elementi con la differenza che l’offset rigido
è presente sia negli elementi maschio che nel cordolo ed è rappresentato aumentando di 6
ordini di grandezza il modulo di rigidezza (E) relativo alle porzioni di parete interessate, in
modo da portare la rigidezza di tali elementi idealmente all’infinito, senza utilizzare funzioni
aggiuntive del software, come appunto i link rigido;

252 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.16 | Schema dei modelli B e C

-- C il terzo modello è uguale al secondo come modellazione, ma si distingue per il fatto


che gli offset rigidi, come per il primo caso, sono rappresentati da un link rigido che impedi-
sce spostamenti e rotazioni relative fra i nodi;
-- D l’ultimo modello è il più elaborato e più simile alla situazione reale; presenta i maschi
modellati come nel secondo e terzo caso e più elementi fascia che rappresentano architra-
vi, cordoli e sottofinestra. Ci si avvale ancora dell’utilizzo dei link rigidi.

Figura 06.17 | Schema del modello D

Anche le simulazioni su Midas considerano due combinazioni di carico con la forza applicata
nel baricentro delle masse: la prima con carico alla quota del primo impalcato e la seconda
con carico alla quota del secondo impalcato. Gli effetti della combinazione di carico che insi-
ste sul primo impalcato vengono confrontati con i risultati ottenuti dall’Excel per i setti al piano
terra, mentre la combinazione di carico che insiste sul secondo impalcato viene confrontata
con i risultati per i setti al piano primo.
È possibile, ora, effettuare le comparazioni tra i quattro modelli e l’Excel per definire il modello
più adeguato.

VULNERABILITÀ SISMICA 253


Figura 06.18 | Modello su Midas Gen

06.5.1.1 CONFRONTO IN TERMINI DI DISTRIBUZIONE DI FORZE


Si considerano le reazioni vincolari corrispondenti ad ogni setto. Si riporta la tabella con tutti i
dati ottenuti dalle simulazioni per le due combinazioni di carico considerate (Fx,PT, Fx,P1):
Tabella 06.13 | Distribuzione delle
componenti in x della forza orizzontale Setto A B C D E
applicata al piano terra per i setti
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
al piano terra e al piano primo per i
setti al primo piano, per tutti i modelli x0,1 5,48 6,25 6,94 6,93 5,53
considerati x0,2 38,05 37,71 35,76 35,88 38,46
x0,3 5,48 5,58 6,54 6,44 5,53
x0,4 50,99 50,46 50,76 50,76 50,47
x1,1 5,55 8,13 9,33 9,34 5,61
x1,2 37,92 37,01 32,74 33,19 38,31
x1,3 5,55 4,79 7,19 6,75 5,61
x1,4 50,98 50,07 50,74 50,72 50,48

Tabella 06.14 | Distribuzione delle


componenti in y della forza orizzontale Setto A B C D E
applicata al piano terra per i setti [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
al piano terra e al piano primo per i
setti al primo piano, per tutti i modelli Fx_x0,1 0,71 0,56 0,79 0,80 0,73
considerati Fx_x0,2 0,00 -0,02 -0,02 -0,03 0,00
Fx_x0,3 -0,71 -0,51 -0,75 -0,74 -0,73
Fx_x0,4 0,00 -0,02 -0,02 -0,03 0,00
Fx_x1,1 0,72 0,20 0,98 0,99 0,74
Fx_x1,2 0,00 -0,03 -0,13 -0,17 0,00
Fx_x1,3 -0,72 -0,40 -0,77 -0,73 -0,74
Fx_x1,4 0,00 -0,01 -0,09 -0,09 0,00

254 VULNERABILITÀ SISMICA


Per avere un’impressione immediata del confronto tra i modelli, sono stati realizzati dei grafici
le cui curve rappresentano ognuna un modello e mostrano l’intensità di forza che ricevono
gli otto setti che compongono il telaio. Sono stati inseriti anche i risultati dati dal foglio Excel, Figura 06.19 | Distribuzione forze in
indicato come modello E. direzione x al piano terra e primo

Figura 06.20 | Distribuzione forze in


direzione y al piano terra e primo

I grafici relativi alla componente x della forza agente sono più significativi per il confronto
rispetto a quelli della componente y, generata dall’eccentricità dovuta alla distanza tra bari-
centro delle masse e delle rigidezze, essendo questa di intensità quasi irrilevante.
Si osserva come le curve, generalmente, siano simili, in particolare al piano terra. Il fatto che
i risultati del primo piano si discostino in maniera leggermente più accentuata è dovuto all’in-
terazione con il piano sottostante: l’errore che si presenta al livello inferiore sarà amplificato a
quello superiore. Assumendo come riferimento la curva grigia, corrispondente al calcolo con
l’Excel in cui oltretutto i piani sono considerati separatamente, si nota la differenza tra i punti
del primo grafico quasi sovrapposti e quelli del secondo che tendono ad allontanarsi; ciò a

VULNERABILITÀ SISMICA 255


dimostrazione di quanto detto in precedenza.
Un altro fattore che influisce sulla differenza tra modelli è la rigidezza degli elementi. I setti X0-4
e il suo corrispondente al piano primo X1-4 sono i più larghi e, quindi, i più rigidi in direzione x;
di conseguenza, assorbono la quota parte di forza agente maggiore, oltre il 50%. Si osserva
che i punti rappresentativi di questo setto risultano quasi sovrapposti per entrambi i piani,
quindi si può concludere che maggiore è la rigidezza, più simile è la risposta dei modelli.

06.5.1.2 CONFRONTO IN TERMINI DI SPOSTAMENTI


In questo caso, vengono messi a confronto i valori di spostamento nelle direzioni x e x per il
nodo alle estremità superiori dei maschi murari per i quattro differenti modelli e l’Excel nelle
due combinazioni di carico (Fx PT, Fx P1) nelle seguenti tabelle:
Tabella 06.15 | Distribuzione dei setti
in direzione x dei setti al piano terra Setto A B C D E
e al piano primo, per tutti i modelli [m] [m] [m] [m] [m]
considerati
x0,1 2,96E-04 1,45E-04 1,86E-04 1,84E-04 3,00E-04
x0,2 2,96E-04 1,45E-04 1,86E-04 1,84E-04 3,00E-04
x0,3 2,96E-04 1,45E-04 1,86E-04 1,84E-04 3,00E-04
x0,4 7,60E-05 7,50E-05 7,50E-05 7,50E-05 7,00E-05
x1,1 5,77E-04 2,23E-04 3,31E-04 3,23E-04 5,80E-04
x1,2 5,77E-04 2,23E-04 3,31E-04 3,23E-04 5,80E-04
x1,3 5,77E-04 2,23E-04 3,31E-04 3,23E-04 5,80E-04
x1,4 1,49E-04 1,47E-04 1,48E-04 1,48E-04 1,40E-04

Tabella 06.16 | Distribuzione dei setti


in direzione y dei setti al piano terra Setto A B C D E
e al piano primo, per tutti i modelli [m] [m] [m] [m] [m]
considerati
x0,1 -7,10E-05 -2,20E-05 -3,50E-05 -3,40E-05 -7,00E-05
x0,2 0,00E+00 0,00E+00 0,00E+00 0,00E+00 0,00E+00
x0,3 7,00E-05 2,30E-05 3,60E-05 3,50E-05 7,00E-05
x0,4 0,00E+00 0,00E+00 0,00E+00 0,00E+00 0,00E+00
x1,1 -1,37E-04 -2,40E-05 -5,70E-05 -5,40E-05 -1,40E-04
x1,2 0,00E+00 0,00E+00 1,00E-06 2,00E-06 0,00E+00
x1,3 1,37E-04 2,50E-05 6,00E-05 5,80E-05 1,40E-04
x1,4 0,00E+00 0,00E+00 1,00E-06 2,00E-06 0,00E+00

Come per il caso precedente, sono stati realizzati i grafici le cui curve rappresentano ognuna
un modello e mostrano gli spostamenti espressi in metri relativi ad ogni setto. Sono stati

256 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.21 | Spostamenti in direzione
inseriti anche i risultati dati dal foglio Excel (modello E). x dei setti al piano terra e primo

Figura 06.22 | Spostamenti in direzione


y dei setti al piano terra e primo

Si nota, innanzitutto, che le curve del modello A e dell’Excel sono sovrapposte; ciò è dovuto
al fatto che i setti in questo modello non sono composti da parti rigide e parti deformabili,
ma sono elementi unici; risultano, quindi, modellati nello stesso modo in cui sono concepiti
nel calcolo sull’Excel. I modelli con il metodo del prof. Magenes considerano, invece, rigide
alcune zone specifiche del modello corrispondenti ai punti di connessione fra maschi murari
e architravi, considerando deformabili le rimanenti parti. Tale schematizzazione comporta un
aumento della rigidezza globale del sistema; ne risulta che i valori di spostamento ottenuti per
i modelli B, C e D sono minori.
Si può apprezzare la somiglianza dei valori ottenuti con i modelli C e D con link rigidi sia in
orizzontale che in verticale. La differenza tra i due consiste nella presenza di più fasce nel
modello D che rappresentano cordolo, architrave e sottofinestra schematizzati nel C come
un elemento unico. Ciò non risulta determinante negli spostamenti del telaio. Il modello B in

VULNERABILITÀ SISMICA 257


cui la rigidezza è stata impostata manualmente, invece, si comporta come schema più rigido
avendo gli spostamenti più bassi.
In generale, il setto più grande su entrambi i piani si distingue per la corrispondenza dei
risultati di tutti i modelli. La motivazione è legata alla rigidezza molto elevata che determina
valori di spostamenti quasi nulli per cui la differenza di risultati pare irrilevante rispetto a quello
degli altri setti.
Per gli spostamenti in direzione y anche i setti centrali X0-2 e X1-2 si comportano allo stesso
modo in tutte le curve. La maggior vicinanza al centro di rigidezza, infatti, determina spo-
stamenti minori rispetto ai setti laterali che, oltre ad avere una rigidezza molto minore, sono
esterni e quindi più distanti dal baricentro.

06.5.1.3 CONFRONTO IN TERMINI DI ROTAZIONI DI PIANO


Si passa, infine, al confronto tra rotazioni nel piano degli impalcati nei quattro modelli, raccolti
nella seguente tabella e successivamente rappresentati nel grafico:
Tabella 06.17 | Confronto tra le rotazioni
di piano nei diversi modelli Piano A B C D E
[rad] [rad] [rad] [rad] [rad]
PT 3,10E-05 1,00E-05 1,60E-05 1,84E-04 3,21E-04
P1 6,10E-05 1,10E-05 2,60E-05 2,50E-04 6,42E-04

Figura 06.23 | Confronto tra le rotazioni


di piano nei diversi modelli

Il solaio ruota rigidamente solo nel suo piano insieme a tutti i setti. La rotazione dipende dalla
rigidezza del sistema. Le curve mostrano che l’Excel risulta essere la soluzione meno rigida,
mentre il modello B, come detto in precedenza, risulta essere il più rigido.
Bisogna, comunque, sottolineare il fatto che il modello che approssima al meglio i valori
calcolati con l’Excel, non necessariamente è quello che rappresenta nel modo più realistico il

258 VULNERABILITÀ SISMICA


comportamento effettivo della struttura.
Partendo dal confronto con un modello semplificato, ma di semplice lettura (modello E realiz-
zato in Excel), si è potuto trarre delle informazioni riguardo alla modellazione della struttura
con il telaio equivalente e l’utilizzo di link rigidi di diverso tipo (modelli B,C,D). Al termine di
questo confronto si è scelto di optare per la soluzione di tipo C in quanto la risposta con il
modello B risulta essere eccessivamente rigida, mentre quella con il modello D non presenta
grandi differenze nonostante l’aumento della complessità del modello.

06.5.2 MODELLAZIONE DELLA STRUTTURA ESISTENTE

06.5.2.1 VERIFICA DEL MODELLO


Il metodo di modellazione che si utilizza per la struttura complessiva del padiglione è il terzo
(C) tra quelli descritti al paragrafo precedente, cioè realizzato con elementi beam, con la zona
deformabile dei setti data dalla formula di Dolce8 e con i link rigidi che collegano le estremità
di maschi e fasce rendendole infinitamente rigide. Tuttavia, il modello è stato rifatto anche con
la prima tipologia di metodo, con i setti interamente deformabili, per valutarne la differenza di
risposte.
I setti del piano terra presentano tutti un vincolo di incastro. Si è introdotta l’ipotesi di solai
infinitamente rigidi nel loro piano, per cui sono stati inseriti i diaframmi ad ogni livello così che
siano consentiti solo gli spostamenti in x e y e le rotazioni rispetto a z. I parametri per definire
il materiale muratura sono i medesimi riportati nella Figura 06.14.
Figura 06.24 | Modello a telaio
equivalente realizzato con Midas Gen

Inizialmente, gli unici carichi considerati sono stati forze orizzontali concentrate di 100 kN ap-
plicate nei baricentri di massa ad ogni impalcato. Le simulazioni con Midas hanno permesso
di ottenere i valori di forze e spostamenti che interessano i vari setti. Si è proceduto, dunque,
con un ulteriore confronto tra i risultati del software con quelli calcolati con il foglio di Excel

VULNERABILITÀ SISMICA 259


descritti al §06.4.1 per valutare che la modellazione della struttura globale desse dei risultati
attendibili.
Le simulazioni sono state effettuate considerando diversi casi di carico a seconda dei valori
che si dovevano utilizzare per il raffronto:
-- Forza concentrata nel baricentro del primo impalcato per valutare reazioni e sposta-
menti dei setti al piano terra;
-- Forza concentrata nel baricentro del secondo impalcato per valutare reazioni e sposta-
menti dei setti al primo piano;
-- Forza concentrata nel baricentro del terzo impalcato per valutare reazioni e spostamenti
dei setti al secondo piano;
-- Forza concentrata nel baricentro del quarto impalcato per valutare reazioni e sposta-
menti dei setti al terzo piano;
-- Forza concentrata nei baricentri del primo e secondo impalcato per valutare reazioni e
spostamenti dei setti al primo piano;
-- Forza concentrata nei baricentri del primo, secondo e terzo impalcato per valutare
reazioni e spostamenti dei setti al secondo piano;
-- Forza concentrata nei baricentri di tutti gli impalcati per valutare reazioni e spostamenti
dei setti al quarto piano.
I risultati di ogni simulazione in termini di reazioni dei setti e rotazioni di piano sono stati
confrontati con quelli ottenuti dai calcoli sull’Excel ottenendo i seguenti grafici:
-- Per forze applicate singolarmente agli impalcati

Figura 06.25 | Confronto per fasce


di setti della distribuzione delle forze
orizzontali al piano terra

Figura 06.26 | Confronto per fasce


di setti della distribuzione delle forze
orizzontali al piano primo

260 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.27 | Confronto per fasce
di setti della distribuzione delle forze
orizzontali al piano secondo

Figura 06.28 | Confronto per fasce


di setti della distribuzione delle forze
orizzontali al piano terzo

-- Per forze applicate su più impalcati


Figura 06.29 | Confronto per fasce
di setti della distribuzione delle forze
orizzontali al piano primo

Figura 06.30 | Confronto per fasce


di setti della distribuzione delle forze
orizzontali al piano secondo

Figura 06.31 | Confronto per fasce


di setti della distribuzione delle forze
orizzontali al piano terzo

VULNERABILITÀ SISMICA 261


Non avendo riscontrato differenze apprezzabili tra i risultati delle due tipologie di simulazioni
(C e A), si è scelto di considerare solamente la prima (C). Si riporta il grafico relativo alle
rotazioni di piano risultanti dall’applicazione di forze orizzontali piano per piano.
Figura 06.32 | Confronto tra rotazioni di
piano per i tre modelli considerati

Nell’analisi globale dell’edificio, le risposte ottenute con i tre diversi modelli considerati hanno
un andamento confrontabile; il modello C con i link rigidi mostra una distribuzione delle forze
più equilibrata tra i setti che si riscontra nell’assenza di picchi accentuati presenti, invece,
negli altri due casi. A livello di rotazioni di piano si nota la somiglianza di comportamento tra il
modello C e l’Excel che si accentua verso l’ultimo impalcato a causa dell’interazione tra i pia-
ni. Il modello A presenta valori più elevati, dovuti probabilmente alla rigidezza globale minore.
Per comprendere meglio dove si concentrino le differenze, per ogni piano sono state indivi-
duate 6 fasce di maschi in base alla loro posizione in pianta, come mostrato in figura:
Figura 06.33 | Indicazione delle sei
fasce di setti individuate

Quindi sono stati rifatti i grafici di confronto considerando separatamente le fasce.


Alle medesime conclusioni a cui si è giunti nel confronto globale, si può aggiungere che si ha
una concentrazione di errore su alcuni elementi delle fasce centrali, come, per esempio, sui
due setti a lato del vano scale nella quarta fascia che risultano notevolmente sollecitati nel
calcolo dell’Excel rispetto ad entrambi i modelli di Midas.
Fatta eccezione per pochi maschi murari, la differenza di risposta si aggira intorno al 30% fra
i tre casi.
Si riportano i diagrammi relativi al primo piano per avere un caso significativo a cui riferirsi; i
restanti grafici sono presenti all’Appendice B.

262 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.34 | Distribuzione delle forze
sui setti della fascia 1 del primo piano
Figura 06.35 | Distribuzione delle forze
sui setti della fascia 2 del primo piano

Figura 06.36 | Distribuzione delle forze


sui setti della fascia 3 del primo piano
Figura 06.37 | Distribuzione delle forze
sui setti della fascia 4 del primo piano

Figura 06.38 | Distribuzione delle forze


sui setti della fascia 5 del primo piano
Figura 06.39 | Distribuzione delle forze
sui setti della fascia 6 del primo piano

VULNERABILITÀ SISMICA 263


06.5.2.2 MODELLO DELL’EDIFICIO
Alla validazione del modello complessivo della struttura è seguita la definizione dei parametri
mancanti che consentano di effettuare l’analisi degli elementi portanti che la compongono,
per poi svolgere le relative verifiche di sicurezza.
Si è proceduto, quindi, all’impostazione dei carichi agenti: i carichi dati dal quarto piano gra-
vano sulla piastra in calcestruzzo che garantisce una distribuzione pressoché uniforme tra i
maschi murari così da non avere concentrazioni di sollecitazioni. Per questo motivo è stato
applicato un carico concentrato in corrispondenza del baricentro delle masse del solaio del
quarto piano di intensità pari ai suoi relativi carichi, solaio stesso incluso.
Per quanto riguarda i piani inferiori, sulle estremità superiori dei setti di ognuno sono stati
aggiunti dei carchi verticali e lineari dati dal peso distribuito al m2 dell’impalcato e dei rela-
tivi carichi variabili moltiplicati per l’interasse di influenza di ogni setto. Quelli paralleli alla
direzione dell’ordito del rispettivo solaio, chiaramente, non avranno nessun carico applicato
ad eccezione del peso proprio e di quello trasmesso dagli elementi soprastanti. I carichi in
questione sono descritti al §05.4.2.
Si è, poi, impostato su Midas che gli elementi abbiano un peso proprio che il programma
applica previa definizione della densità del materiale; nel caso della muratura analizzata si
assume pari a 18 kN/m3.
Poiché il sisma sollecita la massa che compone l’edificio, in particolare quella degli impalcati
che non sono stati modellati, ma solamente schematizzati con un diaframma rigido che col-
leghi i setti, è stato necessario attribuire una massa ad ogni piano, pari al peso del solaio nel
relativo baricentro delle masse. In Midas, quindi, all’interfaccia “Load”, si è scelta la tipologia
di carico “Floor Diaphragm Masses” e selezionato “Point mass”, così da assegnare masse
concentrate a ciascun diaframma.
Il carico orizzontale dato dal sisma verrà impostato, previa definizione dell’azione sismica,
secondo il procedimento di cui si parlerà ai paragrafi seguenti.

Figura 06.40 | Modello a telaio


equivalente realizzato con Midas Gen

264 VULNERABILITÀ SISMICA


06.6 DEFINIZIONE DELL’AZIONE SISMICA
L’azione sismica di progetto si valuta in funzione della pericolosità sismica di base del sito di
studio e dipende dalle caratteristiche morfologiche e stratigrafiche che determinano la rispo-
sta sismica locale. È possibile calcolarla con l’analisi lineare sia nel caso di comportamento
strutturale dissipativo, sia non dissipativo, riferendosi allo spettro di progetto ottenuto per ogni
stato limite.
Sulla sua base dell’azione sismica è possibile valutare il rispetto degli stati limite individuati
riferendosi alle prestazioni della costruzione nel suo complesso. Le NTC 2018 ne individuano
quattro, i primi due sono in esercizio, gli altri due ultimi:
-- Stato Limite di Operatività (SLO) che prevede, in seguito ad un terremoto, assenza di
danni significativi e di interruzioni d’uso;
-- Stato Limite di Danno (SLD) che prevede, in seguito ad un terremoto, la presenza di
danni tali da non mettere a rischio gli utenti e da non compromettere significativamente la
capacità di resistenza e di rigidezza, mantenendosi immediatamente.
-- Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV) per il quale, in seguito ad un terremoto,
si manifestano rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi
danni dei componenti strutturali cui si associa una perdita significativa di rigidezza nei con-
fronti delle azioni orizzontali; la costruzione conserva invece una parte della resistenza e
rigidezza per azioni verticali e un margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni
sismiche orizzontali;
-- Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC) per il quale, in seguito ad un terremoto,
sono previste gravi rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e danni
molto gravi dei componenti strutturali; la costruzione conserva ancora un margine di sicu-
rezza per azioni verticali ed un esiguo margine di sicurezza nei confronti del collasso per
azioni orizzontali.

Figura 06.41 | Schema qualitativo del


comportamento della struttura soggetta
ad azione sismica (studioingmassetti.it)

VULNERABILITÀ SISMICA 265


La pericolosità sismica è definita a partire da due parametri che sono l’accelerazione oriz-
zontale massima attesa (ag) in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido con
superficie topografica orizzontale e le ordinate dello spettro di risposta elastico in accelera-
zione ad essa corrispondente Se(T), con riferimento a prefissate probabilità di eccedenza PVR,
nel periodo di riferimento VR stabilito.
Ad ogni stato limite corrisponde una probabilità si superamento dello stesso nel periodo di
riferimento VR, secondo la seguente tabella estratta dalle NTC18:
Tabella 06.18 | Probabilità di
superamento PVR in funzione dello stato
limite considerato (NTC18)

Il periodo di riferimento, invece, è un lasso di tempo all’interno del quale vengono valutate le
azioni sismiche e si calcola come il prodotto tra la vita nominale dell’edificio in esame VN e il
coefficiente d’uso Cu della struttura definito al variare della classe d’uso:

VR = VN ∙ Cu

La vita nominale di progetto di un’opera è convenzionalmente definita come il numero di anni


nel quale è previsto che l’opera, purché soggetta alla necessaria manutenzione, mantenga
specifici livelli prestazionali. Per lo stabile oggetto di studio, si assume una VN pari a 50 anni.
Tabella 06.19 | Valori minimi della Vita
nominale VN di progetto per i diversi tipi
di costruzioni (NTC18)

Inoltre, con riferimento alle conseguenze di un’interruzione di operatività o di un eventuale


collasso, le costruzioni sono suddivise in quattro classi d’uso definite da normativa NTC18 di
cui si riportano quelle di maggior interesse per il caso di studio:
Tabella 06.20 | Classi d’uso II e III delle
costruzioni (NTC18)

Il coefficiente d’uso Cu si definisce in base alla classe a cui appartiene l’edificio secondo la
tabella:

266 VULNERABILITÀ SISMICA


Tabella 06.21 | Valori dei coefficienti
d’uso Cu (NTC18)

Dunque, per il padiglione maternità la cui classe di utilizzo considerata è la seconda e il


corrispettivo coefficiente risulta pari a 1, la vita di riferimento è di 50 anni.
La valutazione della pericolosità del sito è stata effettuata mediante il foglio di calcolo spe-
rimentale “Spettri-NTC”, fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Inserendo le
coordinate dell’area di progetto, vengono stimate, con buona accuratezza, le caratteristiche
del sito in esame attraverso l’interpolazione dei nodi del reticolo di riferimento. In ogni foglio
del programma vengono richiesti dei valori che consentono di determinare gli spettri di pro-
getto elastici.
Alla prima interfaccia è richiesto l’inserimento della località, in questo caso Lecco, e succes-
sivamente dei primi parametri relativi alla strategia di progettazione (VN e Cu) grazie ai quali
vengono definiti gli spettri di risposta elastici per ogni stato limite, come rappresentati nel
grafico:
Figura 06.42 | Spettri di risposta
elastici nei quattro stati limite per azioni
sismiche a Lecco sulla base dei primi
parametri introdotti

VULNERABILITÀ SISMICA 267


Ulteriori output dei dati preliminari sono i periodi di ritorno (Tr) per ciascuno stati limite e i pa-
rametri che permettono di definire le forme spettrali, nel periodo di riferimento. Tali parametri
sono
-- ag l’accelerazione massima del sito;
-- FO valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro, accelerazione orizzontale;
-- Tc* valore di riferimento per la determinazione del periodo di inizio del tratto a velocità
costante dello spettro in accelerazione orizzontale.
I valori relativi ad ogni parametro sono riportati in tabella.
Tabella 06.22 | Parametri per la
definizione dello spettro di risposta
orizzontale

Per la determinazione dello spettro di progetto elastico devono essere inseriti dei valori rela-
tivi alle caratteristiche del terreno quali la categoria di sottosuolo e la categoria topografica,
necessari per definire localmente la risposta sismica.
In assenza di specifiche analisi che consentano di definire le proprietà del sottosuolo, le
NTC18 propongono un approccio semplificato basato su una classificazione delle categorie
di sottosuolo alla quale si può fare riferimento nel caso in cui le condizioni del terreno in
esame siano riconducibili ad una delle classi presenti nella seguente tabella:
Tabella 06.23 | Categorie di sottosuolo
che permettono l’utilizzo dell’approccio
semplificato (NTC18)

Tale suddivisione in categorie si basa sui valori della velocità di propagazione delle onde di
taglio Vs.

268 VULNERABILITÀ SISMICA


Per quanto riguarda la categoria topografica, si può ancora fare riferimento, per configurazioni
superficiali semplici, alle classi proposte dalla normativa:
Tabella 06.24 | Categorie topografiche
(NTC18)

Il terreno relativo al sito di progetto rientra nella categoria di sottosuolo D, Depositi di terreni a
grana grossa molto addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti9, e topografica
T1, essendo caratterizzata da pendii inferiori a 15°10.
Figura 06.43 | Interfaccia “Spettri-NTC”
per la definizione dell’azione di progetto

Dal momento che il rispetto degli stati limite in esercizio si considera conseguito qualora siano
rispettate le verifiche relative al solo SLD, e lo stesso vale per gli stati limite ultimi nel caso di
verifiche soddisfatte per lo SLV, si considerano gli spettri solamente di questi due stati.
Lo spettro di risposta elastico in accelerazione è espresso da una forma spettrale (spettro
normalizzato) riferita ad uno smorzamento convenzionale del 5%, moltiplicata per il valore
della accelerazione orizzontale massima ag su sito di riferimento rigido orizzontale.
Per ogni spettro sono definiti tre valori di periodi che definiscono il cambio di andamento della
curva dello spettro:
-- TC è il periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello spettro;

VULNERABILITÀ SISMICA 269


-- TB è il periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro ad accelerazione costante;
-- TD è il periodo corrispondente all’inizio del tratto a spostamento costante dello spettro.
Il foglio di calcolo utilizzato fornisce tali valori di periodi per ogni stato limite considerato. A
seconda dell’intervallo di periodi in cui il periodo proprio dell’edificio esistente si pone, si ha
una differente espressione per il calcolo dello spettro di risposta elastico.
Allo stato limite di danno, lo spettro di progetto Sd(T) da considerate per entrambe le com-
ponenti, verticale e orizzontale, è lo spettro elastico corrispondente di cui si riporta il grafico.
Figura 06.44 | Spettro di risposta
(componente orizzontale e verticale) per
lo SLD

Nel caso di comportamento dissipativo, come avviene per gli stati limite ultimi, gli effetti delle
azioni sismiche sono calcolati riferendosi allo spettro di progetto ridotto, ottenuto sostituendo
il fattore η con 1/q. Viene, quindi, introdotto un fattore di comportamento q, da utilizzare nella
direzione considerata per l’azione sismica, dipendente dalla tipologia strutturale, dal suo
grado di iperstaticità e dai criteri di progettazione adottati, che tenga conto delle capacità
dissipative del materiale.
Il valore limite del fattore relativo allo SLV è dato dalla formula:

qlim = q0 ∙ KR

270 VULNERABILITÀ SISMICA


dove:
KR è un fattore che dipende dalle caratteristiche di regolarità in altezza della costruzione,
con valore pari ad 1 per costruzioni regolari in altezza e pari a 0,8 per costruzioni non
regolari in altezza;
q0 è il valore massimo del fattore di comportamento allo SLV, dipendente dalla Classe
di Duttilità, dalla tipologia strutturale e dal rapporto αu / α1; i valori, per quanto riguarda la
muratura, sono riportati nella seguente tabella da NTC18:

Tabella 06.25 | Valori massimi del valore


di base q0 del fattore di comportamento
allo SLV in funzione della tipologia
strutturale (NTC18)

I valori di αu e α1 corrispondono rispettivamente al 90% del moltiplicatore della forza sismi-


ca orizzontale per il quale, mantenendo costanti le altre azioni, la costruzione raggiunge la
massima forza resistente e al moltiplicatore della forza sismica orizzontale per il quale, man-
tenendo costanti le altre azioni, il primo pannello murario raggiunge la sua resistenza ultima
(a taglio o a pressoflessione). Per la muratura, si possono assumere i seguenti valori di αu / α1:

Tabella 06.26 | Valori del rapporto αu/


α1 in funzione della tipologia strutturale
(NTC18)

L’edificio considerato è realizzato in muratura ordinaria e regolare in altezza, perciò si otten-


gono i seguenti valori:

Tabella 06.27 | Parametri per la


KR αu/ α1 q0 q definizione del fattore di comportamento

1,00 1,70 2,98 2,98

Per la componente verticale di assume un coefficiente di struttura pari a 1,5.


Con il foglio di calcolo “Spettri-NTC”, inseriti i valori calcolati, si ottiene lo spettro di progetto
allo SLV:

VULNERABILITÀ SISMICA 271


Figura 06.45 | Spettro di risposta
(componentte orizzontale e verticale)
per lo SLV

06.7 ANALISI STATICA LINEARE


Il confronto tra la capacità della struttura e l’azione sismica agente può essere effettuato
adottando diversi metodi che si distinguono in lineari e non lineari in funzione delle carat-
teristiche dell’edificio e in statici e dinamici in relazione al fatto che l’equilibrio sia trattato
dinamicamente o staticamente.
Per le sole costruzioni la cui risposta sismica, in ogni direzione principale, non dipenda signi-
ficativamente dai modi di vibrare superiori, è possibile utilizzare, per comportamenti strutturali
sia dissipativi sia non dissipativi, il metodo delle forze laterali o “analisi lineare statica”. In
essa l’equilibrio è trattato staticamente, l’analisi della struttura è lineare e l’azione sismica è
modellata attraverso lo spettro di progetto.
Essa consiste nell’applicazione di forze statiche equivalenti alle forze d’inerzia indotte dall’a-
zione sismica e può essere effettuata per costruzioni che non superino i 40 metri di altezza,
si sviluppino in modo regolare in alzato e il cui periodo del modo di vibrare principale nella
direzione in esame (T1) non superi 2,5 ∙ TC o TD.
Si procede con questa tipologia di analisi in via preliminare per ottenere una distribuzione delle

272 VULNERABILITÀ SISMICA


sollecitazioni sismiche da confrontare successivamente con i risultati di analisi più accurate.
In assenza di calcoli dettagliati, è possibile valutare il valore del periodo proprio di vibrazione
secondo NTC08 mediante la formula:

T1 = C1 ∙ H3/4
dove:
H è l’altezza della costruzione, in metri, dal piano di fondazione;
C1 è il coefficiente che dipende dalla tipologia di edificio che per costruzioni con qualsiasi
tipo di struttura che non sia a telaio in acciaio o in calcestruzzo armato è pari a 0,050.

Tabella 06.28 | Periodo proprio di


C1 H T1 vibrazione
[m] [s]
0,05 23,15 0,53

Considerando i diagrammi degli spettri riportati nel paragrafo precedente in SLV e SLD,
all’ascissa pari al valore del periodo T1 corrisponde un valore di ordinata che rappresenta lo
spettro di progetto Sd(T). La formula che permette di calcolare il valore dello spettro varia in
funzione della posizione del periodo nella curva che, nel caso in esame, si pone sul plateau
per entrambi gli stati limite, quindi è compreso tra TB e TC. Di conseguenza, la formula che
permette di calcolarlo è la seguente:

Sd(T) = ag ∙ S ∙ η ∙ Fo

Con η sostituito da 1/q per ridurre il valore dello spettro, nel caso di stati limite ultimi. I para-
metri che rientrano nelle espressioni sono stati descritti al paragrafo precedente. Si ottengono
i valori tabulati:
Tabella 06.29 | Parametri relativi allo
Stato limite TB TC TD Sd(T) spettro di risposta orizzontale
[s] [s] [s] [g]
SLD 0,18 0,54 1,70 0,11
SLV 0,22 0,66 1,82 0,09

Nell’ipotesi di solai infinitamente rigidi nel loro piano, le azioni orizzontali vengono redistribuite
sugli elementi resistenti in funzione della loro rigidezza. Per poter valutare la forza agente su
ciascuna massa di piano è necessario definire il peso dell’edificio, calcolato nella combina-
zione sismica:
G1 + G2 + ∑ Qkj ∙ ψ2j

VULNERABILITÀ SISMICA 273


Tabella 06.30 | Massa complessiva
dell’edificio Elementi Codice carico Peso specifico Carico
[kN/m3] [kN/m2]
Livello 4 G1 1974,00
G2 339,47
CV 77,64
Q 0,00 0,00
Tot 2391,11
Livello 3 G1 5405,00
G2 2256,00
CV 7402,70
Q 0,60 2820,00
Tot 20274,81
Livello 2 G1 2160,00
G2 2246,40
CV 11625,91
Q 0,30 777,60
Tot 16809,91
Livello 1 G1 2100,00
G2 2184,00
CV 11462,46
Q 0,30 756,00
Tot 16502,46
Livello 0 G1 2100,00
G2 2184,00
CV 9597,25
Q 0,80 4032,00
Tot 17913,25
Peso complessivo Tot 71500,44

La forza da applicare a ciascuna massa della costruzione è data dalla formula seguente:

Fi = Fh ∙ zi ∙ Wi / ∑j (zj ∙ Wj )
dove:
Fi è la forza da applicare alla massa i-esima;
Wi e Wj sono i pesi, rispettivamente, della massa i e della massa j;
zi e zj sono le quote, rispetto al piano di fondazione, delle masse i e j;
Fh è la forza del sisma agente sull’edificio, calcolata secondo la formula:

274 VULNERABILITÀ SISMICA


Fh = Sd(T1) ∙ W ∙ λ / g
con:
W che è pari al peso complessivo della costruzione;
λ è coefficiente pari a 0,85 se T1 < 2 ∙ TC e la costruzione ha almeno tre orizzontamenti,
uguale a 1,0 in tutti gli altri casi;
g è l’accelerazione di gravità;
Sd(T1) è l’ordinata dello spettro di risposta di progetto, variabile in funzione dello stato limite
considerato.
In questa fase non vengono combinate le azioni del sisma nelle due direzioni x e y in quanto i
dati ottenuti da questa analisi vengono utilizzati per effettuare un confronto con i valori estra-
polati dal modello a telaio equivalente per dimostrarne l’affidabilità.

Tabella 06.31 | Forza orizzontale agente


Piani z Wi Fh (SLV) Fi (SLV) Fh (SLD) Fi (SLD) complessiva e divisa per piano negli
[m] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] stati limite SLV e SLD

4 16,80 20274,81 5230,25 2306,17 6976,00 3076,23


3 13,20 16809,91 5230,25 1502,33 6976,00 2003,97
2 8,60 16502,46 5230,25 960,89 6976,00 1281,74
1 3,80 17913,25 5230,25 460,87 6976,00 614,77
0 0,00 0,00 5230,25 0,00 6976,00 0,00

06.7.1 CONFRONTO CON MIDAS


Sul modello a telaio equivalente realizzato su Midas è stato impostato un carico sismico con
la tipologia di carico “Seismic Loads” che applica forze equivalenti statiche nei baricentri delle
masse, sia in direzione x che y, considerando, per questa analisi statica, il 100% delle azioni
singolarmente nelle due direzioni, senza combinarle.
I valori inseriti per la valutazione dello spettro di progetto sono gli stessi considerati con il
programma “Spettri NTC” e il periodo proprio è stato definito scegliendo tra le impostazioni
del programma la stessa espressione utilizzata per il calcolo con Excel (da NTC08), consi-
derando come altezza dell’edificio 23,15 metri. Si ottiene il medesimo periodo (0,53 s) e la
medesima azione spettrale.

VULNERABILITÀ SISMICA 275


Figura 06.46 | Azione sismica agente
per ogni piano

Il taglio totale alla base è pari a 5137,86 kN, mentre nell’analisi “a mano” risulta uguale a
5230,25 kN. Le azioni sismiche agenti su ogni piano raggiungono valori confrontabili con
quelli ottenuti dall’analisi precedente come si può osservare dalla tabella:
Tabella 06.32 | Confronto valori di forze
orizzontali agenti per piano tra Excel e Piano Fi (Excel) Fi (Midas)
Midas Gen
[kN] [kN]
4 2306,17 2055,05
3 1502,33 1416,37
2 960,89 1120,93
1 460,87 545,51
0 0,00 0,00

Una volta verificata la validità del modello a telaio equivalente è possibile effettuare un’analisi
più approfondita passando dall’analisi lineare statica a quella lineare dinamica.

276 VULNERABILITÀ SISMICA


06.8 ANALISI MODALE
L’analisi modale o “analisi lineare dinamica” è il metodo d’analisi lineare di riferimento per
determinare gli effetti dell’azione sismica, per comportamenti strutturali sia dissipativi sia
non dissipativi. In essa l’equilibrio è trattato dinamicamente e l’azione sismica è modellata
attraverso lo spettro di progetto.

Figura 06.47 | Schema qualitativo


dei modi di vibrare di un edificio
(pisanoingegneria.it)

Il procedimento proposto da questa analisi prevede innanzitutto la determinazione dei modi di


vibrare della costruzione, da cui il nome; in seguito si esegue il calcolo degli effetti dell’azione
sismica, rappresentata dallo spettro di risposta di progetto, per ciascuno dei modi di vibrare
individuati e si combinano questi effetti.
Non è necessario considerare tutti i modi di vibrare dell’edificio, è sufficiente che si consideri-
no tutti quelli con massa partecipante superiore al 5% e un numero di nodi la cui somma delle
masse sia superiore all’85%.
Per la combinazione degli effetti relativi ai singoli modi deve essere utilizzata una combina-
zione quadratica completa (CQC) degli effetti relativi a ciascun modo, come indicato nella
seguente espressione:

dove:
Ej è il valore dell’effetto relativo al modo j;
ρij è il coefficiente di correlazione tra il modo i e il modo j, calcolato, nel caso di uguale
smorzamento ξ dei modi i e j, si esprime come:

con:
ξ smorzamento viscoso;
βij rapporto tra l’inverso dei periodi di ciascuna coppia i-j di modi ( βij = Tj / Ti ).

VULNERABILITÀ SISMICA 277


Tali parametri sono stati riportati sul modello a telaio equivalente realizzato con MidasGen,
secondo il seguente procedimento.
In primis si è impostata la funzione di conversione dei pesi propri in masse, dopodiché sono
stati definiti gli spettri di risposta nell’interfaccia “RS Function” inserendo le coordinate otte-
nute dal foglio di calcolo “Spettri-NTC” per gli stati limite di danno e salvaguardia della vita.
Sono stati, poi, impostati quattro casi di carico - in direzione x e y, per gli spettri elastici e di
progetto – combinati secondo il metodo CQC. L’altro metodo presente tra le opzioni di Midas
è il metodo SRSS proposto dall’Eurocodice 8 che permette di calcolare la risposta sismica
quando le risposte modali principali possono essere considerate tra loro indipendenti; tuttavia
non è contemplato dalle NTC18.
Infine, è stati inserito il numero dei modi di vibrare e le impostazioni per l’estrazione de-
gli autovalori (Eigenvalue) per i quali Midas propone tre formulazioni differenti: il metodo
“Subspace iteration”, generalmente usato per sistemi di elementi finiti di grande scala; il me-
todo “Lanczos”, usato per calcolare i modi più bassi; il metodo “Ritz” vectors che prevede una
procedura iterativa. Nel caso in esame è stato utilizzato il metodo di Lanczos, considerando
i primi 10 modi di vibrare della struttura per trovare quelli effettivamente necessari all’analisi.
È emerso che i modi di vibrare che coinvolgono più dell’85% della massa e che, quindi,
verranno presi in considerazione, sono i primi 5, con una massa complessiva dell’88,44 %.
Si riportano nelle seguenti tabelle le caratteristiche dinamiche della struttura per i primi 5
modi con le relative frequenze e masse partecipanti. Vengono poi mostrate le deformate
dell’edificio nei casi considerati.
Tabella 06.33 | Caratteristiche dinamiche
della struttura per i primi modi di vibrare: N. Modo Frequenza Periodo
frequenza e periodo [1/s] [s]
1 3,46 0,29
2 3,65 0,27
3 5,93 0,17
4 9,82 0,10
5 9,85 0,10
Tabella 06.34 | Caratteristiche dinamiche
della struttura per i primi modi di vibrare: N. Modo TRAN-X TRAN-X TRAN-Y TRAN-Y ROTN-Z ROTN-Z
masse partecipanti Massa Somma Massa Somma Massa Somma
[%] [%] [%] [%] [%] [%]
1 78,74 78,74 0,00 0,00 0,09 0,09
2 0,00 78,74 79,04 79,04 0,00 0,09
3 0,05 78,79 0,00 79,04 79,62 79,70
4 10,56 89,35 0,00 79,04 0,01 79,71
5 0,00 89,35 10,96 90,00 0,00 79,71

278 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.48 | Primo modo di vibrare
della struttura
Figura 06.49 | Secondo modo di vibrare
della struttura
Figura 06.50 | Terzo modo di vibrare
della struttura
Figura 06.51 | Quarto modo di vibrare
della struttura
Figura 06.52 | Quinto modo di vibrare
della struttura

VULNERABILITÀ SISMICA 279


06.9 COMBINAZIONE DEI CARICHI
L’effetto sismico determinato tramite la formula di CQC viene considerato all’interno di una
combinazione di carico che è, appunto, quella sismica data dalla relazione:

E + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2 + ...

Le casistiche in cui può essere valutata l’azione sismica agente sono diverse, ne consegue
la possibilità formulazione di varie combinazioni di carico, precisamente 32; ipotizzando di
trascurare l’eccentricità di piano, per semplicità, si considerano 8 combinazioni.
Innanzitutto, bisogna ricordare che l’azione sismica lavora lungo le due direzioni ortogonali
x e y e in entrambi i casi va considerato il verso che può essere sia positivo che negativo.
L’altro aspetto importante è la presenza contemporanea del sisma in entrambe le direzioni:
se considero l’azione sismica lungo x, allora a quest’azione dovrò sovrapporre il 30% nella
direzione ortogonale, ovvero lungo y e viceversa. Permutando i coefficienti moltiplicativi si
possono ottenere gli effetti più gravosi come definiscono le NTC18 attraverso l’espressione:

1,00 ∙ Ex + 0,30 ∙ Ey + 0,30 ∙ Ez

La componente verticale, nel caso in esame, non va considerata in quanto se ne tiene conto
unicamente in casi come la presenza di elementi pressoché orizzontali con luce superiore a
20 m, elementi precompressi, elementi a mensola di luce superiore a 4 m.
In conclusione, le otto combinazioni utilizzate, ad eccezione di quella allo SLU, sono le
seguenti:

1,00 ∙ Ex + 0,30 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

1,00 ∙ Ex - 0,30 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

- 1,00 ∙ Ex + 0,30 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

- 1,00 ∙ Ex - 0,30 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

0,30 ∙ Ex + 1,00 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

0,30 ∙ Ex - 1,00 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

280 VULNERABILITÀ SISMICA


- 0,30 ∙ Ex + 1,00 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

- 0,30 ∙ Ex - 1,00 ∙ Ey + G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22 ∙ Qk2

Anch’esse sono state inserite nel modello dell’edificio realizzato su Midas, insieme a quella
in SLU.
In sintesi, una volta definite le caratteristiche dinamiche della struttura - modi di vibrare, pe-
riodi, massa partecipante – da cui derivano gli effetti delle azioni sismiche agenti per ogni
modo, poi combinati con la relativa combinazione quadratica, è stato possibile definite tutte
le 8 combinazioni di carico sismico in cui la CQC rientra. Impostati tutti i parametri e le com-
binazioni, SLU inclusa, su Midas, il programma ha calcolato tutte le azioni sollecitanti della
struttura; esportando i dati si sono ricavati gli inviluppi per ogni elemento portante così da
poter effettuare le verifiche di sicurezza: prima considerando gli elementi per come sono allo
stato attuale, poi con l’eventuale aggiunta di rinforzo come si vedrà al Capitolo 7.

06.10 VERIFICHE DI SICUREZZA


Le verifiche degli elementi costituenti la struttura sono effettuate sia sui maschi murari che
sulle travi di accoppiamento; vengono condotte secondo le ipotesi di conservazione delle
sezioni piane e trascurando la resistenza a trazione per flessione della muratura e fanno
riferimento solamente agli stati limite ultimi, non essendo necessarie le verifiche in esercizio.
Le resistenze di progetto impiegate sono la resistenza a compressione e a taglio, utilizzare
rispettivamente per le verifiche a pressoflessione e a carichi concentrati e per le verifiche a
taglio. Le formule per il calcolo sono le seguenti:

fd = fk / ( γm ∙ FC )

fvd = fvk / ( γm ∙ FC )
dove:
γm è il coefficiente parziale di sicurezza sulla resistenza a compressione della muratura,
comprensivo delle incertezze di modello e di geometria;
FC è il fattore di conoscenza;
fk è la resistenza a compressione caratteristica della muratura;
fvk è la resistenza caratteristica a taglio della muratura in presenza delle effettive tensioni
di compressione; viene considerata sulla base della formulazione della rottura a taglio per

VULNERABILITÀ SISMICA 281


scorrimento di Mohr-Coulomb e può essere ricavata tramite la relazione:

fvk = fvk0 + 0,4 ∙ σn ≤ fvk,lim = 0,0065 ∙ fb


con:
fvk0 resistenza caratteristica a taglio in assenza di carichi verticali;
σn tensione normale media dovuta ai carichi verticali agenti nella sezione di verifica;
fb resistenza normalizzata a compressione verticale dei blocchi;
fvk,lim valore massimo della resistenza caratteristica a taglio che può essere impiegata nel
calcolo.
In tabella si riportano i valori indicati, in parte già definiti in fase di indagini della struttura:

Tabella 06.35 | Parametri meccanici


della muratura analizzata FC γm Fk Fd Fvk0 Fbk Fvk,lim
[MPa] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa]
1 3 7,02 2,34 0,117 10,00 0,65

Gli stati limite ultimi da verificare sono i seguenti:


-- Pressoflessione nel piano del muro;
-- Pressoflessione fuori piano del muro, per carichi laterali;
-- Taglio per azioni nel piano del muro;
-- Carichi concentrati;
-- Flessione e taglio di travi di accoppiamento.
Nel caso in esame, tuttavia, non ci sono situazioni che richiedono la verifica per carico
concentrato. Le resistenze di progetto vengono confrontate con le azioni agenti ricavate
dal modello a telaio equivalente della struttura realizzato con MidasGen, come descritto nei
paragrafi precedenti.

06.10.1 PRESSOFLESSIONE NEL PIANO


Nella pressoflessione, secondo la sovrapposizione degli effetti, si sommano le tensioni date
dai due contributi considerati separatamente di azione assiale e momento flettente; si as-
sume, inoltre, che la muratura non sia reagente a trazione e ci sia una distribuzione delle
compressioni non lineare.
Figura 06.53 | Schema della
pressoflessione nel piano (L. Geresini,
verifiche di strutture in muratura
secondo le NTC2008 e EC6, Università
degli studi di Sassari)

282 VULNERABILITÀ SISMICA


Per la verifica della una sezione di un setto si effettua un confronto tra il momento agente di
progetto (Md) con il momento ultimo resistente (Mu):

Md ≤ Mu

Quest’ultimo, considerando una sezione rettangolare e diagramma delle compressioni rettan-


golare con valore della resistenza pari a 0,85 ∙ fd, si calcola come:

Mu = ( l2 ∙ t ∙ σ0 / 2 ) ∙ [ 1 - ( σ0 / 0,85 ∙ fd ) ]
dove:
Mu è il momento corrispondente al collasso per pressoflessione;
l è la lunghezza complessiva della parete (comprensiva della zona tesa);
t è lo spessore della zona compressa della parete;
fd è la resistenza a compressione di progetto della muratura
σ0 è la tensione normale media, riferita all’area totale della sezione e ricavata tramite la
formula:
σ0 = N / ( l ∙ t )

Con N forza assiale agente positiva se di compressione e assunta nulla se di trazione; in


questo ultimo caso il momento resistente vale 0.
Le azioni agenti assiale e flettente sui setti sono state estrapolate da Midas da cui si riportano
come esempio i diagrammi di azione assiale, momento e taglio nel piano dei setti che com-
pongono la facciata a nord per la combinazione di carico sismica 100 - 30.
Seguendo la formula fornita dalle Norme Tecniche, per tutti i setti individuati sull’edificio sono

Figura 06.54 | Diagrammi dei momenti


flettenti sui setti della facciata nord

Figura 06.55 | Diagrammi delle azioni


assiali sui setti della facciata nord

VULNERABILITÀ SISMICA 283


state effettuate le verifiche attraverso il confronto tra il momento agente con quello resistente
il cui esito è riportato nelle tabelle all’Appendice C. Il codice dei maschi riprende quello stabi-
lito ed è visibile nelle piante, anch’esse in Appendice. Tutte le verifiche hanno esito positivo.

06.10.2 PRESSOFLESSIONE FUORI PIANO


La verifica a pressoflessione fuori piano per carichi laterali si svolge mantenendo le stesse
ipotesi descritte per le verifiche nel piano del muro, inoltre, nel caso di adozione dell’ipotesi
di articolazione completa delle estremità della parete, è consentito far riferimento al metodo
semplificato riportato in seguito.
La resistenza unitaria di progetto richiesta per questo tipo di verifica è la resistenza ridotta fd,rid
riferita all’elemento strutturale calcolata come

fd,rid = Φ ∙ fd

In cui Φ è un coefficiente di riduzione della resistenza del materiale il cui valore, dipendente
dalla snellezza convenzionale λ e dal coefficiente di eccentricità m, si può ricavare dalla
seguente tabella:
Tabella 06.36 | Valori del coefficiente
Φ con l’ipotesi della articolazione a
cerniera (NTC18)

L’elevata snellezza delle pareti può indurre quelli che si definiscono effetti del secondo ordine,
cioè, le sollecitazioni flettenti del primo ordine date dall’azione assiale per la sua eccentricità,
sono incrementate a causa dell’aumento dell’eccentricità dovuto al momento stesso.
Figura 06.56 | Lesioni dovute a
pressoflessione fuori piano (L. Geresini,
verifiche di strutture in muratura
secondo le NTC2008 e EC6, Università
degli studi di Sassari)

284 VULNERABILITÀ SISMICA


Mediante la snellezza convenzionale della parete, è possibile controllare tali effetti; infatti,
dal valore di λ dipende il coefficiente che riduce il valore di resistenza di progetto della parete
per tenere conto di tali effetti. La snellezza, il cui valore massimo ammissibile è pari a 20, si
valuta con la formula:
λ = h0 / t
dove:
t è lo spessore della parete;
h0 è la lunghezza libera di inflessione della parete valutata in base alle condizioni di vincolo
ai bordi ed è data dalla relazione:
h0 = ρ ∙ h

In cui h è l’altezza interna di piano e ρ è il fattore laterale di vincolo che tiene conto dell’effi-
cacia del vincolo fornito dai muri ortogonali. Esso assume il valore unitario per muri isolati,
mentre nel caso in cui non avesse aperture e fosse irrigidito efficacemente da due muri
trasversali di spessore inferiore ai 200 mm e lunghezza maggiore di 1/5 ∙ h, posti ad inte-
rasse a, si assumono i valori proposti dalla tabella.
Tabella 06.37 | Fattore laterale di vincolo
(NTC18)

I setti dell’edificio in esame rientrano nel caso in cui il fattore valga 1 per cui la lunghezza
di libera inflessione corrisponde alla loro altezza. Tutte le snellezze ottenute si attestano su
valori inferiori a quello limite stabilito, come risulta dalle tabelle riportate in Appendice C per
ogni parete di ogni piano.
Il secondo parametro che consente di determinare Φ è il coefficiente di eccentricità m, definito
dalla relazione:
m=6∙e/t

essendo e l’eccentricità totale e t lo spessore del muro.


Le eccentricità dei carichi verticali sullo spessore della muratura sono principalmente tre:
-- Eccentricità dovute alle eccentricità totali dei carichi verticali date dalle formule:

eS1 = N1 ∙ d1 / ( N1 + ∑N2 ); eS2 = ∑ (N2 ∙ d2) / ( N1 + ∑N2 )


dove:
es1 è l’eccentricità della risultante dei carichi trasmessi dai muri dei piani superiori rispetto
al piano medio del muro da verificare;
es2 è l’eccentricità delle reazioni di appoggio dei solai soprastanti la sezione di verifica;

VULNERABILITÀ SISMICA 285


N1 è il carico trasmesso dal muro sovrastante supposto centrato rispetto al muro stesso;
N2 è la reazione di appoggio dei solai sovrastanti il muro da verificare;
d1 è l’eccentricità di N1 rispetto al piano medio del muro da verificare;
Figura 06.57 | Parametri per la
definizione dell’eccentricità eS2 (L.
Geresini, verifiche di strutture in
muratura secondo le NTC2008 e EC6,
Università degli studi di Sassari)

d2 è l’eccentricità di N2 rispetto al piano medio del muro da verificare.


-- Eccentricità accidentali dovute alle tolleranze morfologiche e dimensionali connesse
alle tecnologie di esecuzione. Per tenerne conto si considera un valore ea, assunto almeno
uguale a:
ea = h / 200
Con h pari all’altezza interpiano.
-- Eccentricità ev dovuta alle azioni orizzontali considerate agenti in direzione normale al
piano della muratura e calcolate come:
ev = M v / N
Dove:
Mv è il massimo momento flettente dovuto alle azioni orizzontali
N è lo sforzo normale nella relativa sezione di verifica.
Il muro è supposto incernierato al livello dei piani e, in mancanza di aperture, anche in
corrispondenza dei muri trasversali, se questi hanno interasse minore di 6 m.
Le eccentricità es, ea e ev vanno convenzionalmente combinate tra di loro secondo le due
espressioni:
e1 = | es | + ea e2 = e1 / 2 + | ev |

Per la verifica dei muri nelle loro estremità viene adottato il valore di e = e1; il valore di e = e2
è adottato, invece, per la verifica della sezione ove è massimo il valore di Mv. L’eccentricità di
calcolo e non può comunque essere assunta inferiore ad ea, inoltre deve risultare:

e1 ≤ 0,33 ∙ t; e2 ≤ 0,33 ∙ t

286 VULNERABILITÀ SISMICA


Dopo aver definito il coefficiente di eccentricità m e la snellezza di ogni setto, è possibile
ricavarne il coefficiente di riduzione Φ e di conseguenza la resistenza ridotta.
Si procede, perciò, alla verifica alla pressoflessione secondo le stesse modalità con cui è sta-
ta effettuata quella nel piano con la medesima formula in cui i valori di spessore e lunghezza
della parete sono invertiti:
Mu = ( t2 ∙ l ∙ σ0 / 2 ) ∙ [ 1 - σ0 / ( 0,85 ∙ fd,rid )]

Le verifiche riguardano le sezioni più sollecitate dei setti e i risultati sono riportati nelle tabelle
all’Appendice C. Buona parte dei maschi analizzati soddisfano i requisiti richiesti.

06.10.3 TAGLIO NEL PIANO


La verifica a taglio prevede il confronto tra l’azione agente VEd e quella resistente Vt calcolata
sulla base della resistenza di progetto a taglio (fvd ). La formula prescritta dalla normativa è la
seguente:
Vt = l’ ∙ t ∙ fvd
dove:
l’ è la lunghezza della parte compressa della parete ottenuta sulla base di un diagramma
lineare delle compressioni ed in assenza di resistenza a trazione;
t è lo spessore della parete.
La resistenza di progetto fvd prevede il calcolo della tensione normale media sulla parte com-
pressa della sezione σn.
Figura 06.58 | Diagrammi delle azioni di
taglio sui setti della facciata nord

Non tutte le verifiche effettuate risultano soddisfatte. I valori sono riportati nelle tabelle all’Ap-
pendice C.

06.10.4 FLESSIONE E TAGLIO NELLE TRAVI DI ACCOPPIAMENTO


Le travi garantiscono l’accoppiamento tra i setti murari e la modalità di rottura che le carat-
terizzano sono per eccessivo sforzo di presso-tenso flessione, o per taglio, analogamente a
quanto avviene nel maschio.
Nel modello a telaio equivalente realizzato in Midas, dal quale sono state ricavate le azioni
agenti sugli elementi, non sono stati considerati i cordoli in calcestruzzo, ma solamente le

VULNERABILITÀ SISMICA 287


travi in muratura.
La capacità a taglio Vt delle travi di accoppiamento in presenza di un cordolo di piano o di un
architrave resistente a flessione efficacemente ammorsato alle estremità, legata al meccani-
smo dello scorrimento può essere calcolata in modo semplificato come:

Vt = h ∙ t ∙ fvd0
dove:
h e t sono rispettivamente altezza e spessore della sezione;
fvd0 = fvk0 / γm è la resistenza di progetto a compressione della muratura in direzione
orizzontale (nel piano della parete).
Figura 06.59 | Rottura per taglio delle
fasce murarie (G. Magenes, Metodi
Semplificati Per l’Analisi Sismica Non
Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia
2000)

Per il meccanismo di pressoflessione, in cui si assiste ad una concentrazione di sforzi sulla


diagonale dell’elemento sollecitato, la capacità massima resistente, sempre in presenza di
elementi orizzontali resistenti a trazione in grado di equilibrare una compressione orizzontale
nelle travi in muratura, può essere valutata come:

Mu = Hp ∙ h / 2 ∙ [ 1 - Hp / ( 0,85 ∙ fbd ∙ h ∙ t ) ]
dove:
Hp è il minimo tra la capacità a trazione dell’elemento teso disposto orizzontalmente ed il
valore 0,4 ∙ fbd ∙ h ∙ t
fbd è la resistenza di progetto a compressione della muratura in direzione orizzontale (nel
piano della parete) e si calcola come
fbd = fbk / γm

288 VULNERABILITÀ SISMICA


La capacità a taglio, associata a tale meccanismo, si ottiene con la formula:

Vp = Mfu / l
Figura 06.60 | Rottura per compressione
eccessiva nel puntone inclinato (G.
Magenes, Metodi Semplificati Per
l’Analisi Sismica Non Lineare Di Edifici
in Muratura, Pavia 2000)

Con l luce libera della trave in muratura.


Per la verifica a taglio, infine, bisogna rispettare la condizione:

Vd ≤ VRd
dove:
VRd = min ( Vt; Vp )

Le verifiche sono state effettuate per tutti gli elementi trave. Ne risulta che la buona parte non
soddisfano i requisiti minimi. Gli esiti sono riportati nelle tabelle all’Appendice C.

06.11 MECCANISMI DI COLLASSO


La valutazione della sicurezza sismica degli edifici in muratura esistenti va eseguita, oltre che
con riferimento al comportamento globale, anche con riferimento all’analisi dei meccanismi
locali di collasso. Infatti, quando la costruzione non manifesta un comportamento d’insieme,
ma reagisce al sisma come una serie di sottosistemi, la verifica su un modello complessivo
non rispecchia il suo effettivo comportamento sismico e risultano necessarie verifiche locali.
In questo caso, i meccanismi di risposta sono meno resistenti e duttili di quelli che coinvolgo-
no la risposta d’insieme del fabbricato.

VULNERABILITÀ SISMICA 289


Generalmente, quando le pareti portanti di un edificio soggetto ad un terremoto hanno un
comportamento scatolare, si manifestano i meccanismi di danno in cui le forze sismiche
agiscono parallelamente al piano dei muri: l’organismo strutturale, infatti, reagisce alle forze
d’inerzia indotte dal sisma prevalentemente con sollecitazioni di taglio nelle pareti, limitando
l’attivazione di meccanismi di collasso locali per flessione fuori dal piano. Questo comporta-
mento si manifesta nel caso in cui gli edifici presentino una regolare distribuzione delle pareti
resistenti secondo due direzioni ortogonali efficacemente ammorsate tra loro e rispetto agli
orizzontamenti rigidi nel piano. In assenza di tali fattori e di elementi locali di vulnerabilità,
quali aperture o azioni orizzontali associate alle masse, i principali meccanismi di danno che
Figura 06.61 | Azioni nel piano e fuori
piano (Prof. Lagomarsino a cura di,
analisi sismica di edifici in muratura e
misti)

si manifestano sono legati alle azioni agenti fuori piano.


Per comprendere le possibili modalità di collasso globali o locali di una costruzione è
fondamentale effettuare un’accurata analisi che consenta di riconoscere le condizioni e le
vulnerabilità che determinano l’attivazione di tali meccanismi di danno. Il rilievo, quindi, deve
essere volto in particolare alla valutazione di quegli aspetti che maggiormente condizionano
la risposta sismica dell’edificio oggetto d’indagine: le caratteristiche geometriche e tecnolo-
giche, l’efficacia delle connessioni e la qualità della muratura, nonché le azioni agenti sugli
elementi strutturali.
Lo studio dei meccanismi fuori piano si effettua tramite l’analisi limite dell’equilibrio secondo
l’approccio cinematico che permette di determinare l’andamento dell’azione orizzontale che
la struttura è progressivamente in grado di sopportare all’evolversi del meccanismo. Il proce-
dimento da seguire secondo tale metodo prevede che, una volta individuato il meccanismo
locale che può interessare l’edificio, si imposti lo schema di calcolo di riferimento che consiste
nel trasformare la parte di costruzione interessata in un sistema labile (catena cinematica)
al cui interno vengono individuati i corpi rigidi definiti in base ai possibili piani di frattura, le
condizioni di vincolo dei corpi e le forze agenti su di essi.
L’entità dell’azione sismica che attiva il cinematismo esaminato viene definita attraverso il
calcolo di un fattore detto moltiplicatore delle azioni orizzontali (α). Supponendo di appli-
care un’azione orizzontale alle masse dell’elemento murario e immaginare che tale azione

290 VULNERABILITÀ SISMICA


orizzontale sia via via crescente, essa è rappresentata dal tale coefficiente di collasso α.
Dunque, si procede con il calcolo del moltiplicatore e della sua evoluzione al crescere dello
spostamento dk di un punto di controllo della catena cinematica, scelto solitamente in pros-
simità del baricentro delle masse, fino all’annullamento della forza sismica orizzontale (α=0);
infine si trasforma la curva ottenuta in curva di capacità, ovvero in accelerazione a* e sposta-
mento d* spettrali e si effettuano le verifiche di sicurezza.
Il metodo si applica previa introduzione delle ipotesi di:
-- resistenza nulla a trazione della muratura;
-- assenza di scorrimento tra i blocchi;
-- resistenza a compressione infinita della muratura.

06.11.1 ANALISI CINEMATICA LINEARE

Tra i meccanismi cinematicamente ammissibili in quanto compatibili con le caratteristiche


dell’edificio analizzato, si innesca quello che richiede minore energia, ovvero quello il cui
valore di moltiplicatore risulta essere il più basso. Il valore per cui si attiva il collasso si indica
con α0.
Figura 06.62 | Coefficiente di collasso.
Per α = α0 si ha l’attivazione del
meccanismo di collasso (resintec.it)

Per determinarlo si può applicare il Principio dei Lavori Virtuali, in termini di spostamenti,
eguagliando il lavoro totale eseguito dalle forze esterne ed interne applicate al sistema11:

dove:
Pi è la generica forza peso applicata al blocco (peso proprio o portato);
Pj è la generica forza peso non direttamente applicata al blocco, la cui massa, per effetto
dell’azione sismica, genera una forza orizzontale sugli elementi della catena cinematica, in

VULNERABILITÀ SISMICA 291


quanto non efficacemente trasmessa ad altre parti dell’edificio;
Fh è il valore assoluto della generica forza esterna applicata a un blocco;
δix è lo spostamento virtuale orizzontale del punto di applicazione del peso i-esimo Pi;
δiy è lo spostamento virtuale verticale del punto di applicazione del peso j-esimo Pi;
δjx è lo spostamento virtuale orizzontale del punto di applicazione del peso j-esimo Pj;
δh è lo spostamento virtuale del punto di applicazione dell’h-esima forza esterna;
n è il numero di forze peso applicate ai diversi blocchi della catena cinematica;
m è il numero di forze peso non direttamente gravanti sui blocchi le cui masse, per effetto
dell’azione sismica, generano forze orizzontali sugli elementi della catena cinematica, in
quanto non efficacemente trasmesse ad altre parti dell’edificio;
o è il numero di forze esterne non associate alle masse;
Lfi è il lavoro di eventuali forze interne.
In alternativa si possono utilizzare le equazioni di equilibrio in cui il coefficiente di collasso
risulta essere l’incognita. L’equazione si trasforma spesso in un’equazione di equilibrio tra un
momento stabilizzante e uno ribaltante; in questo caso si possono scrivere direttamente le
espressioni dei due momenti.

06.11.2 ANALISI CINEMATICA NON LINEARE


Una volta determinato il valore del moltiplicatore, la Circolare 617 prevede un’analisi cinema-
tica non lineare per ottenere una accelerazione al suolo di collasso (a0*), paragonabile allo
SLV con quella ottenuta dalla formula proposta da normativa, basata sui dati ottenuti dallo
spettro di risposta.
Si definisce, quindi, la massa partecipante al cinematismo M* valutata considerando gli spo-
stamenti virtuali dei punti di applicazione dei diversi pesi, associati al cinematismo, come una
forma modale di vibrazione, con la seguente espressione:

dove:
n+m è il numero delle forze peso Pi applicate le cui masse, per effetto dell’azione sismica,
generano forze orizzontali sugli elementi della catena cinematica;
δx,i è lo spostamento virtuale orizzontale del punto di applicazione dell’i-esimo peso Pi.
L’accelerazione sismica spettrale a* si ottiene moltiplicando per l’accelerazione di gravità il
moltiplicatore α e dividendolo per la frazione di massa partecipante al cinematismo.
L’accelerazione spettrale di attivazione del meccanismo vale:

292 VULNERABILITÀ SISMICA


dove:
g è l’accelerazione di gravità;
FC è il fattore di confidenza che nel caso in esame vale 1 essendo dipendente dal livello di
conoscenza (LC3);
e* è la frazione di massa partecipante della struttura calcolata secondo la formula:

06.11.3 VERIFICA DI SICUREZZA IN STATO LIMITE SI SALVAGUARDIA DELLA VITA


La verifica allo Stato limite di salvaguardia della vita dei meccanismi locali può essere svolta
con il criterio semplificato che prevede l’utilizzo del fattore di struttura q (analisi cinematica
lineare).
Nel caso in cui la verifica riguardi un elemento isolato o una porzione della costruzione so-
stanzialmente appoggiata a terra, la verifica secondo questo procedimento è soddisfatta se
l’accelerazione spettrale a0* che attiva il meccanismo soddisfa la seguente disuguaglianza:

a0* ≥ ag(PVR) ∙ S / q
in cui
ag è funzione della probabilità di superamento dello stato limite scelto e della vita di
riferimento;
q è il fattore di struttura che vale 2,98;
S è il fattore di amplificazione locale del suolo di fondazione.
Se invece il meccanismo locale interessa una porzione della costruzione posta ad una certa
quota, si deve tener conto del fatto che l’accelerazione assoluta alla quota della porzione di
edificio interessata dal cinematismo è in genere amplificata rispetto a quella al suolo. Una
approssimazione accettabile consiste nel verificare, anche che:

a0* ≥ Se(T1) ∙ ψ(Z) ∙ γ / q


dove:
Se(T1) è lo spettro elastico funzione della probabilità di superamento dello stato limite
scelto del 10% nel periodo di riferimento VR, calcolato per il periodo T1;
T1 è il primo periodo di vibrazione dell’intera struttura nella direzione considerata;
ψ(Z) è il primo modo di vibrazione nella direzione considerata, normalizzato ad uno in

VULNERABILITÀ SISMICA 293


sommità all’edificio; in assenza di valutazioni più accurate può essere assunto pari a Z / H,
dove
H è l’altezza della struttura rispetto alla fondazione;
Z è l’altezza, rispetto alla fondazione dell’edificio, del baricentro delle linee di vincolo tra i
blocchi interessati dal meccanismo ed il resto della struttura;
γ è il corrispondente coefficiente di partecipazione modale che in assenza di valutazioni
più accurate può essere assunto pari a 3 ∙ N / ( 2 ∙ N + 1 ), con N numero di piani dell’edificio.

06.11.4 TIPOLOGIE DI MECCANISMI


I meccanismi di collasso più significativi si possono raggruppare in quattro categorie come
proposto dalle Schede illustrative dei principali meccanismi di collasso locali negli edifici
esistenti in muratura e dei relativi modelli cinematici di analisi, allegato alle “Linee Guida”
proposte dalla ReLUIS12:
-- Ribaltamento semplice di parete;
-- Ribaltamento composto di parete;
-- Flessione verticale di parete;
-- Flessione orizzontale di parete.
Per ogni meccanismo vengono illustrate le condizioni di vincolo della parete interessata dal
meccanismo, le carenze e le vulnerabilità associate al meccanismo, cioè l’ambito di applica-
zione e i requisiti che si devono verificare affinché il meccanismo si manifesti, i sintomi che
manifestano l’avvenuta attivazione del meccanismo e le possibili condizioni differenti che si
possono riscontrare nelle strutture e che possono influenzare l’evoluzione del fenomeno.

06.11.4.1 RIBALTAMENTO SEMPLICE DI PARETE


Il meccanismo rappresenta una situazione di danno tra le più frequenti. Si schematizza come
una rotazione rigida di intere facciate o porzioni di parete intorno ad una cerniera cilindrica
orizzontale posta alla base e che percorrono la struttura muraria sollecitata da azioni fuori dal
piano.
Si definiscono le condizioni e le caratteristiche principali connesse al meccanismo.

Condizioni di vincolo della parete


-- Assenza di vincoli in sommità;
-- Assenza di collegamento alle pareti ortogonali. Il collasso si manifesta per primo nella
parete normale all’azione sismica.

Carenze e vulnerabilità associate al meccanismo


-- Assenza di dispositivi di collegamento come cordoli o catene ai piani;
-- Orizzontamenti deformabili e/o mal collegati;

294 VULNERABILITÀ SISMICA


-- Intersezioni murarie e ammorsamenti di cattiva qualità;
-- Presenza di spinte non contrastate sulla parete;
-- Muratura a sacco o paramenti mal collegati.

Sintomi che manifestano l’avvenuta attivazione del meccanismo


-- Lesioni verticali in corrispondenza delle intersezioni murarie;
-- Fuori piombo della parete ribaltante;
-- Sfilamento di travi degli impalcati.

Differenti varianti che possono essere coinvolte nel meccanismo


-- Uno o più livelli della parete, in relazione alla presenza di collegamento ai diversi
orizzontamenti;
-- l’intero spessore del muro o il solo paramento esterno, in relazione alle caratteristiche
della struttura muraria il cui caso limite è rappresentato dalla tipologia a sacco;
-- diverse geometrie della parete, in relazione alla presenza di discontinuità anche legate
alla fessurazione o di aperture come porte e finestre.

Modalità di manifestazione del meccanismo


-- Ribaltamento di una parete monolitica a un piano o della parte alta della parete che si
manifesta attraverso la rotazione rigida di porzioni sommitali di facciate rispetto ad assi in
prevalenza orizzontali alla base di esse e che percorrono la struttura muraria sollecitata da
azioni fuori dal piano. Questo caso interessa in particolare l’ultimo livello dell’edificio oppure
porzioni di parete sottostanti la copertura;

Figura 06.63 | Schema e foto rottura


per ribaltamento di parete monolitica
ad un piano (L. Milano, A. Mannella, C.
Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative
dei principali meccanismi di collasso
locali negli edifici esistenti in muratura e
dei relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

-- Ribaltamento di una parete monolitica a più piani che si manifesta attraverso la rotazione

VULNERABILITÀ SISMICA 295


rigida di intere facciate;
Figura 06.64 | Schema e foto rottura
per ribaltamento di parete monolitica
ad più piani (L. Milano, A. Mannella, C.
Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative
dei principali meccanismi di collasso
locali negli edifici esistenti in muratura e
dei relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

-- Ribaltamento di una parete a doppia cortina cui meccanismo si manifesta attraverso


la rotazione rigida della cortina esterna di pareti a paramenti scollegati, o anche a sacco,
rispetto ad assi in prevalenza orizzontali alla base di esse e che percorrono la struttura
muraria sollecitata da azioni fuori dal piano. In tali casi i due paramenti possono arrivare ad
avere comportamenti pressoché indipendenti, oppure, se sono accostati, interagire lungo
la superficie in comune. È possibile, quindi, che, in fase sismica, il paramento interno tra-
sferisca parte della propria inerzia su quello esterno. Essendo problematica la valutazione
della deformabilità che consente il trasferimento di azioni orizzontali attraverso la superficie
di contatto tra i due paramenti, è opportuno ipotizzare l’interazione tra essi limitata alla sola
sommità della parete e considerare un cinematismo che interessa entrambe i paramenti.
Se si ritiene opportuno analizzare un meccanismo che interessa il solo paramento esterno,
è comunque possibile considerare le medesime espressioni proposte per il caso di parete
monolitica riferendole, in questo caso, alla sola cortina esterna.
Figura 06.65 | Schema e foto rottura
per ribaltamento di parete a doppia
cortina (L. Milano, A. Mannella, C.
Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative
dei principali meccanismi di collasso
locali negli edifici esistenti in muratura e
dei relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

296 VULNERABILITÀ SISMICA


06.11.4.2 RIBALTAMENTO COMPOSITO DI PARETE
Il meccanismo si manifesta attraverso la rotazione rigida di intere facciate o porzioni di pareti
rispetto ad assi in prevalenza orizzontali accompagnata dal trascinamento di parti delle strut-
ture murarie appartenenti alle pareti di controvento. Questa tipologia riguarda generalmente
murature a comportamento monolitico perché il fenomeno di trascinamento di una porzione
di struttura muraria appartenente a un’angolata libera oppure a pareti di spina da parte di una
parete ortogonale all’azione sismica può attivarsi solo in pareti di buona qualità. In presenza
di aperture in prossimità dell’intersezione tra i muri, la forma e le dimensioni del cuneo di
distacco sono determinate da queste.
Si definiscono le condizioni e le caratteristiche principali connesse al meccanismo.

Condizioni di vincolo della parete


-- Assenza di vincolo in sommità;
-- Efficace connessione con le murature ortogonali.

Carenze e vulnerabilità associate al meccanismo


-- Assenza di elementi di collegamenti rigidi nei solai come cordoli o catene;
-- Orizzontamenti deformabili e/o mal collegati;
-- Presenza di spinte non contrastate sulla parete;
-- Bucature localizzate in prossimità delle intersezioni murarie;
-- Muratura con ridotte proprietà meccaniche.

Sintomi che manifestano l’avvenuta attivazione del meccanismo


-- Presenza di lesioni diagonali sulle pareti di controvento;
-- Fuori piombo della parete ribaltante;
-- Sfilamento delle travi degli orizzontamenti.

Differenti varianti che possono essere coinvolte nel meccanismo


-- Uno o più livelli della parete, a seconda dei collegamenti ai diversi orizzontamenti;
-- Diverse geometrie del macro-elemento dovuto alle qualità della muratura della parete
di controvento, alla presenza di aperture nella stessa e alla tipologia degli orizzontamenti
sovrastanti.

Modalità di manifestazione del meccanismo


-- Ribaltamento composto di un cuneo diagonale che si manifesta attraverso la rotazione
rigida di porzioni sommitali di facciate rispetto ad assi in prevalenza orizzontali accompagna-
ta dal trascinamento di parti delle strutture murarie appartenenti alle pareti di controvento.
In questo caso il ribaltamento interessa soltanto l’ultimo livello dell’edificio oppure porzioni

VULNERABILITÀ SISMICA 297


di parete sottostanti la copertura;
Figura 06.66 | Schema e foto rottura
per ribaltamento composto di cuneo
diagonale (L. Milano, A. Mannella, C.
Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative
dei principali meccanismi di collasso
locali negli edifici esistenti in muratura e
dei relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

-- Ribaltamento composto di un cuneo a doppia diagonale che si manifesta attraverso la


rotazione rigida di intere facciate o porzioni di pareti rispetto ad assi in prevalenza orizzon-
tali accompagnata dal trascinamento di parti delle strutture murarie appartenenti alle pareti
di controvento. La configurazione del macro-elemento è definita dal distacco, nelle pareti
di controvento, di un cuneo a doppia diagonale. Questa condizione è legata generalmente
alla presenza di solai rigidi, solitamente realizzati in laterocemento o comunque dotati di
una soletta armata o di cordoli in c.a., non efficacemente ancorati alla muratura sottostan-
te. Questi, pur non rappresentando un vincolo al ribaltamento, contrastano l’innalzamento
della parte superiore di muratura di controvento;
Figura 06.67 | Schema e foto rottura
per ribaltamento composto di cuneo
a doppia diagonale (L. Milano, A.
Mannella, C. Morisi, A. Martinelli,
Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici
esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012)

-- Ribaltamento del cantonale il cui meccanismo si manifesta attraverso la rotazione rigida


di un cuneo di distacco, delimitato da superfici di frattura ad andamento diagonale nelle

298 VULNERABILITÀ SISMICA


pareti concorrenti nelle angolate libere, rispetto ad una cerniera posta alla base dello stes-
so. Meccanismi di questo tipo sono frequenti in edifici che presentano spinte concentrate
in testa ai cantonali dovute in particolar modo ai carichi trasmessi dai puntoni dei tetti a
padiglione.

Figura 06.68 | Schema e foto rottura per


ribaltamento del cantonale (L. Milano,
A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli,
Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici
esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012)

06.11.4.3 FLESSIONE VERTICALE DI PARETE


Il meccanismo si manifesta con la formazione di una cerniera cilindrica orizzontale che divide
la parete in due blocchi ed è descritto dalla rotazione reciproca degli stessi attorno a tale
asse per azioni fuori dal piano. La struttura muraria, infatti, è costruita per sovrapposizione
di elementi lapidei e laterizi vincolati da una malta che, se di qualità non garantita e quindi
poco prestante, può non essere in grado di sopportare gli sforzi di flessione indotti dalle azioni
ortogonali al suo piano. Nel punto in cui la parete risulta più vulnerabile si forma una cerniera
cilindrica orizzontale che consente l’innesco del cinematismo.
Si definiscono le condizioni e le caratteristiche principali connesse al meccanismo.

Condizioni di vincolo della parete


-- Trattenimento efficace in testa alla parete;
-- Carenza di collegamento alle pareti ortogonali;
-- Solai intermedi privi di qualsiasi connessione.

Carenze e vulnerabilità associate al meccanismo


-- Snellezza eccessiva delle pareti;
-- Muratura a sacco o paramenti mal collegati;
-- Spinte orizzontali localizzate (archi, volte);
-- Orizzontamenti intermedi mal collegati o non trattenuti.

VULNERABILITÀ SISMICA 299


Sintomi che manifestano l’avvenuta attivazione del meccanismo
-- Spanciamenti e fuori piombo della parete;
-- Lesioni orizzontali e verticali;
-- Sfilamento delle travi degli orizzontamenti intermedi.

Differenti varianti che possono essere coinvolte nel meccanismo


-- Uno o più livelli della parete, in relazione alla presenza di collegamento ai diversi
orizzontamenti;
-- L’intero spessore del muro o il solo paramento esterno, soprattutto quando il solo para-
mento interno è collegato ai solai, in relazione alle caratteristiche della struttura;
-- Diverse geometrie della parete, in relazione alla presenza di discontinuità o di aperture
e spinte localizzate sulla parete.

Modalità di manifestazione del meccanismo


-- Flessione verticale di parete a un piano in cui si assiste alla formazione di una cerniera
cilindrica orizzontale che divide la parete compresa tra due solai successivi in due blocchi
ed è descritto dalla rotazione reciproca degli stessi attorno a tale asse per azioni fuori dal
piano;
Figura 06.69 | Schema e foto rottura
per flessione verticale di parete ad un
piano (L. Milano, A. Mannella, C. Morisi,
A. Martinelli, Schede illustrative dei
principali meccanismi di collasso locali
negli edifici esistenti in muratura e dei
relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

-- Flessione verticale di parete a più piani che si manifesta attraverso la formazione di una
cerniera cilindrica orizzontale che divide la parete compresa tra due solai efficacemente
connessi alla muratura in due blocchi ed è descritto dalla rotazione reciproca degli stessi
attorno a tale asse per azioni fuori dal piano. È il caso particolare in cui la tesa muraria è
individuata da tre livelli dell’edificio con due impalcati intermedi non collegati alla muratura
ed è frequente negli edifici che presentano solai appoggiati ed un cordolo in copertura;

300 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.70 | Schema e foto rottura
per flessione verticale di parete a più
piani (L. Milano, A. Mannella, C. Morisi,
A. Martinelli, Schede illustrative dei
principali meccanismi di collasso locali
negli edifici esistenti in muratura e dei
relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

-- Flessione verticale di parete a doppia cortina a uno o più piani che si manifesta con la
formazione di una cerniera cilindrica orizzontale che divide la cortina esterna di una parete
compresa tra due solai successivi in due blocchi ed è descritto dalla rotazione reciproca
degli stessi attorno a tale asse per azioni fuori dal piano.
Figura 06.71 | Foto rottura per flessione
verticale di parete a doppia cortina
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi,
A. Martinelli, Schede illustrative dei
principali meccanismi di collasso locali
negli edifici esistenti in muratura e dei
relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

06.11.4.4 FLESSIONE ORIZZONTALE DI PARETE


Il meccanismo si manifesta con l’espulsione di materiale dalla zona sommitale della parete e
col distacco di corpi cuneiformi accompagnato dalla formazione di cerniere cilindriche oblique
e verticali per azioni fuori dal piano. Si verifica nel caso in cui le pareti siano efficacemente
ammorsate tra loro, ma il cui lato sommitale non sia trattenuto da alcun dispositivo.
Inoltre, può avvenire per due differenti modalità di collasso, ovvero per l’instabilità orizzontale
legata all’allontanamento delle pareti di controvento nel caso di edifici isolati, di testata o
d’angolo e per crisi del materiale nel caso di cella interclusa in una schiera e parete confinata
lateralmente.
Si definiscono le condizioni e le caratteristiche principali connesse al meccanismo.

VULNERABILITÀ SISMICA 301


Condizioni di vincolo della parete
-- Efficace collegamento alle pareti ortogonali;
-- Assenza di vincolo in sommità.

Carenze e vulnerabilità associate al meccanismo


-- Solaio di copertura mal collegato alla muratura;
-- Presenza di coperture spingenti;
-- Presenza di aperture ricavate nello spessore murario come nicchie e canne fumarie;
-- Muratura a sacco o paramenti mal collegati;
-- Muri di spina distanti (parete snella).

Sintomi che manifestano l’avvenuta attivazione del meccanismo


-- Lesioni verticali e oblique sulla faccia esterna e interna della parete e rigonfiamenti;
-- Sfilamento delle travi del tetto.

Differenti varianti che possono essere coinvolte nel meccanismo


-- L’intero spessore del muro o solo il paramento esterno in relazione alle caratteristiche
della struttura muraria;
-- Diverse geometrie della parete, a causa di discontinuità o aperture e della qualità della
muratura.

Modalità di manifestazione del meccanismo


-- Flessione orizzontale di parete confinata rappresenta il caso particolare in cui l’attiva-
zione del cinematismo è dovuta allo schiacciamento della muratura in corrispondenza delle
cerniere plastiche, a causa dello stato tensionale indotto dalle azioni sismiche, e riguarda
essenzialmente le facciate di celle intercluse in edifici a schiera.
Figura 06.72 | Schema e foto rottura
per flessione orizzontale di parete
confinata (L. Milano, A. Mannella, C.
Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative
dei principali meccanismi di collasso
locali negli edifici esistenti in muratura e
dei relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

302 VULNERABILITÀ SISMICA


-- Flessione orizzontale di parete a doppia cortina che prevede l’espulsione di materiale
costituente la cortina esterna della zona sommitale della parete e col distacco in essa di
corpi cuneiformi accompagnato dalla formazione di cerniere cilindriche oblique e verticali
per azioni fuori dal piano. In assenza di confinamento il moltiplicatore è calcolato ignorando
l’interazione tra i due paramenti ed ipotizzando un cinematismo che li coinvolge entrambi.
Figura 06.73 | Foto rottura per flessione
orizzontale di parete a doppia cortina
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi,
A. Martinelli, Schede illustrative dei
principali meccanismi di collasso locali
negli edifici esistenti in muratura e dei
relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

06.11.5 VERIFICA A FLESSIONE VERTICALE DI PARETE


Come spiegato in precedenza, per comprendere le possibili modalità di collasso globali o
locali di una costruzione è fondamentale conoscere le caratteristiche della struttura muraria
e le potenziali vulnerabilità.
A livello geometrico, l’edificio si presenta regolare in alzato anche con l’aggiunta del piano di
nuova progettazione che segue nella sagoma l’andamento dell’esistente; la sezione orizzon-
tale, invece, mostra una maggiore articolazione data dalle numerose rientranze e sporgenze
di volumi. Infine, la simmetria in pianta riveste un ruolo importante nella risposta globale sotto
azioni orizzontali.
I materiali impiegati per la costruzione sono di buona qualità come si evince dal rilievo mate-
rico e di degrado che mostra lo stato in cui versa la muratura che non presenta gravi segni
di problemi strutturali come fessurazioni o crolli. A conferma delle prestazioni dei materiali
ci sono le prove effettuate a campione sui maschi murari i cui parametri meccanici rivelano
capacità portanti superiori rispetto a quelle minime che la normativa NTC18 suggerisce per le
stesse tipologie murarie. Le pareti da tre a cinque teste rastremano verso l’alto e si ipotizza
siano realizzate a regola d’arte con giunti sfalsati tra loro in modo da evitare localizzazioni di
sforzi nei punti deboli della malta.
Si assume che l’ammorsamento tra pareti ortogonali tra loro sia tale da consentire un compor-
tamento d’insieme all’edificio; inoltre, il fatto che i solai siano stati sostituiti con nuove tipologie
come il Plastbau Metal e il solaio a piastra in calcestruzzo e che siano collegati alla muratura

VULNERABILITÀ SISMICA 303


mediante dei cordoli in calcestruzzo a tutti i livelli di impalcato, garantisce una rigidezza tale
da consentire la trasmissione delle spinte orizzontali agli elementi portanti verticali.
A fronte di queste osservazioni è possibile ipotizzare quali siano i meccanismi di collasso che
potrebbero interessare l’edificio oggetto di studio. Dalle conoscenze acquisite e in base alle
assunzioni fatte sulle tecnologie costruttive e sulla qualità dei materiali risulta che la struttura
sia in grado di sviluppare un comportamento scatolare, tipicamente richiesto agli edifici in
muratura e in grado di limitare i meccanismi locali.
Escludendo, quindi, che possa manifestarsi il ribaltamento delle pareti sia semplice che com-
posto grazie alla presenza dei cordoli e al buon ammorsamento tra le pareti ed escludendo la
flessione orizzontale per l’assenza di coperture spingenti o solai mal connessi alla muratura,
ci si concentra sulla possibilità di avere un meccanismo di flessione verticale su ciascun piano
e non globale sull’intera altezza, vista la presenza dei solai interpiano.
Si procede, dunque, analizzando in maniera più approfondita tale meccanismo di collasso
schematizzabile in modo semplificato come mostrato nell’immagine.

Figura 06.74 | Schema meccanismo di


collasso per flessione verticale di parete
(S. Vallucci, F. Monni, Meccanismi di
collasso per edifici in muratura, DACS
Università Politecnica delle Marche)

Per descriverne il funzionamento si suppone di vincolare una generica parete con un cor-
dolo alle estremità rappresentato da un carrello sulla sommità della parete e una cerniera
alla base. Il meccanismo di collasso modifica lo schema come indicato nella figura 06.74:
la parete sotto l’azione sismica si “spancia” e si inflette in avanti. Tale schema va ripetuto
su tutti i piani perché ognuno avrà un valore di moltiplicatore differente. Tutti i parametri da
considerare all’interno del sistema sono individuati nelle Schede illustrative13 dei meccanismi
di collasso proposte dalle ReLUIS.

304 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.75 | Schema meccanismo di
collasso per flessione verticale di parete
ad un piano (L. Milano, A. Mannella, C.
Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative
dei principali meccanismi di collasso
locali negli edifici esistenti in muratura e
dei relativi modelli cinematici di analisi,
ReLUIS 2012)

dove:
-- α è il moltiplicatore orizzontale dei carichi agenti sui macro-elementi;
-- Wi è il peso proprio della parete al piano i-esimo o del macro-elemento i-esimo;
-- FVi è la componente verticale della spinta di archi o volte sulla parete al piano i-esimo;
-- FHi è la componente orizzontale della spinta di archi o volte sulla parete al piano i-esimo;
-- PSi è il peso del solaio agente sulla parete al piano i-esimo;
-- N è il generico carico verticale agente in testa al macro-elemento;
-- si è lo spessore della parete al piano i-esimo;
-- hi è il braccio verticale dell’azione trasmessa dal solaio e/o dal tirante alla parete al
piano i-esimo oppure è l’altezza del macro-elemento i-esimo;
-- d è il braccio orizzontale del generico carico verticale trasmesso in testa al
macro-elemento;
-- ai è il braccio orizzontale del carico trasmesso dal solaio sulla parete al piano i-esimo;
-- hVi è il braccio verticale della spinta di archi o volte al piano i-esimo;
-- dVi è il braccio orizzontale delle azioni trasmesse da archi o volte al piano i-esimo.

VULNERABILITÀ SISMICA 305


La soluzione prevede l’utilizzo del principio dei lavori virtuali espresso mediante l’equazione:

α ∙ [ W1∙ δ1x + W2∙ δ2x + FV∙ δVx ] + FH∙ δVx - W1∙ δ1y - W2∙ δ2y - N ∙ δNy - PS∙ δPy - FV∙ δVy = 0

in alternativa è possibile utilizzare l’equilibrio alla rotazione del setto.


Il valore di α è valutato al variare di μ, termine che consente di individuare la posizione della
cerniera cilindrica lungo l’altezza della parete; perciò, si scrivono le altezze e i pesi delle due
porzioni in cui si rompe il setto, in funzione di μ:

h1 = ( μ - 1 ) ∙ h / μ; h2 = h / μ;

W1 = W / μ; W2 = ( μ - 1 ) ∙ W / μ

Anche gli spostamenti virtuali dei punti di applicazione delle forze agenti sul sistema nella
rispettiva direzione di azione possono essere espressi in funzione di μ ottenendo i seguenti
valori:
δ1x = - h ∙ ( μ - 1 ) / ( 2 ∙ μ ); δ1y = s / 2;

δ2x = - h ∙ ( μ - 1 ) / ( 2 ∙ μ ); δ2y = s ∙ ( μ + 1 ) / 2;

δVx = - hV ∙ ( μ - 1 ); δVy = s + dV ∙ ( μ - 1 );

δPy = s + a ∙ ( μ - 1 ); δNy = s + d ∙ ( μ - 1 ).

È possibile riscrivere l’equazione dei Lavori virtuali sostituendo all’interno i valori dipendenti
da μ ottenendo l’espressione che definisce il valore del moltiplicatore di collasso:

Il valore del parametro μ che minimizza il moltiplicare è calcolabile, in generale, imponendo


che sia nulla la derivata di α rispetto a μ. Così facendo si perviene ad espressioni complesse,
perciò risulta più conveniente individuare μ utilizzando il foglio di calcolo di Excel.
Per effettuare la verifica è stato selezionato il maschio murario indicato in pianta, lungo tutti i
piani dell’edificio.

306 VULNERABILITÀ SISMICA


Figura 06.76 | Indicazione in pianta del
setto verificato

Nella situazione oggetto di studio non sono presenti archi e volte all’interno del fabbricato,
perciò tutti i valori di forze e bracci ad essi connessi risultano essere nulli.
Si riportano in tabella i parametri descritti nello schema statico relativi alle geometrie e ai
carichi assiali agenti dei setti analizzati.

Tabella 06.38 | Parametri geometrici


Codice s l h N d PS a W e di carico relativi allo schema del
setto [m] [m] [m] [kN/m] [m] [kN/m] [m] meccanismo di collasso

x0-5 0,85 2,69 3,80 412,29 0,425 84,32 0,167 58,14


x1-6 0,65 2,59 4,80 201,32 0,325 63,12 0,167 56,16
x2-6 0,65 2,59 4,60 101,00 0,325 63,12 0,167 53,82
x3-6 0,65 2,59 3,60 9,31 0,325 73,86 0,087 42,12

Risolvendo tramite l’Excel l’equazione del PLV, si ottengono i valori di μ e α e, di conse-


guenza, tutti i parametri dipendenti che consentono di definire l’accelerazione spettrale di
attivazione del meccanismo.
Tabella 06.39 | Parametri ottenuti
μ α0 δx1 δx2 M* e* a 0* dalla risoluzione dello schema del
[m] [m] [kg] [kg] [g] meccanismo di collasso

2,58 11,39 -1,16 -0,74 8,60 1,00 111,70


2,66 3,98 -1,50 -0,90 6,43 1,00 39,01
2,81 2,76 -1,48 -0,82 6,43 1,00 27,08
5,53 2,00 -1,47 -0,33 7,53 1,00 19,61

Si è proceduto, infine, con la verifica semplificata secondo le due disequazioni previste da


Circolare 617, descritte al §06.11.3.
Considerando i parametri ottenuti dal software Spettri-NTC, allo stato limite ultimo di salva-
guardi della vita risulta un’accelerazione ag di riferimento (PGA) pari a 0,054 g, un fattore di

VULNERABILITÀ SISMICA 307


amplificazione locale del suolo di fondazione S pari a 1,80 e il già citato fattore q pari a 2,98.
La loro combinazione secondo le espressioni da normativa viene confrontata con l’accelera-
zione di collasso calcolata per ogni piano.

a0* ≥ ( ag ∙ S ) / q = ( 0,054 ∙ 1,80 ) / 2,98 = 0,03

I tre piani soprastanti il piano terra richiedono la seguente ulteriore verifica:

a0* ≥ Se(T1) ∙ ψ(Z) ∙ γ / q = A

Il secondo membro della disequazione è stato posto pari ad A per semplificare l’indicazione
dei dati nella tabella successiva. I valori, ad eccezione di γ pari a 1,33, Se(T1) = 0,11 e q,
variano in funzione del setto considerato e sono mostrati in tabella:

Tabella 06.40 | Parametri relativi alla


verifica della PGA Codice setto Z ψ(Z) A
[m]
x1-6 6,20 0,27 0,01
x2-6 10,90 0,47 0,02
x3-6 15,00 0,65 0,03

Entrambe le verifiche risultano ampiamente soddisfatte. La differenza così evidente di valori


può essere dovuta al fatto che le pareti in esame difficilmente saranno soggette al tipo di
rottura ipotizzato anche in conseguenza dell’assenza di archi o volte che determinano una
spinta orizzontale che influisce fortemente sulla stabilità fuori piano del setto.
Per verificare la correttezza dei calcoli effettuati si è fatto riferimento al software applicativo
“C.I.N.E.”14, acronimo di Condizioni d’Instabilità degli Edifici, che applica le verifiche sismiche
dei meccanismi di collasso locali fuori piano per gli edifici esistenti in muratura attraverso
l’analisi cinematica lineare. Il file Excel contiene fogli di calcolo che consentono la valutazione
dei moltiplicatori di attivazione per i principali meccanismi di collasso locali di pareti monoliti-
che attraverso l’implementazione dei modelli cinematici.
Si riportano i dati in uscita dal foglio di calcolo del programma per il caso del setto x3-6 come
esempio del procedimento eseguito. I risultati ottenuti sono pressoché i medesimi ottenuti con
il calcolo manuale.

308 VULNERABILITÀ SISMICA


Tabella 06.41 | Interfaccia C.I.N.E.: dati
iniziali

Tabella 06.42 | Interfaccia C.I.N.E.: dati


di calcolo

Tabella 06.43 | Interfaccia C.I.N.E.: valori


del moltiplicatore di collasso

Tabella 06.44 | Interfaccia C.I.N.E.:


parametri di calcolo

VULNERABILITÀ SISMICA 309


NOTE
1 D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche per le Costruzioni, par. 3.1.3: Carichi permanenti non strutturali.
2 Studio Genovesi, Progetto di variante strutturale. Relazione di calcolo, Lecco 2012.
3 Ibidem.
4 G. Magenes, D. Bolognini, C. Braggio (A cura di), Metodi semplificati per l’analisi sismica non lineare di
edifici in muratura, CNR-Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti - Roma, 2000, p. 2.
5 M. Dolce, Schematizzazione e modellazione per azioni nel piano delle pareti, Corso sul consolidamento
degli edifici in muratura in zona sismica, Ordine degli Ingegneri, Potenza, 1989.
6 Studio Genovesi, Progetto di variante strutturale. Relazione di calcolo, Lecco 2012.
7 M. Dolce, Schematizzazione e modellazione per azioni nel piano delle pareti, Corso sul consolidamento
degli edifici in muratura in zona sismica, Ordine degli Ingegneri, Potenza, 1989.
8 Ibidem.
9 D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche per le Costruzioni, par. 3.2.2: Categorie di sottosuolo e condizioni
topograiche.
10 Studio Genovesi, Progetto di variante strutturale. Relazione di calcolo, Lecco 2012.
11 Circolare 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme tecniche per le
costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, par. C8A.4.1: Analisi cinematica lineare.
12 Linee Guida per la Riparazione e il Rafforzamento di elementi strutturali, Tamponature e Partizioni,
ReLUIS, Dipartimento Protezione Civile, 2012.
13 L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli (a cura di), Schede illustrative dei principali meccanismi
di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli cinematici di analisi, Allegato
alle Linee Guida per la Riparazione e il Rafforzamento di elementi strutturali, Tamponature e Partizioni,
ReLUIS, Dipartimento Protezione Civile, 2012.
14 C.I.N.E., software realizzato dall’ ITC - Istituto per le Tecnologie della Costruzione - Sede di L’Aquila (Ing.
L. Milano, Prof. Ing. G. C. Beolchini).

310 VULNERABILITÀ SISMICA


VULNERABILITÀ SISMICA 311
RINFORZO ANTISISMICO: FRCM
07.1 Introduzione
07.2 Materiali
07.3 Preparazione dei provini
07.4 Prove sperimentali
07.5 Risultati sperimentali
07.6 Taratura numerica del rinforzo
07.7 Verifiche dei setti rinforzati

07
07.1 INTRODUZIONE
I fenomeni simici manifestatisi in Italia negli ultimi anni hanno reso nuovamente attuale il
problema della sicurezza sismica di gran parte degli edifici esistenti in muratura ed in calce-
struzzo armato.
La vulnerabilità che caratterizza questi ultimi si esprime nelle modalità più frequenti con cui
si assiste al collasso – quando non completo – di porzioni degli stessi. Degli esempi per
comprendere le tipologie di tali meccanismi sono, nel caso di strutture in calcestruzzo, la
debolezza dei nodi trave-pilastro esterni e la fragilità del collegamento delle tamponature

Figura 07.1 | Nodo nodo trave-pilastro


danneggiato dal sisma (Linee Guida
Reluis 2012)
Figura 07.2 | Crollo per ribaltamento
fuori dal piano di pannello murario di
sommità (Linee Guida Reluis 2012)
Figura 07.3 | Danni alle tamponature:
crolli parziali della tamponatura e
distacchi della fodera esterna (Linee
Guida Reluis 2012)

e delle partizioni in laterizio rispetto all’ossatura; per le costruzioni in muratura, la realizza-


zione di collegamenti inefficaci delle pareti portanti che facilitano l’innesco di meccanismi di
ribaltamento.
Nell’ampio contesto di ricerca e sviluppo di nuovi sistemi che si sta effettuando al fine di otte-
nere soluzioni sempre più efficaci si inserisce il lavoro di sperimentazione che il Politecnico di
Milano sta svolgendo sull’utilizzo della tecnicologia di rinforzo di tipo FRCM (Fabric Reinforced
Cementitious Matrix).
Il materiale si inserisce nella categoria dei compositi, infatti è formato da una fase

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 315


discontinua, il rinforzo, costituito da una rete che può essere in acciaio, carbonio, PBO
(Poliparafenilenbenzobisoxazolo) o fibra di vetro dispersa in una continua, la matrice, che ne
garantisce l’aderenza al supporto su cui si attua l’intervento.
Questa tecnologia si sta diffondendo poiché è in grado di legare buone prestazioni meccani-
che a spessori ridotti e costi contenuti rispetto ad altre soluzioni come il sistema FRP (Fiber
Reinforced Polymers) in cui il rinforzo, realizzato con una fibra continua molto prestante a
Figura 07.4 | Applicazione FRCM
(structuralweb.it)
Figura 07.5 | Applicazione FRP (Mapei,
Manuale del rinforzo strutturale 2017)

livello di proprietà meccaniche, è impregnato con una matrice polimerica. Tra gli ulteriori van-
taggi legati a tale soluzione di rinforzo si ricordano. l’assenza di solventi che riduce la tossicità
intrinseca della composizione, la maggiore resistenza al fuoco e alle variazioni termiche, la
traspirazione della matrice con conseguente riduzione degli effetti di condensazione ed il già
accennato inferiore costo di produzione.
Per individuare la migliore soluzione pregettuale, dal punto di vista delle proprietà meccani-
che, è necessario effettuare diverse prove di laboratorio considerando le differenti possibili
combinazini tra le componenti (matrici e tessuti). In questo capitolo si riportano le procedure
e i risultati ottenuti dalla campagna sperimentale effettuata.
Le normative vigenti a cui si è fatto riferimento sono le seguenti:
-- D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche delle Costruzioni;
-- CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme
tecniche per le costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008;
-- Linea Guida per la identificazione, la qualificazione ed il controllo di accettazione di
compositi fibrorinforzati a matrice inorganica (FRCM) da utilizzarsi per il consolidamento
strutturale di costruzioni esistenti, Consiglio Superiore dei LL.PP., 16 dicembre 2016 (tutt’o-
ra in fase di approvazione);
-- CNR-DT xxx/2018, Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo di
Interventi di Consolidamento Statico mediante l’utilizzo di Compositi Fibrorinforzati a matri-
ce inorganica, ancora in fase di bozza preliminare.

316 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.2 MATERIALI
07.2.1 RINFORZO IN FIBRA DI VETRO
Il rinforzo consiste in una rete in fibra di vetro la cui scelta è dettata, oltre che da motivazioni
di natura economica, dalla sua elevata resistenza se sollecitata a trazione.
Le fibre prese in considerazione sono artificiali inorganiche; a questa categoria appartengono
le fibre di vetro alcali resistenti (-AR) che devono assicurare una non-alterazione del loro
comportamento meccanico quando esposte ad ambiente alcalino, quale risulta essere quello
della matrice in cui sono inserite.
La rete si compone di una maglia in cui l’orientamento spaziale e la quantità di filamenti
influiscono fortemente sul comportamento globale del composito. I filamenti possono essere
semplicemente affiancati (non assemblati) oppure assemblati intorno al filamento di asse
longitudinale andando a costituire lo “yarn” che si dispone in due direzioni: quella del carico
principale, detta “warp” (ordito) e quella ad essa ortogonale, detta “werf” (trama)1 .

Figura 07.6 | Indicazione di “warp“


(ordito) e “werf” (trama)

Le proprietà meccaniche dello yarn dipendono dalla sezione del filamento. Generalmente si
ha una resistenza a trazione maggiore di 1400 N/mm2, una deformazione ultima maggiore del
2% ed un modulo di elasticità compreso tra 70 e 80 kN/mm2.
Per la campagna sperimentale effettuata, le reti sono state testate in direzione ordito e con
un appretto con resina a base epossidica (-AT) o a base acquosa SBR - Styrene Butadiene
Resina (-A). La resina epossidica penetra meglio tra i filamenti della rete e permettendogli di
lavorare insieme e riducendo la possibilità di una rottura telescopica.
Le proprietà meccaniche e geometriche dei tessuti considerati sono riportate nella tabella
seguente. L’area equivalente è calcolata come il prodotto dello spessore equivalente, tarato
sul metro di tessuto, per la larghezza del campione pari a 70 mm.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 317


Tabella 07.1 | Proprietà reti di rinforzo
(* per questi campioni non si sono Rete Maglia Fili/m Arinf,secco Pmax
effettuate prove di trazione diretta sul
[mm x mm] [mm2] [kN]
tessuto)
Ordito Trama Ordito Trama Ordito Trama
AR0355AT 38x38 104 26 3,22 3,22 6,31 4,72
AR0360A 18x18 110 56 3,43 3,50 5,71 5,32
AR0590AT 38x38 104 26 6,51 6,51 13,03 11,81
AR0770A 10x14,3 200 70 12,53 4,34 11,52 6,30
AR0800A 5x12 400 80 12,53 4,97 15,98 6,30
AR0355AP02* 38x38 104 26 3,22 3,22 - -
AR0590AP01* 38x38 104 26 6,51 6,51 - -

Figura 07.7 | Rete AR0355AT


Figura 07.8 | Rete AR0590AT

Figura 07.9 | Rete AR0360A

Figura 07.10 | Rete AR0770A


Figura 07.11 | Rete AR0800A

318 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.2.2 MATRICE
La matrice è la parte continua che costituisce il composito. Essa deve garantire una deter-
minata resistenza meccanica ed una buona adesione al supporto oltre ad avere il ruolo di
protezione del tessuto al suo interno.
Nel caso di sistemi FRCM si tratta di una matrice inorganiza, generalmente a base cementizia.
Tale matrice presenta una granulometria assai fine con dimensioni massime degli aggregati
dell’ordine di 2 mm ed è di tipo tixotropico nel caso di applicazioni per ripristino.
Le matrici utilizzate si possono distinguere in due tipologie: malte a base cementizia e malte
a base di calce. Gli impasti sono stati effettuati rispettando i mix design in cui sono definite le

Figura 07.12 | Esempio di matrice in


malta cementizia

quantità di pasta cementizia, di acqua ed eventuali fibre da utilizzare. Infatti, il rapporto acqua/
cemento è fondamentale per ottenere determinate prestazioni sia meccaniche sia di lavora-
bilità dell’impasto: un rapporto eccessivamente basso renderebbe la pasta poco lavorabile e
impedirebbe una completa reazione chimica del conglomerato, mentre un rapporto elevato
causerebbe la presenza di pori che indebolirebbero la matrice causandone una diminuzione
della resistenza meccanica. Dopo il getto, affinché la maturazione della malta avvenga in
controllo di umidità e temperatura per ridurre il ritiro igrometrico, i provini vengono ricoperti
con teli di plastica.
Come accennato, durante la preparazione del getto è possibile aggiungere delle fibre disper-
se di diverso materiale e tipologia.
Le tipologie di matrici su cui sono state effettuate le prove sono le seguenti:

S 54002
Master Emaco S5400 è una malta cementizia tixotropica monocomponente, nanomodi-
ficata strutturale, con migliore aderenza su superfici non rugose o lavorate rispetto alle
matrici da rispristino standard. È progettata principalmente per operazioni di ripristino di
strutture in calcestruzzo armato. Presenta una elevata resistenza agli agenti aggressivi

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 319


dell’ambiente essendo impermeabile all’acqua, ai cloruri, resistente ai solfati e non sogget-
ta a carbonatazione.

S 285 TIX3
Master Emaco S 285 TIX è una matrice tixotropica a base di calce pozzolanica con in
aggiunta aggregati silicei naturali aventi diametro massimo di 2 millimetri. L’azienda produt-
trice consiglia di aggiungere al premiscelato un contenuto d’acqua variabile tra il 22% e il
24. Studiata per supporti in muratura, non rilascia sali idrosolubili e non induce formazione
di efflorescenze e perdita di aderenza. Inoltre, possiede un’elevata permeabilità al vapore
così da consentire la traspirazione della muratura e un basso assorbimento capillare impe-
dendo l’ingresso di acqua dall’esterno.

S 286 FR4
Master Emaco S 286 FR è una malta da muratura, anch’essa di calce pozzolanica, ad ele-
vata resistenza meccanica nonostante sia priva di cemento; premiscelata, fibrorinforzata
con fibre polimeriche spruzzabili e ad altissima tenacità. Non rilascia sali idrosolubili e non
induce formazione di efflorescenze e perdita di aderenza. È caratterizzata da un’elevata
permeabilità al vapore, basso assorbimento capillare e non è combustibile.

HPC (High Performance Concrete)


Si tratta di un calcestruzzo ad alte prestazioni autocompattante presenta caratteristiche
meccaniche e di resistenza ad ambienti aggressivi migliori rispetto ai comuni calcestruz-
zi. Infatti, il basso rapporto acqua cemento (0,3-0,35 o inferiore) comporta un rilevante
incremento di resistenza meccanica e le aggiunte pozzolaniche o d’altoforno creano una
struttura a bassissima porosità. Alla miscela è stato aggiunto un additivo superfluidificante
per garantire una maggiore lavorabilità in fase di getto.

Le caratteristiche meccaniche delle malte descritte sono riportate nella seguente tabella:
Tabella 07.2 | Proprietà matrici

Malta Modulo elastico E Resistenza a Adesione al supporto Adesione al supporto


[GPa] compressione Rck [MPa] (trazione) [MPa] (taglio) [MPa]
S 5400 > 20 > 60 > 2,0 -
S 285 TIX 16 18 > 0,6 > 0,8
S 286 FR 16 18 > 0,6 > 0,8
HPC* 46 ca. > 90 > 2,0 -
*risultati ottenuti da prove sperimentali effettuate presso il Politecnico di Milano

320 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Come si può osservare dai valori riportati in tabella, le resistenze che caratterizzano le matrici
a base cementizia sono maggiori di quelle a base di calce; tuttavia, per l’edificio in esame
è necessario che sia ottimale la compatibilità con un supporto in muratura piuttosto che in
calcestruzzo, perciò la scelta della matrice da utilizzare ricade sulla tipologia a base di calce.
Come dichiarato dai produttori nelle schede tecniche, infatti, queste ultime sono adatte all’ap-
plicazione su supporto in mattoni in quanto le prestazioni meccaniche delle malte cementizie,
a causa della presenza di cemento, sono eccessive per la muratura meno resistente del
calcestruzzo; ciò rischia di portare ad una rottura del supporto precedente rispetto a quella del
rinforzo, rendendolo inutile. Inoltre, si presenta un problema di durabilità in quanto l’elevata
permeabilità al vapore delle malte di calce, insieme alla permeabilità all’acqua, consente la
traspirazione della muratura garantendo un maggiore ancoraggio al supporto oltre che evitare
la formazione di umidità interstiziale.
Per quanto riguarda la messa in opera delle diverse tipologie descritte, l’HPC, essendo molto
fluido, necessita dell’impiego di casseri di contenimento per il getto, mentre le altre matrici
sono applicabili sia con la cazzuola che a spruzzo con macchina intonacatrice. Affinché sia
garantita un’adeguata adesione al supporto, per la matrice S5400 è richiesta un’operazione
di sabbiatura o idroscarifica che ne renda ruvida la superficie.

Figura 07.13 | Trattamento di


idroscarifica

L’applicazione delle matrici a base di calce S285TIX e S286FR prevede che l’intonaco de-
gradato venga rimosso mediante demolizione con martelletti elettrici o ad aria compressa
oppure mediante scalpellatura. Prima dell’applicazione della malta, il supporto deve essere
pulito e saturato con acqua a bassa pressione per impedire che sottragga acqua alla malta;
una saturazione non accurata potrebbe determinare perdite di aderenza e fessurazione della
malta.

07.2.3 FIBRE DISPERSE


Le fibre in aggiunta nella matrice, benché non diano alcun contributo in termini di resistenza a
compressione, permettono di ottenere una maggiore tenacità, migliorando il comportamento
fessurativo del composito che si manifesta in una distribuzione più omogenea delle fessure,
più numerose e con minore apertura. Si ha, inoltre, un incremento di resistenza a trazione.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 321


Esse possono essere di diversa natura (acciaio, carbonio, polipropilene, Nylon, ecc) e dimen-
sioni, lunghe o corte.
Per le prove effettuate sono state utilizzare fibre corte alcool poliviniliche (PVA) di diametro
equivalente 0,16-0,24 mm, lunghezza 18 mm e rapporto d’aspetto 90, disperse all’interno nel-
la matrice. Si tratta di fibre sintetiche inorganiche progettate per l’utilizzo in matrici cementizie,
trattate in superficie per aumentarne la compatibilità. Sono caratterizzate da buona reistenza
in ambiente alcalino e presentano una tensione di snervamento tra 790 e 1160 MPa.

Tabella 07.3 | Proprietà fibre disperse


Fibre Lunghezza Tensione di snervamento
[mm] [MPa]
PVA 18 790-1160

Figura 07.14 | Fibre in PVA

07.2.4 COMPORTAMENTO GLOBALE DEL COMPOSITO


Il comportamento del composito dipende principalmente dalle caratteristiche meccaniche del
tessuto e della matrice e dall’interazione tra i due componenti e l’appretto da cui deriva la
possibilità di avere una rottura telescopica, in cui collassano prima i fili esterni. Infatti, i fasci
di fili che compongono gli yarn sono disposti in modo che alcuni siano più esterni ed altri più
interni e ciò può causare una diversa aderenza tra essi e la matrice. Anche le caratteristiche
geometriche ed eventuali difetti di produzione delle reti stesse sono fattori influenti nella rispo-
sta e nella rottura dei provini.
Tipicamente la risposta dell’FRCM sottoposto a trazione uniassiale può essere approssimata
da una curva sforzo-deformazione trilineare, in cui è possibile identificare tre stati:
-- Il primo stadio mostra un ramo lineare elastico la cui inclinazione è pari al modulo di
elasticità longitudinale E della matrice;
-- Il secondo stadio è quello in cui avviene la fessurazione e si distingue ulteriormente
in due: nel tratto IIa, che avviene ad uno stato di sforzo pressoché invariato, ha inizio il
fenomeno fessurativo con conseguente trasferimento progressivo dello sforzo dalla matrice
alla rete strutturale. Il numero di fessure aperte, la distanza tra di esse e l’ampiezza della
loro apertura dipendono dalle caratteristiche meccaniche dell’interfaccia rete-matrice; nel

322 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


tratto IIb, si ritorna ad un andamento lineare dovuto al fatto che lo sforzo è stato trasferito
interamente alla rete senza che si generino ulteriori fessure. L’inclinazione del tratto è pari
al modulo di elasticità della rete;
-- Nello stadio finale, il provino raggiunge la rottura fragile del rinforzo tessile.

Figura 07.15 | Grafico sforzo-


deformazione di un composito in
TRC sottoposto a trazione uniassiale
(J.Hegger, N.Will, M.Curbach e F.Jesse.
Tragverhalten von textilbewehrtem
beton. Beton-und Stahlbetonbau, 2004)

07.3 PREPARAZIONE DEI PROVINI


07.3.1 PROVE DI TRAZIONE
Per le lastrine utilizzate nelle prove di trazione si sono utilizzati casseri composti da una lastra
in plexiglass forata su cui sono stati fissati con viti dei listelli di acciaio sovrapposti a gruppi
di tre per ottenere lo spessore desiderato di 9 mm. I listelli longitudinalmente più lunghi (400
mm) sono stati posti ortogonali ad altri listelli terminali per consentire la chiusura laterale del
cassero. Infine, è stata applicata una mano di olio disarmante per consentire un’agevole
scasseratura dei provini le cui dimensioni finali saranno di 70x400x9 mm.
Dopo aver prodotto la miscela rispettando le dosi previste dai mix designi attraverso una
macchina impastatrice in cui si combinano i vari componenti, è stato steso un primo strato
di matrice su cui poi è stata posizionata la rete poi tesata a mano; quindi è stato gettato il
secondo strato fino a raggiungere lo spessore desiderato. Nel caso dell’HPC, essendo una
matrice colabile, è stato utilizzato un dosatore in plastica per versare il contenuto nei casseri.
Le matrici, una volta gettate sono state distribuite sulle superfici in modo omogeneo con dei
rulli. Infine, i provini sono stati coperti con un telo di cellofan così da controllarne temperatura
ed umidità.
Il giorno successivo al getto è stato effettuato lo scassero dei provini, lasciati poi a maturare
in condizioni naturali per almeno 28 giorni.
Si riporta la tabella con tutti i provini prodotti e le relative tempistiche di realizzazione; per

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 323


Figura 07.16 | Fase di getto dei provini
con matrice HPC

ogni combinazione di matrice e rete sono stati gettati tre provini anche se nel caso della
matrice S286FR e S285TIX ne sono stati testai solo uno per tipo a causa dei problemi di
prefessurazione da ritiro.

Matrice Fibre Rete Getto Prova Δgg


[gg/mm/aaaa] [gg/mm/aaaa]
S5400 - AR0355AT 19/10/2017 23/11/2017 35
S5400 PVA AR0355AT 19/10/2017 23/11/2017 35
S5400 - AR0360A 23/10/2017 24/11/2017 32
S5400 PVA AR0360A 23/10/2017 24/11/2017 32
S5400 - AR0770A 25/10/2017 27/11/2017 33
S5400 PVA AR0770A 25/10/2017 27/11/2017 33
S5400 - AR0590AT 30/10/2017 01/12/2017 32
S5400 PVA AR0590AT 30/10/2017 01/12/2017 32
S5400 - AR0800A 02/11/2017 01/12/2017 29
S5400 PVA AR0800A 02/11/2017 01/12/2017 29
S285 TIX - AR0360A 06/11/2017 11/12/2017 35
S285 TIX PVA AR0360A 06/11/2017 11/12/2017 35
S285 TIX - AR0355AT 09/11/2017 11/12/2017 32
S285 TIX PVA AR0355AT 09/11/2017 11/12/2017 32
HPC - AR0590AP01 13/11/2017 12/12/2017 29
HPC - AR0355AP02 13/11/2017 12/12/2017 29
S286FR - AR0355AT 18/12/2017 18/01/2018 31
S286FR - AR0360A 18/12/2017 18/01/2018 31
S286FR* - AR0355AT 18/12/2017 26/03/2018 70
S286FR* - AR0360A 18/12/2017 04/06/2018 70
* prove effettuate successivamente con contenuto d’acqua ridotto

324 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.3.2 PROVE DI STRAPPO (SINGLE LAP)
Il procedimento di assemblaggio del cassero prevede come supporto un muretto in mattoni
lisci o rugosi, a seconda della prova da effettuare, su cui sono stati applicati, su una della due
facce, dei listelli in legno fissati con colla a caldo.
Le reti da utilizzare per la prova sono state impregnate ad una estremità di apposite resine
che impediscono lo slittamento della superficie di afferraggio tra le morse pneumatiche e la
concentrazione degli sforzi nella zona di afferraggio, per evitare rotture localizzate.
La superficie di laterizio è stata saturata per evitare un eccessivo assorbimento di acqua e,
Figura 07.17 | Saturazione del supporto
in seguito, si è effettuato il getto – per questa prova solo con la matrice S286FR – in due Figura 07.18 | Provino incellofanato,
fasi come per le lastrine: un primo strato, il posizionamento della rete e il secondo strato per lasciato a riposare in attesa della
scasseratura

ottenere i 9 mm di spessore. Anche in questo caso il tutto è stato coperto con telo in cellofan.
La scasseratura è avvenuta dopo un giorno dal getto rimuovendo i listelli incollati al supporto,
a cui ne sono seguiti circa 40 di maturazione. In tabella si indicano tutti i provini realizzati e i
codici utilizzati per identificarli.

Codifica Matrice Rete Supporto Getto Prova Δgg


[gg/mm/aaaa] [gg/mm/aaaa]
SL_B1_1 S286FR AR0355AT Liscio 21/12/2017 30/01/2018 40
SL_B1_2 S286FR AR0355AT Liscio 21/12/2017 01/02/2018 42
SL_B1_3 S286FR AR0360A Liscio 21/12/2017 30/01/2018 40
SL_B1_4 S286FR AR0360A Liscio 21/12/2017 01/02/2018 42
SL_B2_1 S286FR AR0355AT Rugoso 21/12/2017 31/01/2018 41
SL_B2_2 S286FR AR0355AT Rugoso 21/12/2017 31/01/2018 41
SL_B2_3 S286FR AR0360A Rugoso 21/12/2017 31/01/2018 41
SL_B2_4 S286FR AR0360A Rugoso 21/12/2017 31/01/2018 41

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 325


07.4 PROVE SPERIMENTALI
07.4.1 STRUMENTI
Le prove sono state effettuate mediante una pressa elettro-meccanica INSTRON 5867 ca-
ratterizzata da:
-- una capacità di carico massima pari a 30 kN;
-- un grado di precisione per misure di carico di ± 0,40% del valore letto fino ad 1/100 della
capacità massima della cella di carico;
-- un grado di precisione per misure di carico di ± 0,50% del valore letto quando questo è
al di sopra di 1/500 della massima capacità della cella di carico;
-- una precisione delle misure di spostamento pari al 0,05% del valore letto.
Le deformazioni sono state misurate attraverso trasduttori LVDT (Linear Variable Differential
Transformers) a ponte intero e rilevate utilizzando più canali di lettura attraverso un sistema
di acquisizione elettronico SPIDER8 di HBM.

Figura 07.19 | Pressa elettro-meccanica


Figura 07.20 | Trasduttori LVDT
Figura 07.21 | Sistema di acquisizione
elettronico

07.4.2 PROVE DI TRAZIONE DIRETTA


Le lastrine prodotte per la prova di trazione diretta sono state 54 di cui 8 (4 per la matrice
S285TIX e 4 per la S286FR) sono state scartate per problemi di prefessurazione da ritiro. Le
reti all’interno sono tutte disposte in direzione ordito. Alle estremità di ogni provino sono state
fissate mediante incollaggio delle piastre in acciaio per evitare il contatto diretto all’interfaccia
morsa-provino. I provini sono stati sono stati serrati tra le morse ad una pressione dell’impian-
to pneumatico di 3 bar e precaricati a 0,3 kN. I due trasduttori LVDT, uno per faccia, sono stati
incastrati tra due supporti in teflon incollati al provino ad una distanza di 20 cm. Le prove sono
state condotte in controllo di spostamento alla velocità di 0,02 mm/s.

326 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.22 | Schematizzazione prova
a trazione diretta FRCM (M. C. Rampini,
G. Zani, M. Colombo e M. di Prisco.
Identification of FRCM mechanical
parameters for the retrofitting design of
existing structures, 2016)
Figura 07.23 | Prova di trazione diretta

07.4.3 PROVE DI STRAPPO


I provini testati per la prova di strappo sono stati 8. Oltre alla tradizionale preparazione, è stata
effettuata la procedura della Digital Image Correlation (DIC), metodo ottico per misurare spo-
stamento e deformazioni. A tal fine le superfici dei provini sono state trattate con vernici spray
che ne aumentino il contrasto tra i punti: dopo una iniziale colorazione uniforme di bianco che
non includa la rete, sono state spruzzate delle gocce di nero. Inoltre, sulla faccia del supporto
si sono apposti marcatori di taratura indispensabili in fase di rielaborazione dei dati per il
raddrizzamento delle fotografie e la misurazione degli spostamenti. I risultati, comunque, non
sono stati riportati perché saranno oggetto di analisi di successive campagne sperimentali.
Alle estremità delle reti è stata realizzata una superficie in resina per consentire un anco-
raggio alla morsa – con una pressione di afferraggio di 2 bar – che garantisse un’adeguata
distribuzione degli sforzi nelle reti. La prova è stata effettuata in controllo di spostamento ad
una velocità di 0,01 mm/s con un precarico di 0,1 kN. Sono stati applicati tre LVDT su supporti
in teflon come per la prova di trazione.

Figura 07.24 | Schematizzazione prova


di strappo single-lap (M. C. Rampini,
G. Zani, M. Colombo e M. di Prisco.
Identification of FRCM mechanical
parameters for the retrofitting design of
existing structures, 2016)
Figura 07.25 | Prova di strappo

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 327


07.5 RISULTATI SPERIMENTALI
07.5.1 PROVE DI TRAZIONE DIRETTA
Presi in esame i compositi su cui sono state effettuate le prove di trazione diretta, si effettua
un confronto a parità di matrici. I risultati di ogni singola prova sono riportati nell’Appendice D.

07.5.1.1 MATRICE S5400


Vengono mostrati i confronti effettuati mantenendo la stessa tipologia di matrice e variando:
Figura 07.26 | Prove di trazione diretta, -- le reti, scelte tra AR0355AT, AR0360A, SR0590AT, AR0770A, AR0800A;
matrice S5400 -- l’aggiunta o meno di fibre corte in PVA;
Figura 07.27 | Prove di trazione diretta,
matrice S5400 con aggiunta di fibre
-- le reti, mostrando come cambia il comportamento con la presenza o meno di fibre.

Come mostrato dai grafici ogni composito è in grado di sviluppare la curva trilineare. Le reti
a maglia fitta presentano delle differenze a livello di fessurazione e di carico rispetto alle altre
tipologie di rinforzo: il fenomeno fessurativo, infatti, si manifesta a valori di sforzo maggiori
e si assiste ad un’interruzione precoce dello stesso rispetto alle reti a maglia larga il cui
percorso fessurativo prosegue fino ad un valore di deformazione quasi doppio. Questo fatto
determina lo sviluppo di un numero di fessure maggiore che significa una migliore capacità di
distribuzione degli sforzi ed una minore dimensione delle fessure stesse; ciò ne garantisce un
guadagno in termini di durabilità del composito il cui rinforzo in vetro risulta meno esposto agli
agenti chimico-fisici. Inoltre, grazie alla maggiore quantità di vetro di cui la rete si compone, i
rinforzi con l’area equivalente maggiore (AR0770A, AR0800A, AR0590AT) raggiungono valori
di sforzo ultimo più elevati. Ciò, tuttavia, non significa necessariamente che questi tessuti
siano più efficienti.

328 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


L’aggiunta di fibre consente una migliore coesione della matrice con il rinforzo; in termini di
sforzo di prima fessurazione e di rottura il contributo offerto risulta essere moderato, ma as-
sume più importanza per quanto riguarda il panorama fessurativo che si presenta più denso
e con aperture più sottili.

Figura 07.28 | Prove di trazione diretta,


matrice S5400, rete AR0355AT e
AR0770A, senza e con aggiunta di fibre

Rete AR0590AT – Aggiunta di fibre


È interessante notare come questa tipologia di rete risulti essere l’unica in cui la presenza
di fibre non determina un contributo positivo in termini di resistenza del materiale. Infatti, dal
momento che la rete risulta già pienamente sfruttata all’interno del composito, l’aggiunta delle
fibre non comporta un maggiore utilizzo del rinforzo, ma solo un aumento della difettosità e,
dunque, una riduzione della capacità ultima del composito.

Figura 07.29 | Prove di trazione diretta,


matrice S5400, rete AR0590AT senza e
con aggiunta di fibre

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 329


Panorama fessurativo
Si osserva che in assenza di fibre le fessure si aprono in corrispondenza della trama della
rete per il fatto che in quei punti vi è una riduzione della sezione di matrice. Nel caso delle reti
AR0770A e AR0800A si assiste all’espulsione di porzioni rilevanti di malta in quanto la loro
maglia fitta limita la superficie di contatto e, dunque, la coesione fra i due lati della matrice
provocandone, per valori di carico vicini a quello di rottura, la delaminazione ed il distacco.
L’aggiunta di fibre, come detto in precedenza, rende il composito più coeso determinando
lo sviluppo di un panorama fessurativo più denso ed evitando il distacco della matrice dal
Figura 07.30 | Prova di trazione diretta,
panorama fessurativo matrice S5400 rinforzo.

Considerando un campione significativo, i provini con rete AR0590AT con e senza fibre, è
stato effettuato un confronto contando il numero di fessure passanti comprese tra i supporti
degli LVDT. L’obiettivo è mettere in evidenza l’aumento delle fessure generato dall’aggiunta di
fibre rispetto al caso in cui esse non siano presenti; si manifesta, infatti, un passaggio da 6 a
8 fessure, oltre a numerose fessure minori.
Meno evidente, ma effettiva, è la riduzione della dimensione di apertura delle fessure ottenuta
dividendo lo spostamento degli LVDT, posizionati durante la prova sulle due facce del provino,
al punto in cui termina la fessurazione, rappresentato nei grafici (7,97 mm provino senza PVA,
8,93 mm provino con PVA), per il numero di fessure presenti. Ne risulta che nel primo caso

330 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


l’apertura media delle fessure sia pari a 1,33 mm, mentre nel secondo caso si riduce ad 1,11
mm.
Un confronto al termine della prova sull’apertura di fessura misurata dagli LVDT perde di
significato a causa del fatto che a localizzare siano le fessure e gli scorrimenti esterni alla
Figura 07.31 | Prova di trazione diretta,
zona di lettura.
confronto δ - δLVDT

Un ulteriore aspetto da sottolineare, come si può riscontrare nell’immagine, è la direzione


delle fessure: per i provini senza PVA esse sono prevalentemente orizzontali come i fili di
trama, mentre in presenza di fibre tendono a svilupparsi secondo linee più frastagliate. Ciò è
dovuto al fatto che le fibre siano disperse all’interno della matrice con orientamento casuale.

Figura 07.32 | Prova di trazione diretta,


panorama fessurativo matrice S5400,
rete AR0590AT

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 331


07.5.1.2 MATRICI S285TIX E S286FR
Vengono mostrati i confronti effettuati variando:
-- Le matrici, S285TIX e S286FR;
-- Le reti, scelte tra AR0355AT e AR0360A;
Figura 07.33 | Prove di trazione diretta, -- l’aggiunta o meno di fibre corte in PVA;
matrice S285TIX senza aggiunta di fibre -- le reti, mostrando come cambia il comportamento con la presenza o meno di fibre;
Figura 07.34 | Prove di trazione diretta,
matrice S285TIX con aggiunta di fibre
-- variazione del contenuto d’acqua nella matrice.

Il comportamento ottenuto dalle prove sulle matrici S285TIX e S286FR risulta essere simile,
infatti le tipologie a base di calce sono studiate per applicazione su muratura che ne permette
la traspirazione e impedisce la perdita di aderenza. Il contenuto di acqua stabilito nel mix
design, ottimizzato per l’elevata igroscopicità del supporto murario, ha influito sulla matura-
zione delle lastrine avvenuta impiegando casseri in plexiglass. Infatti, il materiale plastico ha
mantenuto inalterata la componente acquosa all’interno dell’impasto – che nella situazione
reale sarebbe stata ridotta dall’assorbimento della muratura – e, poiché all’aumentare della
quantità d’acqua aumenta l’evaporazione e, dunque, il ritiro della malta, il provino è stato
indotto ad uno stato di prefessurazione da ritiro che gli ha impedito di sviluppare la resistenza
a 28 giorni prevista. Per tale motivo il test è stato effettuato su un solo campione rappre-
sentativo per composito. Dai grafici è evidente la problematica legata a questi provini che
innanzitutto non sviluppano la curva trilineare, inoltre giungono a rottura per scivolamento a
livelli di carico ben distanti da quelli ultimi delle reti. Le prove risultano prive di significato e di
utilità ai fini di definire le proprietà meccaniche del composito.

Matrice S285TIX – Aggiunta di fibre


L’aggiunta di fibre incrementa il valore di sforzo a rottura e di deformazione per la rete

332 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


AR0360AT, mentre nel caso della AR0355AT non dà alcun contributo alla resistenza del
composito.

Panorama fessurativo
In generale si può osservare, come per la S5400, un panorama fessurativo più denso ed un
numero di fessure da ritiro precedente alla prova ridotto.

Figura 07.35 | Prove di trazione diretta,


matrice S285TIX senza e con aggiunta
di fibre
Figura 07.36 | Prova di trazione diretta,
panorama fessurativo matrice S285TIX
senza aggiunta di fibre
Figura 07.37 | Prova di trazione diretta,
panorama fessurativo matrice S285TIX
con aggiunta di fibre

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 333


Matrice S286FR – Variazione contenuto d’acqua
In seguito al malfunzionamento delle prove con le matrici di calce è stata apportata una
Figura 07.38 | Prove di trazione diretta,
modifica a livello di mix design per quanto riguarda il quantitativo di acqua, ridotto dal 22% al
matrice S286FR 19%. Il tempo di maturazione è stato di 70 giorni.
Figura 07.39 | Prova di trazione diretta,
panorama fessurativo matrice S286FR

L’esito positivo di entrambe le prove è evidente nel grafico in cui si assiste allo sviluppo
della trilineare per entrambe le reti con valori di picco nettamente superiori rispetto alle prove
precedenti e, dunque, più vicini a quello del rinforzo secco; la AR0355AT mostra anche un
miglioramento a livello di deformazione massima e si assiste al fenomeno dello scorrimento.

Figura 07.40 | Prove di trazione diretta,


matrice S286FR senza e con aggiunta
di acqua*

334 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.5.1.3 MATRICE HPC
Vengono mostrati i confronti effettuati mantenendo la stessa tipologia di matrice e variando:
-- le reti, scelte tra AR0355AT, AR0590AT, AR0355AP02, AR0590AP01;
-- l’appretto delle reti SBR e SBR modificato;
-- le reti, mostrando come cambia il comportamento a differenza di appretto.
Le reti AR0355AP02 e AR0590AP01 presentano una tipologia di appretto SBR modificata,
infatti sono caratterizzate da una quantità tra il 10 ed il 25% in più di indurente e da una
minore dose di appretto.

Figura 07.41 | Prove di trazione


diretta, matrice HPC, rete AR0355AT e
AR0355AP02
Figura 07.42 | Prova di trazione diretta,
panorama fessurativo matrice HPC, rete
AR0355AP02
Figura 07.43 | Prove di trazione
diretta, matrice HPC, rete AR0590AT e
AR0590AP01
Figura 07.44 | Prova di trazione diretta,
panorama fessurativo matrice HPC, rete
AR0590AP01

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 335


Figura 07.45 | Prove di trazione diretta,
matrice HPC

Per poter realizzare dei confronti che consentano di definire il contributo di questo tipo di
appretto modificato sono stati utilizzati alcuni risultati ottenuti dalle prove sull’HPC ricavati
dalla tesi di laurea triennale “Caratterizzazione dei compositi fibrorinforzati per il rinforzo
strutturale” di Nicola Borgioni5.
Dai grafici risulta che ogni composito è in grado di sviluppare la curva trilineare; tuttavia,
le prove con rinforzo AR0355AP02 rispetto al tipo AR0355AT, rispettivamente con appretto
SBR modificato ed epossidico, sono caratterizzate da rottura anticipata per scivolamento
del rinforzo, visibile nel ramo discendente della curva relativa alla rete. Tale fenomeno si
osserva anche nelle foto dei provini: il primo, con rete AR0355AP02, non ha sviluppato una
fessurazione regolare a differenza del secondo, con rete AR0590AP01, a causa, appunto,
dello scivolamento.
Le prove con rete AR0590AP01, rispetto al tipo AR0590AT, evidenziano una fessurazione
posticipata a scapito del carico ultimo, ridotto. In generale, le prove con reti con appretto SBR
modificato si interrompono a valori di carico all’incirca della metà della capacità ultima del
rinforzo secco.

07.5.2 FATTORE DI EFFICIENZA (EF)


La presenza di difetti nel materiale e l’introduzione di tensioni durante l’operazione di tes-
situra, si ripercuotono sul carico di rottura a trazione della rete rispetto al carico teorico del
vetro. Maggiori grammature non comportano necessariamente effetti positivi nelle prestazioni
della rete in quanto alti quantitativi di materiale possono portare alla rottura telescopica delle
fibre all’interno dei fili in ordito, laddove l’appretto non penetri a sufficienza per garantire un
comportamento omogeneo. Il rapporto tra il valore di carico del rinforzo a trazione e del vetro,
σvetro (ipotizzato pari a 2000 MPa per il singolo filamento di vetro), permette di considerare
l’impiego più o meno efficiente del materiale all’interno del rinforzo secco:

336 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


EFrete = ( Prete / Arinf.sec ) / σvetro

Tabella 07.4 | Fattore di efficienza reti


Rete Pmax,rete Arinf.sec σrete EFrete
[kN] [mm2] [MPa]
AR0355AT 6,32 3,22 1962,73 0,98
AR0360A 5,71 3,43 1664,72 0,83
AR0590AT 13,03 6,51 2001,54 1,00
AR0770A 11,52 12,53 919,39 0,46
AR0800A 15,98 12,53 1275,34 0,64

Si osserva, infatti, che le reti a maglia stretta, contenenti la maggior quantità di vetro, pre-
sentano il coefficiente più basso contrariamente alle AR0355AT e AR0590AT il cui utilizzo di
vetro è ottimale.
Se si considera il valore di carico ultimo proprio delle diverse tipologie di rete provate a tra-
zione diretta, si può determinare un rapporto di efficienza tra il carico raggiunto dalla rete “a
secco” e quello raggiunto dal composito provato in trazione diretta. Tale rapporto è definito
come:
EFFRCM = Ptrazione / Prete

Figura 07.46 | Fattore di efficienza


FRCM

I compositi realizzati con matrici a base di calce raggiungono fattori di efficienza generalmen-
te ridotti rispetto alle matrici a base cementizia per i problemi legati alla presenza di acqua
in eccesso come detto in precedenza. Sono stati quindi omessi nel grafico i risultati della

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 337


matrice S285TIX e della S286FR, mantenendo solo quella con quantitativo di acqua ridotto
(S286FR*), perché non utili ai fini di un confronto realistico.
Il grafico e le tabelle riportate in seguito mettono in evidenza il fatto che non si raggiunga qua-
si mai il carico ultimo del rinforzo a prescindere dalla tipologia e l’aggiunta di fibre permette
di sfruttarne maggiormente il contributo. Emerge ancora il fatto che, in generale, alle reti con
minor quantitativo di vetro (AR0355AT, AR0360A) corrisponda un fattore di efficienza elevato
rispetto ad altre reti di grammatura maggiore (AR0800A), ad eccezione della rete AR0770A il
cui fattore risulta essere il più efficiente.
Per la matrice HPC si può osservare che l’efficienza del composito con rete con appretto
epossidico risulta nettamente maggiore di quella con appretto SBR modificato. Infatti, in
quest’ultimo caso, si raggiungono valori di carico molto inferiori alla capacità ultima del rin-
forzo secco.
Generalmente, l’introduzione di fibre in PVA garantisce una maggiore coesione del composito
e consente al secondo ramo della curva trilineare di essere più alto in termini di carico grazie
alla capacità residua posseduta dalla matrice. Nel caso della rete AR0590AT, il cui utilizzo è
già ottimale, l’effetto delle fibre si limita all’aumento della difettosità nel composito con conse-
guente localizzazione degli sforzi e abbassamento del carico a rottura.

Tabella 07.5 | Fattore di efficienza,


matrice S5400 Composito Rete Pmax rete Ptraz EF
[kN] [kN]
S5400 AR0355AT 6,32 5,80 0,92
S5400+PVA AR0355AT 6,32 5,98 0,95
S5400 AR0360A 5,71 4,05 0,71
S5400+PVA AR0360A 5,71 4,64 0,81
S5400 AR0590AT 13,03 9,16 0,70
S5400+PVA AR0590AT 13,03 7,67 0,59
S5400 AR0770A 11,52 9,96 0,86
S5400+PVA AR0770A 11,52 11,31 0,98
S5400 AR0800A 15,98 8,00 0,50
S5400+PVA AR0800A 15,98 7,99 0,50

Tabella 07.6 | Fattore di efficienza,


Composito Rete Pmax rete Ptraz EF
matrice S285TIX
[kN] [kN]
S285TIX AR0355AT 6,32 2,07 0,33
S285TIX+PVA AR0355AT 6,32 1,78 0,28
S285TIX AR0360A 5,71 1,78 0,31
S285TIX+PVA AR0360A 5,71 2,29 0,40

338 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Tabella 07.7 | Fattore di efficienza,
Composito Rete Pmax rete Ptraz EF matrice S286FR e S286FR*
[kN] [kN]
S286FR AR0355AT 6,32 3,29 0,52
S286FR AR0360A 5,71 3,05 0,53
S286FR* AR0355AT 6,32 4,94 0,78
S286FR* AR0360A 5,71 3,99 0,70

Tabella 07.8 | Fattore di efficienza,


Composito Rete Pmax rete Ptraz EF
matrice HPC
[kN] [kN]
HPC AR0590AT 13,03 10,59 0,81
HPC+Steel AR0590AT 13,03 10,15 0,78
HPC AR0590AP01 13,03 6,47 0,50
HPC AR0355AT 6,32 5,36 0,85
HPC+Steel AR0355AT 6,32 6,08 0,96
HPC AR0355AP02 6,32 3,75 0,59

Il prodotto dei due fattori di efficienza fornisce un ulteriore fattore con il quale è possibile
effettuare delle considerazioni generali sulla bontà del composito matrice-rete.
EFglobale = EFrete ∙ EFFRCM = σrete / σvetro ∙ Ptrazione / Prete

Figura 07.47 | Fattore di efficienza


globale

Con il grafico di EF rappresentato, si palesa il fatto che le reti con grammatura maggiore,
caratterizzate da un EFrete basso (intorno al 50%) rispetto agli altri – nonostante sia elevato

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 339


il valore di EFFRCM – siano decisamente meno efficienti degli altri rinforzi, soprattutto nel con-
fronto con la AR0355AT, che presenta l’area di rinforzo minima; si conferma così ciò che viene
spiegato in merito, all’inizio del paragrafo.

07.5.3 PROVE DI STRAPPO (SINGLE LAP)


Le prove di strappo sono state effettuate con due provini identici per ogni tipologia di rete
e di supporto a parità di matrice a base di calce S286FR, ideale per un supporto murario. I
supporti in muratura con mattone liscio e rugoso sono identificati rispettivamente con i codici
B1 e B2.
Vengono mostrati i confronti effettuati mantenendo la stessa tipologia di matrice e variando:
-- le reti, scelte tra AR0355AT e AR0360A;
-- i supporti in muratura. realizzati in mattoni con diversa rugosità superficiale.
Ogni tipologia di prova viene effettuata su due provini così da poter definire una media, come
Figura 07.48 | Prove di strappo
(single-lap)
riportata nei grafici, su cui elaborare le osservazioni.

Risulta evidente dal confronto tra le medie delle due reti testate sui diversi supporti che i
mattoni a superficie rugosa forniscono una migliore aderenza alla matrice, ciò consente alle
reti di entrambe le tipologie provate di raggiungere i valori di carico maggiori rispetto alla
situazione con superficie liscia.
Il caso specifico della rete AR0360AT di cui si riportano le curve medie ottenute con entrambi i
supporti, mostra la differenza di livello di carico a rottura raggiunto: con mattoni lisci Pmax è pari
a 4,50 kN, mentre con mattoni ruvidi arriva a 4,84 kN. Si assiste ad un incremento quasi del
10%. Tutte le prove terminano con rottura fragile della rete ad eccezione delle prove SL_B1_1
e SL_B1_2, dove si sono manifestati fenomeni di delaminazione e distacco come si osserva
dal δslip la cui curva prosegue nonostante quella di stroke si sia arrestata.

340 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.49 | Prove di strappo, rete
AR0360A, supporto B1 (liscio) e B2
(ruvido)

A parità di rete AR0355AT è possibile effettuare un confronto considerando la prova B1_2 con
il supporto liscio con cui si ha esito negativo e la prova B2_1 con il supporto rugoso che ne ha
consentito un regolare sviluppo.
Osservando, quindi, i grafici δ-P riportati sotto, risulta evidente la differenza tra l’andamento
dei δslip, media tra gli LVDT laterali, e dei δFRCM, relativo al LVDT centrale, delle due prove:
nel caso con mattoni lisci si assiste al fenomeno di delaminazione e successivo distacco del
provino di FRCM dal supporto; ciò corrisponde, nel grafico, al proseguimento delle curve di
slip nonostante il valore di stroke δ, cioè l’allungamento totale, si sia arrestato.
Nella prova con mattone ruvido, l’andamento dei δslip e δFRCM dice che la matrice si allunga Figura 07.50 | Prove di strappo, prova
B1_2, grafico δ-P
fintanto che la rete non si rompe in modo fragile. Figura 07.51 | Prove di strappo, prova
B2_1, grafico δ-P

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 341


Figura 07.52 | Prove di strappo, prova
B1_2, fotografia al termine
Figura 07.53 | Prove di strappo, prova
B2_1, fotografia al termine

Le prove effettuate con rinforzo AR0360A, invece presentano una bassa dispersione dei
valori di carico a rottura; ciò potrebbe essere dovuto al maggior numero di fili in ordito che
rende più stabile la risposta anche in presenza di piccoli difetti di allineamento e permette una
maggiore distribuzione dello sforzo sulla superficie di aderenza al supporto..
Figura 07.54 | Prove di strappo, rete
AR0360A, dispersione dei valori

Il carico ultimo dei provini risulta essere sempre inferiore rispetto al valore di carico di rottura
delle reti; tra le cause di tale fenomeno rientrano possibili difetti di allineamento e/o fenomeni
legati alla velocità di deformazione. Un ulteriore fattore che può influire è la localizzazione
degli sforzi: nel tratto in cui la rete sporge dalla matrice si assiste, infatti, ad un incremento
degli sforzi che genera una rottura precoce del rinforzo.

342 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.5.3.1 MODALITÀ DI ROTTURA
Per la prova di strappo, le “Linea Guida per la identificazione, la qualificazione ed il controllo Figura 07.55 | Prove di strappo,
modalità di rottura (Linea Guida per la
di accettazione di compositi fibrorinforzati a matrice inorganica (FRCM) da utilizzarsi per il identificazione, la qualificazione ed il
consolidamento strutturale di costruzioni esistenti”6 definiscono delle possibili modalità di controllo di accettazione di compositi
fibrorinforzati a matrice inorganica
rottura che possono manifestarsi al termine della prova.
FRCM)

Le modalità di rottura riportate nell’immagine sono rispettivamente:


-- distacco con rottura coesiva del supporto;
-- distacco dell’interfaccia matrice-supporto;
-- distacco all’interfaccia matrice-tessuto;
-- scorrimento del tessuto nel letto di malta;
-- scorrimento del tessuto e fessurazione dello strato di malta più esterno;
-- rottura a trazione del tessuto.7
Come appena spiegato, tutte le prove effettuate sono terminate per rottura a trazione del
rinforzo ad eccezione delle prime due in cui si è verificato il distacco del provino dal supporto.
Per queste ultime è, quindi, stato possibile definire un valore di sforzo di taglio che ha deter-
minato la delaminazione τdel calcolato con la formula:
τdel = Pmax / ( bm ∙ hm )
dove bm e hm sono rispettivamente le larghezze e le altezze medie dei provini.
Si riporta la tabella con i valori di carico di picco, sforzi di delaminazione e modalità di rottura
di ogni prova:

Tabella 07.9 | Prove di strappo, carico di


Provino Supporto Rete Pmax Acontatto τdel Rottura picco e modalità di rottura
[kN] [mm2] [MPa]
SL_B1_1 Liscio AR0355AT 2,51 13801,10 0,18 Delaminazione
SL_B1_2 Liscio AR0355AT 4,19 13958,30 0,30 Delaminazione
SL_B1_3 Liscio AR0360A 4,42 - - Rete
SL_B1_4 Liscio AR0360A 4,58 - - Rete
SL_B2_1 Ruvido AR0355AT 6,14 - - Rete
SL_B2_2 Ruvido AR0355AT 5,51 - - Rete
SL_B2_3 Ruvido AR0360A 4,77 - - Rete
SL_B2_4 Ruvido AR0360A 4,91 - - Rete

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 343


Figura 07.56 | Prove di strappo, prova
B1_3, fotografia al termine
Figura 07.57 | Prove di strappo, prova
B1_4, fotografia al termine

Figura 07.58 | Prove di strappo, prova


B2_2, fotografia al termine
Figura 07.59 | Prove di strappo, prova
B2_4, fotografia al termine

07.5.3.2 DEFINIZIONE DELLE CARATTERISTICHE MECCANICHE DEL COMPOSITO


Seguendo le Linee Guida8, la tensione limite convenzionale σlim,conv è definita a partire dai
risultati delle prove di strappo; la deformazione limite convenzionale εlim,conv è definita come
il valore in ascissa del grafico ottenuto dalla prova di trazione diretta corrispondente al me-
desimo valore di carico in ordinata. Il rapporto σlim,conv / εlim,conv definisce il modulo di rigidezza
secante convenzionale Elim,conv. I valori limite possono, pertanto, dipendere dal supporto.
Le tensioni sono riferite, per convenzione, all’area della sezione trasversale del rinforzo secco
Arin,secco presente nel provino, prescindendo cioè dalla presenza della matrice/malta. Per il
calcolo dell’Area, si considera lo spessore equivalente teq di una rete di rinforzo nella direzione
della trama (ordito) per una larghezza del provino pari a 70 mm.

344 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.60 | Identificazione dei
Al fine di determinare la deformazione limite convenzionale e procedere alla definizione del parametri di progetto dell’FRCM:
modulo di rigidezza, viene effettuato il “Cut off”, ovvero vengono confrontate le curve medie combinazione di prova di trazione
e prova di strappo (M. C. Rampini,
ottenute dalle prove di strappo e di trazione diretta e si taglia la curva di quest’ultima al valore
G. Zani, M. Colombo e M. di Prisco.
di picco della curva dello strappo. Il procedimento si può osservare dal grafico riportato come Identification of FRCM mechanical
esempio: parameters for the retrofitting design of
existing structures, 2016)

Nelle prime prove effettuate con dosi d’acqua pari al 22%, le curve ottenute risultavano prive
di utilità ai fini della determinazione delle caratteristiche meccaniche, perciò non sono state
Figura 07.61 | Cut off, matrice S286FR,
prese in considerazione per effettuare il procedimento del Cut off. rete AR0360A

Con la riduzione del contenuto d’acqua si ottengono delle curve confrontabili con le prove
di strappo; tuttavia, il picco delle prove di trazione di entrambe le reti resta inferiore a quello
delle prove di strappo. Ciò può essere dovuto al fatto che la matrice trattenga più del 3%
di acqua tolto nel mix design per la prova di trazione, perciò si ottengono due compositi

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 345


non esattamente uguali. Si assume come valida la curva trilineare risultante dalla prova di
trazione di cui si riportano i valori in tabella:

Tabella 07.10 | Cut off, prove di trazione


considerate Rete Prima fessurazione Fine multifessurazione Picco
ε [-] σ [MPa] ε [-] σ [MPa] ε [-] σ [MPa]
AR0355AT 0,00081 0,96733 0,00503 1,77687 0,02589 7,12300
AR0360A 0,00064 0,91894 0,00645 2,15962 0,02114 5,65591

Le prove di strappo con cui si effettua il procedimento sono quelle con supporto ruvido sul
quale il comportamento dei provini è più prestante. Le caratteristiche meccaniche risultanti
per il composito in esame con le reti AR0355AT e AR0360A sono le seguenti:

Tabella 07.11 | Valori limite convenzionali


dei parametri meccanici del rinforzo Rete Ptraz [kN] Arinf.sec [mm2] σlim,conv [MPa] εlim,conv [-] Elim,conv [GPa]
AR0355AT 4,94 3,22 1534,34 0,028 54,80
AR0360A 3,99 3,43 1163,27 0,022 52,93
Figura 07.62 | Cut off, grafici delle prove
di trazione e di strappo considerate

346 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.6 TARATURA NUMERICA DEL RINFORZO
La valutazione del comportamento della struttura rinforzata è stata effettuata attraverso
Abaqus, software che permette di realizzare modelli ad elementi finiti, con il quale è possibile
applicare sulla superficie muraria strati indipendenti di rinforzo, definendo un legame di ade-
renza tra i due materiali e tenendo conto della loro non linearità.
Il procedimento seguito prevede la riproduzione di un modello numerico dei provini in FRCM e
la modellazione di un muro preso da un caso studio noto per passare, successivamente, alla
modellazione dei setti reali dell’edificio analizzato e a rinforzarli.

07.6.1 MODELLO NUMERICO DEL FRCM


Per applicare il FRCM alla muratura è stato realizzato un modello dei provini con malta
S286FR con le reti AR0355AT e AR0360A sia in direzione ordito sia in direzione trama allo
scopo di ottenere una curva che corrisponda a quella sperimentale. I parametri impostati su
Abaqus saranno ripresi per definire il materiale FRCM nel modello in cui si rinforza il setto.
Per tenere in considerazione la non linearità del materiale, si è utilizzato il modello del Concrete
Damaged Plasticity (CDP). Tale modello consente di simulare il comportamento a trazione di
tipo fragile risultando efficace per analisi di strutture soggette a carichi dinamici come il sisma.
Una volta superato il comportamento elastico, infatti, si passa al regime plastico controllato
dalle due variabili di deformazione plastica di trazione e compressione equivalente, collegate
ai rispettivi meccanismi di rottura.
Per impostare i parametri relativi alla fase elastica si è fatto riferimento ai valori sperimentali
ottenuti dalla prova Carico - Stroke dai quali si è ricavato il modulo di Young (E) per il primo
tratto della curva trilineare, dato dal rapporto tra sforzo e deformazione; dal momento che
tale valore di E è figlio della prova considerata, non corrisponde a quello reale della matrice
sul primo ramo. Si è assunto, inoltre, un valore di modulo di Poisson pari a 0,20 come per il
calcestruzzo.

Tabella 07.12 | Parametri meccanici


Rete E ν delle reti
[MPa] [-]
AR0355AT 1256,00 0,20
AR0360A 1583,00 0,20

La fase plastica prevede, oltre alla definizione dei valori di resistenza a trazione e compres-
sione, anche l’impostazione di parametri di “Plasticity” che, per complessità di valutazione,
sono stati ripresi dall’Abaqus Theory Manual9 di cui si riportano i valori:

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 347


Tabella 07.13 | Parametri di Plasticity
per il CDP (Abaqus Theory Manual) Dilation angle Eccentricity fb0/fc0 K Viscosity parameter
38,00 0,10 1,16 0,67 0,00

Per quanto riguarda le resistenze del materiale, quella a compressione è stata assunta pari
alla resistenza della malta data dalla scheda tecnica e pari a 18 MPa, mentre per il comporta-
mento a trazione i punti che la definiscono sono stati presi dalle curve sperimentali della rete
in ordito in corrispondenza della fine del ramo elastico e di un valore prossimo allo sforzo di
picco del composito.

Tabella 07.14 | Parametri di


compressione e trazione dei compositi Compressione Trazione
in direzione ordito per il CDP Rete Yeld stress Inelastic strain Yeld stress Cracking strain
[MPa] [MPa]
AR0355AT 18,00 0,00 0,97 0,0000
- - 1,78 0,0050
- - 7,12 0,0259
AR0360A 18,00 0,00 0,92 0,0000
- - 2,16 0,0064
- - 5,66 0,0211

Le prove sperimentali effettuate riguardano solamente il caso di rete in direzione ordito, mai
in trama. Il comportamento a trazione del provino con rete disposta in direzione trama, quindi,
è stato definito sulla base del fattore di efficienza EF, assunto identico per le due direzioni del
tessuto.

EF = Pprovino / Prete

Figura 07.63 | Fattore di efficienza per


il CDP Rete Pprovino Prete EF
[kN] [kN]
AR0355AT 5,41 6,32 0,86
AR0360A 4,28 5,71 0,75

Tale fattore moltiplica lo sforzo a rottura della prova in direzione ordito per ottenere quello
della prova in direzione trama, rendendo possibile anche il calcolo del modulo di elasticità
della rete in tale direzione per la definizione del terzo ramo incrudente. Il ramo elastico della
trilineare si considera identico al caso in ordito, il secondo ramo viene assunto plastico in
favore di sicurezza.

348 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Tabella 07.15 | Parametri di
Compressione Trazione compressione e trazione dei compositi
in direzione tra per il CDP
Rete Yeld stress Inelastic strain Yeld stress Cracking strain
[MPa] [MPa]
AR0355AT 18,00 0,00 0,97 0,0000
- - 0,97 0,0044
- - 6,05 0,0259
AR0360A 18,00 0,00 0,92 0,0000
- - 0,92 0,0048
- - 4,24 0,0211

Una volta definita la medesima geometria dei provini comprensivi della zona a cui si applicano
le placchette in acciaio per l’ancoraggio alla macchina Instron e il materiale, è stato impostato
un “Reference point” in centro alla superficie superiore del provino alla quale è stato collegato
attraverso l’impostazione di un vincolo di “Coupling” che impone che i due elementi abbiano
gli stessi spostamenti. Successivamente il volume è stato suddiviso in mesh.

Figura 07.64 | Modello per prova


di trazione diretta in Abaqus,
visualizzazione di mesh e
visualizzazione dei vincoli

Infine, sono state introdotte le condizioni al contorno, ovvero i vincoli e gli spostamenti. La
parte inferiore del provino risulta incastrata a terra, mentre a quella superiore è concesso uni-
camente lo spostamento verticale; al Reference point è applicano uno spostamento verticale
di 11 mm.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 349


Figura 07.65 | Visualizzazione di sforzi e
spostamenti al termine della simulazione
in Abaqus

Dalla simulazione si ottengono le curve trilineari dei provini che, comparate con quelle spe-
rimentali, danno i seguenti grafici in termini di sforzo-deformazione e carico-spostamento:

Figura 07.66 | Composito S286FR_


AR0355AT, curve sforzo-deformazione
sperimentale e numeriche in trama e
ordito

Figura 07.67 | Composito S286FR_


AR0355AT, curve carico-spostamento
sperimentale e numeriche in trama e
ordito

350 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.68 | Composito S286FR_
AR03560A, curve sforzo-deformazione
sperimentale e numeriche in trama e
ordito

Figura 07.69 | Composito S286FR_


AR03560A, curve carico-spostamento
sperimentale e numeriche in trama e
ordito

La curva numerica dell’ordito raggiunge un carico ultimo più elevato rispetto alla sua cor-
rispondente sperimentale; ne consegue che il modello numerico possiede un’efficienza
maggiore. Tale assunzione è accettabile a fronte dell’ipotesi che si fa di perfetta aderenza
del rinforzo sul supporto murario; nel caso del provino, infatti, la lunghezza di ancoraggio è di
soli 5 centimetri e può determinare lo scivolamento del provino, cosa che non può accadere
in sede di reale applicazione.
Le curve del modello numerico approssimano bene quelle ottenute per via sperimentale, per
cui i parametri impostati per definire il rinforzo possono essere utilizzati per modellarlo su un
setto.

07.6.2 TARATURA DEL MODELLO IN MURATURA


La modellazione della muratura può essere effettuata secondo due criteri: i micro e i macro
modelli. Il primo ricerca una rappresentazione accurata del materiale, raggiungibile tramite
una conoscenza approfondita delle proprietà di malta e mattoni e dell’interfaccia tra i due
ottenuta tramite dati sperimentali.
Il secondo prevede un’analisi a scala maggiore, perciò ricerca la semplificazione del modello
che ottiene considerando il comportamento globale e trascurando l’interazione tra i materiali.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 351


Nell’analisi effettuata ci si è attenuti a quest’ultima tipologia, più semplice per la modellazione.
La muratura su Abaqus è modellata come continua e isotropa.
Come accennato in precedenza, il setto su cui si è effettuata l’analisi preliminare è una parete
analizzata nell’articolo “Two approaches for the analysis of masonry structures: micro and
macro-modeling”10 di dimensioni 1,00 x 1,00 m, spesso 13 cm; la resistenza a compressione
è pari a 10,5 MPa e il coefficiente di Poisson della muratura pari a 0,25.
Gli si applica un carico distribuito verticale P pari a 0,30 N/mm2 e viene sottoposto ad un
carico orizzontale crescente dato dall’applicazione di uno spostamento laterale in sommità,
posto fino a 4 mm.

Figura 07.70 | Geometria e fasi di


carico della parete di taglio analizzata
(J.G. Rots, Paulo B. Lourenço, Johan
Blaauwendraad; Two approaches for the
analysis of masonry structures: micro
and macro-modeling)

Per il materiale omogeneo si definisce il comportamento lineare con i valori di modulo elastico
e coefficiente di Poisson e quello non lineare facendo ricorso, anche in questo caso, al model-
lo CDP, impostando i parametri definiti in precedenza.
Il “Viscosity parameter” inizialmente è stato posto pari a zero, tuttavia, a causa dell’esito
negativo di alcune simulazioni, è stato assunto pari ad un valore di 0,0005 così da consentire
la convergenza dei risultati ed il corretto funzionamento delle simulazioni.
Dal momento che il modello deve essere tarato in modo da ottenere una curva di risposta che
sia sovrapponibile a quella sperimentale, sono stati fatti variare i seguenti parametri:
-- il “Dilation angle” in un intervallo compreso tra 10 e 20°;
-- il modulo elastico E in un intervallo compreso tra 1000 e 4000 MPa;
-- la resistenza a trazione ft in un intervallo compreso tra 0,2 e 0,4 MPa;
-- l’energia di frattura, necessaria per definire il comportamento a trazione, in un intervallo
compreso tra 0,125 e 0,30 N/m.
In seguito alla definizione della geometria e delle mesh è stato inserito un “Reference point”
posto in mezzeria di uno dei lati corti della faccia superiore del setto e sono stati imposti i vin-
coli di incastro alla base e di spostamento solo in direzione x in sommità. Quindi, si è applicato
il carico verticale e lo spostamento orizzontale di 4 mm applicato sulla superficie superiore.

352 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.71 | Modello per prova
shear type modellato in Abaqus,
visualizzazione di mesh e
visualizzazione dei vincoli

Sono state effettuate numerose simulazioni facendo variare un parametro alla volta di quelli
elencati, fino a far raggiungere al tratto di curva interessato dal parametro, l’andamento più
prossimo a quello sperimentale.

Figura 07.72 | Grafico forza orizzontale-


spostamento della parete di taglio
analizzata (J.G. Rots, Paulo B.
Lourenço, Johan Blaauwendraad; Two
approaches for the analysis of masonry
structures: micro and macro-modeling)

Per definire i parametri, in assenza di mezzi più accurati, si è fatto ricorso al metodo di bi-
sezione di Newton che prevede di impostare due valori estremi e valutare a quale dei due il
risultato ricercato sia più vicino; si ridefiniscono, quindi, i limiti considerando il valore a metà
tra i due iniziali e quello che definisce l’intervallo in cui è compreso il risultato. Il procedimento
si ripete in modo iterativo fino a raggiungere il valore di ottimo.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 353


Il primo parametro ad essere stato modificato è il modulo elastico E per riuscire a cogliere la
pendenza del ramo iniziale; partendo da un valore minimo di 1000 MPa e massimo di 4000
MPa si è giunti a scegliere il valore di E = 1850 MPa. Mantenendo costanti i valori di Dilation
angle DA = 10°, resistenza a trazione ft = 0,35 MPa e energia di frattura Gf = 0,125 N/m, si
sono ottenute le seguenti curve:

Figura 07.73 | Taratura del modello


in muratura, variazione del modulo di
elasticità E

Successivamente si è calibrata la resistenza a trazione del materiale, in un intervallo tra


0,2 e 0,4 MPa, fino ad attestarsi su un valore di ft = 0,35 MPa. In questo caso, i valori fissati
sono il Dilation angle (10°), l’energia di frattura (0,125 N/m) e il modulo di elasticità definito
precedentemente (1850 MPa).

Figura 07.74 | Taratura del modello in


muratura, variazione della resistenza a
trazione ft

La variazione della resistenza a trazione influisce sul livello del carico di picco raggiunto dalle
curve. Una volta determinati i parametri che definiscono il primo tratto fino al carico di picco,
si è agito su quelli che determinano il comportamento post-rottura del materiale.

354 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Il primo tentativo è stato fatto sul valore dell’energia di frattura che corrisponde all’area sotte-
sa al grafico sforzo-deformazione, mantenendo gli altri parametri con i valori definiti.
Tuttavia, come è evidente nel grafico, la sola variazione di Gf non ha portato a cambiamenti
rilevanti in termini di comportamento globale del materiale, per cui si è agito sul Dilation angle,
parametro del Concrete Damage Plasticity che influisce sul comportamento post-picco. Infatti,

Figura 07.75 | Taratura del modello in


muratura, variazione dell’energia di
frattura Gf

dopo aver portato tale parametro al valore DA = 20° si è ottenuta una curva con andamento
simile a quelle sperimentali.
Mantenendo, quindi, l’angolo a 20° si è ricercata un’ottimizzazione del comportamento inter-
venendo prima sul valore dell’energia di frattura, aumentata a 0,30 N/m in modo che la curva

Figura 07.76 | Taratura del modello


in muratura, variazione dell’angolo di
dilatazione DA e dell’energia di frattura
Gf

post-picco degradasse in modo più graduale ed, infine, si è portato il valore della resistenza
a trazione a 0,36 MPa.
Il grafico della curva finale mostra come quest’ultima, con il modello CDP, sia in grado di

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 355


approssimare accuratamente l’andamento delle prove sperimentali. Assicurata l’efficacia del
modello si passa all’applicazione dei parametri definiti con il suddetto procedimento ai modelli
dei setti presenti nell’edificio oggetto di studio.

Figura 07.77 | Taratura del modello in


muratura, parametri definiti

Si riporta la tabella con tutte le combinazioni con cui si sono svolte le simulazioni.

Tabella 07.16 | Taratura del modello


in muratura, step di ottimizzazione dei step fc E ft Gf DA
parametri [MPa] [MPa] [MPa] [N/m] [°]
1 10,50 1000 0,35 0,125 10
2 10,50 4000 0,35 0,125 10
3 10,50 2000 0,35 0,125 10
4 10,50 1800 0,35 0,125 10
5 10,50 1850 0,35 0,125 10
6 10,50 1850 0,20 0,125 10
7 10,50 1850 0,40 0,125 10
8 10,50 1850 0,35 0,125 10
9 10,50 1850 0,35 0,150 10
10 10,50 1850 0,35 0,200 10
11 10,50 1850 0,35 0,200 20
12 10,50 1850 0,35 0,300 20
13 10,50 1850 0,36 0,300 20

07.6.3 MODELLAZIONE DEI SETTI ESISTENTI E RINFORZO


Per studiare dei casi reali dell’edificio oggetto dell’analisi, sono stati scelti tre setti al primo
piano con rigidezze e snellezze differenti: due in direzione x (x1-6 e x1-48), e uno in direzione y
(y1-17), come indicati in pianta.

356 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.78 | Indicazione setti
analizzati, piano primo

Si riporta la tabella con le proprietà geometriche dei maschi murari e le rispettive azioni assiali
dalle quali si è ricavato lo sforzo di compressione necessario per definire il carico verticale da
applicare su ognuno per la rispettiva simulazione.

Tabella 07.17 | Proprietà setti analizzati,


Codice t l h N σassiale piano primo
[mm] [mm] [mm] [kN] [kN/m2]
x1-6 520,00 1740,00 4800,00 446,63 493,62
x1-48 650,00 2590,00 4800,00 684,90 406,83
y1-17 520,00 5710,00 4800,00 103,56 348,09

Per quanto riguarda le proprietà meccaniche da attribuire per la definizione del materiale,
sono stati utilizzati i valori proposti dal Progetto di variante strutturale11 : la resistenza a com-
pressione è pari a 4,67 MPa, mentre il modulo di elasticità e il coefficiente di Poisson valgono
rispettivamente 2300 MPa e 0,25. Per i parametri del modello CDP, si è fatto riferimento a
quelli definiti durante la taratura del modello in muratura.

Tabella 07.18 | Parametri CDP per i setti


Elastic CDP analizzati
Plasticity Compressive
behaviour
E ν Dilation Eccentricity fb0/fc0 K Viscosity fc Inelastic
[MPa] angle parameter [MPa] strain
2300,00 0,25 20,00 0,10 1,16 0,67 0,0005 4,67 0,00

Per quanto riguarda la resistenza a trazione, non essendo noto il valore esatto, ma sapendo
che varia in un intervallo compreso tra 1/10 ed 1/30 della resistenza a compressione del ma-
teriale, sono state eseguite numerose prove assumendo diversi valori interni a questo range.
Per definire l’energia di frattura in funzione della resistenza a trazione sempre differente è
stata utilizzata la formula:
Gf = ft ∙ ID

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 357


con ID pari all’indice di duttilità che si è assunto abbia lo stesso valore di quello dato dal
rapporto tra l’energia di frattura e la resistenza a trazione del muro utilizzato per la taratura del
modello, rispettivamente di 0,30 N/m e 0,36 MPa. Si ottiene, quindi, un indice di 0,833. Sono
state effettuate simulazioni con i seguenti parametri:

Tabella 07.19 | Variazione parametri


di resistenza a trazione ft e energia di ft
frattura Gf dei setti analizzati [MPa] 0,15 0,20 0,25 0,35 0,35 0,47
Gf
[N/m] 0,12 0,17 0,21 0,29 0,29 0,39

Impostando i medesimi vincoli dell’esempio, un carico verticale pari allo sforzo assiale agente
sul setto e lo spostamento laterale pari a 50 mm per far arrivare i setti a rottura, si sono
ottenuti i grafici riportati di seguito.

Figura 07.79 | Modellazione setti


analizzati, grafico carico-spostamento,
setto x1-6

Figura 07.80 | Modellazione setti


analizzati, grafico carico-spostamento,
setto x1-48

358 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.81 | Modellazione setti
analizzati, grafico carico-spostamento,
setto y1-17

Tra le varie casistiche analizzate si è scelto di mantenere per l’applicazione del composito
quelle con resistenza a trazione intorno a 1/20 della resistenza a compressione, quindi il caso
con resistenza ft = 0,25 MPa. Infatti, assumere un valore di 1/30 sarebbe troppo penalizzate
per una muratura come quella del caso di studio le cui condizioni sono buone in quanto non
eccessivamente degradate; considerare, invece, 1/10 della compressione potrebbe risultare
a sfavore di sicurezza a causa di una sovrastima dell’effettiva capacità portante del maschio.
Si sono svolte nuovamente le simulazioni sui tre setti con l’aggiunta del rinforzo con rete
AR0360A, essendo quella meno prestante, presa in direzione trama così da ottenere la si-
tuazione più penalizzante. In teoria, sarebbe corretto applicare il rinforzo successivamente
all’applicazione del carico verticale, essendo che, nella realtà, i maschi murari sono già in
esercizio; tuttavia, per semplicità di modellazione sul software, l’aggiunta del FRCM si effettua
prima dell’impostazione del carico verticale.
Si sono applicati i parametri definiti con la taratura dei provini, ad eccezione del modulo di
elasticità E assunto pari a quello della malta di calce i cui valori sono definiti da scheda tec-
nica, pechè la modellazione precedente sulla lastrina era solo relativa alla prova di trazione.
Risulta, quindi, un modulo di 16000 MPa che definisce l’inclinazione del primo ramo elastico
della curva, mentre il secondo e terzo ramo sono dati dai valori ricavati mediante le prove
sperimentali.

Figura 07.82 | Grafico sforzo-


deformazione del rinforzo con rigidezza
E = 16 GPa

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 359


Figura 07.83 | Modellazione setti
analizzati pre e post rinforzo, grafico
carico-spostamento, setto x1-6

Figura 07.84 | Modellazione setti


analizzati pre e post rinforzo, grafico
carico-spostamento, setto x1-48

Figura 07.85 | Modellazione setti


analizzati pre e post rinforzo, grafico
carico-spostamento, setto y1-17

360 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Dai grafici si evidenzia il fatto che l’effetto del rinforzo non risulta essere tanto incisivo sulla
risposta della parete sollecitata. Ciò è dovuto al fatto che i setti analizzati hanno uno spessore
da 52 a 65 cm, quindi notevole; non avendo una snellezza rilevante, la conseguenza è quella
di essere eccessivamente rigidi e, quindi, di risentire poco dell’effetto benefico del FRCM.
Si può osservare, comunque, che il modulo di elasticità elevato della malta garantisce un
incremento della rigidezza nella risposta iniziale del setto visibile nella minor pendenza della
curva con rinforzo.
Per ottenere risultati che mostrassero bene l’efficacia del rinforzo, sono stati selezionati tre
ulteriori setti al terzo piano, in quanto sono caratterizzati da uno spessore inferiore, pari a 38
cm. I setti sono nelle stesse posizioni di quelli del piano primo ad eccezione del x3-3 perché
presenta ancora uno spessore di 65 cm.

Figura 07.86 | Indicazione setti


analizzati, piano terzo

Si riporta la tabella con le proprietà geometriche dei maschi murari e le rispettive azioni assiali
come in precedenza.

Tabella 07.20 | Proprietà setti analizzati,


Codice t l h N σassiale piano terzo
[mm] [mm] [mm] [kN] [kN/m2]
x3-3 385,00 1040,00 3600,00 50,04 124,98
x3-52 385,00 1740,00 3600,00 75,57 112,81
y3-21 385,00 5697,00 3600,00 205,60 93,74

Per quanto riguarda le proprietà meccaniche da attribuire per la definizione del materiale,
sono stati riutilizzati i valori definiti in precedenza sia per la fase elastica sia per quella plasti-
ca, ad eccezione della resistenza a trazione per la quale s sono assunti i due valori intorno
ad 1/20 della resistenza a compressione; 0,20 MPa e 0,25 MPa. L’energia di frattura è stata
calcolata con la formula suddetta. Si riportano i grafici ottenuti confrontando la situazione
con e senza applicazione del rinforzo. Si nota la differenza di risposta nei due casi rispetto ai
setti del primo piano, soprattutto per i primi due maschi. Oltre allo spessore ridotto, anche la
minore azione assiale agente sui setti del terzo piano ne riduce la resistenza.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 361


Figura 07.87 | Modellazione setti
analizzati pre e post rinforzo, grafico
carico-spostamento, setto x3-3

Figura 07.88 | Modellazione setti


analizzati pre e post rinforzo, grafico
carico-spostamento, setto x3-52

Figura 07.89 | Modellazione setti


analizzati pre e post rinforzo, grafico
carico-spostamento, setto y3-21

362 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Il setto y3-21 risulta ancora molto rigido e risente dell’effetto del FRCM solamente nel ramo
iniziale e nel picco di carico che è in grado di raggiungere, mentre nel post picco se ne perde
gran parte dell’effetto benefico. Anche gli altri due setti presentano un incremento di rigidezza
visibile nel primo tratto delle rispettive curve e nel picco, soprattutto il setto x3-3 per il quale
risulta quasi raddoppiato; tuttavia, acquista importanza l’effetto post picco. Il primo muro,
infatti, mostra un aumento della capacità residua che nel secondo arriva a determinare un
comportamento incrudente.
I maschi murari generalmente caratterizzati da capacità portanti ridotte tra quelli analizzati
mostrano, quindi, l’incremento di duttilità che il rinforzo FRCM è in grado di conferire.
Per comprendere il livello di sforzo agente sul rinforzo lungo la storia di carico del setto, è sta-
to realizzato un grafico Carico orizzontale - Spostamento in cui sono state messe a confronto
le due curve di carico e sforzo ottenute dalla simulazione del maschio rinforzato modellato su
Abaqus. La trilineare non è la reale curva in trazione perchè il displacement sull’asse x è lo
spostamento in sommità del setto, necessario solamente per vedere lo sforzo agente.
Per avere un’indicazione generica, l’analisi si è svolta su un setto che fosse un compromesso
a livello di geometria tra quelli studiati, quindi si è considerato il setto x3-52.
La curva indicante l’andamento del carico-spostamento del setto è stata ricavata pendendo
un elemento mesh dal muro, mentre per la trilineare sono state selezionate due mesh dello
strato di FRCM esterno, affinché fosse possibile valutare lo sforzo agente in due posizioni
differenti del rinforzo: una al centro, l’altra all’estremità bassa del muro.
La curva del carico è stata interrotta nel punto in cui il rinforzo ha raggiunto il picco ed esau-
risce il suo contributo perchè in quel punto avremmo la perdità di capacità e relativo collasso
del setto.
Figura 07.90 | Confronto carico-
Confrontando il livello di carico con lo sforzo, si può evidenziare il fatto che il picco di carico sforzo-spostamento (time) con
si raggiunga lungo il ramo di multi-fessurazione del rinforzo, mentre la parte rimanente della sforzo-deformazione nel FRCM

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 363


capacità portante del setto rinforzato è data dal comportamento hardening del terzo ramo
della trilineare, dove la matrice è ormai fessurata e la parte resistente è costituita dalla sola
rete in fibra di vetro fino a rottura.
Dal confronto tra la trilineare ottenuta con questa simulazione nel punto in prossimità dell’in-
castro e quella definita con la taratura dei provini in direzione trama, di cui al §07.6.1, si
osserva la corrispondenza dei valori di sforzo raggiunti dalle curve nei punti di passaggio
dei tre rami che la compongono. Il primo, infatti, termina ad un valore di circa 1 MPa e si
raggiunge il picco a circa 4,80 MPa in entrambi i casi. Lo sforzo agente nella zona centrale del
FRCM è soggetta ad un livello di carico notevolmente inferiore e quindi non presenta problemi
per quanto riguarda al verifica della capacità ultima.

07.7 VERIFICHE DEI SETTI RINFORZATI


Lo studio del comportamento dei setti con applicazione del rinforzo con sistema FRCM ha
permesso di definire i parametri meccanici che caratterizzano la muratura in esame rinforza-
ta. Tale rinforzo determina, secondo la norma, un miglioramento delle prestazioni del maschio
murario che si esprimono nell’incremento del modulo elastico (E) e della resistenza a taglio
(fvk0); nella realtà, si ha una variazione anche del comportamento post picco in cui si manife-
sta una maggiore capacità residua e la risposta sotto eventuali carichi ciclici. Modificando il
valore del modulo E sul modello realizzato in Midas Gen si ottiene una maggiore rigidezza
globale della struttura. Nel caso di una reale applicazione, l’incremento di rigidezza di ciascun
setto non può considerarsi uniforme perché potrebbe non essere applicato e perché tale
valore risulta non essere lo stesso considerando setti di dimensione e carico assiale diverso;
questo comporterà un incremento di rigidezza nelle zone in cui il rinforzo verrà effettivamente
applicato e la variazione della distribuzione delle forze orizzontali agenti sui differenti maschi
murari. Per considerare gli effetti di una distribuzione non uniforme delle forze di taglio si è
scelto di simulare l’applicazione del rinforzo secondo diverse distribuzioni spaziali: prima su
differenti fasce di setti, poi su più fasce contemporaneamente ed infine sull’intero edificio.
I valori di azioni agenti ottenute in seguito a questa scelta sono stati utilizzati per effettuare
le stesse verifiche di sicurezza proposte dalla normativa di pressoflessione nel piano e fuori
piano, taglio nel piano e flessione e taglio delle travi di accoppiamento, come descritte al
§06.10. Non si riporta nuovamente il procedimento richiesto da ogni verifica, ma si mostra un
confronto a livello grafico dell’esito di tali verifiche sulle piante di tutti i piani, al variare della
modalità di rinforzo.
Per svolgere le verifiche, a valle della nuova distribuzione delle azioni di taglio, si è valutato il

364 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


valore di fvk0 confrontando i modelli semplificati proposti dal CNR nel documento provvisorio
CNR-DT 2018 e la simulazione numerica presentata al §07.6.3.
In fase di verifica, si è scelto a favore di sicurezza di trascurare la variazione dell’azione
verticale dei setti dovuta al peso del rinforzo applicato.

07.7.1 DEFINIZIONE DEI PARAMETRI DEI SETTI RINFORZATI

07.7.1.1 MODULO ELASTICO


Per poter caratterizzare il comportamento in fase elastica del setto di muratura rinforzato si è
scelto di considerarlo come un elemento di tipo trave doppiamente incastrata, composta con
materiale omogeneo.
Il modulo elastico omogeneizzato si è ottenuto con un’analisi inversa partendo dalla risposta
carico-spostamento ottenuta mediante analisi numerica, equiparandola a quella dell’elemento
trave. Si sono considerati sia la deformabilità flessionale che quella a taglio. Il procedimento
è mostrato nel dettaglio nelle formule seguenti.
Facendo riferimento alla formula per il calcolo della rigidezza (k) come rapporto tra carico (P)
e spostamento (u) si è ottenuto lo spostamento attraverso la formula inversa:

u=P/k

inoltre, dovendo considerare sia il contributo della rigidezza flessionale (km) sia di quella a
taglio (kv), risulta che lo spostamento sia pari a:

u = u m + uk = P / k m + P / k v Figura 07.91 | Schema iperstatico


incastro-incastro
dove:
km = c ∙ EI / H3
con:
c coefficiente che dipende dallo schema statico assunto; nel caso in esame i setti sono
considerati incastrati alle due estremità grazie al cordolo, dunque i assume valga 12;
I è il momento di inerzia del setto rispetto al suo asse principale;
H è la rispettiva altezza;
kv = μ ∙ GA / H
con:
μ è il fattore di taglio, pari a 5/6 nel caso di sezioni rettangolari;
G è il modulo di elasticità tangenziale, che, da NTC18, si può assumere pari a 0,4 E;
A è l’area della sezione del setto, rettangolare in tutti i casi.
Scrivendo G in funzione di E e sostituendo i valori nell’equazione dello spostamento, si ottiene:

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 365


u = P ∙ H3 / 12EI + F ∙ H3 / EA

da cui è possibile ricavare il valore del modulo di Young con l’espressione inversa:

E = P / u ( H3 / 12I + H3 / A )

I valori di carico e spostamento sono stati ricavati in precedenza attraverso le simulazioni


effettuate con Abaqus che hanno permesso di ricavare le curve P-δ di cui si sono considerate
le due coppie di valori che definiscono la pendenza del ramo elastico della curva. I setti
considerati presentano una resistenza a trazione (ft) pari a 0,25 MPa.
Figura 07.92 | Modellazione post
rinforzo, grafico carico-spostamento,
setto x3-52

Per dimostrare la validità del procedimento seguito si è eseguito lo stesso procedimento per i
setti non rinforzati, confrontando il valore di E ottenuto con quello considerato per la muratura
nelle simulazioni numeriche (2300 MPa). Il risultato di questa validazione è stato positivo.
Nella tabella seguente sono riportati i parametri geometrici e meccanici per i setti oggetti di
studio, sia nel caso di muratura semplice che in quello con applicazione del rinforzo FRCM.

Tabella 07.21 | Parametri geometrici e


meccanici dei setti in condizione pre e Setto b h H I P/delta E P/delta (FRCM) E (FRCM)
post rinforzo [mm] [mm] [mm] [mm4] [kN/mm] [GPa] [kN/mm] [GPa]
x1-6 650 2590 4800 9,41E+11 119,25 2,20 158,09 2,90
x1-48 520 1740 4800 2,28E+11 40,69 2,30 49,96 2,80
x1-17 520 5710 4800 8,07E+12 402,26 2,40 523,86 3,00
x3-3 385 1040 3600 3,61E+10 12,13 1,65 19,18 2,60
x3-52 385 1740 3600 1,69E+11 59,87 2,30 80,06 3,10
x3-21 385 5700 3600 5,94E+12 436,46 2,40 613,25 3,30

366 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


La modifica del modello dell’edificio in MIDAS gen si è fatta considerando un incremento
percentuale del modulo elastico tarata assumendone diversi valori a seconda del piano di
riferimento (si è scelto un valore medio tra quello del medesimo piano a partire dalle analisi
numeriche effettuate mediante il software Abaqus Cae).

Tabella 07.22 | Valore del modulo di


Setto E E (FRCM) E / E (FRCM) rigidezza in condizione pre e post
[GPa] [GPa] [-] rinforzo

x1-6 2,20 2,90 1,31


x1-48 2,30 2,80 1,21
x1-17 2,40 3,00 1,26
x3-3 1,60 2,60 1,57
x3-52 2,30 3,10 1,31
x3-21 2,40 3,30 1,34

Per il primo piano, la media dei rapporti ottenuti è di 1,26, perciò si ha un aumento del 26% da
cui deriva un modulo elastico E pari a 2900 MPa. Per il piano terzo si è scelto di trascurare nel
calcolo della media il valore di incremento eccessivo poiché si può ipotizzare che la maggior
parte dei setti si comportino come i setti x3-52 e x3-21. Dunque, l’incremento del 34% porta ad
avere un modulo di 3085 MPa.

07.7.1.2 SFORZO RESISTENTE A TAGLIO


Assumendo il setto realizzato di un materiale omogeneo, l’applicazione del rinforzo modi-
fica anche il valore di sforzo resistente caratteristico a taglio oltre che il valore del modulo
di rigidezza. La Circolare 617 e il documento provvisorio del CNR che regola l’impiego dei
compositi FRCM, suggeriscono due soluzioni alternative per muratura in laterizi pieni: la
prima, valida per l’impiego dell’intonaco armato, moltiplica il valore di fvk per un coefficiente
maggiorativo pari a 1,5; la seconda, considerando il caso di FRCM, propone un coefficiente
di 1,7 da applicare non allo sforzo resistente, ma alla resistenza Vt. Nel caso in esame si è
scelto di valutare l’incremento dello sforzo resistente a taglio, analogamente a quanto fatto
per il modulo di rigidezza, considerando l’ipotesi il setto rinforzato come fosse composto
da un unico materiale e, partendo dal carico di picco al termine del tratto elastico ottenuto
numericamente, effettuare un’analisi inversa con le formule di verifica proposte da normativa
NTC18 per i setti in muratura tradizionale. Le formule utilizzate sono riportate qui di seguito.

Vt = l’ ∙ t ∙ fvd

Vt = l’ ∙ t ∙ (fvk0 + 0,4σn) / ( γm ∙ FC )

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 367


Confrontandolo i valori ottenuti con quelli della muratura non rinforzata, si sono ottenuti gli
incrementi dei valori di sforzo resistente per i diversi setti. Mantenendo la distinzione tra il
piano primo e terzo, si sono definiti due diversi coefficienti per cui moltiplicare il valore di
sforzo resistente a taglio di tutti i setti dell’edificio.

Tabella 07.23 | Determinazione del


valore di sforzo resistente a taglio per i NTC18 senza rinforzo Abaqus Coefficiente
setti rinforzati Setto Vt fvk0 fvk Vt' fvk0' fvk' fvk'/fvk Media
[kN] [MPa] [MPa] [kN] [MPa] [MPa] [-] [-]
x1-6 157,0 0,12 0,28 482,5 0,70 0,86 3,07
x1-48 94,8 0,12 0,31 197,3 0,46 0,65 2,08 3,20
x1-17 253,6 0,12 0,26 1127,8 1,00 1,14 4,45
x3-3 22,3 0,12 0,17 66,1 0,45 0,50 2,97
x3-52 36,2 0,12 0,16 131,0 0,54 0,59 3,62 4,50
x3-21 113,0 0,12 0,15 782,1 1,03 1,07 6,92

07.7.2 CONFRONTO TRA VALORI DI RESISTENZE A TAGLIO


Per avere un panorama generale dei valori dei tagli resistenti calcolati secondo le diverse
modalità proposte dalle normative, si è svolto il calcolo anche secondo il procedimento pro-
posto dal CNR che considera la resistenza a taglio pari alla somma dei contributi dati dalla
muratura e dal rinforzo.
La capacità a taglio della muratura non rinforzata (Vt), valutata in accordo con la Circolare
applicativa 617 per le pareti non rinforzate è:

Vt = l ∙ t ∙ 1,5 ∙ τ0d / b ∙ √(1 + σ0 / 1,5 ∙ τ0d)


dove:
L e t sono rispettivamente la larghezza e lo spessore del setto;
τ0d è lo sforzo di taglio resistente;
b coefficiente correttivo degli sforzi nella sezione, pari al valore massimo 1,5 in questo
caso;
σ0 è la tensione verticale agente sul setto.
La capacità a taglio del rinforzo è data dalla formula:

Vt,f = 0,5 ∙ nf ∙ Vtf ∙ bf ∙ αt ∙ εfd ∙ Ef


dove;
Nf è il numero totale degli strati di rinforzo disposti ai lati della parete (uno per lato);
Vtf è lo spessore equivalente del singolo strato del sistema FRCM (tf) delle fibre in direzione
parallela alla forza di taglio, pari a 0,049 mm per la rete AR0360A;
bf è la estensione minima del rinforzo, parallela o ortogonale alla forza di taglio, pari in

368 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


questo caso alla lunghezza totale;
αt è il coefficiente che tiene conto della ridotta resistenza estensionale delle fibre quando
sollecitate a taglio. In mancanza di comprovati risultati sperimentali, può essere assegnato
il valore 0,80;
Ef è il modulo di elasticità convenzionale del rinforzo pari a 52,93 GPa;

εfd = η ∙ εlim,conv ∙ α / γm

Il coefficiente di amplificazione α deve essere assunto pari a 1,5 per tutti i sistemi FRCM.
I valori limite convenzionali sono stati ricavati dal procedimento di Cut off secondo le Linee
Figura 07.93 | Cut off, grafici delle prove
Giuda per i compositi FRCM, per la rete AR0360A come spiegato al §07.5.3.3. di trazione e di strappo rete AR0360A
con matrice S286FR

Si ottiene dunque la capacità a taglio della parete rinforzata:

Vt,R = Vt + Vt,f

Deve essere altresì verificato che il taglio agente non superi il seguente valore di schiaccia-
mento diagonale della muratura:
Vt,c = 0,3 ∙ fmd ∙ t ∙ df
dove:
fmd è la resistenza a compressione di progetto della muratura;
df è la distanza tra l’estremo lembo compresso della muratura e l’estremo lembo teso del
rinforzo FRCM, assunto pari all’altezza del setto.
Confrontando le resistenze a taglio post applicazione del rinforzo (Vt) che si ottengono uti-
lizzando le normative e i valori ottenuti dal modello numerico si può osservare quanto sia
maggiore l’incremento apportato in questo ultimo caso. I valori sono espressi in kN.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 369


Tabella 07.24 | Incremento del valore di
azione resistente a taglio Setto NTC18 Circolare 617 CNR-DT18 Abaqus CNR-DT18
senza rinforzo coeff = 1,5 coeff = 1,7
x1-6 157,0 189,8 266,9 482,5 499,5
x1-48 94,8 112,5 161,2 197,3 320,0
x1-17 253,6 311,5 431,1 1127,8 906,0
x3-3 22,3 30,1 37,9 66,1 111,2
x3-52 36,2 49,3 61,5 131,0 183,1
x3-21 113,0 155,8 192,1 782,1 584,4

07.7.3 ESITO DELLE VERIFICHE CON FRCM


Con le nuove proprietà della muratura sono state ripetute le verifiche di sicurezza per poter
valutare il contributo positivo dato dai compositi FRCM. Per comprendere l’importanza della
modalità di applicazione del rinforzo sono state svolte diverse simulazioni applicandolo se-
condo diverse distribuzioni spaziali (prima su alcuni setti, lungo l’intero sviluppo in altezza, e
Figura 07.94 | Esito delle verifiche, poi sull’intero edificio). Gli architravi non sono considerati oggetto di intervento.
condizione pre rinforzo

370 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.95 | Indicazione delle posizioni
Per ottenere dei riscontri di facile lettura, sono state realizzate delle piante con indicazione di baricentro geometrico (nero) e
baricentro delle rigidezze (rosso) nella
dei setti con FRCM (grassetto con riempimento grigio scuro) e senza (grigio chiaro), non
condizione pre rinforzo
verificati (rosso) e verificati (verde), considerando non verificato qualunque maschio murario
che non soddisfi almeno una delle verifiche di sicurezza effettuate, le cui formule sono state
mostrate precedentemente. Si riporta anche l’indicazione del baricentro delle masse e delle
rigidezze in modo da poter osservare la variazione della posizione di quest’ultimo in funzione
della posizione dei setti rinforzati. Il primo caso appena riportato rappresenta il risultato delle
verifiche, piano per piano, prima dell’applicazione del rinforzo FRCM.
Sono state aggiunte anche delle indicazioni cromatiche delle variazioni di taglio agente e
resistente rispetto al caso di assenza di rinforzo in quanto risulta essere il parametro su cui
si ha l’effetto maggiore oltre ad essere quello le cui relative verifiche comprendono il minor
numero di elementi portanti che le soddisfano. Vengono indicati in arancione, nel caso di
resistenza a taglio (Vt), gli incrementi in positivo ed in blu in negativo, così come per l’azio-
ne agente (VEd) l’arancione andrà ad indicare un’azione agente aumentata. Le sfumature
di colore rappresentano l’intervallo di variazione in percentuale all’interno del quale rientra
l’accrescimento o la riduzione delle forze considerate. Tale confronto permette di trarre delle
conclusioni immediate sull’effetto del sistema di rinforzo FRCM.

Figura 07.96 | Legenda confronto


pre e post rinforzo di azione di taglio
resistente e azione di taglio resistente

Sono riportate le piante di tutti i piani per le quattro modalità di rappresentazione indicate, per
i seguenti casi di applicazione di rinforzo:

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 371


A Rinforzo solo sui maschi che non soddisfano le verifiche

Figura 07.97 | Esito delle verifiche, caso


A.0, indicazione intervento e incremento
di resistenza a taglio Si osserva che la quasi totalità dei setti risulta verificata; ci sono, comunque, pochi maschi
che rimangono non verificati, anche tra quelli che in origine lo erano. Ci si riferisce in particolar
modo ai setti principali in direzione y al piano terra. Ciò è dovuto al fatto che l’aumento di
rigidezza dato dall’applicazione del rinforzo determina una redistribuzione delle forze tra i setti
differente, per cui alcuni elementi, precedentemente verificati, potrebbero trovarsi soggetti a
sollecitazioni assiali e taglianti differenti e quindi non soddisfare più i requisiti richiesti.
A livello di incremento di resistenza a taglio si osserva che ciò avviene per tutti i setti rinforzati
anche se non nelle stesse percentuali. Un motivo si può ricercare nella minore influenza
che il rinforzo ha su setti già molto rigidi come possono essere quelli ai piani inferiori che
presentano una sezione maggiore, che poi si rastrema ai piani superiori, infatti si nota che
l’aumento in percentuale dell’effetto del rinforzo è maggiore salendo di quota.
La riduzione della resistenza per alcuni dei setti non rinforzati più essere una conseguenza
della redistribuzione delle azioni anche di compressione, infatti lo sforzo di compressione è

372 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.98 | Esito delle verifiche, caso
A.0, indicazione incremento di azione e
un parametro che rientra nella definizione della resistenza a taglio, da ciò potrebbe derivare setti non verificati
tale leggera riduzione.
Infine, il fatto che le criticità in termini di verifica al taglio si concentrino sui setti al piano terra
si può ricollegare all’applicazione del rinforzo solamente ai piani superiori resi più rigidi del
loro appoggio.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 373


B Rinforzo sui maschi più rigidi in direzione y

Figura 07.99 | Esito delle verifiche, caso


B, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio L’irrigidimento dei setti principali in direzione y conferisce al fabbricato un importante aiuto
nella direzione in cui è sfavorito portando a verifica positiva una rilevante quantità di setti
precedentemente non verificati in relazione all’estensione ridotta dell’intervento. La rigidezza
maggiorata dei setti in direzione y più periferici comporta un notevole aumento dell’azione
tagliante che essi ricevono, ma d’altra parte ne determina una diminuzione nelle ali laterali
del fabbricato che risultano così anch’esse verificate. L’aumento di rigidezza corrisponde in
ogni caso ad una forza orizzontale assorbita più elevata, essendo quest’ultima direttamente
dipendente dalla prima. Al piano superiore si evidenziano le criticità rimaste nei setti in dire-
zione x lontani dalle zone rinforzate.

374 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.100 | Esito delle verifiche,
caso B, indicazione incremento di
azione e setti non verificati

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 375


C Rinforzo sulla fascia sud

Figura 07.101 | Esito delle verifiche,


caso C, indicazione intervento e
incremento di resistenza a taglio Il rinforzo dei setti della fascia sud rende verificati tutti gli elementi appartenenti alla fascia
stessa oltre a pochi altri nella medesima direzione; per il resto la situazione resta pressoché
inalterata. Si può estendere il discorso, anche in relazione al caso precedente, a tutti i tipi di
intervento che riguardino maschi murari in una sola direzione: l’effetto del rinforzo giova quasi
esclusivamente ai setti su cui è applicato senza influire in maniera rilevante sulla restante
struttura. Tuttavia, ciò è valido nel caso in cui, come questo, il composito FRCM viene dispo-
sto in modo da causare un avvicinamento del baricentro di rigidezze a quello delle masse così
da ridurre gli effetti torsionali, o lasciando la situazione invariata. In caso contrario, tali effetti
potrebbero generare un peggioramento delle azioni agenti sui setti più distanti dal centro,
determinandone la crisi.
In merito all’azione tagliante agente, si osserva una generale riduzione, anche se in percen-
tuali molto basse, su tutti i setti non oggetto di rinforzo. Ciò determina il soddisfacimento delle
verifiche di alcuni di essi.

376 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.102 | Esito delle verifiche,
caso C, indicazione incremento di
azione e setti non verificati

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 377


D Rinforzo sulle fasce nord e sud

Figura 07.103 | Esito delle verifiche,


caso D, indicazione intervento e
incremento di resistenza a taglio Il rinforzo delle due fasce perimetrali in direzione x comporta la risoluzione delle criticità che
li coinvolgono senza però contribuire alla resistenza in direzione y, dove i setti ortogonali
rimangono quasi integralmente non verificati. Si evidenzia perciò come si renda necessario
intervenire con il rinforzo tenendo in considerazione entrambe le direzioni principali dei setti
al fine di migliorarne la risposta in modo generalizzato.

378 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.104 | Esito delle verifiche,
caso D, indicazione incremento di
azione e setti non verificati

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 379


E Rinforzo sui soli setti perimetrali

Figura 07.105 | Esito delle verifiche,


caso E, indicazione intervento e
incremento di resistenza a taglio Un rinforzo omogeneo lungo il perimetro del fabbricato comporta un aumento della resistenza
all’azione tagliante dovuto all’applicazione del composito su tutti i setti, senza che uno sposta-
mento del centro di rigidezza marcato influisca sulla distribuzione dello sforzo assiale dei setti
non rinforzati, che ridurrebbe la loro capacità a taglio.
I setti centrali in direzione x risentono positivamente della riduzione dell’azione di taglio a loro
carico, risultando tutti verificati, mentre il leggero aumento che coinvolge i setti principali in y
ne conferma la criticità già presente.

380 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.106 | Esito delle verifiche,
caso E, indicazione incremento di
azione e setti non verificati

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 381


F Rinforzo su tutti i setti

Figura 07.107 | Esito delle verifiche,


caso F, indicazione intervento e
incremento di resistenza a taglio L’applicazione del rinforzo su tutti i setti determina un incremento delle resistenze a taglio in
modo tale da ottenere un esito positivo per le verifiche di ogni elemento. L’aumento di forza
agente risulta sempre minore del 10% grazie alla distribuzione equa del rinforzo, mentre è
ben visibile come l’aumento di resistenza sia tanto maggiore quanto più il setto oggetto di
intervento sia ridotto in lunghezza, altezza e in particolar modo in spessore. In virtù di ciò
l’aumento di resistenza è tanto maggiore ai piani superiori quanto generalmente lo spessore
dei setti si riduce: a fronte di un miglioramento attorno al 50% per i piani inferiori, all’ultimo
piano l’aumento è del 200% rispetto alla resistenza all’azione tagliante pre rinforzo.

382 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.108 | Esito delle verifiche,
caso F, indicazione incremento di azione
e setti non verificati

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 383


A’ Rinforzo solo sui maschi che non soddisfano le verifiche

Figura 07.109 | Esito delle verifiche,


caso A.1, indicazione intervento e
incremento di resistenza a taglio Al fine di ottenere una soluzione che garantisca il soddisfacimento dei requisiti da NTC18
senza dover intervenire sull’intera struttura, si è ripresa la prima configurazione (A) in cui il
rinforzo sui setti che non soddisfacevano le condizioni di verifica ha prodotto il miglioramento
generalizzato dell’edificio assieme al peggioramento localizzato dei setti principali in direzione
y al piano terra. L’aumento dell’azione tagliante agente a seguito del rinforzo nel caso A, infatti
era sufficiente a generare uno sforzo tangenziale superiore a quello resistente. Quindi si è
deciso di rinforzare anche questi ultimi, già oggetto di intervento ai piani superiori, in modo da
incrementarne la resistenza.
Tale operazione ha avuto come conseguenza uno spostamento contenuto del baricentro di
rigidezza al piano terra verso il baricentro delle masse e il trasferimento dell’azione tagliante
agente al piano terra sui setti ora rinforzati in virtù dell’aumentata rigidezza. Le verifiche risul-
tano ora soddisfatte per tutti i setti.

384 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Figura 07.110 | Esito delle verifiche,
caso A.1, indicazione incremento di
azione e setti non verificati

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 385


Per quanto riguarda i baricentri di rigidezza, si riporta la tabella con indicazione della loro
posizione rispetto al centro delle masse assunto come origine del sistema di riferimento
considerato (0,0), in seguito all’intervento. Dal momento che ogni soluzione adottata risulta
simmetrica rispetto all’asse y, xGR rimane sempre invariata ed allineata al baricentro delle
masse, quindi ha valore nullo che non viene inserito in tabella. Si ritrova, quindi solo il valore
di yGR in metri.

Tabella 07.25 | Posizione del baricentro


delle rigidezze yGR a seguito del rinforzo Piano Senza A.0 A.1 B C D E F
nelle diverse configurazioni spaziali FRCM
Terra -1,87 -1,87 -1,80 -1,78 -1,48 -2,03 -2,03 -2,28
Primo -1,54 -1,65 -1,65 -1,51 -1,00 -1,32 -1,37 -1,40
Secondo -1,36 -1,15 -1,15 -1,27 -0,71 -1,39 -1,48 -1,36
Terzo 1,61 -1,46 -1,46 -1,56 -1,07 -1,74 -1,74 -1,71

Nel primo caso, data la distribuzione del rinforzo in modo disomogeneo, non si possono effet-
tuare osservazioni generali. Nei casi B e C, invece, dove i rinforzi sono applicati sugli elementi
più orientati a sud, si manifesta una riduzione della distanza rispetto al baricentro delle masse
con conseguente riduzione dell’azione torcente. Nelle ultime tre tipologie di intervento, la
posizione del baricentro varia in funzione della posizione dei setti, non tanto del rinforzo che
viene applicato in modo pressoché omogeneo.

07.7.3.1 VALUTAZIONI ECONOMICHE


La stima economica dei materiali necessari per effettuare l’applicazione del rinforzo è utile al
fine di valutare la fattibilità della tipologia di intervento da realizzare. In particolare si consi-
derano i materiali impiegati comprensivi di eventuali connettori e il costo della manodopera
specializzata, nonché le lavorazioni sulla muratura come la rimozione dell’intonaco e la pulizia
superficiale per l’applicazione del rinforzo. I costi di cui si tratta sono i seguenti:

Tabella 07.26 | Stima del costo


di applicazione del rinforzo al mq Matrice Manodopera + materiali Rimozione Totale
comprensivo di materiali, manodopera e [€/m2 per cm di intonaco [€ /m2 per cm di
lavorazioni
spessore] [€/m2] spessore]
S 286 FR 29 14,86 43,86

Per valutare il costo finale del materiale impiegato, si è calcolata la superficie dei setti su cui
applicare il rinforzo FRCM per poi moltiplicarla per il costo al m2.

386 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


Tabella 07.27 | Stima del costo di
Caso n° setti Superficie Costo applicazione dell’intervento nelle diverse
configurazioni spaziali
[m2] [€]
A 82 2398 105000
B 24 1413 62000
C 80 1017 45000
D 133 1861 82000
E 256 4269 187000
F 334 5644 248000
A’ 86 2662 117000

Le casistiche analizzate hanno permesso di comprendere l’importanza della modalità di inter-


vento sulla struttura: non necessariamente un’azione massiccia su tutto l’edificio può essere
la soluzione più adeguata, anche in termini di costi. Allo stesso modo, bisogna considerare
che la scelta di applicazione del composito FRCM ha conseguenze non solo sui punti rinfor-
zati, ma su tutti gli elementi portanti, determinando criticità o giovamenti anche lontano dalle
zone interessate dall’intervento.
A dimostrazione di quanto appena affermato si confrontano la soluzione F, in cui sono rinfor-
zati tutti i maschi murari della struttura, e la soluzione A’ in cui sono stati rinforzati, oltre gli
elementi portanti verticali del caso A che non soddisfavano le verifiche iniziali, i quattro setti al
piano terra che presentano criticità in seguito alla soluzione A. Ne risulta che le verifiche siano
interamente soddisfatte in entrambi i casi con la differenza che nell’ A.1 sono coinvolti 86 setti,
1/4 dei setti rinforzati nel caso F (1/2 in termini di superfici). Ciò ha una diretta ripercussione
sul costo dell’intervento che passa dai € 117000 della soluzione A’ ai € 248000 necessari per
rinforzare in modo generalizzato la struttura come previsto nell’ultimo caso (F).
Si può concludere che un intervento massivo in questo caso risolverebbe le criticità della
struttura analizzate, ma potrebbe non essere il migliore dal punto di vista economico. La
soluzione da adottare per il retrofitting infatti non può prescindere dall’aspetto economico, è
necessario trovare un punto di ottimo tra l’efficacia in termini di prestazioni dell’intervento ed
il relativo costo.

RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 387


NOTE
1 Nicola Borgioni, Caratterizzazione di Compositi Fibrorinforzati per il Rinforzo strutturale, Politecnico di
Milano, Tesi di Laurea triennale, 2015/2016.
2 S5400
3 S285tix
4 S286fr
5 Nicola Borgioni, Caratterizzazione di Compositi Fibrorinforzati per il Rinforzo strutturale, Politecnico di
Milano, Tesi di Laurea triennale, 2015/2016.
6 Linea Guida per la identificazione, la qualificazione ed il controllo di accettazione di compositi fibrorinforzati
a matrice inorganica (FRCM) da utilizzarsi per il consolidamento strutturale di costruzioni esistenti,
presentate alla Sezione del Consiglio Superiore dei LL.PP in data 16/12/2016
7 Ibidem
8 Ibidem
9 Abaqus theory manual
10 Lourenco P. B., Rots J. G., Blaauwendraad J., Two approaches for the analysis of masonry structures:
micro and macro-modeling, Faculty Civil Engineering and Geosciences, Department Structural Mechanics,
Date 1995-01-01
11 Studio Genovesi, Progetto di variante strutturale. Relazione di calcolo, Lecco 2012

388 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


RINFORZO ANTISISMICO: FRCM 389
CONCLUSIONI

08
Al termine del lavoro di tesi illustrato, è opportuno trarre alcune considerazioni finali in merito
a quanto appreso.
L’impiego di materiali fibrorinforzati, non solo in ambito di retrofitting antisismico, ma anche
di progettazione ex novo, ci ha permesso di comprendere la potenzialità di queste soluzioni
e i relativi vantaggi connessi al loro impiego. Nello specifico, per la struttura a graticcio pro-
gettata per lo spazio espositivo del sopralzo si è cercato di rifarsi alle opere di Nervi andando
quindi a studiare le caratteristiche dell’approccio da lui utilizzato e tradurle nella realizzazione
di una proposta progettuale che prevedesse l’utilizzo di un materiale composito innovativo
quale l’FRC.
L’analisi relativa all’aspetto sismico dell’edificio, invece, ci ha permesso di comprendere il
significato e l’importanza della vulnerabilità di un edificio e del comportamento meccanico
della muratura.
Inoltre, l’approccio alla modellazione del Padiglione secondo il metodo SAM con software
ad elementi finiti - diffuso ed esemplificativo rispetto a modelli più elaborati, ma che ben
li approssima – ci ha messo di fronte alla consapevolezza dei vantaggi che porta e allo
stesso tempo delle potenziali pericolosità d’impiego. Scelte e impostazioni non corrette in
fase preliminare possono generare errori nei risultati e condurre ad un’interpretazione del
comportamento dell’edificio e ad una progettazione dell’eventuale rinforzo sbagliata. Per tale
motivo, le Norme Tecniche delle Costruzioni richiedono esplicitamente che il progettista do-
cumenti l’attendibilità dei risultati ottenuti. Quindi, per i valori provenienti dall’analisi dinamica
lineare (modale) che il modello ha permesso di condurre, sono state svolte in parallelo delle
analisi semplificate (analisi statica lineare) che ne validassero i risultati. Quindi, i calcoli “a
mano” della distribuzione delle forze orizzontali sono stati confrontati con quelli derivanti dal
modello elaborato con il software Midas Gen, considerando solo i setti verticali, per verificare
il funzionamento del modello stesso; successivamente, si è valutato il taglio agente alla base
di ogni piano calcolato mediante le due tipologie di analisi lineari a cui si è accennato. La
comparabilità tra i risultati ne ha dimostrato la congruenza. Solo a valle di questa procedura
di validazione è stato possibile verifcare la rispondenza degli elementi portanti della struttura
ai requisiti richiesti allo stato limite ultimo dalle NTC 2018.
Queste analisi svolte in campo elastico però non considerano il fatto che, sotto l’azione dei
carichi orizzontali, la muratura perde linearità, perciò i legami costitutivi elastici non sono del
tutto adeguati a descriverla. Per simulare il comportamento non lineare è stato utilizzato il
modello del “Concrete Damage Plasticity” sul software Abaqus che ha permesso di ricavare
la curva “taglio-spostamento” di risposta che approssima con buona accuratezza il comporta-
mento dei setti in muratura e determina la capacità portante dell’elemento.
Parallelamente all’aspetto della vulnerabilità, si è svolta una campagna sperimentale sui
sistemi di rinforzo FRCM al fine di caratterizzarne il comportamento meccanico e definirne
i relativi parametri in base ai quali studiare l’effetto dell’applicazione di tali compositi sulla

CONCLUSIONI 393
muratura. I provini testati in laboratorio sono stati modellati attraverso Abaqus in modo da
ottenere una curva trilineare che si sovrapponesse a quella sperimentale; l’esito delle si-
mulazioni svolte con il software ha permesso di realizzare un modello numerico del setto in
muratura con il rinforzo applicato e verificarne l’aumento di capacità. Dopo aver calcolato la
media dell’incremento dei parametri meccanici della muratura rinforzata considerata come
un materiale omogeneo, sono state ripetute nuovamente le verifiche di vulnerabilità sismica
considerando differenti modalità di applicazione di composito sui setti, in base a direzione e
posizione, per valutarne gli effetti globali. Si può concludere che la soluzione ottimale deve
essere studiata in base agli esiti delle verifiche e ai costi; non necessariamente il rinforzo
deve essere applicato a tutti gli elementi portanti, ma si deve considerare l’effetto di interventi
localizzati che può soddisfare i requisiti richiesti evitandone un impiego superfluo.
Il fatto che questi compositi siano caratterizzati dalla semplicità di applicazione, dalla ridotta
invadenza che hanno sugli edifici esistenti e dall’ecnonomicità dell’intervento, li rende una
soluzione promettente nel campo dei rinforzi antisismici, grazie anche alla possibilità di inno-
vazione data dalla varietà di tipologie di matrici e reti da poter impiegare per realizzarli.

394 CONCLUSIONI
CONCLUSIONI 395
INDICE DELLE FIGURE

01 ANALISI PRELIMINARI
01.1 Figura 01.1 | Veduta da satellite di Lecco con indicazione del lotto (Google Maps) 3
01.2 Figura 01.2 | Temperature medie mensili (Meteonorm) 4
01.3 Figura 01.3 | Principali linee di trasporto pubblico interurbano 5
01.4 Figura 01.4 | Cartografia IGM, 1888 7
01.5 Figura 01.5 | Cartografia CTR 7
01.6 Figura 01.8 | Evoluzione storica nei pressi del lotto 8
01.7 Figura 01.6 | Basilica di San Nicolò 8
01.8 Figura 01.7 | Palazzo delle paure 8
01.9 Figura 01.9 | Distribuzione del verde pubblico 10
01.10 Figura 01.10 | Uso del suolo 10
01.11 Figura 01.11 | Accessibilità al lotto 11
01.12 Figura 01.12 | Vincoli 12
01.13 Figura 01.13 | Funzioni di interesse 13
01.14 Figura 01.14 | Politecnico di Milano, Polo territoriale di Lecco 14
01.15 Figura 01.15 | Polo territoriale di Lecco, area dell’ex-ospedale (Google Maps) 15
01.16 Figura 01.16 | Sistema dei flussi 16
01.17 Figura 01.17 | Sistema della permeabilità 17
01.18 Figura 01.18 | Analisi FDOM 19

02 INDAGINI CONOSCITIVE
02.1 Figura 02.1 | Vista del fronte nord dell’edificio da via Amendola,1935 ca. (Archivio
Provincia di Lecco) 26
02.2 Figura 02.2 | Vista del fronte nord dell’edificio da via Amendola, oggi 26
02.3 Figura 02.3 | Rilevo metrico-materico: pianta piano secondo 27
02.4 Figura 02.4 | Rilievo metrico: prospetto sud 28
02.5 Figura 02.5 | Rilievo metrico: prospetto nord 28
02.6 Figura 02.6 | Rivestimenti della facciata fronte sud 29
02.7 Figura 02.7 | Rivestimenti della facciata fronte nord 29
02.8 Figura 02.8 | Rilievo materico: prospetto nord con codici identificativi dei materiali 30
02.9 Figura 02.9 | Rilievo materico: prospetti est e ovest con codici identificativi dei materiali 30
02.10 Figura 02.10 | Rilievo del degrado: prospetto sud con codici identificativi delle
tipologie di degrado 31
02.11 Figura 02.11 | Rilievo del degrado: prospetto nord con codici identificativi delle
tipologie di degrado 31
02.12 Figura 02.12 | Tipologie murarie (Borri, Problematiche strutturali e aspetti normativi <
www.slideshare.net/problematiche-strutturali-e-aspetti-normativi-prof-borri>) 32
02.13 Figura 02.13 | Tecniche di disposizione dei mattoni (L.Guardigli, Edifici storici, AT1
<www.docplayer.it/At1-luca-guardigli-edifici-storici>) 33
02.14 Figura 02.14 | Risposta tensione-deformazione di laterizio, muratura e malta (L.
Gambarotta, Caratteristiche meccaniche della muratura, DISEG - Centro di Ricerca
sui Ponti in Muratura) 36
02.15 Figura 02.15 | Modalità di rottura della muratura: da sinistra, lesione per frattura dei
laterizi; rottura e scorrimento tra i giunti di malta; scorrimento tra i giunti di malta;
schiacciamento della parete (Comportamento meccanico della muratura <https://

 397
slideplayer.it/slide/587609>) 37
02.16 Figura 02.16 | Indicazione tipologia di solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano terra 42
02.17 Figura 02.17 | Indicazione tipologia di solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano primo 42
02.18 Figura 02.18 | Indicazione tipologia di solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano secondo 42
02.19 Figura 02.19 | Indicazione tipologia di solaio e individuazione prove statiche
effettuate, pianta piano terzo 43
02.20 Figura 02.20 | Risultati delle prove endoscopiche sulla composizione delle pareti in
muratura (Relazione delle indagini conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco 2012) 44
02.21 Figura 02.21 | Prova su muratura (M14) con martinetto singolo (Relazione delle
indagini conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco 2012) 44
02.22 Figura 02.22 | Prova su muratura (M14) con martinetto doppio (Relazione delle
indagini conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco 2012) 44
02.23 Figura 02.23 | Grafico Sforzo-deformazione della Prova n.1 (M1)con martinetti doppi
(Relazione delle indagini conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco 2012) 45
02.24 Figura 02.24 | Parametri geometrici e meccanici ottenuti dalle prove con martinetti
effettuate 46
02.25 Figura 02.25 | Schema di una prova SONREB (G. Brunetti, Tecniche di indagine non
distruttive e monitoraggio, 2007) 47
02.26 Figura 02.26 | Prova SONREB su parete in muratura (Relazione delle indagini
conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco 2012) 47
02.27 Figura 02.27 | Prova di resistenza a taglio su parete in muratura (Relazione delle
indagini conoscitive, a cura di RGM Prove, Lecco 2012) 48
02.28 Figura 02.28 | Schema di prove di resistenza a taglio su muri a tre, quattro e cinque teste 48

03 PROGETTO ARCHITETTONICO
03.1 Figura 03.1 | Bancali nell’attuale deposito dell’archivio Badoni (leccoonline.com) 54
03.2 Figura 03.2 | Tavola conservata in archivio con progetti originali (leccoonline.com) 54
03.3 Figura 03.3 | Programma funzionale e destinazioni d’uso 55
03.4 Figura 03.4 | Herzog e De Meuron, Caixaforum facciata nord, Madrid 2008 (inexhibit.com) 56
03.5 Figura 03.5 | Herzog e De Meuron, Caixaforum facciata sud, Madrid 2008
(inspiration.detail.de) 56
03.6 Figura 03.6 | Garces, De Seta, Bonet, Palazzo di Giustizia, Strasburgo 2017 (garces-
deseta-bonet.com) 57
03.7 Figura 03.7 | Garces, De Seta, Bonet, Palazzo di Giustizia, Strasburgo 2017
(domusweb.it) 57
03.8 Figura 03.8 | Steven Holl Architects, Ampliamento del Nelson-Atkins Art Museum,
Kansas City 2007, (aasarchitecture.com) 58
03.9 Figura 03.9 | Steven Holl Architects, Ampliamento del Nelson-Atkins Art Museum:
interni, Kansas City 2007, (archdaily.com) 58
03.10 Figura 03.10 | Pierluigi Nervi, Aviorimessa, Orbetello 1939
(comunicazionetecnologica.com) 58
03.11 Figura 03.11 | G. Vaccaro, P. Nervi, Stazione Centrale, Napoli 1960 (danpizz.net) 58
03.12 Figura 03.12 | Planimetria del lotto con indicazione accessi precedente all’intervento 59
03.13 Figura 03.13 | Planimetria del lotto con indicazione accessi successiva all’intervento 59
03.14 Figura 03.14 | Fase 1: individuazione criticità 60
03.15 Figura 03.15 | Fase 2: apertura collegamenti 61
03.16 Figura 03.16 | Fase 3: demolizione e sopralzo 62
03.17 Figura 03.17 | Fase 4: inserimento scale esterne 63
03.18 Figura 03.18 | Fase 5: individuazione padiglioni espositivi 64
03.19 Figura 03.19 | Fase 6: definizione volumi e materiali 65

398 
03.20 Figura 03.20 | Layout funzionale 67
03.21 Figura 03.21 | Masterplan 68
03.22 Figura 03.22 | Pianta piano interrato 69
03.23 Figura 03.23 | Pianta piano terra 70
03.24 Figura 03.24 | Pianta piano primo 71
03.25 Figura 03.25 | Pianta piano secondo 71
03.26 Figura 03.26 | Pianta piano terzo 72
03.27 Figura 03.27 | Flessibilità della disposizione interna dei locali 72
03.28 Figura 03.28 | Pianta piano quarto 73
03.29 Figura 03.29 | Sezione trasversale A-A 74
03.30 Figura 03.31 | Sezione trasversale B-B 74
03.31 Figura 03.30 | Vista planimetrica 74
03.32 Figura 03.32 | Prospetto sud 75
03.33 Figura 03.33 | Prospetto nord 76
03.34 Figura 03.34 | Prospetto ovest 76
03.35 Figura 03.35 | Vista da via Ghislanzoni 77
03.36 Figura 03.36 | Vista dall’interno del Campus 78
03.37 Figura 03.37 | Vista notturna dall’interno del Campus 79
03.38 Figura 03.38 | Vista degli interni: sala espositiva 80
03.39 Figura 03.39 | Demolizioni e costruzioni, piano interrato 81
03.40 Figura 03.40 | Demolizioni e costruzioni, piano terra 81
03.41 Figura 03.41 | Demolizioni e costruzioni, piano primo 82
03.42 Figura 03.42 | Esempio di calcolo per gli estintori di classe A (D.M. 3 agosto 2015
- Codice di prevenzione incendi) 87
03.43 Figura 03.43 | Rispetto normativa antincendio, piano terra 88
03.44 Figura 03.44 | Rispetto normativa antincendio, piano primo 89
03.45 Figura 03.45 | Rispetto normativa accessibilità al piano terra 90
03.46 Figura 03.46 | Pianta tipo dei servizi igienici 91

04 PROGETTO TECNOLOGICO
04.1 Figura 04.1 | Membrana termoriflettente (Over-All Over-Foil 311 - Scheda tecnica di
prodotto) 100
04.2 Figura 04.2 | C.V.04a - Chiusura in pietra 103
04.3 Figura 04.3 | Propagazione del rumore per via aerea 105
04.4 Figura 04.4 | Propagazione del rumore per via solida 105
04.5 Figura 04.5 | C.V.05a - Chiusura in laterizio 107
04.6 Figura 04.6 | C.O.03 - Solaio controterra 108
04.7 Figura 04.7 | P.O.02a - Solaio Plastbau metal 109
04.8 Figura 04.8 | P.O.04a - Solaio a piastra 110
04.9 Figura 04.9 | C.O.05 - Copertura 111
04.10 Figura 04.10 | Connessione ad incastro con staffa di ancoraggio su arcareccio
(Akraplast Akrapan - Scheda tecnica di prodotto) 112
04.11 Figura 04.11 | Profilo Halfen HTU (Halfen HTU - Scheda tecnica di prodotto) 112
04.12 Figura 04.12 | C.O.06 - Copertura in policarbonato 112
04.13 Figura 04.13 | Sezione tecnologica 01 113
04.14 Figura 04.14 | Sezione tecnologica 02 114
04.15 Figura 04.15 | Illuminanza, luminanza, fattore medio di luce diurna (E. Galdi, L.
Pavone, The buildings of tomorrow. Today, Velux Italia) 116
04.16 Figura 04.16 | Percorso solare invernale 116
04.17 Figura 04.17 | Percorso solare estivo 116
04.18 Figura 04.18 | Schematizzazione del Fattore di luce diurna (“Renzo PIANO, Carlo
PIANO et alii, Almanacco dell’Architetto, Bologna: Proctor Edizioni, 2012”) 117
04.19 Figura 04.19 | Verifica fattore di luce diurna medio, vista planimetrica: piano terra 119

 399
04.20 Figura 04.20 | Verifica fattore di luce diurna medio, vista planimetrica: piano primo 119
04.21 Figura 04.21 | Verifica fattore di luce diurna medio, vista planimetrica: piano quarto 119
04.22 Figura 04.22 | Verifica valori di illuminamento piano quarto - 21/12 122
04.23 Figura 04.23 | Verifica valori di illuminamento piano quarto senza schermature - 21/06 122
04.24 Figura 04.24 | Verifica valori di illuminamento piano quarto con schermature - 21/06 122
04.25 Figura 04.25 | Verifica valori luminanza senza schermature nello spazio coworking
piano terzo 124
04.26 Figura 04.26 | Verifica valori luminanza con schermature nello spazio coworking
piano terzo 124
04.27 Figura 04.27 | Verifica valori luminanza senza schermature nello spazio espositivo
piano quarto 125
04.28 Figura 04.28 | Verifica valori luminanza senza schermature nello spazio espositivo
piano quarto 125
04.29 Figura 04.29 | Bilancio energetico umano 128
04.30 Figura 04.30 | Funzione di correlazione tra PMV e PPD 132
04.31 Figura 04.31 | Classi di comfort secondo la UNI EN 7730 132
04.32 Figura 04.32 | Classi di comfort in relazione agli ambienti 133
04.33 Figura 04.33 | Visualizzazione categorie di comfort secondo UNI 15 251 135
04.34 Figura 04.34 | Componenti per la definizione della prestazione energetica di un
edificio non residenziale 137
04.35 Figura 04.35 | Confronto modello statico e modello statico+adattivo con
identificazione percentuali di comfort 138
04.36 Figura 04.36 | Fabbisogno energetico, rappresentazione mensile e annuale 139
04.37 Figura 04.37 | Bilancio energetico per guadagli e perdite 140
04.38 Figura 04.38 | Icone del software e sue principali componenti 141
04.39 Figura 04.39 | Logica di funzionamento di un type in Simulation Studio 142
04.40 Figura 04.40 | Schematizzazione del flusso di lavoro 142
04.41 Figura 04.41 | Spazi espositivi al piano quarto di nuova progettazione, modello 3D
implementato in TRNbuild 144
04.42 Figura 04.42 | Schedule giornaliera e settimanale di occupazione 145
04.43 Figura 04.43 | Condizioni accensione e spegnimento illuminazione artificiale 145
04.44 Figura 04.44 | Schedule giornaliera e settimanale di attivazione della ventilazione,
invernale ed estiva 145
04.45 Figura 04.45 | Dati climatici riferiti alla località di Lecco (Meteonorm) 146
04.46 Figura 04.46 | Schedule annuale di attivazione impianti di riscaldamento e
raffrescamento 148
04.47 Figura 04.47 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Caso base 149
04.48 Figura 04.48 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Involucro in
policarbonato (ventilazione meccanizzata disattivata) 151
04.49 Figura 04.49 | Condizioni attivazione oscuramenti mobili 152
04.50 Figura 04.50 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Shading
(ventilazione meccanizzata disattivata) 152
04.51 Figura 04.51 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Shading 153
04.52 Figura 04.52 | Flusso aria senza e con recuperatore di calore 154
04.53 Figura 04.53 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Recuperatore di calore 154
04.54 Figura 04.54 | Calendario di attivazione degli impianti, intervalli analizzati 155
04.55 Figura 04.55 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Periodo utilizzo
degli impianti 156
04.56 Figura 04.56 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Regolazione

400 
temperatura riscaldamento 157
04.57 Figura 04.57 | Comfort termico sul dettaglio ore di occupazione, quantificazione
comfort, fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Regolazione
temperatura raffrescamento 158
04.58 Figura 04.58 | Edificio completo di preesistenze, corpi esterni oscuranti e piano
quarto di nuova edificazione, modello 3D implementato in TRNbuild 159
04.59 Figura 04.59 | Fabbisogno totale e mensile, bilancio energetico totale - Modello completo 160
04.60 Figura 04.60 | Schematic design - comportamento invernale 162
04.61 Figura 04.61 | Schematic design - comportamento estivo 163
04.62 Figura 04.62 | Layout impiantistico - sezione trasversale 164

05 PROGETTO STRUTTURALE
05.1 Figura 05.1 | Pierluigi Nervi, Aviorimessa, Orbetello 1939 (comunicazionetecnologica.
com) 169
05.2 Figura 05.2 | Curva carico (P) – spostamento (δ) per conglomerati fibrorinforzati
caratterizzati da: a - basse percentuali di fibre; b - alte percentuali di fibre (CNR-DT
204/2006) 171
05.3 Figura 05.3 | Prova di flessione su quattro punti di carico proposta nella UNI 11039
(CNR-DT 204/2006) 171
05.4 Figura 05.4 | Diagramma forza applicata - deformazione (Model Code 2010) 172
05.5 Figura 05.5 | Legami costitutivi semplificati tensione-apertura della fessura (CNR-DT
204/2006) 173
05.6 Figura 05.6 | Andamento degli sforzi sulla sezione in FRC per il modello costitutivo
rigido - plastico (Model Code 2010) 173
05.7 Figura 05.7 | Legge costitutiva elastica-lineare (Model Code 2010) 174
05.8 Figura 05.8 | Diagrammi tensionali per la determinazione della resistenza a trazione
(CNR-DT 204/2006) 174
05.9 Figura 05.9 | Componenti del carico da neve sulla copertura inclinata (M. Andreolli,
R. Tomasi, Esempio di dimensionamento di una copertura in legno, Università degli
studi di Trento, 2009) 178
05.10 Figura 05.10 | Forza applicata staticamente con distribuzione riconducibile a
pressioni e depressioni (biblus.acca.it/calcolo-del-vento-sulle-costruzioni) 181
05.11 Figura 05.11 | Pianta strutturale del sistema a graticcio in FRC 184
05.12 Figura 05.12 | Indicazione degli elementi trave verificati a pressoflessione 185
05.13 Figura 05.13 | Ipotesi preliminare di sezione 186
05.14 Figura 05.14 | Diagrammi di sforzi e deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 0 187
05.15 Figura 05.15 | Diagrammi di sforzi e deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 1 187
05.16 Figura 05.16 | Diagrammi di sforzi e deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 2 188
05.17 Figura 05.17 | Diagrammi di sforzi e deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 3 189
05.18 Figura 05.18 | Diagrammi di sforzi e deformazioni sulla sezione della trave
pressoinflessa: Regione di rottura 4 190
05.19 Figura 05.19 | Sezione di progetto delle travi del graticcio 191
05.20 Figura 05.20 | Dominio M-N della sezione della trave. Le coppie di azioni agenti (in
rosso) ricadono nel dominio 191
05.21 Figura 05.21 | Indicazione degli elementi trave verificati a taglio 192
05.22 Figura 05.22 | Indicazione degli elementi trave verificati in esercizio 194
05.23 Figura 05.23 | Geometria della sezione della trave con relativo nocciolo centrale di
inerzia 195
05.24 Figura 05.24 | Diagramma delle tensioni in stati limite di esercizio (CNR-DT 204/2006) 195

 401
05.25 Figura 05.25 | Indicazione degli elementi pilastro verificati a pressoflessione 198
05.26 Figura 05.26 | Dominio M-N della sezione del pilastro. Le coppie di azioni agenti (in
rosso) ricadono nel dominio 199
05.27 Figura 05.27 | Indicazione degli elementi pilastro verificati in esercizio 202
05.28 Figura 05.28 | Sezione di progetto dei pilastri del graticcio 202
05.29 Figura 05.29 | Vista assonometrica delle fasi costruttive della struttura in FRC 204
05.30 Figura 05.30 | Indicazione dell’intensità e della distribuzione dei momenti flettenti
sollecitanti il singolo modulo prefabbricato in FRC in fase di sollevamento mediante
gru per la messa in opera 205
05.31 Figura 05.31 | Spaccato e vista assonometrica della connessione tra travi 206
05.32 Figura 05.32 | Disposizione dei fori per le realizzazione di unioni bullonate o chiodate
(NTC18) 207
05.33 Figura 05.33 | Vista assonometrica delle piastre con indicazione dei parametri
geometrici e delle azioni agenti su di esse 209
05.34 Figura 05.34 | Modello a elementi finiti del solaio realizzato con il software Midas Gen 213
05.35 Figura 05.35 | Intensità dei momenti (Mxx) agenti sul solaio in kNm 214
05.36 Figura 05.36 | Intensità dei momenti (Myy) agenti sul solaio in kNm 214
05.37 Figura 05.37 | Intensità dei momenti (Mxy) agenti sul solaio in kNm 214
05.38 Figura 05.38 | Elemento di piastra con indicazione delle azioni interne flettenti e
torcenti (P.G. Gambarova, D. Coronelli, P. Bamonte, Linee Giuda per la progettazione
di piastre in c.a., Patron Editore, Bologna 2007) 215
05.39 Figura 05.39 | Indicazione degli elementi mesh verificati 216
05.40 Figura 05.40 | Diagramma di flusso (P.G. Gambarova, D. Coronelli, P. Bamonte,
Linee Giuda per la progettazione di piastre in c.a., Patron Editore, Bologna 2007) 218
05.41 Figura 05.41 | Equilibrio di un elemento di piastra limitato da una generica giacitura
di normale n (P.G. Gambarova, D. Coronelli, P. Bamonte, Linee Giuda per la
progettazione di piastre in c.a., Patron Editore, Bologna 2007) 220
05.42 Figura 05.42 | Confronto tra il diagramma del momento agente e resistente sulla
sezione trasversale del solaio 224
05.43 Figura 05.43 | Rappresentazione schematica della rottura per punzonamento (P.G.
Gambarova, D. Coronelli, P. Bamonte, Linee Giuda per la progettazione di piastre in
c.a., Patron Editore, Bologna 2007) 225
05.44 Figura 05.44 | Perimetro critico di verifica (M. Colombo, Schemi equilibrati con tiranti
e puntoni) 225
05.45 Figura 05.45 | Indicazione dell’elemento mesh verificato a punzonamento 226
05.46 Figura 05.46 | Intensità degli spostamento del solaio in calcestruzzo in metri 228

06 VULNERABILITÀ SISMICA
06.1 Figura 06.1 | Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale (Istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia) 233
06.2 Figura 06.2 | Schematizzazione del comportamento scatolare dell’edificio
(Comportamento sismico e progetto degli edifici in muratura, G. Magenes Università
degli Studi di Pavia) 236
06.3 Figura 06.3 | Deformata delle pareti in funzione del tipo di cordolo e solaio
(Comportamento sismico e progetto degli edifici in muratura, G. Magenes Università
degli Studi di Pavia) 236
06.4 Figura 06.4 | Reazioni vincolari sul modello a elementi finiti del solaio 237
06.5 Figura 06.5 | Effetto torcente sul piano dovuto alla presenza di eccentricità 241
06.6 Figura 06.6 | Posizione dei baricentri di masse e rigidezze in pianta 243
06.7 Figura 06.7 | Confronto fra l’analisi non lineare agli elementi finiti e il metodo SAM:
Meccanismi di rottura e Curve taglio-spostamento (G. Magenes, Metodi Semplificati
Per l’Analisi Sismica Non Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia 2000) 246
06.8 Figura 06.8 | Schematizzazione a telaio equivalente di una parete caricata nel piano

402 
e del singolo setto (G. Magenes, Metodi Semplificati Per l’Analisi Sismica Non
Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia 2000) 246
06.9 Figura 06.9 | Definizione dell’altezza efficace dei maschi murari (G. Magenes, Metodi
Semplificati Per l’Analisi Sismica Non Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia 2000) 247
06.10 Figura 06.10 | Modellazione di una facciata (G. Magenes, Metodi Semplificati Per
l’Analisi Sismica Non Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia 2000) 248
06.11 Figura 06.11 | Piante piano terra e primo della struttura analizzata 249
06.12 Figura 06.12 | Schematizzazione della struttura 250
06.13 Figura 06.13 | Proprietà meccaniche impostate su Midas Gen per la definizione della
muratura 251
06.14 Figura 06.14 | Traslazione rigida del diaframma di piano 252
06.15 Figura 06.15 | Schema del modello A 252
06.16 Figura 06.16 | Schema dei modelli B e C 253
06.17 Figura 06.17 | Schema del modello D 253
06.18 Figura 06.18 | Modello su Midas Gen 254
06.19 Figura 06.19 | Distribuzione forze in direzione x al piano terra e primo 255
06.20 Figura 06.20 | Distribuzione forze in direzione y al piano terra e primo 255
06.21 Figura 06.21 | Spostamenti in direzione x dei setti al piano terra e primo 257
06.22 Figura 06.22 | Spostamenti in direzione y dei setti al piano terra e primo 257
06.23 Figura 06.23 | Confronto tra le rotazioni di piano nei diversi modelli 258
06.24 Figura 06.24 | Modello a telaio equivalente realizzato con Midas Gen 259
06.25 Figura 06.25 | Confronto per fasce di setti della distribuzione delle forze orizzontali al
piano terra 260
06.26 Figura 06.26 | Confronto per fasce di setti della distribuzione delle forze orizzontali al
piano primo 260
06.27 Figura 06.27 | Confronto per fasce di setti della distribuzione delle forze orizzontali al
piano secondo 261
06.28 Figura 06.28 | Confronto per fasce di setti della distribuzione delle forze orizzontali al
piano terzo 261
06.29 Figura 06.29 | Confronto per fasce di setti della distribuzione delle forze orizzontali al
piano primo 261
06.30 Figura 06.30 | Confronto per fasce di setti della distribuzione delle forze orizzontali al
piano secondo 261
06.31 Figura 06.31 | Confronto per fasce di setti della distribuzione delle forze orizzontali al
piano terzo 261
06.32 Figura 06.32 | Confronto tra rotazioni di piano per i tre modelli considerati 262
06.33 Figura 06.33 | Indicazione delle sei fasce di setti individuate 262
06.34 Figura 06.34 | Distribuzione delle forze sui setti della fascia 1 del primo piano 263
06.35 Figura 06.35 | Distribuzione delle forze sui setti della fascia 2 del primo piano 263
06.36 Figura 06.36 | Distribuzione delle forze sui setti della fascia 3 del primo piano 263
06.37 Figura 06.37 | Distribuzione delle forze sui setti della fascia 4 del primo piano 263
06.38 Figura 06.38 | Distribuzione delle forze sui setti della fascia 5 del primo piano 263
06.39 Figura 06.39 | Distribuzione delle forze sui setti della fascia 6 del primo piano 263
06.40 Figura 06.40 | Modello a telaio equivalente realizzato con Midas Gen 264
06.41 Figura 06.41 | Schema qualitativo del comportamento della struttura soggetta ad
azione sismica (studioingmassetti.it) 265
06.42 Figura 06.42 | Spettri di risposta elastici nei quattro stati limite per azioni sismiche a
Lecco sulla base dei primi parametri introdotti 267
06.43 Figura 06.43 | Interfaccia “Spettri-NTC” per la definizione dell’azione di progetto 269
06.44 Figura 06.44 | Spettro di risposta (componente orizzontale e verticale) per lo SLD 270
06.45 Figura 06.45 | Spettro di risposta (componentte orizzontale e verticale) per lo SLV 272
06.46 Figura 06.46 | Azione sismica agente per ogni piano 276
06.47 Figura 06.47 | Schema qualitativo dei modi di vibrare di un edificio (pisanoingegneria.it) 277
06.48 Figura 06.48 | Primo modo di vibrare della struttura 279
06.49 Figura 06.49 | Secondo modo di vibrare della struttura 279
06.50 Figura 06.50 | Terzo modo di vibrare della struttura 279

 403
06.51 Figura 06.51 | Quarto modo di vibrare della struttura 279
06.52 Figura 06.52 | Quinto modo di vibrare della struttura 279
06.53 Figura 06.53 | Schema della pressoflessione nel piano (L. Geresini, verifiche di
strutture in muratura secondo le NTC2008 e EC6, Università degli studi di Sassari) 282
06.54 Figura 06.54 | Diagrammi dei momenti flettenti sui setti della facciata nord 283
06.55 Figura 06.55 | Diagrammi delle azioni assiali sui setti della facciata nord 283
06.56 Figura 06.56 | Lesioni dovute a pressoflessione fuori piano (L. Geresini, verifiche di
strutture in muratura secondo le NTC2008 e EC6, Università degli studi di Sassari) 284
06.57 Figura 06.57 | Parametri per la definizione dell’eccentricità eS2 (L. Geresini, verifiche
di strutture in muratura secondo le NTC2008 e EC6, Università degli studi di Sassari) 286
06.58 Figura 06.58 | Diagrammi delle azioni di taglio sui setti della facciata nord 287
06.59 Figura 06.59 | Rottura per taglio delle fasce murarie (G. Magenes, Metodi
Semplificati Per l’Analisi Sismica Non Lineare Di Edifici in Muratura, Pavia 2000) 288
06.60 Figura 06.60 | Rottura per compressione eccessiva nel puntone inclinato (G.
Magenes, Metodi Semplificati Per l’Analisi Sismica Non Lineare Di Edifici in
Muratura, Pavia 2000) 289
06.61 Figura 06.61 | Azioni nel piano e fuori piano (Prof. Lagomarsino a cura di, analisi
sismica di edifici in muratura e misti) 290
06.62 Figura 06.62 | Coefficiente di collasso. Per α = α0 si ha l’attivazione del meccanismo
di collasso (resintec.it) 291
06.63 Figura 06.63 | Schema e foto rottura per ribaltamento di parete monolitica ad un
piano (L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 295
06.64 Figura 06.64 | Schema e foto rottura per ribaltamento di parete monolitica ad più
piani (L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 296
06.65 Figura 06.65 | Schema e foto rottura per ribaltamento di parete a doppia cortina
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 296
06.66 Figura 06.66 | Schema e foto rottura per ribaltamento composto di cuneo diagonale
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 298
06.67 Figura 06.67 | Schema e foto rottura per ribaltamento composto di cuneo a doppia
diagonale (L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei
principali meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi
modelli cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 298
06.68 Figura 06.68 | Schema e foto rottura per ribaltamento del cantonale (L. Milano, A.
Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali meccanismi di
collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli cinematici di
analisi, ReLUIS 2012) 299
06.69 Figura 06.69 | Schema e foto rottura per flessione verticale di parete ad un piano
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 300
06.70 Figura 06.70 | Schema e foto rottura per flessione verticale di parete a più piani
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 301
06.71 Figura 06.71 | Foto rottura per flessione verticale di parete a doppia cortina (L.
Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 301

404 
06.72 Figura 06.72 | Schema e foto rottura per flessione orizzontale di parete confinata
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 302
06.73 Figura 06.73 | Foto rottura per flessione orizzontale di parete a doppia cortina
(L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali
meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli
cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 303
06.74 Figura 06.74 | Schema meccanismo di collasso per flessione verticale di parete (S.
Vallucci, F. Monni, Meccanismi di collasso per edifici in muratura, DACS Università
Politecnica delle Marche) 304
06.75 Figura 06.75 | Schema meccanismo di collasso per flessione verticale di parete
ad un piano (L. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei
principali meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi
modelli cinematici di analisi, ReLUIS 2012) 305
06.76 Figura 06.76 | Indicazione in pianta del setto verificato 307

07 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.1 Figura 07.1 | Nodo nodo trave-pilastro danneggiato dal sisma (Linee Guida Reluis 2012) 315
07.2 Figura 07.2 | Crollo per ribaltamento fuori dal piano di pannello murario di sommità
(Linee Guida Reluis 2012) 315
07.3 Figura 07.3 | Danni alle tamponature: crolli parziali della tamponatura e distacchi
della fodera esterna (Linee Guida Reluis 2012) 315
07.4 Figura 07.4 | Applicazione FRCM (structuralweb.it) 316
07.5 Figura 07.5 | Applicazione FRP (Mapei, Manuale del rinforzo strutturale 2017) 316
07.6 Figura 07.6 | Indicazione di “warp“ (ordito) e “werf” (trama) 317
07.7 Figura 07.7 | Rete AR0355AT 318
07.8 Figura 07.8 | Rete AR0590AT 318
07.9 Figura 07.9 | Rete AR0360A 318
07.10 Figura 07.10 | Rete AR0770A
318
07.11 Figura 07.11 | Rete AR0800A 318
07.12 Figura 07.12 | Esempio di matrice in malta cementizia 319
07.13 Figura 07.13 | Trattamento di idroscarifica 321
07.14 Figura 07.14 | Fibre in PVA 322
07.15 Figura 07.15 | Grafico sforzo-deformazione di un composito in TRC sottoposto a
trazione uniassiale (J.Hegger, N.Will, M.Curbach e F.Jesse. Tragverhalten von
textilbewehrtem beton. Beton-und Stahlbetonbau, 2004) 323
07.16 Figura 07.16 | Fase di getto dei provini con matrice HPC 324
07.17 Figura 07.17 | Saturazione del supporto 325
07.18 Figura 07.18 | Provino incellofanato, lasciato a riposare in attesa della scasseratura 325
07.19 Figura 07.19 | Pressa elettro-meccanica 326
07.20 Figura 07.20 | Trasduttori LVDT 326
07.21 Figura 07.21 | Sistema di acquisizione elettronico 326
07.22 Figura 07.22 | Schematizzazione prova a trazione diretta FRCM (M. C. Rampini, G.
Zani, M. Colombo e M. di Prisco. Identification of FRCM mechanical parameters for
the retrofitting design of existing structures, 2016) 327
07.23 Figura 07.23 | Prova di trazione diretta 327
07.24 Figura 07.24 | Schematizzazione prova di strappo single-lap (M. C. Rampini, G. Zani,
M. Colombo e M. di Prisco. Identification of FRCM mechanical parameters for the
retrofitting design of existing structures, 2016) 327
07.25 Figura 07.25 | Prova di strappo 327
07.26 Figura 07.26 | Prove di trazione diretta, matrice S5400 328

 405
07.27 Figura 07.27 | Prove di trazione diretta, matrice S5400 con aggiunta di fibre 328
07.28 Figura 07.28 | Prove di trazione diretta, matrice S5400, rete AR0355AT e AR0770A,
senza e con aggiunta di fibre 329
07.29 Figura 07.29 | Prove di trazione diretta, matrice S5400, rete AR0590AT senza e con
aggiunta di fibre 329
07.30 Figura 07.30 | Prova di trazione diretta, panorama fessurativo matrice S5400 330
07.31 Figura 07.31 | Prova di trazione diretta, confronto δ - δLVDT 331
07.32 Figura 07.32 | Prova di trazione diretta, panorama fessurativo matrice S5400, rete
AR0590AT 331
07.33 Figura 07.33 | Prove di trazione diretta, matrice S285TIX senza aggiunta di fibre 332
07.34 Figura 07.34 | Prove di trazione diretta, matrice S285TIX con aggiunta di fibre 332
07.35 Figura 07.35 | Prove di trazione diretta, matrice S285TIX senza e con aggiunta di fibre 333
07.36 Figura 07.36 | Prova di trazione diretta, panorama fessurativo matrice S285TIX
senza aggiunta di fibre 333
07.37 Figura 07.37 | Prova di trazione diretta, panorama fessurativo matrice S285TIX con
aggiunta di fibre 333
07.38 Figura 07.38 | Prove di trazione diretta, matrice S286FR 334
07.39 Figura 07.39 | Prova di trazione diretta, panorama fessurativo matrice S286FR 334
07.40 Figura 07.40 | Prove di trazione diretta, matrice S286FR senza e con aggiunta di acqua* 334
07.41 Figura 07.41 | Prove di trazione diretta, matrice HPC, rete AR0355AT e AR0355AP02 335
07.42 Figura 07.42 | Prova di trazione diretta, panorama fessurativo matrice HPC, rete
AR0355AP02 335
07.43 Figura 07.43 | Prove di trazione diretta, matrice HPC, rete AR0590AT e AR0590AP01 335
07.44 Figura 07.44 | Prova di trazione diretta, panorama fessurativo matrice HPC, rete
AR0590AP01 335
07.45 Figura 07.45 | Prove di trazione diretta, matrice HPC 336
07.46 Figura 07.46 | Fattore di efficienza FRCM 337
07.47 Figura 07.47 | Fattore di efficienza globale 339
07.48 Figura 07.48 | Prove di strappo (single-lap) 340
07.49 Figura 07.49 | Prove di strappo, rete AR0360A, supporto B1 (liscio) e B2 (ruvido) 341
07.50 Figura 07.50 | Prove di strappo, prova B1_2, grafico δ-P 341
07.51 Figura 07.51 | Prove di strappo, prova B2_1, grafico δ-P 341
07.52 Figura 07.52 | Prove di strappo, prova B1_2, fotografia al termine 342
07.53 Figura 07.53 | Prove di strappo, prova B2_1, fotografia al termine 342
07.54 Figura 07.54 | Prove di strappo, rete AR0360A, dispersione dei valori 342
07.55 Figura 07.55 | Prove di strappo, modalità di rottura (Linea Guida per la
identificazione, la qualificazione ed il controllo di accettazione di compositi
fibrorinforzati a matrice inorganica FRCM) 343
07.56 Figura 07.56 | Prove di strappo, prova B1_3, fotografia al termine 344
07.57 Figura 07.57 | Prove di strappo, prova B1_4, fotografia al termine 344
07.58 Figura 07.58 | Prove di strappo, prova B2_2, fotografia al termine 344
07.59 Figura 07.59 | Prove di strappo, prova B2_4, fotografia al termine 344
07.60 Figura 07.60 | Identificazione dei parametri di progetto dell’FRCM: combinazione di
prova di trazione e prova di strappo (M. C. Rampini, G. Zani, M. Colombo e M. di
Prisco. Identification of FRCM mechanical parameters for the retrofitting design of
existing structures, 2016) 345
07.61 Figura 07.61 | Cut off, matrice S286FR, rete AR0360A 345
07.62 Figura 07.62 | Cut off, grafici delle prove di trazione e di strappo considerate 346
07.63 Figura 07.63 | Fattore di efficienza per il CDP 348
07.64 Figura 07.64 | Modello per prova di trazione diretta in Abaqus, visualizzazione di
mesh e visualizzazione dei vincoli 349
07.65 Figura 07.65 | Visualizzazione di sforzi e spostamenti al termine della simulazione in
Abaqus 350
07.66 Figura 07.66 | Composito S286FR_AR0355AT, curve sforzo-deformazione
sperimentale e numeriche in trama e ordito 350
07.67 Figura 07.67 | Composito S286FR_AR0355AT, curve carico-spostamento

406 
sperimentale e numeriche in trama e ordito 350
07.68 Figura 07.68 | Composito S286FR_AR03560A, curve sforzo-deformazione
sperimentale e numeriche in trama e ordito 351
07.69 Figura 07.69 | Composito S286FR_AR03560A, curve carico-spostamento
sperimentale e numeriche in trama e ordito 351
07.70 Figura 07.70 | Geometria e fasi di carico della parete di taglio analizzata (J.G. Rots,
Paulo B. Lourenço, Johan Blaauwendraad; Two approaches for the analysis of
masonry structures: micro and macro-modeling) 352
07.71 Figura 07.71 | Modello per prova shear type modellato in Abaqus, visualizzazione di
mesh e visualizzazione dei vincoli 353
07.72 Figura 07.72 | Grafico forza orizzontale-spostamento della parete di taglio analizzata
(J.G. Rots, Paulo B. Lourenço, Johan Blaauwendraad; Two approaches for the
analysis of masonry structures: micro and macro-modeling) 353
07.73 Figura 07.73 | Taratura del modello in muratura, variazione del modulo di elasticità E 354
07.74 Figura 07.74 | Taratura del modello in muratura, variazione della resistenza a trazione ft 354
07.75 Figura 07.75 | Taratura del modello in muratura, variazione dell’energia di frattura Gf 355
07.76 Figura 07.76 | Taratura del modello in muratura, variazione dell’angolo di dilatazione
DA e dell’energia di frattura Gf 355
07.77 Figura 07.77 | Taratura del modello in muratura, parametri definiti 356
07.78 Figura 07.78 | Indicazione setti analizzati, piano primo 357
07.79 Figura 07.79 | Modellazione setti analizzati, grafico carico-spostamento, setto x1-6 358
07.80 Figura 07.80 | Modellazione setti analizzati, grafico carico-spostamento, setto x1-48 358
07.81 Figura 07.81 | Modellazione setti analizzati, grafico carico-spostamento, setto y1-17 359
07.82 Figura 07.82 | Grafico sforzo-deformazione del rinforzo con rigidezza E = 16 GPa 359
07.83 Figura 07.83 | Modellazione setti analizzati pre e post rinforzo, grafico carico-
spostamento, setto x1-6 360
07.84 Figura 07.84 | Modellazione setti analizzati pre e post rinforzo, grafico carico-
spostamento, setto x1-48 360
07.85 Figura 07.85 | Modellazione setti analizzati pre e post rinforzo, grafico carico-
spostamento, setto y1-17 360
07.86 Figura 07.86 | Indicazione setti analizzati, piano terzo 361
07.87 Figura 07.87 | Modellazione setti analizzati pre e post rinforzo, grafico carico-
spostamento, setto x3-3 362
07.88 Figura 07.88 | Modellazione setti analizzati pre e post rinforzo, grafico carico-
spostamento, setto x3-52 362
07.89 Figura 07.89 | Modellazione setti analizzati pre e post rinforzo, grafico carico-
spostamento, setto y3-21 362
07.90 Figura 07.90 | Confronto carico-sforzo-spostamento (time) con sforzo-deformazione
nel FRCM 363
07.91 Figura 07.91 | Schema iperstatico incastro-incastro 365
07.92 Figura 07.92 | Modellazione post rinforzo, grafico carico-spostamento, setto x3-52 366
07.93 Figura 07.93 | Cut off, grafici delle prove di trazione e di strappo rete AR0360A con
matrice S286FR 369
07.94 Figura 07.94 | Esito delle verifiche, condizione pre rinforzo 370
07.95 Figura 07.95 | Indicazione delle posizioni di baricentro geometrico (nero) e baricentro
delle rigidezze (rosso) nella condizione pre rinforzo 371
07.96 Figura 07.96 | Legenda confronto pre e post rinforzo di azione di taglio resistente e
azione di taglio resistente 371
07.97 Figura 07.97 | Esito delle verifiche, caso A.0, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio 372
07.98 Figura 07.98 | Esito delle verifiche, caso A.0, indicazione incremento di azione e setti
non verificati 373
07.99 Figura 07.99 | Esito delle verifiche, caso B, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio 374
07.100 Figura 07.100 | Esito delle verifiche, caso B, indicazione incremento di azione e setti
non verificati 375

 407
07.101 Figura 07.101 | Esito delle verifiche, caso C, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio 376
07.102 Figura 07.102 | Esito delle verifiche, caso C, indicazione incremento di azione e setti
non verificati 377
07.103 Figura 07.103 | Esito delle verifiche, caso D, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio 378
07.104 Figura 07.104 | Esito delle verifiche, caso D, indicazione incremento di azione e setti
non verificati 379
07.105 Figura 07.105 | Esito delle verifiche, caso E, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio 380
07.106 Figura 07.106 | Esito delle verifiche, caso E, indicazione incremento di azione e setti
non verificati 381
07.107 Figura 07.107 | Esito delle verifiche, caso F, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio 382
07.108 Figura 07.108 | Esito delle verifiche, caso F, indicazione incremento di azione e setti
non verificati 383
07.109 Figura 07.109 | Esito delle verifiche, caso A.1, indicazione intervento e incremento di
resistenza a taglio 384
07.110 Figura 07.110 | Esito delle verifiche, caso A.1, indicazione incremento di azione e
setti non verificati 385

408 
INDICE DELLE TABELLE

02 INDAGINI CONOSCITIVE
02.1 Classificazione degli elementi in laterizio (NTC2018) 33
02.2 Classe di malte a prestazione garantita (NTC2018) 34
02.3 Valori di fk per murature in elementi artificiali pieni e semipieni espressi in N/mm2
(NTC2018) 34
02.4 Valori di fk per murature in elementi naturali di pietra squadrata espressi in N/mm2
(NTC2018) 35
02.5 Resistenza caratteristica a taglio in assenza di tensioni normali fvk0 espressi in N/mm2
(NTC2018) 35
02.6 Valori di riferimento dei parametri meccanici e peso specifico medio per diverse
tipologie di muratura (Circolare 617) 39
02.7 Coefficienti correttivi dei parametri meccanici indicati in Tabella 02.5 (Circolare 617) 40
02.8 Valori del coefficiente γM in funzione della classe di esecuzione e della categoria
degli elementi resistenti (NTC18) 40
02.9 Parametri meccanici degli elementi in muratura dell’edificio analizzato (Progetto di
variante strutturale - Relazione di calcolo, a cura dello Studio Genovesi, Lecco 2012) 41
02.10 Valori di resistenza a compressione ottenuti dalle prove SONREB 47
02.11 Parametri ottenuti dalla prova di resistenza a taglio 48

03 PROGETTO ARCHITETTONICO
03.1 Caratteristiche prevalenti degli occupanti (D.M. 3 agosto 2015 - Codice di
prevenzione incendi) 83
03.2 Densità di affollamento (D.M. 3 agosto 2015 - Codice di prevenzione incendi) 84
03.3 Numero minimo di uscite da compartimento, piano, soppalco (D.M. 3 agosto 2015
- Codice di prevenzione incendi) 85
03.4 Parametri per la verifica della capacità di deflusso 85
03.5 Classi di incendio secondo la norma europea EN 2 (D.M. 3 agosto 2015 - Codice di
prevenzione incendi) 87

04 PROGETTO TECNOLOGICO
04.1 Trasmittanze termiche degli elementi tecnici adottate dalla Regione Lombardia
(Decreto n.176 del 12 gennaio 2017 – Allegato B) 99
04.2 Requisiti acustici per gli edifici scolastici (DPCM 5/12/97) 104
04.3 Valori di FLD minimi per ambienti scolastici (UNI 10840) 118
04.4 Valori di illuminamento minimi per ambienti di lavoro (UNI EN 12464-1) 120
04.5 Valori di illuminamento medio (Em) e uniformità (U) per i locali del terzo piano  121
04.6 Valori di illuminamento medio (Em) e uniformità (U) per i locali del quarto piano 121
04.7 Rapporti luminanza limite prescritti 123
04.8 Tasso metabolico per tipo di attività svolta 129
04.9 Resistenza termica dell’abbigliamento 130
04.10 Valutazioni sensazione termica (UNI EN 7730) 132

 409
05 PROGETTO STRUTTURALE
05.1 Parametri meccanici delle classi dei calcestruzzi scelti 176
05.2 Parametri meccanici dell’acciaio di armatura 176
05.3 Valori del coefficiente di forma (NTC18) 177
05.4 Valori di CE per diverse classi di esposizione (NTC18) 177
05.5 Coefficienti relativi all’azione agente della neve 178
05.6 Valori dei sovraccarichi per alcune categorie d’uso delle costruzioni (NTC18) 179
05.7 Parametri per la definizione del coefficiente di esposizione (NTC18) 180
05.8 Valore del coefficiente di esposizione in funzione della quota z 181
05.9 Valore della pressione del vento sulla copertura in funzione della quota z 182
05.10 Valori dei coefficienti di combinazione (NTC18) 183
05.11 Combinazioni di carico per i volumi centrale e laterali minori 183
05.12 Momenti e azioni assiali agenti sugli elementi trave scelti 185
05.13 Valori di resistenze e deformazioni di acciaio e calcestruzzo fibrorinforzato 186
05.14 Momenti e azioni assiali resistenti della sezione nelle diverse regioni di rottura a
pressoflessione 191
05.15 Parametri geometrici e meccanici della trave per il calcolo della resistenza a taglio 193
05.16 Parametri geometrici e meccanici per la verifica delle tensioni ammissibili nella sezione  196
05.17 Parametri geometrici e meccanici per la verifica di apertura di fessura 197
05.18 Momenti e azioni assiali agenti sugli elementi trave scelti 198
05.19 Momenti e azioni assiali resistenti della sezione nelle diverse regioni di rottura a
pressoflessione 199
05.20 Parametri geometrici e meccanici per la verifica delle tensioni ammissibili nella sezione  203
05.21 Parametri geometrici e meccanici per la verifica di apertura di fessura 203
05.22 Valori caratteristici delle tensioni di snervamento e rottura delle viti (NTC18) 206
05.23 Coppie di serraggio per bulloni 8.8 (NTC18) 207
05.24 Coefficienti di sicurezza per la verifica delle unioni (NTC18) 207
05.25 Posizione dei fori per unioni bullonate e chiodate (NTC18) 208
05.26 Valori geometrici minimi per il piatto in acciaio 208
05.27 Valori relativi alla geometria del piatto in acciaio 208
05.28 Azioni agenti sugli elementi trave più sollecitati 209
05.29 Parametri geometrici e meccanici della trave per il calcolo della resistenza a taglio 211
05.30 Copriferri minimi in mm (Circolare applicativa 617) 212
05.31 Carichi distribuiti agenti sul solaio a piastra 213
05.32 Momenti agenti negli elementi più sollecitati come ricavati dall’analisi strutturale 216
05.33 Momenti sollecitanti le barre d’acciaio al lembo inferiore 216
05.34 Momenti sollecitanti le barre d’acciaio al lembo superiore 217
05.35 Momenti sollecitanti le barre d’acciaio al lembo inferiore  217
05.36 Momenti sollecitanti le barre d’acciaio al lembo superiore 218
05.37 Valori relati alle barre al lembo inferiore  219
05.38 Valori relati alle barre al lembo superiore  219
05.39 Barre di armatura e momenti agenti e resistenti al lembo superiore della sezione 222
05.40 Barre di armatura e sforzi agenti al lembo inferiore 223
05.41 Barre di armatura e sforzi agenti al lembo superiore 223
05.42 Valori di taglio agenti e resistenti 227
05.43 Valori di frecce e rapporti per la verifica dello spostamento 228

06 VULNERABILITÀ SISMICA
06.1 Carichi puntuali e lineari agenti sui setti in direzione y 238
06.2 Carichi puntuali e lineari agenti sui setti in direzione x 238
06.3 Tipologie di carichi permanenti agenti nell’edificio 239
06.4 Valori dei sovraccarichi per le diverse categorie d’uso delle costruzioni (NTC18) 240

410 
06.5 Coordinate dei baricentri geometrici di ogni piano 241
06.6 Coordinate dei baricentri delle rigidezze di ogni piano 243
06.7 Momenti torcenti, spostamenti e rotazioni di piano 245
06.8 Spostamenti e rotazioni di piano nel caso di forza applicata al piano terra 249
06.9 Parametri geometrici, meccanici, distribuzione delle forze, spostamenti e rotazioni dei
setti249
06.10 Spostamenti e rotazioni di piano nel caso di forza applicata al piano primo 250
06.11 Parametri geometrici, meccanici, distribuzione delle forze, spostamenti e rotazioni dei
setti250
06.12 Parametri per la definizione dell’altezza deformabile del setto 251
06.13 Distribuzione delle componenti in x della forza orizzontale applicata al piano terra
per i setti al piano terra e al piano primo per i setti al primo piano, per tutti i modelli
considerati254
06.14 Distribuzione delle componenti in y della forza orizzontale applicata al piano terra
per i setti al piano terra e al piano primo per i setti al primo piano, per tutti i modelli
considerati254
06.15 Distribuzione dei setti in direzione x dei setti al piano terra e al piano primo, per tutti i
modelli considerati 256
06.16 Distribuzione dei setti in direzione y dei setti al piano terra e al piano primo, per tutti i
modelli considerati 256
06.17 Confronto tra le rotazioni di piano nei diversi modelli 258
06.18 Probabilità di superamento PVR in funzione dello stato limite considerato (NTC18) 266
06.19 Valori minimi della Vita nominale VN di progetto per i diversi tipi di costruzioni (NTC18) 266
06.20 Classi d’uso II e III delle costruzioni (NTC18) 266
06.21 Valori dei coefficienti d’uso Cu (NTC18) 267
06.22 Parametri per la definizione dello spettro di risposta orizzontale 268
06.23 Categorie di sottosuolo che permettono l’utilizzo dell’approccio semplificato (NTC18) 268
06.24 Categorie topografiche (NTC18) 269
06.25 Valori massimi del valore di base q0 del fattore di comportamento allo SLV in funzione
della tipologia strutturale (NTC18) 271
06.26 Valori del rapporto αu/ α1 in funzione della tipologia strutturale (NTC18) 271
06.27 Parametri per la definizione del fattore di comportamento 271
06.28 Periodo proprio di vibrazione 273
06.29 Parametri relativi allo spettro di risposta orizzontale 273
06.30 Massa complessiva dell’edificio 274
06.31 Forza orizzontale agente complessiva e divisa per piano negli stati limite SLV e SLD 275
06.32 Confronto valori di forze orizzontali agenti per piano tra Excel e Midas Gen 276
06.33 Caratteristiche dinamiche della struttura per i primi modi di vibrare: frequenza e periodo 278
06.34 Caratteristiche dinamiche della struttura per i primi modi di vibrare: masse partecipanti 278
06.35 Parametri meccanici della muratura analizzata 282
06.36 Valori del coefficiente Φ con l’ipotesi della articolazione a cerniera (NTC18) 284
06.37 Fattore laterale di vincolo (NTC18) 285
06.38 Parametri geometrici e di carico relativi allo schema del meccanismo di collasso 307
06.39 Parametri ottenuti dalla risoluzione dello schema del meccanismo di collasso 307
06.40 Parametri relativi alla verifica della PGA 308
06.41 Interfaccia C.I.N.E.: dati iniziali 309
06.42 Interfaccia C.I.N.E.: dati di calcolo 309
06.43 Interfaccia C.I.N.E.: valori del moltiplicatore di collasso 309
06.44 Interfaccia C.I.N.E.: parametri di calcolo 309

07 RINFORZO ANTISISMICO: FRCM


07.1 Proprietà reti di rinforzo (* per questi campioni non si sono effettuate prove di
trazione diretta sul tessuto) 318

 411
07.2 Proprietà matrici 320
07.3 Proprietà fibre disperse 322
07.4 Fattore di efficienza reti 337
07.5 Fattore di efficienza, matrice S5400 338
07.6 Fattore di efficienza, matrice S285TIX 338
07.7 Fattore di efficienza, matrice S286FR e S286FR* 339
07.8 Fattore di efficienza, matrice HPC 339
07.9 Prove di strappo, carico di picco e modalità di rottura 343
07.10 Cut off, prove di trazione considerate 346
07.11 Valori limite convenzionali dei parametri meccanici del rinforzo 346
07.12 Parametri meccanici delle reti 347
07.13 Parametri di Plasticity per il CDP (Abaqus Theory Manual) 348
07.14 Parametri di compressione e trazione dei compositi in direzione ordito per il CDP 348
07.15 Parametri di compressione e trazione dei compositi in direzione tra per il CDP 349
07.16 Taratura del modello in muratura, step di ottimizzazione dei parametri 356
07.17 Proprietà setti analizzati, piano primo 357
07.18 Parametri CDP per i setti analizzati 357
07.19 Variazione parametri di resistenza a trazione ft e energia di frattura Gf dei setti analizzati 358
07.20 Proprietà setti analizzati, piano terzo 361
07.21 Parametri geometrici e meccanici dei setti in condizione pre e post rinforzo 366
07.22 Valore del modulo di rigidezza in condizione pre e post rinforzo 367
07.23 Determinazione del valore di sforzo resistente a taglio per i setti rinforzati 368
07.24 Incremento del valore di azione resistente a taglio 370
07.25 Posizione del baricentro delle rigidezze yGR a seguito del rinforzo nelle diverse
configurazioni spaziali 386
07.26 Stima del costo di applicazione del rinforzo al mq comprensivo di materiali,
manodopera e lavorazioni 386
07.27 Stima del costo di applicazione dell’intervento nelle diverse configurazioni spaziali 387

412 
 413
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Analisi preliminari
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Indagini conoscitive
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CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme tecni-
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Progetto architettonico
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Progetto tecnologico
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Parlamento europeo e del Consiglio del 19/05/2010 sulla prestazione energetica dell’edilizia
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e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici

Decreto n.176 del 12 gennaio 2017, Aggiornamento delle disposizioni in merito alla disciplina
per l’efficienza energetica degli edifici e per il relativo attestato di prestazione energetica

UNI EN ISO 13788: 2013, Temperatura superficiale interna per evitare l’umidità superficiale
critica e condensazione interstiziale - Metodo di calcolo

UNI 10840: 2007, Luce e illuminazione - Locali scolastici - Criteri generali per l’illuminazione
artificiale e naturale

UNI EN 12464-1, Illuminazione dei Luoghi di Lavoro

UNI/TS 11300-1: 2014, Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 1: Determinazione del
fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale

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UNI 10349-1: 2016, Riscaldamento e raffrescamento degli edifici - Dati climatici

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UNI EN ISO 7730: 2006, Ergonomia degli ambienti termici - Determinazione analitica e inter-
pretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di
benessere termico locale

Progetto strutturale
D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche delle Costruzioni

CNR - DT 2006, n. 204, Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo di Strutture


di Calcestruzzo Fibrorinforzato

Model Code 2010, Volume 1, Volume 2

UNI EN 1992-1-1: 2005: Eurocodice 2. Progettazione delle strutture in calcestruzzo

Vulnerabilità sismica
D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche delle Costruzioni

UNI EN 1992-1-1: 2005: Eurocodice 2. Progettazione delle strutture in calcestruzzo

D.M. 14 gennaio 2008, Norme Tecniche delle Costruzioni

CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme tecni-
che per le costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008

Ordinanza P.C.M. 20 marzo 2003, n. 3274 (Suppl. Ord. Alla G.U. 8.5.2003, n. 105), Primi
elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di
normative tecniche per le costruzioni in zona sismica

UNI EN 1996-1-1:2013: Eurocodice 6. Regole generali per strutture di muratura armata e non
armata

UNI EN 1998-1-1: 2005: Eurocodice 8. Progettazione delle strutture per la resistenza sismica

Linee guida per riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni,


Dipartimento Protezione Civile, ReLUIS, 2012

420 
Rinforzo antisismico: FRCM
Linea Guida per la identificazione, la qualificazione ed il controllo di accettazione di compositi
fibrorinforzati a matrice inorganica (FRCM) da utilizzarsi per il consolidamento strutturale di
costruzioni esistenti, Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, 16 dicembre 2016

CNR-DT xxx/2018, Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo di Interventi di


Consolidamento Statico mediante l’utilizzo di Compositi Fibrorinforzati a matrice inorganica

D.M. 17 gennaio 2018, Norme Tecniche delle Costruzioni

CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme tecni-
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www.master-builders-solutions.basf.it
www.structuralweb.it
www.abaqus.software.polimi.it

422 
 423
RINGRAZIAMENTI
Desideriamo ringraziare innanzitutto il prof. Marco di Prisco per averci dato l’opportunità di
intraprendere questo percorso di tesi di carattere sperimentale ed averci offerto la possibilità
di affrontare tematiche attuali, non convenzionali per il nostro corso di studi. Ci auguriamo che
il nostro lavoro abbia dato un contributo positivo alla ricerca in questo campo.

Ringraziamo la prof.ssa Manuela Grecchi per la disponibilità e la competenza con cui siamo
stati seguiti nel percorso di sviluppo del progetto architettonico e per il materiale fornitoci.

Ringraziamo l’ing. Marco Rampini per averci guidato costantemente nel lavoro svolto,
spronandoci e rispondendo prontamente alle nostre richieste. La sua preparazione ci ha
permesso di superare le difficoltà incontrate ed estendere le nostre conoscenze.

Ringraziamo tutti i docenti che hanno dato un contributo al nostro percorso di tesi.

Ringraziamo i tecnici Andrea e Antonello, sempre disponibili ad aiutarci nell’attività di


laboratorio.

Ringraziamo, infine, i nostri genitori e parenti che ci hanno supportato, i nostri amici e i
compagni di corso con cui abbiamo condiviso questa esperienza universitaria.
APPENDICI
Appendice A - Piante e codifica dei maschi murari
Appendice B - Distribuzione delle forze orizzontali per fasce di setti in direzione x
Appendice C - Verifiche allo Stato Limite Ultimo setti e architravi in muratura non rinforzati
Appendice D - Prove di trazione diretta
Appendice E - Azione e resistenza a taglio per diverse distribuzioni spaziali del rinforzo
APPENDICE A
PIANTE E CODIFICA DEI MASCHI MURARI

Figura A.1 | Pianta setti Piano terra

Figura A.2 | Pianta setti Piano primo

 A1
Figura A.3 | Pianta setti Piano secondo

Figura A.3 | Pianta setti Piano secondo

A2 
CALCOLO DEL BARICENTRO DELLE RIGIDEZZE E DISTRIBUZIONE DELLE FORZE ORIZZONTALI

Tabella B.1a | Piano terra: altezza interpiano 3,80 metri

Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy


[mm] [mm] [mm ] 2
[N/mm ] 2
[mm] [mm] [mm ] 4
[mm4]
x0-1 1245 650 809250 2179 -28198 -11466 2,85E+10 1,05E+11
x0-2 3540 650 2301000 2179 -24545 -11466 8,10E+10 2,40E+12
x0-3 1305 650 848250 2179 -20863 -11466 2,99E+10 1,20E+11
x0-4 3045 850 2588250 2179 -10228 -7926 1,56E+11 2,00E+12
x0-5 2690 850 2286500 2179 -6000 -7926 1,38E+11 1,38E+12
x0-6 2690 850 2286500 2179 6000 -7926 1,38E+11 1,38E+12
x0-7 3045 850 2588250 2179 10228 -7926 1,56E+11 2,00E+12
x0-8 1305 650 848250 2179 20863 -11466 2,99E+10 1,20E+11
x0-9 3540 650 2301000 2179 24545 -11466 8,10E+10 2,40E+12
x0-10 1245 650 809250 2179 28198 -11466 2,85E+10 1,05E+11
x0-11 1755 650 1140750 2179 -19333 -2446 4,02E+10 2,93E+11
x0-12 2170 650 1410500 2179 -16010 -2446 4,97E+10 5,53E+11
x0-13 4700 650 3055000 2179 -11274 -2446 1,08E+11 5,62E+12
x0-14 1530 650 994500 2466 -6177 -2446 3,50E+10 1,94E+11
x0-15 5010 650 3256500 2466 0 -2446 1,15E+11 6,81E+12
x0-16 1530 650 994500 2466 6177 -2446 3,50E+10 1,94E+11
x0-17 4700 650 3055000 2179 11274 -2446 1,08E+11 5,62E+12
x0-18 2170 650 1410500 2179 16010 -2446 4,97E+10 5,53E+11
x0-19 1755 650 1140750 2179 19333 -2446 4,02E+10 2,93E+11
x0-20 2800 650 1820000 2179 -29400 564 6,41E+10 1,19E+12
x0-21 1150 650 747500 25000 -20460 564 2,63E+10 8,24E+10
x0-22 3315 650 2154750 2466 -5415 564 7,59E+10 1,97E+12
x0-23 3315 650 2154750 2466 5415 564 7,59E+10 1,97E+12
x0-24 1150 650 747500 25000 20460 564 2,63E+10 8,24E+10
x0-25 2800 650 1820000 2179 29400 564 6,41E+10 1,19E+12
x0-26 1245 650 809250 2179 -30178 9084 2,85E+10 1,05E+11
x0-27 1740 650 1131000 2179 -27225 9084 3,98E+10 2,85E+11
x0-28 1740 650 1131000 2179 -24025 9084 3,98E+10 2,85E+11
x0-29 1390 650 903500 2179 -21000 9084 3,18E+10 1,45E+11
x0-30 1340 650 871000 2179 -17475 9084 3,07E+10 1,30E+11
x0-31 945 650 614250 2179 -14173 9084 2,16E+10 4,57E+10
x0-32 1170 650 760500 2179 -12790 6104 2,68E+10 8,68E+10
x0-33 1055 650 685750 2179 -10318 6104 2,41E+10 6,36E+10
x0-34 1690 650 1098500 2179 -6030 6104 3,87E+10 2,61E+11
x0-35 1560 650 1014000 2179 -3045 6104 3,57E+10 2,06E+11
x0-36 1560 650 1014000 2179 3045 6104 3,57E+10 2,06E+11
x0-37 1690 650 1098500 2179 6030 6104 3,87E+10 2,61E+11
x0-38 1055 650 685750 2179 10318 6104 2,41E+10 6,36E+10
x0-39 1170 650 760500 2179 12790 6104 2,68E+10 8,68E+10

 A3
Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy
[mm] [mm] [mm2] [N/mm2] [mm] [mm] [mm4] [mm4]
x0-40 945 650 614250 2179 14173 9084 2,16E+10 4,57E+10
x0-41 1340 650 871000 2179 17475 9084 3,07E+10 1,30E+11
x0-42 1390 650 903500 2179 21000 9084 3,18E+10 1,45E+11
x0-43 1740 650 1131000 2179 24025 9084 3,98E+10 2,85E+11
x0-44 1740 650 1131000 2179 27225 9084 3,98E+10 2,85E+11
x0-45 1245 650 809250 2179 30178 9084 2,85E+10 1,05E+11
x0-46 1950 850 1657500 2179 0 -7926 9,98E+10 5,25E+11
y0-1 650 4325 2811250 2179 -28820 -9304 4,38E+12 9,90E+10
y0-2 650 1500 975000 2179 -28820 -5091 1,83E+11 3,43E+10
y0-3 650 1430 929500 2179 -28820 -2426 1,58E+11 3,27E+10
y0-4 650 8520 5538000 2179 -30800 4824 3,35E+13 1,95E+11
y0-5 650 650 422500 25000 -24525 564 1,49E+10 1,49E+10
y0-6 650 1465 952250 2179 -20210 -10734 1,70E+11 3,35E+10
y0-7 650 1340 871000 2179 -20210 -8072 1,30E+11 3,07E+10
y0-8 650 1340 871000 2179 -20210 -5472 1,30E+11 3,07E+10
y0-9 650 1095 711750 2179 -20210 -2994 7,11E+10 2,51E+10
y0-10 650 650 422500 25000 -16525 564 1,49E+10 1,49E+10
y0-11 650 8845 5749250 2466 -13700 4662 3,75E+13 2,02E+11
y0-12 850 625 531250 2179 -11750 -7614 1,73E+10 3,20E+10
y0-13 850 2750 2337500 2179 -11750 -5226 1,47E+12 1,41E+11
y0-14 850 380 323000 2179 -11750 -2961 3,89E+09 1,94E+10
y0-15 650 650 422500 25000 -10175 564 1,49E+10 1,49E+10
y0-16 650 5865 3812250 2466 -2265 3172 1,09E+13 1,34E+11
y0-17 650 5865 3812250 2466 2265 3172 1,09E+13 1,34E+11
y0-18 650 650 422500 25000 10175 564 1,49E+10 1,49E+10
y0-19 850 380 323000 2179 11750 -2961 3,89E+09 1,94E+10
y0-20 850 2750 2337500 2179 11750 -5226 1,47E+12 1,41E+11
y0-21 850 625 531250 2179 11750 -7614 1,73E+10 3,20E+10
y0-22 650 8845 5749250 2466 13700 4662 3,75E+13 2,02E+11
y0-23 650 650 422500 25000 16525 564 1,49E+10 1,49E+10
y0-24 650 1095 711750 2179 20210 -2994 7,11E+10 2,51E+10
y0-25 650 1340 871000 2179 20210 -5472 1,30E+11 3,07E+10
y0-26 650 1340 871000 2179 20210 -8072 1,30E+11 3,07E+10
y0-27 650 1465 952250 2179 20210 -10734 1,70E+11 3,35E+10
y0-28 650 650 422500 25000 24525 564 1,49E+10 1,49E+10
y0-29 650 8520 5538000 2179 30800 4824 3,35E+13 1,95E+11
y0-30 650 1430 929500 2179 28820 -2426 1,58E+11 3,27E+10
y0-31 650 1500 975000 2179 28820 -5091 1,83E+11 3,43E+10
y0-32 650 4325 2811250 2179 28820 -9304 4,38E+12 9,90E+10

A4 
Tabella B.1b | Piano terra: altezza interpiano 3,80 metri

Azione orizzontale Azione orizzontale


EX + 0·EY = 100 kN 0·EX + EY = 100 kN
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x0-1 4,98E+04 1,36E+04 1,55E+05 3,77E+04 1,25E+04 28198 9598 0,43 -0,02 0,13 0,00
x0-2 1,15E+06 3,86E+04 4,40E+05 3,18E+05 3,55E+04 24545 9598 3,64 -0,04 0,37 0,00
x0-3 5,74E+04 1,42E+04 1,62E+05 4,24E+04 1,31E+04 20863 9598 0,49 -0,01 0,14 0,00
x0-4 9,53E+05 7,43E+04 4,95E+05 3,26E+05 6,46E+04 10228 6058 3,78 -0,03 0,68 0,00
x0-5 6,57E+05 6,56E+04 4,37E+05 2,62E+05 5,70E+04 6000 6058 3,05 -0,02 0,60 0,00
x0-6 6,57E+05 6,56E+04 4,37E+05 2,62E+05 5,70E+04 -6000 6058 3,05 0,02 0,60 0,00
x0-7 9,53E+05 7,43E+04 4,95E+05 3,26E+05 6,46E+04 -10228 6058 3,78 0,03 0,68 0,00
x0-8 5,74E+04 1,42E+04 1,62E+05 4,24E+04 1,31E+04 -20863 9598 0,49 0,01 0,14 0,00
x0-9 1,15E+06 3,86E+04 4,40E+05 3,18E+05 3,55E+04 -24545 9598 3,64 0,04 0,37 0,00
x0-10 4,98E+04 1,36E+04 1,55E+05 3,77E+04 1,25E+04 -28198 9598 0,43 0,02 0,13 0,00
x0-11 1,40E+05 1,91E+04 2,18E+05 8,51E+04 1,76E+04 19333 578 1,01 -0,01 0,18 0,00
x0-12 2,64E+05 2,37E+04 2,70E+05 1,33E+05 2,18E+04 16010 578 1,58 -0,02 0,23 0,00
x0-13 2,68E+06 5,13E+04 5,84E+05 4,79E+05 4,71E+04 11274 578 5,68 -0,02 0,49 0,00
x0-14 1,05E+05 1,89E+04 2,15E+05 7,04E+04 1,74E+04 6177 578 0,83 0,00 0,18 0,00
x0-15 3,67E+06 6,18E+04 7,04E+05 5,91E+05 5,68E+04 0 578 7,00 0,00 0,59 0,00
x0-16 1,05E+05 1,89E+04 2,15E+05 7,04E+04 1,74E+04 -6177 578 0,83 0,00 0,18 0,00
x0-17 2,68E+06 5,13E+04 5,84E+05 4,79E+05 4,71E+04 -11274 578 5,68 0,02 0,49 0,00
x0-18 2,64E+05 2,37E+04 2,70E+05 1,33E+05 2,18E+04 -16010 578 1,58 0,02 0,23 0,00
x0-19 1,40E+05 1,91E+04 2,18E+05 8,51E+04 1,76E+04 -19333 578 1,01 0,01 0,18 0,00
x0-20 5,67E+05 3,05E+04 3,48E+05 2,16E+05 2,81E+04 29400 -2432 2,58 -0,04 0,29 0,00
x0-21 4,50E+05 1,44E+05 1,64E+06 3,53E+05 1,32E+05 20460 -2432 4,23 -0,12 1,38 0,00
x0-22 1,06E+06 4,09E+04 4,66E+05 3,24E+05 3,76E+04 5415 -2432 3,88 -0,01 0,39 0,00
x0-23 1,06E+06 4,09E+04 4,66E+05 3,24E+05 3,76E+04 -5415 -2432 3,88 0,01 0,39 0,00
x0-24 4,50E+05 1,44E+05 1,64E+06 3,53E+05 1,32E+05 -20460 -2432 4,23 0,12 1,38 0,00
x0-25 5,67E+05 3,05E+04 3,48E+05 2,16E+05 2,81E+04 -29400 -2432 2,58 0,04 0,29 0,00
x0-26 4,98E+04 1,36E+04 1,55E+05 3,77E+04 1,25E+04 30178 -10952 0,47 -0,02 0,13 0,00
x0-27 1,36E+05 1,90E+04 2,16E+05 8,35E+04 1,74E+04 27225 -10952 1,03 -0,02 0,18 0,00
x0-28 1,36E+05 1,90E+04 2,16E+05 8,35E+04 1,74E+04 24025 -10952 1,03 -0,02 0,18 0,00
x0-29 6,93E+04 1,52E+04 1,73E+05 4,95E+04 1,39E+04 21000 -10952 0,61 -0,01 0,15 0,00
x0-30 6,21E+04 1,46E+04 1,66E+05 4,52E+04 1,34E+04 17475 -10952 0,56 -0,01 0,14 0,00
x0-31 2,18E+04 1,03E+04 1,17E+05 1,84E+04 9,47E+03 14173 -10952 0,23 -0,01 0,10 0,00
x0-32 4,13E+04 1,28E+04 1,45E+05 3,22E+04 1,17E+04 12790 -7972 0,39 -0,01 0,12 0,00
x0-33 3,03E+04 1,15E+04 1,31E+05 2,46E+04 1,06E+04 10318 -7972 0,30 0,00 0,11 0,00
x0-34 1,25E+05 1,84E+04 2,10E+05 7,82E+04 1,69E+04 6030 -7972 0,96 0,00 0,18 0,00
x0-35 9,80E+04 1,70E+04 1,94E+05 6,51E+04 1,56E+04 3045 -7972 0,80 0,00 0,16 0,00
x0-36 9,80E+04 1,70E+04 1,94E+05 6,51E+04 1,56E+04 -3045 -7972 0,80 0,00 0,16 0,00
x0-37 1,25E+05 1,84E+04 2,10E+05 7,82E+04 1,69E+04 -6030 -7972 0,96 0,00 0,18 0,00
x0-38 3,03E+04 1,15E+04 1,31E+05 2,46E+04 1,06E+04 -10318 -7972 0,30 0,00 0,11 0,00
x0-39 4,13E+04 1,28E+04 1,45E+05 3,22E+04 1,17E+04 -12790 -7972 0,39 0,01 0,12 0,00

 A5
Azione orizzontale Azione orizzontale
EX + 0·EY = 100 kN 0·EX + EY = 100 kN
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x0-40 2,18E+04 1,03E+04 1,17E+05 1,84E+04 9,47E+03 -14173 -10952 0,23 0,01 0,10 0,00
x0-41 6,21E+04 1,46E+04 1,66E+05 4,52E+04 1,34E+04 -17475 -10952 0,56 0,01 0,14 0,00
x0-42 6,93E+04 1,52E+04 1,73E+05 4,95E+04 1,39E+04 -21000 -10952 0,61 0,01 0,15 0,00
x0-43 1,36E+05 1,90E+04 2,16E+05 8,35E+04 1,74E+04 -24025 -10952 1,03 0,02 0,18 0,00
x0-44 1,36E+05 1,90E+04 2,16E+05 8,35E+04 1,74E+04 -27225 -10952 1,03 0,02 0,18 0,00
x0-45 4,98E+04 1,36E+04 1,55E+05 3,77E+04 1,25E+04 -30178 -10952 0,47 0,02 0,13 0,00
x0-46 2,50E+05 4,76E+04 3,17E+05 1,40E+05 4,14E+04 0 6058 1,62 0,00 0,43 0,00
y0-1 4,72E+04 2,09E+06 5,37E+05 4,34E+04 4,27E+05 28820 7436 0,50 -0,54 4,47 0,00
y0-2 1,64E+04 8,71E+04 1,86E+05 1,50E+04 5,94E+04 28820 3223 0,18 -0,08 0,62 0,00
y0-3 1,56E+04 7,55E+04 1,78E+05 1,43E+04 5,30E+04 28820 558 0,17 -0,07 0,55 0,00
y0-4 9,29E+04 1,60E+07 1,06E+06 8,54E+04 9,93E+05 30800 -6692 1,04 -1,34 10,38 0,00
y0-5 8,13E+04 8,13E+04 9,27E+05 7,48E+04 7,48E+04 24525 -2432 0,90 -0,08 0,78 0,00
y0-6 1,60E+04 8,12E+04 1,82E+05 1,47E+04 5,61E+04 20210 8866 0,17 -0,05 0,59 0,00
y0-7 1,46E+04 6,21E+04 1,66E+05 1,34E+04 4,52E+04 20210 6204 0,16 -0,04 0,47 0,00
y0-8 1,46E+04 6,21E+04 1,66E+05 1,34E+04 4,52E+04 20210 3604 0,16 -0,04 0,47 0,00
y0-9 1,19E+04 3,39E+04 1,36E+05 1,10E+04 2,71E+04 20210 1126 0,13 -0,02 0,28 0,00
y0-10 8,13E+04 8,13E+04 9,27E+05 7,48E+04 7,48E+04 16525 -2432 0,90 -0,05 0,78 0,00
y0-11 1,09E+05 2,02E+07 1,24E+06 1,00E+05 1,17E+06 13700 -6529 1,22 -0,71 12,25 0,00
y0-12 1,52E+04 8,24E+03 1,02E+05 1,33E+04 7,62E+03 11750 5746 0,15 0,00 0,08 0,00
y0-13 6,71E+04 7,02E+05 4,47E+05 5,83E+04 2,73E+05 11750 3358 0,68 -0,14 2,86 0,00
y0-14 9,27E+03 1,85E+03 6,17E+04 8,06E+03 1,80E+03 11750 1093 0,10 0,00 0,02 0,00
y0-15 8,13E+04 8,13E+04 9,27E+05 7,48E+04 7,48E+04 10175 -2432 0,90 -0,03 0,78 0,00
y0-16 7,24E+04 5,89E+06 8,25E+05 6,65E+04 7,23E+05 2265 -5039 0,80 -0,07 7,57 0,00
y0-17 7,24E+04 5,89E+06 8,25E+05 6,65E+04 7,23E+05 -2265 -5039 0,80 0,07 7,57 0,00
y0-18 8,13E+04 8,13E+04 9,27E+05 7,48E+04 7,48E+04 -10175 -2432 0,90 0,03 0,78 0,00
y0-19 9,27E+03 1,85E+03 6,17E+04 8,06E+03 1,80E+03 -11750 1093 0,10 0,00 0,02 0,00
y0-20 6,71E+04 7,02E+05 4,47E+05 5,83E+04 2,73E+05 -11750 3358 0,68 0,14 2,86 0,00
y0-21 1,52E+04 8,24E+03 1,02E+05 1,33E+04 7,62E+03 -11750 5746 0,15 0,00 0,08 0,00
y0-22 1,09E+05 2,02E+07 1,24E+06 1,00E+05 1,17E+06 -13700 -6529 1,22 0,71 12,25 0,00
y0-23 8,13E+04 8,13E+04 9,27E+05 7,48E+04 7,48E+04 -16525 -2432 0,90 0,05 0,78 0,00
y0-24 1,19E+04 3,39E+04 1,36E+05 1,10E+04 2,71E+04 -20210 1126 0,13 0,02 0,28 0,00
y0-25 1,46E+04 6,21E+04 1,66E+05 1,34E+04 4,52E+04 -20210 3604 0,16 0,04 0,47 0,00
y0-26 1,46E+04 6,21E+04 1,66E+05 1,34E+04 4,52E+04 -20210 6204 0,16 0,04 0,47 0,00
y0-27 1,60E+04 8,12E+04 1,82E+05 1,47E+04 5,61E+04 -20210 8866 0,17 0,05 0,59 0,00
y0-28 8,13E+04 8,13E+04 9,27E+05 7,48E+04 7,48E+04 -24525 -2432 0,90 0,08 0,78 0,00
y0-29 9,29E+04 1,60E+07 1,06E+06 8,54E+04 9,93E+05 -30800 -6692 1,04 1,34 10,38 0,00
y0-30 1,56E+04 7,55E+04 1,78E+05 1,43E+04 5,30E+04 -28820 558 0,17 0,07 0,55 0,00
y0-31 1,64E+04 8,71E+04 1,86E+05 1,50E+04 5,94E+04 -28820 3223 0,18 0,08 0,62 0,00
y0-32 4,72E+04 2,09E+06 5,37E+05 4,34E+04 4,27E+05 -28820 7436 0,50 0,54 4,47 0,00

A6 
Tabella B.2a | Piano primo: altezza interpiano 4,80 metri

Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy


[mm] [mm] [mm ] 2
[N/mm ] 2
[mm] [mm] [mm ] 4
[mm4]
x1-1 1130 520 587600 2645 -28190 -11401 1,32E+10 6,25E+10
x1-2 1040 520 540800 2645 -25745 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x1-3 1040 520 540800 2645 -23345 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x1-4 1190 520 618800 2645 -20870 -11401 1,39E+10 7,30E+10
x1-5 2945 650 1914250 2466 -10228 -7876 6,74E+10 1,38E+12
x1-6 2590 650 1683500 2466 -6000 -7876 5,93E+10 9,41E+11
x1-7 2515 650 1634750 2466 -1988 -7876 5,76E+10 8,62E+11
x1-8 2515 650 1634750 2466 1988 -7876 5,76E+10 8,62E+11
x1-9 2590 650 1683500 2466 6000 -7876 5,93E+10 9,41E+11
x1-10 2945 650 1914250 2466 10228 -7876 6,74E+10 1,38E+12
x1-11 1190 520 618800 2645 20870 -11401 1,39E+10 7,30E+10
x1-12 1040 520 540800 2645 23345 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x1-13 1040 520 540800 2645 25745 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x1-14 1130 520 587600 2645 28190 -11401 1,32E+10 6,25E+10
x1-15 1770 520 920400 2260 -19390 -2421 2,07E+10 2,40E+11
x1-16 2040 520 1060800 2260 -16025 -2421 2,39E+10 3,68E+11
x1-17 3685 520 1916200 2260 -11702 -2421 4,32E+10 2,17E+12
x1-18 590 520 306800 2260 -5845 -2421 6,91E+09 8,90E+09
x1-19 1200 520 624000 2260 -1905 -2421 1,41E+10 7,49E+10
x1-20 1200 520 624000 2260 1905 -2421 1,41E+10 7,49E+10
x1-21 590 520 306800 2260 5845 -2421 6,91E+09 8,90E+09
x1-22 3685 520 1916200 2260 11702 -2421 4,32E+10 2,17E+12
x1-23 2040 520 1060800 2260 16025 -2421 2,39E+10 3,68E+11
x1-24 1770 520 920400 2260 19390 -2421 2,07E+10 2,40E+11
x1-25 2240 520 1164800 2183 -29615 589 2,62E+10 4,87E+11
x1-26 570 520 296400 25000 -20250 589 6,68E+09 8,03E+09
x1-27 3045 520 1583400 2260 -5288 589 3,57E+10 1,22E+12
x1-28 3045 520 1583400 2260 5288 589 3,57E+10 1,22E+12
x1-29 570 520 296400 25000 20250 589 6,68E+09 8,03E+09
x1-30 2240 520 1164800 2183 29615 589 2,62E+10 4,87E+11
x1-31 1180 520 613600 2183 -30145 9019 1,38E+10 7,12E+10
x1-32 1740 520 904800 2183 -27225 9019 2,04E+10 2,28E+11
x1-33 1740 520 904800 2183 -24025 9019 2,04E+10 2,28E+11
x1-34 1390 520 722800 2183 -21000 9019 1,63E+10 1,16E+11
x1-35 1340 520 696800 2183 -17475 9019 1,57E+10 1,04E+11
x1-36 880 520 457600 2183 -14205 9019 1,03E+10 2,95E+10
x1-37 1300 520 676000 2260 -12855 6039 1,52E+10 9,52E+10
x1-38 1835 520 954200 2260 -9928 6039 2,15E+10 2,68E+11
x1-39 2465 520 1281800 2260 -6418 6039 2,89E+10 6,49E+11
x1-40 1550 520 806000 2260 -3045 6039 1,82E+10 1,61E+11
x1-41 1550 520 806000 2260 3045 6039 1,82E+10 1,61E+11

 A7
Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy
[mm] [mm] [mm2] [N/mm2] [mm] [mm] [mm4] [mm4]
x1-42 2465 520 1281800 2260 6418 6039 2,89E+10 6,49E+11
x1-43 1835 520 954200 2260 9928 6039 2,15E+10 2,68E+11
x1-44 1300 520 676000 2260 12855 6039 1,52E+10 9,52E+10
x1-45 880 520 457600 2183 14205 9019 1,03E+10 2,95E+10
x1-46 1340 520 696800 2183 17475 9019 1,57E+10 1,04E+11
x1-47 1390 520 722800 2183 21000 9019 1,63E+10 1,16E+11
x1-48 1740 520 904800 2183 24025 9019 2,04E+10 2,28E+11
x1-49 1740 520 904800 2183 27225 9019 2,04E+10 2,28E+11
x1-50 1180 520 613600 2183 30145 9019 1,38E+10 7,12E+10
y1-1 520 4260 2215200 2466 -28755 -9271 3,35E+12 4,99E+10
y1-2 520 1500 780000 2466 -28755 -5041 1,46E+11 1,76E+10
y1-3 520 1130 587600 2466 -28755 -2576 6,25E+10 1,32E+10
y1-4 520 8430 4383600 2645 -30735 4804 2,60E+13 9,88E+10
y1-5 520 520 270400 25000 -24525 589 6,09E+09 6,09E+09
y1-6 520 3950 2054000 2466 -20275 -9427 2,67E+12 4,63E+10
y1-7 520 1240 644800 2466 -20275 -5472 8,26E+10 1,45E+10
y1-8 520 1070 556400 2466 -20275 -2957 5,31E+10 1,25E+10
y1-9 520 520 270400 25000 -16525 589 6,09E+09 6,09E+09
y1-10 520 8690 4518800 2645 -13765 4674 2,84E+13 1,02E+11
y1-11 650 410 266500 2466 -11700 -2886 3,73E+09 9,38E+09
y1-12 650 1100 715000 2466 -11700 -4401 7,21E+10 2,52E+10
y1-13 650 950 617500 2466 -11700 -6126 4,64E+10 2,17E+10
y1-14 650 575 373750 2466 -11700 -7589 1,03E+10 1,32E+10
y1-15 520 520 270400 25000 -10175 589 6,09E+09 6,09E+09
y1-16 520 5710 2969200 2645 -2265 3184 8,07E+12 6,69E+10
y1-17 520 5710 2969200 2645 2265 3184 8,07E+12 6,69E+10
y1-18 520 520 270400 25000 10175 589 6,09E+09 6,09E+09
y1-19 650 575 373750 2466 11700 -7589 1,03E+10 1,32E+10
y1-20 650 950 617500 2466 11700 -6126 4,64E+10 2,17E+10
y1-21 650 1100 715000 2466 11700 -4401 7,21E+10 2,52E+10
y1-22 650 410 266500 2466 11700 -2886 3,73E+09 9,38E+09
y1-23 520 8690 4518800 2645 13765 4674 2,84E+13 1,02E+11
y1-24 520 520 270400 25000 16525 589 6,09E+09 6,09E+09
y1-25 520 1070 556400 2466 20275 -2957 5,31E+10 1,25E+10
y1-26 520 1240 644800 2466 20275 -5472 8,26E+10 1,45E+10
y1-27 520 3950 2054000 2466 20275 -9427 2,67E+12 4,63E+10
y1-28 520 520 270400 25000 24525 589 6,09E+09 6,09E+09
y1-29 520 8430 4383600 2645 30735 4804 2,60E+13 9,88E+10
y1-30 520 1130 587600 2466 28755 -2576 6,25E+10 1,32E+10
y1-31 520 1500 780000 2466 28755 -5041 1,46E+11 1,76E+10
y1-32 520 4260 2215200 2466 28755 -9271 3,35E+12 4,99E+10

A8 
Tabella B.2b | Piano primo: altezza interpiano 4,80 metri

Azione sismica: Azione sismica:


1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x1-1 1,79E+04 3,80E+03 1,08E+05 1,54E+04 3,67E+03 28190 9860 0,49 -0,01 0,07 0,00
x1-2 1,40E+04 3,50E+03 9,93E+04 1,23E+04 3,38E+03 25745 9860 0,39 -0,01 0,06 0,00
x1-3 1,40E+04 3,50E+03 9,93E+04 1,23E+04 3,38E+03 23345 9860 0,39 0,00 0,06 0,00
x1-4 2,10E+04 4,00E+03 1,14E+05 1,77E+04 3,87E+03 20870 9860 0,57 0,00 0,07 0,00
x1-5 3,70E+05 1,80E+04 3,28E+05 1,74E+05 1,71E+04 10228 6335 5,61 -0,01 0,31 0,00
x1-6 2,52E+05 1,59E+04 2,88E+05 1,34E+05 1,50E+04 6000 6335 4,34 -0,01 0,27 0,00
x1-7 2,31E+05 1,54E+04 2,80E+05 1,26E+05 1,46E+04 1988 6335 4,08 0,00 0,27 0,00
x1-8 2,31E+05 1,54E+04 2,80E+05 1,26E+05 1,46E+04 -1988 6335 4,08 0,00 0,27 0,00
x1-9 2,52E+05 1,59E+04 2,88E+05 1,34E+05 1,50E+04 -6000 6335 4,34 0,01 0,27 0,00
x1-10 3,70E+05 1,80E+04 3,28E+05 1,74E+05 1,71E+04 -10228 6335 5,61 0,01 0,31 0,00
x1-11 2,10E+04 4,00E+03 1,14E+05 1,77E+04 3,87E+03 -20870 9860 0,57 0,00 0,07 0,00
x1-12 1,40E+04 3,50E+03 9,93E+04 1,23E+04 3,38E+03 -23345 9860 0,39 0,00 0,06 0,00
x1-13 1,40E+04 3,50E+03 9,93E+04 1,23E+04 3,38E+03 -25745 9860 0,39 0,01 0,06 0,00
x1-14 1,79E+04 3,80E+03 1,08E+05 1,54E+04 3,67E+03 -28190 9860 0,49 0,01 0,07 0,00
x1-15 5,89E+04 5,09E+03 1,44E+05 4,18E+04 4,91E+03 19390 880 1,36 -0,01 0,09 0,00
x1-16 9,02E+04 5,86E+03 1,66E+05 5,85E+04 5,66E+03 16025 880 1,91 -0,01 0,10 0,00
x1-17 5,32E+05 1,06E+04 3,01E+05 1,92E+05 1,02E+04 11702 880 6,26 -0,01 0,19 0,00
x1-18 2,18E+03 1,70E+03 4,81E+04 2,09E+03 1,64E+03 5845 880 0,07 0,00 0,03 0,00
x1-19 1,84E+04 3,45E+03 9,79E+04 1,55E+04 3,33E+03 1905 880 0,50 0,00 0,06 0,00
x1-20 1,84E+04 3,45E+03 9,79E+04 1,55E+04 3,33E+03 -1905 880 0,50 0,00 0,06 0,00
x1-21 2,18E+03 1,70E+03 4,81E+04 2,09E+03 1,64E+03 -5845 880 0,07 0,00 0,03 0,00
x1-22 5,32E+05 1,06E+04 3,01E+05 1,92E+05 1,02E+04 -11702 880 6,26 0,01 0,19 0,00
x1-23 9,02E+04 5,86E+03 1,66E+05 5,85E+04 5,66E+03 -16025 880 1,91 0,01 0,10 0,00
x1-24 5,89E+04 5,09E+03 1,44E+05 4,18E+04 4,91E+03 -19390 880 1,36 0,01 0,09 0,00
x1-25 1,15E+05 6,22E+03 1,77E+05 6,98E+04 6,01E+03 29615 -2130 2,29 -0,01 0,11 0,00
x1-26 2,18E+04 1,81E+04 5,15E+05 2,09E+04 1,75E+04 20250 -2130 0,68 -0,02 0,32 0,00
x1-27 3,00E+05 8,75E+03 2,48E+05 1,36E+05 8,45E+03 5288 -2130 4,45 0,00 0,15 0,00
x1-28 3,00E+05 8,75E+03 2,48E+05 1,36E+05 8,45E+03 -5288 -2130 4,45 0,00 0,15 0,00
x1-29 2,18E+04 1,81E+04 5,15E+05 2,09E+04 1,75E+04 -20250 -2130 0,68 0,02 0,32 0,00
x1-30 1,15E+05 6,22E+03 1,77E+05 6,98E+04 6,01E+03 -29615 -2130 2,29 0,01 0,11 0,00
x1-31 1,69E+04 3,28E+03 9,30E+04 1,43E+04 3,16E+03 30145 -10560 0,47 -0,01 0,06 0,00
x1-32 5,41E+04 4,83E+03 1,37E+05 3,88E+04 4,67E+03 27225 -10560 1,29 -0,01 0,09 0,00
x1-33 5,41E+04 4,83E+03 1,37E+05 3,88E+04 4,67E+03 24025 -10560 1,29 -0,01 0,09 0,00
x1-34 2,76E+04 3,86E+03 1,10E+05 2,20E+04 3,73E+03 21000 -10560 0,73 0,00 0,07 0,00
x1-35 2,47E+04 3,72E+03 1,06E+05 2,00E+04 3,59E+03 17475 -10560 0,67 0,00 0,07 0,00
x1-36 6,99E+03 2,44E+03 6,94E+04 6,35E+03 2,36E+03 14205 -10560 0,21 0,00 0,04 0,00
x1-37 2,33E+04 3,73E+03 1,06E+05 1,91E+04 3,61E+03 12855 -7580 0,63 0,00 0,07 0,00
x1-38 6,56E+04 5,27E+03 1,50E+05 4,56E+04 5,09E+03 9928 -7580 1,51 0,00 0,09 0,00
x1-39 1,59E+05 7,08E+03 2,01E+05 8,88E+04 6,84E+03 6418 -7580 2,94 0,00 0,12 0,00

 A9
Azione sismica: Azione sismica:
1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x1-40 3,96E+04 4,45E+03 1,26E+05 3,01E+04 4,30E+03 3045 -7580 1,00 0,00 0,08 0,00
x1-41 3,96E+04 4,45E+03 1,26E+05 3,01E+04 4,30E+03 -3045 -7580 1,00 0,00 0,08 0,00
x1-42 1,59E+05 7,08E+03 2,01E+05 8,88E+04 6,84E+03 -6418 -7580 2,94 0,00 0,12 0,00
x1-43 6,56E+04 5,27E+03 1,50E+05 4,56E+04 5,09E+03 -9928 -7580 1,51 0,00 0,09 0,00
x1-44 2,33E+04 3,73E+03 1,06E+05 1,91E+04 3,61E+03 -12855 -7580 0,63 0,00 0,07 0,00
x1-45 6,99E+03 2,44E+03 6,94E+04 6,35E+03 2,36E+03 -14205 -10560 0,21 0,00 0,04 0,00
x1-46 2,47E+04 3,72E+03 1,06E+05 2,00E+04 3,59E+03 -17475 -10560 0,67 0,00 0,07 0,00
x1-47 2,76E+04 3,86E+03 1,10E+05 2,20E+04 3,73E+03 -21000 -10560 0,73 0,00 0,07 0,00
x1-48 5,41E+04 4,83E+03 1,37E+05 3,88E+04 4,67E+03 -24025 -10560 1,29 0,01 0,09 0,00
x1-49 5,41E+04 4,83E+03 1,37E+05 3,88E+04 4,67E+03 -27225 -10560 1,29 0,01 0,09 0,00
x1-50 1,69E+04 3,28E+03 9,30E+04 1,43E+04 3,16E+03 -30145 -10560 0,47 0,01 0,06 0,00
y1-1 1,34E+04 8,96E+05 3,79E+05 1,29E+04 2,67E+05 28755 7730 0,42 -0,46 4,87 0,00
y1-2 4,70E+03 3,91E+04 1,34E+05 4,54E+03 3,03E+04 28755 3500 0,15 -0,05 0,55 0,00
y1-3 3,54E+03 1,67E+04 1,01E+05 3,42E+03 1,43E+04 28755 1035 0,11 -0,02 0,26 0,00
y1-4 2,84E+04 7,45E+06 8,05E+05 2,74E+04 7,27E+05 30735 -6345 0,90 -1,33 13,26 0,00
y1-5 1,65E+04 1,65E+04 4,69E+05 1,60E+04 1,60E+04 24525 -2130 0,52 -0,02 0,29 0,00
y1-6 1,24E+04 7,15E+05 3,52E+05 1,20E+04 2,36E+05 20275 7886 0,38 -0,28 4,30 0,00
y1-7 3,89E+03 2,21E+04 1,10E+05 3,76E+03 1,84E+04 20275 3931 0,12 -0,02 0,34 0,00
y1-8 3,36E+03 1,42E+04 9,53E+04 3,24E+03 1,24E+04 20275 1416 0,11 -0,01 0,23 0,00
y1-9 1,65E+04 1,65E+04 4,69E+05 1,60E+04 1,60E+04 16525 -2130 0,52 -0,02 0,29 0,00
y1-10 2,92E+04 8,16E+06 8,30E+05 2,82E+04 7,53E+05 13765 -6215 0,93 -0,62 13,75 0,00
y1-11 2,51E+03 9,99E+02 4,56E+04 2,38E+03 9,78E+02 11700 1345 0,08 0,00 0,02 0,00
y1-12 6,74E+03 1,93E+04 1,22E+05 6,39E+03 1,67E+04 11700 2860 0,21 -0,01 0,30 0,00
y1-13 5,82E+03 1,24E+04 1,06E+05 5,51E+03 1,11E+04 11700 4585 0,18 -0,01 0,20 0,00
y1-14 3,52E+03 2,76E+03 6,40E+04 3,34E+03 2,64E+03 11700 6048 0,11 0,00 0,05 0,00
y1-15 1,65E+04 1,65E+04 4,69E+05 1,60E+04 1,60E+04 10175 -2130 0,52 -0,01 0,29 0,00
y1-16 1,92E+04 2,32E+06 5,45E+05 1,86E+04 4,41E+05 2265 -4725 0,61 -0,06 8,06 0,00
y1-17 1,92E+04 2,32E+06 5,45E+05 1,86E+04 4,41E+05 -2265 -4725 0,61 0,06 8,06 0,00
y1-18 1,65E+04 1,65E+04 4,69E+05 1,60E+04 1,60E+04 -10175 -2130 0,52 0,01 0,29 0,00
y1-19 3,52E+03 2,76E+03 6,40E+04 3,34E+03 2,64E+03 -11700 6048 0,11 0,00 0,05 0,00
y1-20 5,82E+03 1,24E+04 1,06E+05 5,51E+03 1,11E+04 -11700 4585 0,18 0,01 0,20 0,00
y1-21 6,74E+03 1,93E+04 1,22E+05 6,39E+03 1,67E+04 -11700 2860 0,21 0,01 0,30 0,00
y1-22 2,51E+03 9,99E+02 4,56E+04 2,38E+03 9,78E+02 -11700 1345 0,08 0,00 0,02 0,00
y1-23 2,92E+04 8,16E+06 8,30E+05 2,82E+04 7,53E+05 -13765 -6215 0,93 0,62 13,75 0,00
y1-24 1,65E+04 1,65E+04 4,69E+05 1,60E+04 1,60E+04 -16525 -2130 0,52 0,02 0,29 0,00
y1-25 3,36E+03 1,42E+04 9,53E+04 3,24E+03 1,24E+04 -20275 1416 0,11 0,01 0,23 0,00
y1-26 3,89E+03 2,21E+04 1,10E+05 3,76E+03 1,84E+04 -20275 3931 0,12 0,02 0,34 0,00
y1-27 1,24E+04 7,15E+05 3,52E+05 1,20E+04 2,36E+05 -20275 7886 0,38 0,28 4,30 0,00
y1-28 1,65E+04 1,65E+04 4,69E+05 1,60E+04 1,60E+04 -24525 -2130 0,52 0,02 0,29 0,00
y1-29 2,84E+04 7,45E+06 8,05E+05 2,74E+04 7,27E+05 -30735 -6345 0,90 1,33 13,26 0,00
y1-30 3,54E+03 1,67E+04 1,01E+05 3,42E+03 1,43E+04 -28755 1035 0,11 0,02 0,26 0,00

A10 
Azione sismica: Azione sismica:
1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
y1-31 4,70E+03 3,91E+04 1,34E+05 4,54E+03 3,03E+04 -28755 3500 0,15 0,05 0,55 0,00
y1-32 1,34E+04 8,96E+05 3,79E+05 1,29E+04 2,67E+05 -28755 7730 0,42 0,46 4,87 0,00

Tabella B.3a | Piano secondo: altezza interpiano 4,60 metri

Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy


[mm] [mm] [mm ] 2
[N/mm ] 2
[mm] [mm] [mm ] 4
[mm4]
x2-1 1130 520 587600 2300 -28190 -11401 1,32E+10 6,25E+10
x2-2 1040 520 540800 2300 -25745 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x2-3 1040 520 540800 2300 -23345 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x2-4 1190 520 618800 2300 -20870 -11401 1,39E+10 7,30E+10
x2-5 2945 650 1914250 2300 -10228 -7876 6,74E+10 1,38E+12
x2-6 2590 650 1683500 2300 -6000 -7876 5,93E+10 9,41E+11
x2-7 2515 650 1634750 2300 -1988 -7876 5,76E+10 8,62E+11
x2-8 2515 650 1634750 2300 1988 -7876 5,76E+10 8,62E+11
x2-9 2590 650 1683500 2300 6000 -7876 5,93E+10 9,41E+11
x2-10 2945 650 1914250 2300 10228 -7876 6,74E+10 1,38E+12
x2-11 1190 520 618800 2300 20870 -11401 1,39E+10 7,30E+10
x2-12 1040 520 540800 2300 23345 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x2-13 1040 520 540800 2300 25745 -11401 1,22E+10 4,87E+10
x2-14 1130 520 587600 2300 28190 -11401 1,32E+10 6,25E+10
x2-15 1770 520 920400 2300 -19390 -2421 2,07E+10 2,40E+11
x2-16 2040 520 1060800 2300 -16025 -2421 2,39E+10 3,68E+11
x2-17 3685 520 1916200 2300 -11702 -2421 4,32E+10 2,17E+12
x2-18 590 520 306800 2300 -5845 -2421 6,91E+09 8,90E+09
x2-19 1200 520 624000 2300 -1905 -2421 1,41E+10 7,49E+10
x2-20 1200 520 624000 2300 1905 -2421 1,41E+10 7,49E+10
x2-21 590 520 306800 2300 5845 -2421 6,91E+09 8,90E+09
x2-22 3685 520 1916200 2300 11702 -2421 4,32E+10 2,17E+12
x2-23 2040 520 1060800 2300 16025 -2421 2,39E+10 3,68E+11
x2-24 1770 520 920400 2300 19390 -2421 2,07E+10 2,40E+11
x2-25 2240 520 1164800 2300 -29615 589 2,62E+10 4,87E+11
x2-26 570 520 296400 2300 -20250 589 6,68E+09 8,03E+09
x2-27 3045 520 1583400 2300 -5288 589 3,57E+10 1,22E+12
x2-28 3045 520 1583400 2300 5288 589 3,57E+10 1,22E+12
x2-29 570 520 296400 2300 20250 589 6,68E+09 8,03E+09
x2-30 2240 520 1164800 2300 29615 589 2,62E+10 4,87E+11
x2-31 1180 520 613600 2300 -30145 9019 1,38E+10 7,12E+10
x2-32 1740 520 904800 2300 -27225 9019 2,04E+10 2,28E+11
x2-33 1740 520 904800 2300 -24025 9019 2,04E+10 2,28E+11
x2-34 1390 520 722800 2300 -21000 9019 1,63E+10 1,16E+11

 A11
Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy
[mm] [mm] [mm2] [N/mm2] [mm] [mm] [mm4] [mm4]
x2-35 1340 520 696800 2300 -17475 9019 1,57E+10 1,04E+11
x2-36 880 520 457600 2300 -14205 9019 1,03E+10 2,95E+10
x2-37 1300 520 676000 2300 -12855 6039 1,52E+10 9,52E+10
x2-38 1835 520 954200 2300 -9928 6039 2,15E+10 2,68E+11
x2-39 2465 520 1281800 2300 -6418 6039 2,89E+10 6,49E+11
x2-40 1550 520 806000 2300 -3045 6039 1,82E+10 1,61E+11
x2-41 1550 520 806000 2300 3045 6039 1,82E+10 1,61E+11
x2-42 2465 520 1281800 2300 6418 6039 2,89E+10 6,49E+11
x2-43 1835 520 954200 2300 9928 6039 2,15E+10 2,68E+11
x2-44 1300 520 676000 2300 12855 6039 1,52E+10 9,52E+10
x2-45 880 520 457600 2300 14205 9019 1,03E+10 2,95E+10
x2-46 1340 520 696800 2300 17475 9019 1,57E+10 1,04E+11
x2-47 1390 520 722800 2300 21000 9019 1,63E+10 1,16E+11
x2-48 1740 520 904800 2300 24025 9019 2,04E+10 2,28E+11
x2-49 1740 520 904800 2300 27225 9019 2,04E+10 2,28E+11
x2-50 1180 520 613600 2300 30145 9019 1,38E+10 7,12E+10
y2-1 520 4260 2215200 2300 -28755 -9271 3,35E+12 4,99E+10
y2-2 520 1500 780000 2300 -28755 -5041 1,46E+11 1,76E+10
y2-3 520 1130 587600 2300 -28755 -2576 6,25E+10 1,32E+10
y2-4 520 8430 4383600 2300 -30735 4804 2,60E+13 9,88E+10
y2-5 520 520 270400 2300 -24525 589 6,09E+09 6,09E+09
y2-6 520 3950 2054000 2300 -20275 -9427 2,67E+12 4,63E+10
y2-7 520 1240 644800 2300 -20275 -5472 8,26E+10 1,45E+10
y2-8 520 1070 556400 2300 -20275 -2957 5,31E+10 1,25E+10
y2-9 520 520 270400 2300 -16525 589 6,09E+09 6,09E+09
y2-10 520 8690 4518800 2300 -13765 4674 2,84E+13 1,02E+11
y2-11 650 410 266500 2300 -11700 -2886 3,73E+09 9,38E+09
y2-12 650 1100 715000 2300 -11700 -4401 7,21E+10 2,52E+10
y2-13 650 950 617500 2300 -11700 -6126 4,64E+10 2,17E+10
y2-14 650 575 373750 2300 -11700 -7589 1,03E+10 1,32E+10
y2-15 520 520 270400 2300 -10175 589 6,09E+09 6,09E+09
y2-16 520 5710 2969200 2300 -2265 3184 8,07E+12 6,69E+10
y2-17 520 5710 2969200 2300 2265 3184 8,07E+12 6,69E+10
y2-18 520 520 270400 2300 10175 589 6,09E+09 6,09E+09
y2-19 650 575 373750 2300 11700 -7589 1,03E+10 1,32E+10
y2-20 650 950 617500 2300 11700 -6126 4,64E+10 2,17E+10
y2-21 650 1100 715000 2300 11700 -4401 7,21E+10 2,52E+10
y2-22 650 410 266500 2300 11700 -2886 3,73E+09 9,38E+09
y2-23 520 8690 4518800 2300 13765 4674 2,84E+13 1,02E+11
y2-24 520 520 270400 2300 16525 589 6,09E+09 6,09E+09
y2-25 520 1070 556400 2300 20275 -2957 5,31E+10 1,25E+10
y2-26 520 1240 644800 2300 20275 -5472 8,26E+10 1,45E+10
y2-27 520 3950 2054000 2300 20275 -9427 2,67E+12 4,63E+10

A12 
Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy
[mm] [mm] [mm2] [N/mm2] [mm] [mm] [mm4] [mm4]
y2-28 520 520 270400 2300 24525 589 6,09E+09 6,09E+09
y2-29 520 8430 4383600 2300 30735 4804 2,60E+13 9,88E+10
y2-30 520 1130 587600 2300 28755 -2576 6,25E+10 1,32E+10
y2-31 520 1500 780000 2300 28755 -5041 1,46E+11 1,76E+10
y2-32 520 4260 2215200 2300 28755 -9271 3,35E+12 4,99E+10

Tabella B.3b | Piano secondo: altezza interpiano 4,60 metri

Azione sismica: Azione sismica:


1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x2-1 1,89E+04 4,01E+03 1,00E+05 1,59E+04 3,86E+03 28190 10042 0,47 -0,01 0,07 0,00
x2-2 1,48E+04 3,69E+03 9,21E+04 1,27E+04 3,55E+03 25745 10042 0,38 0,00 0,07 0,00
x2-3 1,48E+04 3,69E+03 9,21E+04 1,27E+04 3,55E+03 23345 10042 0,38 0,00 0,07 0,00
x2-4 2,21E+04 4,22E+03 1,05E+05 1,83E+04 4,06E+03 20870 10042 0,54 0,00 0,08 0,00
x2-5 4,19E+05 2,04E+04 3,26E+05 1,83E+05 1,92E+04 10228 6518 5,46 -0,01 0,37 0,00
x2-6 2,85E+05 1,80E+04 2,87E+05 1,43E+05 1,69E+04 6000 6518 4,26 -0,01 0,32 0,00
x2-7 2,61E+05 1,74E+04 2,79E+05 1,35E+05 1,64E+04 1988 6518 4,01 0,00 0,31 0,00
x2-8 2,61E+05 1,74E+04 2,79E+05 1,35E+05 1,64E+04 -1988 6518 4,01 0,00 0,31 0,00
x2-9 2,85E+05 1,80E+04 2,87E+05 1,43E+05 1,69E+04 -6000 6518 4,26 0,01 0,32 0,00
x2-10 4,19E+05 2,04E+04 3,26E+05 1,83E+05 1,92E+04 -10228 6518 5,46 0,01 0,37 0,00
x2-11 2,21E+04 4,22E+03 1,05E+05 1,83E+04 4,06E+03 -20870 10042 0,54 0,00 0,08 0,00
x2-12 1,48E+04 3,69E+03 9,21E+04 1,27E+04 3,55E+03 -23345 10042 0,38 0,00 0,07 0,00
x2-13 1,48E+04 3,69E+03 9,21E+04 1,27E+04 3,55E+03 -25745 10042 0,38 0,00 0,07 0,00
x2-14 1,89E+04 4,01E+03 1,00E+05 1,59E+04 3,86E+03 -28190 10042 0,47 0,01 0,07 0,00
x2-15 7,28E+04 6,28E+03 1,57E+05 4,97E+04 6,04E+03 19390 1062 1,49 -0,01 0,12 0,00
x2-16 1,11E+05 7,24E+03 1,81E+05 6,89E+04 6,96E+03 16025 1062 2,07 -0,01 0,13 0,00
x2-17 6,57E+05 1,31E+04 3,26E+05 2,18E+05 1,26E+04 11702 1062 6,56 -0,01 0,24 0,00
x2-18 2,70E+03 2,09E+03 5,23E+04 2,56E+03 2,01E+03 5845 1062 0,08 0,00 0,04 0,00
x2-19 2,27E+04 4,26E+03 1,06E+05 1,87E+04 4,09E+03 1905 1062 0,56 0,00 0,08 0,00
x2-20 2,27E+04 4,26E+03 1,06E+05 1,87E+04 4,09E+03 -1905 1062 0,56 0,00 0,08 0,00
x2-21 2,70E+03 2,09E+03 5,23E+04 2,56E+03 2,01E+03 -5845 1062 0,08 0,00 0,04 0,00
x2-22 6,57E+05 1,31E+04 3,26E+05 2,18E+05 1,26E+04 -11702 1062 6,56 0,01 0,24 0,00
x2-23 1,11E+05 7,24E+03 1,81E+05 6,89E+04 6,96E+03 -16025 1062 2,07 0,01 0,13 0,00
x2-24 7,28E+04 6,28E+03 1,57E+05 4,97E+04 6,04E+03 -19390 1062 1,49 0,01 0,12 0,00
x2-25 1,48E+05 7,95E+03 1,98E+05 8,46E+04 7,64E+03 29615 -1948 2,56 -0,01 0,15 0,00
x2-26 2,43E+03 2,02E+03 5,05E+04 2,32E+03 1,94E+03 20250 -1948 0,07 0,00 0,04 0,00
x2-27 3,71E+05 1,08E+04 2,70E+05 1,56E+05 1,04E+04 5288 -1948 4,72 0,00 0,20 0,00
x2-28 3,71E+05 1,08E+04 2,70E+05 1,56E+05 1,04E+04 -5288 -1948 4,72 0,00 0,20 0,00
x2-29 2,43E+03 2,02E+03 5,05E+04 2,32E+03 1,94E+03 -20250 -1948 0,07 0,00 0,04 0,00
x2-30 1,48E+05 7,95E+03 1,98E+05 8,46E+04 7,64E+03 -29615 -1948 2,56 0,01 0,15 0,00
x2-31 2,16E+04 4,19E+03 1,05E+05 1,79E+04 4,03E+03 30145 -10378 0,55 -0,01 0,08 0,00

 A13
Azione sismica: Azione sismica:
1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x2-32 6,91E+04 6,18E+03 1,54E+05 4,77E+04 5,94E+03 27225 -10378 1,46 -0,01 0,11 0,00
x2-33 6,91E+04 6,18E+03 1,54E+05 4,77E+04 5,94E+03 24025 -10378 1,46 -0,01 0,11 0,00
x2-34 3,52E+04 4,93E+03 1,23E+05 2,74E+04 4,74E+03 21000 -10378 0,84 -0,01 0,09 0,00
x2-35 3,16E+04 4,76E+03 1,19E+05 2,49E+04 4,57E+03 17475 -10378 0,77 0,00 0,09 0,00
x2-36 8,94E+03 3,12E+03 7,80E+04 8,02E+03 3,00E+03 14205 -10378 0,25 0,00 0,06 0,00
x2-37 2,88E+04 4,61E+03 1,15E+05 2,31E+04 4,44E+03 12855 -7398 0,70 0,00 0,08 0,00
x2-38 8,11E+04 6,51E+03 1,63E+05 5,41E+04 6,26E+03 9928 -7398 1,65 0,00 0,12 0,00
x2-39 1,97E+05 8,75E+03 2,18E+05 1,03E+05 8,41E+03 6418 -7398 3,16 0,00 0,16 0,00
x2-40 4,89E+04 5,50E+03 1,37E+05 3,60E+04 5,29E+03 3045 -7398 1,10 0,00 0,10 0,00
x2-41 4,89E+04 5,50E+03 1,37E+05 3,60E+04 5,29E+03 -3045 -7398 1,10 0,00 0,10 0,00
x2-42 1,97E+05 8,75E+03 2,18E+05 1,03E+05 8,41E+03 -6418 -7398 3,16 0,00 0,16 0,00
x2-43 8,11E+04 6,51E+03 1,63E+05 5,41E+04 6,26E+03 -9928 -7398 1,65 0,00 0,12 0,00
x2-44 2,88E+04 4,61E+03 1,15E+05 2,31E+04 4,44E+03 -12855 -7398 0,70 0,00 0,08 0,00
x2-45 8,94E+03 3,12E+03 7,80E+04 8,02E+03 3,00E+03 -14205 -10378 0,25 0,00 0,06 0,00
x2-46 3,16E+04 4,76E+03 1,19E+05 2,49E+04 4,57E+03 -17475 -10378 0,77 0,00 0,09 0,00
x2-47 3,52E+04 4,93E+03 1,23E+05 2,74E+04 4,74E+03 -21000 -10378 0,84 0,01 0,09 0,00
x2-48 6,91E+04 6,18E+03 1,54E+05 4,77E+04 5,94E+03 -24025 -10378 1,46 0,01 0,11 0,00
x2-49 6,91E+04 6,18E+03 1,54E+05 4,77E+04 5,94E+03 -27225 -10378 1,46 0,01 0,11 0,00
x2-50 2,16E+04 4,19E+03 1,05E+05 1,79E+04 4,03E+03 -30145 -10378 0,55 0,01 0,08 0,00
y2-1 1,51E+04 1,01E+06 3,77E+05 1,45E+04 2,75E+05 28755 7912 0,43 -0,43 5,24 0,00
y2-2 5,32E+03 4,43E+04 1,33E+05 5,12E+03 3,32E+04 28755 3682 0,15 -0,05 0,63 0,00
y2-3 4,01E+03 1,89E+04 1,00E+05 3,86E+03 1,59E+04 28755 1217 0,12 -0,02 0,30 0,00
y2-4 2,99E+04 7,86E+06 7,47E+05 2,88E+04 6,82E+05 30735 -6163 0,88 -1,14 13,00 0,00
y2-5 1,85E+03 1,85E+03 4,61E+04 1,77E+03 1,77E+03 24525 -1948 0,05 0,00 0,03 0,00
y2-6 1,40E+04 8,09E+05 3,50E+05 1,35E+04 2,44E+05 20275 8068 0,40 -0,27 4,66 0,00
y2-7 4,40E+03 2,50E+04 1,10E+05 4,23E+03 2,04E+04 20275 4114 0,13 -0,02 0,39 0,00
y2-8 3,80E+03 1,61E+04 9,48E+04 3,65E+03 1,37E+04 20275 1598 0,11 -0,02 0,26 0,00
y2-9 1,85E+03 1,85E+03 4,61E+04 1,77E+03 1,77E+03 16525 -1948 0,05 0,00 0,03 0,00
y2-10 3,08E+04 8,61E+06 7,70E+05 2,97E+04 7,07E+05 13765 -6033 0,90 -0,53 13,47 0,00
y2-11 2,84E+03 1,13E+03 4,54E+04 2,67E+03 1,10E+03 11700 1527 0,08 0,00 0,02 0,00
y2-12 7,62E+03 2,18E+04 1,22E+05 7,18E+03 1,85E+04 11700 3042 0,21 -0,01 0,35 0,00
y2-13 6,58E+03 1,41E+04 1,05E+05 6,20E+03 1,24E+04 11700 4767 0,19 -0,01 0,24 0,00
y2-14 3,99E+03 3,12E+03 6,37E+04 3,75E+03 2,97E+03 11700 6230 0,11 0,00 0,06 0,00
y2-15 1,85E+03 1,85E+03 4,61E+04 1,77E+03 1,77E+03 10175 -1948 0,05 0,00 0,03 0,00
y2-16 2,03E+04 2,44E+06 5,06E+05 1,95E+04 4,19E+05 2265 -4543 0,59 -0,05 7,99 0,00
y2-17 2,03E+04 2,44E+06 5,06E+05 1,95E+04 4,19E+05 -2265 -4543 0,59 0,05 7,99 0,00
y2-18 1,85E+03 1,85E+03 4,61E+04 1,77E+03 1,77E+03 -10175 -1948 0,05 0,00 0,03 0,00
y2-19 3,99E+03 3,12E+03 6,37E+04 3,75E+03 2,97E+03 -11700 6230 0,11 0,00 0,06 0,00
y2-20 6,58E+03 1,41E+04 1,05E+05 6,20E+03 1,24E+04 -11700 4767 0,19 0,01 0,24 0,00
y2-21 7,62E+03 2,18E+04 1,22E+05 7,18E+03 1,85E+04 -11700 3042 0,21 0,01 0,35 0,00
y2-22 2,84E+03 1,13E+03 4,54E+04 2,67E+03 1,10E+03 -11700 1527 0,08 0,00 0,02 0,00

A14 
Azione sismica: Azione sismica:
1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
y2-23 3,08E+04 8,61E+06 7,70E+05 2,97E+04 7,07E+05 -13765 -6033 0,90 0,53 13,47 0,00
y2-24 1,85E+03 1,85E+03 4,61E+04 1,77E+03 1,77E+03 -16525 -1948 0,05 0,00 0,03 0,00
y2-25 3,80E+03 1,61E+04 9,48E+04 3,65E+03 1,37E+04 -20275 1598 0,11 0,02 0,26 0,00
y2-26 4,40E+03 2,50E+04 1,10E+05 4,23E+03 2,04E+04 -20275 4114 0,13 0,02 0,39 0,00
y2-27 1,40E+04 8,09E+05 3,50E+05 1,35E+04 2,44E+05 -20275 8068 0,40 0,27 4,66 0,00
y2-28 1,85E+03 1,85E+03 4,61E+04 1,77E+03 1,77E+03 -24525 -1948 0,05 0,00 0,03 0,00
y2-29 2,99E+04 7,86E+06 7,47E+05 2,88E+04 6,82E+05 -30735 -6163 0,88 1,14 13,00 0,00
y2-30 4,01E+03 1,89E+04 1,00E+05 3,86E+03 1,59E+04 -28755 1217 0,12 0,02 0,30 0,00
y2-31 5,32E+03 4,43E+04 1,33E+05 5,12E+03 3,32E+04 -28755 3682 0,15 0,05 0,63 0,00
y2-32 1,51E+04 1,01E+06 3,77E+05 1,45E+04 2,75E+05 -28755 7912 0,43 0,43 5,24 0,00

Tabella B.4a | Piano terzo: altezza interpiano 3,60 metri

Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy


[mm] [mm] [mm ] 2
[N/mm ] 2
[mm] [mm] [mm ] 4
[mm4]
x3-1 1180 385 454300 2100 -28213 -11454 5,61E+09 5,27E+10
x3-2 1040 385 400400 2100 -25745 -11454 4,95E+09 3,61E+10
x3-3 1040 385 400400 2100 -23345 -11454 4,95E+09 3,61E+10
x3-4 1240 385 477400 2100 -20844 -11454 5,90E+09 6,12E+10
x3-5 2945 650 1914250 2454 -10228 -7876 6,74E+10 1,38E+12
x3-6 2590 650 1683500 2454 -6000 -7876 5,93E+10 9,41E+11
x3-7 2515 650 1634750 2454 -1988 -7876 5,76E+10 8,62E+11
x3-8 2515 650 1634750 2454 1988 -7876 5,76E+10 8,62E+11
x3-9 2590 650 1683500 2454 6000 -7876 5,93E+10 9,41E+11
x3-10 2945 650 1914250 2454 10228 -7876 6,74E+10 1,38E+12
x3-11 1240 385 477400 2100 20844 -11454 5,90E+09 6,12E+10
x3-12 1040 385 400400 2100 23345 -11454 4,95E+09 3,61E+10
x3-13 1040 385 400400 2100 25745 -11454 4,95E+09 3,61E+10
x3-14 1180 385 454300 2100 28213 -11454 5,61E+09 5,27E+10
x3-15 1720 385 662200 2454 -19364 -2474 8,18E+09 1,63E+11
x3-16 2040 385 785400 2454 -16025 -2474 9,70E+09 2,72E+11
x3-17 1520 385 585200 2454 -12785 -2474 7,23E+09 1,13E+11
x3-18 1780 385 685300 2454 -10810 -2284 8,46E+09 1,81E+11
x3-19 420 385 161700 2454 -5870 -2284 2,00E+09 2,38E+09
x3-20 380 385 146300 2454 -2195 -2284 1,81E+09 1,76E+09
x3-21 380 385 146300 2454 2195 -2284 1,81E+09 1,76E+09
x3-22 420 385 161700 2454 5870 -2284 2,00E+09 2,38E+09
x3-23 1780 385 685300 2454 10810 -2284 8,46E+09 1,81E+11
x3-24 1520 385 585200 2454 12785 -2474 7,23E+09 1,13E+11
x3-25 2040 385 785400 2454 16025 -2474 9,70E+09 2,72E+11
x3-26 1720 385 662200 2454 19364 -2474 8,18E+09 1,63E+11

 A15
Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy
[mm] [mm] [mm2] [N/mm2] [mm] [mm] [mm4] [mm4]
x3-27 1980 385 762300 2454 -29798 587 9,42E+09 2,49E+11
x3-28 440 385 169400 25000 -20250 587 2,09E+09 2,73E+09
x3-29 2170 385 835450 2454 -12734 587 1,03E+10 3,28E+11
x3-30 2910 385 1120350 2454 -5240 587 1,38E+10 7,91E+11
x3-31 2910 385 1120350 2454 5240 587 1,38E+10 7,91E+11
x3-32 2170 385 835450 2454 12734 587 1,03E+10 3,28E+11
x3-33 440 385 169400 25000 20250 587 2,09E+09 2,73E+09
x3-34 1980 385 762300 2454 29798 587 9,42E+09 2,49E+11
x3-35 1230 385 473550 2454 -30171 9072 5,85E+09 5,97E+10
x3-36 1740 385 669900 2454 -27225 9072 8,27E+09 1,69E+11
x3-37 1740 385 669900 2454 -24025 9072 8,27E+09 1,69E+11
x3-38 1390 385 535150 2454 -21000 9072 6,61E+09 8,62E+10
x3-39 1340 385 515900 2454 -17475 9072 6,37E+09 7,72E+10
x3-40 935 385 359975 2454 -14179 9072 4,45E+09 2,62E+10
x3-41 1420 385 546700 2454 -12915 6092 6,75E+09 9,19E+10
x3-42 1835 385 706475 2454 -9928 6092 8,73E+09 1,98E+11
x3-43 2465 385 949025 2454 -6418 6092 1,17E+10 4,81E+11
x3-44 1630 385 627550 2454 -3011 6092 7,75E+09 1,39E+11
x3-45 1630 385 627550 2454 3011 6092 7,75E+09 1,39E+11
x3-46 2465 385 949025 2454 6418 6092 1,17E+10 4,81E+11
x3-47 1835 385 706475 2454 9928 6092 8,73E+09 1,98E+11
x3-48 1420 385 546700 2454 12915 6092 6,75E+09 9,19E+10
x3-49 935 385 359975 2454 14179 9072 4,45E+09 2,62E+10
x3-50 1340 385 515900 2454 17475 9072 6,37E+09 7,72E+10
x3-51 1390 385 535150 2454 21000 9072 6,61E+09 8,62E+10
x3-52 1740 385 669900 2454 24025 9072 8,27E+09 1,69E+11
x3-53 1740 385 669900 2454 27225 9072 8,27E+09 1,69E+11
x3-54 1230 385 473550 2454 30171 9072 5,85E+09 5,97E+10
y3-1 385 4245 1634325 2454 -28808 -9330 2,45E+12 2,02E+10
y3-2 385 1500 577500 2454 -28808 -5156 1,08E+11 7,13E+09
y3-3 385 1220 469700 2454 -28808 -2595 5,83E+10 5,80E+09
y3-4 385 480 184800 2454 -28808 347 3,55E+09 2,28E+09
y3-5 385 1490 573650 2100 -30788 1333 1,06E+11 7,09E+09
y3-6 385 5535 2130975 2100 -30788 6305 5,44E+12 2,63E+10
y3-7 385 385 148225 25000 -24525 587 1,83E+09 1,83E+09
y3-8 385 4000 1540000 2454 -20223 -9453 2,05E+12 1,90E+10
y3-9 385 1240 477400 2454 -20223 -5472 6,12E+10 5,90E+09
y3-10 385 1020 392700 2454 -20223 -2983 3,40E+10 4,85E+09
y3-11 385 385 148225 25000 -16525 587 1,83E+09 1,83E+09
y3-12 385 4755 1830675 2534 -13713 7745 3,45E+12 2,26E+10
y3-14 385 1290 496650 2534 -13818 1231 6,89E+10 6,13E+09
y3-15 650 870 565500 2454 -11700 -2717 3,57E+10 1,99E+10
y3-16 650 1100 715000 2454 -11700 -4401 7,21E+10 2,52E+10

A16 
Setto b h A E Xi Yi Ixx Iyy
[mm] [mm] [mm2] [N/mm2] [mm] [mm] [mm4] [mm4]
y3-17 650 950 617500 2454 -11700 -6126 4,64E+10 2,17E+10
y3-18 650 575 373750 2454 -11700 -7589 1,03E+10 1,32E+10
y3-19 385 385 148225 25000 -10175 587 1,83E+09 1,83E+09
y3-20 385 5700 2194500 2534 -2198 3243 5,94E+12 2,71E+10
y3-21 385 5700 2194500 2534 2198 3243 5,94E+12 2,71E+10
y3-22 385 385 148225 25000 10175 587 1,83E+09 1,83E+09
y3-23 650 575 373750 2454 11700 -7589 1,03E+10 1,32E+10
y3-24 650 950 617500 2454 11700 -6126 4,64E+10 2,17E+10
y3-25 650 1100 715000 2454 11700 -4401 7,21E+10 2,52E+10
y3-26 650 870 565500 2454 11700 -2717 3,57E+10 1,99E+10
y3-27 385 1290 496650 2534 13818 1231 6,89E+10 6,13E+09
y3-29 385 4755 1830675 2534 13713 7745 3,45E+12 2,26E+10
y3-30 385 385 148225 25000 16525 587 1,83E+09 1,83E+09
y3-31 385 1020 392700 2454 20223 -2983 3,40E+10 4,85E+09
y3-32 385 1240 477400 2454 20223 -5472 6,12E+10 5,90E+09
y3-33 385 4000 1540000 2454 20223 -9453 2,05E+12 1,90E+10
y3-34 385 385 148225 25000 24525 587 1,83E+09 1,83E+09
y3-35 385 5535 2130975 2100 30788 6305 5,44E+12 2,63E+10
y3-36 385 1490 573650 2100 30788 1333 1,06E+11 7,09E+09
y3-37 385 480 184800 2454 28808 347 3,55E+09 2,28E+09
y3-38 385 1220 469700 2454 28808 -2595 5,83E+10 5,80E+09
y3-39 385 1500 577500 2454 28808 -5156 1,08E+11 7,13E+09
y3-40 385 4245 1634325 2454 28808 -9330 2,45E+12 2,02E+10

Tabella B.4b | Piano terzo: altezza interpiano 3,60 metri

Azione sismica: Azione sismica:


1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x3-1 2,85E+04 3,03E+03 8,83E+04 2,15E+04 2,93E+03 28213 9847 0,48 -0,01 0,06 0,00
x3-2 1,95E+04 2,67E+03 7,79E+04 1,56E+04 2,58E+03 25745 9847 0,35 -0,01 0,06 0,00
x3-3 1,95E+04 2,67E+03 7,79E+04 1,56E+04 2,58E+03 23345 9847 0,35 0,00 0,06 0,00
x3-4 3,30E+04 3,19E+03 9,28E+04 2,44E+04 3,08E+03 20844 9847 0,55 0,00 0,07 0,00
x3-5 8,73E+05 4,25E+04 4,35E+05 2,90E+05 3,87E+04 10228 6270 6,60 -0,03 0,85 0,00
x3-6 5,94E+05 3,74E+04 3,82E+05 2,33E+05 3,41E+04 6000 6270 5,29 -0,02 0,75 0,00
x3-7 5,44E+05 3,63E+04 3,71E+05 2,21E+05 3,31E+04 1988 6270 5,02 -0,01 0,73 0,00
x3-8 5,44E+05 3,63E+04 3,71E+05 2,21E+05 3,31E+04 -1988 6270 5,02 0,01 0,73 0,00
x3-9 5,94E+05 3,74E+04 3,82E+05 2,33E+05 3,41E+04 -6000 6270 5,29 0,02 0,75 0,00
x3-10 8,73E+05 4,25E+04 4,35E+05 2,90E+05 3,87E+04 -10228 6270 6,60 0,03 0,85 0,00
x3-11 3,30E+04 3,19E+03 9,28E+04 2,44E+04 3,08E+03 -20844 9847 0,55 0,00 0,07 0,00
x3-12 1,95E+04 2,67E+03 7,79E+04 1,56E+04 2,58E+03 -23345 9847 0,35 0,00 0,06 0,00
x3-13 1,95E+04 2,67E+03 7,79E+04 1,56E+04 2,58E+03 -25745 9847 0,35 0,01 0,06 0,00

 A17
Azione sismica: Azione sismica:
1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
x3-14 2,85E+04 3,03E+03 8,83E+04 2,15E+04 2,93E+03 -28213 9847 0,48 0,01 0,06 0,00
x3-15 1,03E+05 5,16E+03 1,50E+05 6,12E+04 4,99E+03 19364 867 1,42 -0,01 0,11 0,00
x3-16 1,72E+05 6,12E+03 1,78E+05 8,76E+04 5,92E+03 16025 867 2,03 -0,01 0,13 0,00
x3-17 7,11E+04 4,56E+03 1,33E+05 4,63E+04 4,41E+03 12785 867 1,07 0,00 0,10 0,00
x3-18 1,14E+05 5,34E+03 1,56E+05 6,59E+04 5,16E+03 10810 677 1,53 0,00 0,11 0,00
x3-19 1,50E+03 1,26E+03 3,67E+04 1,44E+03 1,22E+03 5870 677 0,03 0,00 0,03 0,00
x3-20 1,11E+03 1,14E+03 3,32E+04 1,08E+03 1,10E+03 2195 677 0,02 0,00 0,02 0,00
x3-21 1,11E+03 1,14E+03 3,32E+04 1,08E+03 1,10E+03 -2195 677 0,02 0,00 0,02 0,00
x3-22 1,50E+03 1,26E+03 3,67E+04 1,44E+03 1,22E+03 -5870 677 0,03 0,00 0,03 0,00
x3-23 1,14E+05 5,34E+03 1,56E+05 6,59E+04 5,16E+03 -10810 677 1,53 0,00 0,11 0,00
x3-24 7,11E+04 4,56E+03 1,33E+05 4,63E+04 4,41E+03 -12785 867 1,07 0,00 0,10 0,00
x3-25 1,72E+05 6,12E+03 1,78E+05 8,76E+04 5,92E+03 -16025 867 2,03 0,01 0,13 0,00
x3-26 1,03E+05 5,16E+03 1,50E+05 6,12E+04 4,99E+03 -19364 867 1,42 0,01 0,11 0,00
x3-27 1,57E+05 5,94E+03 1,73E+05 8,24E+04 5,75E+03 29798 -2193 1,93 -0,01 0,13 0,00
x3-28 1,76E+04 1,35E+04 3,92E+05 1,68E+04 1,30E+04 20250 -2193 0,39 -0,02 0,29 0,00
x3-29 2,07E+05 6,51E+03 1,90E+05 9,90E+04 6,30E+03 12734 -2193 2,32 -0,01 0,14 0,00
x3-30 4,99E+05 8,73E+03 2,55E+05 1,69E+05 8,44E+03 5240 -2193 3,94 0,00 0,19 0,00
x3-31 4,99E+05 8,73E+03 2,55E+05 1,69E+05 8,44E+03 -5240 -2193 3,94 0,00 0,19 0,00
x3-32 2,07E+05 6,51E+03 1,90E+05 9,90E+04 6,30E+03 -12734 -2193 2,32 0,01 0,14 0,00
x3-33 1,76E+04 1,35E+04 3,92E+05 1,68E+04 1,30E+04 -20250 -2193 0,39 0,02 0,29 0,00
x3-34 1,57E+05 5,94E+03 1,73E+05 8,24E+04 5,75E+03 -29798 -2193 1,93 0,01 0,13 0,00
x3-35 3,77E+04 3,69E+03 1,08E+05 2,79E+04 3,57E+03 30171 -10678 0,67 -0,01 0,08 0,00
x3-36 1,07E+05 5,22E+03 1,52E+05 6,27E+04 5,05E+03 27225 -10678 1,51 -0,01 0,11 0,00
x3-37 1,07E+05 5,22E+03 1,52E+05 6,27E+04 5,05E+03 24025 -10678 1,51 -0,01 0,11 0,00
x3-38 5,44E+04 4,17E+03 1,22E+05 3,76E+04 4,03E+03 21000 -10678 0,90 -0,01 0,09 0,00
x3-39 4,87E+04 4,02E+03 1,17E+05 3,44E+04 3,89E+03 17475 -10678 0,83 -0,01 0,09 0,00
x3-40 1,66E+04 2,81E+03 8,18E+04 1,38E+04 2,71E+03 14179 -10678 0,33 0,00 0,06 0,00
x3-41 5,80E+04 4,26E+03 1,24E+05 3,95E+04 4,12E+03 12915 -7698 0,94 0,00 0,09 0,00
x3-42 1,25E+05 5,51E+03 1,61E+05 7,03E+04 5,32E+03 9928 -7698 1,67 0,00 0,12 0,00
x3-43 3,03E+05 7,40E+03 2,16E+05 1,26E+05 7,15E+03 6418 -7698 3,00 0,00 0,16 0,00
x3-44 8,77E+04 4,89E+03 1,43E+05 5,43E+04 4,73E+03 3011 -7698 1,29 0,00 0,10 0,00
x3-45 8,77E+04 4,89E+03 1,43E+05 5,43E+04 4,73E+03 -3011 -7698 1,29 0,00 0,10 0,00
x3-46 3,03E+05 7,40E+03 2,16E+05 1,26E+05 7,15E+03 -6418 -7698 3,00 0,00 0,16 0,00
x3-47 1,25E+05 5,51E+03 1,61E+05 7,03E+04 5,32E+03 -9928 -7698 1,67 0,00 0,12 0,00
x3-48 5,80E+04 4,26E+03 1,24E+05 3,95E+04 4,12E+03 -12915 -7698 0,94 0,00 0,09 0,00
x3-49 1,66E+04 2,81E+03 8,18E+04 1,38E+04 2,71E+03 -14179 -10678 0,33 0,00 0,06 0,00
x3-50 4,87E+04 4,02E+03 1,17E+05 3,44E+04 3,89E+03 -17475 -10678 0,83 0,01 0,09 0,00
x3-51 5,44E+04 4,17E+03 1,22E+05 3,76E+04 4,03E+03 -21000 -10678 0,90 0,01 0,09 0,00
x3-52 1,07E+05 5,22E+03 1,52E+05 6,27E+04 5,05E+03 -24025 -10678 1,51 0,01 0,11 0,00
x3-53 1,07E+05 5,22E+03 1,52E+05 6,27E+04 5,05E+03 -27225 -10678 1,51 0,01 0,11 0,00
x3-54 3,77E+04 3,69E+03 1,08E+05 2,79E+04 3,57E+03 -30171 -10678 0,67 0,01 0,08 0,00

A18 
Azione sismica: Azione sismica:
1*EX+0*EY 0*EX+1*EY
Setto KMxx,i KMyy,i KV,i Kx,i Ky,i Xi Yi Fi,x Fi,y Fi,y Fi,x
[N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [N/mm] [mm] [mm] [kN] [kN] [kN] [kN]
y3-1 1,27E+04 1,55E+06 3,71E+05 1,23E+04 3,00E+05 28808 7723 0,28 -0,67 6,56 0,00
y3-2 4,50E+03 6,83E+04 1,31E+05 4,35E+03 4,49E+04 28808 3550 0,10 -0,10 0,98 0,00
y3-3 3,66E+03 3,68E+04 1,07E+05 3,54E+03 2,73E+04 28808 989 0,08 -0,06 0,60 0,00
y3-4 1,44E+03 2,24E+03 4,20E+04 1,39E+03 2,13E+03 28808 -1954 0,03 0,00 0,05 0,00
y3-5 3,83E+03 5,73E+04 1,12E+05 3,70E+03 3,79E+04 30788 -2939 0,09 -0,09 0,83 0,00
y3-6 1,42E+04 2,94E+06 4,14E+05 1,37E+04 3,63E+05 30788 -7912 0,33 -0,87 7,96 0,00
y3-7 1,18E+04 1,18E+04 3,43E+05 1,14E+04 1,14E+04 24525 -2193 0,27 -0,02 0,25 0,00
y3-8 1,20E+04 1,30E+06 3,50E+05 1,16E+04 2,75E+05 20223 7846 0,26 -0,43 6,04 0,00
y3-9 3,72E+03 3,86E+04 1,08E+05 3,60E+03 2,85E+04 20223 3866 0,08 -0,04 0,62 0,00
y3-10 3,06E+03 2,15E+04 8,92E+04 2,96E+03 1,73E+04 20223 1377 0,07 -0,03 0,38 0,00
y3-11 1,18E+04 1,18E+04 3,43E+05 1,14E+04 1,14E+04 16525 -2193 0,27 -0,01 0,25 0,00
y3-12 1,47E+04 2,25E+06 4,30E+05 1,42E+04 3,61E+05 13713 -9352 0,34 -0,38 7,90 0,00
y3-14 4,00E+03 4,49E+04 1,17E+05 3,87E+03 3,24E+04 13818 -2837 0,09 -0,03 0,71 0,00
y3-15 1,26E+04 2,25E+04 1,28E+05 1,14E+04 1,92E+04 11700 1111 0,26 -0,02 0,42 0,00
y3-16 1,59E+04 4,55E+04 1,62E+05 1,45E+04 3,55E+04 11700 2795 0,33 -0,03 0,78 0,00
y3-17 1,37E+04 2,93E+04 1,40E+05 1,25E+04 2,42E+04 11700 4520 0,29 -0,02 0,53 0,00
y3-18 8,30E+03 6,50E+03 8,49E+04 7,56E+03 6,04E+03 11700 5982 0,17 -0,01 0,13 0,00
y3-19 1,18E+04 1,18E+04 3,43E+05 1,14E+04 1,14E+04 10175 -2193 0,27 -0,01 0,25 0,00
y3-20 1,77E+04 3,87E+06 5,15E+05 1,71E+04 4,54E+05 2198 -4849 0,40 -0,08 9,96 0,00
y3-21 1,77E+04 3,87E+06 5,15E+05 1,71E+04 4,54E+05 -2198 -4849 0,40 0,08 9,96 0,00
y3-22 1,18E+04 1,18E+04 3,43E+05 1,14E+04 1,14E+04 -10175 -2193 0,27 0,01 0,25 0,00
y3-23 8,30E+03 6,50E+03 8,49E+04 7,56E+03 6,04E+03 -11700 5982 0,17 0,01 0,13 0,00
y3-24 1,37E+04 2,93E+04 1,40E+05 1,25E+04 2,42E+04 -11700 4520 0,29 0,02 0,53 0,00
y3-25 1,59E+04 4,55E+04 1,62E+05 1,45E+04 3,55E+04 -11700 2795 0,33 0,03 0,78 0,00
y3-26 1,26E+04 2,25E+04 1,28E+05 1,14E+04 1,92E+04 -11700 1111 0,26 0,02 0,42 0,00
y3-27 4,00E+03 4,49E+04 1,17E+05 3,87E+03 3,24E+04 -13818 -2837 0,09 0,03 0,71 0,00
y3-29 1,47E+04 2,25E+06 4,30E+05 1,42E+04 3,61E+05 -13713 -9352 0,34 0,38 7,90 0,00
y3-30 1,18E+04 1,18E+04 3,43E+05 1,14E+04 1,14E+04 -16525 -2193 0,27 0,01 0,25 0,00
y3-31 3,06E+03 2,15E+04 8,92E+04 2,96E+03 1,73E+04 -20223 1377 0,07 0,03 0,38 0,00
y3-32 3,72E+03 3,86E+04 1,08E+05 3,60E+03 2,85E+04 -20223 3866 0,08 0,04 0,62 0,00
y3-33 1,20E+04 1,30E+06 3,50E+05 1,16E+04 2,75E+05 -20223 7846 0,26 0,43 6,04 0,00
y3-34 1,18E+04 1,18E+04 3,43E+05 1,14E+04 1,14E+04 -24525 -2193 0,27 0,02 0,25 0,00
y3-35 1,42E+04 2,94E+06 4,14E+05 1,37E+04 3,63E+05 -30788 -7912 0,33 0,87 7,96 0,00
y3-36 3,83E+03 5,73E+04 1,12E+05 3,70E+03 3,79E+04 -30788 -2939 0,09 0,09 0,83 0,00
y3-37 1,44E+03 2,24E+03 4,20E+04 1,39E+03 2,13E+03 -28808 -1954 0,03 0,00 0,05 0,00
y3-38 3,66E+03 3,68E+04 1,07E+05 3,54E+03 2,73E+04 -28808 989 0,08 0,06 0,60 0,00
y3-39 4,50E+03 6,83E+04 1,31E+05 4,35E+03 4,49E+04 -28808 3550 0,10 0,10 0,98 0,00
y3-40 1,27E+04 1,55E+06 3,71E+05 1,23E+04 3,00E+05 -28808 7723 0,28 0,67 6,56 0,00

 A19
A20 
APPENDICE B
DISTRIBUZIONE DELLE FORZE ORIZZONTALI PER FASCE DI SETTI IN DIREZIONE X

Figura B.1 | Pianta setti Piano primo

Si riportano i grafici di confronto della distribuzione delle forze orizzontali sulle sei fasce di setti per ogni piano rispetto ai tre
modelli considerati (A, C, E), descritti in relazione.

 B1
Piano Terra

Figura B.2 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.3 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.4 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.5 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.6 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.7 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

B2 
Piano Primo

Figura B.8 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.9 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.10 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.11 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.12 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.13 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

 B3
Piano Secondo

Figura B.14 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.15 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.16 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.17 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.18 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.19 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

B4 
Piano Terzo

Figura B.20 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.21 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.22 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.23 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

Figura B.24 | Distribuzione delle forze sui setti della 1° Fascia Figura B.25 | Distribuzione delle forze sui setti della 2° Fascia

 B5
B6 
APPENDICE C
VERIFICHE ALLO STATO LIMITE ULTIMO SU SETTI E ARCHITRAVI IN MURATURA NON RINFORZATI

Tabella C.1a | Azioni agenti, pressoflessione nel piano del muro, taglio nel piano e pressoflessione fuori piano

Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano


Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
x0-1 434,2 37,8 51,0 0,5 160,9 0,33 0,11 89,5 434,2 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
x0-2 986,3 178,3 281,7 0,4 1181,4 0,29 0,10 221,2 986,3 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
x0-3 419,3 37,8 51,0 0,5 171,6 0,31 0,10 89,0 419,3 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
x0-4 1199,0 178,5 307,9 0,5 1187,7 0,30 0,10 260,8 1035,8 0,5 163,2 258,3 0,0 0,0
x0-5 1335,9 132,1 250,9 0,6 1005,1 0,35 0,12 267,3 1109,1 0,5 226,8 258,3 0,0 0,0
x0-6 1335,9 132,1 250,9 0,6 1005,1 0,35 0,12 267,3 1109,1 0,5 226,8 258,3 0,0 0,0
x0-7 1199,0 178,5 307,9 0,5 1187,7 0,30 0,10 260,8 1035,8 0,5 163,2 258,3 0,0 0,0
x0-8 419,3 37,8 51,0 0,5 171,6 0,31 0,10 89,0 419,3 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
x0-9 986,3 178,3 281,7 0,4 1181,4 0,29 0,10 221,2 986,3 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
x0-10 434,2 37,8 51,0 0,5 160,9 0,33 0,11 89,5 434,2 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
x0-11 526,6 61,3 88,8 0,5 301,2 0,30 0,10 114,7 467,6 2,5 59,0 158,3 0,0 0,0
x0-12 730,5 102,2 132,9 0,5 483,0 0,32 0,11 152,4 645,6 2,5 84,9 158,3 0,0 0,0
x0-13 1160,7 245,1 459,6 0,4 1946,1 0,27 0,09 273,9 835,0 2,5 172,1 162,5 153,7 162,5
x0-14 200,2 31,6 60,0 0,2 129,9 0,20 0,07 65,5 -74,2 2,5 178,2 162,5 96,2 162,5
x0-15 651,8 264,5 502,5 0,2 1386,3 0,20 0,07 213,9 105,1 2,5 355,1 162,5 191,7 162,5
x0-16 200,2 31,6 60,0 0,2 129,9 0,20 0,07 65,5 -74,2 2,5 178,2 162,5 96,2 162,5
x0-17 1160,7 245,1 459,6 0,4 1946,1 0,27 0,09 273,9 835,0 2,5 172,1 162,5 153,7 162,5
x0-18 730,5 102,2 132,9 0,5 483,0 0,32 0,11 152,4 645,6 2,5 84,9 158,3 0,0 0,0
x0-19 526,6 61,3 88,8 0,5 301,2 0,30 0,10 114,7 467,6 2,5 59,0 158,3 0,0 0,0
x0-20 736,7 110,4 209,7 0,4 716,5 0,28 0,09 169,2 406,9 0,0 279,3 162,5 50,4 162,5
x0-21 209,0 217,7 413,6 0,3 94,8 0,23 0,08 57,0 -187,3 0,0 293,0 162,5 103,3 162,5
x0-22 629,4 141,3 268,5 0,3 813,4 0,23 0,08 167,9 251,3 0,0 249,5 162,5 128,6 162,5
x0-23 629,4 141,3 268,5 0,3 813,4 0,23 0,08 167,9 251,3 0,0 249,5 162,5 128,6 162,5
x0-24 209,0 217,7 413,6 0,3 94,8 0,23 0,08 57,0 -187,3 0,0 293,0 162,5 103,3 162,5
x0-25 736,7 110,4 209,7 0,4 716,5 0,28 0,09 169,2 406,9 0,0 279,3 162,5 50,4 162,5
x0-26 498,0 46,6 55,9 0,6 166,1 0,36 0,12 98,0 384,8 6,5 113,3 158,3 0,0 0,0
x0-27 637,6 76,5 91,8 0,6 318,9 0,34 0,11 129,1 418,1 6,5 219,6 158,3 0,0 0,0
x0-28 629,0 76,5 91,8 0,6 317,7 0,34 0,11 128,0 410,7 6,5 218,3 158,3 0,0 0,0
x0-29 522,8 52,9 60,9 0,6 204,8 0,35 0,12 104,9 303,2 6,5 219,6 158,3 0,0 0,0
x0-30 521,4 52,9 60,9 0,6 191,6 0,36 0,12 103,5 281,1 6,5 240,2 158,3 0,0 0,0

 C1
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
x0-31 336,6 23,3 29,1 0,5 93,3 0,34 0,11 68,8 220,0 6,5 116,6 158,3 0,0 0,0
x0-32 401,2 34,3 44,5 0,5 141,3 0,33 0,11 83,1 313,9 6,5 87,3 158,3 0,0 0,0
x0-33 507,4 36,5 38,3 0,7 118,3 0,41 0,14 94,4 356,6 6,5 150,8 158,3 0,0 0,0
x0-34 711,8 75,9 91,0 0,6 307,6 0,38 0,13 137,7 531,1 6,5 180,8 158,3 0,0 0,0
x0-35 498,0 53,8 75,3 0,5 244,6 0,31 0,10 105,9 404,4 6,5 93,6 158,3 0,0 0,0
x0-36 498,0 53,8 75,3 0,5 244,6 0,31 0,10 105,9 404,4 6,5 93,6 158,3 0,0 0,0
x0-37 711,8 75,9 91,0 0,6 307,6 0,38 0,13 137,7 531,1 6,5 180,8 158,3 0,0 0,0
x0-38 507,4 36,5 38,3 0,7 118,3 0,41 0,14 94,4 356,6 6,5 150,8 158,3 0,0 0,0
x0-39 401,2 34,3 44,5 0,5 141,3 0,33 0,11 83,1 313,9 6,5 87,3 158,3 0,0 0,0
x0-40 336,6 23,3 29,1 0,5 93,3 0,34 0,11 68,8 220,0 6,5 116,6 158,3 0,0 0,0
x0-41 521,4 52,9 60,9 0,6 191,6 0,36 0,12 103,5 281,1 6,5 240,2 158,3 0,0 0,0
x0-42 522,8 52,9 60,9 0,6 204,8 0,35 0,12 104,9 303,2 6,5 219,6 158,3 0,0 0,0
x0-43 629,0 76,5 91,8 0,6 317,7 0,34 0,11 128,0 410,7 6,5 218,3 158,3 0,0 0,0
x0-44 637,6 76,5 91,8 0,6 318,9 0,34 0,11 129,1 418,1 6,5 219,6 158,3 0,0 0,0
x0-45 498,0 46,6 55,9 0,6 166,1 0,36 0,12 98,0 384,8 6,5 113,3 158,3 0,0 0,0
x0-46 1030,1 78,8 137,9 0,6 533,6 0,37 0,12 202,0 785,5 0,5 244,5 258,3 0,0 0,0
y0-1 1165,2 231,7 428,7 0,4 1732,2 0,28 0,09 265,0 839,8 6,5 325,4 158,3 0,0 0,0
y0-2 586,7 55,2 63,4 0,6 240,3 0,36 0,12 116,2 402,4 6,5 184,3 158,3 0,0 0,0
y0-3 402,7 28,4 49,7 0,4 193,8 0,29 0,10 89,9 195,7 6,5 207,0 158,3 0,0 0,0
y0-4 2262,7 512,6 973,9 0,4 6669,1 0,28 0,09 517,7 2262,7 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
y0-5 168,9 45,5 86,4 0,4 38,3 0,28 0,09 39,0 -182,0 0,0 259,4 162,5 91,5 162,5
y0-6 469,7 49,1 68,7 0,5 216,1 0,31 0,10 99,8 346,1 6,5 123,6 158,3 0,0 0,0
y0-7 514,0 52,5 60,4 0,6 191,1 0,35 0,12 102,5 332,4 6,5 181,6 158,3 0,0 0,0
y0-8 503,1 52,5 60,4 0,6 190,2 0,35 0,12 101,0 321,5 6,5 181,6 158,3 0,0 0,0
y0-9 371,4 29,2 38,0 0,5 123,3 0,33 0,11 77,3 145,8 6,5 225,5 158,3 0,0 0,0
y0-10 168,9 45,1 85,8 0,4 38,3 0,28 0,09 39,0 -207,9 0,0 298,2 162,5 78,6 162,5
y0-11 2167,1 504,9 959,2 0,4 6859,7 0,27 0,09 513,2 2167,1 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
y0-12 362,4 13,6 14,9 0,7 55,0 0,39 0,13 69,0 362,4 7,5 0,0 258,3 0,0 0,0
y0-13 1057,7 156,2 261,6 0,5 958,0 0,30 0,10 232,2 1057,7 7,5 0,0 258,3 0,0 0,0
y0-14 211,1 4,5 4,5 0,7 20,3 0,38 0,13 40,7 211,1 7,5 0,0 258,3 0,0 0,0
y0-15 168,9 44,9 85,3 0,4 38,3 0,28 0,09 39,0 -121,7 0,0 206,5 162,5 84,1 162,5
y0-16 1482,8 318,1 604,3 0,4 3072,8 0,27 0,09 346,4 1406,9 0,0 75,9 158,3 0,0 0,0
y0-17 1482,8 318,1 604,3 0,4 3072,8 0,27 0,09 346,4 1406,9 0,0 75,9 158,3 0,0 0,0
y0-18 168,9 44,9 85,3 0,4 38,3 0,28 0,09 39,0 -121,7 0,0 206,5 162,5 84,1 162,5
y0-19 211,1 4,5 4,5 0,7 20,3 0,38 0,13 40,7 211,1 7,5 0,0 258,3 0,0 0,0
y0-20 1057,7 156,2 261,6 0,5 958,0 0,30 0,10 232,2 1057,7 7,5 0,0 258,3 0,0 0,0
y0-21 362,4 13,6 14,9 0,7 55,0 0,39 0,13 69,0 362,4 7,5 0,0 258,3 0,0 0,0
y0-22 2167,1 504,9 959,2 0,4 6859,7 0,27 0,09 513,2 2167,1 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
y0-23 168,9 45,1 85,8 0,4 38,3 0,28 0,09 39,0 -207,9 0,0 298,2 162,5 78,6 162,5
y0-24 371,4 29,2 38,0 0,5 123,3 0,33 0,11 77,3 145,8 6,5 225,5 158,3 0,0 0,0
y0-25 503,1 52,5 60,4 0,6 190,2 0,35 0,12 101,0 321,5 6,5 181,6 162,5 0,0 162,5
y0-26 514,0 52,5 60,4 0,6 191,1 0,35 0,12 102,5 332,4 6,5 181,6 162,5 0,0 162,5

C2 
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
y0-27 469,7 49,1 68,7 0,5 216,1 0,31 0,10 99,8 346,1 6,5 123,6 162,5 0,0 162,5
y0-28 168,9 45,5 86,4 0,4 38,3 0,28 0,09 39,0 -182,0 0,0 259,4 162,5 91,5 162,5
y0-29 2262,7 512,6 973,9 0,4 6669,1 0,28 0,09 517,7 2262,7 6,5 0,0 158,3 0,0 0,0
y0-30 402,7 28,4 49,7 0,4 193,8 0,29 0,10 89,9 195,7 6,5 207,0 158,3 0,0 0,0
y0-31 586,7 55,2 63,4 0,6 240,3 0,36 0,12 116,2 402,4 6,5 184,3 158,3 0,0 0,0
y0-32 1165,2 231,7 428,7 0,4 1732,2 0,28 0,09 265,0 839,8 6,5 325,4 158,3 0,0 0,0
x1-1 308,3 36,8 58,8 0,5 105,3 0,33 0,11 64,0 308,3 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-2 311,5 34,7 46,8 0,6 91,6 0,35 0,12 62,6 311,5 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-3 308,2 34,7 46,8 0,6 91,4 0,34 0,11 62,2 308,2 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-4 299,0 34,8 57,5 0,5 113,1 0,31 0,10 64,0 299,0 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-5 803,5 186,3 391,2 0,4 808,6 0,28 0,09 181,8 685,9 0,0 117,6 158,3 0,0 0,0
x1-6 684,9 181,8 300,0 0,4 614,8 0,28 0,09 157,0 521,4 0,0 163,5 158,3 0,0 0,0
x1-7 740,0 186,1 297,8 0,5 612,9 0,30 0,10 162,4 651,9 0,0 88,1 158,3 0,0 0,0
x1-8 740,0 186,1 297,8 0,5 612,9 0,30 0,10 162,4 651,9 0,0 88,1 158,3 0,0 0,0
x1-9 684,9 181,8 300,0 0,4 614,8 0,28 0,09 157,0 521,4 0,0 163,5 158,3 0,0 0,0
x1-10 803,5 186,3 391,2 0,4 808,6 0,28 0,09 181,8 685,9 0,0 117,6 158,3 0,0 0,0
x1-11 299,0 34,8 57,5 0,5 113,1 0,31 0,10 64,0 299,0 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-12 308,2 34,7 46,8 0,6 91,4 0,34 0,11 62,2 308,2 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-13 311,5 34,7 46,8 0,6 91,6 0,35 0,12 62,6 311,5 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-14 308,3 36,8 58,8 0,5 105,3 0,33 0,11 64,0 308,3 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
x1-15 385,3 69,3 124,5 0,4 233,3 0,28 0,09 87,3 342,8 0,0 42,5 93,3 0,0 0,0
x1-16 520,8 109,7 170,1 0,5 334,5 0,31 0,10 110,8 459,6 0,0 61,2 93,3 0,0 0,0
x1-17 726,4 199,3 460,4 0,4 955,7 0,27 0,09 171,6 491,6 0,0 124,0 130,0 110,8 130,0
x1-18 111,8 28,6 68,7 0,4 23,9 0,26 0,09 26,9 -86,0 0,0 128,4 130,0 69,3 130,0
x1-19 181,4 15,5 37,1 0,3 85,0 0,23 0,08 48,5 31,0 0,0 127,9 130,0 22,4 130,0
x1-20 181,4 15,5 37,1 0,3 85,0 0,23 0,08 48,5 31,0 0,0 127,9 130,0 22,4 130,0
x1-21 111,8 28,6 68,7 0,4 23,9 0,26 0,09 26,9 -86,0 0,0 128,4 130,0 69,3 130,0
x1-22 726,4 199,3 460,4 0,4 955,7 0,27 0,09 171,6 491,6 0,0 124,0 130,0 110,8 130,0
x1-23 520,8 109,7 170,1 0,5 334,5 0,31 0,10 110,8 459,6 0,0 61,2 93,3 0,0 0,0
x1-24 385,3 69,3 124,5 0,4 233,3 0,28 0,09 87,3 342,8 0,0 42,5 93,3 0,0 0,0
x1-25 499,2 103,2 197,6 0,4 378,4 0,29 0,10 112,0 261,5 0,0 201,3 130,0 36,3 130,0
x1-26 116,7 31,7 76,0 0,4 23,4 0,27 0,09 27,1 -168,8 0,0 211,2 130,0 74,3 130,0
x1-27 442,1 136,1 326,6 0,3 531,4 0,23 0,08 120,7 169,6 0,0 179,8 130,0 92,6 130,0
x1-28 442,1 136,1 326,6 0,3 531,4 0,23 0,08 120,7 169,6 0,0 179,8 130,0 92,6 130,0
x1-29 116,7 31,7 76,0 0,4 23,4 0,27 0,09 27,1 -168,8 0,0 211,2 130,0 74,3 130,0
x1-30 499,2 103,2 197,6 0,4 378,4 0,29 0,10 112,0 261,5 0,0 201,3 130,0 36,3 130,0
x1-31 302,0 36,0 59,3 0,5 112,0 0,31 0,10 64,2 220,4 0,0 81,6 93,3 0,0 0,0
x1-32 456,4 88,4 132,6 0,5 246,0 0,32 0,11 96,1 263,3 0,0 193,1 93,3 0,0 0,0
x1-33 446,6 88,4 132,6 0,5 243,9 0,31 0,10 94,8 289,3 0,0 157,3 93,3 0,0 0,0
x1-34 372,1 62,1 86,9 0,5 158,2 0,32 0,11 77,8 213,9 0,0 158,2 93,3 0,0 0,0
x1-35 360,5 56,1 78,6 0,5 147,3 0,32 0,11 75,2 187,4 0,0 173,1 93,3 0,0 0,0
x1-36 216,4 19,3 30,0 0,5 61,3 0,31 0,10 46,7 132,4 0,0 84,1 93,3 0,0 0,0

 C3
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
x1-37 308,1 44,3 73,1 0,5 131,4 0,30 0,10 67,4 240,6 0,0 67,5 93,3 0,0 0,0
x1-38 416,6 95,2 142,8 0,4 256,4 0,29 0,10 92,8 308,0 0,0 108,7 93,3 0,0 0,0
x1-39 547,7 146,6 234,6 0,4 457,5 0,29 0,10 123,0 417,4 0,0 130,3 93,3 0,0 0,0
x1-40 356,4 56,9 99,5 0,4 184,1 0,29 0,10 79,0 289,0 0,0 67,3 93,3 0,0 0,0
x1-41 356,4 56,9 99,5 0,4 184,1 0,29 0,10 79,0 289,0 0,0 67,3 93,3 0,0 0,0
x1-42 547,7 146,6 234,6 0,4 457,5 0,29 0,10 123,0 417,4 0,0 130,3 93,3 0,0 0,0
x1-43 416,6 95,2 142,8 0,4 256,4 0,29 0,10 92,8 308,0 0,0 108,7 93,3 0,0 0,0
x1-44 308,1 44,3 73,1 0,5 131,4 0,30 0,10 67,4 240,6 0,0 67,5 93,3 0,0 0,0
x1-45 216,4 19,3 30,0 0,5 61,3 0,31 0,10 46,7 132,4 0,0 84,1 93,3 0,0 0,0
x1-46 360,5 56,1 78,6 0,5 147,3 0,32 0,11 75,2 187,4 0,0 173,1 93,3 0,0 0,0
x1-47 372,1 62,1 86,9 0,5 158,2 0,32 0,11 77,8 213,9 0,0 158,2 93,3 0,0 0,0
x1-48 446,6 88,4 132,6 0,5 243,9 0,31 0,10 94,8 289,3 0,0 157,3 93,3 0,0 0,0
x1-49 456,4 88,4 132,6 0,5 246,0 0,32 0,11 96,1 263,3 0,0 193,1 93,3 0,0 0,0
x1-50 302,0 36,0 59,3 0,5 112,0 0,31 0,10 64,2 220,4 0,0 81,6 93,3 0,0 0,0
y1-1 808,2 209,9 495,3 0,4 1247,8 0,26 0,09 194,1 573,6 0,0 234,5 93,3 0,0 0,0
y1-2 412,0 57,4 83,3 0,5 185,9 0,33 0,11 85,4 279,2 0,0 132,8 93,3 0,0 0,0
y1-3 285,1 28,9 43,4 0,5 102,1 0,31 0,10 60,9 135,9 0,0 149,2 93,3 0,0 0,0
y1-4 1611,0 535,3 1284,6 0,4 4908,4 0,26 0,09 385,8 1611,0 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
y1-5 116,7 19,6 47,0 0,4 20,5 0,29 0,10 26,1 -136,0 0,0 186,9 130,0 65,8 130,0
y1-6 751,7 186,8 436,1 0,4 1074,9 0,26 0,09 180,3 531,8 0,0 219,9 93,3 0,0 0,0
y1-7 347,8 41,0 57,4 0,5 127,9 0,33 0,11 71,5 216,9 0,0 130,8 93,3 0,0 0,0
y1-8 266,2 25,7 41,2 0,5 91,0 0,31 0,10 57,2 103,7 0,0 162,5 93,3 0,0 0,0
y1-9 116,7 19,5 46,8 0,4 20,5 0,29 0,10 26,1 -154,8 0,0 214,9 130,0 56,7 130,0
y1-10 1503,5 529,8 1271,4 0,3 4893,4 0,25 0,08 376,7 1503,5 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
y1-11 156,9 3,5 4,7 0,6 17,9 0,35 0,12 31,3 156,9 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-12 372,4 35,3 47,7 0,5 124,4 0,33 0,11 77,5 372,4 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-13 391,5 35,3 47,7 0,6 97,0 0,37 0,12 76,3 391,5 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-14 218,5 8,0 11,2 0,6 35,1 0,35 0,12 43,7 218,5 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-15 116,7 19,4 46,6 0,4 20,5 0,29 0,10 26,1 -96,7 0,0 152,8 130,0 60,6 130,0
y1-16 1033,6 313,5 752,3 0,3 2176,2 0,26 0,09 253,6 978,9 0,0 54,7 93,3 0,0 0,0
y1-17 1033,6 313,5 752,3 0,3 2176,2 0,26 0,09 253,6 978,9 0,0 54,7 93,3 0,0 0,0
y1-18 116,7 19,4 46,6 0,4 20,5 0,29 0,10 26,1 -96,7 0,0 152,8 130,0 60,6 130,0
y1-19 218,5 8,0 11,2 0,6 35,1 0,35 0,12 43,7 218,5 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-20 391,5 35,3 47,7 0,6 97,0 0,37 0,12 76,3 391,5 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-21 372,4 35,3 47,7 0,5 124,4 0,33 0,11 77,5 372,4 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-22 156,9 3,5 4,7 0,6 17,9 0,35 0,12 31,3 156,9 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y1-23 1503,5 529,8 1271,4 0,3 4893,4 0,25 0,08 376,7 1503,5 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
y1-24 116,7 19,5 46,8 0,4 20,5 0,29 0,10 26,1 -154,8 0,0 214,9 130,0 56,7 130,0
y1-25 266,2 25,7 41,2 0,5 91,0 0,31 0,10 57,2 103,7 0,0 162,5 130,0 0,0 130,0
y1-26 347,8 41,0 57,4 0,5 127,9 0,33 0,11 71,5 216,9 0,0 130,8 130,0 0,0 130,0
y1-27 751,7 186,8 436,1 0,4 1074,9 0,26 0,09 180,3 531,8 0,0 219,9 130,0 0,0 130,0
y1-28 116,7 19,6 47,0 0,4 20,5 0,29 0,10 26,1 -136,0 0,0 186,9 130,0 65,8 130,0

C4 
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
y1-29 1611,0 535,3 1284,6 0,4 4908,4 0,26 0,09 385,8 1611,0 0,0 0,0 93,3 0,0 0,0
y1-30 285,1 28,9 43,4 0,5 102,1 0,31 0,10 60,9 135,9 0,0 149,2 93,3 0,0 0,0
y1-31 412,0 57,4 83,3 0,5 185,9 0,33 0,11 85,4 279,2 0,0 132,8 93,3 0,0 0,0
y1-32 808,2 209,9 495,3 0,4 1247,8 0,26 0,09 194,1 573,6 0,0 234,5 93,3 0,0 0,0
x2-1 167,0 25,6 38,5 0,3 74,1 0,23 0,08 45,2 167,0 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-2 160,9 23,7 30,4 0,3 64,9 0,24 0,08 42,5 160,9 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-3 159,8 23,7 30,4 0,3 64,6 0,24 0,08 42,4 159,8 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-4 160,9 24,4 37,8 0,3 77,0 0,22 0,07 45,6 160,9 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-5 460,3 124,4 248,7 0,2 554,9 0,21 0,07 136,0 342,7 0,0 117,6 158,3 0,0 0,0
x2-6 425,1 121,4 188,2 0,3 445,6 0,22 0,07 122,3 261,6 0,0 163,5 158,3 0,0 0,0
x2-7 433,7 121,4 188,2 0,3 436,2 0,22 0,07 121,6 345,6 0,0 88,1 158,3 0,0 0,0
x2-8 433,7 121,4 188,2 0,3 436,2 0,22 0,07 121,6 345,6 0,0 88,1 158,3 0,0 0,0
x2-9 425,1 121,4 188,2 0,3 445,6 0,22 0,07 122,3 261,6 0,0 163,5 158,3 0,0 0,0
x2-10 460,3 124,4 248,7 0,2 554,9 0,21 0,07 136,0 342,7 0,0 117,6 158,3 0,0 0,0
x2-11 160,9 24,4 37,8 0,3 77,0 0,22 0,07 45,6 160,9 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-12 159,8 23,7 30,4 0,3 64,6 0,24 0,08 42,4 159,8 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-13 160,9 23,7 30,4 0,3 64,9 0,24 0,08 42,5 160,9 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-14 167,0 25,6 38,5 0,3 74,1 0,23 0,08 45,2 167,0 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
x2-15 208,1 47,4 80,6 0,2 152,7 0,21 0,07 63,6 165,6 5,3 42,5 93,3 0,0 0,0
x2-16 278,1 74,1 107,5 0,3 227,6 0,22 0,07 78,5 216,9 5,3 61,2 93,3 0,0 0,0
x2-17 423,4 135,6 291,5 0,2 650,1 0,21 0,07 131,2 188,6 5,3 124,0 130,0 110,8 130,0
x2-18 63,9 20,0 46,0 0,2 15,9 0,20 0,07 20,5 -133,8 5,3 128,4 130,0 69,3 130,0
x2-19 111,3 147,3 338,9 0,2 57,8 0,19 0,06 39,2 -39,0 5,3 127,9 130,0 22,4 130,0
x2-20 111,3 147,3 338,9 0,2 57,8 0,19 0,06 39,2 -39,0 5,3 127,9 130,0 22,4 130,0
x2-21 63,9 20,0 46,0 0,2 15,9 0,20 0,07 20,5 -133,8 5,3 128,4 130,0 69,3 130,0
x2-22 423,4 135,6 291,5 0,2 650,1 0,21 0,07 131,2 188,6 5,3 124,0 130,0 110,8 130,0
x2-23 278,1 74,1 107,5 0,3 227,6 0,22 0,07 78,5 216,9 5,3 61,2 93,3 0,0 0,0
x2-24 208,1 47,4 80,6 0,2 152,7 0,21 0,07 63,6 165,6 5,3 42,5 93,3 0,0 0,0
x2-25 267,1 68,3 126,3 0,2 247,4 0,21 0,07 81,0 29,4 0,0 201,3 130,0 36,3 130,0
x2-26 67,2 22,2 51,0 0,2 15,9 0,21 0,07 20,5 -218,2 0,0 211,2 130,0 74,3 130,0
x2-27 264,5 91,1 209,6 0,2 352,0 0,18 0,06 97,0 -7,9 0,0 179,8 130,0 92,6 130,0
x2-28 264,5 91,1 209,6 0,2 352,0 0,18 0,06 97,0 -7,9 0,0 179,8 130,0 92,6 130,0
x2-29 67,2 22,2 51,0 0,2 15,9 0,21 0,07 20,5 -218,2 0,0 211,2 130,0 74,3 130,0
x2-30 267,1 68,3 126,3 0,2 247,4 0,21 0,07 81,0 29,4 0,0 201,3 130,0 36,3 130,0
x2-31 161,2 25,3 39,3 0,3 76,2 0,22 0,07 45,4 79,5 5,3 81,6 93,3 0,0 0,0
x2-32 240,1 60,6 84,6 0,3 167,1 0,22 0,07 67,3 47,0 5,3 193,1 93,3 0,0 0,0
x2-33 234,9 60,6 84,6 0,3 164,4 0,22 0,07 66,6 77,6 5,3 157,3 93,3 0,0 0,0
x2-34 193,0 41,5 55,9 0,3 107,1 0,22 0,07 53,9 34,7 5,3 158,2 93,3 0,0 0,0
x2-35 188,3 39,2 50,7 0,3 100,5 0,23 0,08 52,3 15,2 5,3 173,1 93,3 0,0 0,0
x2-36 114,1 13,9 20,2 0,2 40,8 0,22 0,07 33,1 30,1 5,3 84,1 93,3 0,0 0,0
x2-37 163,2 31,0 48,0 0,2 86,8 0,21 0,07 48,1 95,8 5,3 67,5 93,3 0,0 0,0
x2-38 228,2 65,0 90,7 0,2 171,6 0,21 0,07 67,6 119,5 5,3 108,7 93,3 0,0 0,0

 C5
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
x2-39 296,8 98,6 147,3 0,2 301,9 0,21 0,07 89,6 166,5 5,3 130,3 93,3 0,0 0,0
x2-40 187,2 39,4 65,0 0,2 119,6 0,21 0,07 56,4 119,8 5,3 67,3 93,3 0,0 0,0
x2-41 187,2 39,4 65,0 0,2 119,6 0,21 0,07 56,4 119,8 5,3 67,3 93,3 0,0 0,0
x2-42 296,8 98,6 147,3 0,2 301,9 0,21 0,07 89,6 166,5 5,3 130,3 93,3 0,0 0,0
x2-43 228,2 65,0 90,7 0,2 171,6 0,21 0,07 67,6 119,5 5,3 108,7 93,3 0,0 0,0
x2-44 163,2 31,0 48,0 0,2 86,8 0,21 0,07 48,1 95,8 5,3 67,5 93,3 0,0 0,0
x2-45 114,1 13,9 20,2 0,2 40,8 0,22 0,07 33,1 30,1 5,3 84,1 93,3 0,0 0,0
x2-46 188,3 39,2 50,7 0,3 100,5 0,23 0,08 52,3 15,2 5,3 173,1 93,3 0,0 0,0
x2-47 193,0 41,5 55,9 0,3 107,1 0,22 0,07 53,9 34,7 5,3 158,2 93,3 0,0 0,0
x2-48 234,9 60,6 84,6 0,3 164,4 0,22 0,07 66,6 77,6 5,3 157,3 93,3 0,0 0,0
x2-49 240,1 60,6 84,6 0,3 167,1 0,22 0,07 67,3 47,0 5,3 193,1 93,3 0,0 0,0
x2-50 161,2 25,3 39,3 0,3 76,2 0,22 0,07 45,4 79,5 5,3 81,6 93,3 0,0 0,0
y2-1 456,2 150,0 345,1 0,2 820,8 0,20 0,07 147,2 221,7 5,3 234,5 93,3 0,0 0,0
y2-2 217,9 43,4 58,6 0,3 129,0 0,23 0,08 59,5 85,1 5,3 132,8 93,3 0,0 0,0
y2-3 155,2 22,1 31,3 0,3 70,2 0,22 0,07 43,6 6,1 5,3 149,2 93,3 0,0 0,0
y2-4 904,4 381,8 878,2 0,2 3219,0 0,20 0,07 291,5 904,4 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
y2-5 67,2 15,1 34,6 0,2 14,2 0,22 0,07 19,5 -185,5 0,0 186,9 130,0 65,8 130,0
y2-6 423,0 135,7 303,3 0,2 705,6 0,20 0,07 136,5 203,1 5,3 219,9 93,3 0,0 0,0
y2-7 181,9 31,4 40,8 0,3 88,8 0,23 0,08 49,4 51,1 5,3 130,8 93,3 0,0 0,0
y2-8 142,5 20,0 30,0 0,3 61,5 0,22 0,07 40,7 -20,0 5,3 162,5 93,3 0,0 0,0
y2-9 67,2 15,0 34,5 0,2 14,2 0,22 0,07 19,5 -204,3 0,0 214,9 130,0 56,7 130,0
y2-10 843,1 377,8 868,9 0,2 3147,9 0,19 0,06 288,6 843,1 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
y2-11 86,2 2,8 3,5 0,3 13,4 0,25 0,08 21,9 86,2 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-12 212,2 26,1 33,9 0,3 90,6 0,24 0,08 56,2 212,2 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-13 222,4 27,4 34,3 0,4 76,9 0,26 0,09 53,7 222,4 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-14 121,9 6,4 8,3 0,3 26,4 0,25 0,08 30,8 121,9 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-15 67,2 14,9 34,3 0,2 14,2 0,22 0,07 19,5 -146,2 0,0 152,8 130,0 60,6 130,0
y2-16 571,2 225,3 518,1 0,2 1394,1 0,19 0,06 192,0 516,5 6,8 54,7 93,3 0,0 0,0
y2-17 571,2 225,3 518,1 0,2 1394,1 0,19 0,06 192,0 516,5 6,8 54,7 93,3 0,0 0,0
y2-18 67,2 14,9 34,3 0,2 14,2 0,22 0,07 19,5 -146,2 0,0 152,8 130,0 60,6 130,0
y2-19 121,9 6,4 8,3 0,3 26,4 0,25 0,08 30,8 121,9 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-20 222,4 27,4 34,3 0,4 76,9 0,26 0,09 53,7 222,4 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-21 212,2 26,1 33,9 0,3 90,6 0,24 0,08 56,2 212,2 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-22 86,2 2,8 3,5 0,3 13,4 0,25 0,08 21,9 86,2 0,0 0,0 158,3 0,0 0,0
y2-23 843,1 377,8 868,9 0,2 3147,9 0,19 0,06 288,6 843,1 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
y2-24 67,2 15,0 34,5 0,2 14,2 0,22 0,07 19,5 -204,3 0,0 214,9 130,0 56,7 130,0
y2-25 142,5 20,0 30,0 0,3 61,5 0,22 0,07 40,7 -20,0 5,3 162,5 93,3 0,0 0,0
y2-26 181,9 31,4 40,8 0,3 88,8 0,23 0,08 49,4 51,1 5,3 130,8 93,3 0,0 0,0
y2-27 423,0 135,7 303,3 0,2 705,6 0,20 0,07 136,5 203,1 5,3 219,9 93,3 0,0 0,0
y2-28 67,2 15,1 34,6 0,2 14,2 0,22 0,07 19,5 -185,5 0,0 186,9 130,0 65,8 130,0
y2-29 904,4 381,8 878,2 0,2 3219,0 0,20 0,07 291,5 904,4 5,3 0,0 93,3 0,0 0,0
y2-30 155,2 22,1 31,3 0,3 70,2 0,22 0,07 43,6 6,1 5,3 149,2 93,3 0,0 0,0

C6 
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
y2-31 217,9 43,4 58,6 0,3 129,0 0,23 0,08 59,5 85,1 5,3 132,8 93,3 0,0 0,0
y2-32 456,2 150,0 345,1 0,2 820,8 0,20 0,07 147,2 221,7 5,3 234,5 93,3 0,0 0,0
x3-1 54,0 17,1 22,2 0,1 29,0 0,16 0,05 24,9 54,0 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-2 50,2 15,9 16,7 0,1 23,6 0,17 0,06 22,3 50,2 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-3 50,0 15,9 16,7 0,1 23,6 0,17 0,06 22,3 50,0 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-4 53,7 17,1 22,2 0,1 30,5 0,16 0,05 25,8 53,7 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-5 187,5 97,9 171,4 0,1 255,7 0,16 0,05 99,7 11,7 0,0 175,8 238,3 0,0 0,0
x3-6 167,2 95,1 128,4 0,1 200,3 0,16 0,05 87,9 -24,1 0,0 191,3 238,3 0,0 0,0
x3-7 167,1 97,3 126,5 0,1 194,0 0,16 0,05 86,0 -17,9 0,0 185,0 238,3 0,0 0,0
x3-8 167,1 97,3 126,5 0,1 194,0 0,16 0,05 86,0 -17,9 0,0 185,0 238,3 0,0 0,0
x3-9 167,2 95,1 128,4 0,1 200,3 0,16 0,05 87,9 -24,1 0,0 191,3 238,3 0,0 0,0
x3-10 187,5 97,9 171,4 0,1 255,7 0,16 0,05 99,7 11,7 0,0 175,8 238,3 0,0 0,0
x3-11 53,7 17,1 22,2 0,1 30,5 0,16 0,05 25,8 53,7 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-12 50,0 15,9 16,7 0,1 23,6 0,17 0,06 22,3 50,0 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-13 50,2 15,9 16,7 0,1 23,6 0,17 0,06 22,3 50,2 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-14 54,0 17,1 22,2 0,1 29,0 0,16 0,05 24,9 54,0 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
x3-15 71,6 29,2 42,3 0,1 56,5 0,16 0,05 35,4 8,0 0,0 63,6 105,8 0,0 0,0
x3-16 88,9 43,5 54,3 0,1 83,0 0,16 0,05 42,5 -2,5 0,0 91,4 105,8 0,0 0,0
x3-17 58,9 23,6 33,1 0,1 41,4 0,16 0,05 30,7 -8,3 0,0 67,2 105,8 0,0 0,0
x3-18 63,6 21,0 37,8 0,1 52,6 0,15 0,05 35,2 -220,3 0,0 185,6 96,3 98,3 96,3
x3-19 18,0 5,7 10,3 0,1 3,5 0,16 0,05 8,7 -277,9 0,0 192,2 96,3 103,7 96,3
x3-20 18,0 5,7 10,3 0,1 3,1 0,17 0,06 8,1 -276,5 0,0 191,5 96,3 103,0 96,3
x3-21 18,0 5,7 10,3 0,1 3,1 0,17 0,06 8,1 -276,5 0,0 191,5 96,3 103,0 96,3
x3-22 18,0 5,7 10,3 0,1 3,5 0,16 0,05 8,7 -277,9 0,0 192,2 96,3 103,7 96,3
x3-23 63,6 21,0 37,8 0,1 52,6 0,15 0,05 35,2 -220,3 0,0 185,6 96,3 98,3 96,3
x3-24 58,9 23,6 33,1 0,1 41,4 0,16 0,05 30,7 -8,3 0,0 67,2 105,8 0,0 0,0
x3-25 88,9 43,5 54,3 0,1 83,0 0,16 0,05 42,5 -2,5 0,0 91,4 105,8 0,0 0,0
x3-26 71,6 29,2 42,3 0,1 56,5 0,16 0,05 35,4 8,0 0,0 63,6 105,8 0,0 0,0
x3-27 87,0 37,0 55,5 0,1 78,7 0,16 0,05 41,3 -214,3 0,0 301,3 105,8 0,0 0,0
x3-28 19,8 7,6 13,8 0,1 4,0 0,16 0,05 9,2 -407,4 0,0 316,1 96,3 111,2 96,3
x3-29 78,6 33,1 59,6 0,1 79,2 0,15 0,05 43,1 -150,3 0,0 122,1 96,3 106,7 96,3
x3-30 94,4 56,9 102,4 0,1 128,6 0,15 0,05 56,3 -348,2 0,0 269,1 96,3 173,4 96,3
x3-31 94,4 56,9 102,4 0,1 128,6 0,15 0,05 56,3 -348,2 0,0 269,1 96,3 173,4 96,3
x3-32 78,6 33,1 59,6 0,1 79,2 0,15 0,05 43,1 -150,3 0,0 122,1 96,3 106,7 96,3
x3-33 19,8 7,6 13,8 0,1 4,0 0,16 0,05 9,2 -407,4 0,0 316,1 96,3 111,2 96,3
x3-34 87,0 37,0 55,5 0,1 78,7 0,16 0,05 41,3 -214,3 0,0 301,3 105,8 0,0 0,0
x3-35 54,6 18,1 23,6 0,1 30,6 0,16 0,05 25,7 -67,6 0,0 122,1 105,8 0,0 0,0
x3-36 76,8 38,0 43,7 0,1 61,1 0,16 0,05 36,4 -160,0 0,0 236,8 105,8 0,0 0,0
x3-37 75,6 38,0 43,7 0,1 60,2 0,16 0,05 36,2 -159,9 0,0 235,4 105,8 0,0 0,0
x3-38 62,4 27,3 30,0 0,1 39,5 0,16 0,05 29,2 -174,5 0,0 236,8 105,8 0,0 0,0
x3-39 63,2 27,3 30,0 0,1 38,4 0,17 0,06 28,5 -195,9 0,0 259,1 105,8 0,0 0,0
x3-40 38,2 11,2 13,4 0,1 16,4 0,16 0,05 19,1 -87,6 0,0 125,8 105,8 0,0 0,0

 C7
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
x3-41 54,3 21,4 28,9 0,1 35,6 0,16 0,05 28,6 -57,8 0,0 112,1 105,8 0,0 0,0
x3-42 75,9 39,4 47,3 0,1 64,0 0,16 0,05 37,7 -86,8 0,0 162,6 105,8 0,0 0,0
x3-43 100,0 58,1 75,5 0,1 113,4 0,16 0,05 50,3 -95,0 0,0 194,9 105,8 0,0 0,0
x3-44 63,1 27,4 38,3 0,1 47,5 0,16 0,05 32,9 -37,6 0,0 100,8 105,8 0,0 0,0
x3-45 63,1 27,4 38,3 0,1 47,5 0,16 0,05 32,9 -37,6 0,0 100,8 105,8 0,0 0,0
x3-46 100,0 58,1 75,5 0,1 113,4 0,16 0,05 50,3 -95,0 0,0 194,9 105,8 0,0 0,0
x3-47 75,9 39,4 47,3 0,1 64,0 0,16 0,05 37,7 -86,8 0,0 162,6 105,8 0,0 0,0
x3-48 54,3 21,4 28,9 0,1 35,6 0,16 0,05 28,6 -57,8 0,0 112,1 105,8 0,0 0,0
x3-49 38,2 11,2 13,4 0,1 16,4 0,16 0,05 19,1 -87,6 0,0 125,8 105,8 0,0 0,0
x3-50 63,2 27,3 30,0 0,1 38,4 0,17 0,06 28,5 -195,9 0,0 259,1 105,8 0,0 0,0
x3-51 62,4 27,3 30,0 0,1 39,5 0,16 0,05 29,2 -174,5 0,0 236,8 105,8 0,0 0,0
x3-52 75,6 38,0 43,7 0,1 60,2 0,16 0,05 36,2 -159,9 0,0 235,4 105,8 0,0 0,0
x3-53 76,8 38,0 43,7 0,1 61,1 0,16 0,05 36,4 -160,0 0,0 236,8 105,8 0,0 0,0
x3-54 54,6 18,1 23,6 0,1 30,6 0,16 0,05 25,7 -67,6 0,0 122,1 105,8 0,0 0,0
y3-1 166,2 113,7 204,6 0,1 325,7 0,16 0,05 85,9 -207,0 0,0 373,2 105,8 0,0 0,0
y3-2 69,2 32,8 37,7 0,1 47,2 0,16 0,05 31,7 -129,6 0,0 198,8 105,8 0,0 0,0
y3-3 56,7 22,6 27,1 0,1 31,4 0,17 0,06 25,9 -166,4 0,0 223,1 105,8 0,0 0,0
y3-4 19,6 0,8 1,5 0,1 4,3 0,16 0,05 9,8 -34,6 0,0 54,2 105,8 0,0 0,0
y3-5 61,3 17,1 30,8 0,1 42,0 0,16 0,05 30,5 61,3 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-6 221,4 163,9 295,0 0,1 564,8 0,16 0,05 112,6 221,4 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-7 19,8 6,6 11,9 0,1 3,4 0,17 0,06 8,4 -358,4 0,0 279,7 96,3 98,5 96,3
y3-8 156,2 104,0 187,2 0,1 288,5 0,16 0,05 80,9 -195,3 0,0 351,5 105,8 0,0 0,0
y3-9 58,1 24,7 27,2 0,1 32,7 0,17 0,06 26,4 -137,7 0,0 195,8 105,8 0,0 0,0
y3-10 44,3 13,6 17,1 0,1 20,7 0,16 0,05 21,2 -199,0 0,0 243,3 105,8 0,0 0,0
y3-11 19,8 6,6 11,9 0,1 3,4 0,17 0,06 8,4 -386,4 0,0 321,4 96,3 84,8 96,3
y3-12 172,8 131,0 235,7 0,1 381,5 0,15 0,05 94,4 172,8 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-14 45,5 10,9 19,6 0,1 27,3 0,15 0,05 25,4 45,5 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-15 60,7 17,6 21,1 0,1 24,3 0,16 0,05 30,1 60,7 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-16 75,5 29,8 31,3 0,1 38,2 0,16 0,05 38,0 75,5 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-17 77,2 29,8 31,3 0,1 33,2 0,17 0,06 34,4 77,2 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-18 43,2 7,5 8,2 0,1 11,3 0,16 0,05 20,3 43,2 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-19 19,8 6,6 11,8 0,1 3,4 0,17 0,06 8,4 -163,8 0,0 116,6 96,3 67,1 96,3
y3-20 205,6 160,2 288,3 0,1 544,6 0,15 0,05 113,0 123,8 0,0 81,8 105,8 0,0 0,0
y3-21 205,6 160,2 288,3 0,1 544,6 0,15 0,05 113,0 123,8 0,0 81,8 105,8 0,0 0,0
y3-22 19,8 6,6 11,8 0,1 3,4 0,17 0,06 8,4 -163,8 0,0 116,6 96,3 67,1 96,3
y3-23 43,2 7,5 8,2 0,1 11,3 0,16 0,05 20,3 43,2 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-24 77,2 29,8 31,3 0,1 33,2 0,17 0,06 34,4 77,2 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-25 75,5 29,8 31,3 0,1 38,2 0,16 0,05 38,0 75,5 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-26 60,7 17,6 21,1 0,1 24,3 0,16 0,05 30,1 60,7 0,0 0,0 238,3 0,0 0,0
y3-27 45,5 10,9 19,6 0,1 27,3 0,15 0,05 25,4 45,5 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-29 172,8 131,0 235,7 0,1 381,5 0,15 0,05 94,4 172,8 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-30 19,8 6,6 11,9 0,1 3,4 0,17 0,06 8,4 -386,4 0,0 321,4 96,3 84,8 96,3

C8 
Pressoflessione Taglio nel piano Pressoflessione fuori piano
Setto NEd VEd MEd σ0 Mu,np fvk fvd Vt,np N1 d1 N 2’ d 2’ N2’’ d2’’
[kN] [kN] [kNm] [MPa] [kNm] [MPa] [MPa] [kN] [kN] [mm] [kN] [mm] [kN] [mm]
y3-31 44,3 13,6 17,1 0,1 20,7 0,16 0,05 21,2 -199,0 0,0 243,3 105,8 0,0 0,0
y3-32 58,1 24,7 27,2 0,1 32,7 0,17 0,06 26,4 -137,7 0,0 195,8 105,8 0,0 0,0
y3-33 156,2 104,0 187,2 0,1 288,5 0,16 0,05 80,9 -195,3 0,0 351,5 105,8 0,0 0,0
y3-34 19,8 6,6 11,9 0,1 3,4 0,17 0,06 8,4 -358,4 0,0 279,7 96,3 98,5 96,3
y3-35 221,4 163,9 295,0 0,1 564,8 0,16 0,05 112,6 221,4 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-36 61,3 17,1 30,8 0,1 42,0 0,16 0,05 30,5 61,3 0,0 0,0 105,8 0,0 0,0
y3-37 19,6 0,8 1,5 0,1 4,3 0,16 0,05 9,8 -34,6 0,0 54,2 105,8 0,0 0,0
y3-38 56,7 22,6 27,1 0,1 31,4 0,17 0,06 25,9 -166,4 0,0 223,1 105,8 0,0 0,0
y3-39 69,2 32,8 37,7 0,1 47,2 0,16 0,05 31,7 -129,6 0,0 198,8 105,8 0,0 0,0
y3-40 166,2 113,7 204,6 0,1 325,7 0,16 0,05 85,9 -207,0 0,0 373,2 105,8 0,0 0,0

Tabella C.1b | Pressoflessione fuori piano ed esito verifiche

Pressoflessione fuori piano Verifiche


Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
x0-1 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 82,2 V V V
x0-2 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 213,7 V V V
x0-3 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 83,9 V V V
x0-4 0,4 35,2 19,0 0,1 54,6 27,4 0,39 4,47 0,71 1,1 258,8 V V V
x0-5 0,4 43,9 19,0 0,0 63,3 31,7 0,45 4,47 0,71 1,1 215,4 V V V
x0-6 0,4 43,9 19,0 0,0 63,3 31,7 0,45 4,47 0,71 1,1 215,4 V V V
x0-7 0,4 35,2 19,0 0,1 54,6 27,4 0,39 4,47 0,71 1,1 258,8 V V V
x0-8 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 83,9 V V V
x0-9 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 213,7 V V V
x0-10 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 82,2 V V V
x0-11 2,2 17,7 19,0 0,0 38,9 19,5 0,36 5,85 0,71 1,1 87,2 V V V
x0-12 2,2 18,4 19,0 0,1 39,6 19,9 0,37 5,85 0,71 1,1 106,8 V V V
x0-13 1,8 45,6 19,0 0,0 66,4 33,2 0,61 5,85 0,71 1,1 225,0 V V V
x0-14 -0,9 222,7 19,0 0,1 214,5 107,3 1,98 5,85 0,27 0,4 28,5 V V V
x0-15 0,4 136,3 19,0 0,1 155,7 77,9 1,44 5,85 0,39 0,6 129,8 V F V
x0-16 -0,9 222,7 19,0 0,1 214,5 107,3 1,98 5,85 0,27 0,4 28,5 V V V
x0-17 1,8 45,6 19,0 0,0 66,4 33,2 0,61 5,85 0,71 1,1 225,0 V V V
x0-18 2,2 18,4 19,0 0,1 39,6 19,9 0,37 5,85 0,71 1,1 106,8 V V V
x0-19 2,2 17,7 19,0 0,0 38,9 19,5 0,36 5,85 0,71 1,1 87,2 V V V
x0-20 0,0 72,7 19,0 0,0 91,7 45,9 0,85 5,85 0,55 0,9 106,5 V V V
x0-21 0,0 308,1 19,0 0,7 214,5 108,0 1,98 5,85 0,27 0,4 14,9 V V V
x0-22 0,0 97,6 19,0 0,0 116,6 58,4 1,08 5,85 0,55 0,9 122,6 V V V
x0-23 0,0 97,6 19,0 0,0 116,6 58,4 1,08 5,85 0,55 0,9 122,6 V V V
x0-24 0,0 308,1 19,0 0,7 214,5 108,0 1,98 5,85 0,27 0,4 14,9 V V V
x0-25 0,0 72,7 19,0 0,0 91,7 45,9 0,85 5,85 0,55 0,9 106,5 V V V

 C9
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
x0-26 5,0 36,0 19,0 0,0 60,0 30,1 0,55 5,85 0,71 1,1 56,1 V V V
x0-27 4,3 54,5 19,0 0,0 77,8 38,9 0,72 5,85 0,71 1,1 83,1 V V V
x0-28 4,2 54,9 19,0 0,1 78,2 39,1 0,72 5,85 0,71 1,1 83,7 V V V
x0-29 3,8 66,5 19,0 0,0 89,3 44,7 0,82 5,85 0,55 0,9 35,1 V V V
x0-30 3,5 72,9 19,0 0,0 95,5 47,8 0,88 5,85 0,55 0,9 30,4 V V V
x0-31 4,2 54,9 19,0 0,0 78,1 39,1 0,72 5,85 0,71 1,1 45,7 V V V
x0-32 5,1 34,5 19,0 0,0 58,5 29,3 0,54 5,85 0,71 1,1 57,3 V V V
x0-33 4,6 47,1 19,0 0,0 70,6 35,4 0,65 5,85 0,71 1,1 35,3 V V V
x0-34 4,8 40,2 19,0 0,0 64,1 32,1 0,59 5,85 0,71 1,1 72,1 V V V
x0-35 5,3 29,8 19,0 0,0 54,0 27,1 0,50 5,85 0,71 1,1 77,4 V V V
x0-36 5,3 29,8 19,0 0,0 54,0 27,1 0,50 5,85 0,71 1,1 77,4 V V V
x0-37 4,8 40,2 19,0 0,0 64,1 32,1 0,59 5,85 0,71 1,1 72,1 V V V
x0-38 4,6 47,1 19,0 0,0 70,6 35,4 0,65 5,85 0,71 1,1 35,3 V V V
x0-39 5,1 34,5 19,0 0,0 58,5 29,3 0,54 5,85 0,71 1,1 57,3 V V V
x0-40 4,2 54,9 19,0 0,0 78,1 39,1 0,72 5,85 0,71 1,1 45,7 V V V
x0-41 3,5 72,9 19,0 0,0 95,5 47,8 0,88 5,85 0,55 0,9 30,4 V V V
x0-42 3,8 66,5 19,0 0,0 89,3 44,7 0,82 5,85 0,55 0,9 35,1 V V V
x0-43 4,2 54,9 19,0 0,1 78,2 39,1 0,72 5,85 0,71 1,1 83,7 V V V
x0-44 4,3 54,5 19,0 0,0 77,8 38,9 0,72 5,85 0,71 1,1 83,1 V V V
x0-45 5,0 36,0 19,0 0,0 60,0 30,1 0,55 5,85 0,71 1,1 56,1 V V V
x0-46 0,4 61,3 19,0 0,0 80,7 40,4 0,57 4,47 0,71 1,1 148,8 V V V
y0-1 4,7 44,2 19,0 0,0 67,9 34,0 0,63 5,85 0,71 1,1 212,0 V V V
y0-2 4,5 49,7 19,0 0,1 73,2 36,7 0,68 5,85 0,71 1,1 68,8 V V V
y0-3 3,2 81,4 19,0 0,0 103,6 51,8 0,96 5,85 0,55 0,9 53,1 V V V
y0-4 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 501,8 V V V
y0-5 0,0 337,6 19,0 0,5 214,5 107,8 1,98 5,85 0,27 0,4 -6,4 V V V
y0-6 4,8 41,7 19,0 0,0 65,4 32,8 0,60 5,85 0,71 1,1 72,7 V V V
y0-7 4,2 55,9 19,0 0,1 79,1 39,6 0,73 5,85 0,71 1,1 62,3 V V V
y0-8 4,2 57,1 19,0 0,1 80,3 40,2 0,74 5,85 0,71 1,1 63,2 V V V
y0-9 2,6 96,2 19,0 0,1 117,7 58,9 1,09 5,85 0,55 0,9 34,3 V V V
y0-10 0,0 362,5 19,0 0,5 214,5 107,8 1,98 5,85 0,27 0,4 -6,4 V V V
y0-11 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 497,9 V V V
y0-12 7,5 0,0 19,0 0,1 26,5 13,3 0,19 4,47 0,97 1,5 72,3 V V V
y0-13 7,5 0,0 19,0 0,1 26,5 13,3 0,19 4,47 0,97 1,5 291,4 V V V
y0-14 7,5 0,0 19,0 0,1 26,5 13,3 0,19 4,47 0,97 1,5 44,1 V V V
y0-15 0,0 279,6 19,0 0,5 214,5 107,8 1,98 5,85 0,27 0,4 -6,4 V V V
y0-16 0,0 8,1 19,0 0,0 27,1 13,6 0,25 5,85 0,71 1,1 282,8 V V V
y0-17 0,0 8,1 19,0 0,0 27,1 13,6 0,25 5,85 0,71 1,1 282,8 V V V
y0-18 0,0 279,6 19,0 0,5 214,5 107,8 1,98 5,85 0,27 0,4 -6,4 V V V
y0-19 7,5 0,0 19,0 0,1 26,5 13,3 0,19 4,47 0,97 1,5 44,1 V V V
y0-20 7,5 0,0 19,0 0,1 26,5 13,3 0,19 4,47 0,97 1,5 291,4 V V V
y0-21 7,5 0,0 19,0 0,1 26,5 13,3 0,19 4,47 0,97 1,5 72,3 V V V

C10 
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
y0-22 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 497,9 V V V
y0-23 0,0 362,5 19,0 0,5 214,5 107,8 1,98 5,85 0,27 0,4 -6,4 V V V
y0-24 2,6 96,2 19,0 0,1 117,7 58,9 1,09 5,85 0,55 0,9 34,3 V V V
y0-25 4,2 58,6 19,0 0,1 81,8 41,0 0,76 5,85 0,55 0,9 34,0 V V V
y0-26 4,2 57,4 19,0 0,1 80,6 40,4 0,74 5,85 0,71 1,1 62,3 V V V
y0-27 4,8 42,8 19,0 0,0 66,5 33,3 0,61 5,85 0,71 1,1 72,7 V V V
y0-28 0,0 337,6 19,0 0,5 214,5 107,8 1,98 5,85 0,27 0,4 -6,4 V V V
y0-29 6,5 0,0 19,0 0,0 25,5 12,8 0,24 5,85 0,97 1,5 501,8 V V V
y0-30 3,2 81,4 19,0 0,0 103,6 51,8 0,96 5,85 0,55 0,9 53,1 V V V
y0-31 4,5 49,7 19,0 0,1 73,2 36,7 0,68 5,85 0,71 1,1 68,8 V V V
y0-32 4,7 44,2 19,0 0,0 67,9 34,0 0,63 5,85 0,71 1,1 212,0 V V V
x1-1 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 28,2 V V V
x1-2 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 23,3 V V V
x1-3 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 23,7 V V V
x1-4 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 31,3 V V V
x1-5 0,0 23,2 24,0 0,0 47,2 23,6 0,44 7,38 0,71 1,1 144,7 V F V
x1-6 0,0 37,8 24,0 0,1 61,8 31,0 0,57 7,38 0,71 1,1 126,4 V F V
x1-7 0,0 18,9 24,0 0,1 42,9 21,5 0,40 7,38 0,71 1,1 124,9 V F V
x1-8 0,0 18,9 24,0 0,1 42,9 21,5 0,40 7,38 0,71 1,1 124,9 V F V
x1-9 0,0 37,8 24,0 0,1 61,8 31,0 0,57 7,38 0,71 1,1 126,4 V F V
x1-10 0,0 23,2 24,0 0,0 47,2 23,6 0,44 7,38 0,71 1,1 144,7 V F V
x1-11 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 31,3 V V V
x1-12 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 23,7 V V V
x1-13 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 23,3 V V V
x1-14 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 28,2 V V V
x1-15 0,0 10,3 24,0 0,0 34,3 17,2 0,40 9,23 0,61 1,0 48,3 V V V
x1-16 0,0 11,0 24,0 0,0 35,0 17,5 0,40 9,23 0,61 1,0 53,2 V V V
x1-17 0,0 42,0 24,0 0,0 66,0 33,0 0,76 9,23 0,45 0,7 68,9 V F V
x1-18 0,0 230,0 24,0 0,4 171,6 86,2 1,98 9,23 0,16 0,2 -20,8 V V V
x1-19 0,0 107,8 24,0 0,0 131,8 65,9 1,52 9,23 0,27 0,4 8,9 V V V
x1-20 0,0 107,8 24,0 0,0 131,8 65,9 1,52 9,23 0,27 0,4 8,9 V V V
x1-21 0,0 230,0 24,0 0,4 171,6 86,2 1,98 9,23 0,16 0,2 -20,8 V V V
x1-22 0,0 42,0 24,0 0,0 66,0 33,0 0,76 9,23 0,45 0,7 68,9 V F V
x1-23 0,0 11,0 24,0 0,0 35,0 17,5 0,40 9,23 0,61 1,0 53,2 V V V
x1-24 0,0 10,3 24,0 0,0 34,3 17,2 0,40 9,23 0,61 1,0 48,3 V V V
x1-25 0,0 61,9 24,0 0,0 85,9 43,0 0,99 9,23 0,45 0,7 36,6 V V V
x1-26 0,0 318,0 24,0 0,4 171,6 86,2 1,98 9,23 0,16 0,2 -26,0 V V V
x1-27 0,0 80,1 24,0 0,0 104,1 52,1 1,20 9,23 0,45 0,7 61,2 V F V
x1-28 0,0 80,1 24,0 0,0 104,1 52,1 1,20 9,23 0,45 0,7 61,2 V F V
x1-29 0,0 318,0 24,0 0,4 171,6 86,2 1,98 9,23 0,16 0,2 -26,0 V V V
x1-30 0,0 61,9 24,0 0,0 85,9 43,0 0,99 9,23 0,45 0,7 36,6 V V V
x1-31 0,0 25,2 24,0 0,0 49,2 24,7 0,57 9,23 0,61 1,0 30,7 V V V

 C11
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
x1-32 0,0 39,5 24,0 0,0 63,5 31,8 0,73 9,23 0,61 1,0 44,7 V V V
x1-33 0,0 32,9 24,0 0,0 56,9 28,5 0,66 9,23 0,61 1,0 45,3 V V V
x1-34 0,0 39,7 24,0 0,1 63,7 31,9 0,73 9,23 0,61 1,0 35,2 V V V
x1-35 0,0 44,8 24,0 0,0 68,8 34,5 0,79 9,23 0,45 0,7 12,5 V V F
x1-36 0,0 36,3 24,0 0,0 60,3 30,2 0,70 9,23 0,61 1,0 23,4 V V V
x1-37 0,0 20,4 24,0 0,0 44,4 22,3 0,51 9,23 0,61 1,0 35,0 V V V
x1-38 0,0 24,3 24,0 0,1 48,3 24,2 0,56 9,23 0,61 1,0 49,8 V F V
x1-39 0,0 22,2 24,0 0,1 46,2 23,2 0,53 9,23 0,61 1,0 67,2 V F V
x1-40 0,0 17,6 24,0 0,0 41,6 20,9 0,48 9,23 0,61 1,0 42,0 V V V
x1-41 0,0 17,6 24,0 0,0 41,6 20,9 0,48 9,23 0,61 1,0 42,0 V V V
x1-42 0,0 22,2 24,0 0,1 46,2 23,2 0,53 9,23 0,61 1,0 67,2 V F V
x1-43 0,0 24,3 24,0 0,1 48,3 24,2 0,56 9,23 0,61 1,0 49,8 V F V
x1-44 0,0 20,4 24,0 0,0 44,4 22,3 0,51 9,23 0,61 1,0 35,0 V V V
x1-45 0,0 36,3 24,0 0,0 60,3 30,2 0,70 9,23 0,61 1,0 23,4 V V V
x1-46 0,0 44,8 24,0 0,0 68,8 34,5 0,79 9,23 0,45 0,7 12,5 V V F
x1-47 0,0 39,7 24,0 0,1 63,7 31,9 0,73 9,23 0,61 1,0 35,2 V V V
x1-48 0,0 32,9 24,0 0,0 56,9 28,5 0,66 9,23 0,61 1,0 45,3 V V V
x1-49 0,0 39,5 24,0 0,0 63,5 31,8 0,73 9,23 0,61 1,0 44,7 V V V
x1-50 0,0 25,2 24,0 0,0 49,2 24,7 0,57 9,23 0,61 1,0 30,7 V V V
y1-1 0,0 27,1 24,0 0,0 51,1 25,6 0,59 9,23 0,61 1,0 115,3 V F V
y1-2 0,0 30,1 24,0 0,1 54,1 27,1 0,62 9,23 0,61 1,0 37,2 V V V
y1-3 0,0 48,8 24,0 0,1 72,8 36,5 0,84 9,23 0,45 0,7 13,8 V V F
y1-4 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 228,6 V F V
y1-5 0,0 281,5 24,0 0,7 171,6 86,5 1,98 9,23 0,16 0,2 -31,4 V V V
y1-6 0,0 27,3 24,0 0,0 51,3 25,7 0,59 9,23 0,61 1,0 107,0 V F V
y1-7 0,0 35,1 24,0 0,1 59,1 29,6 0,68 9,23 0,61 1,0 30,1 V V V
y1-8 0,0 57,0 24,0 0,1 81,0 40,5 0,93 9,23 0,45 0,7 13,7 V V F
y1-9 0,0 302,5 24,0 0,7 171,6 86,5 1,98 9,23 0,16 0,2 -31,4 V V V
y1-10 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 230,1 V F V
y1-11 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 27,7 V V V
y1-12 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 72,0 V V V
y1-13 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 64,5 V V V
y1-14 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 38,7 V V V
y1-15 0,0 237,7 24,0 0,7 171,6 86,5 1,98 9,23 0,16 0,2 -31,4 V V V
y1-16 0,0 4,9 24,0 0,0 28,9 14,5 0,33 9,23 0,61 1,0 153,1 V F V
y1-17 0,0 4,9 24,0 0,0 28,9 14,5 0,33 9,23 0,61 1,0 153,1 V F V
y1-18 0,0 237,7 24,0 0,7 171,6 86,5 1,98 9,23 0,16 0,2 -31,4 V V V
y1-19 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 38,7 V V V
y1-20 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 64,5 V V V
y1-21 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 72,0 V V V
y1-22 0,0 0,0 24,0 0,1 24,0 12,1 0,22 7,38 0,97 1,5 27,7 V V V
y1-23 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 230,1 V F V

C12 
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
y1-24 0,0 302,5 24,0 0,7 171,6 86,5 1,98 9,23 0,16 0,2 -31,4 V V V
y1-25 0,0 79,4 24,0 0,1 103,4 51,7 1,19 9,23 0,45 0,7 13,7 V V F
y1-26 0,0 48,9 24,0 0,1 72,9 36,5 0,84 9,23 0,45 0,7 8,7 V V F
y1-27 0,0 38,0 24,0 0,0 62,0 31,1 0,72 9,23 0,61 1,0 107,0 V F V
y1-28 0,0 281,5 24,0 0,7 171,6 86,5 1,98 9,23 0,16 0,2 -31,4 V V V
y1-29 0,0 0,0 24,0 0,0 24,0 12,0 0,28 9,23 0,61 1,0 228,6 V F V
y1-30 0,0 48,8 24,0 0,1 72,8 36,5 0,84 9,23 0,45 0,7 13,8 V V F
y1-31 0,0 30,1 24,0 0,1 54,1 27,1 0,62 9,23 0,61 1,0 37,2 V V V
y1-32 0,0 27,1 24,0 0,0 51,1 25,6 0,59 9,23 0,61 1,0 115,3 V F V
x2-1 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 28,2 V V V
x2-2 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 26,4 V V V
x2-3 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 26,4 V V V
x2-4 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 28,4 V V V
x2-5 0,0 40,5 23,0 0,1 63,5 31,8 0,59 7,08 0,71 1,1 111,4 V V V
x2-6 0,0 60,9 23,0 0,1 83,9 42,0 0,77 7,08 0,55 0,9 90,3 V V V
x2-7 0,0 32,2 23,0 0,1 55,2 27,7 0,51 7,08 0,71 1,1 101,2 V V V
x2-8 0,0 32,2 23,0 0,1 55,2 27,7 0,51 7,08 0,71 1,1 101,2 V V V
x2-9 0,0 60,9 23,0 0,1 83,9 42,0 0,77 7,08 0,55 0,9 90,3 V V V
x2-10 0,0 40,5 23,0 0,1 63,5 31,8 0,59 7,08 0,71 1,1 111,4 V V V
x2-11 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 28,4 V V V
x2-12 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 26,4 V V V
x2-13 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 26,4 V V V
x2-14 5,3 0,0 23,0 0,1 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 28,2 V V V
x2-15 4,2 19,1 23,0 0,1 46,2 23,2 0,53 8,85 0,61 1,0 39,0 V V V
x2-16 4,1 20,5 23,0 0,1 47,6 23,9 0,55 8,85 0,61 1,0 48,9 V V V
x2-17 2,3 72,1 23,0 0,0 97,4 48,8 1,12 8,85 0,45 0,7 69,3 V F V
x2-18 -11,0 402,4 23,0 0,5 171,6 86,3 1,98 8,85 0,16 0,2 0,3 V V V
x2-19 -1,8 175,6 23,0 0,6 171,6 86,4 1,98 8,85 0,16 0,2 4,6 V V V
x2-20 -1,8 175,6 23,0 0,6 171,6 86,4 1,98 8,85 0,16 0,2 4,6 V V V
x2-21 -11,0 402,4 23,0 0,5 171,6 86,3 1,98 8,85 0,16 0,2 0,3 V V V
x2-22 2,3 72,1 23,0 0,0 97,4 48,8 1,12 8,85 0,45 0,7 69,3 V F V
x2-23 4,1 20,5 23,0 0,1 47,6 23,9 0,55 8,85 0,61 1,0 48,9 V V V
x2-24 4,2 19,1 23,0 0,1 46,2 23,2 0,53 8,85 0,61 1,0 39,0 V V V
x2-25 0,0 115,7 23,0 0,1 138,7 69,4 1,60 8,85 0,27 0,4 25,0 V V V
x2-26 0,0 552,0 23,0 0,5 171,6 86,3 1,98 8,85 0,16 0,2 -1,2 V V V
x2-27 0,0 133,9 23,0 0,0 156,9 78,5 1,81 8,85 0,16 0,2 14,6 V V V
x2-28 0,0 133,9 23,0 0,0 156,9 78,5 1,81 8,85 0,16 0,2 14,6 V V V
x2-29 0,0 552,0 23,0 0,5 171,6 86,3 1,98 8,85 0,16 0,2 -1,2 V V V
x2-30 0,0 115,7 23,0 0,1 138,7 69,4 1,60 8,85 0,27 0,4 25,0 V V V
x2-31 2,6 47,3 23,0 0,1 72,9 36,5 0,84 8,85 0,45 0,7 23,5 V V V
x2-32 1,0 75,1 23,0 0,1 99,1 49,6 1,14 8,85 0,45 0,7 34,7 V V V
x2-33 1,7 62,5 23,0 0,1 87,2 43,7 1,01 8,85 0,45 0,7 34,5 V V V

 C13
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
x2-34 0,9 76,5 23,0 0,1 100,5 50,3 1,16 8,85 0,45 0,7 27,7 V V V
x2-35 0,4 85,8 23,0 0,1 109,2 54,7 1,26 8,85 0,27 0,4 12,0 V V F
x2-36 1,4 68,8 23,0 0,1 93,1 46,6 1,07 8,85 0,45 0,7 17,3 V V V
x2-37 3,1 38,6 23,0 0,1 64,7 32,4 0,75 8,85 0,61 1,0 29,8 V V V
x2-38 2,7 44,5 23,0 0,1 70,2 35,2 0,81 8,85 0,45 0,7 35,6 V V V
x2-39 2,9 41,0 23,0 0,1 66,9 33,5 0,77 8,85 0,45 0,7 47,2 V F V
x2-40 3,4 33,6 23,0 0,1 59,9 30,0 0,69 8,85 0,61 1,0 34,7 V V V
x2-41 3,4 33,6 23,0 0,1 59,9 30,0 0,69 8,85 0,61 1,0 34,7 V V V
x2-42 2,9 41,0 23,0 0,1 66,9 33,5 0,77 8,85 0,45 0,7 47,2 V F V
x2-43 2,7 44,5 23,0 0,1 70,2 35,2 0,81 8,85 0,45 0,7 35,6 V V V
x2-44 3,1 38,6 23,0 0,1 64,7 32,4 0,75 8,85 0,61 1,0 29,8 V V V
x2-45 1,4 68,8 23,0 0,1 93,1 46,6 1,07 8,85 0,45 0,7 17,3 V V V
x2-46 0,4 85,8 23,0 0,1 109,2 54,7 1,26 8,85 0,27 0,4 12,0 V V F
x2-47 0,9 76,5 23,0 0,1 100,5 50,3 1,16 8,85 0,45 0,7 27,7 V V V
x2-48 1,7 62,5 23,0 0,1 87,2 43,7 1,01 8,85 0,45 0,7 34,5 V V V
x2-49 1,0 75,1 23,0 0,1 99,1 49,6 1,14 8,85 0,45 0,7 34,7 V V V
x2-50 2,6 47,3 23,0 0,1 72,9 36,5 0,84 8,85 0,45 0,7 23,5 V V V
y2-1 2,6 48,0 23,0 0,0 73,5 36,8 0,85 8,85 0,45 0,7 77,7 V F V
y2-2 2,1 56,9 23,0 0,1 81,9 41,0 0,95 8,85 0,45 0,7 30,1 V V V
y2-3 0,2 89,7 23,0 0,1 112,9 56,5 1,30 8,85 0,27 0,4 10,6 V V F
y2-4 5,3 0,0 23,0 0,0 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 175,2 V F V
y2-5 0,0 488,7 23,0 0,8 171,6 86,6 1,98 8,85 0,16 0,2 -3,0 V V V
y2-6 2,5 48,5 23,0 0,0 74,0 37,1 0,85 8,85 0,45 0,7 72,0 V V V
y2-7 1,5 67,1 23,0 0,1 91,6 45,9 1,06 8,85 0,45 0,7 24,9 V V V
y2-8 -0,7 106,4 23,0 0,1 128,7 64,4 1,49 8,85 0,27 0,4 10,5 V V V
y2-9 0,0 525,0 23,0 0,8 171,6 86,6 1,98 8,85 0,16 0,2 -3,0 V V V
y2-10 5,3 0,0 23,0 0,0 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 168,6 V F V
y2-11 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 21,0 V V V
y2-12 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 53,1 V V V
y2-13 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 52,0 V V V
y2-14 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 29,6 V V V
y2-15 0,0 412,6 23,0 0,8 171,6 86,6 1,98 8,85 0,16 0,2 -3,0 V V V
y2-16 6,1 8,9 23,0 0,0 38,0 19,1 0,44 8,85 0,61 1,0 113,2 V F V
y2-17 6,1 8,9 23,0 0,0 38,0 19,1 0,44 8,85 0,61 1,0 113,2 V F V
y2-18 0,0 412,6 23,0 0,8 171,6 86,6 1,98 8,85 0,16 0,2 -3,0 V V V
y2-19 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 29,6 V V V
y2-20 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 52,0 V V V
y2-21 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 53,1 V V V
y2-22 0,0 0,0 23,0 0,1 23,0 11,6 0,21 7,08 0,97 1,5 21,0 V V V
y2-23 5,3 0,0 23,0 0,0 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 168,6 V F V
y2-24 0,0 525,0 23,0 0,8 171,6 86,6 1,98 8,85 0,16 0,2 -3,0 V V V
y2-25 -0,7 106,4 23,0 0,1 128,7 64,4 1,49 8,85 0,27 0,4 10,5 V V V

C14 
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
y2-26 1,5 67,1 23,0 0,1 91,6 45,9 1,06 8,85 0,45 0,7 24,9 V V V
y2-27 2,5 48,5 23,0 0,0 74,0 37,1 0,85 8,85 0,45 0,7 72,0 V V V
y2-28 0,0 488,7 23,0 0,8 171,6 86,6 1,98 8,85 0,16 0,2 -3,0 V V V
y2-29 5,3 0,0 23,0 0,0 28,3 14,2 0,33 8,85 0,61 1,0 175,2 V F V
y2-30 0,2 89,7 23,0 0,1 112,9 56,5 1,30 8,85 0,27 0,4 10,6 V V F
y2-31 2,1 56,9 23,0 0,1 81,9 41,0 0,95 8,85 0,45 0,7 30,1 V V V
y2-32 2,6 48,0 23,0 0,0 73,5 36,8 0,85 8,85 0,45 0,7 77,7 V F V
x3-1 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,9 V V V
x3-2 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,2 V V V
x3-3 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,1 V V V
x3-4 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,9 V V V
x3-5 0,0 223,5 18,0 0,1 214,5 107,4 1,98 5,54 0,27 0,4 44,3 V V V
x3-6 0,0 272,7 18,0 0,2 214,5 107,5 1,98 5,54 0,27 0,4 39,3 V F V
x3-7 0,0 263,9 18,0 0,2 214,5 107,5 1,98 5,54 0,27 0,4 38,8 V F V
x3-8 0,0 263,9 18,0 0,2 214,5 107,5 1,98 5,54 0,27 0,4 38,8 V F V
x3-9 0,0 272,7 18,0 0,2 214,5 107,5 1,98 5,54 0,27 0,4 39,3 V F V
x3-10 0,0 223,5 18,0 0,1 214,5 107,4 1,98 5,54 0,27 0,4 44,3 V V V
x3-11 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,9 V V V
x3-12 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,1 V V V
x3-13 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,2 V V V
x3-14 0,0 0,0 18,0 0,1 18,0 9,1 0,28 9,35 0,61 1,0 8,9 V V V
x3-15 0,0 94,0 18,0 0,1 112,0 56,1 1,75 9,35 0,27 0,4 9,6 V V V
x3-16 0,0 108,8 18,0 0,1 126,8 63,5 1,98 9,35 0,16 0,2 8,0 V F V
x3-17 0,0 120,8 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,0 V V V
x3-18 0,0 429,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,9 V V V
x3-19 0,0 1580,5 18,0 0,6 127,1 64,1 1,98 9,35 0,16 0,2 1,6 V V V
x3-20 0,0 1573,0 18,0 0,6 127,1 64,1 1,98 9,35 0,16 0,2 1,5 V V V
x3-21 0,0 1573,0 18,0 0,6 127,1 64,1 1,98 9,35 0,16 0,2 1,5 V V V
x3-22 0,0 1580,5 18,0 0,6 127,1 64,1 1,98 9,35 0,16 0,2 1,6 V V V
x3-23 0,0 429,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,9 V V V
x3-24 0,0 120,8 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,0 V V V
x3-25 0,0 108,8 18,0 0,1 126,8 63,5 1,98 9,35 0,16 0,2 8,0 V F V
x3-26 0,0 94,0 18,0 0,1 112,0 56,1 1,75 9,35 0,27 0,4 9,6 V V V
x3-27 0,0 366,4 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 7,7 V V V
x3-28 0,0 2074,8 18,0 0,6 127,1 64,1 1,98 9,35 0,16 0,2 1,7 V V V
x3-29 0,0 280,3 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 8,4 V V V
x3-30 0,0 451,3 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 11,0 V F V
x3-31 0,0 451,3 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 11,0 V F V
x3-32 0,0 280,3 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 8,4 V V V
x3-33 0,0 2074,8 18,0 0,6 127,1 64,1 1,98 9,35 0,16 0,2 1,7 V V V
x3-34 0,0 366,4 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 7,7 V V V
x3-35 0,0 236,9 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,8 V V V

 C15
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
x3-36 0,0 326,2 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,8 V F F
x3-37 0,0 329,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,8 V F F
x3-38 0,0 401,9 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,4 V V F
x3-39 0,0 434,2 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,1 V V F
x3-40 0,0 348,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 3,7 V V F
x3-41 0,0 218,5 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,6 V V V
x3-42 0,0 226,8 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 7,2 V F F
x3-43 0,0 206,4 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 9,7 V F V
x3-44 0,0 168,9 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,4 V V V
x3-45 0,0 168,9 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,4 V V V
x3-46 0,0 206,4 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 9,7 V F V
x3-47 0,0 226,8 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 7,2 V F F
x3-48 0,0 218,5 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,6 V V V
x3-49 0,0 348,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 3,7 V V F
x3-50 0,0 434,2 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,1 V V F
x3-51 0,0 401,9 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,4 V V F
x3-52 0,0 329,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,8 V F F
x3-53 0,0 326,2 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 6,8 V F F
x3-54 0,0 236,9 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,8 V V V
y3-1 0,0 237,6 18,0 0,0 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 16,7 V F V
y3-2 0,0 304,2 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,8 V F V
y3-3 0,0 416,3 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,7 V V V
y3-4 0,0 292,6 18,0 0,0 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 1,9 V V V
y3-5 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 10,2 V V V
y3-6 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 37,2 V F V
y3-7 0,0 1836,9 18,0 0,7 127,1 64,2 1,98 9,35 0,16 0,2 1,4 V V V
y3-8 0,0 238,2 18,0 0,0 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 15,7 V F V
y3-9 0,0 356,8 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,8 V V F
y3-10 0,0 581,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,0 V V V
y3-11 0,0 1972,7 18,0 0,7 127,1 64,2 1,98 9,35 0,16 0,2 1,4 V V V
y3-12 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 29,4 V F V
y3-14 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 7,8 V V V
y3-15 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 18,1 V V V
y3-16 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 22,5 V V V
y3-17 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 22,7 V V V
y3-18 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 12,8 V V V
y3-19 0,0 891,9 18,0 0,7 127,1 64,2 1,98 9,35 0,16 0,2 1,4 V V V
y3-20 0,0 42,1 18,0 0,0 60,1 30,1 0,94 9,35 0,45 0,7 33,4 V F V
y3-21 0,0 42,1 18,0 0,0 60,1 30,1 0,94 9,35 0,45 0,7 33,4 V F V
y3-22 0,0 891,9 18,0 0,7 127,1 64,2 1,98 9,35 0,16 0,2 1,4 V V V
y3-23 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 12,8 V V V
y3-24 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 22,7 V V V

C16 
Pressoflessione fuori piano Verifiche
Setto es1 es2 ea ev e1 e2 m λ φ fd,rid Mu,fp Mu,np > MEd Vt > VEd Mu,fp > MEd
[mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [mm] [-] [-] [-] [MPa] [kNm]
y3-25 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 22,5 V V V
y3-26 0,0 0,0 18,0 0,2 18,0 9,2 0,17 5,54 0,97 1,5 18,1 V V V
y3-27 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 7,8 V V V
y3-29 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 29,4 V F V
y3-30 0,0 1972,7 18,0 0,7 127,1 64,2 1,98 9,35 0,16 0,2 1,4 V V V
y3-31 0,0 581,7 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,0 V V V
y3-32 0,0 356,8 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,8 V V F
y3-33 0,0 238,2 18,0 0,0 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 15,7 V F V
y3-34 0,0 1836,9 18,0 0,7 127,1 64,2 1,98 9,35 0,16 0,2 1,4 V V V
y3-35 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 37,2 V F V
y3-36 0,0 0,0 18,0 0,0 18,0 9,0 0,28 9,35 0,61 1,0 10,2 V V V
y3-37 0,0 292,6 18,0 0,0 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 1,9 V V V
y3-38 0,0 416,3 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 4,7 V V V
y3-39 0,0 304,2 18,0 0,1 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 5,8 V F V
y3-40 0,0 237,6 18,0 0,0 127,1 63,6 1,98 9,35 0,16 0,2 16,7 V F V

Tabella C2 | Verifica a taglio

Architrave VEd MEd Vt Hp Mu Vp VRd VRd > VEd


[kN] [kNm] [kN] [kN] [kNm] [kN] [kN]
ax0-1 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ax0-2 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ax0-3 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 156,8 36,8 V
ax0-4 14,3 3,1 36,8 147,0 106,6 164,0 36,8 V
ax0-5 19,6 4,5 48,1 192,3 139,4 205,0 48,1 V
ax0-6 19,6 4,5 48,1 192,3 139,4 205,0 48,1 V
ax0-7 14,3 3,1 36,8 147,0 106,6 164,0 36,8 V
ax0-8 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 156,8 36,8 V
ax0-9 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ax0-10 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ax0-11 16,1 3,9 36,8 147,0 106,6 146,0 36,8 V
ax0-12 16,1 3,9 36,8 147,0 106,6 146,0 36,8 V
ax0-13 16,1 3,9 36,8 147,0 106,6 146,0 36,8 V
ax0-14 23,8 8,6 36,8 147,0 106,6 98,7 36,8 V
ax0-15 23,8 8,6 36,8 147,0 106,6 98,7 36,8 V
ax0-16 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 156,8 36,8 V
ax0-17 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 73,1 36,8 V
ax0-18 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 156,8 36,8 V
ax0-19 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 156,8 36,8 V
ax0-20 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 73,1 36,8 V
ax0-21 15,0 3,4 36,8 147,0 106,6 156,8 36,8 V
ax0-22 23,8 8,6 36,8 147,0 106,6 98,7 36,8 V

 C17
Architrave VEd MEd Vt Hp Mu Vp VRd VRd > VEd
[kN] [kNm] [kN] [kN] [kNm] [kN] [kN]
ax0-23 23,8 8,6 36,8 147,0 106,6 98,7 36,8 V
ax0-24 16,1 3,9 36,8 147,0 106,6 146,0 36,8 V
ax0-25 16,1 3,9 36,8 147,0 106,6 146,0 36,8 V
ax0-26 16,1 3,9 36,8 147,0 106,6 146,0 36,8 V
ay0-1 12,7 2,4 36,8 147,0 106,6 185,4 36,8 V
ay0-2 12,7 2,4 36,8 147,0 106,6 177,7 36,8 V
ay0-3 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ay0-4 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ay0-5 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ay0-6 10,1 1,2 48,1 192,3 139,4 398,3 48,1 V
ay0-7 10,1 1,2 48,1 192,3 139,4 398,3 48,1 V
ay0-8 10,1 1,2 48,1 192,3 139,4 398,3 48,1 V
ay0-9 10,1 1,2 48,1 192,3 139,4 398,3 48,1 V
ay0-10 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ay0-11 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ay0-12 13,9 2,9 36,8 147,0 106,6 169,2 36,8 V
ay0-13 12,7 2,4 36,8 147,0 106,6 177,7 36,8 V
ay0-14 12,7 2,4 36,8 147,0 106,6 185,4 36,8 V
ax1-1 37,3 16,9 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ax1-2 25,1 9,2 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ax1-3 188,3 118,4 68,0 271,8 278,6 381,7 68,0 F
ax1-4 188,3 118,4 68,0 271,8 278,6 381,7 68,0 F
ax1-5 25,1 9,2 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ax1-6 37,3 16,9 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ax1-7 20,7 6,4 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-8 18,0 4,7 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-9 18,0 4,7 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-10 20,7 6,4 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-11 29,0 12,3 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-12 22,1 7,3 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-13 22,3 7,4 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-14 27,4 10,2 52,0 207,9 213,1 197,3 52,0 V
ax1-15 28,2 11,1 52,0 207,9 213,1 197,3 52,0 V
ax1-16 63,8 35,7 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 F
ax1-17 24,0 8,7 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ax1-18 55,3 29,9 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 F
ax1-19 55,3 29,9 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 F
ax1-20 24,0 8,7 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ax1-21 63,8 35,7 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 F
ax1-22 28,2 11,1 52,0 207,9 213,1 197,3 52,0 V
ax1-23 27,4 10,2 52,0 207,9 213,1 197,3 52,0 V
ax1-24 22,3 7,4 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ax1-25 22,1 7,3 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V

C18 
Architrave VEd MEd Vt Hp Mu Vp VRd VRd > VEd
[kN] [kNm] [kN] [kN] [kNm] [kN] [kN]
ax1-26 29,0 12,3 52,0 207,9 213,1 291,9 52,0 V
ay1-1 19,1 5,5 52,0 207,9 213,1 370,5 52,0 V
ay1-2 45,2 20,5 52,0 207,9 213,1 315,6 52,0 V
ay1-3 35,8 19,1 52,0 207,9 213,1 182,1 52,0 V
ay1-4 22,8 7,8 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ay1-5 24,9 9,1 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ay1-6 86,8 27,8 68,0 271,8 278,6 733,2 68,0 F
ay1-7 54,8 16,6 68,0 271,8 278,6 796,0 68,0 V
ay1-8 54,8 16,6 68,0 271,8 278,6 796,0 68,0 V
ay1-9 86,8 27,8 68,0 271,8 278,6 733,2 68,0 F
ay1-10 24,9 9,1 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ay1-11 22,8 7,8 52,0 207,9 213,1 313,3 52,0 V
ay1-12 19,1 5,5 52,0 207,9 213,1 182,1 52,0 V
ay1-13 45,2 20,5 52,0 207,9 213,1 315,6 52,0 V
ay1-14 35,8 19,1 52,0 207,9 213,1 370,5 52,0 V
ax2-1 42,8 19,1 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-2 23,8 7,1 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-3 30,6 11,4 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-4 124,3 73,0 62,1 248,4 304,3 416,9 62,1 F
ax2-5 51,1 24,1 62,1 248,4 304,3 416,9 62,1 V
ax2-6 27,2 6,6 62,1 248,4 304,3 416,9 62,1 V
ax2-7 51,1 24,1 62,1 248,4 304,3 416,9 62,1 V
ax2-8 124,3 73,0 62,1 248,4 304,3 416,9 62,1 F
ax2-9 30,6 11,4 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-10 23,8 7,1 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-11 42,8 19,1 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-12 27,0 9,2 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-13 45,4 21,1 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-14 45,4 21,1 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-15 27,0 9,2 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-16 53,5 28,5 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 F
ax2-17 35,0 15,0 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-18 22,4 5,8 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-19 36,1 15,8 49,7 198,7 243,4 225,4 49,7 V
ax2-20 37,8 17,6 49,7 198,7 243,4 225,4 49,7 V
ax2-21 37,3 16,2 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-22 23,4 6,7 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-23 24,3 7,3 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-24 24,3 7,3 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-25 23,4 6,7 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-26 37,3 16,2 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ax2-27 37,8 17,6 49,7 198,7 243,4 225,4 49,7 V
ax2-28 36,1 15,8 49,7 198,7 243,4 225,4 49,7 V

 C19
Architrave VEd MEd Vt Hp Mu Vp VRd VRd > VEd
[kN] [kNm] [kN] [kN] [kNm] [kN] [kN]
ax2-29 22,4 5,8 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-30 35,0 15,0 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 V
ax2-31 53,5 28,5 49,7 198,7 243,4 333,5 49,7 F
ay2-1 20,9 5,4 49,7 198,7 243,4 423,4 49,7 V
ay2-2 40,2 16,5 49,7 198,7 243,4 360,7 49,7 V
ay2-3 29,5 9,8 49,7 198,7 243,4 208,1 49,7 V
ay2-4 38,5 16,4 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ay2-5 22,6 6,4 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ay2-6 51,0 14,8 62,1 248,4 304,3 800,8 62,1 V
ay2-7 70,4 21,6 62,1 248,4 304,3 869,5 62,1 F
ay2-8 103,5 33,2 62,1 248,4 304,3 869,5 62,1 F
ay2-9 103,5 33,2 62,1 248,4 304,3 869,5 62,1 F
ay2-10 70,4 21,6 62,1 248,4 304,3 869,5 62,1 F
ay2-11 51,0 14,8 62,1 248,4 304,3 800,8 62,1 V
ay2-12 22,6 6,4 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ay2-13 38,5 16,4 49,7 198,7 243,4 358,0 49,7 V
ay2-14 20,9 5,4 49,7 198,7 243,4 208,1 49,7 V
ay2-15 40,2 16,5 49,7 198,7 243,4 360,7 49,7 V
ay2-16 29,5 9,8 49,7 198,7 243,4 423,4 49,7 V
ax3-1 29,6 13,6 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-2 16,0 5,1 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-3 20,5 7,9 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-4 79,0 43,9 53,2 212,9 223,6 306,3 53,2 F
ax3-5 47,4 23,3 53,2 212,9 223,6 306,3 53,2 V
ax3-6 23,3 5,7 53,2 212,9 223,6 306,3 53,2 V
ax3-7 47,4 23,3 53,2 212,9 223,6 306,3 53,2 V
ax3-8 79,0 43,9 53,2 212,9 223,6 306,3 53,2 F
ax3-9 20,5 7,9 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-10 16,0 5,1 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-11 29,6 13,6 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-12 20,5 8,1 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-13 41,7 21,8 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-14 41,7 21,8 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-15 20,5 8,1 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-16 40,1 22,5 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-17 24,4 11,1 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-18 14,9 4,2 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-19 22,6 9,7 42,6 170,4 178,9 165,6 42,6 V
ax3-20 24,4 11,7 42,6 170,4 178,9 165,6 42,6 V
ax3-21 15,2 4,5 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-22 16,7 5,5 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-23 19,0 7,1 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-24 19,0 7,1 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V

C20 
Architrave VEd MEd Vt Hp Mu Vp VRd VRd > VEd
[kN] [kNm] [kN] [kN] [kNm] [kN] [kN]
ax3-25 16,7 5,5 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-26 15,2 4,5 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ax3-27 24,4 11,7 42,6 170,4 178,9 165,6 42,6 V
ax3-28 22,6 9,7 42,6 170,4 178,9 165,6 42,6 V
ax3-29 14,9 4,2 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-30 24,4 11,1 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ax3-31 40,1 22,5 42,6 170,4 178,9 245,0 42,6 V
ay3-1 19,7 7,2 42,6 170,4 178,9 311,1 42,6 V
ay3-2 26,3 10,9 42,6 170,4 178,9 265,0 42,6 V
ay3-3 19,7 7,2 42,6 170,4 178,9 152,9 42,6 V
ay3-4 30,3 14,1 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ay3-5 16,6 5,5 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ay3-6 54,8 16,6 53,2 212,9 223,6 588,4 53,2 F
ay3-7 67,7 21,1 53,2 212,9 223,6 638,8 53,2 F
ay3-8 94,7 30,6 53,2 212,9 223,6 638,8 53,2 F
ay3-9 94,7 30,6 53,2 212,9 223,6 638,8 53,2 F
ay3-10 67,7 21,1 53,2 212,9 223,6 638,8 53,2 F
ay3-11 54,8 16,6 53,2 212,9 223,6 588,4 53,2 F
ay3-12 16,6 5,5 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ay3-13 30,3 14,1 42,6 170,4 178,9 263,0 42,6 V
ay3-14 19,7 7,2 42,6 170,4 178,9 152,9 42,6 V
ay3-15 26,3 10,9 42,6 170,4 178,9 265,0 42,6 V
ay3-16 19,7 7,2 42,6 170,4 178,9 311,1 42,6 V
ax4-1 10,4 4,4 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ax4-2 6,4 1,9 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ax4-3 7,8 2,7 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ax4-4 24,4 12,4 22,8 91,3 41,1 56,3 22,8 F
ax4-5 16,1 6,9 22,8 91,3 41,1 56,3 22,8 V
ax4-6 10,0 2,4 22,8 91,3 41,1 56,3 22,8 V
ax4-7 16,1 6,9 22,8 91,3 41,1 56,3 22,8 V
ax4-8 24,4 12,4 22,8 91,3 41,1 56,3 22,8 F
ax4-9 7,8 2,7 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ax4-10 6,4 1,9 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ax4-11 10,4 4,4 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ax4-12 7,7 2,7 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-13 12,5 5,8 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-14 12,5 5,8 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-15 7,7 2,7 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-16 13,6 7,0 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 F
ax4-17 8,9 3,6 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-18 6,3 1,7 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-19 9,3 3,7 13,5 54,1 24,3 22,5 13,5 V
ax4-20 9,8 4,3 13,5 54,1 24,3 22,5 13,5 V

 C21
Architrave VEd MEd Vt Hp Mu Vp VRd VRd > VEd
[kN] [kNm] [kN] [kN] [kNm] [kN] [kN]
ax4-21 6,3 1,8 13,5 54,1 24,3 357,7 13,5 V
ax4-22 6,8 2,1 13,5 54,1 24,3 357,7 13,5 V
ax4-23 7,1 2,3 13,5 54,1 24,3 357,7 13,5 V
ax4-24 7,1 2,3 13,5 54,1 24,3 357,7 13,5 V
ax4-25 6,8 2,1 13,5 54,1 24,3 357,7 13,5 V
ax4-26 6,3 1,8 13,5 54,1 24,3 357,7 13,5 V
ax4-27 9,8 4,3 13,5 54,1 24,3 22,5 13,5 V
ax4-28 9,3 3,7 13,5 54,1 24,3 22,5 13,5 V
ax4-29 6,3 1,7 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-30 8,9 3,6 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 V
ax4-31 13,6 7,0 13,5 54,1 24,3 33,3 13,5 F
ay4-1 7,5 2,5 13,5 54,1 24,3 35,6 13,5 V
ay4-2 9,5 3,7 13,5 54,1 24,3 38,7 13,5 V
ay4-3 8,5 3,2 13,5 54,1 24,3 24,7 13,5 V
ay4-4 10,7 4,6 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ay4-5 6,3 1,8 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ay4-6 20,3 6,0 22,8 91,3 41,1 117,3 22,8 V
ay4-7 27,0 8,3 22,8 91,3 41,1 117,3 22,8 F
ay4-8 37,4 12,0 22,8 91,3 41,1 117,3 22,8 F
ay4-9 37,4 12,0 22,8 91,3 41,1 117,3 22,8 F
ay4-10 27,0 8,3 22,8 91,3 41,1 117,3 22,8 F
ay4-11 20,3 6,0 22,8 91,3 41,1 117,3 22,8 V
ay4-12 6,3 1,8 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ay4-13 10,7 4,6 13,5 54,1 24,3 35,8 13,5 V
ay4-14 7,5 2,5 13,5 54,1 24,3 24,7 13,5 V
ay4-15 9,5 3,7 13,5 54,1 24,3 38,7 13,5 V
ay4-16 8,5 3,2 13,5 54,1 24,3 35,6 13,5 V

C22 
APPENDICE D
PROVE DI TRAZIONE DIRETTA

Vengono mostrati i risultati sperimentali di ogni tipologia di prova di trazione diretta effettuata, sia in tabella, sia con i relativi grafici.

S 5400_AR0590AT

Figura D.1 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.2 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 3,29 0,13 14,62 2,69
2 2,13 0,05 15,00 3,10
3 3,09 0,08 10,13 2,12

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 10,33 8,73 8,78 9,28 70,26 70,14 70,21 70,20
2 9,84 9,59 10,02 9,82 70,67 70,92 70,91 70,83
3 10,29 10,43 10,97 10,56 69,95 70,36 70,18 70,16

 D1
S 5400_AR0590AT_PVA

Figura D.3 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.4 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 2,76 0,06 12,11 2,04
2 2,80 0,08 10,99 1,81
3 3,03 0,07 10,08 1,92

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9 8,87 9,43 9,10 69,28 69,4 69,61 69,43
2 9,13 9,35 10,65 9,71 71,59 71,59 71,59 71,59
3 8,82 9,08 9,81 9,24 69,9 70,04 70,04 69,99

D2 
S 5400_AR0355AT

Figura D.5 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.6 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 1,78 0,05 7,62 2,75
2 2,14 0,05 7,25 2,51
3 3,66 0,08 8,74 2,83

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 10,85 11,01 11,09 10,98 70,68 70,44 70,09 70,40
2 10,93 10,25 10,82 10,67 70,88 71,55 70,94 71,12
3 9,54 9,84 10,03 9,80 69,97 70,01 70,04 70,01

Osservazioni:
-- Il provino N2 presenta la prima fessurazione a livelli di carico bassi.

 D3
S 5400_AR0355AT_PVA

Figura D.7 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.8 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 3,92 0,19 8,92 2,71
2 3,90 0,09 8,10 2,45
3 4,02 0,22 9,12 2,75

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,59 9,69 9,87 9,72 70,27 70,09 69,83 70,06
2 9,93 9,46 10 9,80 71,7 71,66 71,96 71,77
3 10,58 8,64 9,74 9,65 70,28 70,19 70,09 70,19

D4 
S 5400_AR0360A

Figura D.9 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.10 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 3,36 0,08 4,46 1,15
2 2,96 0,07 6,40 2,06
3 2,58 0,06 7,53 2,04

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 10,33 9,94 9,73 10,00 69,92 69,86 70,5 70,09
2 9,61 9,27 10,07 9,65 71,52 71,48 71,32 71,44
3 9,49 8,08 8,67 8,75 70,18 70,08 70,07 70,11

Osservazioni:
- Il provino N1 manifesta una rottura asimmetrica della rete.

 D5
S 5400_AR0360A_PVA

Figura D.11 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.12 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 3,54 0,07 7,31 2,01
2 2,22 0,06 7,03 1,97
3 3,53 0,08 6,85 1,71

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 8,85 9,69 9,14 9,23 70,06 70,04 70,08 70,06
2 8,58 9,59 10,31 9,49 71,66 71,42 71,24 71,44
3 8,78 8,85 9,87 9,17 70,41 70,39 70,19 70,33

Osservazioni:
-- Nel provino N2 la prima fessurazione è a livelli di carico bassi con localizzazione degli sforzi nella zona delle estremità a
causa di colla o rugosità.

D6 
S 5400_AR0770A

Figura D.13 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.14 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 2,84 0,07 14,40 2,31
2 3,91 0,10 14,99 2,44
3 2,85 0,06 13,87 1,97

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,87 9,42 10,4 9,90 70,67 70,81 70,47 70,65
2 9,82 9,09 10,16 9,69 70,57 70,52 70,58 70,56
3 9,95 9,86 9,61 9,81 70,27 70,45 70,37 70,36

Osservazioni:
-- I provini N1 e N2 presentano il fenomeno di delaminazione con progressivo distacco della matrice, rispettivamente a 7,5 e
9 kN;
-- Il provino N3 presenta delaminazione senza distacco completo della matrice e scorrimento della rete nella zona inferiore.

 D7
S 5400_AR0770A_PVA

Figura D.15 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.16 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 2,82 0,11 15,86 2,62
2 3,10 0,10 13,67 1,95
3 3,56 0,08 16,45 2,37

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,50 8,40 8,96 8,95 69,74 70,15 70,29 70,06
2 9,55 8,97 9,1 9,21 71,26 71,05 70,44 70,92
3 9,02 8,66 9,59 9,09 70,26 70,48 70,7 70,48

Osservazioni:
-- Il provino N1 presenta una notevole multifessurazione.

D8 
S 5400_AR0800A

Figura D.17 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.18 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 3,12 0,08 11,77 3,45
2 3,24 0,06 13,10 3,27
3 3,97 0,18 11,89 3,58

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,56 8,48 9,56 9,20 69,68 69,79 69,74 69,74
2 9,13 9,65 9,66 9,48 71,33 71,39 71,34 71,35
3 8,91 9,18 9,25 9,11 70,23 70,15 70,16 70,18

Osservazioni:
-- Il provino N2 mostra scivolamento a 6,5 kN e rottura misto scorrimento a 8,8 kN;
-- Il provino N3 delamina a circa 5,2 kN e presenta rottura con scorrimento.

 D9
S 5400_AR0800A_PVA

Figura D.19 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.20 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 3,92 0,11 12,89 3,97
2 4,42 0,14 12,33 3,58
3 3,90 0,07 12,22 3,18

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,24 9,16 8,92 9,11 70,17 69,94 69,98 70,03
2 9,15 8,86 8,9 8,97 70,43 70,33 70,49 70,42
3 9,45 8,79 9,56 9,27 70,38 70,47 70,37 70,41

Osservazioni:
-- Il provino N1 mostra scivolamento a circa 6 kN e rottura mista con delaminazione.

D10 
S 285 TIX_AR0355AT

Figura D.12 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.22 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 2,87 1,12 3,02 1,37
2 - - - -
3 - - - -

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,24 9,16 8,92 9,11 70,17 69,94 69,98 70,03
2 9,15 8,86 8,9 8,97 70,43 70,33 70,49 70,42
3 9,45 8,79 9,56 9,27 70,38 70,47 70,37 70,41

Osservazioni:
-- Tutti i provini sono prefessurati;
-- Solo il provino N1 viene testato e manifesta scivolamento.

 D11
S 285 TIX_AR0355AT_PVA

Figura D.23 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.24 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 - - - -
2 - - - -
3 2,60 0,95 2,67 1,11

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,27 9,97 9,77 9,67 69,57 70,1 70 69,89
2 9,02 9,54 10,22 9,59 71,69 72,08 71,72 71,83
3 10,03 9,13 9,59 9,58 69,39 69,95 70,26 69,87

Osservazioni:
-- Tutti i provini sono prefessurati;
-- Solo il provino N3 viene testato.

D12 
S 285 TIX_AR0360A

Figura D.25 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.26 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 2,44 1,16 2,45 1,18
2 - - - -
3 - - - -

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 10,67 10,05 10,14 10,29 70,21 70,05 70,51 70,26
2 9,8 9,55 9,74 9,70 71,59 71,72 71,6 71,64
3 9,36 10,29 9,9 9,85 69,55 69,68 69,76 69,66

Osservazioni:
-- Tutti i provini sono prefessurati;
-- Solo il provino N1 viene testato e manifesta scivolamento;
-- Il provino N2 ha la superficie danneggiata, quindi risulta una riduzione di sezione.

 D13
S 285 TIX_AR0360A_PVA

Figura D.27 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.28 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 - - - -
2 3,11 1,24 3,44 2,49
3 - - - -

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 8,80 9,53 9,85 9,39 70,16 70,76 70,95 70,62
2 9,13 9,59 9,91 9,54 69,29 69,85 69,92 69,69
3 9,04 9,52 9,44 9,33 70,07 69,98 70,24 70,10

Osservazioni:
-- Tutti i provini sono prefessurati;
-- Solo il provino N2 viene testato.

D14 
HPC_ AR0590AP01

Figura D.29 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.30 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 3,43 0,07 11,44 1,94
2 4,15 0,08 10,68 1,88
3 3,99 0,07 9,18 1,40

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 8,15 8,92 9,41 8,83 70,42 70,35 69,95 70,24
2 8,04 8,74 9,74 8,84 71,15 71,62 72 71,59
3 7,84 8,54 9,51 8,63 70,02 70,17 69,55 69,91

Osservazioni:
-- Tutti i provini presentano una leggera eccentricità sul lato 2;
-- Il provino N1 perde il LVDT2 a 4,5 kN;
-- Il provino N2 perde il LVDT1 a 6,7 kN;
-- Il provino N3 presenta una rottura asimmetrica della rete non ben allineata.

 D15
HPC_ AR0355AP02

Figura D.31 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.32 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 2,79 0,11 6,31 0,11
2 2,90 0,95 6,17 1,56
3 2,04 0,46 5,41 1,15

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 8,02 8,87 9,75 8,88 70,21 70,48 70,71 70,47
2 7,83 8,39 9,54 8,59 70,65 70,57 70,68 70,63
3 8,94 9,03 10,21 9,39 70,17 70,25 70,35 70,26

Osservazioni:
-- Il provino N1 risulta leggermente imbarcato, inoltre, presenta uno scivolamento tra matrice e piastrina superiore non perfet-
tamente incollata;
-- I provini N2 e N3 manifestano uno scivolamento superiormente.

D16 
S 286 FR_AR0355AT

Figura D.33 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.34 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 - - - -
2 4,74 0,19 4,84 1,83
3 - - - -

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,18 9,49 8,76 9,14 69,99 69,78 69,92 69,90
2 9,65 9,72 9,49 9,62 70,88 70,82 70,57 70,76
3 8,86 9,41 9,36 9,21 70,1 70,35 70,37 70,27

Osservazioni:
-- Tutti i provini si presentano prefessurati;
-- Solo il N2 viene testato e mostra scivolamento inferiormente.

 D17
S 286 FR_AR0360A

Figura D.35 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.36 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 - - - -
2 - - - -
3 4,10 1,65 4,48 2,65

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 9,49 9,83 9,14 9,49 69,85 69,65 70,31 69,94
2 9,78 9,5 9,59 9,62 70,21 70 69,92 70,04
3 9,64 9,35 9,49 9,49 71,75 71,9 71,72 71,79

Osservazioni:
-- Tutti i provini si presentano prefessurati;
-- Solo il N3 viene testato e mostra scivolamento superiormente.

D18 
S 286 FR*_AR0355AT

Figura D.37 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.38 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 1,19 0,09 7,59 2,82
2 1,07 0,08 6,95 2,76
3 0,78 0,08 5,83 2,19

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 11,13 10,7 8,74 10,19 70,07 70,15 69,73 69,98
2 10,04 11,25 11,16 10,82 71,02 70,93 70,88 70,94
3 9,27 10,66 9,94 9,96 70,13 70,11 70,31 70,18

Osservazioni:
-- Il provino N2 fessura in seguito alla chiusura della morsa superiore;
-- Il provino N3 manifesta lo scorrimento.

 D19
S 286 FR*_AR0360A

Figura D.39 | Risultati sperimentali delle lastrine: N1, N2, N3 e media Figura D.40 | Risultati sperimentali delle lastrine: media e dispersione

Prima fessurazione Picco


N° σ ε σ ε
[MPa] [%] [MPa] [%]
1 0,85 0,07 4,97 1,92
2 1,20 0,08 5,62 2,24
3 0,99 0,04 5,74 2,18

Supporto Rete Pmax,rete Arinf.sec σvetro EFrete Ptraz EFFRCM Pstrappo


[kN] [mm2] [MPa] [kN] [kN]
1 10,83 10,44 9,26 10,18 70,2 70,12 69,97 70,10
2 11,14 10,62 10,15 10,64 71,66 71,53 71,49 71,56
3 10,51 10,37 10,11 10,33 69,96 70,19 70,01 70,05

D20 
PROVE DI STRAPPO (SINGLE LAP)
In questa appendice vengono mostrati i grafici dei risultati sperimentali di ogni tipologia di prova di strappo effettuata con matrice
di calce S 286 FR e le relative medie e le tabelle con una panoramica dei valori ottenuti per tutte le prove effettuate.

SL_B1_1 e SL_B1_2

Figura D.41 | Risultati sperimentali della prova SL_B1_1 Figura D.42 | Risultati sperimentali della prova SL_B1_2

Figura D.43 | Media dei risultati

Provino Supporto Rete Prete Pmax σFRCM σrinf.secc τdel


[kN] [kN] [MPa] [MPa] [MPa]
SL_B1_1 B1 AR0355AT 6,31 2,51 2,75 780,37 0,18
SL_B1_2 B1 AR0355AT 6,31 4,19 4,67 1301,12 0,30
Media 3,35

Osservazioni:
-- I provini B1_1 e B1_2 delaminano.

 D21
SL_B1_3 e SL_B1_4

Figura D.44 | Risultati sperimentali della prova SL_B1_3 Figura D.45 | Risultati sperimentali della prova SL_B1_4

Figura D.46 | Media dei risultati

Provino Supporto Rete Prete Pmax σFRCM σrinf.secc τdel


[kN] [kN] [MPa] [MPa] [MPa]
SL_B1_3 B1 AR0360A 5,71 4,42 5,21 1288,86 -
SL_B1_4 B1 AR0360A 5,71 4,58 5,01 1335,51 -
Media 4,50

D22 
SL_B2_1 e SL_B2_2

Figura D.47 | Risultati sperimentali della prova SL_B2_1 Figura D.48 | Risultati sperimentali della prova SL_B2_2

Figura D.49 | Media dei risultati

Provino Supporto Rete Prete Pmax σFRCM σrinf.secc τdel


[kN] [kN] [MPa] [MPa] [MPa]
SL_B2_1 B2 AR0355AT 6,31 6,14 6,23 1907,76 -
SL_B2_2 B2 AR0355AT 6,31 5,51 5,97 1710,81 -
Media 5,83

 D23
SL_B2_3 e SL_B2_4

Figura D.50 | Risultati sperimentali della prova SL_B2_3 Figura D.51 | Risultati sperimentali della prova SL_B2_4

Figura D.52 | Media dei risultati

Provino Supporto Rete Prete Pmax σFRCM σrinf.secc τdel


[kN] [kN] [MPa] [MPa] [MPa]
SL_B2_3 B2 AR0360A 5,71 4,77 4,84 1390,32 -
SL_B2_4 B2 AR0360A 5,71 4,91 5,15 1430,50 -
Media 4,84

Osservazioni:
-- Nell provino B2_3 il carico è applicato con una leggera eccentricità verso sinistra.

D24 
APPENDICE E
AZIONE E RESISTENZA A TAGLIO PER DIVERSE DISTRIBUZIONI SPAZIALI DEL RINFORZO
Figura E.1 | Rappresentazione delle distribuzioni spaziali di rinforzo

A - Setti non verificati B - Setti principali direzione y C - Setti fascia Sud

D - Setti fasce Nord e Sud D - Setti perimetrali D - Tutti i setti

 E1
Tabella E.1 | Azione di taglio e resistenza a taglio nei setti

pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x0-1 37,8 89,5 37,7 90,1 37,5 88,7 36,7 89,0 42,8 130,7 40,1 122,1 39,1 122,1
x0-2 178,3 221,2 177,9 218,7 177,0 220,4 173,2 220,8 202,1 327,5 188,9 313,2 184,2 313,2
x0-3 37,8 89,0 37,7 89,5 37,5 88,8 36,7 88,9 42,8 131,4 40,1 123,1 39,1 123,1
x0-4 178,5 260,8 178,1 261,5 176,8 260,8 172,5 260,8 202,5 379,2 189,2 364,3 184,5 364,3
x0-5 132,1 267,3 131,8 268,4 130,9 267,3 127,6 267,3 149,9 371,0 140,0 362,5 136,5 362,5
x0-6 132,1 267,3 131,8 268,4 130,9 267,3 127,6 267,3 149,9 371,0 140,0 362,5 136,5 362,5
x0-7 178,5 260,8 178,1 261,5 176,8 260,8 172,5 260,8 202,5 379,2 189,2 364,3 184,5 364,3
x0-8 37,8 89,0 37,7 89,3 37,5 88,8 36,7 88,9 42,8 131,4 40,1 123,1 39,1 123,1
x0-9 178,3 221,2 177,9 218,3 177,0 220,4 173,2 220,8 202,1 327,5 188,9 313,2 184,2 313,2
x0-10 37,8 89,5 37,7 90,0 37,5 88,7 36,7 89,0 42,8 130,7 40,1 122,1 39,1 122,1
x0-11 61,3 114,7 61,1 114,3 60,5 114,6 58,7 114,7 55,7 112,3 64,9 160,3 63,3 160,3
x0-12 102,2 152,4 102,0 150,5 101,0 152,4 98,0 152,4 93,0 148,6 108,3 208,5 105,7 208,5
x0-13 245,1 273,9 244,6 275,8 242,2 273,9 235,0 273,9 222,9 266,0 259,9 395,3 253,5 395,3
x0-14 31,6 65,5 31,5 65,5 31,2 65,5 30,3 65,5 28,7 65,5 26,8 65,5 32,7 105,5
x0-15 264,5 213,9 329,9 344,9 261,3 213,9 253,5 213,9 240,5 213,9 224,3 213,9 273,4 344,9
x0-16 31,6 65,5 31,5 65,5 31,2 65,5 30,3 65,5 28,7 65,5 26,8 65,5 32,7 105,5
x0-17 245,1 273,9 244,6 275,6 242,2 273,9 235,0 273,9 222,9 266,0 259,9 395,3 253,5 395,3
x0-18 102,2 152,4 102,0 150,2 101,0 152,4 98,0 152,4 93,0 148,6 108,3 208,5 105,7 208,5
x0-19 61,3 114,7 61,1 114,2 60,5 114,6 58,7 114,7 55,7 112,3 64,9 160,3 63,3 160,3
x0-20 110,4 169,2 110,2 170,0 108,9 160,3 105,3 164,2 100,5 163,7 117,0 242,6 114,1 242,6
x0-21 217,7 57,0 217,2 57,0 214,7 57,0 207,7 57,0 198,1 57,0 184,6 57,0 180,1 87,1
x0-22 141,3 167,9 141,0 167,9 139,4 167,9 134,9 167,9 128,6 167,9 119,9 167,9 146,2 254,6
x0-23 141,3 167,9 141,0 167,9 139,4 167,9 134,9 167,9 128,6 167,9 119,9 167,9 146,2 254,6
x0-24 217,7 57,0 217,2 57,0 214,7 57,0 207,7 57,0 198,1 57,0 184,6 57,0 180,1 87,1
x0-25 110,4 169,2 110,2 170,0 108,9 160,3 105,3 164,2 100,5 163,7 117,0 242,6 114,1 242,6
x0-26 46,6 98,0 46,5 98,6 45,7 91,5 54,9 141,8 53,1 141,4 49,4 130,7 48,2 130,7
x0-27 76,5 129,1 76,4 127,0 75,1 124,1 90,1 182,2 87,3 181,9 81,1 174,3 79,1 174,3
x0-28 76,5 128,0 76,4 125,7 75,1 124,3 90,1 178,0 87,3 177,8 81,1 173,1 79,2 173,1
x0-29 52,9 104,9 52,9 103,3 52,0 102,0 62,4 144,6 60,4 144,5 56,1 141,2 54,8 141,2
x0-30 52,9 103,5 52,9 104,9 52,0 99,2 62,4 142,8 60,4 142,7 56,1 138,5 54,8 138,5
x0-31 23,3 68,8 23,3 68,7 22,9 63,5 27,4 98,9 26,6 98,9 24,7 93,4 24,1 93,4
x0-32 34,3 83,1 34,2 82,9 33,7 76,8 40,5 120,1 39,0 120,1 36,3 113,5 35,4 113,5
x0-33 36,5 94,4 37,3 94,2 35,9 88,2 43,2 128,0 41,6 128,0 38,7 122,3 37,8 122,3
x0-34 75,9 137,7 77,4 137,6 74,6 128,9 89,8 189,4 86,5 189,4 80,4 181,6 78,5 181,6
x0-35 53,8 105,9 53,7 104,9 52,9 97,0 63,6 153,7 61,3 153,7 57,0 145,4 55,6 145,4
x0-36 53,8 105,9 53,7 104,8 52,9 97,0 63,6 153,7 61,3 153,7 57,0 145,4 55,6 145,4
x0-37 75,9 137,7 77,4 137,4 74,6 128,9 89,8 189,4 86,5 189,4 80,4 181,6 78,5 181,6
x0-38 36,5 94,4 37,3 94,1 35,9 88,2 43,2 128,0 41,6 128,0 38,7 122,3 37,8 122,3
x0-39 34,3 83,1 34,2 83,1 33,7 76,8 40,5 120,1 39,0 120,1 36,3 113,5 35,4 113,5
x0-40 23,3 68,8 23,3 68,8 22,9 63,5 27,4 98,9 26,6 98,9 24,7 93,4 24,1 93,4

E2 
pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x0-41 52,9 103,5 54,0 104,8 52,0 99,2 62,4 142,8 60,4 142,7 56,1 138,5 54,8 138,5
x0-42 52,9 104,9 52,9 103,2 52,0 102,0 62,4 144,6 60,4 144,5 56,1 141,2 54,8 141,2
x0-43 76,5 128,0 76,4 125,6 75,1 124,3 90,1 178,0 87,3 177,8 81,1 173,1 79,2 173,1
x0-44 76,5 129,1 76,4 127,0 75,1 124,1 90,1 182,2 87,3 181,9 81,1 174,3 79,1 174,3
x0-45 46,6 98,0 46,5 98,5 45,7 91,5 54,9 141,8 53,1 141,4 49,4 130,7 48,2 130,7
x0-46 78,8 202,0 78,7 202,8 78,1 202,0 76,2 202,0 89,5 277,8 83,6 271,2 81,5 271,2
y0-1 231,7 265,0 238,1 266,7 206,4 263,2 223,8 263,9 224,5 254,9 238,1 378,3 237,4 378,3
y0-2 55,2 116,2 56,7 115,0 49,1 114,2 53,3 115,1 53,4 112,1 56,7 155,4 56,5 155,4
y0-3 28,4 89,9 29,2 90,8 25,3 87,8 27,4 88,7 27,5 87,5 29,2 127,8 29,1 127,8
y0-4 512,6 517,7 526,7 520,2 570,5 1025,7 494,5 502,3 496,6 500,7 526,7 741,1 525,1 741,1
y0-5 45,5 39,0 46,7 39,0 40,5 39,0 44,0 39,0 44,0 39,0 37,4 39,0 37,3 56,0
y0-6 49,1 99,8 50,4 100,3 43,8 99,6 47,6 99,7 47,5 95,5 50,4 138,1 50,3 138,1
y0-7 52,5 102,5 53,9 103,1 46,8 102,3 50,9 102,4 50,8 97,7 53,9 137,6 53,8 137,6
y0-8 52,5 101,0 53,9 99,9 46,8 100,9 50,9 101,0 50,8 97,9 53,9 135,7 53,8 135,7
y0-9 29,2 77,3 30,0 77,0 26,1 77,2 28,3 77,2 28,3 75,5 30,0 105,7 29,9 105,7
y0-10 45,1 39,0 46,3 39,0 40,3 39,0 43,9 39,0 43,7 39,0 37,1 39,0 37,0 56,0
y0-11 504,9 513,2 518,0 512,1 562,9 1030,3 491,1 487,9 488,8 487,9 518,5 512,0 517,0 743,4
y0-12 13,6 69,0 13,9 69,3 12,1 69,0 13,2 69,0 13,1 63,4 13,9 90,2 13,9 90,2
y0-13 156,2 232,2 160,2 229,8 139,3 232,2 152,1 232,2 151,2 221,7 160,4 325,8 159,9 325,8
y0-14 4,5 40,7 4,6 41,1 4,0 40,7 4,4 40,7 4,3 39,2 4,6 53,4 4,6 53,4
y0-15 44,9 39,0 46,0 39,0 40,1 39,0 43,7 39,0 43,5 39,0 36,9 39,0 36,8 56,0
y0-16 318,1 346,4 326,0 343,4 355,0 685,6 311,2 327,0 307,8 327,0 326,5 342,7 325,6 496,1
y0-17 318,1 346,4 325,8 343,1 355,0 685,6 311,3 327,0 307,8 327,0 326,5 342,7 325,6 496,1
y0-18 44,9 39,0 45,9 39,0 40,1 39,0 43,8 39,0 43,5 39,0 36,9 39,0 36,8 56,0
y0-19 4,5 40,7 4,6 41,1 4,0 40,7 4,4 40,7 4,3 39,2 4,6 53,4 4,6 53,4
y0-20 156,2 232,2 159,8 229,7 139,3 232,2 152,4 232,2 151,2 221,7 160,4 325,8 159,9 325,8
y0-21 13,6 69,0 13,9 69,3 12,1 69,0 13,2 69,0 13,1 63,4 13,9 90,2 13,9 90,2
y0-22 504,9 513,2 516,4 513,0 562,9 1030,3 492,5 487,9 488,8 487,9 518,5 512,0 517,0 743,4
y0-23 45,1 39,0 46,2 39,0 40,3 39,0 44,0 39,0 43,7 39,0 37,1 39,0 37,0 56,0
y0-24 29,2 77,3 29,9 76,9 26,1 77,2 28,5 77,2 28,3 75,5 30,0 105,7 29,9 105,7
y0-25 52,5 101,0 53,6 102,1 46,8 100,9 51,1 101,0 50,8 97,9 53,9 135,7 53,8 135,7
y0-26 52,5 102,5 53,6 102,9 46,8 102,3 51,1 102,4 50,8 97,7 53,9 137,6 53,8 137,6
y0-27 49,1 99,8 50,2 100,2 43,8 99,6 47,8 99,7 47,5 95,5 50,4 138,1 50,3 138,1
y0-28 45,5 39,0 46,4 39,0 40,5 39,0 44,2 39,0 44,0 39,0 37,4 39,0 37,3 56,0
y0-29 512,6 517,7 523,2 520,1 570,5 1025,7 497,7 502,3 496,6 500,7 526,7 741,1 525,1 741,1
y0-30 28,4 89,9 29,1 90,7 25,3 87,8 27,6 88,7 27,5 87,5 29,2 127,8 29,1 127,8
y0-31 55,2 116,2 56,3 114,9 49,1 114,2 53,6 115,1 53,4 112,1 56,7 155,4 56,5 155,4
y0-32 231,7 265,0 236,6 266,5 206,4 263,2 225,1 263,9 224,5 254,9 238,1 378,3 237,4 378,3
x1-1 36,8 64,0 32,4 59,6 36,6 63,4 34,9 63,7 40,2 93,6 37,9 87,7 37,4 87,7
x1-2 34,7 62,6 30,6 59,9 34,5 62,1 32,9 62,3 37,9 89,9 35,7 84,3 35,3 84,3
x1-3 34,7 62,2 30,6 59,6 34,5 62,0 32,9 62,1 37,9 89,4 35,7 83,8 35,3 83,8
x1-4 34,8 64,0 30,7 59,6 34,7 63,9 33,1 63,9 38,1 94,7 35,9 88,9 35,4 88,9

 E3
pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x1-5 186,3 181,8 205,3 189,0 185,3 181,8 176,0 181,8 203,7 269,5 191,9 259,6 189,4 259,5
x1-6 181,8 157,0 200,3 157,7 180,8 157,0 171,7 157,0 198,7 231,8 187,3 225,3 184,8 225,2
x1-7 186,1 162,4 205,1 163,4 185,1 162,4 175,8 162,4 203,5 232,9 191,8 229,1 189,2 229,1
x1-8 186,1 162,4 205,1 163,4 185,1 162,4 175,8 162,4 203,5 232,9 191,8 229,1 189,2 229,1
x1-9 181,8 157,0 200,3 157,7 180,8 157,0 171,7 157,0 198,7 231,8 187,3 225,3 184,8 225,2
x1-10 186,3 181,8 205,3 188,9 185,3 181,8 176,0 181,8 203,7 269,5 191,9 259,6 189,4 259,5
x1-11 34,8 64,0 30,7 59,1 34,7 63,9 33,1 63,9 38,1 94,7 35,9 88,9 35,4 88,9
x1-12 34,7 62,2 30,6 59,3 34,5 62,0 32,9 62,1 37,9 89,4 35,7 83,8 35,3 83,8
x1-13 34,7 62,6 30,6 59,8 34,5 62,1 32,9 62,3 37,9 89,9 35,7 84,3 35,3 84,3
x1-14 36,8 64,0 32,4 59,6 36,6 63,4 34,9 63,7 40,2 93,6 37,9 87,7 37,4 87,7
x1-15 69,3 87,3 61,2 83,2 68,8 87,2 65,0 87,2 60,7 85,1 71,4 123,9 70,5 123,9
x1-16 109,7 110,8 96,8 106,8 108,9 110,8 102,8 110,8 96,1 107,6 113,0 152,8 111,6 152,8
x1-17 199,3 171,6 219,8 258,1 197,8 171,6 186,7 171,6 174,5 166,1 205,4 248,3 202,7 248,3
x1-18 28,6 26,9 25,2 26,9 28,4 26,9 26,8 26,9 25,1 26,9 23,6 26,9 23,3 39,2
x1-19 15,5 48,5 13,6 48,5 15,3 48,5 14,5 48,5 13,5 48,5 12,7 48,5 15,7 73,6
x1-20 15,5 48,5 13,6 48,5 15,3 48,5 14,5 48,5 13,5 48,5 12,7 48,5 15,7 73,6
x1-21 28,6 26,9 25,2 26,9 28,4 26,9 26,8 26,9 25,1 26,9 23,6 26,9 23,3 39,2
x1-22 199,3 171,6 219,8 257,9 197,8 171,6 186,7 171,6 174,5 166,1 205,4 248,3 202,7 248,3
x1-23 109,7 110,8 96,8 106,4 108,9 110,8 102,8 110,8 96,1 107,6 113,0 152,8 111,6 152,8
x1-24 69,3 87,3 61,2 82,3 68,8 87,2 65,0 87,2 60,7 85,1 71,4 123,9 70,5 123,9
x1-25 103,2 112,0 91,1 104,6 102,3 106,3 96,2 108,5 90,4 108,1 106,3 159,1 104,9 159,1
x1-26 31,7 27,1 28,0 27,1 31,4 27,1 29,5 27,1 27,8 27,1 26,1 27,1 25,8 39,0
x1-27 136,1 120,7 150,1 184,4 134,9 120,7 126,9 120,7 119,2 120,7 112,2 120,7 138,4 184,4
x1-28 136,1 120,7 150,1 184,4 134,9 120,7 126,9 120,7 119,2 120,7 112,2 120,7 138,4 184,4
x1-29 31,7 27,1 28,0 27,1 31,4 27,1 29,5 27,1 27,8 27,1 26,1 27,1 25,8 39,0
x1-30 103,2 112,0 91,1 104,5 102,3 106,3 96,2 108,5 90,4 108,1 106,3 159,1 104,9 159,1
x1-31 36,0 64,2 31,8 59,6 35,5 60,6 41,4 95,5 39,4 95,1 37,1 89,0 36,6 89,0
x1-32 88,4 96,1 78,1 92,8 87,4 92,1 101,8 138,7 96,9 138,4 91,1 132,3 89,9 132,3
x1-33 88,4 94,8 78,1 92,4 87,4 91,8 101,8 135,1 96,9 134,9 91,1 130,9 89,9 130,9
x1-34 62,1 77,8 54,9 75,3 61,4 75,3 71,5 109,6 68,1 109,5 64,0 106,7 63,1 106,7
x1-35 56,1 75,2 62,0 106,3 55,5 71,9 64,6 106,7 61,5 106,7 57,8 103,3 57,1 103,3
x1-36 19,3 46,7 17,1 42,4 19,1 43,6 22,3 68,2 21,2 68,2 19,9 65,0 19,7 65,0
x1-37 44,3 67,4 39,1 61,4 43,8 63,1 51,2 99,0 48,5 99,0 45,6 94,5 45,0 94,5
x1-38 95,2 92,8 105,1 131,0 94,2 87,3 110,1 135,6 104,3 135,6 98,1 130,6 96,8 130,6
x1-39 146,6 123,0 161,9 175,2 145,1 115,5 169,6 180,1 160,7 180,1 151,1 173,6 149,1 173,6
x1-40 56,9 79,0 50,2 71,2 56,3 72,7 65,7 115,3 62,3 115,3 58,6 110,2 57,8 110,2
x1-41 56,9 79,0 50,2 71,1 56,3 72,7 65,7 115,3 62,3 115,3 58,6 110,2 57,8 110,2
x1-42 146,6 123,0 161,9 174,9 145,1 115,5 169,6 180,1 160,7 180,1 151,1 173,6 149,1 173,6
x1-43 95,2 92,8 105,1 130,7 94,2 87,3 110,1 135,6 104,3 135,6 98,1 130,6 96,8 130,6
x1-44 44,3 67,4 39,1 61,6 43,8 63,1 51,2 99,0 48,5 99,0 45,6 94,5 45,0 94,5
x1-45 19,3 46,7 17,1 42,6 19,1 43,6 22,3 68,2 21,2 68,2 19,9 65,0 19,7 65,0
x1-46 56,1 75,2 62,0 106,0 55,5 71,9 64,6 106,7 61,5 106,7 57,8 103,3 57,1 103,3

E4 
pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x1-47 62,1 77,8 54,9 75,2 61,4 75,3 71,5 109,6 68,1 109,5 64,0 106,7 63,1 106,7
x1-48 88,4 94,8 78,1 92,3 87,4 91,8 101,8 135,1 96,9 134,9 91,1 130,9 89,9 130,9
x1-49 88,4 96,1 78,1 92,8 87,4 92,1 101,8 138,7 96,9 138,4 91,1 132,3 89,9 132,3
x1-50 36,0 64,2 31,8 59,6 35,5 60,6 41,4 95,5 39,4 95,1 37,1 89,0 36,6 89,0
y1-1 209,9 194,1 221,2 292,9 183,4 192,6 203,7 193,3 204,7 187,2 212,8 283,4 212,6 283,4
y1-2 57,4 85,4 48,4 81,0 50,2 83,7 55,8 84,4 56,0 82,0 58,3 116,7 58,2 116,7
y1-3 28,9 60,9 30,5 87,4 25,3 59,1 28,1 59,9 28,2 58,8 29,3 84,5 29,3 84,5
y1-4 535,3 385,8 564,3 579,2 584,6 785,6 519,0 375,2 522,0 373,8 542,8 562,8 542,2 562,8
y1-5 19,6 26,1 16,5 26,1 17,1 26,1 19,1 26,1 19,1 26,1 15,9 26,1 15,9 37,0
y1-6 186,8 180,3 196,4 271,5 163,3 180,1 182,2 180,2 182,1 174,1 189,4 263,0 189,2 263,0
y1-7 41,0 71,5 34,5 68,6 35,8 71,4 40,0 71,5 40,0 69,0 41,5 97,2 41,5 97,2
y1-8 25,7 57,2 27,1 84,1 22,5 57,2 25,1 57,2 25,1 55,7 26,1 79,3 26,1 79,3
y1-9 19,5 26,1 16,4 26,1 17,1 26,1 19,1 26,1 19,0 26,1 15,8 26,1 15,8 37,0
y1-10 529,8 376,7 556,1 566,8 579,4 782,0 518,5 358,7 516,5 358,7 537,1 376,2 536,6 558,1
y1-11 3,5 31,3 2,9 29,1 3,1 31,3 3,4 31,3 3,4 30,0 3,5 41,9 3,5 42,0
y1-12 35,3 77,5 29,7 73,6 30,9 77,5 34,6 77,5 34,5 74,2 35,8 105,9 35,8 105,9
y1-13 35,3 76,3 29,7 71,8 30,9 76,3 34,6 76,3 34,5 71,1 35,8 101,0 35,8 101,0
y1-14 8,0 43,7 6,7 39,9 7,0 43,7 7,8 43,7 7,8 40,7 8,1 59,0 8,1 59,0
y1-15 19,4 26,1 16,3 26,1 17,0 26,1 19,1 26,1 18,9 26,1 15,8 26,1 15,7 37,0
y1-16 313,5 253,6 328,1 376,1 343,2 516,4 308,8 238,9 305,6 238,9 317,8 250,3 317,5 369,8
y1-17 313,5 253,6 327,8 375,8 343,2 516,4 309,2 238,9 305,6 238,9 317,8 250,3 317,5 369,8
y1-18 19,4 26,1 16,2 26,1 17,0 26,1 19,2 26,1 18,9 26,1 15,8 26,1 15,7 37,0
y1-19 8,0 43,7 6,7 39,9 7,0 43,7 7,9 43,7 7,8 40,7 8,1 59,0 8,1 59,0
y1-20 35,3 76,3 29,5 71,7 31,0 76,3 34,9 76,3 34,5 71,1 35,8 101,0 35,8 101,0
y1-21 35,3 77,5 29,5 73,5 31,0 77,5 34,9 77,5 34,5 74,2 35,8 105,9 35,8 105,9
y1-22 3,5 31,3 2,9 29,1 3,1 31,3 3,4 31,3 3,4 30,0 3,5 41,9 3,5 42,0
y1-23 529,8 376,7 553,3 568,0 579,9 782,0 522,3 358,7 516,5 358,7 537,1 376,2 536,6 558,1
y1-24 19,5 26,1 16,3 26,1 17,1 26,1 19,2 26,1 19,0 26,1 15,8 26,1 15,8 37,0
y1-25 25,7 57,2 26,9 83,3 22,5 57,2 25,4 57,2 25,1 55,7 26,1 79,3 26,1 79,3
y1-26 41,0 71,5 42,8 100,0 35,9 71,4 40,4 71,5 40,0 69,0 41,5 97,2 41,5 97,2
y1-27 186,8 180,3 195,0 270,0 163,5 180,1 184,1 180,2 182,1 174,1 189,4 263,0 189,2 263,0
y1-28 19,6 26,1 16,4 26,1 17,2 26,1 19,3 26,1 19,1 26,1 15,9 26,1 15,9 37,0
y1-29 535,3 385,8 558,1 579,2 585,7 785,6 527,5 375,2 522,0 373,8 542,8 562,8 542,2 562,8
y1-30 28,9 60,9 30,2 87,3 25,3 59,1 28,5 59,9 28,2 58,8 29,3 84,5 29,3 84,5
y1-31 57,4 85,4 47,9 80,9 50,3 83,7 56,6 84,4 56,0 82,0 58,3 116,7 58,2 116,7
y1-32 209,9 194,1 218,9 292,7 183,7 192,6 206,8 193,3 204,7 187,2 212,8 283,4 212,6 283,4
x2-1 25,6 45,2 24,4 42,3 25,5 44,9 23,9 45,0 29,1 117,0 27,0 113,0 26,6 68,9
x2-2 23,7 42,5 22,6 40,9 23,6 42,3 22,2 42,4 26,9 107,9 25,0 104,8 24,7 64,3
x2-3 23,7 42,4 22,6 41,4 23,6 42,3 22,2 42,3 26,9 107,7 25,0 104,7 24,7 64,1
x2-4 24,4 45,6 23,2 45,8 24,3 45,5 22,8 45,5 27,7 120,8 25,7 116,9 25,4 70,5
x2-5 124,4 136,0 118,1 135,8 123,6 136,0 115,4 136,0 141,2 364,0 131,1 357,2 129,3 213,6
x2-6 121,4 122,3 115,3 122,7 120,7 122,3 112,7 122,3 137,9 320,3 128,0 316,3 126,2 190,0

 E5
pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x2-7 121,4 121,6 115,3 122,1 120,7 121,6 112,7 121,6 137,9 312,8 128,0 310,4 126,2 187,8
x2-8 121,4 121,6 115,3 122,1 120,7 121,6 112,7 121,6 137,9 312,8 128,0 310,4 126,2 187,8
x2-9 121,4 122,3 115,3 122,7 120,7 122,3 112,7 122,3 137,9 320,3 128,0 316,3 126,2 190,0
x2-10 124,4 136,0 118,1 135,8 123,6 136,0 115,4 136,0 141,2 364,0 131,1 357,2 129,3 213,6
x2-11 24,4 45,6 23,2 45,7 24,3 45,5 22,8 45,5 27,7 120,8 25,7 116,9 25,4 70,5
x2-12 23,7 42,4 22,6 41,4 23,6 42,3 22,2 42,3 26,9 107,7 25,0 104,7 24,7 64,1
x2-13 23,7 42,5 22,6 40,8 23,6 42,3 22,2 42,4 26,9 107,9 25,0 104,8 24,7 64,3
x2-14 25,6 45,2 24,4 42,3 25,5 44,9 23,9 45,0 29,1 117,0 27,0 113,0 26,6 68,9
x2-15 47,4 63,6 44,8 63,3 47,0 63,6 43,5 63,6 40,0 62,5 49,9 169,5 49,2 100,4
x2-16 74,1 78,5 70,1 76,3 73,5 78,4 68,1 78,4 62,5 76,7 78,1 200,3 77,0 120,7
x2-17 135,6 131,2 172,8 359,4 134,5 131,2 124,5 131,2 114,3 127,8 142,9 351,7 140,9 208,1
x2-18 20,0 20,5 18,9 20,5 19,8 20,5 18,4 20,5 16,9 20,5 15,6 20,5 15,4 32,8
x2-19 147,3 39,2 139,3 39,2 146,1 39,2 135,3 39,2 124,2 39,2 115,2 39,2 113,6 64,3
x2-20 147,3 39,2 139,3 39,2 146,1 39,2 135,3 39,2 124,2 39,2 115,2 39,2 113,6 64,3
x2-21 20,0 20,5 18,9 20,5 19,8 20,5 18,4 20,5 16,9 20,5 15,6 20,5 15,4 32,8
x2-22 135,6 131,2 172,8 359,3 134,5 131,2 124,5 131,2 114,3 127,8 142,9 351,7 140,9 208,1
x2-23 74,1 78,5 70,1 76,2 73,5 78,4 68,1 78,4 62,5 76,7 78,1 200,3 77,0 120,7
x2-24 47,4 63,6 44,8 63,2 47,0 63,6 43,5 63,6 40,0 62,5 49,9 169,5 49,2 100,4
x2-25 68,3 81,0 64,4 76,2 67,6 77,0 62,3 78,9 57,6 78,7 71,9 215,4 70,9 128,0
x2-26 22,2 20,5 20,9 20,5 21,9 20,5 20,2 20,5 18,7 20,5 17,3 20,5 17,1 32,5
x2-27 91,1 97,0 86,0 97,0 90,2 97,0 83,2 97,0 76,9 97,0 71,2 97,0 94,6 160,7
x2-28 91,1 97,0 86,0 97,0 90,2 97,0 83,2 97,0 76,9 97,0 71,2 97,0 94,6 160,7
x2-29 22,2 20,5 20,9 20,5 21,9 20,5 20,2 20,5 18,7 20,5 17,3 20,5 17,1 32,5
x2-30 68,3 81,0 64,4 76,2 67,6 77,0 62,3 78,9 57,6 78,7 71,9 215,4 70,9 128,0
x2-31 25,3 45,4 23,8 42,3 25,0 42,8 30,7 120,7 28,9 120,6 26,7 116,2 26,3 70,2
x2-32 60,6 67,3 57,0 65,2 59,8 65,0 73,5 174,9 69,0 174,7 63,8 171,4 62,9 103,6
x2-33 60,6 66,6 57,0 65,2 59,8 65,1 73,5 172,8 69,0 172,7 63,8 170,7 62,9 102,8
x2-34 41,5 53,9 39,1 52,5 41,0 52,7 50,3 138,5 47,3 138,5 43,7 137,1 43,1 82,9
x2-35 39,2 52,3 49,7 135,2 38,7 50,6 47,5 134,3 44,6 134,3 41,3 132,6 40,7 80,3
x2-36 13,9 33,1 13,1 32,8 13,7 30,9 16,8 88,0 15,8 88,0 14,6 85,8 14,4 51,5
x2-37 31,0 48,1 29,2 47,8 30,6 45,1 37,8 129,1 35,3 129,1 32,6 126,0 32,2 75,3
x2-38 65,0 67,6 63,2 66,3 64,2 64,6 79,2 180,0 74,0 180,0 68,5 177,2 67,5 105,6
x2-39 98,6 89,6 125,0 239,2 97,4 85,7 120,1 240,4 112,2 240,4 103,8 236,9 102,3 140,7
x2-40 39,4 56,4 37,1 52,4 38,9 53,1 48,0 153,2 44,8 153,2 41,5 149,5 40,9 89,1
x2-41 39,4 56,4 37,1 52,3 38,9 53,1 48,0 153,2 44,8 153,2 41,5 149,5 40,9 89,1
x2-42 98,6 89,6 125,0 238,8 97,4 85,7 120,1 240,4 112,2 240,4 103,8 236,9 102,3 140,7
x2-43 65,0 67,6 63,2 65,2 64,2 64,6 79,2 180,0 74,0 180,0 68,5 177,2 67,5 105,6
x2-44 31,0 48,1 29,2 44,5 30,6 45,1 37,8 129,1 35,3 129,1 32,6 126,0 32,2 75,3
x2-45 13,9 33,1 13,1 30,5 13,7 30,9 16,8 88,0 15,8 88,0 14,6 85,8 14,4 51,5
x2-46 39,2 52,3 49,7 134,4 38,7 50,6 47,5 134,3 44,6 134,3 41,3 132,6 40,7 80,3
x2-47 41,5 53,9 39,1 52,3 41,0 52,7 50,3 138,5 47,3 138,5 43,7 137,1 43,1 82,9
x2-48 60,6 66,6 57,0 65,1 59,8 65,1 73,5 172,8 69,0 172,7 63,8 170,7 62,9 102,8

E6 
pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x2-49 60,6 67,3 57,0 65,1 59,8 65,0 73,5 174,9 69,0 174,7 63,8 171,4 62,9 103,6
x2-50 25,3 45,4 23,8 42,3 25,0 42,8 30,7 120,7 28,9 120,6 26,7 116,2 26,3 70,2
y2-1 150,0 147,2 174,3 409,1 125,5 146,4 144,7 146,8 144,5 142,7 152,3 402,7 152,2 236,5
y2-2 43,4 59,5 37,4 56,5 36,3 58,7 41,9 59,0 41,8 57,6 44,1 149,3 44,0 90,8
y2-3 22,1 43,6 25,7 113,2 18,5 42,7 21,3 43,1 21,3 42,4 22,5 111,3 22,4 67,2
y2-4 381,8 291,5 444,3 807,7 430,4 904,4 367,9 285,1 367,8 284,4 387,7 797,1 387,3 468,3
y2-5 15,1 19,5 12,9 19,5 12,6 19,5 14,6 19,5 14,5 19,5 11,3 19,5 11,3 30,4
y2-6 135,7 136,5 116,7 137,0 113,6 136,4 131,6 136,4 130,8 132,3 137,6 373,3 137,4 219,2
y2-7 31,4 49,4 26,8 48,9 26,2 49,4 30,4 49,4 30,2 48,0 31,8 123,6 31,8 75,2
y2-8 20,0 40,7 17,1 40,4 16,7 40,7 19,4 40,7 19,2 39,9 20,3 104,6 20,3 62,9
y2-9 15,0 19,5 12,8 19,5 12,5 19,5 14,6 19,5 14,4 19,5 11,3 19,5 11,3 30,4
y2-10 377,8 288,6 321,7 807,9 426,3 916,2 367,6 277,9 364,0 277,9 383,6 288,5 383,2 470,3
y2-11 2,8 21,9 2,4 20,5 2,4 21,9 2,8 21,9 2,7 21,1 2,9 52,5 2,9 32,5
y2-12 26,1 56,2 22,2 53,9 21,8 56,2 25,4 56,2 25,1 53,8 26,5 138,5 26,5 84,9
y2-13 27,4 53,7 23,3 52,2 22,9 53,7 26,7 53,7 26,4 50,6 27,8 125,0 27,8 78,7
y2-14 6,4 30,8 5,5 30,8 5,4 30,8 6,3 30,8 6,2 28,7 6,5 74,1 6,5 46,0
y2-15 14,9 19,5 12,7 19,5 12,5 19,5 14,6 19,5 14,4 19,5 11,2 19,5 11,2 30,4
y2-16 225,3 192,0 256,1 538,9 254,4 605,0 220,7 185,5 217,1 185,5 228,7 192,6 228,6 312,1
y2-17 225,3 192,0 254,9 538,8 254,4 605,0 221,0 185,5 217,1 185,5 228,7 192,6 228,6 312,1
y2-18 14,9 19,5 12,4 19,5 12,5 19,5 14,6 19,5 14,4 19,5 11,2 19,5 11,2 30,4
y2-19 6,4 30,8 5,3 30,7 5,4 30,8 6,3 30,8 6,2 28,7 6,5 74,1 6,5 46,0
y2-20 27,4 53,7 22,8 52,2 23,0 53,7 26,9 53,7 26,4 50,6 27,8 125,0 27,8 78,7
y2-21 26,1 56,2 21,7 53,8 21,9 56,2 25,6 56,2 25,1 53,8 26,5 138,5 26,5 84,9
y2-22 2,8 21,9 2,4 20,5 2,4 21,9 2,8 21,9 2,7 21,1 2,9 52,5 2,9 32,5
y2-23 377,8 288,6 422,4 816,3 426,5 916,2 370,3 277,9 364,0 277,9 383,6 288,5 383,2 470,3
y2-24 15,0 19,5 12,4 19,5 12,6 19,5 14,7 19,5 14,4 19,5 11,3 19,5 11,3 30,4
y2-25 20,0 40,7 16,5 40,4 16,7 40,7 19,6 40,7 19,2 39,9 20,3 104,6 20,3 62,9
y2-26 31,4 49,4 25,8 50,0 26,3 49,4 30,7 49,4 30,2 48,0 31,8 123,6 31,8 75,2
y2-27 135,7 136,5 112,3 136,8 113,6 136,4 133,0 136,4 130,8 132,3 137,6 373,3 137,4 219,2
y2-28 15,1 19,5 12,4 19,5 12,6 19,5 14,8 19,5 14,5 19,5 11,3 19,5 11,3 30,4
y2-29 381,8 291,5 419,4 807,7 430,8 904,4 374,0 285,1 367,8 284,4 387,7 797,1 387,3 468,3
y2-30 22,1 43,6 24,3 113,2 18,5 42,7 21,7 43,1 21,3 42,4 22,5 111,3 22,4 67,2
y2-31 43,4 59,5 35,5 56,4 36,3 58,7 42,5 59,0 41,8 57,6 44,1 149,3 44,0 90,8
y2-32 150,0 147,2 165,1 409,0 125,6 146,4 147,0 146,8 144,5 142,7 152,3 402,7 152,2 236,5
x3-1 17,1 24,9 14,6 24,1 17,1 24,8 15,8 24,9 18,6 78,4 17,7 77,3 17,1 77,3
x3-2 15,9 22,3 13,6 21,9 15,9 22,3 14,8 22,3 17,4 69,2 16,5 68,4 16,0 68,4
x3-3 15,9 22,3 13,6 21,9 15,9 22,3 14,8 22,3 17,4 69,2 16,5 68,4 16,0 68,4
x3-4 17,1 25,8 14,6 24,8 17,1 25,8 15,8 25,8 18,6 81,9 17,7 80,8 17,1 80,8
x3-5 97,9 99,7 83,3 99,3 97,8 99,7 90,2 99,7 107,2 322,7 101,4 320,5 98,4 320,5
x3-6 95,1 87,9 109,0 282,4 94,9 87,9 87,6 87,9 104,1 282,9 98,4 282,0 95,5 282,0
x3-7 97,3 86,0 111,6 274,6 97,1 86,0 89,6 86,0 106,5 275,0 100,7 274,5 97,8 274,5
x3-8 97,3 86,0 111,6 274,6 97,1 86,0 89,6 86,0 106,5 275,0 100,7 274,5 97,8 274,5

 E7
pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x3-9 95,1 87,9 109,0 282,4 94,9 87,9 87,6 87,9 104,1 282,9 98,4 282,0 95,5 282,0
x3-10 97,9 99,7 83,3 99,3 97,8 99,7 90,2 99,7 107,2 322,7 101,4 320,5 98,4 320,5
x3-11 17,1 25,8 14,6 24,8 17,1 25,8 15,8 25,8 18,6 81,9 17,7 80,8 17,1 80,8
x3-12 15,9 22,3 13,6 21,9 15,9 22,3 14,8 22,3 17,4 69,2 16,5 68,4 16,0 68,4
x3-13 15,9 22,3 13,6 21,8 15,9 22,3 14,8 22,3 17,4 69,2 16,5 68,4 16,0 68,4
x3-14 17,1 24,9 14,6 24,0 17,1 24,8 15,8 24,9 18,6 78,4 17,7 77,3 17,1 77,3
x3-15 29,2 35,4 24,7 35,1 29,0 35,4 26,5 35,4 23,8 35,1 30,2 111,6 29,3 111,6
x3-16 43,5 42,5 36,8 132,6 43,3 42,5 39,5 42,5 35,4 42,1 45,0 133,0 43,7 132,9
x3-17 23,6 30,7 27,0 32,3 23,5 30,7 21,5 30,7 19,3 30,3 24,5 98,4 23,7 98,1
x3-18 21,0 35,2 17,8 35,1 20,9 35,2 19,1 35,2 17,1 34,8 16,1 34,2 21,1 114,1
x3-19 5,7 8,7 4,9 8,7 5,7 8,7 5,2 8,7 4,7 8,7 4,4 8,7 4,3 27,3
x3-20 5,7 8,1 4,9 8,1 5,7 8,1 5,2 8,1 4,7 8,1 4,4 8,1 4,3 25,0
x3-21 5,7 8,1 4,9 8,1 5,7 8,1 5,2 8,1 4,7 8,1 4,4 8,1 4,3 25,0
x3-22 5,7 8,7 4,9 8,7 5,7 8,7 5,2 8,7 4,7 8,7 4,4 8,7 4,3 27,3
x3-23 21,0 35,2 17,8 35,1 20,9 35,2 19,1 35,2 17,1 34,8 16,1 34,2 21,1 114,1
x3-24 23,6 30,7 27,0 32,3 23,5 30,7 21,5 30,7 19,3 30,3 24,5 98,4 23,7 98,1
x3-25 43,5 42,5 36,8 132,5 43,3 42,5 39,5 42,5 35,4 42,1 45,0 133,0 43,7 132,9
x3-26 29,2 35,4 24,7 35,1 29,0 35,4 26,5 35,4 23,8 35,1 30,2 111,6 29,3 111,6
x3-27 37,0 41,3 31,3 41,2 36,8 41,5 33,4 41,4 30,2 41,3 38,3 129,2 37,2 129,2
x3-28 7,6 9,2 6,5 9,2 7,6 9,2 6,9 9,2 6,2 9,2 5,9 9,2 5,7 28,8
x3-29 33,1 43,1 28,0 42,1 32,9 42,5 29,9 42,3 27,0 42,3 25,4 41,9 33,3 139,3
x3-30 56,9 56,3 64,8 185,4 56,6 56,3 51,4 56,3 46,4 56,3 43,7 56,3 57,2 185,4
x3-31 56,9 56,3 64,8 185,4 56,6 56,3 51,4 56,3 46,4 56,3 43,7 56,3 57,2 185,4
x3-32 33,1 43,1 28,0 42,3 32,9 42,5 29,9 42,3 27,0 42,3 25,4 41,9 33,3 139,3
x3-33 7,6 9,2 6,5 9,2 7,6 9,2 6,9 9,2 6,2 9,2 5,9 9,2 5,7 28,8
x3-34 37,0 41,3 31,3 41,2 36,8 41,5 33,4 41,4 30,2 41,3 38,3 129,2 37,2 129,2
x3-35 18,1 25,7 15,2 24,8 18,0 24,8 21,7 81,3 20,0 81,3 18,8 80,3 18,2 80,3
x3-36 38,0 36,4 43,0 113,2 37,6 35,8 45,4 114,3 41,9 114,3 39,3 113,5 38,2 113,5
x3-37 38,0 36,2 43,0 113,1 37,6 35,9 45,4 113,8 41,9 113,8 39,3 113,4 38,2 113,4
x3-38 27,3 29,2 30,9 90,7 27,0 29,0 32,7 91,1 30,1 91,1 28,3 90,8 27,4 90,8
x3-39 27,3 28,5 30,9 88,4 27,0 28,2 32,7 88,3 30,1 88,3 28,3 88,0 27,4 88,0
x3-40 11,2 19,1 12,6 61,0 11,1 18,8 13,4 61,3 12,3 61,3 11,6 60,9 11,2 60,6
x3-41 21,4 28,6 18,0 27,7 21,2 28,1 25,8 92,5 23,6 92,5 22,2 92,0 21,5 91,6
x3-42 39,4 37,7 44,7 118,9 39,1 37,0 47,5 119,7 43,5 119,7 40,8 119,1 39,6 119,0
x3-43 58,1 50,3 65,8 160,1 57,6 49,4 69,9 160,5 64,0 160,5 60,1 159,6 58,4 159,6
x3-44 27,4 32,9 23,0 31,8 27,1 32,0 32,9 106,3 30,2 106,3 28,3 105,3 27,5 105,3
x3-45 27,4 32,9 23,0 31,8 27,1 32,0 32,9 106,3 30,2 106,3 28,3 105,3 27,5 105,3
x3-46 58,1 50,3 65,8 160,0 57,6 49,4 69,9 160,5 64,0 160,5 60,1 159,6 58,4 159,6
x3-47 39,4 37,7 44,7 118,8 39,1 37,0 47,5 119,7 43,5 119,7 40,8 119,1 39,6 119,0
x3-48 21,4 28,6 18,0 27,9 21,2 28,1 25,8 92,5 23,6 92,5 22,2 92,0 21,5 91,6
x3-49 11,2 19,1 9,4 60,1 11,1 18,8 13,4 61,3 12,3 61,3 11,6 60,9 11,2 60,6
x3-50 27,3 28,5 30,9 88,3 27,0 28,2 32,7 88,3 30,1 88,3 28,3 88,0 27,4 88,0

E8 
pre intervento A B C D E F
Setto VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt VEd Vt
[kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN] [kN]
x3-51 27,3 29,2 30,9 90,6 27,0 29,0 32,7 91,1 30,1 91,1 28,3 90,8 27,4 90,8
x3-52 38,0 36,2 43,0 113,1 37,6 35,9 45,4 113,8 41,9 113,8 39,3 113,4 38,2 113,4
x3-53 38,0 36,4 43,0 113,2 37,6 35,8 45,4 114,3 41,9 114,3 39,3 113,5 38,2 113,5
x3-54 18,1 25,7 15,2 24,8 18,0 24,8 21,7 81,3 20,0 81,3 18,8 80,3 18,2 80,3
y3-1 113,7 85,9 119,7 275,9 99,0 85,7 109,9 85,8 108,7 84,6 114,6 274,3 114,0 274,3
y3-2 32,8 31,7 34,5 98,1 28,6 31,6 31,7 31,7 31,4 31,3 33,1 98,3 32,9 98,3
y3-3 22,6 25,9 17,7 25,9 19,7 25,9 21,8 25,9 21,6 25,6 22,8 80,0 22,6 80,0
y3-4 0,8 9,8 0,6 9,8 0,7 9,9 0,8 9,8 0,8 9,8 0,8 31,1 0,8 31,1
y3-5 17,1 30,5 13,4 30,5 14,9 30,7 16,5 30,6 16,4 30,5 17,3 96,7 17,2 96,7
y3-6 163,9 112,6 172,6 360,0 192,3 405,7 158,2 110,5 156,7 110,5 165,3 358,3 164,4 358,3
y3-7 6,6 8,4 5,2 8,4 5,8 8,4 6,4 8,4 6,3 8,4 5,0 8,4 4,9 25,5
y3-8 104,0 80,9 109,7 259,6 90,6 80,9 101,0 80,9 99,4 79,7 104,9 258,4 104,3 258,4
y3-9 24,7 26,4 26,1 81,6 21,5 26,4 24,0 26,4 23,7 26,0 24,9 81,3 24,8 81,3
y3-10 13,6 21,2 10,7 21,1 11,9 21,2 13,3 21,2 13,0 21,0 13,8 66,4 13,7 66,4
y3-11 6,6 8,4 5,2 8,4 5,7 8,4 6,4 8,4 6,3 8,4 4,9 8,4 4,9 25,5
y3-12 131,0 94,4 138,2 306,9 153,7 347,2 127,7 92,8 125,2 92,8 132,0 95,4 131,4 305,4
y3-14 10,9 25,4 8,5 24,9 9,5 25,1 10,6 25,0 10,4 25,0 8,2 24,8 10,9 82,7
y3-15 17,6 30,1 13,8 30,0 15,3 30,1 17,2 30,1 16,8 29,7 17,7 95,7 17,6 95,3
y3-16 29,8 38,0 23,3 37,5 26,0 38,0 29,1 38,0 28,5 37,3 30,0 120,4 29,9 120,3
y3-17 29,8 34,4 23,3 34,0 26,0 34,4 29,1 34,4 28,5 33,5 30,0 105,6 29,9 105,6
y3-18 7,5 20,3 5,9 20,2 6,5 20,3 7,3 20,3 7,2 19,7 7,5 63,5 7,5 63,5
y3-19 6,6 8,4 5,1 8,4 5,7 8,4 6,4 8,4 6,3 8,4 4,9 8,4 4,9 25,5
y3-20 160,2 113,0 169,3 367,2 188,1 414,6 157,4 111,3 153,2 111,3 161,5 113,1 160,7 366,0
y3-21 160,2 113,0 169,3 367,1 188,1 414,6 157,5 111,3 153,2 111,3 161,5 113,1 160,7 366,0
y3-22 6,6 8,4 5,1 8,4 5,7 8,4 6,4 8,4 6,3 8,4 4,9 8,4 4,9 25,5
y3-23 7,5 20,3 5,9 20,2 6,5 20,3 7,3 20,3 7,2 19,7 7,5 63,5 7,5 63,5
y3-24 29,8 34,4 23,3 34,0 26,0 34,4 29,2 34,4 28,5 33,5 30,0 105,6 29,9 105,6
y3-25 29,8 38,0 23,3 37,5 26,0 38,0 29,2 38,0 28,5 37,3 30,0 120,4 29,9 120,3
y3-26 17,6 30,1 13,8 30,0 15,3 30,1 17,3 30,1 16,8 29,7 17,7 95,7 17,6 95,3
y3-27 10,9 25,4 8,5 25,0 9,5 25,1 10,7 25,0 10,4 25,0 8,2 24,8 10,9 82,7
y3-29 131,0 94,4 138,0 307,6 153,7 347,2 128,4 92,8 125,2 92,8 132,0 95,4 131,4 305,4
y3-30 6,6 8,4 5,2 8,4 5,7 8,4 6,5 8,4 6,3 8,4 4,9 8,4 4,9 25,5
y3-31 13,6 21,2 10,7 21,1 11,9 21,2 13,4 21,2 13,0 21,0 13,8 66,4 13,7 66,4
y3-32 24,7 26,4 26,0 81,7 21,5 26,4 24,2 26,4 23,7 26,0 24,9 81,3 24,8 81,3
y3-33 104,0 80,9 109,5 259,5 90,6 80,9 101,9 80,9 99,4 79,7 104,9 258,4 104,3 258,4
y3-34 6,6 8,4 5,2 8,4 5,8 8,4 6,5 8,4 6,3 8,4 5,0 8,4 4,9 25,5
y3-35 163,9 112,6 172,1 360,0 192,3 405,7 160,2 110,5 156,7 110,5 165,3 358,3 164,4 358,3
y3-36 17,1 30,5 13,3 30,5 14,9 30,7 16,7 30,6 16,4 30,5 17,3 96,7 17,2 96,7
y3-37 0,8 9,8 0,6 9,8 0,7 9,9 0,8 9,8 0,8 9,8 0,8 31,1 0,8 31,1
y3-38 22,6 25,9 17,6 25,9 19,7 25,9 22,1 25,9 21,6 25,6 22,8 80,0 22,6 80,0
y3-39 32,8 31,7 34,4 98,1 28,6 31,6 32,1 31,7 31,4 31,3 33,1 98,3 32,9 98,3
y3-40 113,7 85,9 119,4 275,9 99,0 85,7 111,1 85,8 108,7 84,6 114,6 274,3 114,0 274,3

 E9

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